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velax54 · 10 days ago
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velax54 · 29 days ago
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4 ori a 105 anni! 🥇🥇🥇🥇
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✨ 105 anni, 4 ori e una vita che corre ancora veloce Sawang Janpram non è solo un atleta: è un simbolo di ciò che possiamo essere quando ci mettiamo il cuore. A 105 anni conquista il mondo, un lancio e una corsa alla volta. 💫 Età? Solo un numero.
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velax54 · 1 month ago
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Una nuova era per la diagnosi precoce dell’Alzheimer
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Una notizia che dà speranza: arriva il primo test del sangue per la diagnosi precoce dell'Alzheimer. Dopo anni di ricerca, la scienza compie un passo decisivo verso una medicina più umana, accessibile e non invasiva. 💙 Un futuro migliore parte da una diagnosi tempestiva.
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velax54 · 2 months ago
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Innovazione medica e IA per salvare vite
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Una piccola provetta per una grande svolta. Un test domestico, basato sull’intelligenza artificiale, può individuare il tumore alla prostata prima ancora che si manifesti. Dimentica biopsie invasive e diagnosi tardive. Il futuro della medicina è già qui, e ci entra in casa in punta di piedi.
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velax54 · 3 months ago
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Quando la natura non è un ostacolo, ma una possibilità… A Pettorano sul Gizio, gli orsi non sono un problema: sono parte della comunità 🐻💚 Il borgo abruzzese è rinato grazie a un modello di convivenza sostenibile che sta ispirando tutta Europa. 📍 Turismo in crescita, nuove famiglie e zero danni dal 2020.
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velax54 · 3 months ago
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Nell’anno 8 a.C., nell’antica Roma, un’aura di mistero avvolgeva la morte di Quinto Orazio Flacco, conosciuto semplicemente come Orazio. Questo poeta, acclamato come il più grande lirico del suo tempo, lasciò dopo la sua scomparsa un’eredità che avrebbe attraversato i secoli. Orazio, autore della celebre frase “Carpe Diem” (“Cogli l’attimo”), non lasciò solo le sue parole, ma anche un enigma che avrebbe sfidato gli storici per generazioni.
Durante la sua ultima notte, Orazio scriveva febbrilmente su un pergamena, la sua penna si muoveva con un’urgenza insolita. I suoi amici più stretti, anch’essi poeti e filosofi, lo trovarono morto all’alba, il corpo adagiato con serenità, ma con un’espressione che lasciava intendere avesse visto qualcosa di straordinario.
La frase “Carpe Diem”, resa famosa secoli dopo dal film L’attimo fuggente, sembrava avere un’origine più profonda di quanto si credesse. Il film, ispirato a un poema del grande Walt Whitman, risuonava con un’intensità inspiegabile, come se un antico eco si fosse fatto presente.
Ecco la poesia che cattura lo spirito del Carpe Diem:
CARPE DIEM
Cogli l’attimo.
Non lasciare che finisca il giorno
senza essere cresciuto un po’,
senza essere stato felice,
senza aver nutrito i tuoi sogni.
Non lasciarti abbattere dallo sconforto.
Non permettere a nessuno
di toglierti il diritto di esprimerti,
che è quasi un dovere.
Non abbandonare il desiderio
di rendere la tua vita
qualcosa di straordinario.
Non smettere mai di credere
che le parole e la poesia
possono cambiare il mondo;
perché, qualunque cosa accada,
la nostra essenza resta intatta.
Siamo esseri umani pieni di passione,
la vita è deserto e oasi.
Ci abbatte, ci ferisce,
ci rende protagonisti
della nostra stessa storia.
Anche se il vento soffia contro,
l’opera potente continua,
e tu puoi aggiungere una strofa.
Non smettere mai di sognare,
perché solo nei sogni
l’uomo è davvero libero.
Non cadere nel peggiore degli errori: il silenzio.
La maggior parte delle persone vive
in un silenzio spaventoso.
Non rassegnarti, fuggi.
“Io emetto il mio grido
dai tetti di questo mondo”, dice il poeta;
apprezza la bellezza delle cose semplici,
si può fare poesia
anche con le piccole cose.
Non tradire i tuoi ideali,
tutti meritano di essere accettati.
Non possiamo remare
contro noi stessi,
questo rende la vita un inferno.
Goditi il panico che provoca
avere la vita davanti a te.
Vivila intensamente, senza mediocrità.
Pensa che in te c’è il futuro,
e affronta questo compito con orgoglio
e senza paura.
Impara da chi può insegnarti.
Le esperienze di coloro
che si sono nutriti dei nostri Poeti Morti
ti aiuteranno a camminare nella vita.
La società di oggi siamo noi, i Poeti Vivi.
Non permettere mai che la vita ti passi accanto
senza che tu la viva davvero!
Tuttavia, ciò che pochi sapevano era che Orazio aveva lasciato indizi nascosti nelle sue opere, codici segreti che rivelavano verità oscure e segrete sulla natura umana e sul destino. Ogni mattina, all’alba, le legioni romane salutavano con il grido Carpe Diem, ma cosa si celava davvero dietro quelle parole? Cosa aveva scoperto Orazio nelle sue ultime ore che gli aveva donato quella calma misteriosa?
Man mano che gli studiosi approfondivano i suoi testi, iniziavano a decifrare una rete di messaggi criptati, segnali di una verità che, se rivelata, avrebbe potuto cambiare il corso della storia. L’eredità di Orazio, dunque, non era solo quella di un poeta, ma quella di un visionario che aveva intravisto i confini stessi dell’esistenza.
E così, la ricerca della vera essenza del Carpe Diem continua, sfidando chiunque abbia il coraggio di seguire le tracce del più grande poeta lirico dell’antica Roma.
dal web
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velax54 · 3 months ago
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Che coglionae....🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤢🤮
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velax54 · 3 months ago
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velax54 · 4 months ago
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5,9 miliardi di anni
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Questo è il tempo che ci metterebbe Frontier, uno dei più veloci supercomputer del mondo, a fare un particolare calcolo matematico che, invece, Zuchongzhi 3.0, un nuovo processore quantistico, è riuscito a fare in poche centinaia di secondi.
Secondi, non secoli.
Ieri è stato pubblicato su Physical Review Letters, una delle riviste più importanti al mondo, un paper che era in uscito in pre-print a Dicembre. Possiamo quindi essere ragionevolmente fiduciosi che quello che le decine di autori cinesi sostengono sia corretto.
Non è una novità che i computer quantistici possano fare (certi tipi di) calcoli così velocemente, ma questo rappresenta comunque un record: circa un milione di volte più veloce rispetto al computer quantistico Willow, di Google, finora primatista.
Interessante anche questo articolo di un ricercatore canadese che, alla fine, conclude come questa corsa al calcolo quantistico sia influenzata anche della geopolitica. Il calcolo quantistico è infatti una tecnologia che potrebbe avere usi sia civili che militari, tanto che sono state decise restrizioni all'esportazione di computer quantistici e dei suoi componenti.
Il nome del processore cinese è ispirato al grande matematico e astronomo antico Zu Chongzhi, capace nel quinto secolo di calcolare le prime 8 cifre decimali del pi greco.
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velax54 · 4 months ago
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A volte leggendo quello che fanno penso di sognare.
Nel milleproroghe, il Governo Meloni obbliga le imprese italiane a farsi una polizza catastrofale, causa cambiamento climatico (che loro negano).
In 20 giorni dovranno stipularle e se le dovranno pagare di tasca loro, centesimo per centesimo.
Ma - qui la fase REM del sogno - le compagnie assicurative godranno di un sostegno di 5 miliardi (per ora) da parte dello Stato in caso di perdite.
Cioè, per capirci, il Governo prende di peso centinaia di migliaia di imprese e le offre alle assicurazioni, garatendo loro probabilmente miliardi di profitto. E già questo è un regalone. Non pago, prende i soldi dei contribuenti e li mette a loro disposizione nel caso in cui poi si ritrovassero davvero a dover risarcire le imprese assicurate.
Tutto ciò è accademicamente meraviglioso. Un sogno, appunto. Non perché sia bello, ma perché onirico e contorto, offrendo esso una straordinaria rivisitazione del capitalismo: finché c'è da guadagnare ti riempi tu, e solo tu, padrone, le tasche, fino a fartele scoppiare. Di più: è lo Stato che ti porta per mano i clienti, obbligandoli a servirsi da te. Quando però c'è da pagare, quello Stato ti fa collettivizzare le perdite, che ricadono su di tutti, incluse le imprese che già ti pagano l'assicurazione. Che così ti pagano due volte.
Un capolavoro. Io davvero rimango allibito, credetemi. Perché questo è brigantaggio, non governo del Paese.
Leonardo Cecchi
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velax54 · 4 months ago
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La memoria del pianto
Perdonate se inizio con una confidenza personale: io, che sono contrario alla corrida, capisco di tori. Per anni, quando fui accolto a Saragozza nel dopoguerra, ebbi a che fare quasi ogni giorno con don Celestino Martín, l’impresario dell’arena. Questo mi permise di conoscere i grandi dell’epoca: Jaime Noain, El Estudiante, Rafaelillo, Nicanor Villalta. Mi permise anche, mio malgrado, di conoscere il mondo del toro: le percosse con sacchi di sabbia per fiaccarlo, i lunghi digiuni, interrotti solo poco prima della corrida con un pasto eccessivo per farlo sentire fiacco e spossato, la tecnica di fargli compiere più giri nell’arena con il mantello per stremarlo...
Se qualche lettore andrà all’arena, lo invito a osservare la stanchezza dell’animale e il suo respiro. E questo prima ancora che lo spettacolo inizi.
Ho visto le puya, le ho tenute in mano, le ho sentite. Chi paga per vedere trafiggere un essere vivo e nobile dovrebbe chiedere perdono alla propria coscienza e a Dio. Chi può dire che non provochi dolore? Chi può dire che non lo laceri?
Ma certo, il torero, ovvero l’artista, deve proteggersi. La picca spezza i muscoli del collo del toro, che da quel momento non può più girare la testa, riuscendo solo a caricare di fronte. Così il matador sa dove passeranno le corna e può avvicinarsi da eroe, sporcandosi del sangue del dorso dell’animale per esaltare il proprio coraggio e la propria arte.
Nella mia ingenuità di ragazzo (gli ingenui vedono la verità), capii che il toro era l’unico innocente nell’arena. Non faceva altro che cercare una via d’uscita dal supplizio, tanto che a volte, disperato, si lanciava sulle gradinate.
L’ho visto subire colpi su colpi, perché quasi mai muore al primo tentativo. E porto nella memoria l’immagine di un povero toro che gemeva al centro dell’arena, con la spada a metà del corpo, implorando una pietà che nessuno gli avrebbe concesso. Implorava pietà...
Questa immagine è rimasta impressa nella mia memoria del pianto.
E in questa memoria resta anche l’orrore delle banderillas nere. Ho visto un povero animale mansueto trafitto da quelle aste con esplosivi, che gli facevano saltare la carne in pezzi. E la gente pagava per assistere a tutto questo.
Chi va all’arena dovrebbe usare quel senso di uguaglianza che tutti abbiamo e rendersi conto che sta assistendo a un gioco di morte e tortura con un solo perdente: l’animale. La corrida, oltre a essere immorale, è solo spettacolo. E se non lo fosse, se pagassimo per vedere morire un uomo, servirebbero mille mani e mille leggi per vietarla.
Persone colte mi dicono: ti sbagli. È una tradizione.
Vero. Ma persone altrettanto colte mi ricordano che avevamo la tradizione di bruciare vivi gli eretici in piazza, di eseguire condanne a morte davanti a tutta la città, di praticare la schiavitù, di educare i bambini a suon di botte.
Tutte queste tradizioni le abbiamo superate con leggi, cultura e valori umani.
Non esiste una legge che possa vietare anche quest’ultima tortura, per la quale, per giunta, paghiamo?
Perdonate questo vecchio giornalista, che ancora sa guardare negli occhi un animale e non ha perso la memoria del pianto.
dal web
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velax54 · 6 months ago
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velax54 · 6 months ago
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Una generazione di "sessantottini" ha messo al mondo una generazione di qualunquisti che a sua volta sta mettendo al mondo una generazione di giovani fascisti-edonisti. I primi si stanno rifugiando in un pratico egoismo, i secondi erano qualunquisti e tali sono rimasti e i terzi fanno quel che cavolo gli pare con i soldi di nonna, mamma e papa', invocando qualche nuovo "pelato" che gli tolga dalla vista tutti quelli diversi da loro, quelli senza possibilita'.
Esagerato? Direi di no! Direi, alquanto equilibrato. Basta guardarsi intorno..
@ilpianistasultetto
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velax54 · 6 months ago
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Ci sono cinque cose vecchie che sono buone:
Persone sagge e anziane.
I vecchi amici per parlare.
La vecchia legna per riscaldarsi.
I vini invecchiati da bere.
I libri antichi da leggere. (Émile A. Faguet)
Il segreto di una buona vecchiaia La vecchiaia non è altro che un patto onorevole con la solitudine. (Gabriel García Márquez)
Invecchiare è come scalare una grande montagna: man mano che si sale, le forze diminuiscono, ma lo sguardo diventa più libero, la visione più ampia e più serena. (Ingmar Bergman)
I primi quarant'anni di vita ci danno il testo; i successivi trenta, il commento. (Arthur Schopenhauer)
I vecchi non si fidano dei giovani perché anche loro sono stati giovani. (William Shakespeare)
I giovani conoscono le regole, ma i vecchi conoscono le eccezioni. (Oliver Wendell Holmes)
Nella nostra gioventù impariamo; nella vecchiaia capiamo. (Marie von Ebner-Eschenbach)
La maturità di un uomo si misura nel ritrovare la serenità che provava giocando da bambino. (Friedrich Nietzsche)
Un anziano non può fare ciò che fa un giovane, ma può farlo meglio. (Cicerone)
Ci vogliono due anni per imparare a parlare e sessanta per imparare a tacere. (Ernest Hemingway)
Gli alberi più antichi danno i frutti più dolci. (Proverbio tedesco)
Se nella tua famiglia non hai un anziano, adottane uno. (Proverbio cinese)
La vecchiaia toglie ciò che ereditiamo e ci dona ciò che meritiamo. (Proverbio cinese)
Felicetta Feli
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velax54 · 7 months ago
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velax54 · 7 months ago
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COMPLOTTISTI DI ALTRI TEMPI
Socrate, il più grande filosofo di tutti i tempi, era in realtà l’uomo più odiato di Atene. Venne accusato di empietà e corruzione dei giovani. Il tribunale popolare, l’eliea, lo condannò a morte: e Socrate, una delle menti più brillanti della storia, morì sorbendo una tazza di cicuta. Ma perché tanto accanimento?
Apparentemente Socrate non faceva nulla di pericoloso: poneva domande, parlava con chiunque, con i nobili, con i comuni cittadini, con i giovani. Ma proprio le sue domande, nella loro schiettezza, nella loro semplicità demolivano le certezze dei suoi interlocutori, li costringevano a confortarsi con la vacuità delle proprie certezze, con l’incoerenza dei propri ragionamenti.
Insegnavano a dubitare.
Socrate era un personaggio fin troppo scomodo con i dubbi che instillava. Aveva avuto l’ardire di smascherare i politici corrotti e i falsi maestri che, credendo di sapere, dispensavano false verità e falsa conoscenza. Ecco perché venne messo a morte. Era una minaccia allo status quo, un pericolo da eliminare.
Durante il processo, Socrate non volle pentirsi o implorare clemenza. Rifiutò persino di ricorrere all’aiuto di un oratore (antesignani dei nostri avvocati). Perché? Perché secondo Socrate: «Non puoi usare la tua arte retorica giocando con le parole, incantando la folla, magari mentendo, neppure se è in gioco la vita”.
L’intelligenza è scomoda, questo ci insegna il processo contro Socrate.
La massa vuole illusioni e non verità, desidera in poche parole essere adulata.
Gli uomini intelligenti vengono messi alla gogna.
Sono banditi, ostracizzati, disprezzati, poiché turbano il sonno delle masse, mettono in dubbio l’autorità, svelano gli inganni delle istituzioni.
Giuseppe Brucato
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velax54 · 9 months ago
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La macchina della propaganda benitesca è al lavoro ogni giorno.
Ieri hanno annunciato a tutto il globo terraqueo che chi occupa case sarà punito col carcere.
Come se fosse una novità introdotta da questo governo.
Peccato che ...
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