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#libero cazzeggio
spettriedemoni · 2 months
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Smettila!
Ho detto di no!
SMETTILA!
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lospalatoredinuvole · 3 years
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Cazzeggio al cellulare cercando di dimenticare tutte le cose che devo fare.
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soldan56 · 2 years
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Nell'apocalisse delle immagini di guerra, nell'uragano di dolori e torti che ci massacrano l'anima già devastata da due anni di epidemia, questa di cui parlo qui è cosa talmente piccola che quasi mi vergogno a scriverne. Lo faccio quindi con gli occhi del miope, dell'autocentrato: insomma, perché è stato un pezzo importante della mia vita. E, professionalmente parlando, il più importante, fino a meno di due anni fa.***Nel cortile di via Colombo, sede della Repubblica e dell'Espresso, ci sono delle macchinette del caffè. È lì che ci si incontrava tra colleghi e si chiacchierava delle cose ufficiose, quelle che poi - quasi sempre - diventavano vere. Ed è lì che un giorno ho saputo che la Fiat ci voleva comprare.È un esperienza strana, «essere comprati», chi l'ha provata lo sa. Ti senti un po' una pecora in un gregge che viene pesata e poi passa da un padrone all'altro. Capisci che succedono cose molto più in alto di te, tra miliardari felpati, che impatteranno sulla tua vita senza che tu possa fare assolutamente niente. In un giornale però c'è qualcosa di più, visto che produce informazione, inchieste, opinioni. Non ti chiedi solo quale sarà il tuo destino personale. Ti chiedi anche quanto sarà più larga o più stretta la mordacchia. Perché, come ovvio, nessun giornale che abbia un padrone è privo di mordacchia; la questione è solo quanto è stretta o larga, insomma qual è il margine di indipendenza e di libertà. ***Diciamo la verità: era  assai lasca e di fatto impercettibile quella mordacchia quando a capo della baracca c'era il Principe, come veniva chiamato Carlo Caracciolo. Insomma, si era sostanzialmente liberi. Uomo di mondo, gran viveur, sempre divertente e divertito dalla vita. Il giorno in cui fui assunto all'Espresso – era la fine del 2002 – passai per il vaglio di prammatica del colloquio nel suo ufficio, anche se ormai era cosa fatta, grazie a Daniela Hamaui. C'erano dei quadri alle pareti con cui avrei sistemato un paio di generazioni di Gilioli e questa fu la prima, stolta, cosa che pensai. Lui guardò distrattamente il mio curriculum e fu incuriosito dai quattro anni alla direzione di un mensile: «Ah lei ha fatto Gulliver. E cosa ne pensa del nostro Viaggi, l'allegato a Repubblica?», mi chiese. Ora, l'allegato in questione era abbastanza pessimo. Con le foto degli uffici stampa, nessun inviato, pezzi scopiazzati dalle guide turistiche, per non dire delle marchette. Ero imbarazzatissimo. Me la cavai con un codardo «Beh, secondo me ci sono margini di miglioramento». E lui: «Ma no! Dica pure che l'abbiamo fatto alla cazzo di cane!». E giù a sghignazzare.Insomma, decisamente non era il tipo che intimidiva. Il resto del colloquio fu un cazzeggio a ruota libera, con qualche bel ricordo suo di quando era stato partigiano. O di quando un'estate su un taxi accaldato passò per caso da Melito, e lui mezzo addormentato vide il cartello e sobbalzò, «ma io sono il principe di Melito!», e il taxista preoccupato: «Dottò, le accendo l'aria condizionata eh?».Comunque, mi sono sentito accolto. E in una bella squadra.E sempre più in una bella squadra mi sono sentito pochi giorni dopo, alla festa di Natale in via Po. Che lo stesso Caracciolo faceva ogni anno, ma per me era la prima volta. Nel conoscere i colleghi, avevo la percezione di essere a bordo di quella che Scalfari chiamava “vascello pirata”. Dove noi marinai di vario grado venivamo da tutte le sinistre possibili - liberali o comuniste, moderate o extraparlamentari, laiche o cattoliche e così via - ma eravamo tutti parte di uno stesso progetto, libero e non impaurito da nessun potere politico o economico.Non voglio raccontare un quadro idilliaco. I cazzi amari poi c'erano, come dappertutto. Così come i brutti ceffi, le guerre di scrivania, le ambizioni personali, le vanità (quelle non mancano mai, nel nostro mestiere di narcisi frustrati, almeno fino a una certa età). Eppure idilliaco sembra, al confronto con quello che è successo poi, senza che questo sia uno scherzo della memoria.***La deriva non è avvenuta in un giorno. Come tutte le derive, in effetti. Il Principe morì nel 2008. L'Ingegnere - cioè Carlo De Benedetti - divenne direttamente presidente, da cauto azionista che era. Le feste di Natale finirono subito e come amministratore delegato arrivò una signora gentile che però sedeva già in tre o quattro importanti consigli di amministrazione. Iniziò insomma l'aziendalizzazione, l'intreccio con i poteri di fuori. Nel quotidiano, il pass magnetico per entrare e uscire, la polizia privata che in via Po non si era mai vista e che nel palazzo di via Colombo invece è la prima cosa che vedi.Attorno a noi, intanto, si cominciava a vedere anche un'altra cosa, assai peggiore, cioè il piano inclinato della carta stampata, che iniziava a essere divorata dalla crisi strutturale che ben conoscete - allora non era così chiara a tutti, in verità, specie nella sua velocità. Comunque, servivano nuove strategie - questo era evidente - ma nessuno sapeva dove andarle a pescare.Non so se è anche per questo che nel 2012 l'Ingegnere regalò il gruppo ai tre figli, tutto passava sempre sulle nostre teste. Ad ogni modo rimase alla presidenza, per un po', anche se noi non se ne aveva più notizia. Poi a un certo punto tutto andò in modo abbastanza rapido, tra ondate di prepensionamenti, voci di cassintegrazione, tagli di borderò ai collaboratori, insomma il senso di paura.Uscito dal Corriere, il gruppo Fiat entrò con una quota di minoranza, portando in dote La Stampa. Era il 2016. L'anno dopo uno dei figli dell'Ingegnere, Marco, divenne  presidente al posto del padre. Un giorno venne a trovarci in redazione, fu cortese nell'ascoltare il lavoro che facevamo, ma era palesemente disinteressato. Alle redazioni, ai giornali, all'editoria. Nessuno conosceva le sue opinioni politiche, anche se tra noi si scherzava su quelle della moglie, del giro Santanché. Comunque, mai più visto né sentito. Si era in un limbo. Ma la direzione era abbastanza chiara e portava dritti a Torino, al gruppo privato più grosso d'Italia, insomma al cuore dell'establishment economico italiano, all'azienda che da sempre privatizzava i profitti e statalizzava le perdite, che quindi ci avrebbe comprato come merce di scambio con la politica e con il capitalismo di relazione italiano. E così nel 2019 il “vascello pirata” era già diventato il tender di casa Agnelli. Torino ho scritto, ma il nostro nuovo padrone tecnicamente era una finanziaria olandese, insomma la cassaforte all'estero per non pagare le tasse. Mica male per noi dell'Espresso, quelli delle battaglie civili.Scalfari scrisse un editoriale in cui disse che andava tutto bene. Il “Fundador” è sempre stato molto bravo nel convincersi che è giusto ciò che gli conviene - e non gli conveniva far casino,  a 95 anni poi. E comunque non poteva disconoscere il figlio anche se questo era diventato il contrario di quello che lui in età meno senile aveva voluto. Ma noi gli si voleva bene lo stesso, in fondo senza di lui non ci sarebbe stato niente di tutto quello di cui sto parlando.***I Fiat boys atterrarono da Torino alla Garbatella con le loro cravatte blu, il profumo di Penhalingon's e l'aria di quelli che “qui non capite un cazzo, ma adesso ci pensiamo noi”. Come amministratore delegato Elkann mise uno dei suoi yesman, un Carneade dell'editoria ma fedelissimo al sistema di potere Exor. Poco dopo la nomina, questo tizio convocò le direzioni dei giornali del gruppo nella sala riunioni all'ultimo piano, Elkann non c'era ma intervenne in audio. Non ricordo nemmeno che cazzate disse, ma era il solito aziendalese di maniera, le sfide del futuro, lo sbarco nel digitale e bla bla bla. Ricordo solo tutti questi direttori e vicedirettori - quorum ego, sì - in piedi ad ascoltare il padrone in religioso silenzio. Fantozzi non è stata un'invenzione, diciamolo.Ah, a quell'imbarazzante cerimonia, a quel bacio della pantofola, non era presente Carlo Verdelli, il direttore di Repubblica, che pure era il più importante tra noi, per ruolo. Eccellente giornalista e uomo di sinistra, Verdelli era stato chiamato un anno prima dai De Benedetti che sulla direzione di Repubblica avevano già fatto un bel po' di pasticci. Esonerato Ezio Mauro poco prima che superasse Scalfari per anni di direzione - cosa che gli diede un bel po' di fastidio - gli azionisti avevano chiamato in via Colombo Mario Calabresi, proprio dalla Stampa. Pieno di idee innovative e digitali sul futuro ma assai poco presente in redazione e sull'oggi, Calabresi aveva quindi peggiorato l'emorragia di copie già rotolante per conto proprio. Sicché i De Benedetti  a un certo punto pensarono di affiancargli un pazzo creativo che poi era il mio direttore all'Espresso, Tommaso Cerno, a cui non difettavano né le ambizioni né l'intelligenza. Ma Cerno era convinto di andare lì a comandare, insomma a fare le scarpe a Calabresi, il quale evidentemente non era d'accordo, quindi venne fuori un casino al termine del quale, tre mesi dopo, un bel mattino Cerno lasciò il suo cappotto firmato sulla poltrona di condirettore per scappare in garage da un ascensore laterale e diventare senatore renziano. Oh: non è un'iperbole, il dettaglio sul cappotto abbandonato dalla fretta di andarsene, qualche collega lo fotografò e fece girare l'immagine, tra le nostre risate alla solita macchinetta del caffè.Comunque, dicevo, fatto il pasticcio Calabresi e poi quello Cerno, a un certo punto i De Benedetti decisero di tagliare la testa al toro chiamando Carlo Verdelli, curriculum straordinario e grande artigiano dei giornali. Però, appunto, era anche uomo di sinistra, e quindi la prima cosa che fecero gli Agnelli appena arrivati fu cacciarlo. Lo fecero nel giorno in cui doveva morire, secondo le minacce che aveva ricevuto dall'estrema destra. Con l'eleganza del padrone senza peli sullo stomaco, lo stile Fiat.A Repubblica arrivò Maurizio Molinari. Non devo dirlo io, chi sia: lo vedete da soli, se ancora comprate Repubblica. Non mi va nemmeno di raccontare troppo nel dettaglio l'imbarazzo - la vergogna - che provavo nel vedere come stava trasformando un giornale che un tempo era stato aperto a una sinistra plurale e libertina: ogni giorno di più ridotto a megafono del potere  economico, con sbandate continue verso le peggiori destre americane e israeliane. E poi: le censure a Bernardo Valli (a Bernardo Valli!), le firme dei neocon e degli ex ministri di Berlusconi, il misto continuo tra cialtroneria e fake news, giù giù fino alle liste di proscrizione di Riotta. Il tutto nel perdonabile silenzio della redazione, perché quando uno tsunami devasta il tuo settore di mercato i rapporti di forza sono tutti sbilanciati dalla parte del padrone, ognuno è terrorizzato dai suoi destini personali, non è il momento delle battaglie collettive, se siamo in troppi per favore licenziate il mio vicino di scrivania e non me. ***Ma a quel punto, per fortuna, me ne stavo già andando. Solo fortuna, nessuno è eroe e abbiamo tutti bisogno di uno stipendio per i figli.Ogni tanto l'ho sentito, il mio ex direttore all'Espresso, Marco Damilano, in questi mesi. Poche cose e nulla che meriti di essere reso pubblico. È un uomo con la schiena diritta, il suo editoriale di saluto - straordinario - è sul sito dell'Espresso. Cita Aldo Moro, a un certo punto: «Questi giorni hanno dimostrato come sia facile chiudere il mercato delle opinioni. Non solo non troverai opinioni, ma neppure notizie».Questo è il motivo per cui me ne sono andato, in effetti. Lui invece, quando ero ancora lì, mi diceva che dovevamo provarci: «Perfino Berlusconi, nel mangiarsi la Rai, lasciò il Tg3 alla sinistra», mi diceva. E voleva spiegare ai nuovi padroni che anche a loro conveniva avere una voce dissenziente, anche a loro conveniva coprire un'area di mercato diversa da quella dell'ammiraglia. “Resistiamo”, mi rispondeva su WhatsApp quando, ormai lontano da Roma, gli chiedevo come andassero le cose. E finché ha potuto lo ha fatto. Ma gli Agnelli si sono dimostrati meno tolleranti o meno furbi di Berlusconi. Oggi anche lui ha smesso di resistere.Dell'Espresso ora vorrei che restasse almeno il ricordo di un giornale che ha aiutato a emancipare l'Italia. Di un giornale che ha combattuto grandi battaglie civili e sociali per spingere il Paese un po' più in là - e che lo ha fatto finché gli hanno permesso di farlo.
Alessandro Gilioli
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iskra81 · 5 years
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Stanchitudine
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E poi domani è lunedì.
Di questa settimana che sarà pienissima.
Tanto.
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Cribbio!
Dovrò prenderla con giusto spirito.
Sostanzialmente scemità e cazzeggio ad occupare ogni piccolo spazio libero.
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Buona settimana!
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alaskayoungz · 5 years
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Hey, mi spiace tanto per l’ospedale, spero tu stia meglio! Che cosa ti piace fare nel tempo libero, hai qualche hobby? Grazie infinite, ti auguro il meglio possibile!
Sto un po' meglio 🌻
Nel tempo libero di solito guardo serie TV, leggo, scrivo e cazzeggio un pochetto
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dabaki · 4 years
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Cambiare Continuamente
Ormai sono vecchio, tra qualche hanno saranno 40. Non so bene perchè ma ci sto pensando proprio ora mentre ascolto musica in cazzeggio, musica moderna da “giovani”. Mi fa quasi ridere; tutti che rifiutano qualcosa mentre io cerco sempre di conoscerlo, scoprirlo, capirlo... proprio come sto facendo ora con questa musica Trap che di certo non appartiene alla mia infanzia fatta da 2Pac, cant’autori italiani, Queen, Ramones, Police, Blues e Jazz. Sono forse strano, o forse più normale di quanto sembri; è solo che non ho paura a cambiare e a mettermi in gioco; me ne accorgo in questi giorni dove affiorano i pensieri degli ultimi anni ed i tanti cambiamenti che ho affrontato. Ho cambiato lavoro, donne, amici. Ho escluso dalla mia vita persone, anche parenti, ed ho cambiato modo di vivere. Ho deciso di rimanere solo con me stesso dopo vari amori, ed ora sono pronto a cambiare ancora perchè sento la voglia d’innamorarmi. Alla fine mi piace come vivo; sono libero di scoprire i miei limiti, cercare di superarle e di avere nuove paure e nuovi limiti da infrangere. Sto cercando di essere più calmo e sopportare il mondo; ciò ancora mi riesce difficile ma ci provo. Sto provando a tornare ad un buon livello di basket dopo l’infortunio e vedo dei miglioramenti, sono contento e spero di proseguire ancora poichè mi piace giocare nonostante la carta d’identità mi giochi ormai contro. Insomma, mi sto divertendo a vivere e ciò è bello. Ci sono giorni tristi ma fanno parte di me. Riuscirò a superarli, magari insieme ad una donna che mi abbraccerà in quei momenti. Buona vita a tutti
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nomeutenteusato · 5 years
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Pomeriggi fine settimanali immersi nella disperata ricerca di voglia per lo studio, che però fallisce e lascia libero sfogo al cazzeggio
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spettriedemoni · 1 month
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Cose che odio
Quanto odio le lenzuola con gli angoli.
Le odio perché è un casino ripiegarle, giuro: ho la tentazione di buttarle di sotto o di dar loro fuoco.
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alexbacchi · 5 years
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Sfogo
Scrivo, scrivo per sfogarmi, scrivo per liberare la mia anima, scrivo per chi? Scrivo per cosa? Ho smesso di chiedermelo, quando mi va lo faccio e basta. Eppure non sono uno studioso, quantomeno uno che legge o scrive tanto. Però non so, quando mi sale la voglia lo faccio, anche con qualche errore grammaticale, alla fine non è che sia la fine del mondo sbagliare qualche verbo, qualche coniugazione, non credo ammazzo qualcuno. Nel mondo quante persone sbagliano, quante persone fanno errori, quante non sono consapevoli dei propri errori? Non rompete i coglioni, scrivo per liberarmi, non mi importa degli errori grammaticali, pensa ai tuoi di problemi. Ma la domanda è una, con chi cazzo sto parlando? Sto parlando con un cellulare, bah, vabbè, qualcuno leggerà. Certe mattine mi sveglio, penso oggi farò tante cose, andrò a scuola, studio, faccio il figlio modello, prendo un bel voto, di pomeriggio studio e così sono preparato, ma quando mai, va tutto na merda. Tempo che passa mezz'oretta e la voglia di studiare mi passa, a dire la verità mi passa la voglia di fare tutto. Tanto per chi lo faccio? Per me? Qualsiasi cosa facciamo non va mai bene a nessuno, devono sempre romperti i coglioni. Allora vaffanculo, faccio quello che cazzo mi pare. Sono pur libero di farlo no? Tu starai pensando, ma questo che cazzo sta facendo, scrive cose senza senso, è tutto così confusionale, sai che ti dico? Se pensi questo vaffanculo, puoi anche fermarti qui, non ho bisogno di persone che giudicano, andate a fanculo uno ad uno, mi interessano soltanto le persone che mi ascoltano, che mi capiscono, che sanno apprezzarmi così per come sono, quando leggeranno questo testo tema relazione sfogo cazzeggio quel che cazzo è, devono pensare be si sta sfogando, ne aveva bisogno. Si ho bisogno di dire vaffanculo a questo mondo circondato da persone di merda, che non sanno farsi i cazzi suoi, di gente che parla, gente che parla e non fa, magari sono così anche io, mica posso saperlo, ma cazzo mene, faccio quello che mi pare, penso a me stesso. A me piace la gente che ride, la gente che apprezza, la gente che non giudica. Ma voi me la dite una cosa? Ma la gente che sta a guardare la vita degli altri, lo fa per hobby o perché la sua vita fa schifo e non ha niente da fare? Perché io voglio capire, cioè, fatti i cazzi tuoi no? Quante parolacce sto scrivendo, che maleducato che sono, ma vaffanculo va. Meglio parlare volgare che parlare tutto perfettino e poi non sai nemmeno fare un caffè, nella vita contano i gesti, la parlantina lasciatela alle persone che vogliono ingannare, che tanto solo questo sanno fare, ingannano. Il mondo è una gabbia in cui dentro ci sono tante pecore, basta che parte una, tutte le altre gli vanno dietro, che palle però, io voglio una vita diversa, o almeno una vita mia, voglio scegliere il mio destino, non seguirlo. Sorridete, incazzatevi, spaccate tutto, amate tutto, fate ciò che volete, non fatevi comandare dal pensiero delle persone, se devi gridare in mezzo la strada, se devi scherzare, qualsiasi cosa vuoi fare, falla, fottitene di ciò che pensa la gente. FAI TUTTO CIÒ CHE VUOI SENZA FARTI CONDIZIONARE DAL PENSIERO DELLA GENTE, SII DIVERSO, SII TE STESSO, UN VAFFANCULO IN PIÙ NON FA MALE A NESSUNO. VAFFANCULO.
- Alex Bacchi
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r-d-m-a00 · 3 years
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U ye libero i pensieri ye questo rap è un
gioco ed io cazzeggio
Se poi ripenso a ieri ye se ripenso a ieri
è meglio avere un cazzotto che un
cazzetto.
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bluebandit16 · 6 years
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Ma tu shippi i metamoro? Come coppia si intende..
Ciao anon!La risposta secca è sì, mentirei se dicessi di no.Però se hai un po' di pazienza vorrei scrivere per bene qualcosa a riguardo...Allora, il fatto che mi piacciano anche romanticamente e che pensi che sarebbero una bella coppia non implica che io creda seriamente che stiano insieme (voglio dire, non che non ci speri, però resto nel mio 30% e finché non si esprimono in maniera più che esplicita, dicendo "siamo insieme, come coppia, anche in maniera romantica" -perché ogni altra frase, come tutte quelle che si sono rivolti fino ad ora, può essere tranquillamente rivolta ad un ottimo amico e non necessariamente ad un partner in senso romantico- mi faccio gli affari miei e non dico nulla; così come ho atteso conferme ufficiali sia di fidanzamenti che di rotture riguardo le altre relazioni dei nostri due protagonisti).Ci vedo più di una semplice bromance? Onestamente sì.Ma ero partito con le "migliori" intenzioni!Quando hanno annunciato il duetto ero entusiasta ma allo stesso tempo ero un po' preoccupato perché li vedevo entrambi un po' riservati.Mi spiego meglio, "conoscendo" entrambi sul palco e un po' fuori sapevo benissimo che si divertono a cazzeggiare, però quello che intendo dire è che avevo paura rimanessero un po' sulle loro, che più che un duo si creasse solo un duetto musicale -che mi sarebbe andato benissimo- ma mai mi sarei aspettato tutta la chimica che poi abbiamo visto e un rapporto così bello, tutto ciò che si è creato e a cui abbiamo avuto modo di assistere andava al di là di ogni più rosea speranza.Quando sono iniziati gli abbracci ed i gesti d'affetto mi sono detto "Okay, sono belli, ma come ti dicono sempre, vedi ship in tutto, sono solo ottimi amici" ma voi capite bene che me ne hanno servita una dopo l'altra e il confine tra "li shippo per scherzo" e "li shippo seriamente" è diventato sempre più sottile e confuso -e̶ ̶s̶e̶c̶o̶n̶d̶o̶ ̶m̶e̶ ̶l̶a̶ ̶s̶t̶e̶s̶s̶a̶ ̶c̶o̶s̶a̶ ̶è̶ ̶s̶u̶c̶c̶e̶s̶s̶a̶ ̶a̶ ̶l̶o̶r̶o̶ E quindi via via che scorrevano i giorni e si moltiplicavano le situazioni ho iniziato a shipparli sempre più.Quindi sì, mi piacciono insieme, li shippo, mi piace leggere headcanon, ff, vedere fan art etc... Poi ci sono alcune cose che prendo più seriamente -tipo tutte le belle parole che si rivolgono- e alcune che prendo meno seriamente (tipo la questione dei pronomi di 'libera/o' su cui scherzo anch'io, ma come posso aver scherzato sul fatto che Ermal abbia fatto l'inedito -ci cazzeggio ma non sono convinto che dica libero per Fab, lo faceva anche prima e si tratta soprattutto di una questione di tecnica vocale, come di certo non sono incazzato veramente perché Ermal ha cantanto l'inedito, al massimo, un po' invidioso 😂, ma molto contento per le persone lì-) E quindi continuerò a definirli (b)romance perché mi sembra il modo migliore per definire il loro rapporto (Anche se forse ""doverli"" definire a tutti i costi non è la cosa più giusta da fare, un po' perché forse non lo sanno bene neanche loro, potrebbe anche essere che sia la prima volta che si sono ritrovati in questa situazione, che secondo me trascende un po' dall'amicizia e sfocia in un 'qualcosa di più', perché, anche se Fabrizio mi sembra più aperto alla possibilità di stare con un uomo -e lo dico perché un uomo come lui, molto legato al concetto di libertà e che manifesta apertamente il suo affetto in maniera fisica anche con persone del suo stesso sesso non credo che si auto limiterebbe in amore e/o sesso- non mi risulta che nessuno dei due sia mai stato con un uomo e magari neanche ne sia mai stato attratto, per cui la situazione potrebbe risultargli nuova e magari non hanno ancora compreso quello che provano o comunque nessuno dei due vuole iniziare la cosa per primo, magari anche per paura che l'altro non ricambi o di rovinare uno splendido rapporto di amicizia... Ma queste sono mie speculazioni 😅)Quindi, trovo che non faccia del male a nessuno, essendo una ship più o meno comunque fittizia (perché alla fine non è che li conosco veramente nella vita, conosco il personaggio che hanno in pubblico, che per carità, sarà piuttosto simile alla loro essenza perché cercano di essere il più trasparente e veri possibile) e alla fine se ridono e prendono bene le fan art smut non credo gli dia fastidio se qualcuno pensi che siano una vera coppia, l'importante è non rompergli le palle taggandoli in queste cose.Infine voglio dire che trovo anche che sia sempre molto bello vedere quanto una ship ispiri la creazione di arte nel fandom e anche dei legami di amicizia.Grazie per la domanda e spero di aver risposto in maniera decente! ✨
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chimerismomentale · 5 years
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Volto senza naso
Ama il tuo nemico perché ti ha reso ciò che sei.
Estate 2004, maggio o giugno.
In quel periodo mi stavo preparando per il mio primo esame in assoluto: quello di quinta elementare (una prova ormai archeologica per molti) e ovviamente, per “prepararmi”, intendo dire che passavo le giornate a puro cazzeggio davanti alla tv, alla ricerca delle agognatissime donnine nude in quel mondo ancora sprovvisto di internet. La mia ricerca era concentrata su un video in particolare, “prendimi così” di Pierò Pelù che per motivi a me ancora sconosciuti accendeva in me qualche pensiero pervertito pre-adolescenziale. Il mio campo di battaglia era, ovviamente, Mtv (il canale delle musica, non delle 16enni incinta, ndr) e le sue varie sorelle gemelle: Greatest Hits, Brand New ecc ed è proprio su quest’ultimo canale che incappai in qualcosa che non avrai mai più dimenticato.
Un video musicale.
Un video musicale che era diverso dal solito, non c’erano i soliti cantanti o qualche disegno animato, era.. strano. Era diverso da quel poco che avevo visto sino ad allora e mi fece sentire, per la primissima volta in vita mia, a disagio. Un sentimento stranissimo. Era paura? non faceva paura. Ansia? nemmeno. Era una sensazione scomoda, tipo quando esci dall'acqua e hai il costume bagnato e appiccicato alle cosce e ti senti a disagio. Nel video c’era una donna che all'epoca definii “robot”, due tipi in camice, una stanza e dei cavalli. Nulla di assurdo. Lo stile mi era nuovo, erano persone vere ma quel manichino parlante no, e poi non aveva il naso e buon Dio perché mai un viso senza naso è così terrificante? mistero. Fatto sta che rimasi bloccato, sul divano in salotto, senza pensieri precisi. E mi sentii solo. Stavamo ristrutturando casa da poco ed era tutto un trafficare e muovere di oggetti a destra e sinistra, mio fratello era nato da poco e mia madre passava il poco tempo libero con lui. A chi potevo chiedere consiglio sul mio stato d’animo? e che chiedere, poi? “ho visto un video musicale che mi ha angosciato” mi pareva e mi pare una cazzata, ma non capivo i miei sentimenti al riguardo. Ricorsi, allora, al mio Dio prediletto dell’epoca: L’enciclopedia su cd dell’Encarta.
“definizione di: paura”
“definizione di: ansia”
“definizione di: orrore”
Niente. mi aiutavano a capire il significato delle parole, dei sentimenti, ma non del mio stato d’animo. Cosa mi angosciava?  Nel video la donna-robot sembrava quasi stesse urlando (l'inglese non lo capivo manco per sbaglio, poteva anche elencare i numeri del Lotto per quel che ne potevo sapere) Quindi, forse, mi sentivo a disagio per lei? o forse erano i colori, tutto quel giallo mescolato al rosso? ci sono determinate combinazioni di colore che, se associate, producono stati d'animo irrequieti, era quello? Non riuscivo a spiegarmi bene quel che stava accadendo nel video e questo mi tormentava. Era una sorta di mistero, un enigma che mi torturava l'anima. Ero abituato ai cartoni, film, qualche horror sì ma era tutto gommoso e finiva lì, quello mi era nuovo. Un sentimento nuovo. Passai il pomeriggio così, al buio della mia stanza illuminato dallo schermo del pc alal ricerca di me stesso della mia infanzia dentro l'enciclopedia. Passarono i giorni e, sinceramente, non ci pensai più. Ero impegnato a ricordare i punti della tesina: la seconda rivoluzione industriale, la geografia dell'Inghilterra, l'area del cerchio e altra roba. La curiosità mi stuzzicava un po', mi tentava con: " e se..?"  spingendomi a provare a ricercare quel video, su Mtv Brand New. canale 706 di Sky. (le cose che va a ricordarsi il cervello, alle volte) ma ero troppo impegnato a guardare Futurama. I lavori in casa proseguivano: il divano e la tv non erano più al loro posto, quella parte non esisteva più, era diventato tutto un telo di plastica, macchie di vernice e bestemmie id Massimiliano, il muratore. Non sai se la stufa è calda finché non ci appoggi la mano. Non mi godevo Futurama, la curiosità ora era diventata ossessione autodistruttiva: evidentemente ero troppo tranquillo. Vabbé, proviamo. Telecomando. 706. Lei. Quante possibilità c'erano? Doveva essere un sogno. Un sogno talmente assurdo che mi riportò alla realtà: "We! esisto! non mi hai sognata!" quindi la donna-robot era ancora lì e la realtà non era più Futurama, era quello schifo giallo-rosso, quella canzone che sembrava un pianto e i suoi occhi. Quegli occhi, piantati lì in CG come un francobollo su una busta, che guardavano lo spettatore. Troppo impressionato o troppo tonto, non lo so, non mi segnai il titolo della canzone nemmeno quella volta. Il video si concluse, il mondo tornò a scorrere beato. Mia madre con mio fratello in braccio, Massimiliano a imbiancare, Io da solo. Ora era diverso, non provavo più quell'angoscia iniziale, era un sentimento leggermente più evoluto. Guardi sotto il letto alla ricerca di mostri: vedi una figura scura, che cos'è? ti spaventi, ti nascondi sotto le coperte, razionalizzi. Ci ragioni sopra e ti rendi conto che quella macchia nera non è altro che un cumulo di vestiti e ti senti quasi stupido per essertela fatta quasi sotto. Guardi di nuovo sotto il letto, la macchia nera questa volta ti sorride:  è un mostro. e tu sei morto. Aver rivisto quel video confermò la mia ipotesi: il mondo mette angoscia. Quella fu la seconda visione di quel video e da lì finì la mia infanzia. Non fu il primo sogno erotico, la prima seghina, il primo pornazzo a trasformarmi da bimbetto a ragazzino, fu un video su Mtv. Un video innocuo che la mia mente aveva trasformato nel mostro sotto il letto.  
Questo fu solo l’inizio.
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marikabi · 4 years
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Usare il nostro tempo
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In questi nostri post-moderni tempi, noi si spende circa due anni della vita annoiandoci, sei mesi a guardare pubblicità, sessantasette giorni di crepacuore e solo quattordici minuti di pura felicità.
Sono cifre alquanto destabilizzanti. Ritengo, tuttavia, che il dato sulla pubblicità sia generalmente sottostimato. Personalmente, inoltre, la misura temporale del dolore crepacuore è decisamente inadeguata, se solo penso a quante perdite e malattie abbia sofferto nella mia vita. Anyway.
Il bello è che abbiamo una mente conformata alla dimenticanza. Le pubblicità sono evanescenti come le bollicine di una bevanda gasata ed il dolore - magicamente - riesce ad essere (talvolta) oscurato dai soli 14-minuti-14 di pura felicità. Della noia, infine, possiamo non curarcene, tanto adesso abbiamo gli smartphone e pure i vuoti hanno conquistato la loro (effimera) utilità.
Mica siamo così poetici da giustificare noia e pigrizia con il consiglio (letto su Twitter) ispirato da Monet di lasciare i prati incolti per conoscere le forme del vento! Vabbe’.
Come riempiamo il restante tempo? Metteteci tranquillamente che la piaga delle popolazioni (specie le occidentali) è l’insonnia, che in Italia siamo stakanovisti (fonte: IlSole24ore) e che non leggiamo. Che ce ne facciamo, dunque, del tempo? 
Non vorrei essere fraintesa. La mia domanda non è il meravigliarsi di come usare il tanto tempo libero da lavoro, cyberloafing, insonnia, cazzeggio sui social, pizza&birra davanti al match in tivvù, feste in famiglia, shopping, traffico, file agli sportelli. Bensì siamo certi di ben spenderlo, il tempo?
Come lo impieghiamo, il tempo che il destino ci ha concesso, considerato che ci lamentiamo costantemente di non averne mai abbastanza?
Il peggior modo di usarlo, ci ammonì Seneca (il mio grande amico, Lucio Anneo), è di illuderci nell’attesa di un luogo ed un momento migliore, perdendo l’aggancio con il presente del momento. Per il Nostro è una sorta di morte civile sprecare gli attimi procrastinando l’apertura degli occhi e della mente sul mondo e sulla vita.
Non è poi dissimile dalla regola buddhista di essere in ogni luogo mettendoci il cuore. In altre parole, si tratta di astrarci dal computo del tempo e pensare solo a ciò che si sta compiendo/vedendo/considerando.
In psicologia della felicità si chiama ‘flusso’, solo che in questa accezione l’innesco avviene per le cose che ci entusiasmano davvero (diverse per ciascuno di noi): guardare film, leggere libri (molto raro), fare sport, preparare dolci, dipingere, programmare computer, sferruzzare, curare il giardino, giocare alla playstation, sgranocchiare arachidi alle fiere, e tanto altro.
Gira e volta, il concetto è lo stesso: siateci, anche quando il dentista vi sta cavando un dente, anche quando vi scoccia metter fuori il carrellato della differenziata, anche quando il mal di schiena vi piega, o la banca vi avverte dello short.
Allora vivrete come dentro un avvincente romanzo, curiosi di sapere come va a finire. Non vi mancheranno le emozioni, e senza ricorrere a sostegni chimico-farmacologici o alcolici. Diventerete gli eroi della vostra vita (tanti MacGyver del quotidiano urbano) e sicuramente imparerete a cavarvela meglio.
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hellinmyeyes97 · 5 years
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Ricordi
A volte mi manca tutto quello, sembra passata una vita, mi sono considerato sempre libero, l’ebbrezza di poter fare qualunque cosa e non sapere quello che mi aspetta, eppure quella stabilità, quei posti in cui andavamo sempre, quel bar dove ci prendevamo qualcosa di fresco in estate, e ci andavamo a riparare dalla pioggia in inverno, quel cinema in cui piangevi per ogni film che vedevamo, quel parcheggio in cui andavamo a baciarci lontano dagli occhi degli altri, quella piazzetta dove ci vedevamo con gli amici ed erano risate e cazzeggio ogni volta.
Ricordo ancora la prima volta nella stanzetta, con la luce che entrava appena e la corsa successiva perché avevamo fatto tardi.
Eppure non esiste niente più, lei non esiste più, io sono un’altra persona, gli altri beh, hanno preso altre strade, quel posto non è più lo stesso, ma ogni volta che passo e lo vedo, mi ricordo quanto è stato bello quel pezzo di vita.
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nofilterilblog · 6 years
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Divertente dai. Un film potenzialmente interessante per il suo genere che svacca però fin dalla prima scena d’azione ultra mega pompata da colori ipersaturati e slow motion che “Matrix fatte da parte”. I dettagli che non tornano sono tanti primo fra tutti (e non da poco visto il voler reinterpretare lo storico kolossal ‘King Kong’) la storia d’amore tra la giovane reporter e il gorillone. Non si sa perché e per come ma i due hanno un debole per l’altro e nulla ci viene detto o fatto capire del motivo. Gli effetti speciali potevano essere fatti meglio, soprattutto quelli in cui il finto e il vero si trovano nella stessa scena. Vabbè, allora chiudiamo un occhio e godiamoci le mega lotte del nostro pelosone con gli altri animalacci in questo film tanto banale quanto semplice che alla fine non mi ha lasciato nè col gas nè con l’amaro in bocca. Un film che va dritto dritto nella sezione Ignoranza e Rutto Libero, diventando così adatto per una serata cazzeggio.
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spettriedemoni · 1 month
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Tra poesie e zeppole di San Giuseppe. Oggi proprio una giornata dolcissima.
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