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fridagentileschi · 1 year
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IL VERO '68: JAN PALACH, QUELLA TORCIA UMANA CHE 50 ANNI FA BRUCIO' NEL CUORE DI PRAGA
Jan Palach, lo studente di Praga che 50 anni fa si immolò in piazza per protestare contro la brutale invasione sovietica della Cecoslovacchia (21 agosto 1968), è senza dubbio uno dei personaggi che più è entrato nella coscienza dell’Europa post bellica, colpendo l’immaginario soprattutto dei giovani, in quegli anni impegnati nelle contestazioni globali contro una società che consideravano vecchia e sorpassata. Mentre Jan Palach manifestava per la liberta' dall'Unione Sovietica. Oggi a piazza San Venceslao, luogo del suo martirio, una lapide sempre adorna di fiori lo ricorda, e in tutta Europa ci sono migliaia di strade e piazze dedicate alla sua memoria. A Roma, ad esempio, la “sua” piazza è al Villaggio Olimpico, al Flaminio, e ogni anno molti giovani vanno a deporre una corona di fiori per ricordarne il gesto estremo di protesta per la libertà, gesto a cui seguì nei mesi successivi, quello analogo di altri sei giovani, purtroppo non passati alla storia come lui. Quello che colpì fu la sua maniera di uccidersi, dandosi fuoco pubblicamente come facevano – e fanno – certi monaci orientali. Oggi in Tibet sono centinaia i monaci che si sono bruciati per attirare l’attenzione del mondo sulla repressione comunista cinese, così come ieri i giovani cecoslovacchi intendevano denunciare il comunismo sovietico. Dopo la morte di Jan Palach, si tentò di nasconderne il significato in due modi: da una parte, quella della cosiddetta Europa libera, i giornali indagarono sulla personalità un po’ triste e malinconica di uno studente di filosofia che si intendeva far passare per uno squilibrato. Ma il tentativo fallì. Sul fronte interno, quello dei Paesi prigionieri nell’area Comecon, ossia quelli del Patto di Varsavia, soggetti all’Urss, addirittura la notizia non venne data e in Cecoslovacchia il corpo di Palach fu sepolto sotto falso nome in un angolo del cimitero praghese. Dovranno passare vent’anni, ossia fino al 1989, prima che Jan Palach possa avere una tomba “vera” e ufficiale. Adesso, passata la dittatura, le autorità ceche stanno anche pensando di fare della sua casa un museo: il Parlamento ceco ha di recente approvato lo stanziamento di 240.000 euro per restaurare la casa del padre a Vsetaty, nord di Praga. Si ipotizza anche di ristrutturare la pasticceria del padre, ubicata nello stesso immobile, che gli fu espropriata dal regime comunista negli anni ’50. «L’obbiettivo è conservare la memoria di Palach, cresciuto in questa casa, onorare il suo sacrificio, mostrare l’alto senso morale e il patriottismo di questo giovane e incoraggiare la gente a non essere indifferente dinanzi a ciò che accade nella società», spiega Jan Poukar, fondatore dell’associazione “Nazione Estinta” che si adopera da due anni per il museo nella casa vuota e malridotta dei Palach. Dentro dovrebbe essere sistemata la camera di Palach e allestita in altre stanze una mostra audiovisiva per documentare il clima opprimente dell’epoca. Jan Palach era nato l’11 agosto 1948 – anno dell’arrivo al potere del regime comunista con un colpo di stato – a Vsetaty, dove trascorse l’infanzia e la gioventù, fino a quando, a 19 anni, iniziò gli studi di lettere all’ Università Carlo a Praga. Oggi molti lo ricordano, ma nel 1970 il primo artista a cantarlo fu Francesco Guccini, nella sua “Primavera di Praga”. Il gruppo musicale alternativo La Compagnia dell’Anello gli ha dedicato negli anni Settanta la canzone “Jan Palach” e più recentemente il cantautore milanese Skoll ha scritto sulla Primavera cecoslovacca la bellissima “Le fate di Praga”.
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16 janvier : il y a 55 ans un étudiant tchèque s'immolait par le feu
Le 16 janvier 1969, Jan Palach, un étudiant en philosophie de 20 ans s’immolait par le feu, place Venceslas à Prague. Cet acte de désespoir, quelques mois après l’écrasement du printemps de Prague, n’a pas eu d’effet politique immédiat. Mais 20 ans plus tard, jour pour jour, le 16 janvier 1989, une manifestation à sa mémoire était le premier déclic de la protestation contre le régime communiste, lequel allait tomber quelques mois plus tard à la faveur de la révolution de Velours.
L’immolation de Mohammed Bouazizi, en Tunisie, en décembre 2010 avait entrainé une chute plus rapide de la dictature quelques semaines à peine. Bouazizi ne connaissait probablement pas Jan Palach, en revanche on sait que ce dernier avait eu vent du geste de Thich Quang Duc, un moine bouddhiste qui s’était suicidé par le feu à Saigon, en 1963.
Déjà, en septembre 1968, Ryszard Siwiec s’était immolé à Varsovie pour protester contre la participation des unités militaires polonaises à l’occupation de la Tchécoslovaquie. Même si Jan Palach est le seul de son groupe d’étudiants à être passé à l’acte, d’autres tchécoslovaques l’imiteront comme Jan Zajíc, lycéen de Moravie du Nord, et Evžen Plocek, dirigeant syndical de la région de Vysočina.
Un mémorial est dédié à Jan Palach sur la place Venceslas à Prague. C'est le lieu d'une commémoration chaque 16 janvier. Des rassemblements se déroulent un peu partout dans le pays, et en particulier sur le lieu hautement symbolique qu’est le parvis de la Faculté de philosophie de l’Université Charles à Prague, où Jan Palach était étudiant. Une cérémonie est aussi organisée à Vsetaty, sa ville natale.
La maison familiale de Jan Palach, située à Všetaty près de la ville de Mělník en Bohême centrale, a été transformée en musée et centre éducatif, ouvrant symboliquement ses portes le 21 août 2018, soit 50 ans après le début de l’occupation de la Tchécoslovaquie par les troupes du pacte de Varsovie.
Les autorités communistes avaient accepté qu’il soit inhumé au cimetière d’Olšany, dans le quartier de Vinohrady, à Prague. La tombe devient très vite un lieu de pèlerinage. Les gens y laissaient non seulement des bougies, mais aussi des messages ou des bouquets de fleurs… Les autorités ont fait cesser cela en exhumant le corps, en incinérant et en envoyant ses cendres pour les inhumer à Všetaty. Le 25 octobre 1990, soit près d’un an après la révolution de Velours, l’urne sera officiellement rapportée au cimetière d’Olšany, en présence de l’ancien dissident devenu président, Václav Havel.
Un article de l'Almanach international des éditions BiblioMonde, 15 janvier 2024
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prazdnedomy-blog · 6 years
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🏡 Rodný dům Jana Palacha ve Všetatech - právě odsud odjel dne 16.1.1969 Jan Palach do Prahy, kde se kolem 15 hodiny na Václavském náměstí upálil, tedy přesně před 50 lety. Ve třicátých letech v jeho rodném domě Janův otec provozoval vyhlášenou cukrárnu. Změna režimu po roce 1948 postihla i podnikání Palachova otce a jeho cukrárna byla zrušena. Po smrti matky rodina dům prodala, chvíli byl obývaný a poté mnoho let prázdný chátral. V roce 2011 přišel pražský grafik Jan Poukar se svým spolkem Národ pohasl s myšlenkou dům zachránit a vybudovat v něm muzeum s cukrárnou. V roce 2013 poslanci odhlasovali odkoupení chátrajícího domu státem s cílem vytvořit v něm muzeum a památník Jana Palacha. Poté proběhla architektonická soutěž o ztvárnění památníku - vítěznému návrhu dominuje černá masivní „hrana zla“ procházející svým ostřím domem, zahrada se má proměnit na meditační centrum. Původně měl být památník otevřen už minulém roce k 50 výročí okupace, rekonstrukce stále probíhá, otevření se plánuje v létě 2019.⠀ Profil objektu s řadou dalších informací a fotografií: https://buff.ly/2MbVYlM⠀ ⠀ #prazdnedomy #architektura #palach #rekonstrukce #vsetaty #hranazla #okupace #pamatnik #cukrarna #praha https://www.instagram.com/p/BssrDACAqy0/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=hi190b5bl909
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euroedo2016 · 5 years
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TAPPA DA LITOMERICE A OLOMOUC
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Lasciamo l’ameno paese di Litomerice e torniamo a viaggiare sui treni della Repubblica Ceca, che tra contraddizioni di mezzi in parte obsoleti, ed efficienza sugli orari (in verità programmati per trasferimenti un po’ più lunghi a giudicare soprattutto dalle distanze certamente non siderali!), si confermano però ben tenuti, puliti e per certi versi anche comodi.
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Il viaggio da Litomerice a Olomouc è diviso in due semitappe, e la prima porta a Kolin attraverso le località di Roudnice nad Labem,
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Steti,
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Melnik,
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Vsetaty, Stara Boleslav,
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Lysa nad Labem,
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Nymburk,
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Podebrady,
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Velky Osek,
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prima di giungere a Kolin.
Abbiamo viaggiato su un treno “spartano” nel senso di componenti e servizi per i viaggiatori, che però possono apprezzare i bagni e le aperture delle porte,
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un buon servizio per i disabili e un comodo vagone per le biciclette.
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A Kolin, poi, i quaranta minuti abbondanti tra l’arrivo e l’attesa del mezzo per Olomouc, dà l’opportunità di ammirare alcuni aspetti, sia dell’interno che dell’esterno di questa piccola ma calda stazione (e calda non è solo per la temperatura, dovuta al freddo invernale di stagione, ma proprio per un’atmosfera e un ambiente reso caloroso dall persone e dal loro atteggiamento civile).
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Nella foto sopra, ecco il “LeoExpress”: è un servizio di una compagnia ferroviaria privata (per intenderci, come il nostro “Italo” oppure l’austriaco “West Bahn”), che serve su tutto il territorio ceco e in gran parte dei limitrofi paesi europei, e lo fa con una flotta di mezzi davvero belli, con tutti i comfort del caso (”EETT” non mancherà mai di sottolineare quanto un viaggio comodo sia alla base per un buon viaggio), e che -nello specifico- hanno portato il blog da Kolin a Olomouc.
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Pardubice,
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Usti nad Orlici,
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Ceska Trebova,
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Zabreh na Morave,
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prpropositima di arrivare alla destinazione finale di questa tappa: Olomouc.
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A proposito: avete apprezzato l’abbondante nevicata?
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