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#stefania filo speziale
bauzeitgeist · 6 years
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The NH Ambassador Hotel, Napoli. Stefania Filo Speziale, architect, 1954-57. Photo May 2018 Bauzeitgeist. 
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carmenvicinanza · 2 years
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Stefania Filo Speziale la prima architetta napoletana
https://www.unadonnalgiorno.it/stefania-filo-speziale-la-prima-architetta-napoletana/
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Stefania Filo Speziale è stata la prima donna laureata in architettura a Napoli e una delle prime in tutta Italia.
Tra le più importanti esponenti del modernismo napoletano, ha progettato il primo grattacielo della città e quello che era, all’epoca, il cinema più grande del paese.
Nata a Napoli nel 1905, si è laureata in architettura nel 1931, un anno dopo la nascita della Scuola Superiore di Architettura sviluppatasi dal Regio Istituto Superiore di Architettura.
Allieva e poi assistente alla cattedra di Marcello Canino ha iniziato la sua carriera proprio nello studio del suo professore.
Nel 1937 ha vinto il concorso per la Mostra d’Oltremare di cui ha progettato alcuni padiglioni e lavorato al loro restauro, nel dopoguerra.
Nel 1945 è entrata a far parte dell’Istituto Nazionale di Urbanistica.
Impegnata nella ricostruzione della città dai bombardamenti ha contribuito alla realizzazione di interi quartieri IACP, Gescal e INA-Casa.
Nel 1948 ha inaugurato il Cinema Teatro Metropolitan, allora il più capiente d’Italia, nato dalle cave di tufo in cui si rifugiavano gli sfollati durante i bombardamenti del sovrastante Palazzo Cellamare, illustre dimora del XVI secolo che nel corso degli anni ha ospitato personalità del calibro di Goethe, Torquato Tasso, Caravaggio, Basile e Caccioppoli.
Nel 1954 si è associata con i gioavni architetti Carlo Chiurazzi e Giorgio di Simone, insieme hanno progettato il primo grattacielo di Napoli. In pieno centro, a via Medina, l’edificio nacque come sede della Società Cattolica di Assicurazioni, per lungo tempo è stato noto come Jolly Hotel, oggi ospita l’Ambassador’s Palace Hotel.
Per circa trent’anni è rimasta l’unica donna a lavorare e vincere commesse in un ambiente esclusivamente maschile. Ha attuato un’approfondita ricerca sulla difficile relazione tra l’architettura e le naturali caratteristiche della città di Napoli e il suo assetto urbano.
Ha contribuito alla nascita del Rione Traiano, del Complesso Soccavo-Canzanella e dell’Unità d’abitazione Ponti Rossi. Suo è anche il progetto urbanistico dei principali edifici del quartiere Agnano, nel 1953.
È stata docente ordinaria della cattedra di Composizione architettonica, alla Facoltà di Architettura dal 1970 al 1980, quando si è ritirata dalla scena pubblica.
Professionista determinata e dal talento nitido, si era imposta sulla scena architettonica napoletana del secondo dopoguerra, realizzando circa 150 progetti, tra commesse e importanti concorsi che hanno abbracciato tutti i campi.
Di rilievo è stato anche il suo intervento per il Palazzo Della Morte, edificio residenziale terminato nel 1957, che ben manifesta i caratteri di moderna razionalità a cui si ispirava l’architettura napoletana del dopoguerra. Ne ha raccontato la vicenda costruttiva proponendone i disegni tecnici e in prospettiva, elaborati dallo studio.
Nell’urbanistica partenopea, tanto complessa, in cui il moderno era quasi un progetto utopico, eppure i suoi lavori sono stati assorbiti dalla città, ne hanno fatto identità, sono talmente dentro il tessuto che sono stati accettati collettivamente, fanno parte dell’immaginario collettivo.
Prima di morire, nel 1988, a Napoli, la sua città, in un gesto quasi catartico, Stefania Filo Speziale, ha distrutto il suo intero archivio e forse anche per questo la contemporaneità non le riconosce i giusti meriti storici.
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#22 – 31 Marzo 2020
Cara Amanda, Posso contemplare il panorama di Napoli a lungo: da qualunque punto di vista io lo osservi, mi parla. Non si tratta solo di tetti ma degli amici che ci abitano sotto, delle persone incontrate, delle opere d’arte scoperte, dei vicoli percorsi, delle botteghe dove sono entrata a curiosare e delle cavità sottostanti che ho esplorato, insomma di tutti i tesori che la città mi ha offerto e dei quali mi sono nutrita in questi trent’anni. Ti mando questo piccolo esercizio di gouache, tecnica che abbiamo provato insieme durante un altro viaggio. Un disegno muto ma quasi assordante per me, per la miriade di ricordi ed esperienze trascorse anche solo in questa porzione di città. E un omaggio al più vecchio e datato grattacielo della città, progettato nell’ottimismo del dopoguerra da una delle prime donne laureate in architettura negli anni ’30, Stefania Filo Speziale.
Dear Simo, Today for lunch I prepared Vietnamese spring rolls with the precious ‘foreign’ ingredients I have remaining. For things like rice paper, bean thread vermicelli, fish sauce, coconut milk, etc. we have to travel to a city like Bari or Brindisi, so meals made with these ingredients are special. They remind me of other places I have lived in the world where these items are as common as pasta, wheat, and rice are here. This recipe was shared with me by my Vietnamese friend 20 years ago, an experience Kiet described as communal, where you prepare and eat together. I’ve replicate this so many times with friends all over the world and most recently with you in Napoli, on New Years Eve, just a few months ago. I’ll admit, I thought your idea to make these for Giovanna’s NYE party was strange, nervous if people would like them (you know I’m intimidated to cook for Italians), or how they would match with the other food, but in the end they were appreciated and the rooftop party and fireworks were spectacular. So today I too was in the rooftops of Napoli, celebrating the new decade, thinking how completely oblivious we were to what life would be in March 2020. 
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