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scienza-magia · 8 months
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Macchina del tempo nel passato, presente e futuro del cosmo
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La mostra Macchine del tempo: l'astrofisica spiegata dall'Inaf. Fino al 24 marzo a Roma a Palazzo Esposizioni il percorso divulgativo curato dall'Istituto Nazionale di Astrofisica per far scoprire al grande pubblico il passato e il futuro del cosmo. Le nuove frontiere dell’astronomia sono svelate in una mostra, curata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e intitolata “Macchine del tempo - Time machine", in scena a Roma a Palazzo Esposizioni fino al 24 marzo. Il percorso espositivo vuole essere “immersivo” e adatto a tutti, unendo divulgazione scientifica, gioco e costume e società, con richiami espliciti agli anni ’80. In pratica, il percorso divulgativo ha come obiettivo il far conoscere l’astrofisica e il coinvolgimento di Inaf – e quindi dell’Italia - nelle grandi scoperte recenti, dalle onde gravitazionali ai buchi neri, passando per le migliaia di pianeti extrasolari che oggi conosciamo. Un itinerario possibile solo grazie alle avveniristiche “macchine del tempo” create dall’uomo, come ad esempio i nuovi e imponenti osservatori, i sistemi di telescopi e satelliti artificiali che scandagliano il cosmo, dai luoghi più remoti del pianeta e dallo spazio.
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La mostra dell'Inaf a Roma, a Palazzo Esposizioni - Inaf, foto Paolo Soletta “La mostra è rivolta a tutti i curiosi e agli appassionati dell'esplorazione dell'Universo. Un viaggio attraverso la meraviglia e la complessità del Cosmo”, spiega il presidente di Inaf Marco Tavani. “Noi siamo convinti che la scienza sia cultura. Con questa mostra intendiamo dare l’opportunità a tutti, senza che si abbia una particolare preparazione in fisica o astrofisica, di fruire di contenuti scientifici in modo ludico e piacevole – aggiunge la curatrice Caterina Boccato -. Il nostro obiettivo non è solo fare pura diffusione scientifica, bensì di portare al cittadino un approfondimento culturale unico e accattivante”. “Sono particolarmente lieto che un progetto così prestigioso sia allestito a Palazzo Esposizioni Roma – afferma il presidente di Azienda Speciale Palaexpo Marco Delogu -. Macchine del Tempo, concepita e realizzata grazie alla proficua collaborazione con Inaf, prosegue la grande tradizione di mostre scientifiche e divulgative già ospitate con successo e rivolte a un vasto pubblico grazie all’utilizzo di un linguaggio moderno, accessibile e inclusivo”.
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Macchine del Tempo, una mostra Inaf spiega l'astrofisica - Inaf, foto di Paolo Soletta Il percorso espositivo si snoda su tre sale. Si parte da un cielo stellato, con l'invito a ripetere l'esperienza che Galileo fece oltre 400 anni fa, puntando verso il firmamento un “occhio potenziato”, il cannocchiale. Da qui inizia un viaggio attraverso i pianeti del nostro sistema solare per poi passare agli esopianeti, a stelle lontane, a galassie e ammassi di galassie. Così i visitatori intraprendono un vero e proprio “viaggio nel tempo” il cui tema centrale è la luce che con la sua velocità non ci permette di vedere il presente bensì il passato. Grazie alla luce è possibile viaggiare nel tempo guardando il cielo. Da segnalare anche uno degli incontri previsti nella mostra: giovedì 8 febbraio alle ore 18 e 30, sarà ospite Marica Branchesi, Gran Sasso Science Institute (GSSI), e Viviana Fafone, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), per una conferenza dal titolo “Otto anni di onde gravitazionali - l’astronomia multimessagera, da LIGO-VIRGO all'Einstein Telescope”. “Macchine del tempo”, inaugurata a Roma la mostra dell’Inaf Read the full article
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lospeakerscorner · 1 year
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Una muografia svela un tesoro nascosto
Al quartiere Sanità scoperta una camera funeraria sotterranea di etá ellenistica con una muografia CITTÁ METROPOLITANA DI NAPOLI – Trai tanti tesori ce n’è uno nascosto e fisicamente irraggiungibile nel sottosuolo. Si tratta delle rovine dell’antica necropoli di Neapolis costruita dai Greci tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. i cui resti si trovano oggi a circa 10 metri sotto…
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storiearcheostorie · 3 months
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Un tempio di 4000 anni fa scoperto a Cipro dall'Università di Siena: "È il più antico attestato in quest'isola"
Un tempio di 4000 anni fa scoperto a Cipro dall'Università di Siena: "È il più antico attestato in quest'isola"
Redazione Un misterioso grande monolite, con al centro un motivo circolare di coppette, racconta la storia di un’epoca lontana di una comunità artigiana a Cipro. Uno spazio che racchiude i resti di un piccolo spazio sacro di 4.000 anni fa, il più antico attestato in quest’isola. E una scoperta scientifica, rilevante per definire l’ideologia e la ritualità di questa antica comunità, che diventa…
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lonelychairsatcern · 2 months
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Suspiciously high-end tall chair working for the compact team in #b15 #CMS #INFN #CERN #lonelychairsatcern
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naturalistadibordo · 2 years
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Meno retorica e fondi alla ricerca
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conversationpoint · 3 months
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Nokia Corp. to Acquire Infinera Corp. (INFN) in a $2.3 Billion M&A Deal – InsideArbitrage
http://dlvr.it/T8whHT
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spacenutspod · 3 months
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Does proton decay exist and how do we search for it? This is what a recently submitted study hopes to address as a team of international researchers investigate a concept of using samples from the Moon to search for evidence of proton decay, which remains a hypothetical type of particle decay that has yet to be observed and continues to elude particle physicists. This study holds the potential to help solve one of the longstanding mysteries in all of physics, as it could enable new studies into deep-level and the laws of nature, overall. Here, Universe Today discusses this research with Dr. Patrick Stengel, who is a postdoctoral fellow in the Cosmology Group at INFN Ferrara Division, regarding the motivation behind the study, significant results, significance of searching for proton decay, implications for confirming the existence of proton decay, and turning their concept into reality. Therefore, what is the motivation behind the study? Dr. Stengel tells Universe Today this research started around 2018 with lead author, Dr. Sebastian Baum, and other scientists regarding the use of paleo-detectors, which is a proposed method to examine particles that span vast periods of geological timeframes. This led to discussions with study co-author, Dr. Joshua Spitz—who became interested in paleo-detectors after several papers examined their potential to search for dark matter—and one of Dr. Spitz’s PhD students, regarding how paleo-detectors could be used to discover the existence of proton decay. However, the team published a study discussing how finding proton decay on Earth wasn’t possible due to atmospheric neutrinos. “About one year after finishing atmospheric neutrino paper, Spitz suggested we consider mineral samples from the Moon,” Dr. Stengel tells Universe Today. “Due to the lack of an atmosphere, the cosmic ray-induced neutrino flux on the Moon is highly suppressed compared to the Earth. The corresponding suppression of the cosmic ray-induced neutrino interactions in paleo-detectors allows for a search for proton decay to at least be feasible in principle.” For the study, the researchers proposed a hypothetical concept using paleo-detectors that would involve collecting mineral samples from more than 5 kilometers (3.1 miles) beneath the lunar surface and analyzing them for presence of proton decay, either on the Moon itself or back on Earth. The researchers note these lunar paleo-detector samples could yield proton lifetimes up to 1034 years. For context, the age of the universe is approximately 13.7 x 109 years. Therefore, what are the most significant results from this study? Dr. Stengel tells Universe Today, “For a lunar mineral sample which is both sufficiently radiopure to mitigate radiogenic backgrounds and buried at sufficient depths for shielding from other cosmic ray backgrounds, we show that the sensitivity of paleo-detectors to proton decay could in principle be competitive with next-generation conventional proton decay experiments.” As noted, proton decay continues to be a hypothetical type of particle decay and was first proposed in 1967 by the Soviet physicist and Nobel Prize laureate, Dr. Andrei Sakharov. As its name implies, proton decay is hypothesized to occur when protons decays into particle smaller than an atom, also called subatomic particles. As noted by this recent study and various previous studies, proton decay has yet to be discovered or observed. However, it is hypothesized to have the potential for better understanding our universe and the origin of life with quantum tunneling being proposed as a process of proton decay. Therefore, what is the significance of searching for proton decay, and what implications could its existence have for science, and specifically the field of particle physics, overall? Dr. Stengel tells Universe Today, “Proton decay is a generic prediction of particle physics theories beyond the Standard Model (SM). In particular, proton decay could be one of the only low energy predictions of so-called Grand Unified Theories (GUTs), which attempt to combine all of the forces which mediate SM interactions into one force at very high energies. Physicists have been designing and building experiments to look for proton decay for over 50 years.” Dr. Stengel continues, “The discovery of proton decay, whether in a mineral detector or a more conventional experiment, would have incredible implications for science in general and particle physics in particular. Such a discovery would be the first confirmation of particle physics beyond the SM. Depending on how well the proton decay signal could be characterized, we could learn something about the fundamental theory of nature.” As noted, the hypothetical concept proposed by this study using pale-detectors to detect proton decay on the Moon would require collecting samples at least 5 kilometers (3.1 miles) beneath the lunar surface. For context, the deepest humans have ever collected samples from beneath the lunar surface was just under 300 centimeters (118 inches) with the drill core samples obtained from the Apollo 17 astronauts. On Earth, the deepest human-made hole is the Kola Superdeep Borehole in northern Russia and measures approximately 12.3 kilometers (7.6 miles) in true vertical depth, along with requiring several holes to be drilled and several years to achieve. While the study notes the proposed concept using paleo-detectors on the Moon is “clearly futuristic”, what steps are required to take this concept from futuristic to realistic? Dr. Stengel tells Universe Today, “As we are careful not to stray too far from our respective areas of expertise related to particle physics, we chose not to speculate much at all about the actual logistics of performing such an experiment on the Moon. However, we also thought that this concept was timely as various scientific agencies across different countries are considering a return to the Moon and planning for broad program of experiments.” Dr. Stengel continues, “As you mention, the mineral samples would need to be extracted from at least about 5 km deep in the lunar crust. Thus, there would need to be a drilling rig delivered to and operated on the Moon which is capable of reaching such depths. While this logistical challenge seems daunting, we point out that e.g. NASA envisions sufficiently large payloads eventually being delivered to the Moon as part of the Artemis program.” As noted, this study comes as NASA’s Artemis program plans to return astronauts to the lunar surface for the first time in more than 50 years with the goal of landing the first woman and person of color on the lunar surface, as well. Additionally, as scientific interest in paleo-detectors continues to grow, the concept proposed in this study could prove to be scientifically beneficial for not only discovering proton decay, but for us better understanding our place in the universe. Finally, it turns out that only a small sample will be necessary to make this proposed concept worth it. Dr. Stengel tells Universe Today, “Due to the exposure of paleo-detectors to proton decay over billion-year timescales, only one kilogram of target material is necessary to be competitive with conventional experiments. In combination with the scientific motivation and the recent push towards returning humans to the Moon for scientific endeavors, we think paleo-detectors could represent the final frontier in the search for proton decay.” How will paleo-detectors help scientists potentially discover proton decay in the coming years and decades? Only time will tell, and this is why we science! As always, keep doing science & keep looking up! The post Do Protons Decay? The Answer Might be on the Moon appeared first on Universe Today.
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cinquecolonnemagazine · 4 months
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Einstein Telescope, INGV rafforza la sua candidatura
Lunedì 3 e martedì 4 giugno, presso la Sala Conferenze della sua Sede di Roma, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ospiterà il workshop ET@INGV. Einstein Telescope (ET) è il grande progetto europeo di ricerca scientifica che, nel 2023, l’Italia si è candidata ad ospitare a Sos Enattos, in Sardegna, nelle cui miniere l’INGV svolge esperimenti e attività di ricerca già dal 2019. Einstein Telescope, l'importanza della candidatura dell'INGV L’incontro in programma nella Sede Centrale dell’INGV, rivolto alle ricercatrici e ai ricercatori degli Enti e Università coinvolti nel progetto, avrà l’obiettivo di fare il punto sulla partecipazione dell’Istituto in ET e di rafforzare la sinergia tra Enti di Ricerca e Università per sostenere insieme la candidatura italiana e rendere protagonista il nostro Paese. ET, con le infrastrutture del futuro osservatorio geofisico sotterraneo “Sardinia Faber” in fase di realizzazione nell’ambito del progetto PNRR MEET (di cui INGV è capofila), dovrà essere ospitato in un sito geologicamente compatibile per il funzionamento del rilevatore di onde gravitazionali più sensibile al mondo, individuato proprio nell’area delle miniere nuoresi, in cui la quiete sismica e la stabilità geodinamica contribuiscono a garantire l’elevata qualità dei dati geofisici raccolti. Progetto “Earth Telescope” L’appuntamento di inizio giugno sarà inoltre l’occasione per presentare il progetto “Earth Telescope” dell’INGV e per raccogliere gli interessi scientifici e tecnologici della comunità dell’Istituto. Durante il workshop ET@INGV i ricercatori si confronteranno attorno a due Tavole Rotonde: “I grandi progetti, le prospettive scientifiche e le sinergie tra Enti”, moderata dalla giornalista di ANSA Enrica Battifoglia, e “Sardegna, Geofisica e Einstein Telescope: open questions e progetti comuni”, moderata da Matteo Serra (Coordinatore della comunicazione di ET Italia, INFN). Gli ospiti L’appuntamento vedrà i contributi, tra gli altri, di Carlo Doglioni (Presidente dell’INGV), Marco Pallavicini (vice Presidente dell’INFN), Roberto Cimino (Ministero dell’Università e della Ricerca), Claudio Chiarabba (Direttore del Dipartimento Terremoti dell’INGV), Massimo Chiappini (Direttore del Dipartimento Ambiente dell’INGV), Enzo Brocato (Direttore dell’Osservatorio Astronomico d’Abruzzo dell’INAF), Michele Punturo (Coordinatore della Collaborazione Scientifica ET dell’INFN), Marica Branchesi (Professoressa di Astrofisica al Gran Sasso Science Institute e Coordinatrice dell’ET Observational Science Board), Domenico D’Urso (Professore di Fisica all’Università degli Studi di Sassari), Enrico Calloni (Università Federico II Napoli), Claudia Piromallo (INGV), Giovanni Diaferia (INGV), Irene Molinari (INGV), Maria Marsella (Università degli Studi Sapienza di Roma). Immagine di copertina: Locandina evento ET@INGV Read the full article
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swissforextrading · 5 months
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MoEDAL zeroes in on magnetic monopoles
MoEDAL zeroes in on magnetic monopoles The MoEDAL detector (Image: CERN) The late physicist Joseph Polchinski once said the existence of magnetic monopoles is “one of the safest bets that one can make about physics not yet seen”. In its quest for these particles, which have a magnetic charge and are predicted by several theories that extend the Standard Model, the MoEDAL collaboration at the Large Hadron Collider (LHC) has not yet proven Polchinski right, but its latest findings mark a significant stride forward. The results, reported in two papers posted on the arXiv preprint server, considerably narrow the search window for these hypothetical particles. At the LHC, pairs of magnetic monopoles could be produced in interactions between protons or heavy ions. In collisions between protons, they could be formed from a single virtual photon (the Drell–Yan mechanism) or the fusion of two virtual photons (the photon-fusion mechanism). Pairs of magnetic monopoles could also be produced from the vacuum in the enormous magnetic fields created in near-miss heavy-ion collisions, through a process called the Schwinger mechanism. Since it started taking data in 2012, MoEDAL has achieved several firsts, including conducting the first searches at the LHC for magnetic monopoles produced via the photon-fusion mechanism and through the Schwinger mechanism. In the first of its latest studies, the MoEDAL collaboration sought monopoles and high-electric-charge objects (HECOs) produced via the Drell–Yan and photon-fusion mechanisms. The search was based on proton–proton collision data collected during Run 2 of the LHC, using the full MoEDAL detector for the first time. The full detector comprises two main systems sensitive to magnetic monopoles, HECOs and other highly ionising hypothetical particles. The first can permanently register the tracks of magnetic monopoles and HECOs, with no background signals from Standard Model particles. These tracks are measured using optical scanning microscopes at INFN Bologna. The second system consists of roughly a tonne of trapping volumes designed to capture magnetic monopoles. These trapping volumes – which make MoEDAL the only collider experiment in the world that can definitively and directly identify the magnetic charge of magnetic monopoles – are scanned at ETH Zurich using a special type of magnetometer called a SQUID to look for any trapped monopoles they may contain. In their latest scanning of the trapping volumes, the MoEDAL team found no magnetic monopoles or HECOs, but it set bounds on the mass and production rate of these particles for different values of particle spin, an intrinsic form of angular momentum. For magnetic monopoles, the mass bounds were set for magnetic charges from 1 to 10 times the fundamental unit of magnetic charge, the Dirac charge (gD), and the existence of monopoles with masses as high as about 3.9 trillion electronvolts (TeV) was excluded. For HECOs, the mass limits were established for electric charges from 5e to 350e, where e is the electron charge, and the existence of HECOs with masses ranging up to 3.4 TeV was ruled out. “MoEDAL’s search reach for both monopoles and HECOs allows the collaboration to survey a huge swathe of the theoretical ‘discovery space’ for these hypothetical particles,” says MoEDAL spokesperson James Pinfold. In its second latest study, the MoEDAL team concentrated on the search for monopoles produced via the Schwinger mechanism in heavy-ion collision data taken during Run 1 of the LHC. In a unique endeavour, it scanned a decommissioned section of the CMS experiment beam pipe, instead of the MoEDAL detector’s trapping volumes, in search of trapped monopoles. Once again, the team found no monopoles, but it set the strongest-to-date mass limits on Schwinger monopoles with a charge between 2gD and 45gD, ruling out the existence of monopoles with masses of up to 80 GeV. “The vital importance of the… https://home.web.cern.ch/news/news/physics/moedal-zeroes-magnetic-monopoles (Source of the original content)
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scienza-magia · 11 months
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Osservato un muone mentre si trasforma in positrone
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Si stringe il cerchio attorno al Santo Graal della fisica. Potrebbe essere la chiave di accesso per una nuova fisica Si stringe sempre più il cerchio attorno ad un fenomeno che è una sorta di Santo Graal per la fisica delle particelle, e che potrebbe essere la chiave di accesso per una nuova fisica. La collaborazione scientifica dell’esperimento Meg II, che riunisce più di 50 ricercatori provenienti da Italia, Giappone, Russia, Svizzera e Stati Uniti e della quale fa parte anche l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha presentato i primi risultati ottenuti dall’analisi dei dati raccolti nel 2021: non c’è ancora alcun segnale del fenomeno, ma grazie a ciò è stato possibile fissare un limite superiore alla probabilità di questo processo, il più stringente attualmente disponibile al mondo. I risultati sono stati pubblicati sulla piattaforma arXiv, che accoglie studi non ancora sottoposti all'esame della comunità scientifica.
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L’esperimento Meg II, ospitato nell’Istituto svizzero Paul Scherrer (fonte: ©MEG Collaboration) L’esperimento Meg II, ospitato nell’Istituto svizzero Paul Scherrer, tenta di osservare un muone, il cugino pesante dell’elettrone, mentre si trasforma in un positrone (l’antiparticella dell’elettrone) e un fotone (la particella della luce). Da molti anni, infatti, questo processo viene cercato in diversi esperimenti, finora senza successo. Il Modello Standard della fisica delle particelle, l’attuale teoria che spiega le interazioni fondamentali della natura, dice che questo fenomeno è possibile, ma con una probabilità estremamente bassa: pertanto, l’osservazione del decadimento del muone sarebbe un segnale che apre ad una fisica che va oltre il Modello Standard. Nell’esperimento Meg II, fino a 50 milioni di muoni vengono fatti scontrare ogni secondo con un bersaglio, mentre rivelatori all’avanguardia cercano di rintracciare le particelle prodotte da questi scontri: un rivelatore gassoso ultraleggero e una serie di mattonelle di plastica scintillante vengono utilizzate per ricostruire la traiettoria e il tempo di volo del positrone, mentre per i fotoni viene usato un cosiddetto scintillatore (un materiale capace di emettere impulsi di luce) formato da 900 litri di xenon liquido. Read the full article
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lamilanomagazine · 7 months
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“Io sono Stem”: il Mur e le giovani ricercatrici in campo per la “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza”
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“Io sono Stem”: il Mur e le giovani ricercatrici in campo per la “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza”. «Sono STEM perché la scienza è il futuro e io ne faccio parte». «Ho scelto di essere ricercatrice per la libertà di pensiero». «Io sono STEM per dare valore alla ricerca». «La ricerca mi permette di essere libera e creativa". "Io sono STEM per progettare il futuro». «Prendetevi quel posto in prima fila nel futuro della scienza!». Sono i messaggi di alcune giovani ricercatrici per la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. Le loro testimonianze sono state raccolte in un video realizzato dal Ministero dell'Università e della Ricerca con la collaborazione degli Enti di Ricerca italiani: Area Science Park; Agenzia spaziale italiana (ASI); Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR); Istituto italiano di studi germanici (IISG); Istituto nazionale di astrofisica (INAF); Istituto nazionale di ricerca metrologica (INRiM); Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN); Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV); Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (OGS); Progetto scientifico Einstein Telescope. Dalle giovani scienziate un invito a tutte le studentesse a scegliere le discipline STEM (scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche). Un incoraggiamento a seguire le proprie passioni, inclinazioni e abilità con coraggio e determinazione. La Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza è stata istituita nel 2015 dall'Assemblea Nazionale dell'ONU, patrocinata dall'UNESCO, per promuovere una maggiore partecipazione da parte delle donne e delle ragazze nella ricerca scientifica e abbattere le disparità di genere in ambito scientifico. La Giornata si celebra ogni anno l'11 febbraio in tutto il mondo e quest'anno cade a conclusione della Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM), istituita a novembre scorso dalla legge 187/2023 con l'obiettivo di sensibilizzare e stimolare l'interesse e la scelta dei ragazzi per queste discipline.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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jkdanu · 9 months
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Silicon Valley on Wall Street: Apple, Alphabet, Nvidia rank as most valuable local companies http://dlvr.it/T11kMR #RealEstateAgentElkGrove #RealtorElkGrove http://dlvr.it/T11kMV http://dlvr.it/T11kMX http://dlvr.it/T11kMZ
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storiearcheostorie · 1 year
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ARCHEOSTUDI/ Righe e colonne: dai papiri di Ercolano emergono le griglie per delimitare lo specchio di scrittura
#ARCHEOLOGIA #STUDI / Righe e colonne: dai #papiri di #Ercolano emergono le griglie per delimitare lo specchio di scrittura La scoperta effettuata da un team di @UniPisa, @cnrisp e @Infn_CT @INFN_ Articolo completo su @StorieArcheo
Nell’immagine: (a, c) mappa di distribuzione del piombo ottenuta tramite imaging MA-XRF su due superfici di papiro di 8,7×8,4 cm2 e di 6,9×5,7 cm2. Su concessione del Ministero della Cultura (credito fotografico: Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Napoli – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale); (b, d) Immagine infrarossa a 950 nm. Le linee…
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agrpress-blog · 11 months
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Tre giorni per parlare di didattica, di innovazione, di sperimentazione, tre giorni per parlare di scuola, ma soprattutto per far parlare la scuola e i suoi protagonisti. Dal 14 al 16 novembre il consueto appuntamento “3 giorni per la scuola” promosso da Città della Scienza di Napoli e l’Assessorato Scuola - Politiche sociali - Politiche Giovanili della Regione Campania in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania ed il sostengo della Regione Campania, affronterà diversi temi di attualità, per indagare con esperti, docenti, educatori di tutta Italia le trasformazioni, i punti d’arrivo e le nuove sfide con cui si confronta oggi il mondo della scuola. L’evento inaugurale, che si terrà il 14 novembre alle ore 10:00 in sala Newton prevede i saluti delle autorità e a seguire il Presidente di Città della Scienza Riccardo Villari e l’Assessore alla Scuola - Politiche Sociali - Politiche Giovanili della Regione Campania Lucia Fortini, inaugureranno la manifestazione che ospiterà l’intervista di Mauro Antonio Di Vito, Direttore - Osservatorio Vesuviano - INGV, di Ettore De Lorenzo, giornalista RAI, per comprendere il fenomeno naturale del bradisismo, che da diverso tempo, tiene tutti con il fiato sospeso, per cercare di conviverci in modo corretto. Il Presidente di Città della Scienza Riccardo Villari ha commentato: “La 3 Giorni per la Scuola è uno dei principali eventi nazionali dedicati al mondo della scuola, che sin dalla sua prima edizione ha messo al centro insegnanti e studenti. Città della Scienza dialoga, da sempre, con il mondo della scuola affiancandola nelle sue diverse sfide per far fronte, all’insegna della condivisione e dell’innovazione, alle rinnovate esigenze dettate dalla contemporaneità”. Tra gli eventi di punta della manifestazione quello dedicato all’iniziativa “ORIENTAlife – la scuola orienta per la vita”, promosso dall’Assessorato Scuola Politiche Sociali – Politiche Giovanili della Regione Campania in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania: un percorso di orientamento e crescita per formare e informare, offrendo ai giovani gli strumenti necessari per individuare il proprio percorso di vita futuro e l’evento Le scuole promotrici di salute della Regione Campania AA.SS.LL. e l’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania. Altro momento rappresentativo nel programma sarà l’approfondimento organizzato da Movimento di Cooperazione Educativa e Bottega della Comunicazione e della Didattica, dal titolo Per una scuola in un futuro di pace, costruiamolo insieme! che vede la partecipazione di Alex Zanotelli, uomo di Pace e di giustizia con l’intervento: Prepariamo la Pace insieme, tema di grande attualità e necessità in questo periodo a livello globale. E parlando di Arte e Scienza si evidenziano due appuntamenti: il primo con Pierluigi Paolucci, INFN Napoli che racconterà la scienza attraverso linguaggi alternativi ART & SCIENCE ACROSS ITALY per illustrarci che le materie STEM possono essere raccontate alle future generazioni usando linguaggi di comunicazione alternativi; il secondo con Francesco Valentini, Pio Capobianco, CTS (Centro Territoriale di Supporto) Bologna che illustreranno agli insegnanti come fare didattica inclusiva con le immagini, attraverso le funzionalità di alcuni software online di visual design.Anche questa edizione della manifestazione affronterà le grandi sfide che attraversano il mondo della scuola, mettendo in relazione insegnanti da tutta Italia impegnati nello scambio di buone pratiche, innovazione didattica e strumenti utili alla ri-generazione della scuola.
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personal-reporter · 1 year
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Festival della Comunicazione 2023 a Camogli
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Dall’intelligenza artificiale alle frontiere della ricerca, Camogli per il Festival della Comunicazione 2023 mette al centro scienza e innovazione. da giovedì 7 a domenica 10 settembre, con un tema fondamentale come la memoria,  quella straordinaria attitudine della mente, del corpo e dello spirito che è uno strumento indispensabile per costruire l’identità delle persone e dei popoli.  La quattro giorni diretta da Danco Singer e Rosangela Bonsignorio raccoglie l’eccellenza della ricerca italiana, con un programma dedicato all’innovazione messo a punto in collaborazione con Università di Genova (UniGe), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, partner del Festival che porteranno a Camogli grandi personalità del panorama italiano. Tra gli incontri più attesi c’è quello con Sahra Talamo, che ha lavorato dieci anni al Max Planck Institute con il premio Nobel Svante Pääbo e dirige a Bologna un laboratorio specializzato in datazioni al carbonio-14 e Guido Barbujani, genetista dell’università di Ferrara, prosegue anche in questa edizione gli incontri del filone pluriennale Homo sapiens trattando di sostituzioni etniche e di che cosa significhi essere una specie migrante. Da non perdere è la lectio di Nello Cristianini, professore di intelligenza artificiale all’università di Bath, incentrata sul convivere con le macchine intelligenti”in un momento storico in cui è diventato possibile delegare a questi sitemi automatizzati anche i processi decisionali, mentre il direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova Giorgio Metta sarà in dialogo con il poeta Guido Catalano a proposito di come il campo umanistico e quello tecnico-scientifico stiano convergendo attraverso le più recenti applicazioni dell’intelligenza artificiale. Anche Maurizio Ferraris discuterà su come la memoria sia naturale e quanto invece artificiale, con riflessioni che suonano ancora più fondamentali nell’epoca di ChatGPT. Il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi racconterà le storie sconosciute di un mare quasi scomparso e,  in dialogo con la professoressa di fisica e climatologia all’università di Torino Elisa Palazzi, affronterà il tema dei falsari del clima. Dario Bressanini racconterà il manuale di autodifesa alimentare, Silvia Ferrara e Giorgio Vallortigara dialogheranno sul tema dei simboli e il ruolo che hanno avuto nell’evoluzione umana, Alberto Diaspro si concentrerà sul microscopio artificiale, mentre Licia Troisi e Luca Perri dialogheranno tra scienza e fantascienza, e l'eredità di Margherita Hack per la divulgazione scientifica sarà il cuore della discussione tra Caterina Boccato, Federico Taddia e Walter Riva. L’Università di Genova e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare declineranno e approfondiranno con una serie di incontri ad hoc il tema del Festival 2023 nelle diverse accezioni che possono fare riferimento alla tecnologia e all’intelligenza artificiale, alle scienze della Terra, alle arti e ai saperi, con particolare attenzione alle sperimentazioni legate all’Open Science e alla condivisione degli avanzamenti scientifici nei confronti del pubblico. Innovazione, tecnologia e scienza saranno protagoniste anche delle attività intorno al festival, con escursioni e laboratori dedicati, come il laboratorio Elettronica in passeggiata in collaborazione con il DITEN, Dipartimento di Ingegneria Navale, Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni dell’Università di Genova, che indagherà le innovazioni dell’elettronica moderna dove la sinergia tra l’uomo e la macchina è sempre più imprescindibile. Esperti del settore, autori di prestigiose ricerche scientifiche e giovani studenti appassionati guideranno alla scoperta dei nuovi traguardi dell’Intelligenza Artificiale e il programma di trekking includerà poi uno dei più bei itinerari della zona sul sentiero delle Bocche-Falciara, con il racconto dedicato a Margherita Hack, in una passeggiata lunga 100 anni dove Federico Taddia, con l’ex direttore del Parco di Portofino Alberto Girani , accompagnerà grandi e piccini in un emozionante e coinvolgente viaggio. Read the full article
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Connessione dati da Ginevra a Bologna in 9,5 millisecondi
I dati corrono da Ginevra a Bologna in soli 9,5 millisecondi, con una velocità di trasmissione di 1,6 terabit al secondo, grazie alla connessione ultra-veloce realizzata dalla rete italiana dell’istruzione e della ricerca Garr e dall’europea Géant tra il Centro di Calcolo del Cern a Ginevra e il Centro Nazionale di Calcolo Cnaf, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) a Bologna. Il…
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