#scampolo
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Vicini, Solo per poco, Ci ha posto L’universo
Assegnandoci Con parsimonia Uno scampolo di tempo Sul quale ricamare Una misera manciata Di momenti vissuti Insieme
Una matassa di seta Con cui tessere Il drappo incompiuto Della nostra storia
E un filo infinito Che ora unisce me a te. Dovunque sei.
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So dove stare...
... Me l’ha insegnato la vita. Il posto migliore - nella vita degli altri - è sempre in qualche angolo di anima, all’ombra, dove è più semplice guardare senza essere visti. Quell’esserci silenzioso che non prevede la ribalta. Quel frammento di cuore a ritmo cadenzato che batte a tempo delle emozioni. So stare nel verso di una canzone, in uno scampolo di cielo al tramonto, in quello stralcio di conversazione che porta a me e fa nascere sorrisi di ricordo… So rimanere attaccata alla pelle senza per forza stringere in abbracci a morsa d’aria. Ho imparato che in quegli spazi di ombre risiedono i mondi segreti delle persone: i desideri più audaci, le paure inconfessate, le vite parallele, gli amori sbagliati più giusti del mondo, i sogni che facciamo fatica a raccontare a noi stessi… E a me piace stare lì. Ad ascoltare. A condividere. Ad accarezzare. A stare in silenzio. A dedicarmi. È come le prime note di ���Clair de Lune” di Debussy. È come un palloncino colorato che ondeggia verso il cielo. È come quell’istante prezioso di felicità perfetta. È quello che vedi anche a occhi chiusi.
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LETIZIA CHERUBINO
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Le mezze stagioni (non ci sono più, cit)
Al dì nove del mese di settembre nell'anno duemilaventiquattro, questo paese abbandonato dallo Stato e persino da Dio ha albeggiato sotto la pioggia ed il vento. La mia persona, allora, risorta come una pianta quasi del tutto secca che riceve nell'ultimo scampolo di linfa un po' di acqua, decide nella frescura delle sei e mezzo del mattino di prepararsi pancake e cappuccino profumando la casa di cannella, banana e caffè appena fatto e facendo risuonare tra un gocciolìo da canzoncina disney e l'altro qualche bestemmia piccola piccola a causa di una rottura improvvisa del pancake durante la manovra di cottura. L'improvvisa ed ormai quasi insperata frescura settembrina non hanno, tuttavia, impedito al mio corpo di trasudare i pochi liquidi che tento, ahimè invano, costantemente di tenere sopra una soglia almeno minima di sopravvivenza.
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"Vicini"

solo per poco,
ci ha posto
l’universo
assegnandoci
con parsimonia
uno scampolo di tempo
sul quale ricamare
una misera manciata
di momenti vissuti
insieme
una matassa di seta
con cui tessere
il drappo incompiuto
della nostra storia
e un filo infinito
che ora unisce me a te.
Dovunque sei.
(Slawka G. Scarso)
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Scampolo 1958

Mädchen in Uniform

Christine

Goha

I soliti ignoti

3 straniere a Roma

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Poesia di https://www.tumblr.com/maripersempre-21
Come gabbiani in volo
i pensieri miei...
il cielo di settembre
promette ancora
qualche scampolo d'estate...
nella silente notte
il pensiero di te
mi tiene compagnia
frugando nella mia anima...
tu sei padrone del mio cuore
sei il solo, l'unico che lo abita...
vorrei perdermi in te
come il giorno al tramonto...
sei tutto ciò che attendo
in ogni mio istante di vita...
e la mia notte si riempie
ancora una volta di te...
M.C.©

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Vicini,
solo per poco,
ci ha posto
l’universo
assegnandoci
con parsimonia
uno scampolo di tempo
sul quale ricamare
una misera manciata
di momenti vissuti
insieme
una matassa di seta
con cui tessere
il drappo incompiuto
della nostra storia
e un filo infinito
che ora unisce me a te.
Dovunque sei.
(Slawka G. Scarso)
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Vicini,
solo per poco,
ci ha posto
l’universo
assegnandoci
con parsimonia
uno scampolo di tempo
sul quale ricamare
una misera manciata
di momenti vissuti
insieme
una matassa di seta
con cui tessere
il drappo incompiuto
della nostra storia
e un filo infinito
che ora unisce me a te.
Dovunque sei.
(Slawka G. Scarso)
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L’autunno, la stagione della liguritudine.
Qualcuno dice essere un’attitudine, forse un’abitudine, ma perché no: anche beatitudine e solitudine in felice congiunzione. Sì, quando il vociare dei turisti sfuma, quando vie, calate e piazzette tornano a manifestare la bellezza del vuoto pneumatico, quella bellezza che si mischia a una tavolozza di colori che il calo dell��umidità e del vapore acqueo nell’aria rende più nitida, tagliente, esplosiva. Ecco, si dirà, la solita misantropia dei liguri che odiano i turisti. No, sarebbe ingiusto.
qualcosa, durante quei due, tre mesi di pieno, di fronte a loro cambia: la folla di persone che si accalca fuori dai panifici e lungo i moli modifica i connotati del paesaggio, che si antropizza oltre ogni misura, evocando un volto tumefatto da punture di calabrone. Salta alla mente un appunto del giornalista Piero Scanziani durante una sua esperienza in India. Il libro si chiama Entronauti, è un reportage di viaggio alla ricerca della propria dimensione interiore. In India Scanziani nota che invece di incontrare la saggezza, alla volta della quale era partito, incontra l’uomo. “Per le strade dell’India incontri l’uomo, più che in ogni altro luogo. Lo incontri innumerevolmente. (…) Non avviene mai che la figura umana scompaia dal paesaggio. Mai restano sole le pianure o le montagne o le fiumane, mai. L’uomo è onnipresente, ti è sempre davanti con tutti i suoi volti, le sue grandezze e le sue miserie. L’uomo è il panorama dell’India”.
(...)
Poi, per fortuna, arriva l’autunno. Arrivano le prime frescure, arriva il cielo carico di una strana felicità; arriva quel gioco di verdi vividissimi che ornano i monti e le fasce; arrivano i primi sentori di olive stropicciate, che “strizzano” le narici. E la Liguria, via via, torna al suo stato naturale. Il vero viaggiatore (non chiamiamolo più turista) che curioso e solitario si aggira a fine settembre fra i suoi viottoli è colui che ha capito cos’è la Liguritudine e che si è fatto ligure fra i liguri; paziente, ha atteso il momento in cui l’orizzonte di quel tramonto rosso fuoco si liberasse dalle folle vocianti. E ora, anziché fotografarlo, comprende che può e deve viverlo in presa diretta, assaporarlo fino all’ultimo scampolo di colore, diventare uno con questa grande, silenziosa, commovente bellezza.
G. B.
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Come mai nel profluvio delle titolazioni strepitose e delle deplorazioni irriducibili c’è tutto sul "genocidio" dei gazawi, tutto sulla pulizia etnica, tutto sulla ingiusta punizione collettiva e nulla, mai nulla sugli sgozzatori nascosti tra i civili negli ospedali e nelle scuole, nulla sull’uso dei bambini-soldato, nulla sui gentiluomini che si compiacciono di poter esibire, possibilmente con numeri contraffatti, l’ennesimo bilancio necrologico: come mai?
I civili palestinesi non sarebbero meno morti, né meno ingiustamente, se la denuncia e la richiesta di giustizia comprendessero almeno uno scampolo di quella realtà trascurata: e cioè che chi ha sventrato Israele il 7 ottobre trova nascondiglio tra gli innocenti e nelle stanze di proprietà delle organizzazioni internazionali che compilano rapporti sullo sterminio in corso.
L'arbitro e i commentatori portano la maglietta antisemita, sdoganata dalle fogne ma sempre odorosa di merda: risiamo sempre alla banalità del male nella denuncia di Iuri Maria Prado via https://www.ilriformista.it/i-garantisti-con-hamas-nei-racconti-non-ce-spazio-per-gli-sgozzatori-presenti-in-scuole-e-ospedali-424846/
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Aspetterò che nasca di nuovo il giorno sostando sul ciglio della notte. Mi farò silenzio per non disturbare il sonno dell'ultima stella che ancora dorme nel cielo e ruberò i sogni degli amanti e dei pazzi.Giacerò aggrappata all'ultimo scampolo delle tenebre,chiedendo alla luna di spiegarmi quella sottile follia che pervade il crepuscolo prima del levarsi del sole, quando la luce è ancora prigioniera dell'oscurità ed il giorno non è altro una lacrima sul volto del dubbio. Berrò goccia a goccia la vita dalle mani del tempo e mi farò schiava di una volontà che non mi appartiene,chiedendomi il perché di ogni il mio respiro e di ogni mia emozione.Resterò ferma con il volto rivolto verso il cielo, cercando una ragione dell'infinito di cui sono parte, consapevole che vivrò per sempre nella contumacia di una risposta.🌻
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Vicini, solo per poco, ci ha posto l’universo assegnandoci con parsimonia uno scampolo di tempo sul quale ricamare una misera manciata di momenti vissuti insieme una matassa di seta con cui tessere il drappo incompiuto della nostra storia e un filo infinito che ora unisce me a te. Dovunque sei. (Slawka G. Scarso) ************************ Neighbors, just for a while, he placed us the universe assigning us sparingly a scrap of time to embroider on a measly handful of moments lived Together a skein of silk with which to weave the unfinished cloth of our history and an infinite thread which now unites me to you. Wherever you are. (Slawka G. Scarso)
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Tracce di Firenze
Immagini e documenti della Firenze com’era Emilio Burci. Veduta dell’Arno e della collina di San Miniato dal Lungarno Archibusieri (lio su tela 1868) Tracce di Firenze è il titolo di uno scampolo museale all’interno di Palazzo Vecchio, due stanze, la cui visita è gratuita, che raccolgono mappe, stampe, alcuni particolari ad olio che raffigurano, ad opera di artisti italiani e stranieri, la…

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"CARTOLINA NON SPEDITA"

L'oro del sole al tramonto sotto il Ponte di Rialto,
Le campane di San Marco cadono lente
sui roseti dei giardini pensili del Canal Grande.
Le gondole disegnano cerchi infiniti
nell'acqua verde,
una luce diafana dissolve la nebbia, attraversa
le bolle d'aria delle finestre
ed entra nelle case come uno scampolo della sera.
In quel preciso istante,
nelle gallerie di vetro dei palazzi,
pezzi di cristallo di Murano brillano
degli stessi colori di una cartolina veneziana
non ancora spedita al destinatario.
(ISABEL OLIVA I PRAT)
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Poesia di https://www.tumblr.com/maripersempre-21
Come gabbiani in volo
i pensieri miei...
il cielo di settembre
promette ancora
qualche scampolo d'estate...
nella silente notte
il pensiero di te
mi tiene compagnia
frugando nella mia anima...
tu sei padrone del mio cuore
sei il solo, l'unico che lo abita...
vorrei perdermi in te
come il giorno al tramonto...
sei tutto ciò che attendo
in ogni mio istante di vita...
e la mia notte si riempie
ancora una volta di te...
M.C.©

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