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#tablet economico per la scuola
ilbloggaro · 1 year
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Samsung Galaxy Tab S6 Lite
Il Samsung Galaxy Tab S6 Lite è una tablet di ultima generazione che offre un'esperienza d'uso di alta qualità.
Scopri la recensione dopo 30 giorni di utilizzo Il Samsung Galaxy Tab S6 Lite è una tablet di ultima generazione che offre un’esperienza d’uso di alta qualità. Dotata di uno schermo Super AMOLED da 10,4 pollici con risoluzione 2000 x 1200 pixel, questa tablet è perfetta per guardare video, giocare e lavorare in mobilità. Samsung Galaxy Tab S6 Lite – Specifiche Il processore octa-core da 2,3…
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newtechworld · 4 months
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Quale Tablet Comprare nel 2024? Confronto e Recensioni dei Migliori Tablet per Budget, Usi e Fasce di Prezzo
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Il mercato dei tablet è in continua evoluzione, con nuovi modelli che offrono caratteristiche e prezzi sempre più diversificati. Scegliere il tablet giusto può essere complicato, soprattutto se non si ha ben chiaro quali sono le proprie esigenze e il budget a disposizione.
In questa guida completa, analizziamo i migliori tablet del 2024 per diverse fasce di prezzo, utilizzi e fasce d'età.
Troverai recensioni approfondite, confronti dettagliati e consigli utili per aiutarti a scegliere il tablet perfetto per te.
Migliori Tablet per Fascia di Prezzo:
Economici (fino a 300€):
Lenovo Tab M10 Plus (3a generazione): un tablet Android con un display da 10.6 pollici e una buona autonomia, ideale per la famiglia e per l'utilizzo quotidiano. Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Samsung Galaxy Tab A7 Lite: un tablet compatto e leggero con un buon display e una S Pen inclusa, perfetto per prendere appunti e disegnare.  Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Fascia Media (300€ - 600€):
Apple iPad 9 (2021): un tablet versatile con un potente chip A13 Bionic, un ottimo display e una vasta gamma di app disponibili.   Acquista tramite il nostro link di affiliazione 
Samsung Galaxy Tab S6 Lite (2022): un tablet Android con un design elegante, un display S Pen e ottime prestazioni. Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Xiaomi Pad 6: un tablet Android con un display AMOLED, un processore Qualcomm Snapdragon 870 e un prezzo competitivo.  Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Top di Gamma (oltre 600€):
Apple iPad Air (5a generazione): un tablet con un design premium, un chip M1 potente, un display Liquid Retina e una vasta gamma di accessori.  Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Samsung Galaxy Tab S8: un tablet Android con un display AMOLED, un processore Snapdragon 8 Gen 1 e la S Pen inclusa.   Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Microsoft Surface Pro 8: un tablet Windows con un potente processore Intel Core i5, un display touchscreen ad alta risoluzione e la tastiera Type Cover inclusa.  Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Ultimi modelli:
Samsung Galasy tab s9  Link di affiliazione per l'acquisto
MIcrosoft Surface 9  Link di affiliaizone per l'acquisto
Migliori Tablet per Usi Specifici:
Studenti:
Apple iPad Air (5a generazione): un tablet versatile con un potente chip M1, un ottimo display e una vasta gamma di app per la scuola e la produttività.   Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Samsung Galaxy Tab S8: un tablet Android con un display AMOLED, un processore Snapdragon 8 Gen 1 e la S Pen inclusa per prendere appunti.   Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Microsoft Surface Pro 8: un tablet Windows con un potente processore Intel Core i5, un display touchscreen ad alta risoluzione e la tastiera Type Cover inclusa per scrivere comodamente.   Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Bambini:
Samsung Galaxy Tab A7 Lite: un tablet compatto e leggero con un buon display e una S Pen inclusa per disegnare.   Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Lenovo Tab M10 HD Gen 2 (2021): un tablet economico con un display da 10.1 pollici e una buona autonomia, adatto per l'intrattenimento dei bambini.    Acquista tramite il nostro link di affiliazione
Conclusione:
La scelta del tablet perfetto dipende da diverse variabili, come il budget a disposizione, le esigenze specifiche e l'utilizzo che si intende fare del dispositivo.
In questa guida completa abbiamo analizzato i migliori tablet del 2024 per diverse fasce di prezzo, utilizzi e fasce d'età.
Speriamo che questo articolo ti sia stato utile.
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Lezioni a distanza per quelli che possono permettersele…e gli altri?
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Lezioni a distanza per quelli che possono permettersele…e gli altri?
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La necessità di chiudere scuole e università e costringere gli studenti a rimanere a casa ha portato al ricorso alla formazione a distanza. Video-lezioni, discussione di tesi online, interrogazioni in chat. Tutti strumenti pratici e che esistono da decenni.  Ma che a volte devono fare i conti con situazioni alle quali, fino ad ora, nessuno aveva pensato: non tutti gli studenti possono adoperarli. É quanto emerge dal Rapporto Istat sulla conoscenza.
Secondo gli ultimi dati disponibili (e per strano che possa sembrare), in Italia solo il 94% dei giovani tra i 15-24enni usa internet. Ma si tratta di un dato che non deve trarre in inganno: sono solo 43 milioni gli italiani connessi ad internet. Gli altri “internauti” per navigare usano lo smartphone (l’89,2%). Strumento utile comodo e diffuso ma spesso inadatto a seguire lezioni lunghe e a studiare da casa. Per farlo ci vorrebbe un pc. Ma meno della metà degli italiani (il 45,4%) usa un pc da tavolo, un quarto ha un laptop o un notebook (il 28,3%) e altrettanti un tablet (il 26,1%). Il 30,5%  dei ragazzi di 18-19 anni accede alla rete solo tramite lo smartphone. A questo si deve aggiungere che esiste un forte squilibrio tra Nord e Sud, isole comprese, circa la percentuale di persone che si connettono (72,3% contro 62,2% in totale).
Sotto questo profilo, l’Italia è molto indietro rispetto al resto dei paesi dell’Unione europea. Nel 2019, solo il 64% della popolazione europea tra i 16 e i 74 anni ha usato il computer quotidianamente. In Italia questa percentuale è molto più bassa, non arriva al 52% (sebbene con un netto miglioramento, +11 punti, rispetto al 2008). Non sorprende scoprire che, fino al 2018, quasi un terzo delle famiglie italiane non aveva Internet a casa. Il 28,3% delle famiglie italiane è offline. Tra le diverse regioni italiane, al top c’è il Trentino Alto Adige, seguito da Lombardia e Marche. I dati peggiori invece riguardano le regioni del Sud. Le cinque regioni che registrano le quote più basse per diffusione della rete tra le famiglie sono la Sicilia (66,9), la Puglia (66,6), il Molise (66), la Basilicata (66) e la Calabria, maglia nera con una diffusione domestica del 64,2%. Il fatto che siano tutte meridionali dovrebbe far riflettere. Come mai non sono stati fatti investimenti per le reti? E come mai nessuno ha cercato di colmare il gap (sempre crescente) che da decenni separa le regioni del Sud da quelle del Nord?
Il nuovo corona virus sta facendo emergere i problemi di un paese. Ma anche quelli che esistono tra paesi diversi. Per ciò che riguarda la possibilità di seguire le lezioni online, il divario che esiste tra Nord e Sud Italia riguarda anche i vari paesi d’Europa: mentre nell’Europa settentrionale il 95% della popolazione è connessa a internet veloce, nell’Europa occidentale questa percentuale diminuisce (92%) e ancora peggiore è la situazione dell’Europa orientale dove solo quattro persone su cinque usano Internet. Se poi si esce fuori dall’UE il divario tra Nord e Sud cresce ulteriormente: tra i paesi che occupano il Sud del pianeta solo Australia, Nuova Zelanda e alcuni paesi dell’America del Sud riescono a superare la soglia del 60%; per il resto la percentuale di popolazione che dispone di accesso alla rete sono molto più basse (con un picco inferiore in Africa dove in alcune zone non si raggiunge il 22%). E’ vero che questi sono anche i paesi in cui sono stati registrati i miglioramenti maggiori nell’ultimo anno, ma è altrettanto vero che il gap che li separa dal resto del mondo, dai paesi “sviluppati” resta enorme.
Anche negli USA, le autorità hanno invitato gli studenti a studiare e seguire le lezioni da casa. E anche oltre oceano il divario tra poveri e ricchi, tra zone dotate di servizi e infrastrutture all’avanguardia e zone arretrate si fa notare: circa il 22% delle famiglie americane non ha Internet a casa, tra cui oltre 4 milioni di famiglie con bambini in età scolare. Ma anche qui, come in Italia, sono le famiglie povere quelle più colpite: solo il 56% delle famiglie che guadagna meno di $20.000 dispone di connessione a banda larga. Le famiglie di colore o ispaniche spesso sono prive di connessione o di una forma di collegamento idoneo a seguire lezioni online rispetto alle controparti bianche.
Anche tra gli studenti che teoricamente dispongono di Internet, non tutti gli accessi sono uguali. Secondo un recente censimento, l’8% delle famiglie che hanno Internet si affida esclusivamente alla banda larga mobile ovvero da cellulare. E ancora una volta, sono le famiglie a basso reddito e le comunità di colore quelle in cui è maggiore la probabilità di essere utenti della banda larga esclusivamente mobili. Secondo un recente studio, il divario digitale non riguarda solo le comunità rurali o le persone che non adottano la banda larga: spesso, il motivo per cui non lo fanno è che non possono permetterselo.
Per “dare i numeri”, in termini di abitanti, in Africa quasi un miliardo di persone non ha accesso a Internet. Lo stesso nel sud dell’Asia. E così per 582 milioni di cinesi. A cosa sono serviti i soldi guadagnati dalla Cina, seconda potenza economica mondiale? Anche in Europa, secondo gruppo economico al mondo per ricchezza (secondo i dati del FMI 2018/19), i numeri lasciano a bocca aperta: ancora oggi, oltre 41 milioni di persone non ha accesso alla rete “veloce”. E come ormai evidente, esiste una netta disparità tra Nord e Sud: la situazione peggiore è al Sud d’Europa dove oltre 25 milioni di persone non ha accesso alla Internet. E tra loro molti, moltissimi giovani e adolescenti, i quali vorrebbero andare a scuola o, almeno, frequentare le lezioni tenute dai propri docenti online. Ma a loro questa opportunità è vietata: non possono farlo a causa delle politiche poco lungimiranti adottate negli ultimi decenni.
Quando le scuole si spostano online, gli studenti che risiedono in aree meno fornite di servizi, quelli che appartengono ai ceti meno abbienti e i bambini di colore restano indietro. Questo non potrà che aggravare disuguaglianze sociali ed economiche ormai sistemiche. Per molti di loro, anche per quelli che non saranno contagiati dalla pandemia di cui si riempiono le prime pagine di tutti i giornali, le conseguenze saranno gravissime.
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maireblr-blog · 5 years
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I migliori PC per gli studenti
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Scopri i migliori PC desktop e notebook da acquistare per il proprio figlio-studente in vista dell'inizio della scuola. Dal Mac al Dell, ecco i modelli migliori  
Con il "back to school" molti genitori si trovano di fronte ad una scelta non da poco: comprare o non comprare un PC al proprio figlio studente? E se sì, meglio un PC desktop o un laptop? Ma, soprattutto, quali sono i migliori desktop e laptopper uno studente? Mentre i ragazzi saranno certamente attratti dal prodotto più alla moda, o da quello più adatto per il gaming, i genitori preferiranno studiare bene il mercato alla ricerca del prodotto con il miglior rapporto prezzo-prestazioni. Considerando anche il fatto che con il PC il figlio studente ci dovrà soprattutto fare ricerche su Internet, vedere video e restare in contatto con gli amici tramite Facebook o altri social. Non ci dovrà certo montare video professionali in 4K per l'industria cinematografica. Ecco, allora, alcuni consigli per spendere bene i propri soldi quando si tratta di scegliere il miglior computer per uno studente.
PC per studenti: meglio laptop o desktop?
Il primo dubbio da sciogliere è se comprare un computer per studenti desktop o laptop. Entrambe le scelte hanno pro e contro. Un PC desktop, a parità di hardware integrato, di solito costa meno di un computer portatile. Con un desktop, poi, possiamo riutilizzare un monitor che abbiamo già in casa o, se lo dobbiamo comprare nuovo, possiamo usarlo anche in futuro.
Un laptop, di contro, è portatile per definizione e se a scuola lo studente ha la possibilità di portare il proprio PC per svolgere alcune attività didattiche. Il notebook, inoltre, può essere portato a casa dei compagni di scuola. Ma, allo stesso tempo, è molto più fragile di un PC desktop: se lo studente è giovane e "scapestrato", potrebbe romperlo o danneggiarlo in poco tempo. La comodità di un notebook, infine, è molto limitata se si acquista un modello con schermo grande (ad esempio se lo si deve usare anche per giocare, guardare foto o video in streaming).
Miglior laptop per studenti 2019
Tra i laptop gli studenti amano particolarmente i MacBook. E ancor di più i MacBook Pro. Il problema dei MacBook Pro è solo uno: il prezzo. Il MacBook Pro più economico, con schermo da 13 pollici, costa oltre 1.500 euro. Per le prestazioni e la qualità costruttiva è un prezzo giusto, ma per uno studente le caratteristiche tecniche potrebbero essere a dir poco eccessive. Un MacBook Air, di contro, ha una dotazione hardware inferiore ma si compra a meno di 1.300 euro (sempre in versione 13 pollici).
A un prezzo molto simile si compra, se guardiamo al mondo Windows 10, un ottimo Asus ZenBook S13 con schermo da 13,9 pollici che ha caratteristiche tecniche superiori e sufficienti anche per fare un po' di gaming. Sotto i mille euro, invece, si può comprare un modello base di Dell XPS 13 che brilla per portabilità (pesa appena 1,21 kg), qualità dello schermo (risoluzione 4K, Dell Cinema e display InfinityEdge) e ha anche un'ottima autonomia. Prezzo leggermente superiore per un altro Dell, il modello XPS 13 2-in-1 "convertible" che si apre a libro e ha un display touch che permette di usarlo (tramite la penna in dotazione) quasi come un tablet. Spendendo molto meno, ma senza rinunciare al touch screen, si può comprare un Microsoft Surface Laptop 2, diretto concorrente del MacBook Air ma ad un prezzo nettamente inferiore: a partire da 899 euro.
Miglior desktop per studenti 2019
Tra i desktop per studenti la scelta è ancora più vasta. Se preferiamo un iMac, però, in questo caso è meglio scartare il modello base da 21,5 pollici e circa 1.350 euro di prezzo: la scheda grafica integrata non è all'altezza del costo, e lo stesso vale per lo schermo con risoluzione solo Full HD. Con 200 euro in più si prende il modello, sempre 21,5 pollici, con display Retina 4K e scheda video dedicata.
Passando al mondo Windows, una buona opzione di PC desktop per studenti (che nel tempo libero non disdegnano affatto il gaming) è l'HP Omen Obelisk 875. Senza monitor ha un prezzo di partenza di 899 euro e una scheda tecnica di tutto rispetto per il costo che si paga. Se invece il prezzo non è un problema, entriamo nel segmento dei PC desktop da gaming veri e propri, con una potenza talmente alta da essere persino eccessiva per uno studente che non ha una fervente passione per i videogiochi. I nomi "pesanti" in questo segmento al momento sono due: ASUS ROG STRIX GL12 e Corsair One i140. Il primo si trova su Amazon a partire da 2.700 dollari, il secondo sfiora invece i 3.000 euro di prezzo. In entrambi i casi il monitor non è incluso, ma con l'hardware che integrano questi due "mostri" qualunque studente è a posto per tutto il corso di studi. Una valida alternativa, dal prezzo più accessibile, è l'HP ENVY da 27 pollici: si tratta di un all-in-one con monito incluso che, per circa 1.900 euro, offre un ottimo rapporto qualità/prezzo e un design assolutamente apprezzabile.
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marquisphoenix-blog · 5 years
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calabriawebtvcom · 4 years
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BADOLATO: EMERGENZA COVID-19, A QUANDO LA CONSEGNA DEI TABLET ?
EMERGENZA CORONAVIRUS, SCUOLA E DIDATTICA A DISTANZA: A CHE PUNTO È LA CONSEGNA DEI TABLET DA PARTE DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO DI BADOLATO-SANTA CATERINA AI BAMBINI RICHIEDENTI E BENEFICIARI DEL DEVICE PREVISTO E FINANZIATO DALLO STATO CENTRALE? Vista l’emergenza sanitaria da Covid-19 e il prolungamento delle attività di didattica a distanza fino a chiusura anno scolastico, è necessario al più presto procedere alla consegna dei tablet rispondendo ai veri bisogni e diritti delle famiglie/bambini. Ci è stato reso noto che ad oggi molte famiglie locali – soprattutto quelle più fragili ed in uno stato di bisogno economico – si trovano in difficoltà nel gestire le attività scolastiche di didattica a distanza dei propri figli. Tali difficoltà sono soprattutto imputabili alla mancanza di attrezzature idonee quali tablet e connessione alla rete internet. Ebbene, ci chiediamo come mai nonostante il Governo centrale abbia stanziato a favore delle istituzioni scolastiche le opportune risorse economiche, ad oggi nessuna delle famiglie richiedenti, e idonee a beneficiare del comodato d’uso gratuito di questi device, abbia ricevuto nulla. Stato dell’arte: dall’albo pretorio online dell’ICS “T.Campanella” di Badolato-Santa Caterina, risultano pubblicate la determina del D.S. con affidamento diretto Mepa con la fornitura custodie per tablet ex art 120 dl 18/2020 (data 10 aprile) e la nomina-convocazione della commissione scolastica per la valutazione delle domande inoltrate alla scuola dalle famiglie richiedenti (data 23 aprile). Siamo al 30 aprile ed ancora non è avvenuta la consegna dei suddetti “device” alle famiglie richiedenti e potenzialmente beneficiarie. In tanti altri territori, da quello che emerge dagli organi di stampa e non solo, questa procedura è avvenuta regolarmente ormai da tempo e la consegna è stata effettuata, accelerandola, grazie all’ausilio dell’Arma dei Carabinieri o i volontari della Croce Rossa Italiana, molto attivi in questa fase d’emergenza sanitaria e socio-economica nazionale. Si tratta di un problema di non poco conto, considerato il protrassi dell’emergenza sanitaria e il sopraggiungere della conclusione dell’a.s. 2019/2020. Non sono pensabili altre lungaggini burocratiche poiché ne va di mezzo la formazione di tanti ragazzi e bambini. Pertanto, nella legittimità delle proprie posizioni e visto il ruolo sociale che svolge nel territorio, con la presente l’Associazione di Promozione Sociale “MaMa” di Badolato (composta soprattutto da famiglie e bambini) CHIEDE al Dirigente Scolastico ed alla Segreteria Amministrativa dell’ICS “T. Campanella” la risoluzione del problema nel più breve tempo possibile a tutela dei diritti di tutti gli studenti che aspettano risposte concrete da settimane! Read the full article
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untitled42566 · 4 years
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Inaugurato ad Ancona il Future Lab del Savoia-Benincasa intitolato a Lorenzo Farinelli
La preside Rucci: “Uno spazio pubblico a disposizione di tutta la città. Un sogno che si realizza”. Pierlorenzi (Poliarte): “Un altro tassello per la riqualificazione di Vallemiano attraverso la cifra creativa e intellettuale”
ANCONA – E’ stato inaugurato questo pomeriggio il Future Lab dell’IIS Savoia-Benincasa dedicato alla memoria di Lorenzo Farinelli, ex alunno prematuramente scomparso lo scorso febbraio. Il taglio del nastro è stato preceduto da un convegno al quale hanno preso parte la dirigente d’istituto Alessandra Rucci, l’assessora all’Istruzione del Comune di Ancona Tiziana Borini, il direttore dell’Accademia di Design Poliarte Giordano Pierlorenzi, il progettista Carlo Antonelli e Giovanni Re, community manager dell’azienda Roland, i docenti Frontoni e Scaladozzi della facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche.
Sono poi intervenuti i genitori di Lorenzo Farinelli e la compagna Martina con un ricordo commovente del giovane medico ex alunno dello scientifico Savoia. “In questa scuola Lorenzo ha condiviso momenti bellissimi e soprattutto i suoi sogni – ha detto la mamma Amalia Dusmet- mio figlio aveva tanti progetti e voleva tanto vivere, non siamo riusciti a portarlo in America per le cure ma abbiamo creato la Fondazione a lui intitolata per portare avanti la ricerca, grazie alla somma raccolta con le donazioni pervenute. Grazie a tutti”.
“Quello che andiamo ad inaugurare è uno spazio per tutta la città e ospiterà corsi per docenti da tutta la regione – ha sottolineato Rucci- il fatto che il Future Lab abbia trovato collocazione proprio nella nostra scuola è un grande onore perchè certifica l’impegno pluriennale sul fronte dell’innovazione nella didattica e nell’apprendimento”.
“Spero che il modello Savoia-Benincasa si estenda anche ad altre scuole e diventi un modello da imitare – le parole di Borini- il Future Lab è bellissimo, ancora di più perchè intitolato a un ragazzo pieno di vita, pieno di speranze quale era Lorenzo. Vorrei che la sua passione sia da esempio per i ragazzi che frequenteranno questi ambienti”.
“Devo ammetterlo, all’inizio non ero tanto convinto dell’idea di progettare questi spazi innovativi – ha rivelato Pierlorenzi- perchè mi chiedevo se sarebbero stati apprezzato fino in fondo. Ma la sorpresa nel vedere il risultato finale è stata grande. I nostri studenti hanno bisogno di imparare nuovi approcci metodologici e il Future Lab darà inoltre la possibilità a quartiere come Vallemiano di riqualificarsi attraverso la cifra creativa e intellettuale”.
Carlo Antonelli, ingegnere progettista di Poliarte ha quindi spiegato le caratteristiche dei nuovi spazi e illustrato nel dettaglio le varie fasi dei lavori, dai primi modelli 3D fino alla posa in opera di tutti gli elementi che caratterizzano gli ambienti laboratoriali.
Giovanni Re ha poi tenuto un’interessante presentazione sui nuovi artigiani digitali e i lavori del futuro resi possibili grazie alle nuove tecnologie.
La progettazione del Future Lab si è avvalsa dei più recenti modelli proposti dalla ricerca scientifica ideati dal Mit di Boston con suggestioni dagli ambienti T.E.AL. (Technology Enhanced Active Learning), ad alto tasso di tecnologia che prevedono lavori di gruppo interattivi e uso di isole di lavoro con tavoli rotondi e tablet per ciascuno studente.
La scelta è stata di riqualificare uno spazio inutilizzato, ampio foyer dell’Aula Magna del plesso di Via Marini 33, sfruttandone alcune caratteristiche rilevanti, come l’ampiezza e la presenza di una scalinata da utilizzare come nelle scuole del nord Europa per ricavare delle sedute che si affacciano su uno spazio di proiezione.
L’idea è stata quella di proteggere gli ambienti di lavoro, ma con pareti trasparenti, dando modo a chiunque di ammirare gli ambienti, le tecnologie e le persone al lavoro all’interno, proprio come osservato negli avveniristici istituti di ricerca di Boston.
Il Future Lab ospita al proprio interno un FabLab didattico, spazio making dotato di numerose tecnologie per l’artigianato digitale attrezzato con le macchine di un’eccellenza marchigiana e internazionale, la Roland, uno spazio destinato alla progettazione, sviluppo e fruizione di contenuti in realtà virtuale e aumentata, una cabina destinata a spazio per la registrazione di video professionali, servizi fotografici, trasmissioni per la web radio dell’Istituto, diverse postazioni autonome di lavoro.
Sarà utilizzato al mattino con gli studenti (su richiesta anche di altri Istituti del territorio di ogni ordine e grado) e offrirà spazio pomeridiano a laboratori di creatività, robotica e artigianato digitale per i bambini e ragazzi. Sarà inoltre un ambiente dedicato alla formazione di gruppi di docenti di tutta la regione. Sarà insomma un vero civic center per la città, centro di promozione culturale e realizzazione di attività per la crescita di competenze avanzate nei docenti e nelle giovani generazioni.
Il Future Lab è espressione delle eccellenze del territorio; da qui la partnership con l’Accademia di Design Poliarte, che attraverso il progetto dell’Ing. Carlo Antonelli ha realizzato le strutture artigianalmente in vetro antisfondamento e legno trattato per la resa ignifuga. Completano l’aula dei tavoli bianchi e colorati mobili e sedute colorate mobili, anche monoposto. Le tecnologie per il making sono prodotti dell’azienda Roland DG MidEurope di Acquaviva Picena, mentre quella per la realtà virtuale e aumentata sono dell’azienda Ubisive di Civitanova Marche.
Il costo complessivo del laboratorio supera i 100.000 € erogati dal MIUR e ha reso necessario un co-finanziamento proveniente dai contributi volontari delle famiglie.
IL SAVOIA-BENINCASA, ECCELLENZA NAZIONALE
Il Savoia-Benincasa ha fondato nel 2014, insieme ad altre 21 scuole italiane, la più importante realtà nazionale che ha come mandato istituzionale la disseminazione dell’innovazione: il Movimento delle Avanguardie Educative, coordinato da INDIRE. Nel mese di Maggio 2019 è stata inoltre selezionata dalla rete internazionale Ashoka, che riunisce agenti sociali del cambiamento, come Changemaker School insieme ad altre 10 scuole italiane, dopo una complessa procedura condotta da un panel internazionale di ricercatori.
Con circa 1400 studenti suddivisi in tre indirizzi di studio, Liceo Scientifico, Liceo Linguistico e Istituto Tecnico Economico, l’Istituto è oggi un punto di riferimento nel campo dell’uso didattico delle ICT. Dal 2009 la scuola è stata interamente connessa in wifi, ogni aula è stata provvista di un laptop e una LIM o un videoproiettore interattivo di ultima generazione. Il device portatile personale è parte integrante del corredo scolastico degli alunni e viene utilizzato con grande naturalezza per il lavoro quotidiano in classe in modalità BYOD (Bring Your Own Device).
LA DEDICA DEL FUTURE LAB A LORENZO FARINELLI
Il caso del Dott. Lorenzo Farinelli, ex alunno del Liceo Scientifico “Luigi di Savoia”, prematuramente scomparso a causa dell’impossibilità di curare in Italia la sua malattia con la più avanzata terapia disponibile, la Car T Cells, ha commosso tutto il Paese.
Il grido disperato di Lorenzo, nel momento in cui si appellava alla nostra generosità dicendo: “Io voglio vivere” è rimasto nelle orecchie e nel cuore. La corsa incredibile e generosa alla raccolta della cifra necessaria a trasferirsi negli Usa non è bastata e Lorenzo non ce l’ha fatta, lasciando tutti sgomenti e addolorati.
Per trasformare il dolore in amore e in memoria dell’importanza di fare ricerca, studiare e acquisire una formazione di qualità avanzata, il Consiglio d’Istituto ha deciso – con delibera del 4 Marzo 2019 – di dedicare il Future Lab alla sua voglia di vivere.
Questa la motivazione all’intitolazione:
Affinchè  l’educazione alla scienza, alla creatività, alla ricerca, possano aiutare in futuro tutte le persone che, come Lorenzo, avrebbero voluto vivere.
All’ingresso del Future Lab campeggerà una sua fotografia, scelta dai genitori, Amalia Dusmet e Giovanni Farinelli e dalla sua compagna Martina Cimarelli, con in calce la sua frase:
“Mordete la vita. Ogni secondo. Sembra dura. Amara. Ma è succosa ed è un sogno”.
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Inaugurato ad Ancona il Future Lab del Savoia-Benincasa intitolato a Lorenzo Farinelli Inaugurato ad Ancona il Future Lab del Savoia-Benincasa intitolato a Lorenzo Farinelli
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retegenova · 6 years
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Siglato un protocollo di intesa tra Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e FME Education Obiettivo: promuovere l’innovazione tecnologica nella didattica scolastica
Milano, 18 settembre 2018 – Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo nell’ambito del progetto Riconnessioni annuncia la collaborazione con l’editore FME Education con la firma di un protocollo d’intesa per la promozione dell’innovazione tecnologica nella didattica scolastica.
Come auspicato dal Consiglio dell’Unione Europea, alfabetizzazione informatica, digitale e mediatica, creazione di contenuti digitali e programmazione sono oggi competenze di base. “La scuola – dichiara Ludovico Albert, presidente della Fondazione per la Scuola- è oggi lo snodo della trasformazione sociale per costruire una comunità solida con docenti, studenti, genitori. Ecco perché abbiamo scelto di collaborare con FME Education, un editore specializzato in formazione che vuole essere un partner per insegnanti e genitori nei processi di apprendimento dei ragazzi”. Offrire nuovi contenuti alla scuola e fruire delle nuove infrastrutture tecnologiche, significa impegnarsi a far crescere le competenze digitali di alunni e docenti. Per ottenere questi risultati la scuola ha bisogno di investimenti strutturali e di un’azione congiunta e mirata di soggetti pubblici e privati.   “In questi anni di lavoro quotidiano con il mondo della Scuola abbiamo maturato la convinzione che l’innovazione digitale sia una potente leva per supportare il lavoro dei docenti e i risultati degli studenti – dichiara Massimo Fumagalli, l’Editore -. Siamo però convinti che l’unica innovazione possibile passi dalla mediazione dell’insegnante, il vero motore del cambiamento. Proprio per questo siamo entusiasti di annunciare la partecipazione a “Riconnessioni” e contribuire a questo ambizioso progetto di formazione dedicata ai docenti promosso dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo”.   A partire dal mese di ottobre, Fondazione per la scuola e FME Education organizzeranno nell’ambito del progetto “Riconnessioni” attività di formazione intensiva per docenti della scuola primaria della durata di un giorno per fornire le competenze di base per l’utilizzo delle tecnologie digitali applicate alla didattica. Verranno affrontati i seguenti temi: interattività e didattica, visualizzazione dei concetti, didattica e social media, produzione e distribuzione di contenuti personalizzati, gamification. La tecnologia digitale affiancata a una comunicazione efficace e consapevole delle dinamiche del web collaborativo può essere un valore aggiunto concreto di competenze e tecniche a disposizione dei docenti per migliorare l’insegnamento e ottimizzare le relazioni con il singolo studente e l’intera classe. Obiettivo del corso sarà quindi fornire ai docenti le competenze per la creazione di lezioni multimediali interattive attraverso lezioni teorico-pratiche, con dimostrazioni e coinvolgimento diretto dei partecipanti, anche attraverso l’utilizzo del nuovo strumento creato da FME Education per la scuola – MyEdu Plus.
FONDAZIONE PER LA SCUOLA Fondazione per la Scuola, ente strumentale della Compagnia di San Paolo, ha come obiettivo quello di contribuire a elevare la qualità e l’efficacia del sistema educativo del Paese. La sua attività si svolge lungo tre direttive: –        Sostenere il merito e gli apprendimenti scolastici per contrastare il disagio sociale ed economico; –        Rafforzare le istituzioni dell’autonomia scolastica quali attori sociali sul territorio che possono promuovere cambiamenti organizzativi; –        Migliorare e innovare i processi di insegnamento e apprendimento.
All’interno di questa “visione” si inserisce Riconnessioni, il progetto di Compagnia di San Paolo realizzato dalla Fondazione per la Scuola per abbattere le barriere fisiche e culturali che impediscono alle scuole di innovare.
FME EDUCATION FME Education è un editore italiano specializzato in formazione che progetta e realizza strumenti innovativi per accompagnare la crescita delle nuove generazioni. Partner del MIUR nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale per la realizzazione di azioni a supporto dell’innovazione digitale nella Scuola italiana, con il progetto MyEdu School (2016/18) l’Editore ha coinvolto oltre 100 Istituti comprensivi e circa 50.000 ragazzi della scuola dell’obbligo, dotando le scuole italiane della piattaforma didattica e di oltre 500 tablet per le lezioni in classe. Per informazioni: www.fmeeducation.it; myedu.it
______________________________ Monia Rolfi FME Education SpA
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siglato un protocollo di intesa tra Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e FME Education Siglato un protocollo di intesa tra Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e FME Education …
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unliceoperjangany · 7 years
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Si tratta di un nutrimento che dura decine di anni, non è come il riso che si consuma in poco tempo
Carissimo Renato,
comincio a mandarti alcune risposte ai tre volumi di domande che mi hai posto in questi ultimi messaggi. Mi fa piacere vedere che tante persone si interessano del nostro Liceo come se fossero i loro figli a frequentarlo: è un dono di Dio anche questo interessamento affettuoso.
Una prima risposta riguarda il tipo di Liceo. Qui in Madagascar ci sono tre tipi di Liceo: letterario, scientifico e tecnico (costruzioni, elettricità ecc.). Non esiste, per ora, un liceo "Economico e Sociale".
I Licei cattolici, normalmente danno agli allievi la possibilità di frequentare il letterario o lo scientifico.
Per il tecnico ci vogliono attrezzature e insegnanti specializzati che è raro reperire qui in Madagascar: i pochissimi Licei tecnici (n. 6 in tutto) che esistono sono mal conci per mancanza di attrezzature e di insegnanti. Il nostro cantiere di costruzione della chiesa è una specie di Liceo tecnico (immagina che l'attestato di qualifica di lavoro che diamo ai nostri operai è valutato persino più di quello di qualche Liceo). I Salesiani hanno un buon Liceo tecnico di elettricità a Tulèar (è lì che hanno preso il BACC tecnico i tre giovani di Jangany che hanno poi raggiunto il titolo universitario in elettricità).
Noi apriremo un Liceo Cattolico come quello di Ihosy, con possibilità di frequentare il letterario (corso A) o lo scientifico (corso B).
Ci sono alcuni che chiamano la nostra scuola agraria "Liceo agrario" (che non esiste qui in Madagascar): come vedi, siamo pionieri.
  La "Classe Seconde" (primo anno) è uguale per tutti e le materie sono:
-           Malgascio,
-           Filosofia,
-           Storia e Geografia,
-           Francese,
-           Inglese,
-           Matematica,
-           Fisica e Chimica,
-           Scienze della Vita e della Terra.
La "Classe Première" (secondo anno) e la "Classe Terminale" (ultimo anno) hanno
n. 4 MATERIE DI BASE uguali per tutti:
-           Malgascio,
-           Filosofia,
-           Francese,
-           Inglese
più  le MATERIE DIVERSIFICATE:
corso A
-           Matematica,
-           Scienze (Fisica e Chimica);
corso B
-           Scienze della Vita e della Terra,
-           Matematica,
-           Fisica e Chimica.
  Non c'è insegnamento di Greco e di Latino. Non ci sono altre materie facoltative (musica, arte ecc.): è già molto se si riesce a svolgere quelle obbligatorie.
Sto cercando di fare l'elenco dei libri che suggeriscono gli insegnanti di qui e te lo manderò al più presto.
  Senza dubbio è bene spedire in una sola volta il maggior numero di libri possibile, soprattutto se si organizzerà un nostro container particolare. Sui pacchi si potrà scrivere MATERIEL SCOLAIRE e cercheremo di chiedere esenzione di dogana.
In questi primi anni, prevediamo per ogni classe un numero di 30-35 alunni. Vediamo che sono in aumento le famiglie che puntano a dare il titolo liceale ai loro figli, quindi prevediamo il raggiungimento di oltre 50 alunni per classe entro i primi 10 anni.
Per i libri cartacei che utilizzeremo come testi scolastici, è bene raggiungere, se si riesce, una ventina di copie per ogni libro (vengono consultati dagli studenti in biblioteca).
Per i TABLET il problema non riguarda solo il Liceo. Vogliamo introdurli già a partire dalle Medie, quindi ce ne occorreranno tanti, perché prevediamo che saranno quelli a prendere sviluppo qui da noi. Più riusciamo a raccoglierne, meglio è.
È bene rifletterci con attenzione e vedere quale sforzo riusciamo a raggiungere: si tratta di un nutrimento che dura decine di anni, non è come il riso che si consuma in poco tempo.
Penso di aver risposto al primo volume delle tue domande. Cercherò di rispondere al più presto agli altri volumi.
Grazie per il grande impegno. Grazie per l'accoglienza a padre Fahamaro, che è sorpreso dal vostro affaccendamento per lui. Sarà un'esperienza che lo spingerà a tenere le relazioni e la comunicazione con voi.
Vi saluto tutti con affetto.
Padre Tonino.
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Lezioni a distanza per quelli che possono permettersele…e gli altri?
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Lezioni a distanza per quelli che possono permettersele…e gli altri?
La necessità di chiudere scuole e università e costringere gli studenti a rimanere a casa ha portato al ricorso alla formazione a distanza. Video-lezioni, discussione di tesi online, interrogazioni in chat. Tutti strumenti pratici e che esistono da decenni.  Ma che a volte devono fare i conti con situazioni alle quali, fino ad ora, nessuno aveva pensato: non tutti gli studenti possono adoperarli. É quanto emerge dal Rapporto Istat sulla conoscenza.
Secondo gli ultimi dati disponibili (e per strano che possa sembrare), in Italia solo il 94% dei giovani tra i 15-24enni usa internet. Ma si tratta di un dato che non deve trarre in inganno: sono solo 43 milioni gli italiani connessi ad internet. Gli altri “internauti” per navigare usano lo smartphone (l’89,2%). Strumento utile comodo e diffuso ma spesso inadatto a seguire lezioni lunghe e a studiare da casa. Per farlo ci vorrebbe un pc. Ma meno della metà degli italiani (il 45,4%) usa un pc da tavolo, un quarto ha un laptop o un notebook (il 28,3%) e altrettanti un tablet (il 26,1%). Il 30,5%  dei ragazzi di 18-19 anni accede alla rete solo tramite lo smartphone. A questo si deve aggiungere che esiste un forte squilibrio tra Nord e Sud, isole comprese, circa la percentuale di persone che si connettono (72,3% contro 62,2% in totale).
Sotto questo profilo, l’Italia è molto indietro rispetto al resto dei paesi dell’Unione europea. Nel 2019, solo il 64% della popolazione europea tra i 16 e i 74 anni ha usato il computer quotidianamente. In Italia questa percentuale è molto più bassa, non arriva al 52% (sebbene con un netto miglioramento, +11 punti, rispetto al 2008). Non sorprende scoprire che, fino al 2018, quasi un terzo delle famiglie italiane non aveva Internet a casa. Il 28,3% delle famiglie italiane è offline. Tra le diverse regioni italiane, al top c’è il Trentino Alto Adige, seguito da Lombardia e Marche. I dati peggiori invece riguardano le regioni del Sud. Le cinque regioni che registrano le quote più basse per diffusione della rete tra le famiglie sono la Sicilia (66,9), la Puglia (66,6), il Molise (66), la Basilicata (66) e la Calabria, maglia nera con una diffusione domestica del 64,2%. Il fatto che siano tutte meridionali dovrebbe far riflettere. Come mai non sono stati fatti investimenti per le reti? E come mai nessuno ha cercato di colmare il gap (sempre crescente) che da decenni separa le regioni del Sud da quelle del Nord?
Il nuovo corona virus sta facendo emergere i problemi di un paese. Ma anche quelli che esistono tra paesi diversi. Per ciò che riguarda la possibilità di seguire le lezioni online, il divario che esiste tra Nord e Sud Italia riguarda anche i vari paesi d’Europa: mentre nell’Europa settentrionale il 95% della popolazione è connessa a internet veloce, nell’Europa occidentale questa percentuale diminuisce (92%) e ancora peggiore è la situazione dell’Europa orientale dove solo quattro persone su cinque usano Internet. Se poi si esce fuori dall’UE il divario tra Nord e Sud cresce ulteriormente: tra i paesi che occupano il Sud del pianeta solo Australia, Nuova Zelanda e alcuni paesi dell’America del Sud riescono a superare la soglia del 60%; per il resto la percentuale di popolazione che dispone di accesso alla rete sono molto più basse (con un picco inferiore in Africa dove in alcune zone non si raggiunge il 22%). E’ vero che questi sono anche i paesi in cui sono stati registrati i miglioramenti maggiori nell’ultimo anno, ma è altrettanto vero che il gap che li separa dal resto del mondo, dai paesi “sviluppati” resta enorme.
Anche negli USA, le autorità hanno invitato gli studenti a studiare e seguire le lezioni da casa. E anche oltre oceano il divario tra poveri e ricchi, tra zone dotate di servizi e infrastrutture all’avanguardia e zone arretrate si fa notare: circa il 22% delle famiglie americane non ha Internet a casa, tra cui oltre 4 milioni di famiglie con bambini in età scolare. Ma anche qui, come in Italia, sono le famiglie povere quelle più colpite: solo il 56% delle famiglie che guadagna meno di $20.000 dispone di connessione a banda larga. Le famiglie di colore o ispaniche spesso sono prive di connessione o di una forma di collegamento idoneo a seguire lezioni online rispetto alle controparti bianche.
Anche tra gli studenti che teoricamente dispongono di Internet, non tutti gli accessi sono uguali. Secondo un recente censimento, l’8% delle famiglie che hanno Internet si affida esclusivamente alla banda larga mobile ovvero da cellulare. E ancora una volta, sono le famiglie a basso reddito e le comunità di colore quelle in cui è maggiore la probabilità di essere utenti della banda larga esclusivamente mobili. Secondo un recente studio, il divario digitale non riguarda solo le comunità rurali o le persone che non adottano la banda larga: spesso, il motivo per cui non lo fanno è che non possono permetterselo.
Per “dare i numeri”, in termini di abitanti, in Africa quasi un miliardo di persone non ha accesso a Internet. Lo stesso nel sud dell’Asia. E così per 582 milioni di cinesi. A cosa sono serviti i soldi guadagnati dalla Cina, seconda potenza economica mondiale? Anche in Europa, secondo gruppo economico al mondo per ricchezza (secondo i dati del FMI 2018/19), i numeri lasciano a bocca aperta: ancora oggi, oltre 41 milioni di persone non ha accesso alla rete “veloce”. E come ormai evidente, esiste una netta disparità tra Nord e Sud: la situazione peggiore è al Sud d’Europa dove oltre 25 milioni di persone non ha accesso alla Internet. E tra loro molti, moltissimi giovani e adolescenti, i quali vorrebbero andare a scuola o, almeno, frequentare le lezioni tenute dai propri docenti online. Ma a loro questa opportunità è vietata: non possono farlo a causa delle politiche poco lungimiranti adottate negli ultimi decenni.
Quando le scuole si spostano online, gli studenti che risiedono in aree meno fornite di servizi, quelli che appartengono ai ceti meno abbienti e i bambini di colore restano indietro. Questo non potrà che aggravare disuguaglianze sociali ed economiche ormai sistemiche. Per molti di loro, anche per quelli che non saranno contagiati dalla pandemia di cui si riempiono le prime pagine di tutti i giornali, le conseguenze saranno gravissime.
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untitled42566 · 4 years
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Inaugurato a Fano il Future Lab del Savoia-Benincasa intitolato a Lorenzo Farinelli
La preside Rucci: “Uno spazio pubblico a disposizione di tutta la città. Un sogno che si realizza”. Pierlorenzi (Poliarte): “Un altro tassello per la riqualificazione di Vallemiano attraverso la cifra creativa e intellettuale”
FANO – E’ stato inaugurato questo pomeriggio il Future Lab dell’IIS Savoia-Benincasa dedicato alla memoria di Lorenzo Farinelli, ex alunno prematuramente scomparso lo scorso febbraio. Il taglio del nastro è stato preceduto da un convegno al quale hanno preso parte la dirigente d’istituto Alessandra Rucci, l’assessora all’Istruzione del Comune di Ancona Tiziana Borini, il direttore dell’Accademia di Design Poliarte Giordano Pierlorenzi, il progettista Carlo Antonelli e Giovanni Re, community manager dell’azienda Roland, i docenti Frontoni e Scaladozzi della facoltà di Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche.
Sono poi intervenuti i genitori di Lorenzo Farinelli e la compagna Martina con un ricordo commovente del giovane medico ex alunno dello scientifico Savoia. “In questa scuola Lorenzo ha condiviso momenti bellissimi e soprattutto i suoi sogni – ha detto la mamma Amalia Dusmet- mio figlio aveva tanti progetti e voleva tanto vivere, non siamo riusciti a portarlo in America per le cure ma abbiamo creato la Fondazione a lui intitolata per portare avanti la ricerca, grazie alla somma raccolta con le donazioni pervenute. Grazie a tutti”.
“Quello che andiamo ad inaugurare è uno spazio per tutta la città e ospiterà corsi per docenti da tutta la regione – ha sottolineato Rucci- il fatto che il Future Lab abbia trovato collocazione proprio nella nostra scuola è un grande onore perchè certifica l’impegno pluriennale sul fronte dell’innovazione nella didattica e nell’apprendimento”.
“Spero che il modello Savoia-Benincasa si estenda anche ad altre scuole e diventi un modello da imitare – le parole di Borini- il Future Lab è bellissimo, ancora di più perchè intitolato a un ragazzo pieno di vita, pieno di speranze quale era Lorenzo. Vorrei che la sua passione sia da esempio per i ragazzi che frequenteranno questi ambienti”.
“Devo ammetterlo, all’inizio non ero tanto convinto dell’idea di progettare questi spazi innovativi – ha rivelato Pierlorenzi- perchè mi chiedevo se sarebbero stati apprezzato fino in fondo. Ma la sorpresa nel vedere il risultato finale è stata grande. I nostri studenti hanno bisogno di imparare nuovi approcci metodologici e il Future Lab darà inoltre la possibilità a quartiere come Vallemiano di riqualificarsi attraverso la cifra creativa e intellettuale”.
Carlo Antonelli, ingegnere progettista di Poliarte ha quindi spiegato le caratteristiche dei nuovi spazi e illustrato nel dettaglio le varie fasi dei lavori, dai primi modelli 3D fino alla posa in opera di tutti gli elementi che caratterizzano gli ambienti laboratoriali.
Giovanni Re ha poi tenuto un’interessante presentazione sui nuovi artigiani digitali e i lavori del futuro resi possibili grazie alle nuove tecnologie.
La progettazione del Future Lab si è avvalsa dei più recenti modelli proposti dalla ricerca scientifica ideati dal Mit di Boston con suggestioni dagli ambienti T.E.AL. (Technology Enhanced Active Learning), ad alto tasso di tecnologia che prevedono lavori di gruppo interattivi e uso di isole di lavoro con tavoli rotondi e tablet per ciascuno studente.
La scelta è stata di riqualificare uno spazio inutilizzato, ampio foyer dell’Aula Magna del plesso di Via Marini 33, sfruttandone alcune caratteristiche rilevanti, come l’ampiezza e la presenza di una scalinata da utilizzare come nelle scuole del nord Europa per ricavare delle sedute che si affacciano su uno spazio di proiezione.
L’idea è stata quella di proteggere gli ambienti di lavoro, ma con pareti trasparenti, dando modo a chiunque di ammirare gli ambienti, le tecnologie e le persone al lavoro all’interno, proprio come osservato negli avveniristici istituti di ricerca di Boston.
Il Future Lab ospita al proprio interno un FabLab didattico, spazio making dotato di numerose tecnologie per l’artigianato digitale attrezzato con le macchine di un’eccellenza marchigiana e internazionale, la Roland, uno spazio destinato alla progettazione, sviluppo e fruizione di contenuti in realtà virtuale e aumentata, una cabina destinata a spazio per la registrazione di video professionali, servizi fotografici, trasmissioni per la web radio dell’Istituto, diverse postazioni autonome di lavoro.
Sarà utilizzato al mattino con gli studenti (su richiesta anche di altri Istituti del territorio di ogni ordine e grado) e offrirà spazio pomeridiano a laboratori di creatività, robotica e artigianato digitale per i bambini e ragazzi. Sarà inoltre un ambiente dedicato alla formazione di gruppi di docenti di tutta la regione. Sarà insomma un vero civic center per la città, centro di promozione culturale e realizzazione di attività per la crescita di competenze avanzate nei docenti e nelle giovani generazioni.
Il Future Lab è espressione delle eccellenze del territorio; da qui la partnership con l’Accademia di Design Poliarte, che attraverso il progetto dell’Ing. Carlo Antonelli ha realizzato le strutture artigianalmente in vetro antisfondamento e legno trattato per la resa ignifuga. Completano l’aula dei tavoli bianchi e colorati mobili e sedute colorate mobili, anche monoposto. Le tecnologie per il making sono prodotti dell’azienda Roland DG MidEurope di Acquaviva Picena, mentre quella per la realtà virtuale e aumentata sono dell’azienda Ubisive di Civitanova Marche.
Il costo complessivo del laboratorio supera i 100.000 € erogati dal MIUR e ha reso necessario un co-finanziamento proveniente dai contributi volontari delle famiglie.
IL SAVOIA-BENINCASA, ECCELLENZA NAZIONALE
Il Savoia-Benincasa ha fondato nel 2014, insieme ad altre 21 scuole italiane, la più importante realtà nazionale che ha come mandato istituzionale la disseminazione dell’innovazione: il Movimento delle Avanguardie Educative, coordinato da INDIRE. Nel mese di Maggio 2019 è stata inoltre selezionata dalla rete internazionale Ashoka, che riunisce agenti sociali del cambiamento, come Changemaker School insieme ad altre 10 scuole italiane, dopo una complessa procedura condotta da un panel internazionale di ricercatori.
Con circa 1400 studenti suddivisi in tre indirizzi di studio, Liceo Scientifico, Liceo Linguistico e Istituto Tecnico Economico, l’Istituto è oggi un punto di riferimento nel campo dell’uso didattico delle ICT. Dal 2009 la scuola è stata interamente connessa in wifi, ogni aula è stata provvista di un laptop e una LIM o un videoproiettore interattivo di ultima generazione. Il device portatile personale è parte integrante del corredo scolastico degli alunni e viene utilizzato con grande naturalezza per il lavoro quotidiano in classe in modalità BYOD (Bring Your Own Device).
LA DEDICA DEL FUTURE LAB A LORENZO FARINELLI
Il caso del Dott. Lorenzo Farinelli, ex alunno del Liceo Scientifico “Luigi di Savoia”, prematuramente scomparso a causa dell’impossibilità di curare in Italia la sua malattia con la più avanzata terapia disponibile, la Car T Cells, ha commosso tutto il Paese.
Il grido disperato di Lorenzo, nel momento in cui si appellava alla nostra generosità dicendo: “Io voglio vivere” è rimasto nelle orecchie e nel cuore. La corsa incredibile e generosa alla raccolta della cifra necessaria a trasferirsi negli Usa non è bastata e Lorenzo non ce l’ha fatta, lasciando tutti sgomenti e addolorati.
Per trasformare il dolore in amore e in memoria dell’importanza di fare ricerca, studiare e acquisire una formazione di qualità avanzata, il Consiglio d’Istituto ha deciso – con delibera del 4 Marzo 2019 – di dedicare il Future Lab alla sua voglia di vivere.
Questa la motivazione all’intitolazione:
Affinchè  l’educazione alla scienza, alla creatività, alla ricerca, possano aiutare in futuro tutte le persone che, come Lorenzo, avrebbero voluto vivere.
All’ingresso del Future Lab campeggerà una sua fotografia, scelta dai genitori, Amalia Dusmet e Giovanni Farinelli e dalla sua compagna Martina Cimarelli, con in calce la sua frase:
“Mordete la vita. Ogni secondo. Sembra dura. Amara. Ma è succosa ed è un sogno”.
  Inaugurato a Fano il Future Lab del Savoia-Benincasa intitolato a Lorenzo Farinelli Inaugurato a Fano il Future Lab del Savoia-Benincasa intitolato a Lorenzo Farinelli
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Curcio e la sua visione sui colossi della comunicazione
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Curcio e la sua visione sui colossi della comunicazione
Renato Curcio è stato ospitato sabato 4 marzo nel circolo Arci Le Cento Città per presentare due libri su un argomento che ci riguarda molto da vicino. Le nostre vite sono sempre più condizionate da strumenti virtuali da una tecnologia sempre più devastante dal punto di vista dei rapporti umani, per cui diventa necessario indagare e spiegare cosa sia la comunicazione virtuale e come abbia modificato il nostro modo di vivere. Renato Crurcio è un ex brigatista, un intellettuale che ha pagato sulla sua pelle le scelte fatte senza tirarsi indietro o rinnegare il suo passato. A rivederlo oggi sembra un’altra persona anche se ciò che si legge nei suoi occhi è la fierezza di chi ha scritto un pezzo di storia del nostro Paese,la curiosità di interrogarsi sugli attuali processi di interazione mediati da meccanismi automatici capaci di associare dati o sistemi di dati tra loro, in pratica una realtà creata dalle macchine. Renato Curcio attualmente dirige una piccola cooperativa editoriale “Sensibili alle Foglie” che ha pubblicato i due libri: L’impero Virtuale e L’egemonia Digitale, di cui ha ampiamente parlato al numeroso pubblico intervenuto presso l’Arci. Molti i punti di riflessione, come la velocità del cambiamento per via della rivoluzione tecnologica e dei social come Fb o Google veri imperi mediatici industrie che generano profitti e fatturati da cifre a più zeri, grazie alla capacità che hanno di raggiungere tre mld di persone del globo terrestre.Siamo sempre più connessi in rete, sempre più disconnessi dalla realtà, spiati, scrutati nei comportamenti e su come ci muoviamo. Per Curcio la fonte di tutti i saperi è la nostra esperienza per cui diventa necessario ribaltare l’io per il noi.In questo frullatore virtuale, sta cambiando persino il concetto di Tempo che misura la produttività del lavoro rispetto a sistemi che misurando velocità dovuta alle macchine con cui competiamo, che provocano dissociazione. Tramite cellulari, tablet, computer , sensori ciò che interessa a questi colossi è la produzione dei dati trasmessi ad una piattaforma che in un nano secondo forniscono servizi d’informazione Il liberismo è stato sostituito dal dataismo. Il mondo dei dati ha assorbito il mondo della politica , della medicina della cultura il cui effetto è un capitalismo totalitario tant’è che la nuova forma d’autorità sono gli algoritmi, numeri,nei quali rientrano le nostre esistenze che sono la risorsa, la materia prima per scardinare un modello di democrazia e di distribuzione equa della ricchezza a favore di pochi ricchi che hanno in mano le chiavi del pianeta. Siamo in pratica dei chip immessi in un sistema gigante guidato da intelligenze artificiali. I profeti della Silicon Valley stanno creando una nuova religione che professiamo rispondendo a email ,utilizzando gli smartphone, tablet, che noi elaboriamo per ritrasmetterli con altri email telefonate articoli per cui alla fine il motto è se fai qualcosa registralo se registri carica e poi condividi. Ovvio che il controllo sociale diventa sempre più forte e a scegliere non siamo noi, ma questi colossi come Google ad esempio che non creano lavoro ma tramite i plus dati producono plus valore diventando gli imperi senza frontiere del nuovo capitalismo imperante. Siamo passati da Marx il quale affermava che a comandare fosse chi aveva i mezzi di produzione, all’era dei possessori di dati per controllare e indirizzare gusti e tendenze. In pratica l’essere umano sta diventando un optional come le forme di governo che non scegliamo più e sono calati dall’alto. Gli elettori non determinano più nulla a pensarci è l’economia di mercato. Gogle, Fb si stanno sostituendo alla Chiesa e ai sentimenti alle emozioni. Ci sono sistemi esterni in grado di comprendere i nostri sentimenti meglio di noi grazie agli algoritmi e ai Big Data. Le decisioni sono basate sui calcoli del computer e sulle probabilità ad esempio di ammalarsi in un dato momento della vita, così come successo ad Angelina Jolie, che ha ascoltato gli algoritmi software che dimostravano che avrebbe potuto sviluppare il cancro. Più che in una società a misura d’uomo ci stiamo avviando verso un mondo a misura di macchine. E che tutto questo si stia ripercuotendo sul venir meno della democrazia, del welfare è dimostrato dai licenziamenti continui, dalla disoccupazione crescente, dalla perdita di identità e da una globalizzazione selvaggia che ci vuole tutti connessi in rete, capaci di essere guidati al pascolo come le pecore, mentre i colossi e le multinazionali pascolano in zone franche arricchendosi e al riparo da tasse o soldi da sborsare. Per sopravvivere a questa moria dello spirito umano, bisognerebbe avere consapevolezza di quanto succede e cominciare a provocare una qualche falla nel sistema mettendo al centro di tutto le nostre coscienze che al momento non sono state ancora ridotte ad algoritmi.
youtube
    L’egemonia Digitale 
Il percorso di un cantiere socioanalitico sui modi in cui l’impero virtuale cerca di costruire la sua capacità egemonica nel mondo del lavoro. Ripercorrendo la micro-fisica dei processi innescati dai dispositivi digitali che mediano l’attività lavorativa – smartphone, piattaforme, sistemi gestionali, registri elettronici – si esplorano alcune metamorfosi radicali che, mentre rovesciano il rapporto millenario tra gli umani e i loro strumenti, sconvolgono ciò che fino a ieri abbiamo chiamato “lavoro”. Alcuni territori chiave – la digitalizzazione della scuola, della professione medica, dei servizi, dei trasporti condivisi, dei grandi studi legali e delle banche assunti come analizzatori, ci raccontano l’impatto trasformativo delle nuove tecnologie e il disorientamento dei lavoratori. Ma fanno anche emergere le linee liberticide su cui questo processo procede: la cattura degli atti, la dittatura dei dati, il trionfo della quantità e le narrazioni sostitutive con cui esso si racconta. Analizzando le tendenze – l’autismo digitale, l’obesità tecnologica, l’ethos della quantità, lo smarrimento dei limiti – ci si interroga sulla differenza tra progresso sociale e progresso tecnologico.
Alcune aziende che quindici anni fa non esistevano, come Google e Facebook, oggi costituiscono la nuova e potente oligarchia planetaria del capitalismo digitale. Internet ne rappresenta l’intelaiatura, e i suoi utenti, vale a dire circa tre miliardi di persone, la forza lavoro utilizzata. Le nuove tecnologie digitali fanno ormai parte della nostra vita quotidiana, le portiamo addosso e controllano tutti gli ambienti della vita sociale, dai luoghi di lavoro ai templi del consumo. Questo libro propone una riflessione sui dispositivi attraverso i quali questa oligarchia e queste tecnologie catturano e colonizzano il nostro immaginario a fini di profitto economico e di controllo sociale. E mette in luce il risvolto di tutto ciò, ovvero l’emergere di una nuova e impercepita sudditanza di quel popolo virtuale che, riversando ingenuamente messaggi, fotografie, selfie, e desideri su piattaforme e social-network, contribuisce con le sue stesse pratiche a rafforzare il dominio del nuovo impero. Non conosciamo ancora le conseguenze sui tempi lunghi di questo ulteriore passaggio del modo di produzione capitalistico. Chiara invece appare la necessità di immaginare pratiche di decolonizzazione.
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Curcio e la sua visione sui colossi della comunicazione
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Curcio e la sua visione sui colossi della comunicazione
Renato Curcio è stato ospitato sabato 4 marzo nel circolo Arci Le Cento Città per presentare due libri su un argomento che ci riguarda molto da vicino. Le nostre vite sono sempre più condizionate da strumenti virtuali da una tecnologia sempre più devastante dal punto di vista dei rapporti umani, per cui diventa necessario indagare e spiegare cosa sia la comunicazione virtuale e come abbia modificato il nostro modo di vivere. Renato Crurcio è un ex brigatista, un intellettuale che ha pagato sulla sua pelle le scelte fatte senza tirarsi indietro o rinnegare il suo passato. A rivederlo oggi sembra un’altra persona anche se ciò che si legge nei suoi occhi è la fierezza di chi ha scritto un pezzo di storia del nostro Paese,la curiosità di interrogarsi sugli attuali processi di interazione mediati da meccanismi automatici capaci di associare dati o sistemi di dati tra loro, in pratica una realtà creata dalle macchine. Renato Curcio attualmente dirige una piccola cooperativa editoriale “Sensibili alle Foglie” che ha pubblicato i due libri: L’impero Virtuale e L’egemonia Digitale, di cui ha ampiamente parlato al numeroso pubblico intervenuto presso l’Arci. Molti i punti di riflessione, come la velocità del cambiamento per via della rivoluzione tecnologica e dei social come Fb o Google veri imperi mediatici industrie che generano profitti e fatturati da cifre a più zeri, grazie alla capacità che hanno di raggiungere tre mld di persone del globo terrestre.Siamo sempre più connessi in rete, sempre più disconnessi dalla realtà, spiati, scrutati nei comportamenti e su come ci muoviamo. Per Curcio la fonte di tutti i saperi è la nostra esperienza per cui diventa necessario ribaltare l’io per il noi.In questo frullatore virtuale, sta cambiando persino il concetto di Tempo che misura la produttività del lavoro rispetto a sistemi che misurando velocità dovuta alle macchine con cui competiamo, che provocano dissociazione. Tramite cellulari, tablet, computer , sensori ciò che interessa a questi colossi è la produzione dei dati trasmessi ad una piattaforma che in un nano secondo forniscono servizi d’informazione Il liberismo è stato sostituito dal dataismo. Il mondo dei dati ha assorbito il mondo della politica , della medicina della cultura il cui effetto è un capitalismo totalitario tant’è che la nuova forma d’autorità sono gli algoritmi, numeri,nei quali rientrano le nostre esistenze che sono la risorsa, la materia prima per scardinare un modello di democrazia e di distribuzione equa della ricchezza a favore di pochi ricchi che hanno in mano le chiavi del pianeta. Siamo in pratica dei chip immessi in un sistema gigante guidato da intelligenze artificiali. I profeti della Silicon Valley stanno creando una nuova religione che professiamo rispondendo a email ,utilizzando gli smartphone, tablet, che noi elaboriamo per ritrasmetterli con altri email telefonate articoli per cui alla fine il motto è se fai qualcosa registralo se registri carica e poi condividi. Ovvio che il controllo sociale diventa sempre più forte e a scegliere non siamo noi, ma questi colossi come Google ad esempio che non creano lavoro ma tramite i plus dati producono plus valore diventando gli imperi senza frontiere del nuovo capitalismo imperante. Siamo passati da Marx il quale affermava che a comandare fosse chi aveva i mezzi di produzione, all’era dei possessori di dati per controllare e indirizzare gusti e tendenze. In pratica l’essere umano sta diventando un optional come le forme di governo che non scegliamo più e sono calati dall’alto. Gli elettori non determinano più nulla a pensarci è l’economia di mercato. Gogle, Fb si stanno sostituendo alla Chiesa e ai sentimenti alle emozioni. Ci sono sistemi esterni in grado di comprendere i nostri sentimenti meglio di noi grazie agli algoritmi e ai Big Data. Le decisioni sono basate sui calcoli del computer e sulle probabilità ad esempio di ammalarsi in un dato momento della vita, così come successo ad Angelina Jolie, che ha ascoltato gli algoritmi software che dimostravano che avrebbe potuto sviluppare il cancro. Più che in una società a misura d’uomo ci stiamo avviando verso un mondo a misura di macchine. E che tutto questo si stia ripercuotendo sul venir meno della democrazia, del welfare è dimostrato dai licenziamenti continui, dalla disoccupazione crescente, dalla perdita di identità e da una globalizzazione selvaggia che ci vuole tutti connessi in rete, capaci di essere guidati al pascolo come le pecore, mentre i colossi e le multinazionali pascolano in zone franche arricchendosi e al riparo da tasse o soldi da sborsare. Per sopravvivere a questa moria dello spirito umano, bisognerebbe avere consapevolezza di quanto succede e cominciare a provocare una qualche falla nel sistema mettendo al centro di tutto le nostre coscienze che al momento non sono state ancora ridotte ad algoritmi.
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    L’egemonia Digitale 
Il percorso di un cantiere socioanalitico sui modi in cui l’impero virtuale cerca di costruire la sua capacità egemonica nel mondo del lavoro. Ripercorrendo la micro-fisica dei processi innescati dai dispositivi digitali che mediano l’attività lavorativa – smartphone, piattaforme, sistemi gestionali, registri elettronici – si esplorano alcune metamorfosi radicali che, mentre rovesciano il rapporto millenario tra gli umani e i loro strumenti, sconvolgono ciò che fino a ieri abbiamo chiamato “lavoro”. Alcuni territori chiave – la digitalizzazione della scuola, della professione medica, dei servizi, dei trasporti condivisi, dei grandi studi legali e delle banche assunti come analizzatori, ci raccontano l’impatto trasformativo delle nuove tecnologie e il disorientamento dei lavoratori. Ma fanno anche emergere le linee liberticide su cui questo processo procede: la cattura degli atti, la dittatura dei dati, il trionfo della quantità e le narrazioni sostitutive con cui esso si racconta. Analizzando le tendenze – l’autismo digitale, l’obesità tecnologica, l’ethos della quantità, lo smarrimento dei limiti – ci si interroga sulla differenza tra progresso sociale e progresso tecnologico.
Alcune aziende che quindici anni fa non esistevano, come Google e Facebook, oggi costituiscono la nuova e potente oligarchia planetaria del capitalismo digitale. Internet ne rappresenta l’intelaiatura, e i suoi utenti, vale a dire circa tre miliardi di persone, la forza lavoro utilizzata. Le nuove tecnologie digitali fanno ormai parte della nostra vita quotidiana, le portiamo addosso e controllano tutti gli ambienti della vita sociale, dai luoghi di lavoro ai templi del consumo. Questo libro propone una riflessione sui dispositivi attraverso i quali questa oligarchia e queste tecnologie catturano e colonizzano il nostro immaginario a fini di profitto economico e di controllo sociale. E mette in luce il risvolto di tutto ciò, ovvero l’emergere di una nuova e impercepita sudditanza di quel popolo virtuale che, riversando ingenuamente messaggi, fotografie, selfie, e desideri su piattaforme e social-network, contribuisce con le sue stesse pratiche a rafforzare il dominio del nuovo impero. Non conosciamo ancora le conseguenze sui tempi lunghi di questo ulteriore passaggio del modo di produzione capitalistico. Chiara invece appare la necessità di immaginare pratiche di decolonizzazione.
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Curcio e la sua visione sui colossi della comunicazione
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Curcio e la sua visione sui colossi della comunicazione
Renato Curcio è stato ospitato sabato 4 marzo nel circolo Arci Le Cento Città per presentare due libri su un argomento che ci riguarda molto da vicino. Le nostre vite sono sempre più condizionate da strumenti virtuali da una tecnologia sempre più devastante dal punto di vista dei rapporti umani, per cui diventa necessario indagare e spiegare cosa sia la comunicazione virtuale e come abbia modificato il nostro modo di vivere. Renato Crurcio è un ex brigatista, un intellettuale che ha pagato sulla sua pelle le scelte fatte senza tirarsi indietro o rinnegare il suo passato. A rivederlo oggi sembra un’altra persona anche se ciò che si legge nei suoi occhi è la fierezza di chi ha scritto un pezzo di storia del nostro Paese,la curiosità di interrogarsi sugli attuali processi di interazione mediati da meccanismi automatici capaci di associare dati o sistemi di dati tra loro, in pratica una realtà creata dalle macchine. Renato Curcio attualmente dirige una piccola cooperativa editoriale “Sensibili alle Foglie” che ha pubblicato i due libri: L’impero Virtuale e L’egemonia Digitale, di cui ha ampiamente parlato al numeroso pubblico intervenuto presso l’Arci. Molti i punti di riflessione, come la velocità del cambiamento per via della rivoluzione tecnologica e dei social come Fb o Google veri imperi mediatici industrie che generano profitti e fatturati da cifre a più zeri, grazie alla capacità che hanno di raggiungere tre mld di persone del globo terrestre.Siamo sempre più connessi in rete, sempre più disconnessi dalla realtà, spiati, scrutati nei comportamenti e su come ci muoviamo. Per Curcio la fonte di tutti i saperi è la nostra esperienza per cui diventa necessario ribaltare l’io per il noi.In questo frullatore virtuale, sta cambiando persino il concetto di Tempo che misura la produttività del lavoro rispetto a sistemi che misurando velocità dovuta alle macchine con cui competiamo, che provocano dissociazione. Tramite cellulari, tablet, computer , sensori ciò che interessa a questi colossi è la produzione dei dati trasmessi ad una piattaforma che in un nano secondo forniscono servizi d’informazione Il liberismo è stato sostituito dal dataismo. Il mondo dei dati ha assorbito il mondo della politica , della medicina della cultura il cui effetto è un capitalismo totalitario tant’è che la nuova forma d’autorità sono gli algoritmi, numeri,nei quali rientrano le nostre esistenze che sono la risorsa, la materia prima per scardinare un modello di democrazia e di distribuzione equa della ricchezza a favore di pochi ricchi che hanno in mano le chiavi del pianeta. Siamo in pratica dei chip immessi in un sistema gigante guidato da intelligenze artificiali. I profeti della Silicon Valley stanno creando una nuova religione che professiamo rispondendo a email ,utilizzando gli smartphone, tablet, che noi elaboriamo per ritrasmetterli con altri email telefonate articoli per cui alla fine il motto è se fai qualcosa registralo se registri carica e poi condividi. Ovvio che il controllo sociale diventa sempre più forte e a scegliere non siamo noi, ma questi colossi come Google ad esempio che non creano lavoro ma tramite i plus dati producono plus valore diventando gli imperi senza frontiere del nuovo capitalismo imperante. Siamo passati da Marx il quale affermava che a comandare fosse chi aveva i mezzi di produzione, all’era dei possessori di dati per controllare e indirizzare gusti e tendenze. In pratica l’essere umano sta diventando un optional come le forme di governo che non scegliamo più e sono calati dall’alto. Gli elettori non determinano più nulla a pensarci è l’economia di mercato. Gogle, Fb si stanno sostituendo alla Chiesa e ai sentimenti alle emozioni. Ci sono sistemi esterni in grado di comprendere i nostri sentimenti meglio di noi grazie agli algoritmi e ai Big Data. Le decisioni sono basate sui calcoli del computer e sulle probabilità ad esempio di ammalarsi in un dato momento della vita, così come successo ad Angelina Jolie, che ha ascoltato gli algoritmi software che dimostravano che avrebbe potuto sviluppare il cancro. Più che in una società a misura d’uomo ci stiamo avviando verso un mondo a misura di macchine. E che tutto questo si stia ripercuotendo sul venir meno della democrazia, del welfare è dimostrato dai licenziamenti continui, dalla disoccupazione crescente, dalla perdita di identità e da una globalizzazione selvaggia che ci vuole tutti connessi in rete, capaci di essere guidati al pascolo come le pecore, mentre i colossi e le multinazionali pascolano in zone franche arricchendosi e al riparo da tasse o soldi da sborsare. Per sopravvivere a questa moria dello spirito umano, bisognerebbe avere consapevolezza di quanto succede e cominciare a provocare una qualche falla nel sistema mettendo al centro di tutto le nostre coscienze che al momento non sono state ancora ridotte ad algoritmi.
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    L’egemonia Digitale 
Il percorso di un cantiere socioanalitico sui modi in cui l’impero virtuale cerca di costruire la sua capacità egemonica nel mondo del lavoro. Ripercorrendo la micro-fisica dei processi innescati dai dispositivi digitali che mediano l’attività lavorativa – smartphone, piattaforme, sistemi gestionali, registri elettronici – si esplorano alcune metamorfosi radicali che, mentre rovesciano il rapporto millenario tra gli umani e i loro strumenti, sconvolgono ciò che fino a ieri abbiamo chiamato “lavoro”. Alcuni territori chiave – la digitalizzazione della scuola, della professione medica, dei servizi, dei trasporti condivisi, dei grandi studi legali e delle banche assunti come analizzatori, ci raccontano l’impatto trasformativo delle nuove tecnologie e il disorientamento dei lavoratori. Ma fanno anche emergere le linee liberticide su cui questo processo procede: la cattura degli atti, la dittatura dei dati, il trionfo della quantità e le narrazioni sostitutive con cui esso si racconta. Analizzando le tendenze – l’autismo digitale, l’obesità tecnologica, l’ethos della quantità, lo smarrimento dei limiti – ci si interroga sulla differenza tra progresso sociale e progresso tecnologico.
Alcune aziende che quindici anni fa non esistevano, come Google e Facebook, oggi costituiscono la nuova e potente oligarchia planetaria del capitalismo digitale. Internet ne rappresenta l’intelaiatura, e i suoi utenti, vale a dire circa tre miliardi di persone, la forza lavoro utilizzata. Le nuove tecnologie digitali fanno ormai parte della nostra vita quotidiana, le portiamo addosso e controllano tutti gli ambienti della vita sociale, dai luoghi di lavoro ai templi del consumo. Questo libro propone una riflessione sui dispositivi attraverso i quali questa oligarchia e queste tecnologie catturano e colonizzano il nostro immaginario a fini di profitto economico e di controllo sociale. E mette in luce il risvolto di tutto ciò, ovvero l’emergere di una nuova e impercepita sudditanza di quel popolo virtuale che, riversando ingenuamente messaggi, fotografie, selfie, e desideri su piattaforme e social-network, contribuisce con le sue stesse pratiche a rafforzare il dominio del nuovo impero. Non conosciamo ancora le conseguenze sui tempi lunghi di questo ulteriore passaggio del modo di produzione capitalistico. Chiara invece appare la necessità di immaginare pratiche di decolonizzazione.
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