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#mosca lega
ginogirolimoni · 7 months
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Dopo le toghe rosse sono in arrivo le toghe mimetiche. Solo un elettore della Lega può prendere per buono l'argomento della "giustizia ad orologeria", soprattutto se ad indagare Vannacci è la Procura Militare (l'ispezione è stata avviata su ordine dello Stato Maggiore della Difesa) e non la Procura Civile.
I comunicati della Lega sembrano prodotti dalla Demenza Artificiale (DA), un programma informatico che seleziona l'argomento più stupido da contrapporre a qualsiasi tipo di accusa.
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Amore mio, è difficile da questo fondo, da questo finale, dire come mi manchi, come immenso tu sei nel mancare, adesso che mi sono persa fra masse dure, fra cinghie di buio pesto, senza divinità, senza la tua mano che tutto sorregge. Tu mi credi più forte, mi pensi in oro e argento, ma guarda l’orma che lascio, come di cagna, di passero stanco, di bruco, di mosca. Non vedi come mi spengo se non mi ami? Mi secco come una pianta. Amami ancora un poco, con cura, con tempo, con attesa. Amami come amano i forti spiriti, senza pretesa, con fuoco generoso, con festa, senza ragionamento. E scusa questo mio domandare ciò che si deve dare, questo avere bisogno, scusalo. Non è degno del patto che lega la rondine al suo volo, la rosa al suo profumo, il vino al suo colore, il tuo cuore al mio cuore.
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Mariangela Gualtieri
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giovaneanziano · 8 months
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Irama ma il pendolino alla Maurizio Mosca ti serve per i pronostici della Lega Pro?
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la-scigghiu · 11 months
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Amore mio, è difficile da questo fondo, da questo finale, dire come mi manchi, come immenso tu sei nel mancare, adesso che mi sono persa fra masse dure, fra cinghie di buio pesto, senza divinità, senza la tua mano che tutto sorregge. Tu mi credi più forte, mi pensi in oro e argento, ma guarda l’orma che lascio, come di cagna, di passero stanco, di bruco, di mosca. Non vedi come mi spengo se non mi ami? Mi secco come una pianta. Amami ancora un poco, con cura, con tempo, con attesa. Amami come amano i forti spiriti, senza pretesa, con fuoco generoso, con festa, senza ragionamento. E scusa questo mio domandare ciò che si deve dare, questo avere bisogno, scusalo. Non è degno del patto che lega la rondine al suo volo, la rosa al suo profumo, il vino al suo colore, il tuo cuore al mio cuore.....
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alephsblog · 5 months
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Ecco i servi di Putin: “L’ennesimo scandalo di un quadro politico italiano deteriorato e sottomesso in larghe sue componenti all’influenza di Mosca: le delegazioni di Fratelli d'Italia, Lega e Movimento 5 Stelle all'Eurocamera si sono astenute sul voto al testo relativo alla lotta alle interferenze russe nell'Ue. Tra gli italiani si sono invece schierati a favore gli eurodeputati di Forza Italia, Terzo Polo, Pd e Verdi. Guardando il voto dei gruppi europei, Ppe, Socialisti, Renew, Verdi e The Left (con qualche distinguo) hanno votato il testo. I conservatori di Ecr si sono schierati in gran parte a favore, tranne la delegazione italiana e parte degli spagnoli di Vox. Nel gruppo Id, oltre alla Lega si sono astenuti i lepenisti. Contrari al testo i tedeschi di AfD.”
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lamilanomagazine · 6 months
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La Camera boccia la mozione di sfiducia a Salvini. Domani il voto su Santanchè
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La Camera boccia la mozione di sfiducia a Salvini. Domani il voto su Santanchè. La Camera ha respinto, con 211 no e 129 sì, la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni, con primo firmatario il capogruppo di Azione Matteo Richetti, contro il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, per i rapporti della Lega con Russia Unita. Già in mattinata il vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa, aveva ricordato che «le parole di Salvini sono state chiare, nel momento in cui Putin aggredisce uno Stato è chiaro che non può più essere un alleato della Lega, partendo dal presupposto che i rapporti tra Salvini e Putin erano meno frequenti rispetto a quelli tra Putin e Calenda. Salvini ha detto “ci sono state delle elezioni, punto”. Poi la strumentalizzazione giornalistica nei confronti di Salvini è sempre propensa a farlo passare come quello che non è». "Dispiace che l'Aula debba perdere tempo per polemiche inutili e strumentali innescate dall'opposizione", aggiunge il Carroccio che risponde alle accuse ricordando gli accordi siglati in passato con Mosca da Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Enrico Letta e Carlo Calenda: “La guerra ha totalmente cambiato i giudizi e i rapporti politici con la Russia, che prima dell'invasione era un importante interlocutore di tutti i governi italiani”. Domani si vota per la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo Daniela Santanchè: «L’opposizione fa la sua parte rendendo più forte la maggioranza. Sono zero preoccupata: male non fare, paura non avere. Non ho sentito Meloni in queste ore ma la sento spesso e la vedo a ogni Consiglio dei ministri». Santanchè non si è presentata in Aula: già in Senato l'estate scorsa aveva presentato la sua difesa per le vicende giudiziarie legate alla società Visibilia. La scorsa settimana era invece presente, pochi giorni dopo lo scoppio dell'ennesimo caso, quello della presunta truffa all'Inps sulla Cig Covid: nel partito era calato il silenzio e più di qualcuno iniziava a parlare di dimissioni. Lei stessa ha specificato che in caso di rinvio a giudizio ci sarà una «valutazione per il bene del governo e del partito».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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confrontodemocratico · 7 months
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Il generale Vannacci sotto inchiesta per peculato e truffa: «Feste, cene e spese per la famiglia e la Bmw in Russia»
9 mila euro di danno erariale per un’auto. Il sospetto sulle cene mai fatte. E le autocertificazioni per moglie e figlie. Ma la Lega lo difende: «Giustizia ad orologeria» Il generale Roberto Vannacci è sotto inchiesta per peculato e truffa. Un’ispezione del ministero della Difesa sul periodo in cui ha ricoperto l’incarico di addetto militare a Mosca evidenza «criticità, anomalie e danni…
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agrpress-blog · 7 months
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In una solenne fiaccolata al Campidoglio, Roma ha unito politici, cittadini e delegazioni internazionali per commemorare Alexei Navalny, dissidente russo assassinato. Con centinaia di luci a illuminare la piazza, l'immagine del defunto è stata proiettata sul Palazzo Senatorio, con il messaggio "Ucciso ma non piegato" a permeare l'atmosfera. La partecipazione bipartisan ha evidenziato una straordinaria unione delle forze politiche italiane. Oltre un migliaio di persone, tra cui parlamentari, cittadini comuni e associazioni per la pace, hanno ricordato il dissidente con un minuto di silenzio. Delegazioni di tutti i partiti di maggioranza erano presenti, compresi rappresentanti del Pd, Lega, Fdi, Italia Viva, e i Cinquestelle. Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha sottolineato l'importanza del segnale di solidarietà contro regimi oppressivi. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha evidenziato chiare responsabilità politiche russe nella morte di Navalny, attribuendole al regime di Vladimir Putin. La dimensione internazionale dell'evento è stata enfatizzata dalla presenza di 35 Paesi e 27 ambasciate dell'UE, con ambasciatori di Stati Uniti, Belgio, Francia, e altri. Proposte significative sono emerse in piazza, inclusa l'idea di intitolare Via Gaeta, sede dell'ambasciata russa, ad Alexei Navalny. Il leader della Cisl, Luigi Sbarra, ha dichiarato che le idee di Navalny continueranno a vivere nella lotta per la libertà, democrazia e pace. Sbarra ha evidenziato la morte del coraggioso dissidente come una rivelazione del regime tirannico di Mosca, sottolineando il pericolo che il Cremlino rappresenta per l'intera Europa. GUARDA LE FOTO
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valeriozannoni · 8 months
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Lavrov, 'uno Stato palestinese per ottenere la pace'
Creare “uno Stato palestinese che, come previsto dalle decisioni dell’Onu, viva fianco a fianco con Israele”, è la via per risolvere la crisi in Medio Oriente, ma con la loro “politica distruttiva” gli Usa cercano di impedirlo.     Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov incontrando a Mosca il segretario generale della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit. Lo riferiscono le agenzie…
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giancarlonicoli · 1 year
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6 giu 2023 17:38
“DALLA ‘VERITÀ’ UNA BALLA SESQUIPEDALE” – GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE RISPONDONO ALLE RIVELAZIONI DI GIACOMO AMADORI, CHE HA SMONTATO LO SCOOP DELL’ESPRESSO SUL CASO METROPOL: “LA TRATTATIVA C’È STATA DAVVERO, COME DIMOSTRANO L’AUDIO E I DOCUMENTI PUBBLICATI” – “PERCHÉ SAVOINI CERCAVA IN AUTONOMIA DI CONVINCERE GAZPROM A PARTECIPARE ALL’OPERAZIONE? TRAMAVA CONTRO SÉ STESSO?” – “LA PRESENZA DELL’AGENTE DELL’FSB È L’ULTERIORE CONFERMA CHE QUELLA RIUNIONE NON ERA UN INCONTRO CASUALE. QUESTA OPERAZIONE LEGHISTA HA UN UNICO OBIETTIVO: CANCELLARE RICORDI MOSCOVITI IMBARAZZANTI PER L’ATTUALE VICEPREMIER SALVINI…” -
Estratto dell’articolo di Giovanni Tizian e Stefano Vergine per www.editorialedomani.it
«Bufala». «Falso scoop». «Macchinazione». Negli ultimi giorni la Lega e alcuni suoi dirigenti apicali hanno descritto così il caso Metropol, la vicenda svelata per la prima volta da chi scrive nel febbraio del 2019 sull’Espresso, ossia la trattativa avvenuto nell’omonimo hotel di Mosca il 18 ottobre 2018 alla quale aveva partecipato il fedelissimo di Matteo Salvini, Gianluca Savoini, con l’obiettivo di ottenere dai russi un finanziamento per la campagna elettorale per le europee.
«Una simpatica manovra per creare a tavolino una menzogna per infangare Salvini», l’ha definita ad esempio il senatore leghista Claudio Borghi. Il Carroccio è talmente infuriato da aver annunciato una denuncia in procura (l’ennesima, per la verità, le precedenti le ha perse tutte) e ha chiesto che sia anche il Copasir, il Comitato parlamentare che controlla l’attività dei servizi segreti, a occuparsi del caso.
«Oltre a quello che appare come un agente provocatore dell’Espresso che cercava in tutti i modi di incastrare la Lega in accordo con un amico giornalista, al tavolo ci sarebbero stati anche uomini dei servizi segreti stranieri», ha infatti scritto il partito di Salvini in un comunicato stampa. Ma di che cosa stiamo parlando? Che cosa ha scatenato la reazione leghista?
CACCIA ALLE FONTI
Tutto è nato da una serie di articoli pubblicati tra sabato e domenica dal giornale La Verità. Leggendo le carte dell’inchiesta condotta dalla procura di Milano sulla trattativa del Metropol, il quotidiano ha messo in evidenza due fatti.
Primo: uno di noi è stato in contatto più volte con Gianluca Meranda, uno dei tre italiani che hanno partecipato alla trattativa, e ha viaggiato insieme a lui sullo stesso aereo diretto a Mosca il giorno prima del famoso meeting nella capitale russa (sullo stesso volo, l’unico, c’era anche l’allora ministro Salvini, dettaglio sfuggito al quotidiano diretto da Maurizio Belpietro).
Secondo: al tavolo dell’hotel moscovita quella mattina del 18 ottobre 2018 c’era anche un agente dell’Fsb, i servizi segreti russi. Da qui la conclusione del quotidiano: poiché Meranda, oltre a essere un massone era anche la “talpa”, saremmo stati noi, insieme a lui, a costruire ad arte una notizia che in realtà non esisteva, vale a dire la trattativa per finanziare la Lega con soldi russi.
Una balla sesquipedale, visto che la trattativa c’è stata davvero, come dimostrano l’audio e i documenti pubblicati. E come ha certificato il tribunale di Milano, secondo cui l’obiettivo della trattativa era proprio quello «di finanziare illecitamente il partito Lega, grazie ai rapporti che Savoini, presidente dell’associazione culturale Lombardia-Russia, aveva saputo tessere con influenti personaggi del mondo politico, economico, culturale russo».
[…] nei vari articoli citati dal partito non viene mai ricordato un fatto: il ruolo attivo di Savoini nel negoziato. Partiamo da una premessa. […] Ci sentiamo […] in dovere di fare chiarezza su alcuni punti. La Lega si dice scandalizzata per il fatto che dei cronisti abbiano incontrato e sentito più volte […] uno degli italiani presenti al tavolo. Quale sarebbe l’anomalia non è chiaro: il cronista segue una storia e cerca di verificarla con tutte le persone coinvolte.
Sulla trattativa per finanziare la Lega con soldi russi abbiamo lavorato per mesi. Avevamo saputo che […] il 18 ottobre 2018 ci sarebbe stata una riunione importante all’hotel Metropol di Mosca, alla quale avrebbe partecipato Savoini, ex portavoce di Salvini e suo delegato per gli affari russi.
Quale occasione migliore per verificare la veridicità delle informazioni raccolte fino ad allora? Se davvero al Metropol avessimo visto Savoini trattare con dei russi, sarebbe stata una conferma utile. L’audio della riunione e le parole di Savoini hanno ulteriormente fortificato le nostre già solide prove.
Vale la pena ricordare l’introduzione politica fatta da Savoini – e non da Meranda – all’inizio della riunione: «Il prossimo maggio ci saranno le elezioni europee. Vogliamo cambiare l’Europa, una nuova Europa deve essere vicina alla Russia...questo è solo quello che voglio dire sulla situazione politica. Ora voglio che i nostri partner tecnici continuino questa discussione». Da qui iniziava la discussione sui dettagli dell’operazione commerciale e di finanziamento.
Non c’è solo il Metropol però che fa capire quanto Savoini fosse parte attiva nella gestione dell’affare. Si tratta di un’interlocuzione con il colosso energetico russo Gazprom. Agli atti dell’inchiesta di Milano è citata una mail inviata a Savoini, definita dallo stesso «la risposta di Gazprom», datata 1° febbraio 2019 a firma del vicedirettore del Reparto logistica, Anatolii Moiseevich Cerner: il manager scriveva «che la società non era interessata a intraprendere un rapporto commerciale con EURO IB (banca d’affari legata a Meranda, ndr) a causa sia del prezzo di vendita che risulterebbe eccessivamente basso rispetto ai valori di mercato che delle perplessità sull’esperienza e competenza operativa di EURO IB nello specifico settore petrolifero».
Non solo: per cercare di convincere Gazprom a prendere parte all’affare, nei giorni seguenti, Savoini scriveva a Dmitry Vadimovich Bakatin, «azionista di riferimento del gruppo Sputnik (holding dell’omonima rete di siti informativi controllati dal Cremlino, n), con pregresse cariche in aziende di stato russe tra cui Gazprom Media Holding Jsc».
Bakatin «si impegnava a intercedere presso il ceo (amministratore delegato, ndr) di Gazprom», è scritto negli atti dell’inchiesta di Milano.
La demenziale ipotesi cavalcata dagli uomini di Salvini in parlamento e nei giornali governativi (una trattativa creata ad arte dall’Espresso e da Meranda) perché Savoini cercava in autonomia di convincere Gazprom a partecipare all’operazione? Savoini forse tramava contro sé stesso?
E come spiega il partito le 40 riunioni tra aprile e luglio documentate dalla Guardia di finanza propedeutiche all’affare leghista? Tra i russi della trattativa, annotano i finanzieri, c’erano anche «Ilya Yakunin (presente al Metropol e legato a un avvocato – politico di Russia Unita, il partito di Putin) Aleksandr Dugin e Andrei Kharchenko «in qualità di rappresentanti di alti esponenti dell’establishment russo, i quali si sarebbero impegnati a favorire la conclusione dell’operazione sia con lo scopo di assicurare un sostegno finanziario al partito italiano Lega Salvini premier sia in vista di una remunerazione economica promessa loro».
L’OMBRA DI DUGIN
Ecco dunque spiegata la presenza al tavolo del Metropol di Andrei Kharchenko, agente dei servizi segreti russi nonché collaboratore del filosofo sovranista e ortodosso Dugin. La notizia rilanciata con grande enfasi dalla Lega era già uscita sull’Espresso quasi due anni fa: secondo il partito sarebbe la prova che quello del Metropol è stato un complotto. In realtà è l’ulteriore conferma che quella riunione non era un incontro casuale fra tre russi e tre italiani, come aveva dichiarato inizialmente Savoini (prima della pubblicazione dell’audio), ma un meeting a cui erano presenti di sicuro un agente dei servizi russi e lui, l’ex portavoce di Salvini.
Kharchenko è molto legato Dugin, che i giornali di destra e lo stesso Savoini conoscono molto bene […]. Il fatto che il russo Kharchenko fosse seduto con Savoini al tavolo del Metropol certifica che all’incontro hanno preso parte figure di primo piano del cerchio di potere di Putin. La spia russa ha viaggiato spesso con il filosofo idolo dei sovranisti, italiani e europei.
[…] Dunque i rapporti tra Savoini, Dugin e Kharchenko sono nati ben prima che l’avvocato italiano Meranda entrasse in scena. Uno degli ultimi incontri tra Savoini e Dugin risale a un convegno del giugno 2019. In quell’occasione l’intellettuale putiniano ha detto di conoscere Salvini «personalmente, credo che sia il miglior leader dell’Europa nuova, è l’uomo del futuro».
Al suo fianco, nonostante il caso Metropol deflagrato, un Savoini sorridente. Nonostante tutti questi fatti, la Lega ora sostiene che Savoini sia la vittima di un grande complotto ordito da giornalisti e faccendieri. Ma la verità, come scrive il tribunale e sanno anche nel governo, è che la trattativa c’è stata. E questa operazione leghista ha un unico obiettivo: cancellare ricordi moscoviti imbarazzanti per l’attuale vicepremier Salvini. (1. continua)
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gcorvetti · 1 year
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Nuovo mese.
Lasciando il fatto che Aprile dovrebbe essere il mese della rinascita e quindi del bel tempo, diciamo così, qua invece nevica, siamo a zero gradi e non accenna al cambiamento. A parte il meteo che è relativo ma visto che è così da metà Ottobre mi sono anche un pò stufato e mi piacerebbe anche andare in giro in bicicletta. Sono un paio di giorni che vedo post su FB di lamentela che le IA, penso sia solo chatGPT, sono state (o è stata) bannate in Italia, beh si vede che a qualcuno dei piani alti non piacciono, ma c'è una sorta di paura che non potranno essere usate dagli italiani, ognuno fa quello che vuole ma onestamente dopo il tizio che c'ha scritto un libro e lo sta vendendo su Amazon, lo dice tranquillamente che è fatto dall'IA, fino a chi usa Blender sono tutti infuriati per sta cosa, cos'è vi eravate già privati del vostro cervello? Oppure non ne avete e dovete chiedere l'aiutino? Non vi nascondo che un aiutino lo avrei cercato anche io, un buon marketing per i miei prodotti e vivendo all'estero potrei anche farlo, ma quel giorno di non tanto tempo fa mi sono poi interrogato su alcune questioni tipo : Ma se l'AI mi dice che si va bè questo quello ma devo fare una campagna pubblicitaria da 10k? Oppure, mi avrebbe dato un risultato complesso che per metterlo in atto avrei dovuto rinunciare alla mia vita o una cosa del genere? Allora decisi di non usare l'AI per una cosa del genere e andare avanti con la mia testa, anche male ma usando la farina del mio sacco, come si suol dire.
Leggo poi nelle notizie che in Finlandia è salita la destra, come in Italia, come in parecchi paesi Europei, scommetto che c'è dietro lo zampino dello zio Sam, come in da noi quando c'era il partito comunista gli yankee si sono sempre messi di traverso nonostante un paio di volte la sinistra aveva vinto e hanno fatto di tutto per annullare le elezioni, sappiamo ora tutti che il PCI prendeva denaro da Mosca, di sicuro loro lo sapevano anche all'epoca, fatto sta che sono maestri in queste cose, destabilizzare un paese e se è necessario colpo di stato. Ci sono anche qua, in Estonia, quelli di destra si chiamiamoli tranquillamente neo-nazi, i politici in parlamento sono un pò più moderati perché non è tempo di olio di ricino, ma ricordo anni fa che dicevano la stessa cosa della Lega "prima gli Estoni", giustamente, a loro penso che faccia comodo il servilismo di un paese piccolo nei confronti di una potenza come gli USA, però non sanno che un giorno arriverà il conto, male che vada dovranno pagare a libitum per sempre.
In questi giorni ho anche cazzeggiato un pò in rete, senza nessuna meta, ho visto più di un video, almeno una ventina, di persone comuni che si lamentano del governo centrale Europeo, che sono stufi di questa guerra che nessuno voleva ma che alla fine è già passato più di un anno, e di come debbano pagarne le conseguenze (indirette) ma solo noi. Sono convinto (si lo so è brutta sta cosa) che gli yankee ci hanno voluto punire e per vendicarci dovremmo mandarli a fare in culo, proprio così, ma prima bisognerebbe far finire sta guerra poi dirgli :"Avete voluto l'ennesima guerra nel nostro territorio, adesso andatevene via siamo stufi". Leggevo che il famoso mondo occidentale che tanto i russi stanno odiando, per propaganda, altro non è che gli USA, of course, l'Europa e l'Australia, e il resto del mondo? I paesi asiatici, quelli africani? Beh i sud americani non penso siano in linea con quelli del nord; quindi in realtà che mondo stiamo difendendo? Un mondo occidentale che è al collasso? La Cina, che è la vera potenza mondiale, vuole chiudere questo capitolo della storia facendo si che l'economia mondiale non sia più nelle mani degli americani, ma loro, questo potrebbe fare partire una guerra fredda senza fine, ma se la Cina si unisce alla Russia sono cavoli amari. Non lo scrivo perché simpatizzo per l'oriente, ma semplicemente perché sono realista e una cosa del genere potrebbe capitare.
Concludo che mi è venuta fame, in tutto questo sono sempre al palo e non ne vedo la fine.
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crossroad1960 · 2 years
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I bieloitaliani guerrapiattisti🤡
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DEMOCRAZIA, GUERRA E BOLLETTE. SERATA DA NON PERDERE AL MAGNANI: ANTONIO CAPRARICA INTERVISTATO DA LUCA SOMMI 🎙️“Democrazia, guerra e bollette: un grande testimone in viaggio tra 🇬🇧 e 🇮🇹” 🗓️ Lunedì 12 dicembre 📍 Teatro Magnani Fidenza ⏰ ore 20.45 🆓 INGRESSO GRATUITO ℹ️ Per info: ☎️ 345 937 4728 📩 [email protected] Una serata imperdibile al Teatro Magnani, con un grande testimone in viaggio da una vita tra Regno Unito e Italia: il 12 dicembre salirà sul palco il giornalista Antonio Caprarica, volto notissimo della tv, saggista e opinionista nei più importanti programmi di approfondimento, a lungo inviato della Rai nelle piazze più calde del mondo: Mosca, Kabul, Bagdad, Gerusalemme, Parigi e la sua amatissima Londra. 👌 UN INTERVISTATORE D'ECCEZIONE Caprarica sarà intervistato da un’altra firma di punta del giornalismo italiano, Luca Sommi, penna del Fatto Quotidiano e conduttore, insieme a Marco Travaglio e Andrea Scanzi, del talk Accordi & Disaccordi. GUERRA, BOLLETTE E DEMOCRAZIA Il tema di questo incontro con Caprarica è dedicato assolutamente all’attualità, quella che è entrata nelle case e nelle imprese di milioni di tutti gli italiani e degli europei dopo l’invasione dell’Ucraina 🇺🇦 scatenata da Putin. Per questo il titolo scelto con Antonio esplorerà l’intreccio profondo, drammatico ma anche resistente che lega “Democrazia, guerra e bollette”. (presso Fidenza, Italy) https://www.instagram.com/p/Cl-3kdSNdsi/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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captainmutsumi-blog · 2 years
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Varvara ha gli occhi più belli del quartiere. Hanno la forma affilata dell’Asia, ma il colore screziato del cielo, e ciglia così lunghe e folte da ripararle gli zigomi in caso di pioggia. Sua sorella inizia ad assomigliarle a quattordici anni: se ne accorge dallo schiocco di lingua contro il palato che sa di contrito, al supermercato sotto casa, in cassa sta rovistando tra gli smalti in offerta e non trova quello nero. Lega i capelli altissimi come lei, ha la postura dritta e col bacino leggermente inclinato in avanti come lei, a quattordici anni è già alta quanto lei, ma a differenza sua già rifiuta di indossare il reggiseno e si lascia guardare il petto dal figlio carino del proprietario dell’alimentari. Varvara ha sedici anni e nasconde la paghetta mensile tra il materasso e la rete del letto, compra solo le sigarette e le lamette per depilarsi.
“Ti serve davvero tutta quella roba?”
Smalto, lamette, crema per il corpo, un paio di mutandine nuove in cotone, colluttorio. Le sigarette finirà per rubarle a lei. I soldi della paghetta sono già andati. Innessa è così certa dei suoi acquisti che la scaccia via con la mano come se ronzasse una mosca fastidiosa, poi usa quella stessa mano per salutare il figlio del proprietario, che le regala metà delle cose.
“È che oggi Jackie dorme da noi.”
Lo stereotipo che descrive i secondi figli come degli svitati è vero. Innessa è un gran casino. Varvara è costretta a ficcare la testa sotto al cuscino per non ascoltare i gemiti di sua sorella quattordicenne mentre perde la verginità con la figlia dei vicini, che si è rasata tutti i capelli e pretende di essere trattata come un maschio. Jackie è un nome del cazzo. Se sua madre e Pavel non fossero troppo impegnati a giocarsi gli ultimi spicci ai grattavinci ora non starebbe a lei dirle che scopare con una ragazza non le fa buona pubblicità in giro, e che forse è l’occasione adatta per non crearsi una pessima reputazione come quella che hanno tutte le donne della famiglia.
“Ma Jackie non è una femmina,” Innessa lo dice accendendosi una sigaretta con quell’atteggiamento da mocciosa che pensa di essere già grande, “E comunque sono sempre figlia di nostra madre. Prenditela con lei se sono una troia.”
Le cinque dita stampate sulla guancia la fanno piangere per due ore sull’altalena nel parchetto desolato del quartiere. Varvara le compra un accendino coi fiori rosa per farsi perdonare, ma quando Innessa rientra in casa non è sola, accanto a lei c’è il figlio del proprietario del supermercato. Ha ventidue anni e gli manca un dente nell’arcata inferiore. Improvvisamente le dà il voltastomaco.
“Che ci fa lui qui?”
“Vieni a guardarci già che ci sei, no?”
Non ha bisogno di infilare la testa sotto al cuscino, stavolta gli unici gemiti che rimbombano oltre la parete hanno timbro maschile e durano due minuti. I sensi di colpa le fanno vomitare la solita brodaglia di patate e barbabietole che Innessa le infila sotto al muso pensando di aver preparato il piatto del secolo. Non ne parlano mai, due giorni dopo tornano a litigare sul marciapiede sotto casa su chi deve rubare le sigarette a Pavel perché hanno finito i soldi. Perde Innessa. Pavel ronfa talmente tanto, rincoglionito dal suo stesso tanfo di alcol scadente, che nell’operazione riesce pure a sfilargli cinquecento rubli.
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“Di cosa ti vergogni? Sono tua sorella, ti ho vista nuda più volte di quante non avrei voluto. Mi incurisisce. Dai, Vara. Dai. Dai. Dai. Smettila di essere così timida. Dai. Vara.”
Ha incontrato Natalya all’università. Sono bastate un paio di settimane per diventare amiche e far scoprire a Varvara il mucchio di soldi che si guadagnano allo strip club. Altrettante settimane sono bastate per imparare le basi della pole dance e arrampicarsi su un palo l’ha aiutata a spostare i suoi risparmi in un conto bancario, più sicuro delle molle del letto. Innessa ha diciassette anni e vuole vederla all’opera, ché non ci crede che una perfettina come sua sorella maggiore possa spogliarsi davanti a fior di uomini allupati. Non smette di vivere la vita come se fosse un gioco. Al liceo i suoi voti sono disastrosi, è stata sospesa perché ha picchiato la ragazza di un tipo con cui è andata a letto (“è stata lei a minacciarmi per prima”), continua a spendere i soldi in sigarette, smalti ed è passata alle strisce depilatorie. Più volte Varvara ha provato a convincerla dell’importanza della scuola e del risparmio, ma in tutta risposta s’è beccata un bacio sulla guancia, “Lo so, ti voglio bene, ma sono stupida”. Quando Natalya apre la porta del suo monolocale minuscolo, in cui l’unico dettaglio sfavillante che troneggia è il palo da pole dance nel bel mezzo del salotto, Varvara si pente di essersi fatta convincere dallo sguardo stranamente dolce di Innessa, che trascorre la prima mezzora con gli occhi spalancati sul culo della sua amica. Un santo invisibile la trattiene dal fare una scenata quando la vede balzare in piedi e chiede di poter provare anche lei, almeno il Fire man, “sembra divertente, andiamo, Nat.”
Varvara detesta la facilità con cui si appropria dello spazio. Al tempo stesso, quando Innessa non s’impegna per metterla in imbarazzo, sa essere anche carina. Anche se non vorrebbe, vedendola frignare perché non capisce dove mettere le mani, un po’ si diverte. E non appena riesce ad arrampicarsi fino a su, cogliendo il gioco alternato dei piedi senza far eccessivamente leva sulle braccia, scatta ritta per applaudirne il traguardo. Eccelle sempre negli sport, difatti ora ha il sorriso trionfante della conquista, si destreggia sul palo come se lo facesse da tutta la vita, Natalya l’adora, urla al prodigio.
“Perché non provi a farti una serata da noi?”
“Io?”
Questi sono i momenti in cui Varvara ama essere la sorella maggiore, perché Innessa cerca nel suo sguardo il consenso di accettare.
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Nella prima serata, Varvara guarda sua sorella minorenne intascare più mance di chiunque altro abbia mai solcato lo squallido palco del Carrousel. La sera stessa, entrambe ubriache, corrono a tatuarsi la follia di quel venerdì sulla pelle. Il lunedì Innessa molla la scuola, dice che ha trovato la sua strada. Strada? Spogliarti sarebbe la tua strada? No, i soldi lo sono, sono la strada di tutti, pure la tua, anche se fai finta di essere migliore di chiunque altro. Le cinque dita che Varvara le stampa sulla guancia non la esiliano in lacrime nel parchetto, bensì a casa di Natalya, da cui verrà trascinata via per i capelli tre giorni dopo. Innessa, mamma mia che imbarazzo.
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“Mi devi sostituire al locale, devo finire la tesi.”
“Non ti interessa dei miei impegni?”
“Andare al luna park con Ivan non è così importante.”
Sebbene ormai abbia ventidue anni, Varvara ancora non si fida del tono ragionevole con cui Innessa maschera le sue intenzioni. E il fatto che abbia sparato l’unico nome maschile di cui avesse memoria e lei non abbia detto nulla, con tutta la probabilità che abbia errato, la fa insospettire circa la serietà dei suoi impegni. Innessa non ha mai vissuto una vita di responsabilità, Varvara sbaglia a fare affidamento sui suoi occhi spenti.
“E per quanto dovrei fare gli straordinari?”
“Una settimana. Per favore?”
In quella settimana un paio di coreani dall’aria abbottonata diventano abituali del Carousel. Uno in particolare incarna il gossip principale delle ragazze per la sua richiesta insolita di avere quella più alta negli spettacoli privati. Varvara non c’è, tocca a Innessa. Gliene parla come un bell’uomo che non mastica bene il russo, ma il secondo giorno torna a casa con un mazzo di rose, il terzo con una collana di rubini ed è già diventato l’uomo più incantevole del mondo, il quarto sostituisce la pelliccia di visone della nonna che si litigano per le occasioni speciali con una nuova di zecca, “Puoi prenderti quella quando vuoi.”
“Non ti dovresti fidare di uno sconosciuto che ti regala tutte queste cose e nemmeno ti scopa.”
“Sei solo invidiosa. Se ci fossi stata tu non avresti fatto troppe storie.”
Varvara guarda con preoccupazione la vanità di sua sorella, accecata dallo sfavillio delle pietre che le pendono dal collo. Il decimo giorno, uno smeraldo è avvinghiato all’indice, precede la voce eccitata di Innessa, “Mi ha chiesto di sposarmi!”
“Cosa?”
“Hai sentito bene. Mi sposo!”
È impossibile prendere sul serio una come sua sorella, ma col passare dei giorni l’armadio si riempie di vestiti, aumenta il tempo che Innessa trascorre nella sola, pura contemplazione di se stessa, persino il modo con cui pronuncia alcune parole è cambiato, misurando la gestualità esagerata, sciogliendo più spesso i capelli, indossa le scarpe col tacco anche al di fuori del Carousel.
“Quel portafogli costa più dell’affitto.”
“Lo so!”
“Ma hai sempre detto che spendere troppo per un portafogli è un controsenso.”
“E tu hai sempre detto che si tratta di un ragionamento stupido, quindi qual è il problema, Vara?”
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Varvara ha gli occhi più belli del quartiere, ma per la prima volta accarezzano la figura ingombrante di Innessa sporcati dall’invidia, si addensano definitivamente di rabbia mentre afferra la mano a Byunghun, l’uomo dei sogni nel suo completo Armani e la colonia che promette il paradiso. Si stringe Innessa al petto come se incarnasse la donna ideale e finalmente lui l’avesse trovata in una bettola a San Pietroburgo, guarda te la casualità del destino, e lei gli carezza il polso come se non stesse tastando quei quarantamila dollari di Rolex che tanto le fanno gola. È una scena patetica. E si sente patetica Varvara che fa sfoggio della sua intelligenza per ammaliare l’uomo di sua sorella, gli mostra i successi universitari, tira in fuori il petto, parla di filosofia, ma tace quando Innessa, con un’unica sferzata velenosa, la ammonisce: “Smettila di fare la troia.” Persino il cameriere, le sta versando da bere, per un momento trattiene il fiato. Varvara, in quel momento, vede Byunghun innamorarsi di Innessa. Pensa che solo un uomo cattivo può innamorarsi di una donna che calpesterebbe sua sorella per i soldi. Di una donna stupida, insignificante, cattiva come lui, che prende la vita poco sul serio. Deve essere un uomo cattivo, un uomo che non ha rispetto per il genere femminile, probabilmente un uomo pericoloso. Innessa farà una brutta fine. Se lo ripete sulle labbra fino a quando non ne deforma il suono, ma non ci crede nemmeno lei: la verità è che Innessa ha preso il suo posto, quando Varvara impegnava il suo tempo per uno scopo più dignitoso del rotolarsi tra le lenzuola con qualche sconosciuto di merda. E ha intenzione di stare da Natalya tutto il tempo che occorre, ha già in mente di tirar fuori il borsone e ficcarci la vecchia pelliccia di montone di sua nonna, ma quando entra nella loro stanza è Innessa quella che sta preparando i bagagli.
“Cosa stai facendo?”
Innessa non la guarda, è veloce nei movimenti, infila collane d’oro nel fondo della borsa come se fossero calzini. “Stasera parto per Seoul.”
Quello che Varvara non capisce è come Byunghun possa essere cieco alla brama che infuoca gli occhi di sua sorella. È accecato dalla sua bellezza? Ma se così fosse, lei non è forse più bella? “Non dirai sul serio.” Innessa non risponde. “Non stai dicendo sul serio.” Si porta via persino la lattina di birra vuota che hanno rubato per il design carino del birreficio. “Innessa, mi guardi?” È il turno del CD di Alla Pugacheva. “Non puoi andare dall’altra parte del mondo con uno sconosciuto, cazzo! Innessa! E se fosse un trafficante di organi o di ragazze?” I polpastrelli di Varvara scottano quando si avvinghiano alle braccia di sua sorella, ma in tutta risposta si vede respingere dall’oblio degli occhi vitrei di Innessa. Ha labbra così ostili che a vederle adesso sembra non abbiano le abbiano mai dedicato un sorriso, e pugni talmente serrati che rischia di ferirsi i palmi delle mani. La voce di Varvara trema, ha paura di sfidare un silenzio che sembra più confortante della risposta incagliata tra le ciglia di sua sorella. “Mi vuoi lasciare qui?”
Innessa non distoglie lo sguardo quando chiude la zip del borsone. È fluida, come se avesse ripassato quella scena mille volte prima di renderla reale. “Goditi i risultati di cui ti sei vantata tanto col mio uomo. Perché vuoi venire con una sciocca come me, se Byunghun è così pericoloso?”
“Non mi puoi lasciare con mamma e Pavel.”
“Indovina? Posso.” Innessa inforca il borsone sulla spalla, “E lo sto facendo.”
Quello è il primo pianto di tutta la sua vita. Varvara singhiozza come una ragazzina, i suoi ventiquattro anni sembrano una bugia, prova ad afferrarle un braccio ma viene rifiutata. “Ti prego.” Adesso è questa la parola che perde di significato, tante sono le volte che la ripete. “Innessa, non mi puoi lasciare qui.” La segue per il corridoio, di nuovo sua sorella si districa dalla sua presa, non la guarda in faccia. “Perché fai così? Perché adesso mi odi? Innessa!”
“Smettila di seguirmi!” Innessa punta i piedi sul ciglio della porta, la mano appoggiata allo stipite, la voce alta riecheggia nel piccolo salotto dell’appartamento. “Mi hai sempre vista come una troia buonanulla e adesso vuoi prenderti i frutti dell’unica cosa che ho sempre saputo fare bene, Vara? Non ti porto con me perché non te lo meriti. Rimarresti in Russia con o senza di me. E io non posso rischiare di essere privata della mia fortuna perché tu sei una stronza che ha sempre avuto troppa dignità per vivere come ho vissuto io.”
Varvara non riconosce Innessa, e non perché lei sia sempre stata buona, ma perché con lei non è mai stata cattiva. “Io mi spoglio proprio come fai tu.”
“Già, tu ti spogli.” Innessa le spinge il dito contro al petto. “Ma lo fai come se la tua fica valesse più della mia e di quella delle altre ragazze. Beh, come vedi non vale un cazzo, perché Byunghun vuole solo me a Seoul, e io non sprecherò la mia opportunità per te.”
Varvara si stringe la sua stessa mano contro il cuore, le guance sono zuppe. Innessa non può abbandonarla nella miseria. Semplicemente, non può farlo. “Sono tua sorella. Ti voglio bene. Avevamo—”
“Io sono più importante di qualsiasi altra cosa, anche del bene che ti voglio.” Innessa le schiaffeggia via le dita. “Mi metterò sempre al primo posto.”
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Il primo momento più bello della vita di Varvara è quando vince la borsa di studio per la facoltà di veterinaria a San Pietroburgo. Il suo secondo momento più bello è quando sua sorella Innessa spende la paghetta di un mese per un boquet di tulipani da regalarle e le dice Congratulazioni, almeno ce ne andremo via insieme.
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alephsblog · 6 months
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