Tumgik
#joe d’arco
godsmackdaily · 6 years
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Today in Godsmack History: Godsmack Day
Back in 2014, Boston Mayor Martin J. Walsh declared August 6 as the official Godsmack Day! Our heroes have their own official day in the city that their career started back in 1995. After Nineteen years of kicking ass, Godsmack was forever immortalized in Boston History!
Let’s reflect on everything Godsmack has done and achieved over the years and not forget to get a daily dose of the ‘Smack! Make sure you call out sick for this awesome holiday. You deserve it!
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gossipdepartement · 4 years
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Sophie Turner brought her dude friends with her on her first date with Joe Jonas
Sophie Turner covers the latest issues of Elle and British Elle. The photoshoot and interview were conducted in California, and the interview is the same in both publications. I learned her legal name for the first time! Since marrying Joe Jonas, she is Sophie Belinda Jonas. Wow. She really does not look like a Sophie Belinda. I actually learned a lot of new stuff in this cover story, but she…
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pangeanews · 5 years
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Antonio Moresco, Silvio Castiglioni e Takeshi Kitano. Uno spettacolo teatrale rompe i confini tra la vita & la morte, riempie la notte di meraviglia
Il suo talento è questo. Inavvertito. Inattuale. Perfino, una corona nel nitore.
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Fa così, dico. Entra in scena. Tutti sappiamo cosa accade, il rito è risolto dal mercato: abbiamo pagato un biglietto, siamo su una seggiola, in un luogo che si chiama teatro, la cui etimologia, imparo, riguarda il guardare, certo, ma soprattutto il meravigliarsi – un guardare che comporta il meraviglioso; il teatro è il luogo del meraviglioso, di ciò che va ammirato, è cosa prossima al tempio, all’ostensione sospesa di un’ostia. Tutti sappiamo di essere a teatro. Poi arriva un uomo in scena. È lui. Ma non sai mai se è lui. Né cosa è lì a fare. Ha – sempre – una apparenza anonima, apparizione anomala, pare sul palco per caso, potrebbe essere uno che ha sbagliato strada – ops, dov’è la platea? Forse è un tecnico. Forse è il marito di una di quelle che deve salire in scena, colto da apprensione.
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Quasi sbadatamente, dall’abisso di un purissimo pudore, Silvio Castiglioni, poi, si siede e comincia a parlare. Eccolo, l’incanto. Un uomo che narra. All’improvviso il palcoscenico – quella specie di astioso altare – si disintegra: Silvio è proprio vicino a te, sulla seggiola di fronte, ti racconta una storia che forse sai anche tu, non vuole irrompere nel tuo sapere, nella tua memoria. Non offende – ti affronta. Entra. Come acqua. D’altronde, le storie si raccontano attorno al fuoco, ma le parole sono acqua. Narrare è un travaso da un recipiente all’altro. Lento. Si sente il fruscio di velo dell’acqua.
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Questa povertà – non saprei come dirla in altro modo – rompe lo schema retorico: pensando che tutto, in quella storia, sia attuale e disponibile, ti rendi conto che soltanto lui, il narratore – che è sempiterno, ma il caso, incardinato in cronologia, ha chiamato Silvio Castiglioni – è disposto a raccontare quella storia, la sa raccontare.
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Silvio Castiglioni, per questo, è straordinario nel dare voce ai grandi narratori. In formule teatrali diverse, Castiglioni ha raccontato Alessandro Manzoni (la Storia della colonna infame, uno dei suoi lavori più alti) e Osip Mandel’stam, Silvio D’Arzo e i Karamazov di Dostoevskij, Andrea Zanzotto e Raffaello Baldini, Pietro Ghizzardi, Nino Pedretti, Jack London. Lo ascolto da tempo, conosco il suo desolato amore per la letteratura, ho imparato che Castiglioni sta più comodo tra gli autori minimi, tra le storie che nascondono il miracolo sotto la tovaglia, in sala da pranzo (i lavori su Pedretti, D’Arzo, Ghizzardi sono miliari). Castiglioni, come i grandi attori, intendo, si ‘fa fuori’, è un mezzo, uno strumento, un flauto per le parole dei grandi narratori. Per questo, dopo lo spettacolo, è stravolto: non sa più chi è. Con tenerezza quotidiana, fa il lavoro del contadino e dello sciamano.
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L’ultimo spettacolo di Silvio Castiglioni – l’ho visto allo ‘Snaporaz’ di Cattolica – è tratto da La lucina, uno dei libri più belli di Antonio Moresco. Ci lavora da tanto, come si ipotizza una sedia dal legno crudo. D’altronde, ogni messa in scena ha geologia e genealogia. Prima è stata una mera lettura preparatoria, poi c’è stata la revisione teatrale del testo – lavoro decisivo: la commutazione dell’opera piamente narrativa in ‘oggetto’ teatrale, in sceneggiatura – poi le piccole strategie. La prima è mirabile: mentre Silvio racconta, Georgia Galanti, in un angolo della scena, sotto telecamera che riproduce il suo lavoro su uno schermo, disegna, nel suo modo strampalato, straordinario, infantile. Così, ascolti Silvio e guardi i disegni di Georgia, una didascalia all’onirico. Infine, c’è la musica, in scena. I musicisti – pianoforte, violino, flauto – non creano soltanto un ‘diversivo’ – per altro, efficace – sono anche loro lì che ascoltano la storia, in attenta tensione.
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La storia riguarda un uomo e un bambino che si è ucciso. Nel dire di Castiglioni non c’è cupezza né rassegnazione, al contrario, è un tunnel nel candido, nel bianco. Così dice la dida: “Un uomo si è ritirato a vivere in solitudine, lontano da tutto, in una casa di pietra in mezzo al bosco. Ogni notte, però, un mistero turba il suo isolamento: sempre alla stessa ora, il buio del bosco è perforato da una lucina che si accende dall’altra parte della valle. Che cosa sarà? L’abitante di un altro paese deserto? Un lampione dimenticato che si accende per qualche contatto elettrico? Un ufo?”. Alla fine dello spettacolo, Antonio Moresco ha parlato con Silvio Castiglioni, sul palco, sembra sempre fuori luogo. Ha parlato della vita e della morte, del suo ultimo romanzo, Canto di D’Arco, soprattutto della Repubblica Nomade, il progetto di vaste camminate, a forte valore simbolico, che è iniziato nel 2011 con una marcia da Milano a Napoli-Scampia e si è coagulato in opera nel 2014. Vincere i limiti del corpo e dunque quelli della mente, ha detto Moresco.
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L’uomo e il bambino, la vita e la morte, lo sfiatare dei confini tra vita & morte, tra esistere & uccidersi. Fin da subito, sarà per certi estremismi di delicatezza, per la musica, mi vengono in mente le atmosfere di Sonatine, il film di Takeshi Kitano del 1993, retto dalle armonie di Joe Hisaishi. In ogni caso, è tutto molto bello, terso, giusto – dopo lo spettacolo la notte non ci inghiotte, è piena di corpi, grassa di morti, alcuni sono perfino felici, alcuni stanno raccolti, ginocchia negli occhi, sul comodino di fianco al letto. (d.b.)
*In copertina: Silvio Castiglioni dallo spettacolo “Casa Ghizzardi” (photo Paolo Castiglioni)
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souconceituado · 5 years
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Acontece até o próximo domingo (24) a 13ª edição do Festival Bar em Bar, movimentando mais de 60 bares em Fortaleza, Cariri e Canoa Quebrada.  O evento é realizado pela Associação Brasileira de Bares e Restaurantes (Abrasel), tem patrocínio nacional da Ambev; e local da Uber Eats, Bohemia e Casa Magalhães.
Quem ainda não conferiu a iniciativa, pode ir aos bares participantes experimentar, por um preço promocional, um petisco criado especialmente para o Bar em Bar, com a proposta de ser compartilhado por duas ou mais pessoas. O festival acontece no formato de circuito gastronômico.
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Confira abaixo os participantes Bar em Bar 2019: 
Fortaleza 
Bar Chá da Égua, Bar da Cidade, Bar do Railson Aldeota, Bar Teresa & Jorge, Barong Surf Club, Barraca América do Sol, Blue Door Pub, Brewstone Pub, Budega dos Pinhões, Camarão da Fazenda, Cantinho do Frango, Cervejaria Turatti, Chef Gourmet Aldeota, Colher Mar e Sertão, Donkey Head Cervejaria, Espaço Vila Camaleão, Floresta Bar, Floresta Brasil, Fuxiko Beer, Galáxia Gourmet, Giz Cozinha Boêmia, Hey Joe, Jardins Lounge Bar, Órbita Blue, Pakato Grill, Papudim Bar, Pirata Bar, Sr Petisco, Sr Petisco Sul, Steel Bar, Terra do Sol, além de dez estabelecimentos no Mercado dos Pinhões: Gourmezinho do Barão, Sabores da Amazônia, Seu Gió Culinária Italiana, Cordel Gastronomia, Pizza da Mamma Simona, No Buteco Mercado, Mercado Cultural dos Pinhões, MaKila Novos Sabores & Qualidade, Mercado Cultural dos Pinhões, D’Chef.
Cariri 
Avalon Hamburgueria e Choperia, Boteco da Hora, Bull 404, Cinema e Poesia, Crato Tenis Clube, Del Touro, Dom Boteco, Esquina Malu, Feed Gastrobar, Fogareiro, Mariana Cupcakes, Marujo Prime, Motorock Café Racer, Pasteco, Pau D’arco Pizzaria e Churrascaria, Restô Jardim, RockDog, Seu Gringo, Taberna da Carne e Terraço São Bento.
Canoa Quebrada 
Bar Caverna e Barraca Chega Mais Beach.
Últimos dias para aproveitar o Festival Bar em Bar Acontece até o próximo domingo (24) a 13ª edição do Festival Bar em Bar, movimentando mais de 60 bares em Fortaleza, Cariri e Canoa Quebrada. 
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What is Pau D'Arco & how to use it
What is Pau D’Arco & how to use it is just a quick video Joe thought you might be interested in. Pau D’Arco works for all kinds of … Source: Credit goes to respacted author.
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