Tumgik
#mi sento brutta di norma
ti-racconto-di-mee · 1 year
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Ogni tanto mi sento bella anch'io.
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dilebe06 · 2 years
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Drama Quiz 2021
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Buona sera a tutte!
@veronica-nardi @ili91-efp @alessiavincenzi @mrsjmayer @tatecsblog
Alcune di voi aspettavano con gioia questo quiz da tempo. Altre lo temevano - tipo me - e per alcune sarà la prima volta che si cimenteranno in questa "impresa". But...don't worry, in realtà è molto semplice. ;-)
Innanzitutto, vi ringrazio anticipatamente per la vostra partecipazione! Più siamo e meglio è... e sono molto curiosa di leggere le vostre risposte.
Dunque...cominciamo.
Anche quest’anno, come nello scorso quiz, ci saranno 45 domande più un bis sui drama…ma prima di iniziare vi ricordo e dico per chi è la prima volta che partecipa, le 4 regolette:
1) Valgono solo i drama visti quest’anno (2021) quindi da gennaio 2021 a dicembre 2021.
2) Il quiz va completato e postato entro il 31 dicembre.
3) Come sempre valgono anche i rewatch.
4) è buona norma rispondere inserendo la risposta ed il perchè. Ad esempio nella domanda 3 ( il drama che ti è piaciuto di meno ) oltre che al titolo, ad esempio Goblin, è cosa buona scrivere anche il perché. Come ad esempio il fatto che si è trovato lento o che non ci sono piaciuti gli attori o cose così.
Per dubbi sulla struttura delle risposte ( ossia come organizzare la risposta) , vi rimando ai quiz degli altri anni (qui).
Detto questo, il quiz è totalmente soggettivo ergo è una cosa personale che riguarda solo i vostri gusti e le vostre "visioni" e che spero vi faccia divertire.
Buon lavoro!! 😉
1) Il drama più bello che hai visto quest'anno
2) Il drama che si meriterebbe un sequel
3) Il drama che ti è piaciuto di meno
4) Il protagonista maschile preferito
5) La protagonista femminile preferita
6) Un drama che ti ha fatto venire la sindrome da Second Lead
7) Un drama di cui faresti un rewatch adesso
8) La morte di un personaggio che non hai ancora superato
9) Miglior Second Lead maschile
10) Miglior Second Lead femminile
11) Miglior bacio
12) Il protagonista e la protagonista che proprio non ti è piaciuto/a
13) Miglior bromance
14) Miglior Cast
15) Peggior Second Lead maschile e femminile
16) Miglior finale
17) Un drama che ti penti di aver visto
18) Una ship fittizia che però tu shippi
19) Un drama che merita più conoscenza
20) il drama in arrivo che non vedi l'ora di vedere
21) Di quale drama vorresti un reboot/ revival?
22) La storia d'amore peggiore
23) Il finale peggiore
24) Una frase o una scena che ti è rimasta impressa
25) Personaggio più odiato
26) Un drama che meriterebbe uno spin-off
27) La miglior storia d'amore secondaria
28) Il personaggio più figo
29) Il momento più trash
30) Miglior OST
31) Il personaggio più amato
32) Peggior villain
33) Miglior personaggio comico
34) Peggior attore e peggior attrice
35) La scenografia più bella
36) Il miglior colpo di scena
37) Un attore o attrice un po' in là con gli anni che tu ami alla follia
38) Una serie per riflettere, una per piangere, una per rilassarsi e una per innamorarsi
39) L'ambientazione più brutta
40) Un drama che hai fatto fatica a finire
41) La scena dove hai pianto tutte le tue lacrime
42) i 3 attori e le tre attrici più belle
43) Un oggetto/potere/abilità che vorresti
44) Miglior villain
45) Miglior storia d'amore
Bene, siamo alla domanda bis.
L'anno scorso vi avevo chiesto di provare a vedere un drama o più drama che vegetavano nella vostra lista da anni.
45 bis) Come è andata? avete completato la Challenge? mentre ci pensate, ve ne propongo un'altra più tosta: Vi sfido a vedere un drama a vostra scelta, mentre è IN ONDA durante l'anno 2022 e a commentare ( dove volete: Facebook, Instagram, Twitter, Tumbrl...dove ve pare insomma. ) settimana dopo settimana le puntate. mi sento una stronza XD
Dopo avervi devastato il fine anno con questa ultima Challenge, mi ritiro nelle mie stanze - a fare il quiz - augurandovi Buon Anno e ...Buon QUIZ! 😘
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Abilismo: un mix di abusi, ignoranza e pregiudizi
Ho deciso che devo assolutamente scriverci su qualcosa, che devo buttar fuori i pensieri altrimenti finirò risucchiata in questo vortice di emozioni negative senza fine.
Che io sia una rompiscatole, precisina che guarda al pelo nell’uovo, non c’è dubbio oramai; è anche vero però, e bisogna dirlo a chiare lettere, che una buona fetta della popolazione ritiene che il disabile sia una persona angelica, asessuata e soprattutto eternamente fanciulla.
Ah finalmente ora che l’ho messo nero su bianco senza troppi giri di parole - strano ma vero, per i miei standard -, posso sfogarmi senza alcuna vergogna. Perché a vergognarmi non devo essere io, ma la pochezza umana e la superficialità di taluna gente che, nonostante la professione che riveste, non ha alcuna idea di come rapportarsi all’altro cosiddetto “diverso” dalla norma.
Ognuno di noi è diverso, ma alcuni lo sono più di altri per la società in cui viviamo, e bisogna dirlo senza dover essere necessariamente politically correct di sto cavoletto 🙄. Ne ho fin sopra i capelli degli abusi di posizione, dei preconcetti sbagliati, dei pregiudizi che aleggiano nel tessuto sociale e, se appaio drastica, scontrosa e presuntuosa, beh me ne frego.
Ah sì, l’ho detto: me ne sbatto altamente perché la vita è mia e, se rivesti un ruolo qual è il medico, devi rispettarmi in quanto persona e non rapportarti a me fra atteggiamenti prevenuti e pietismo rarefatto come nebbia.
Ieri ho dovuto, passatemi il termine, subire una visita ginecologica con annesso pap test, prescrittomi non solo per l’età (dai 25 anni in su è raccomandabile farlo per la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero) ma anche per fare il punto della situazione considerando la mia vescica sempre più strafottente e anarchica; eppure la cosa più sconvolgente di tutte, non è stato l’esame, ma proprio l’atteggiamento della ginecologa in questione. Certo, simili visite non sono mai una passeggiata per nessuna, ma se davanti in quei momenti di panico e imbarazzo, ti ritrovi una professionista con la delicatezza di un elefante narcolettico e dai modi discutibili, beh il tutto si ingigantisce trasformandosi in un vero e proprio incubo ad occhi aperti.
A farla breve, la tipa in questione prima di visitarmi, com’è giusto che sia doveva compilare un’anamnesi dettagliata della mia persona; eppure nonostante io parli e a detta di molti anche con cognizione - dopo 26 anni di camici bianchi direi che ho una certa cultura -, la suddetta imperterrita si rivolgeva a mia madre che muta lasciava parlassi io al suo posto...che poi era il mio ma vabbè. Insomma sembrava di essere in una commedia alla Aldo, Giovanni e Giacomo, ma non tanto spiritosa come avrei desiderato.
Ad un certo punto le ho finanche fatto notare che parlo, ma penso che fra le due la minorata sensoriale e non solo, fosse lei 🤦🏻‍♀️.
Dopo questo assurdo teatrino, e fra vari aggiustamenti del caso su quel lettino infernale - ah l’essere curva mignon non aiuta -, ecco che arriva il momento topico, trasformatosi in un vero e proprio dramma un po’ troppo alla Hitchcock. In parole povere, per una brutta manovra mi ha lesionata fin troppo profondamente, dando però la causa alla “piaghetta” che sta lì indisturbata da sempre, ma vabbè 🙄.
Il top lo ha raggiunto invece quando, dopo avermi massacrata, con un sorriso attira sberle, mi guardata e mi ha fatto: “Dai però sei stata brava”.
Brava a far che?
A non mandarla a quel paese?
A non mandarla male a lei, alla sua maestria e al suo bagaglio di pregiudizi ingombranti?
Praticamente sto vivendo un secondo ciclo in neppure due settimane. Sono dolorante, stanca, esausta, mi sento come se mi fosse passata addosso un’intera mandria di bufali imbizzarriti e incazzata nera nel constatare che al giorno d’oggi esista ancora gente affetta da una simile ignoranza.
Perché sì, questo è un vero e proprio episodio di ignoranza pura, di discriminazione in quanto, tale professionista - e sono buona - ha deliberatamente ignorato le mie capacità comunicative e espressive in nome di un pregiudizio verso le persone con disabilità.
Ecco cos’è l’abilismo, e purtroppo nel 2020 ancora aleggia indisturbato nella società che continua a fare orecchie da mercante.
Io ho deciso però di non chinare più il capo, ma di denunciare certi episodi parlandone a più non posso, con chiunque viva o meno sulla propria pelle tali realtà. Solo così si può lottare contro i pregiudizi, smascherandoli a manetta, sempre e comunque senza alcuna vergogna.
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guelfoalexander · 5 years
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Ti odiamo
Proseguo il discorso iniziato qui, a proposito di una particolare configurazione umana che mi sta facendo assai riflettere, e con la quale sto avendo difficoltà a relazionarmi.
Ho già espresso il mio disappunto circa l'atteggiamento spiazzante dei disfattisti, anche se l'accezione del termine, per descrivere la persona con la quale mi sto confrontando e che sto facendo fatica a comprendere, è ben diversa da quella più comune: si tratta di un disfattismo subdolo, fatto di retorica, di mezze frasi, di etichette apposte in momenti di attrito: "sei..., sei ..., sei...", col senso incompiuto di rendere la mia opinione priva di valore, denigrando il mio ragionamento a priori. Ebbene, io ascolto, penso che in parte ha ragione questa persona, ci sono aspetti del mio carattere che sono da limare assolutamente, e poi no, altri proprio non c'entrano nulla - io sono l'esatto opposto di quello che descrive! La sua descrizione è strumentale, anzi sembra girare le carte in tavola, usando i propri limiti come fossero i miei e additandomi come l’eretico, “l’anormale”. Ho abominio di questa definizione pregiudizievole. E allora cerco, invano, di rappresentare il mio GAG-pensiero, nel tentativo di essere al contempo determinato, ma aperto a possibili revisioni del mio pensiero, come sempre è stato e sempre sarà. E in quel momento sento che la mia capacità di penetrazione verbale è ridotta, ridottissima. Non arrivo al cuore. Non arrivo là, dove voglio arrivare. C’è un muro di gomma.
"Ma chi te lo fa fare?" direte voi. Eh, il fatto sta che se per una persona ho nutrito anche solo per un istante rispetto e stima, se la persona ha colto il mio interesse, allora mi struggo, mi disfo e cerco di comprenderla, di dialogarci, di integrare il suo pensiero nel mio, perlomeno per provare empatia, e di raggiungere almeno una certa intesa, se non proprio una simbiosi. Cerco insomma, di andarci "d'accordo", cercando di andare oltre una superficiale conoscenza del suo pensiero, perché merita di essere valutata e valorizzata e io sono interessato e quindi dedico del tempo e delle energie. E se non ho successo una volta, ci riprovo e anche quando capita che mi dico “ma chi me lo fa fare?”, poi inevitabilmente mi ricordo che ho scelto io, e quindi insisto...
Ok, non dico di essere perfetto, ma m’impegno costantemente, ma se la deriva è forte, anche il miglior nuotatore affoga. 
Una cosa che mi viene spesso riproposta come mio “difetto”, è che non posso avere sempre ragione. Lo so, sembra assurdo, ma se non dici tutto quello che pensi, e pensi a tutto quello che dici, e soprattutto se dici solo cose che sai essere vere, è dura avere “torto”. Al massimo si può essere “inesatti”, o dire qualcosa che è “contrario all’opinione altrui”, ma generalmente è ben difficile che mi accada di dire cose che sono inequivocabilmente sbagliate. Anche se questo può sembrare un po’ presuntuoso (mi hanno paragonato a Fonzie), è il frutto di un sacco di legnate sui denti prese da persone che sapevano il fatto loro e che mi hanno fatto comprendere senza mezze misure come stanno le cose e come si sta al mondo, soprattutto nel periodo della mia adolescenza. Da allora ho quindi adottato la strategia della info-formazione, mi sono documentato e quando qualcosa non mi era chiaro, ho detto “non lo so, ma mi informo e ti dico”. Da qui, la nomea che “Ghibellini ha sempre ragione”. Certo, una buona dose di lungimiranza e una capacità analitica abbastanza allenata, mi hanno aiutato ad essere perspicace oltre la norma, ma credo che (mi perdonino i disfattisti) questo sia un pregio e non un difetto, e ne vado fiero.
Col tempo ho imparato però, mio malgrado, che effettivamente non posso avere sempre ragione. Nel senso che a volte devo concedere all’interlocutore il “beneficio del dubbio”, e qui mi accingo a spiegare il titolo del post precedente: il disfattista NON ti lascia il beneficio del dubbio. Anzi, alimortaccisua!, il dubbio lo usa come arma di distrazione di massa, e lo alimenta come un’aquila alimenterebbe la sua nidiata, gli serve per poterti affondare definitivamente prima che tu prenda di nuovo respiro, tra una bracciata e l’altra quando stai affogando nelle sue invettive (perché lo stratagemma n. 38 è quello più abusato).
Ormai sono arrivato al punto che ho timore a condividere il mio pensiero in presenza di certe persone, ad esporre la mia idea senza filtri, perché il disfattista è in agguato: quando meno me lo aspetto mi taglia le gambe, mi zittisce lo spirito, mi atrofizza l’entusiasmo, con una sagacia senza pari, da farsi veramente venire i sensi di colpa (”come ho fatto a non pensarci, sono proprio un mostro!”), perché - bisogna dirlo - il disfattista sa il fatto suo, sa dove colpirti e non ha bisogno di molte parole. Tu sei felice e lui, con semplicità e falsa ingenuità, ti rimprovera, ti ricorda che “no, tu non puoi essere felice, perché”. 
L’antitesi del motivatore: il disfattista è il de-motivatore per antonomasia. 
E se provi a difenderti, a dargli contro, la mania di persecuzione del disfattista lo metterà in grado di sentire da migliaia di miglia di distanza l’odore dell’errore logico, della mezza verità detta di fretta, della bugia detta a fin di bene, e della dimenticanza, perché il il disfattista ha una memoria eccezionale per tutto quello che riguarda te e non ricorda nulla che riguardi lui stesso: il disfattista ha un archivio di elefantiaca memoria, un bagaglio culturale superficiale, costruito con dovizia di particolari su quanto sentito nei telegiornali sensazionalisti e nei siti di fake-news, ma lui - ovviamente - “ha verificato le fonti”, lui. Il disfattista usa questa sua personalissima Difattistipedia per trovare l'errore per farti fare brutta figura, perché è di quelli che sono contenti del tuo malessere (che in Tedesco si direbbe “schadenfroh”), e ovviamente, è alimentato dal suo carattere pretenzioso, pratica metodicamente la ricerca dell'inganno altrui nei suoi confronti perché “non sono mica scemo, mi hai preso per scemo?”, con metodi e logica da inquisizione: "dato che sei una strega, ti mettiamo al rogo, tanto potrai salvarti", tralasciando il “dettaglio” che poi le supposte streghe tali non erano e morivano bruciate, ma almeno nel frattempo lo spettacolo goliardico era assicurato. 
Si diceva del fare pretenzioso, prepotente, egoista e vessatorio. Ebbene, quello che mi dispiace è che il disfattista  è mosso da intima cattiveria, è rancoroso, e nutre desiderio per una generica, qualsiasi rivincita, combatte per la sua personale rivalsa per tutti i torti che ha subito, si improvvisa regista della più epica ripicca, partecipa e vince lo speciale Master Chef per disfattisti per poter servire la sua vendetta su un piatto freddo, tra gli applausi della folla social.
Così alla fine, esausto, mi areno su una spiaggia di aridità emotiva, originata dalla mia felicità repressa, quella felicità che scaturirebbe dalla condivisione spontanea del momento, dal pensiero senza filtri, da una gioia momentanea, che invece è contrita dalla corteccia cerebrale indurita, incallita, direi anzi infallita, ormai infallibile, attentissima a non commettere errori, a cercare di non dare adito al disfattista, affinché egli non possa infierire.
Dopo tutto questo sproloquio, un raggio di sole: mi sono convinto che non tutto sia perduto!
La mia esperienza, finora, nonostante questo quadro poco edificante della persona che mi ha dato spunto per questo ragionamento, mi suggerisce che un antidoto c’è, anche se non sempre efficace: si tratta di un ottimismo ponderato, abbinato ad una sconfinata fiducia nel prossimo, ovviamente senza sfociare nell’ingenuità.
Io speriamo che me la cavo.
GAG
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Gatti: che animali meravigliosi!
Io davanti a un gatto qualsiasi mi sciolgo. Figuratevi davanti alle mie gatte, che ormai hanno una certa età, sono più che adulte, ma infondono una tenerezza che mi distrugge. Quindi via di bacini, carezze, vocine acute che distruggono le orecchie e nessuno sa da dove vengano fuori. Perfetto, questo è il mio normale rapporto con queste palle di pelo.
Il problema è che abito in campagna. L'altro problema è che le mie gatte vagano in un continuo dentro/fuori casa. Aggiungiamo anche che non sono le uniche inquiline del giardino, perché spesso e volentieri si vedono passeggiare con aria fiera e coda alzata altri gatti, soprattutto maschi. Le ovvie conseguenze sono incontri ravvicinati, con tanto di code e pelo gonfi e versi disumani (forse è meglio disgattani?). Quando sento queste fantastiche melodie il mio amore sconfinato per i miei animaletti mi spinge ad affrontare il nemico, di norma grande il triplo rispetto alle mie gatte femmine, per salvarle da dispute in cui come minimo parte un pezzo d'orecchio.
Ieri sera ho sentito il richiamo, il classico grido d'aiuto osceno, allora ho aperto la finestra per salvare la mia micetta. La situazione era quella di sempre: gattone enorme a un metro di distanza, micetta con coda di volpe e pelo *ho appena preso una scossa bella forte*. Micetta entra alla velocità della luce, ma il motivo della disputa non era semplice invasione territoriale, no signori, era un motivo ben più importante: furto. Sì, furto di preda, nello specifico topo o ratto non voglio saperlo, piuttosto ciccione. Ovviamente, non è necessario domandarsi chi fosse il detentore, pardon, la detentrice, della vittima. Certo, ormai avete capito. La mia gatta è entrata in casa senza che mi accorgessi di nulla con in bocca un topo grondante sangue. E fu subito scena del crimine. Urla disumane stavolta da parte mia, gatta che si sente protetta e consuma la preda in tutta tranquillità in vari punti (sopra un ripiano della libreria, sotto una cassapanca, sotto le poltrone e in generale in tutta la casa, giustamente). Immaginatevi tre donne schifate con tre scope che tentano di fare uscire una predatrice convinta. Brutta, bruttissima scena. Ovviamente, ho pulito io i vari percorsi con due paia di guanti per mano, spugne varie poi buttate, secchio poi accuratamente riempito di candeggina ecc. In tutto ciò, mia mamma sostiene di vivere una vita noiosa. Ma che coraggio!
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Questa è una foto di Londra. Non pensavo che mi potesse mancare così tanto un posto, la sua aria, il suo clima, perfino il suo cibo, le sue abitudini, le sue persone e tanto altro.
Non mi sento più io da quando sono tornata da Londra, a dire la verità non sono più io da quando è finita la scuola; aspettavo la fine della scuola per lanciarmi a capofitto in questa estate, consapevole che sarei stata da sola in questo mare estivo, che ti mette il magone perchè è l’ultimo anno e finiti gli esami devi pensare all’università.
Ho iniziato l’estate con la consapevolezza che sarei rimasta sola, un po’ tutti i miei amici sparsi in giro per motivazioni diverse e io qui in paese. Ho iniziato l’estate con tante parole di conforto da parte dei miei amici che dicevano che non sarebbe stata come la immaginavo io e che sarebbero stati con me nonostante la lontananza, e questo non si è avverato per la maggior parte dei casi, quindi ho iniziato l’estate con delle false speranze e delle parole di conforto alquanto superflui a cui non ho mai creduto, e nonostante non ci avessi mai creduto adesso fa male lo stesso vedere che era come dicevo io.
Ho fatto cose diverse da cui ero solita fare, esperienze nuove, ho conosciuto ragazzi nuovi, tutto questo senza pensarci più di tanto e senza importarmene abbastanza delle conseguenze. L’alcol è diventato il mio amico più fidato perchè mi permetteva di fare delle cose senza pensarci, senza avere quello stress addosso, quei pensieri che di norma si hanno. Ho fatto tante cose senza pensarci, senza pensare “e dopo?”, ho vissuto per un po’ con il “carpe diem”, non ti ricapita più. Non ho studiato per l’università.
Mia nonna mi ha lasciato prima di partire.
Sono partita per Londra, città bellissima che mi rimarrà impressa per sempre, anche nelle sue piccolezze. Mi rimarrà impressa per sempre anche la struttura, pessima, in cui sono stata, perchè è lì che ho conosciuto le migliori persone del mondo, che per 2 settimane hanno cercato di ascoltarmi e aiutarmi per quello che riuscivano a fare. Perfetti sconosciuti che in 2 settimane sono diventate persone importantissime per me e che adesso mi ritrovo a km di distanza. A Londra era tutto diverso, l’atmosfera era diversa, nessuno ti conosceva davvero e si basavano tutti sulle prime impressioni. A Londra potevi fare quello che volevi, era un posto in cui sono scappata quando qui era tutto confuso e non sapevo bene cosa stavo facendo. Londra è stata un rifugio, un posto sicuro, un luogo magico. Londra non la cambierei con niente al mondo.
Sono tornata da Londra e mi è caduto tutto addosso.
Ho fatto un casino, 10/08/19 e 14/08/19.
Se prima di Londra ero incasinata, confusa, dopo Londra sono tornata diversa, più incasinata se vogliamo ma comunque felice.
Ho superato il limite, ho trovato un ragazzo mentre ballavo, in spiaggia, all’1 di notte quasi. Abbiamo fatto tante cose quella notte. Non mi pento di niente.
Sul momento è tutto facile, non pensi al dopo e ti godi il momento.
Il dopo è stato un trauma: giudizi altrui, litigi, discussioni.
Ho chiuso definitivamente col mio ex, ci siamo litigati parecchio ma almeno ci siamo detti tutto quello che dovevamo dirci. Non so tra quanto torneremo a guardarci in faccia senza che lui provi schifo nei miei confronti, e non so quando tornerà qui su Tumblr, mi manca la sua presenza qui, mi sentivo meno sola..
Ho perso 2 mie amiche, una per volontà mia per cui non sto male, penso che sia importante fare una selezione e capire chi avere nella propria vita o meno. L’altra mia amica mi ha scaricata e non è stato bello, sono stata male quando è successo, mi sono rassegnata alle sue volontà.
Ho litigato con mia madre per l’Università.
Ho iniziato a studiare per l’Università.
Ho fatto mente locale e mi sono fatta un esame di coscienza, cercando di capire perchè tutto questo casino improvviso nella mia vita. Non mi sono subito data una risposta, è stato un processo durato una settimana in cui avrei voluto sotterrarmi, anche adesso vorrei, ma almeno sono riuscita a darmi una mezza spiegazione.
E sono qui, con l’incertezza sull’Università e ancora tanto studio da fare in 2 settimane; con 2 amiche andate via; con un ex che mi ricorderà sempre come una persona brutta; dei genitori preoccupati per l’università; e con me.
Con me che vorrei tornare a Londra, rivedere le persone che ho conosciuto là, entrare all’Università senza il bisogno di studiare, fare pace con me stessa e stare bene con me stessa, con me che vorrei uscire e conoscere nuove persone ma in realtà sono rimasta sola, e quando voglio uscire non posso perchè non ho nessuno per un motivo o per un altro.
E invece l’unica cosa che devo fare è studiare per l’Università.
Con tutto questo casino dentro.
Londra è stata un tramite, e la ringrazio, sempre.
Londra è stata magica e lo è anche adesso.
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