Tumgik
writerfisico92 · 6 years
Text
Progenie - Racconto Breve
Tumblr media
Parte 1 – Cosa è? 
“Signori, vorrei che questo incontro fosse breve, ma il più esaustivo possibile. Sono stato ragguagliato solo parzialmente su alcuni i dettagli quindi vorrei che partiste dal presupposto che io sia all’oscuro di tutto e che quindi non tralasciaste alcun particolare che ritenete importante. Prima di cominciare vorrei fugare quello che so essere il dubbio di tutti in questo posto. Non intendiamo, almeno per ora, divulgare al pubblico questa notizia, motivo per cui rimarrete tutti vincolati alla massima segretezza. Questa è senza alcun dubbio la più grande scoperta del genere umano, e se gestita male e senza la necessaria avvedutezza potrebbe portare a nefaste conseguenze.” Il generale Tallman non aveva perso tempo e aveva cominciato a parlare appena dopo essere entrato nella sala dove si sarebbe dovuto tenere il briefing, ancor prima di sedersi. Tirò indietro lievemente la larga poltrona, vi ci affondò dentro, ma prima di ricominciare a parlare volle essere certo che quanto aveva detto fosse chiaro a tutti: “qualcuno ha qualcosa da obbiettare?” chiese perentoriamente a tutte le persone nella sala.
 Il dottor Sneider, l’astrofisico, annuì timorosamente con la testa. Il dottor Lee, il chimico, si limitò a restare impassibile. La biologa, la dottoressa Sokolova, pareva, col suo solito fare da bastian contrario, voler rispondere al generale ma anche lei non disse nulla.
 Ricevuto il tacito assenso da tutti i presenti, Tallman riprese. “Bene, dottor Sneider, può riassumere tutto quello che sappiamo sul ritrovamento dell’oggetto.”
 “Con piacere, signore. L’oggetto in questione è stato recuperato a circa trentamila chilometri dalla terra. Con ogni probabilità è entrato nel sistema solare su una traiettoria molto inclinata rispetto alle orbite planetarie ed è giunto in orbita al nostro pianeta dopo una fionda gravitazionale con Giove.”
“Una manovra voluta?” chiese il generale, intuendo già la risposta
“È altamente improbabile che l’oggetto in questione fosse casualmente su una traiettoria del genere, con ogni probabilità è stato programmato per seguirla.”
 “Programmato?”
“Esatto, qualcuno lo ha mandato qui.” Ad intervenire era stata la Sokolova, spazientita per quanto i due i ci stessero impiegando ad arrivare al nocciolo della questione. Il generale la ignorò e tornò a rivolgersi a Sneider.
“Da chi? Dove?”
“Non ne abbiamo idea ovviamente signore, con ogni probabilità, vista la sua traiettoria, l’oggetto non è partito da nessun sistema stellare nel raggio di tremila parsec dal nostro, più di questo non possiamo dire.”
 “C’è da temere qualcosa nell’oggetto in se? O per il futuro”
“Ma per favore…” commentò sarcasticamente la Sokolova
 Tallman fece finta ancora una volta di non sentirla: “Dottor Lee, cosa ha da dire lei?”
L’uomo, il più avanti con l’età nella stanza, volle schiarirsi la voce per bene prima di cominciare a parlare. “L’oggetto consisteva in un ellissoide con l’asse più lungo di centoventicinque centimetri circa. La composizione esatta del materiale ci è ancora ignota, sembra si tratti di una lega di Alluminio, Bario, Zinco e Platino.”
 Parte 2 – Chi è? 
“Veniamo alla parte più interessante.”
“Forzando l’apertura dell’oggetto è stato trovato al suo interno quello che sembra a tutti gli effetti un organismo biologico.”
“Che forma ha?”
“Sembra un incrocio tra un polpo e un trilobite, signore” intervenne la Sokolova
“Come?”
“Un trilobite signore, sa uno dei primi animali passati dalla vita acquatica a quella terrestre, somiglia a…”
“Dottoressa! Non stavo chiedendo a lei, sentirò presto cosa ha da dire. Dottor Lee continui pure”
“Si, signore. Al di là della forma la cosa più notevole è la composizione del, ecco, dell’essere, è a base di carbonio”
“Sensazionale per voi scienziati suppongo, non molto per me. Ditemi, se era composto di carbonio allora è stato possibile utilizzare la datazione al carbonio-14 per stimarne l’età?”
“Purtroppo non è così semplice signore. Qui sulla terra il carbonio-14 è prodotto dalla reazione tra i raggi cosmici e l’azoto presente nell’atmosfera, questo ne determina la sua frazione su questo pianeta. Ora, non possiamo sapere se, sul pianeta di origine dell’alieno il carbonio-14 venga prodotto dallo stesso processo o da qualcos’altro. Anche ammettendo che il processo sia il medesimo non possiamo ugualmente sapere quanto siano intense le radiazioni della stella di quel pianeta o quanto azoto e quanto carbonio vi siano presenti. In altre parole la datazione al carbonio-14 è totalmente inutilizzabile”
“Quindi non possiamo datarlo.”
“Tuttavia…” fece Sneider introducendosi nel discorso
“Tuttavia?”
“Ecco signore. Anche senza poterlo datare è comunque possibile, attraverso l’orbita che ha seguito, ricostruire un minimo tempo di viaggio.”
“E questo tempo sarebbe?”
“Novecentomila anni circa, signore”
“Novecentomila anni?”
“Si, è una stima per difetto signore, più realisticamente dovremmo parlare di almeno una decina di milioni di anni, forse molto di più. Ma ecco, certamente non meno di novecentomila.”
“Accidenti…” fece Tallman, lasciandosi scappare un sincero commento sulla cosa.
“Credo che questo basterebbe, signore, a scongiurare gli eventuali e inutili isterismi della gente su una ‘invasione aliena’”
“Come detto, dottoressa Sokolova” prese Tallman accigliato “la cosa non ci deve riguardare, giacché non è ancora stato deciso di rendere pubblica la vicenda. E visto che è così tanto desiderosa di parlare, bene, è il suo turno, parliamo approfonditamente dell’alieno!”
“Bene signore” fece la dottoressa, visibilmente meno adirata ora che poteva finalmente parlare “le ho già detto della sua forma. È già stato detto anche che la sua chimica è a base di carbonio, ma non finisce qui. Le analisi sulla sua struttura interna che abbiamo condotto hanno rivelato la presenza di quelli che sembrano essere una specie di organi e forse, ma non ne siamo sicuri, un sistema circolatorio. La cosà più interessante però è che l’essere è dotato di un simil sistema nervoso, non sappiamo bene ancora cosa lo compone ma ha un notevole numero di connessioni, confrontabili con le nostre…”
“Vuol forse dire che potrebbe essere intelligente?”
“Beh signore, potrebbe esserlo stato sì.”
“Beh, per calcolare con precisione una traiettoria che lo ha portato fin qui da decine di migliaia di anni luce”, fece Sneider per dar voce ai suoi pensieri, “doveva certo avere conoscenze superiori alla nostre.”
“Questo non mi rassicura affatto, siamo sicuri che l’alieno sia, ecco, non più vivo?”
“Ma… si signore, siamo certi, avendo viaggiato per milioni di anni” fece la Sokolova all’inattesa domanda.
“E siamo sicuri che presto non ne arriveranno molti altri?”
“Per fare cosa? Conquistare la terra… ma mi faccia… signore tutto ciò è ridicolo e senza senso”
“Dottoressa, moderi il linguaggio! Bisogna sempre pensare alle evenienze peggiori.”
“Le ripeto quello che le ho detto. Parlando scientificamente, chiaro si intende, la sua ipotesi è senza senso.”
 Parte 3 - Perché è qui? 
“Bene, visto che crede di sapere tutto dottoressa, risponda lei a una domanda. Il dottor Sneider dice che la traiettoria dell’oggetto che ha portato qui l’alieno era stata programmata, lei concorda?”
“Certo, è praticamente impossibile che seguisse una rotta tanto fortunata da farlo finire nell’orbita terrestre casualmente.”
“Bene” fece Tallman soddisfatto “allora mi dica, visto che siamo tutti concordi sul fatto che il suo obbiettivo fosse realmente arrivare qui, cosa è venuto a fare?”
 La Sokolova non aveva una risposta, ma non ebbe nemmeno tempo per pensarci, una forte bussata risuonò sulla porta chiusa della stanza. Il generale, seccato per l’interruzione, si volse verso di questa e in maniera riluttante invitò chi stesse bussando ad entrare.
Una donna con camice addosso e una pila di fogli nelle mani entrò di corsa, senza nemmeno chiudersi dietro la porta. “Devo subito riferirvi una cosa!” fece esagitata, senza badare a chi vi fosse nella stanza
“Scusi, lei è?” chiese Tallman visibilmente irritato
La donna, indecisa se dire quello che era venuta a dire o rispondere alla domanda non aprì bocca.
“È la dottoressa Annette Stevenson signore, la genetista del team di studio” intervenne la Sokolova a rompere il silenzio. “Annette, prendi un bel respiro e dicci con calma quello che devi dirci.”
 “Ecco, va bene, andrò con ordine. Insieme al team di microbiologi abbiamo svolto un analisi più approfondita dell’essere. L’essere sembra presentare una specie di struttura cellulare, non troppo dissimile dalla nostra. Dopo l’analisi preliminare ci siamo concentrati sull’analisi cellulare. Le cellule dell’essere, similmente a quelle presenti qui sulla terra, erano dotate di una specie di nucleo. All’interno di questo abbiamo trovato una informazione genetica ben codificata.”
“Vuol dire, dottoressa, che anche quell’essere era dotato di DNA?” chiese Tallman, credendo di aver capito il punto
“Si signore, un DNA composto anch’esso, come il nostro, da basi azotate”
“Molti, prima di questo ritrovamento, fantasticavano di forme di vita totalmente inconcepibili per noi qui sulla terra” fece Sneider, intervenendo nel discorso, “ma a quanto pare dobbiamo concludere che la vita può organizzarsi solo in alcuni modi. Questo essere ha una chimica basata sul carbonio, come la nostra, ha un sistema nervoso con qualche similitudine con il nostro, ma soprattutto, a quanto ci dice la dottoressa, è composto da cellule, a loro volta dotate di nucleo, nel quale sono codificate, come per gli esseri qui sulla terra, le informazioni genetiche. Questo dovrebbe anche farci presumere che quell’essere fosse, in qualche modo, capace di riprodursi. Tutto questo è molto interessante.”
“Non è solo questo dottore” fece la Stevenson, desiderosa di poter ricominciare a parlare
“In che senso”
“Quello che voglio dire è che: sarebbe bello concludere che la formazione della vita ha dinamiche simili dovunque avvenga, che ci sia una specie di set di requisiti da soddisfare perché un essere possa essere definito vivo. Ma qui la storia è molto diversa, c’è molto di più!”
“Arrivi al punto” fece spazientito Tallman
“Ecco, tutti gli esseri viventi sulla terra hanno degli antenati comuni, le prime cellule che vivevano nel brodo primordiale di questo pianeta miliardi di anni fa, motivo per cui, mappando i dna di una qualsiasi specie vivente su questo pianeta è possibile trovare delle sequenze genetiche in comune o simili, rimaste da quegli antichi antenati comuni.”
“Si va bene, e con questo dottoressa?”
“L’essere che abbiamo ritrovato dentro la strana ellissoide. L’essere di cui abbiamo studiato cellule, nuclei e sequenza genetica, beh, quell’essere, proveniente da chissà quante migliaia di anni luce di distanza, ha quelle stesse sequenze geniche in comune con tutti gli esseri di questo pianeta!”
“Cosa, tutte in comune?”
“Si, quasi tutte. La probabilità che questo possa succedere, cioè che una vita su un altro pianeta sviluppi casualmente queste sequenze è astronomica, è praticamente impossibile.”
 “Cosa sta cercando di dirmi dottoressa?”
“È chiaro, quell’essere ha avuto origine qui, come tutte le altre specie viventi di questo pianeta!”
“Cosa? No, impossibile!” fece Tallman scioccato
“Cosa vuole sostenere dottoressa?” fece Sneider, per la prima volta infastidito “che una razza si sia evoluta a tal punto sulla terra tanto da lasciarla e compiere un viaggio di milioni di anni per colonizzare chissà quale punto sperduto del cosmo? È assurdo”
“Io so per certo solo quali sono i risultati dei miei esperimenti dottore” fece la Stevenson pacificamente “ma i risultati non mentono”
“Siete sicuri di poter escludere che sia una casualità?” fece Tallman per cercare di riprendere in mano il discorso
 “Siete tutti fuori strada!” fece la dottoressa Sokolova balzando in piedi, come colta da un’improvvisa epifania
“Ci illumini lei dottoressa, visto che crede di aver capito tutto” fece Tallman sarcasticamente
“Non capite? Non riuscite a capirlo? Una razza intelligente che si sia sviluppata su questo pianeta? Centinaia di milioni di anni fa? Avrebbe sicuramente lasciato delle tracce, una civiltà intelligente produce molte cose nella sua storia, noi ne siamo la prova. Non avrebbe senso, ne avremmo sicuramente trovato qualche testimonianza”
“Ma i dati…” fece timidamente la Stevenson
“I dati dicono che noi e quell’essere abbiamo un antenato in comune. Ma non siamo tutti originari di questo pianeta, siamo tutti originari del suo!”
“Cosa, sta farneticando dottoressa?” fece Tallman non capendo.
“Panspermia” suggerì Sneider, comprendendo il ragionamento della collega.
“Esatto” fece la Sokolova, senza fermarsi “Esatto. Pensateci, una razza intelligente spunta su un pianeta, raggiunge un punto di sviluppo tecnologico tale da avere i mezzi per inviare degli oggetti lontanissimo, facendogli compiere viaggi di centinaia di milioni di anni. Magari al contempo questa civiltà acquisisce i mezzi anche per studiare e mappare regioni della galassia distantissime, così si fa un’idea dei pianeti potenzialmente abitabili in queste presenti. Dopo di ché decide di far sviluppare la vita su questi pianeti e invia degli organismi unicellulari ibernati su questi mondi, gli unici in grado di poter tornare in vita una volta giunti a destinazione. Questi,  poi, sviluppandosi ed evolvendosi, danno poi in un certo senso alla luce i loro discendenti.”
“Assurdo…” fece Sneider spalancando la bocca, sempre più convinto dall’ipotesi.
“Si, ma perché?” fece Tallman ancora frastornato.
Ma la dottoressa non ammetteva interruzioni “Perché? Il perché non è importante in questo momento! Non so, si credevano onnipotenti? Magari si erano resi conto, studiando milioni di pianeti, che la vita era una cosa così improbabile che una volta formatasi meritava di essere diffusa. Non saprei, è irrilevante. Quello che conta è che questa è l’unica ipotesi plausibile, per quanto assurda.”
 “Si ma, come spiega l’essere che abbiamo ritrovato?”
“Posso solo azzardare e fare ipotesi. Ma forse, passati miliardi di anni, reputavano probabile, o quantomeno possibile, che su questo pianeta si fosse sviluppata una forma di vita intelligente, e così ci hanno, volontariamente, inviato quell’essere. D'altronde l’oggetto ha fatto una fionda gravitazionale su Giove dopo un viaggio di svariati milioni di anni solo per giungere qui, è chiaro che fosse su una traiettoria prestabilita, che qualcuno volesse farlo arrivare da noi. E badate bene, non farlo arrivare sulla terra, ma in orbità, cosicché solo una eventuale razza intelligente presente sul pianeta avrebbe potuto recuperarlo. Si, sono portata a pensare che quello che ci è arrivato è una sorta di regalo proprio per noi!”
“Si, ma perché?” chiese ancora Tallman
“Seguendo il ragionamento…” la Sokolova, già in piedi si mosse per recuperare, al centro del tavolo, una delle foto dell’alieno, posate li prima da Snieder “lo hanno fatto perché sapessimo, finalmente, chi sono i nostri progenitori.” Dopo aver guardato con attenzione la foto la girò verso il resto dei presenti “Mi sembra uno scambio equo dopotutto, noi ora abbiamo capito quali sono le nostre origini e loro hanno, in un certo senso, hanno conosciuto la loro progenie.”
le mie pag.:
pag. Facebook
pag. EFP
pag. Wattpad
1 note · View note
writerfisico92 · 6 years
Photo
Tumblr media
0 notes
writerfisico92 · 6 years
Text
Recensione: I reietti dell’altro pianeta
Tumblr media
I reietti dell’altro pianeta (the dispossessed nella versione originale) è vorse il vero capolavoro di Ursula K. Le Guin, brillante autrice di Fantascienza e Fantasy, vincitrice di vari premi Nebula e Hugo, creatrice del ciclo dell’Ecumene, di Earthsea e dei racconti di Terramare, poi resi celebri dalla trasposizione animata di Gorō Miyazaki.
Quest’opera di fantascienza a mio parere si articola in particolare su tre temi fondamentali:
E' innanzi tutto un testo di letteratura sociologica, l’autrice che compara le due principali societa costruite dall'uomo a quel tempo, quella capitalista e quella comunista, e le confronta con un'utopistica società anarco-solidarista da lei inventata. Il confronto funziona perché durante la narrazione e lo svolgimento  delle vicende vengono sottolineati punti di forza e debolezze di ognuna di queste società, in maniera molto interessante e non pregiudizievole verso ognuna, nonostante l'autrice abbia una chiara opinione in merito.
Ad esempio, per quanto la società di stampo anarchico e solidale sembri la più adatta a garantire un equa distribuzione delle risorse, si mostra da un punto di vista scientifico-tecnologico molto stagnante, incapace di riconoscere appieno le potenzialità delle menti più brillanti che potrebbero portare un progresso e finendo per annacquarne i meriti in un mare di teste mediocri ma con il medesimo diritto di parola.
In seconda battuta questo è anche libro fantascientifico, che spesso diventa proprio fantafisico cercando di farci cogliere i dettagli di teorie future in disaccordo con le nostre convinzioni attuali ma che hanno ugualmente una loro coerenza. Si arriva addirittura alla descrizione del thinking process che porta il protagonista a formulare una nuova e rivoluzionaria evoluzione della teoria della relatività. Un aspetto decisamente originale anche per i libri del genere.
Ed infine é anche in parte un romanzo incentrato sulle relazioni umane e sul posto del singolo individuo nel mondo, sulla relazione tra la sua libertà e il dover essere un elemento positivo all'interno di una comunità, ma anche nella relazione con la solutitude e di suoi aspetti negativi ma anche positivi.
Per finire ci sono anche le atmosfere, alcune veramenre suggestive, di un pianeta inospotale e poleroso in cui l'umanità tenta a tutti i costi di sopravvivere.
Insomma, una lettura che ho veramente apprezzato, consigliatissima.
1 note · View note
writerfisico92 · 6 years
Text
Bloccato nel cosmo - Racconto breve
Tumblr media
Il buio era pressoché totale se si eccettuava l’unica flebile luce prodotta delle scintille del seghetto elettrico. Matt lo stava usando sopra la propria testa, per cercare di rompere la solida serratura che lo separava dai livelli centrali dell’astronave.
 Il suo scompartimento era per qualche motivo rimasto senza corrente e tutti i portelloni automatici si erano chiusi, isolandolo ermeticamente; con ogni probabilità l’evento era correlato al forte rumore che Matt, ormai diverse ore prima, aveva udito mentre si trovava nella sua stanza, posta, come quelle di tutto l’equipaggio, nella parte esterna della nave.
 All’improvviso tutte le luci si erano spente e le porte si erano bloccate: Matt era rimasto al suo posto, attendendo che qualcun altro risolvesse il problema. I contatti radio che aveva tentato con il resto dell’equipaggio, che in teoria doveva trovarsi tutto al lavoro al centro della nave, non avevano però mai ricevuto risposta. Si era anche ben presto reso conto che l’anidride carbonica non stava più venendo filtrata. Così si era presto convinto non vi fossero alternative che cercare di uscire.
 Ed era quello che stava facendo ora, premendo con forza l’attrezzo contro l’entrata del suo piccolo scompartimento stagno.
Il seghetto continuava a fondere, molto lentamente, la parte del portellone su cui era puntato. Le possibilità di incendio erano molto alte ma l’alternativa era rimanere bloccato lì dove si trovava, e morire dopo qualche ora. Ogni tanto Matt sfruttava la fioca luce delle scintille per gettare un’occhiata al di là del piccolo e tondo oblò della porta, oltre cui si sviluppava il corridoio che, per quanto poteva vedere, non sembrava depressurizzato. Tuttavia, per ogni evenienza, aveva comunque indossato la sua tuta.
 Il fatto che la nave fosse in quelle condizioni e che il resto dell’equipaggio non rispondesse non era segno affatto rassicurante. Con ogni probabilità c’era da pensare al peggio, tuttavia Matt, seguendo i dettami del duro addestramento a cui si era sottoposto prima di partire, non stava perdendo tempo a disperarsi ma stava invece agendo, facendo tutto il possibile per risolvere quella situazione.
Ad un certo punto un sordo e forte rumore coprì per un attimo l’incessante sfrigolare del seghetto. Matt chiuse subito il suo strumento: aveva ricevuto un segno che il portellone si fosse sbloccato, e non c’era bisogno di aumentare ancora le probabilità di incendio.
 Con una mano Matt si fissò il più saldamente possibile ad un appiglio, unica garanzia che gli evitasse di essere risucchiato via se il resto della nave si fosse scoperto essere depressurizzata, mentre con l’altra mano si aggrappò forte alla maniglia, tirando verso il basso la porta che gli stava sopra la testa. Questa si aprì lungo un lato, rivelando il lungo corridoio che saliva verso il centro della nave.
Nessun risucchio, pensò l’astronauta, ringraziando nel frattempo la sua buona stella per la lieta scoperta.
Matt si aggrappo alla scaletta che cominciava subito dopo la porta e cominciò a risalire quel buio cilindro. Dove si trovava ora, il reparto esterno, l’apparente forza centrifuga indotta dalla rotazione della nave su se stessa era tale da schiacciare verso l’esterno chi vi si trovava con una forza simile a quella della gravità terrestre. Risalendo però verso il centro della nave questa forza andava via via diminuendo e presto Matt smise di arrampicarsi e comincio a volteggiare lungo il corridoio, spingendosi con gli appigli di cui questo era disseminato, via via con minor frequenza.
 Finalmente raggiunse il secondo portellone che separava il corridoio dalla parte centrale della nave. Qui il buio che lo aveva accompagnato da quando aveva spento il seghetto fu per la prima volta spezzato. Da quello che era il compartimento centrale della nave Matt intravide provenire delle fioche e minuscole lucine. Sapeva che la sua pila non era carica, una sua sciocca dimenticanza, tuttavia ora aveva proprio bisogno di vedere meglio, quindi la trasse da una delle tasche della tuta e pregò che potesse funzionare almeno per qualche minuto.
 Per prima cosa capì che i puntini luminosi che vedeva dall’oblò non erano altro che stelle, che chissà come facevano capolino da quel posto che avrebbe dovuto contenere la sezione più grande della nave. Poi, guardando di lato, viste lo scafo dell’astronave totalmente aperto a poco più di un metro dal portellone. Quella che fino a qualche ora prima era stata la sfera centrale dell’astronave ora era quasi del tutto assente, con ogni probabilità asportata, pensò, da un esplosione che aveva segato il corridoio qualche metrò più in là del portellone sul quale era appoggiato.
 Quasi certamente tutti gli altri membri dell’equipaggio si trovavano in quel luogo al momento della catastrofe. Con esso era scomparso anche il computer centrale, e con quello ogni possibilità di ripristinare i sistemi di aerazione.
Infine notò, come se non bastasse, il corpo ormai gelato e senza vita di Maxim, uno degli uomini dell’equipaggio, incastrato in una paratia lacerata pochi metri al di là del portellone.
 Matt rifece all’indietro il percorso che aveva fatto, prima fluttuando verso l’esterno della nave, poi aggrappandosi nuovamente alle barre poste a lato del corridoio quando la forza centrifuga lo rese necessario, scendendole come fossero una scala. Alla fine raggiunse il portellone che aveva forzato e da questi si lasciò cadere a due metri di distanza. Si tolse, perdendoci molto tempo, l’ingombrante tuta, prima di fare una rapida analisi di quanto aveva a disposizione nel reparto in cui era bloccato. C’erano i suoi attrezzi di emergenza, qualche razione di cibo disidratato, cosa ironica visto che a lui mancava l’acqua, e per finire una bottiglia mezza aperta di Tequila, che aveva condiviso qualche ora prima della catastrofe con Maxim.
 Prese la sua sedia e la pose davanti all’unico oblò che aveva sull’esterno in quel posto.  Sforzandosi riusciva a vedere una piccola porzione della luna che avevano avvistato la prima volta qualche giorno prima, la luna di Giove ovviamente, Callisto.
 La sua posizione era sbagliata, l’esplosione con ogni probabilità aveva deviato abbastanza l’astronave. Questa non avrebbe potuto sfruttare adeguatamente la fionda gravitazionale di Giove per rientrare verso il sistema solare interno, e sarebbe quindi stata sparata via da questo, lontano.
 Non c’era più altro da fare, niente che potesse tenerlo occupato, quindi finalmente fu libero di considerare sinceramente la sua situazione. Visto il volume di spazio a disposizione sarebbe sopravvissuto un altro giorno circa, poi l’accumulo di anidride carbonica lo avrebbero asfissiato. Quello che restava dell’astronave, col suo corpo dentro, avrebbe probabilmente vagato a lungo nello spazio. Era impossibile che qualcuno dalla terra potesse fare qualcosa per recuperare la nave, e difficilmente, con probabilità astronomiche, questa sarebbe stata distrutta da qualche tipo di asteroide.
 Matt aprì la piccola bottiglia di Tequila di Maxim e cominciò a sorseggiarla, con lo sguardo non più obliquo, a cercare la luna di Giove, ma dritto a fissare le stelle dal suo oblò. E già, con ogni probabilità avrebbe viaggiato senza incontrare ostacoli, con ogni probabilità non avrebbe fatto altro che vagare e vagare senza meta nello spazio profondo per chissà quanti milioni di anni. Chissà fin dove sarebbe arrivato con quell’ammasso di ferraglia che per lungo, lunghissimo tempo, sarebbe stata la sua tomba.
link di Fisico92:
pag. Facebook
pag. EFP
pag. Wattpad
2 notes · View notes