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#il libro del riso e dell'oblio
mucillo · 11 months
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"Le persone affascinate dall'idea del progresso non intuiscono che ogni passo in avanti è nello stesso tempo un passo verso la fine.“
Milan Kundera, "Il libro del riso e dell'oblio"
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somehow---here · 1 year
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Il futuro è solo un vuoto indifferente che non interessa nessuno, mentre il passato è pieno di vita e il suo volto ci irrita, ci provoca, ci offende, e così lo vogliamo distruggere o ridipingere.
Milan Kundera, da "Il libro del riso e dell'oblio"
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onone-san · 4 years
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Capitemi bene: non ho detto che era innamorato di sé stesso, ma del proprio destino. Sono due cose completamente diverse.
Milan Kundera, Il Libro Del Riso E Dell’Oblio
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punti-disutura · 7 years
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Il futuro è solo un vuoto indifferente che non interessa nessuno, mentre il passato è pieno di vita e il suo volto ci irrita, ci provoca, ci offende, e così lo vogliamo distruggere o ridipingere. Gli uomini vogliono essere padroni del futuro solo per poter cambiare il passato.
Milan Kundera, “Il libro del riso e dell’oblio”.
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vecchiorovere-blog · 3 years
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I bambini sono senza passato ed è questo il mistero dell'innocenza magica del loro sorriso.. Da: 'Il libro del riso e dell'oblio' — Milan Kundera Scrittore, poeta, saggista..ceco naturalizzato francese, nato nel 1929 . Manuel Granai Luna Pittore spagnolo nato a Granada nel 1969 — Retrato de Maria Dettaglio 2013 Olio su tela .
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libriaco · 3 years
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La jouissance
Per la donna, purché non si sia estraniata dalla propria essenza, tutto è un piacere, anche mangiare, bere, orinare, defecare, toccare, udire o semplicemente esserci.
M. Kundera, [Kniha smíchu a zapomnění, 1978] Il libro del riso e dell'oblio, Milano, Adelphi, 1991 [Trad. A. Mura]
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outofthebluebells · 7 years
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Quando un giorno (e sarà presto) dentro ogni uomo si risveglierà lo scrittore, saranno tempi di sordità e incomprensione universali.
Il libro del riso e dell’oblio, Milan Kundera, 1980
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mucillo · 1 year
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"La lotta dell'uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio.“
Milan Kundera, "Il libro del riso e dell'oblio"
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Il libro del riso e dell’oblio, Milan Kundera
La storia della musica è mortale, ma la stupidità delle chitarre è eterna. Oggi la musica è tornata al suo stadio originario. È lo stadio dopo l’ultima domanda e dopo l’ultima riflessione, lo stadio dopo la storia.
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preludioefuga-blog · 8 years
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Anch'io ho danzato in girotondo. Era il 1948 […] Poi, un giorno, ho detto qualcosa che non dovevo dire, sono stato espulso dal partito e sono dovuto uscire dal cerchio. È stato allora che ho capito il significato magico del cerchio. Quando si è allontanati da una fila, è ancora possibile tornarci. È una formazione aperta. Ma il cerchio si richiude, e per questo, quando lo si lascia, è per sempre. Non per caso i pianeti si muovono in cerchio, e la pietra che se ne stacca si allontana inesorabilmente, spinta dalla forza centrifuga. Simile a una meteorite staccatasi da un pianeta, io sono uscito dal cerchio e non ho finito, ancora oggi, di cadere. Ci sono persone alle quali è dato morire durante la traiettoria e altre che si schiantano alla fine della caduta. E queste ultime (delle quali faccio parte) serbano sempre dentro di loro una sorta di segreta nostalgia per il girotondo perduto, perché tutti siamo abitanti di un universo nel quale ogni cosa gira a cerchio.
Il libro del riso e dell’oblio, Milan Kundera
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stanza707 · 10 years
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L'uomo sa di non poter abbracciare l'intero universo, con i suoi soli e le sue stelle. Ben più insopportabile per lui è farsi sfuggire l'altro infinito, quello vicino, a portata di mano. (...) Accettiamo come una condizione naturale di esserci lasciati sfuggire l'infinito del mondo esteriore. Ma ci rimprovereremo fino alla morte di aver mancato l'altro infinito. Pensavamo all'infinito delle stelle, e non ci curavamo dell'infinito che nostro padre portava dentro di se.
-Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio
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"Il libro del riso e dell’oblio" di Milan Kundera. Recensione
Provare a descrivere un romanzo di Kundera è molto complicato, perché complicata è la struttura architettonica che costruisce all’interno di ogni sua opera, tant’è piena di spunti, pensieri, collegamenti, ripetizioni, allusioni. La scia portante di questo libro è proprio la variazione, come quella di Beethoven, il musicista più amato. “Tutto questo libro è un romanzo in forma di variazioni. Le diverse parti si susseguono come le diverse tappe di un viaggio che ci conduce all’interno di un tema, all’interno di un pensiero, all’interno di una sola e unica situazione la cui comprensione, per me, si perde nell’immensità." In sette racconti, alcuni che tornano più volte e altri che rimangono confinate in un blocco preciso di pagine, troviamo riflessioni sul riso e l’oblio, i limiti dell’identità di ognuno di noi. L’oblio è trattato sia dal punto di vista della politica, come soppressione di ciò che per uno Stato è inaccettabile attraverso la modifica di fotografie eccetera, e dal punto di vista del singolo: l’oblio rende il passato irreale, finché non sappiamo più chi siamo, chi siamo stati, e porta per chi è attaccato ai ricordi un profondo dolore, ma è poi così indispensabile mantenere tutto nella memoria? Il riso invece distrugge le costruzioni falsificate dall’oblio, è libertà. Ci sono anche altri, di spunti, innumerevoli, tanto che una volta ho detto, a proposito de “L’immortalità”, che ci vorrebbe qualcuno a scrivere un saggio su ognuna delle sue idee. Tra i temi principali troviamo il potere politico, ovviamente in riferimento alla vicende ceche della seconda metà del secolo scorso, la musica, gli angeli, la libertà, il sesso, l’amore, la morte, i confini e ciò che è al di là, Praga, l’amata Praga, leggerezza e pesantezza, letteratura. Tutti già trovati e ritrovati negli altri romanzi, ma sempre con nuova freschezza, con nuovi personaggi, nuovi esempi, nuovi punti di vista. Dietro ogni gesto, anche il più insignificante, c’è un motivo, profondo, che può arrivare dal passato della persona oppure dal modo di essere dell’umanità intera. Sfumature, frasi ambigue, riagganciamenti a situazioni lette cento pagine prima, frasi ripetute, approfondimenti. Questo perché Kundera fondamentalmente tratta degli stessi argomenti per tutto il libro, ma non dividendoli a “blocchi” (in questo capitolo parlo della leggerezza, nel prossimo dell’oblio), ma tornandoci, ripassandoci sopra più e più volte, all’inizio con un accenno o una frase lapidaria, in seguito dilungandocisi sempre di più, finché non abbiamo, finalmente, capito. Perché è forse proprio questo che più mi piace di lui, il fatto che quando lo leggo realizzo questioni che erano dentro di me, intorno a me, ma non riuscivo ad esprimere a parole. L’illuminazione del “ma sì, è vero, è vero!” Eppure la prima lettura viene sempre confusa, alcuni passaggi oscuri. Per questo consiglio di rileggerlo, più e più volte, per poterne assaporare a pieno l’essenza. Consiglio anche la lettura in francese, nell’edizione nuova rivista dall’autore. 
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niichil · 11 years
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Tamina non saprà mai che cosa sono venuti a dirle gli struzzi. Ma io lo so. Non sono venuti né ad avvertirla, né a metterla in guardia né a minacciarla. Non si interessano affatto a lei. Sono venuti per parlare ognuno di sè. Ognuno per dirle come ha mangiato, come ha dormito, come è corso fino alla siepe e che cosa ha visto dietro a quella. Che ha passato la sua importante infanzia nell'importante villaggio di Rourou. Che il suo importante orgasmo è durato sei ore. Che ha visto passare dietro la siepe una vecchia con uno scialle sulla testa. Che ha nuotato, si è ammalato e poi è guarito. Che da giovane andava in bicicletta e oggi aveva mangiato un sacco d'erba. Stanno tutti davanti a Tamina e le parlano tutti insieme, con veemenza, con insistenza e con aggressività perché al mondo non c'è nulla di più importante di quello che vogliono dirle loro.
Milan Kundera, Il libro del riso e dell'oblio
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Il libro del riso e dell’oblio, Milan Kundera
«James Joyce ci ha insegnato» disse «che la più grande avventura della nostra vita è l’assenza di avventure. Ulisse che ha combattuto a Troia, che è tornato attraversando i mari e governando da sola la nave, che ha avuto un’amante su ogni isola, no, non è questa la nostra vita. L’Odissea di Omero si è trasferita dentro di noi. Si è interiorizzata. Le isole, il mare, le sirene che ci seducono, Itaca che ci chiama a sé, oggi non sono altro che le nostre voci interiori. »
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preludioefuga-blog · 8 years
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Il libro del riso e dell’oblio - Milan Kundera
Provare a descrivere un romanzo di Kundera è molto complicato, perché complicata è la struttura architettonica che costruisce all’interno di ogni sua opera, tant’è piena di spunti, pensieri, collegamenti, ripetizioni, allusioni. La scia portante di questo libro è proprio la variazione, come quella di Beethoven, il musicista più amato. “Tutto questo libro è un romanzo in forma di variazioni. Le diverse parti si susseguono come le diverse tappe di un viaggio che ci conduce all'interno di un tema, all'interno di un pensiero, all'interno di una sola e unica situazione la cui comprensione, per me, si perde nell'immensità." In sette racconti, alcuni che tornano più volte e altri che rimangono confinate in un blocco preciso di pagine, troviamo riflessioni sul riso e l’oblio, i limiti dell’identità di ognuno di noi. L’oblio è trattato sia dal punto di vista della politica, come soppressione di ciò che per uno Stato è inaccettabile attraverso la modifica di fotografie eccetera, e dal punto di vista del singolo: l’oblio rende il passato irreale, finché non sappiamo più chi siamo, chi siamo stati, e porta per chi è attaccato ai ricordi un profondo dolore, ma è poi così indispensabile mantenere tutto nella memoria? Il riso invece distrugge le costruzioni falsificate dall’oblio, è libertà. Ci sono anche altri, di spunti, innumerevoli, tanto che una volta ho detto, a proposito de “L’immortalità”, che ci vorrebbe qualcuno a scrivere un saggio su ognuna delle sue idee. Tra i temi principali troviamo il potere politico, ovviamente in riferimento alla vicende ceche della seconda metà del secolo scorso, la musica, gli angeli, la libertà, il sesso, l’amore, la morte, i confini e ciò che è al di là, Praga, l’amata Praga, leggerezza e pesantezza, letteratura. Tutti già trovati e ritrovati negli altri romanzi, ma sempre con nuova freschezza, con nuovi personaggi, nuovi esempi, nuovi punti di vista. Dietro ogni gesto, anche il più insignificante, c’è un motivo, profondo, che può arrivare dal passato della persona oppure dal modo di essere dell’umanità intera. Sfumature, frasi ambigue, riagganciamenti a situazioni lette cento pagine prima, frasi ripetute, approfondimenti. Questo perché Kundera fondamentalmente tratta degli stessi argomenti per tutto il libro, ma non dividendoli a “blocchi” (in questo capitolo parlo della leggerezza, nel prossimo dell’oblio), ma tornandoci, ripassandoci sopra più e più volte, all’inizio con un accenno o una frase lapidaria, in seguito dilungandocisi sempre di più, finché non abbiamo, finalmente, capito. Perché è forse proprio questo che più mi piace di lui, il fatto che quando lo leggo realizzo questioni che erano dentro di me, intorno a me, ma non riuscivo ad esprimere a parole. L’illuminazione del “ma sì, è vero, è vero!” Eppure la prima lettura viene sempre confusa, alcuni passaggi oscuri. Per questo consiglio di rileggerlo, più e più volte, per poterne assaporare a pieno l’essenza. Consiglio anche la lettura in francese, nell’edizione nuova rivista dall’autore.
Voto: 9/10
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