Tumgik
#spero di non stare più una settimana stesa a letto
omarfor-orchestra · 2 years
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When is it time to start freaking out
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erosioni · 3 years
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Cortesie per gli ospiti 2
A grande richiesta del mio anon di fiducia. La prima parte è QUI
Despina socchiuse gli occhi al sole uscendo dalla stazione della metropolitana del Pireo di buon mattino e fece un respiro profondo. Come sempre la città portuale era tutta un fermento di turisti, passanti, pendolari, marinai. La ragazza era abituata a quella assurda confusione: quante volte ci era stata con il padre a guardare le manovre delle navi che salpavano o attraccavano? Ma era la prima volta che veniva al porto da sola e soprattutto con l’agitazione che aveva in corpo quasi non notava l’azzurro profondo del mare e l’odore di salsedine e nafta che normalmente la mettevano di buon umore. Si mise a camminare verso il porto commerciale. Ovviamente era venuta in cerca di Stavros.
 ***
- Oh, Stavros è sempre un gentiluomo: un uomo dal cuore d’oro! –  ricordava ancora l’espressione soddisfatta del padre che, la sera del compleanno, degustava il vino francese, regalo dell’amico.
- Mh… è vero… - aveva commentato Despina sorridendo con un certo sforzo, mentre i suoi familiari annuivano brindando. Lottava contro la sensazione irrazionale che tutti le leggessero in faccia come poche ore prima il gentiluomo dal cuore d’oro l’aveva sculacciata e poi scopata sul divano di famiglia. Sarebbe mai più riuscita a guardarsi Ellada Eheis Talento in pace, senza ripensarci? Cazzo!
- Cosa hai detto, Despina? – le chiese la nonna, che fingeva notoriamente di essere dura d’orecchio e invece ci sentiva benissimo.
- Ho detto qualcosa? Forse pensavo ad alta voce, nonnina – Era avvampata la ragazza. Per colpa di quel marinaio le sembrava di stare seduta sulle spine.
- Con quale faccia di cazzo poi ha detto che la settimana prossima ritorna… – pensò Despina, indecisa se essere arrabbiata, spaventata o impaziente. – Impaziente? Da dove è emerso questo aggettivo? Uffa, eppure è vero che sono anche impaziente di vedere se torna davvero…
La ragazza provò a rilassarsi e il resto della serata filò liscia e banale come sempre. I regali, le battute, la moussaka. La cena finì tardi. Mentre sparecchiava, non vedeva l’ora di filare a letto a ripensare a tutte le cose che erano successe in poche ore. Il padre e il fratello uscirono per riportare la nonna a casa. Mentre finivano di riordinare, sua madre le chiese all’improvviso: - Ma che ci faceva Stavros qui?
Despina si irrigidì un po’, non se lo aspettava, ma la mamma era meno distratta di papà e forse aveva capito che c’era qualcosa di strano.
- Mah, niente… non sapeva che c’era una cena di compleanno ed è arrivato all’ora sbagliata, voleva soltanto fare gli auguri a papà…
- E ha bevuto da solo l’intera bottiglia di rosso che c’era in cucina? Quanto tempo è rimasto?
Despina era sempre più imbarazzata, sperò di non arrossire troppo e si sforzò di fare una voce indifferente, mentre in realtà gli si era seccata la gola. – Mi sono versata un bicchiere anche io per fargli compagnia… non so, è rimasto un po’, sai che gli piace tanto parlare… -
- Ti ha detto qualcosa? Che cosa? – Despina sobbalzò per la sorpresa. Il tono della mamma non era sospettoso, si rese conto. Era preoccupato. La ragazza era un po’ spiazzata, si aspettava un terzo grado ma invece la mamma voleva sapere altro. – Beh, mi ha raccontato un po’ di vecchie storie… anche di quando tu e papà vi siete conosciuti a una festa…
- Oh… - La mamma si lasciò sfuggire un’esclamazione e impallidì. Despina si sentì quasi in colpa di esserselo lasciato sfuggire. – Dai mamma, ormai sono maggiorenne! Eravate poco più grandi di me, cosa vuoi che mi scandalizzi perché vi siete dati un bacio? E poi non stavi ancora con papà…
- Ah, un bacio… sì. Te l’ha detto eh? In effetti, non c’è niente da scandalizzarsi… però sai, erano altri tempi. Non mi fa piacere che sia venuto qui a parlarti di queste vecchie storie. Mi raccomando, tienitelo per te, perché papà è sempre stato gelosissimo e queste cose è meglio che rimangano sepolte nel passato…
La mamma chiuse la conversazione e si ritirò rapidissima in camera da letto. Despina era rimasta con più dubbi di prima. Non le era mai capitato di avere un dialogo così strano con sua madre. Perché quella vecchia storia la faceva preoccupare così tanto?
Dopo una nottata burrascosa, in cui si era risvegliata con la sensazione delle mani del marinaio che le serravano seni e glutei in una morsa, la ragazza si ritrovò a pensare quanto poco sapeva della vita di chi la circondava. Forse avrebbe potuto capire meglio se scopriva qualcosa?
Approfittando del fatto che i genitori erano di nuovo usciti, Despina andò a frugare nell’armadio della mamma. Si ricordava che sul ripiano più in alto aveva una grossa scatola dentro la quale conservava vecchie lettere, cartoline, fotografie. Forse avrebbe saputo qualcosa di più. La ragazza prese una scaletta e si inerpicò.
Mentre tirava fuori lo scatolone colorato si rese conto che in fondo, seminascosta, c’era un’altra scatola, molto più piccola. Non aveva mai visto sua madre tirarla fuori. Cercò di raggiungerla, ma anche con la scala riusciva a toccarla solo con la punta delle dita. La avvicinò il più possibile, poi quasi perse l’equilibrio. Tirò a sé la scatola per sbaglio e la rovesciò giù sul pavimento. – No! – pensò la ragazza. Scese rapidamente dalla scaletta. Per terra c’erano diverse buste e lettere scritte con una grafia confusa, sempre la stessa. Despina ne prese in mano una con un presentimento. La firma era “Il tuo Stavros”. Ce n’erano una ventina. Da una busta spuntava fuori una vecchia foto con i colori sbiaditi. Il marinaio del Pireo in versione giovane, ma sempre barbuto, teneva avvinta la mamma sul ponte di una qualche nave. Lo sguardo tra i due era inequivocabile. – Altro che bacio – pensò Despina – questi stavano insieme - e subito dopo – Ma… ma io ho scopato con un ex della mamma? Oh Dio! Cringe! –
Rossa in viso, Despina rimise frettolosamente le lettere nella cassettina, ben decisa a non impicciarsi più di tutta quella storia imbarazzante. Avrebbe voluto seppellirsi sotto terra per la vergogna. Purtroppo le cadde l’occhio su una busta di colore diverso. Questa aveva la grafia di mamma. Era indirizzata a Stavros e per qualche motivo non era mai stata spedita. – Lo so già che non dovrei leggerla – pensava la ragazza mentre tirava fuori la lettera dalla busta – perché cazzo devo essere sempre tanto curiosa? –
 Caro Stavros,
 non ci vediamo da molti giorni. So che ti avevo chiesto di non scrivermi più e avevo detto che non ti avrei più risposto, ma devo avvisarti che ho scoperto di essere incinta. Visti gli avvenimenti del mese scorso, non so davvero dire se sei tu il padre oppure Yiannis, ma credo tu abbia diritto di sapere…
 Despina smise di leggere. Le girava la testa vorticosamente. – Cazzo, cazzo… non solo ho scopato con l’ex di mia madre ma forse addirittura con il mio vero padre! Ma è un incubo o sono sveglia? – Quel dannato marinaio le stava rovinando la vita. La ragazza passò la giornata a torcersi le dita immersa in un brodo di ansia. Che cosa doveva fare? Non ne poteva parlare con nessuno. Papà non sapeva niente di tutta questa storia. La mamma era solo preoccupata di nasconderla e Stavros non aveva mai ricevuto quella lettera.
Le venne in mente che nelle serie tv americane facevano sempre i test di paternità col DNA. Ecco ci sarebbe voluta una cosa di quel genere: ai tempi della mamma non c’erano o almeno non dovevano essere così facilmente accessibili. Trafficò un po’ su Google e scoprì che poteva ordinare un kit per l’esame del DNA e poi spedirlo per posta al laboratorio per farlo esaminare. Era un po’ costoso ma con i suoi risparmi ci poteva arrivare. “Massima discrezione” c’era scritto sul sito. – Massima discrezione – pensò – Ok, ma come faccio a convincere Stavros a farsi mettere un tampone in bocca con la massima discrezione? –
Non sapeva neppure perché ma questa prospettiva le dava dei brividini lungo la schiena. Pensò alle labbra del marinaio del Pireo, alle volgarità e alle cose dolci che le aveva sussurrato. Si sorprese di quanto già questo la arrapasse – Basta Despina! – si disse – Ti eccita anche solo il pensiero di fargli aprire quella boccaccia? Ricordati che magari è tuo padre! – Eppure l’eccitazione non passava, anzi la ragazza si ritrovò stesa sul suo letto a toccarsi. Venne con dei gemiti soffocati per non farsi sentire da nessuno. Mentre riposava a occhi chiusi pensava – Forse sto diventando pazza? Più pensavo che Stavros poteva essere mio padre e più mi eccitavo… sono solo fantasie, ma spero proprio di riuscire a capire presto chi è… -
Amazon Prime lavorò rapidissima e fu così che Despina si ritrovò esitante per le strade del Pireo. Nello zainetto aveva un kit col tampone per raccogliere il materiale genetico. Non aveva idea di come avrebbe fatto. L’avrebbe chiesto direttamente al marinaio? O si sarebbe inventata qualcosa? Si sentiva così ansiosa che decise che avrebbe improvvisato. Ora il problema era solo trovare il molo dove attraccava la Leucotea, il rimorchiatore di Stavros.
Le pareva di riconoscere la zona del porto, ma non ricordava il numero preciso del molo. Si avvicinò a tre ragazzi poco più grandi di lei che forse lavoravano lì e stavano ingannando il tempo fumando e bevendo Coca Cola. – Ciao, scusate, sto cercando il rimorchiatore Leucotea… sapete da che parte devo andare? – I tre si misero a ridacchiare, quello più stronzo di tutti la squadrò da capo a piedi: - Ah cerchi un rimorchiatore? E perché invece non ti fai rimorchiare da noi? Ci vorrebbe proprio una gang bang – Gli altri due sghignazzavano e si davano di gomito come dei cretini. Despina sorrise e disse – Che gentile, mi daresti un sorso della tua Coca? - - Non vuoi bere dal mio ca… - cominciò quello, mentre gli altri due si scompisciavano. Despina gli tolse di mano la lattina e gliela svuotò in testa con molta naturalezza. – Ehiiiii! Cazzo! Ma sei stronza? – Il ragazzo avanzò minaccioso verso di lei. Era furioso. Despina si preparò a scappare velocemente. Una voce ben conosciuta risuonò dall’alto. – Teste di cazzo, ha fatto bene! Ora se non ve ne andate scendo a prendervi a calci nei coglioni… - Despina alzò la testa e vide Stavros che si affacciava dal parapetto di una nave con un paio dei suoi marinai. Per caso era finita proprio sotto la Leucotea. A darsela a gambe senza voltarsi furono i tre ragazzotti, mentre i marinai di Stavros li prendevano in giro a distanza.
Despina salì a bordo sotto lo sguardo sornione di Stavros. Un po’ si vergognava e un po’ era eccitante entrare nella tana del lupo. I marinai la applaudirono scherzosamente: - Brava! Li hai rimessi a posto proprio bene quegli stronzi… -
– Eh sì proprio brava – disse Stavros sorridendo – Così la signorina è venuta a ricambiarmi la visita. Eri così impaziente, Despina? –
-  Stavros, mi fa piacere vederti, che ne dici di farmi visitare la nave? Non salgo a bordo da quando ero bambina… -
- Mh e certamente non sei più una bambina ora, vero? –
Despina arrossì. Ogni volta che sentiva la voce del marinaio fare queste allusioni e percepiva lo sguardo dell’uomo sul suo corpo non poteva fare a meno di sentirsi le farfalle nello stomaco. Era spiazzante ma al tempo stesso molto eccitante – Come un tuffo dagli scogli – pensò la ragazza guardando il mare.
Gironzolò per il ponte con Stavros, fingendo di interessarsi alle sue spiegazioni sul rimorchiatore. Poi l’uomo, con un gesto plateale, la invitò a salire nella plancia di comando. Mentre saliva dalla scaletta verso la cabina che sovrastava il rimorchiatore, Despina aveva l’impressione di sentire lo sguardo del marinaio che le accarezzava il fondoschiena. – Beh, che si rifaccia pure gli occhi, questa volta sono preparata e non andrà come qualche giorno fa… -
La cabina era più o meno come se la ricordava Despina. Due comode poltroncine girevoli, il grande timone di metallo, una serie di comandi misteriosi. L’immancabile poster di Melina Merkouri e la maglia dell’Olympiakos sulle pareti. Poi alcune fotografie nelle quali riconobbe anche i suoi genitori in versione giovanile.
Si sedettero sulle poltroncine e guardarono verso il largo. – Deve essere bello passare tutto il tempo su una nave… -
- Sì, bellissimo, ma a volte c’è bisogno di compagnia… bevi qualcosa? –
Stavros fece comparire dal nulla una bottiglia di ouzo con due bicchierini. – Dio, l’ouzo non lo sopporto proprio, poi figuriamoci la mattina prima di pranzo… - pensò Despina, ma non ebbe la forza di dire niente e ingurgitò il liquore come una medicina. – Bleah! Ma come fai a berlo? E comunque mi vuoi fare ubriacare! Non credere che non l’abbia capito! –
- Ah ah, signorina, non ti sto mica costringendo e poi non ho bisogno di farti ubriacare. Sei venuta tu a trovarmi, vuol dire che volevi qualcosa o sbaglio? –
- Volevo che mi raccontassi di te e mia madre… l’ultima volta mi hai detto che vi siete baciati, ma c’è stato ben di più, vero? –
- Ah ah, beh un gentiluomo non rivela troppi dettagli… - Stavros allungò una mano per accarezzare il braccio nudo di Despina.
- Un gentiluomo non mi avrebbe sculacciata sul divano di casa mia! – la ragazza spostò il braccio. Le stava venendo la pelle d’oca. Era talmente indispettita che si alzò in piedi e tirò un ceffone alla cieca, prendendo in pieno la faccia del marinaio. Con sua sorpresa Stavros rispose a sua volta con due schiaffoni. Despina rimase senza fiato. – Ti fa eccitare, vero? – La prese per le spalle e la fece ruotare su se stessa. Era talmente sorpresa dagli schiaffi che non riuscì a opporsi. Stavros la spinse contro il grosso timone cromato. – Sei una puttana, Despina… è vero? Sei venuta a farti dare il resto… -
Despina non riusciva ad articolare una parola. Sentiva solo che l’eccitazione e la paura le stavano facendo perdere il controllo ancor più rapidamente che a casa. Stavros la schiacciò contro il timone e le sussurrò: – Ti ho fatto una domanda, Despina, sei una puttana? – la ragazza sentiva la sua voce nelle orecchie e il suo cazzo già rigido contro le chiappe. Deglutì e disse con un filo di voce – Sì… sono una puttana… -  
- Quanto ti eccita essere una puttana? – Le mani di Stavros si infilarono prepotentemente sotto la maglietta e spostarono il reggiseno, artigliandole le tette. – Ti prego, Stavros… no… -
- Quanto ti eccita, signorina? –
La ragazza aveva la gola completamente secca mentre era bagnata tra le gambe: - Tanto… mi eccita tanto… -
- Afferra il timone e non togliere le mani da là sopra… - Con una mano Stavros le strinse la gola tanto che la ragazza sentì le ginocchia che si piegavano, ma rimase in piedi. Con la mano libera, in un colpo solo, le abbassò i jeans e le mutandine lasciandola ancora una volta scoperta. Con estrema vergogna la ragazza sentì il marinaio frugarle fra le gambe. – Sei bagnata come se avessi nuotato nel mare…  assaggia… - Stavros le premette le dita sulla bocca, costringendola ad assaggiare il sapore dei propri fluidi. – Lecca per bene, puttanella… -
Finalmente le lasciò la gola. La ragazza riuscì a respirare, ma durò solo un attimo. – Devi essere punita è vero, Despina? –
- Nooo, Stavros, aspetta… - SCIAFF! La sculacciata le tolse il fiato di nuovo. Despina si morse le labbra sentendo le contrazioni fra le gambe. Perché la faceva eccitare tanto? SCIAFF! – Chiedi scusa per essere venuta a provocarmi sulla mia nave, troietta… - SCIAFF! – Ah! Scusa! Stavros, scusami! – SCIAFF! – Ti insegno io a ribellarti, non riuscirai più a sederti… - SCIAFF! SCIAFF! Le sculacciate continuavano, durissime. Despina ormai non capiva più niente, neppure se era più arrapata o umiliata. 
– Stavros, ti prego, ti supplico! Basta! Mi vergogno! – Cominciò a piangere silenziosamente. Il marinaio la tolse dal timone e la voltò verso di lui. Si baciarono lungamente mentre le mani di lui continuavano a toccarla. La costrinse a sfilarsi del tutto jeans e mutandine, poi la fece inginocchiare. Il suo cazzo pieno di vene era già fuori dai pantaloni. Despina lo prese in bocca quasi senza riflettere. Si sentiva su un altro pianeta. Seminuda, completamente bagnata e col culetto che le pulsava per le sculacciate. Voleva solo essere scopata, ma ora il marinaio le stava fottendo la faccia tirandola per i capelli, in modo da imprimerle il ritmo giusto. Lo sentiva ansimare come un animale rauco e si eccitava di essere un oggetto nelle sue mani. Era umiliante e al tempo stesso sublime. 
Quando finalmente Stavros le tolse il cazzo di bocca si ritrovò a implorare: - Scopami per carità! Voglio che mi scopi subito! – Il marinaio si sfilò i pantaloni e la camicia sorridendo. Le fu addosso sul pavimento della cabina che puzzava di sporco e di chimico. Despina voleva solo venire, avrebbe fatto qualunque cosa in quel momento, ma un pensiero si fece strada di nuovo in lei. – A-aspetta, Stavros… - il marinaio le stava aprendo le gambe – Che cosa dovrei aspettare, puttanella? – Despina era senza fiato: - P-potresti essere mio padre…- Sentì il cazzo del marinaio che la penetrava lentamente - Dato che ti eccitano queste cose, allora mentre ti scopo chiamami papà! –
- Nooo! Aspetta! - 
- Chiamami papà, puttanella! – Il cazzo di Stavros la faceva uscire di senno. Cercava di dire qualcosa ma alla fine non ce la faceva, era troppo bello lasciarsi scopare così. Mentre veniva ripetutamente, sentì se stessa come in un sogno mormorare: “Papà papà papà…” Gridò all’acme del piacere, subito dopo venne Stavros, schizzandole di sperma la pancia.
Rimasero abbracciati per qualche minuto sul pavimento della cabina, stanchi e senza fiato. Despina sentiva il cuore che le batteva forte, si calmò solo lentamente. Stavros ora la accarezzava con dolcezza e le sorrideva. – Beh, signorina? Non avresti voglia di una sigaretta? E non dire che non fumi che tanto me l’ha detto tua madre… –
- Ma qui dentro non entra nessuno? –
- Qui sono il capitano, signorina, entreranno quando ci vedranno uscire… -
Despina arrossì al pensiero che tutto l’equipaggio si immaginava cosa stessero facendo. Fumava raramente, specie di mattina, ma quel giorno fece volentieri un’eccezione. Raccolsero i loro vestiti e si sistemarono alla bella e meglio sulle poltroncine. – Avevi paura che non venissi a casa tua? – Rise Stavros. – Eh… no… era proprio quello che ti ho detto… so che potresti essere mio padre… -
- Ancora questa vecchia storia! – Stavros sembrava di ottimo umore. – Vecchia storia? Ho trovato una lettera di mamma, ma non te l’ha mai spedita… - Stavros rise di nuovo, la sua risata era contagiosa. – Ma mi ha telefonato! Lo sai che c’era già il telefono quando eravamo giovani? E poi qualche anno fa per essere proprio sicuri abbiamo fatto il test del DNA. Mi dispiace per le tue piccole perversioni ma non sei figlia mia… -
- Ma quali perversioni… - si offese Despina – Senti da che pulpito! Sei un vecchio porco! –
- E questo ti eccita, eh? –
- Uffa, ma sei un uomo impossibile! Meno male che la mamma non ha sposato te! –
- Ah ah, signorina, vuoi altre sculacciate? Guarda che su queste cose non sono sportivo…
- Mhhh… ma è vero che i marinai fanno promesse false?
- Perché me lo chiedi, signorina?
- Perché voglio sapere se la prossima settimana passi veramente da casa…
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