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not to be frankfurt on main

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But are you going to keep eye contact while you eat it?

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Mi fa male ogni singolo muscolo, e questi domani vogliono andare di nuovo al mare.

Ok, ragà, è bellissimo, ma basta, chiudiamola qui l'estate, no? Che giovedì ripartiamo.

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this website is getting weirder by the minute

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'tis the season

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Norman Lindsay

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Egon Schiele

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Agosto

Il post è lungo e tortuoso, e sarà quindi bene evitare che sia d'intralcio allo scorrimento di una serata o di un pomeriggio di pigro movimento in dash.

La fine delle ferie si avvicina, annunciata dal momento in cui mi metto a cercare un posto per la sosta di una notte durante il viaggio di ritorno.

Poi, uno o due giorni di stacco, e di nuovo l'inizio, la rassicurante routine, con tutto il suo carico di stress - lo stress che alcuni chiamano "buono", quello che ci oblitera pensieri e personalità e ci fa assomigliare a delle piccole formichine tutte concentrate sulle proprie occupazioni.

Il locale dove abbiamo suonato il primo di agosto ci ha richiamati per farci suonare ancora, il 6 settembre. Di sabato sera? Pazzi. Non so se riusciremo a riportare tanta gente, però fa piacere che ci abbiano cercati. Faremo un'altra prova lunga, forse una o due canzoni in più.

In queste due settimane ho pensato molto, ho riabituato la mia esistenza al vuoto, allo spazio intorno a me; e, forse per questo, il mio umore si è fatto più riottoso e aggressivo quando questo mio spazio personale è stato violato - dalle chiacchiere, dalle liti familiari, dalla consueta comunicazione di coppia basata sulla manipolazione e sull'induzione dei sensi di colpa. Cosa, quest'ultima, che non mi procura né senso di minaccia, né dolore alcuno, dato che sono immune a entrambe le cose: solo che mi infastidisce, e io tendo a reagire più spesso, e con maggiore veemenza, proprio ai fastidi (mentre riesco a mantenere sangue freddo e sana strategia diplomatica di fronte a cose di maggiore entità).

Ma le liti familiari, l'atteggiamento di madre e fratello conviventi che auto-alimentano il proprio conflitto pur poggiando sulla reciproca dipendenza, mi ha veramente sfiancato in certi momenti di stanchezza; tra il mare, il sonno inquieto, i desideri insoddisfatti del corpo e della mente, il conflitto col cibo, buonissimo e dannosissimo, ho tirato un paio di sbrocchi mica male; uno dei quali epico e generazionale, nel quale ho detto a chiare lettere a mia madre che non è stato un granché (eufemismo) dover crescere in una casa in cui ogni confronto è conflitto urlato in maniera teatrale (eufemismo) e sottolinearle come anche io abbia ereditato questo modo incredibilmente pericoloso di gestire le situazioni stressanti a livello relazionale - e mi ha sorpreso, per un po', vedere mia madre fermarsi, alla sua più che veneranda età, e per qualche ora evitare discorsi ed evitarmi. Ma so anche perfettamente che non crede e non ritiene di avere alcuna colpa, e non capisce cosa abbia potuto significare per noi quattro figli il crescere in una situazione del genere.

In qualche modo, ci ha rafforzati; non abbiamo mai vacillato di fronte a litigi e crisi comunicative, non le abbiamo mai ingigantite e anzi, siamo sempre stati pronti a persistere, a perdonare/ci e a tirare avanti, rammendando, rappezzando, crescendo - ma il terribile rovescio della medaglia è che abbiamo causato, con tutte le probabilità, infinito stress alle persone che ci hanno circondato e che a noi sono state più vicine, e soprattutto che anche noi, per questa nostra volontà di insistere, vedere il buono, dimenticare e tirare avanti, ci siamo fatti spesso il torto di non voler cercare di avere qualche cosa di diverso.

Così anche per me? Molto spesso lo penso. Non vivo una relazione fatta di soli conflitti, sarebbe disonesto dipingerla così: però è vero che i conflitti sono tanti, feroci, e cresciuti a dismisura in anni in cui ogni mossa o progetto o movimento si porta dietro il carico di responsabilità della crescita di due piccole persone, neppure più tanto piccole. E al contempo, come una pianta che ricerca le sostanze nutrienti con ogni fibra a sua disposizione, ho ricavato o cercato di ricavare spazi di respiri e di boccate d'aria: il disegno, la musica, le conversazioni, le persone, l'amore fisico e mentale per me stesso.

Mi sono perdonato molto. Ed ho perdonato molto. Non porto rancori, e vorrei che non me ne fossero portati.

Non so proprio vedere il futuro - le cose cambiano, ancora una volta, ci sono piccoli dettagli che renderanno il prossimo autunno ancora diverso dal precedente, ma un'idea mi attraversa la mente e mi dice che è giusto così, e devo lasciarlo accadere:

non cade mai la stessa foglia nello stesso punto.

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Selbstbewusst / Confident (1909) by Ferdinand Max Bredt

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PJ Harvey

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artist: yuji moriguchi

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