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#wampyr 1977
myersesque · 2 years
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bones and all (2022) is this generation's martin (1977)
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romanpanic · 5 months
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The Cuda Co. diversity hire
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breakcorebeatles · 4 months
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Am I visitmaxxing or what
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mutant-blogging · 2 days
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You want to buy my Martin Mathias (from the hit 1977 film Martin) shirt so bad
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catcarolingwiththebprd · 11 months
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Martin au where he wasn't killed and there's a time jump/different era sequel ala Queen of the Damned and Martin becomes a mall goth vampire
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agrpress-blog · 9 months
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Musicista, compositore, direttore d’orchestra e autore, Claudio Simonetti non ha bisogno di grandi presentazioni.  Basta dire che ha composto colonne sonore di pellicole italiane e americane, Profondo Rosso (1975), Suspiria (1977), Tenebre (1982), Phenomena (1985),Opera (1987), Non ho sonno (2001), Il cartaio (2004), La terza madre (2007), Dracula 3D (2012) di Dario Argento, nonché di La notte dei morti viventi (1968) e Wampyr (1977) di George A. Romero. E che ha scritto colonne sonore per film di Ruggero Deodato, Sergio Martino, Lucio Fulci, Lamberto Bava, Castellano & Pipolo e Salvatore Samperi.  Da poco tornato in Patria da un lungo tour americano di concerti sold out, ecco che Claudio Simonetti inaugura il 2024 nella maniera che gli è più congeniale: suonando alle tastiere con il gruppo di cui è indiscusso leader, i Claudio Simonetti’s Goblin (Daniele Amador alla chitarra, Cecilia Nappo al basso, Federico Maragoni alla batteria). Prossimi appuntamenti giovedì 11 gennaio 2024 a Firenze (presso il Circus Rock Pub - via della Treccia, 20), venerdì 12 a Bologna (presso l'Alchemica Music Club - via dei Lapidari, 8/b) e sabato 13 a Roma (presso il Traffic Live Club - via Prenestina, 738).
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ceteradesunt · 3 years
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Martin (1977) dir. George A. Romero
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choptop-sawyer · 2 years
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Martin 1977 film posters
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solivagant-muse · 3 years
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A little Martin scene redraw because I've finally seen the movie.
I adored it.
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martin-mathias · 2 years
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some amazing cover art from the 2022 re-release of the wampyr score!
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morticianmagic · 4 years
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⚠ Martin(1977) novel warning
  ⚠  ⚠  ⚠  ⚠  ⚠  ⚠  ⚠  ⚠ 
Recently, a pdf file for the novelization of Martin (1977) has been floating around horror/slasher tumblr. However, the contents of the novel vary greatly from that of the movie to a degree that more than warrants several trigger warnings. None of the pdf links I have seen thus far have had any warning or preface about the traumatic contents of the book. 
My boyfriend, @romanpanic, came across the link and suffered a panic attack from content regarding his personal trauma that was not present in the movie. I do not want this to happen to anyone else, so I am making this post with a list of content warnings below the cut for those who wish to read the novel, but are unsure of if they are emotionally able to. ↓↓↓↓↓↓
CONTENT WARNINGS FOR THE NOVEL:
(I have not included any warnings for content that is present in the movie as well as the book)
-Rape
-Necrophilia 
-Incest
-Graphic description of violence (that was not featured in the movie already)
I will NOT provide a link to the pdf, please do not ask. 
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romanpanic · 4 years
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baby fruit bat
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mutant-blogging · 10 months
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Everything has been pretty easy since I've learned how to be careful. People are the hardest thing.
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midnight-squirrel · 4 years
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(Finally sitting and posting this;;;) I don't watch movies anymore. I sit and become obsessed with them via osmosis and can't control the hyperfixation and sketch from screenshots and gifs I reblog.
So, have some sketches of Martin, from George A Romero's Martin 1977
(Please don't remove caption or repost/redistribute)
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moviemaniac2020 · 2 years
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Il 16 luglio di cinque anni fa ci lasciava il grande George A. Romero, regista e sceneggiatore nordamericano specializzato generalmente in cinema “Horror”. Questo genere è sempre stato svalutato e confinato in gusti di nicchia, ma il cineasta in questione è riuscito a rivoluzionarlo con l’inserimento - fra le righe dei suoi film - di un’aspra critica sociale alla cultura occidentale. Ancora oggi da molti critici ed esperti di cinema, Ro- mero è considerato il padre dell’horror moderno e contemporaneo. Nato a New York nel 1940 si trasferisce in seguito a Pittsburgh, cittadina della Pennsylvania che diviene set di molte sue pellicole. Dopo aver girato alcuni cortometraggi indipendenti e degli spot TV, nel 1969 non ancora trentenne riesce ad autofinanziare il suo film d’esordio ovvero quello che è diventato uno dei più celebri cult-movie di tutti i tempi: “La notte dei morti viventi”. Attraverso questo film Romero riesce a ricodificare l'intero genere horror (fino ad allora improntato su classici come i vari “Dracula”, “Frankenstain” e alcuni monster-movie degli anni ’50-’60) grazie all’introduzione di due concetti fondamentali: a) i “mostri” sono una massa implacabile ed eterogenea, e rappresentano la maggioranza delle parti in gioco, mentre i “buoni” (che poi tanto buoni non sono…) rappresentano l’esigua minoranza; b) gli zombi resuscitano e camminano riportati in vita non da sedicenti riti magici o esoterici ma secondo spiegazioni razionali e scientifiche, anche se restano “sospese” e non del tutto chiarite. L’idea “corale” e “rivoluzionaria” deli zombi romeriani (che sarà ripresa e imitata da tantissimi altri autori) si contrappone alla natura umana dei protagonisti, che spesso risulta violenta, negativa, profondamente egoista e più incline al male. Queste tematiche vengono riprese anche ne “La città verrà distrutta all’alba” (1973), in una storia dove le perso- ne infettate da una misteriosa arma biologica si trasformano in pazzi omicidi e distruttori (“The crazies” è il titolo originale del film), mentre i sopravvissuti cercano di scampare a questa apocalisse scontrandosi fra loro e contro le forze dell’ordine, più disposte a sopprimere l’emergenza che a curarla. Dopo il film “Wampyr” (1977) - che metaforizza la dipendenza di sangue da parte di Martin, moderno e metropolitano vampiro, con la piaga dell’eroina e della droga in generale - Romero dirige quello che secondo molti è il suo capo- lavoro, cioè “Zombi” (1979), secondo episodio della trilogia dei morti-viventi (il titolo originale ��: “Dawn of the dead”). Un gruppo eterogeno di 4 superstiti si barrica in un centro commerciale, mentre il mondo esterno è assediato da zombi cannibali. I morti viventi qui sono usati per una vera e propria critica alla collettività consumi- sta, mostrati come un'orda senza emozioni mossa esclusivamente da una forza atavica e ancestrale. “In una società consumistica noi, come loro (i morti viventi), finiamo per comportarci in modo simile, come fossimo eterodiretti all’acquisto di cose e merci, senza controllo” aveva dichiarato il regista su questo film che, nel terzo episodio della trilogia, “Il giorno degli zombi” (1985), pone l’accento anche sull’antimilitarismo e sulla forte critica alla guerra e all’apparato burocratico- militare. Nonostante l'idea di “massa” implacabile e senza pensieri sia proprio caratteristica degli zombie “romeriani”, è nell'aspetto sociale che i film di Romero trovano la forza principale di descrivere gli esseri umani molto peggio rispetto agli stessi   “mostri”   che essi combattono. Da sempre controcorrente, Romero - nonostante i successi dei primi film - ha in seguito fatto fatica a incassare la fiducia degli studios hollywoodiani per produrre film di zombie che non scadessero nello splatter gratuito ma che fossero, invece, fortemente ancorati a una dimensione legata alla critica sociale. L’opposta attitudine, purtroppo, tipica dei film horror tradizionali nel ricercare a tutti i costi la spettacolarità (a volte fine a sé stessa), lo “splatter”, il “gore”, ecc. ha lentamente tagliato fuori il cineasta statunitense dal “mainstream” del mercato, portandolo spesso ad autoprodurre i suoi lavori, come gli ultimi “Diary of the dead” e “Survival of the dead”, datati rispettivamente 2007 e 2009, che per i forti limiti sum- menzionati sono risultati poco più che film di serie B. . Negli anni ’80 e ‘90 l’autore ha però sfornato altre pellicole degne di nota, come il cartoonesco “Creepshow” (1982) e il metafisico “La metà oscura” (1993), entrambi partoriti dalla geniale penna di Stephen King; la collaborazione con il nostrano Dario Argento ha generato nel 1990 “Due occhi diabolici”, dove l’artista nordamericano ha portato sul grande schermo il racconto di Edgar Allan Poe “Fatti nella vita del signor Valdemar”; e poi c’è l’ultimo grande kolossal, ovvero “La terra dei morti viventi”, diretto nel 2005 e interpretato, fra gli altri, anche da Dennis Hopper e da Asia Argento. L’orrore, inteso come quel senso di repulsione e forte sgomento che si ha guardando oggi come oggi un qualsiasi film horror, nel cinema romeriano è sempre stato un aspetto secondario, che emerge solo dalle profondità di un'intensa e dissacrante critica rivolta alla società moderna. Non è tanto la violenza visiva per sconvolgere lo spettatore la tematica prediletta di Romero, bensì l'utilizzo di uccisioni e di omicidi quali portatori di significati sociologici precisi. Su tutto il resto si erigono tematiche profonde come la critica al razzismo, al consumismo, al militarismo, alla guerra, al classismo, ecc.: per Romero è sempre stato più importante far riflettere piuttosto che spaventare.
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choptop-sawyer · 2 years
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Martin (1977)
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