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Provo la Toyota C-HR
Fin dall��anno 2016, con la sua prima comparsa, la C-HR di Toyota ha saputo stupirci con questa crossover ibrida in grado con le sue forme da coupé tese ed affilate, di segnare il passo in questa categoria di vetture, e questa nuova C-HR, in prova nella versione GR Sport Premiere prosegue lungo il suo percorso.
Mi è sempre piaciuta, mi ha sempre incuriosito ed attratto, con la sua linea sportiva e innovativa, la sua eleganza sì, il suo voler non solo essere al passo con i tempi ma anticiparli.
Un ottimo bi-colore chiaro scuro ne enfatizza le linee, pedale sul freno, tasto START e l’unità propulsiva 2.0 HEV in grado di una potenza massima di 197 CV con un consumo combinato di 4.8-5.1 l/100 Km (WLTP) una accelerazione da 0-100 km/h in 8.1 sec, ci dice che possiamo partire.
Ottimi i sedili che integrano il poggiatesta con logo GR e gli interni “suede” di questa versione Premiere che regalano comfort e piacere al tatto.
Trovo subito la posizione più corretta grazie alle molteplici regolazioni micrometriche elettriche del sedile di guida che seppur profilato per strizzare l’occhio alla sportività, mi lascia libero di potermi muovere senza alcuna costrizione laterale.
Sono belli questi sedili - anzi bellissimi e sono comodi questi sedili - sì comodissimi.
Lo spazio appare subito ampio e luminoso e l’abitacolo con il suo design, ti avvolge e proietta verso l’anteriore mentre cuciture a contrasto, materiali morbidi e illuminazione ambiente ricercata, fanno il resto.
La corona del volante ha dimensioni “giuste” si impugna ottimamente, il logo GR domina incastonato la parte bassa, i tasti multifunzioni occupano la parte centrale.
Che dire della sua linea rinnovata, un profilo slanciato da vera coupé all’insegna di stabilità e agilità che si confermano fin dai primi chilometri, è ottimamente insonorizzata, piacevolmente sostenuta da un assetto corposo, all’anteriore sospensioni indipendenti McPherson e posteriori con doppio braccio oscillante, capace di assorbire lo sconnesso di un manto stradale dissestato anche se dotata di splendidi cerchi da 20’ in lega lavorati che calzano coperture estive Continental PremiumContact 6 nella misura 245/40.
È agile, in grado di unire la maggiore altezza della posizione di guida a un corpo vettura dinamico e reattivo ad ogni accenno dello sterzo, diretto quanto basta per risultare sempre preciso e quando serve, pure incisivo.
Lunghezza 4362 mm, larghezza 1832 mm altezza 1558 mm, queste le sue misure.
Il tunnel centrale che offre sostegno al braccio per una guida rilassata ha un pomello del cambio di dimensioni contenute e dall’ottima ergonomia.
Durante la guida, il quadro strumenti digitale, dal tema e colore selezionabile che preferisci tra i quattro disponibili, mi restituisce informazioni chiare e ben leggibili sull’utilizzo del motore termico e dell’aiuto elettrico con la dinamicità grafica dei flussi energia quando in uso e quando in recupero.
Cambio CVT, fluido in grado di coccolarti nei trasferimenti che dovrai affrontare siano essi quelli quotidiani del grande traffico o dei lughi spostamenti, ma più che da sollecitare con esuberanti richieste di gestione potenza, da sapientemente dosare per il miglior comfort di marcia.
Mi fermo e le giro intorno, più la guardo e più la trovo unica, luce e scritta al posteriore firmano l’auto ogni volta che la notte succede al giorno.
Bagagliaio capiente, oltre 360 litri, portellone con tasto dedicato per la chiusura automatica utile alle operazioni di fine carico, e l’accessibilità al divano? Sediamoci.
Occorre qualche piegamento per potervi accedere ma una volta a bordo, lo spazio non manca.
Ripartiamo, si è fatta l’ora del rientro e dopo un percorso fatto di sola salita, assaporo la discesa, dove il suo peso non certo piuma nulla influisce sulla dinamica di guida che resta sempre ottimamente bilanciata.
Parcheggio, la visibilità interna è certamente condizionata dal design di questa autovettura, che posteriormente offre una piccola porzione, ma che vi interessa, siamo nel futuro, telecamere e assistenti, anche se non vedessi nulla, parcheggeresti ottimamente!
Toyota C-HR GR Sport e tutti gli altri modelli disponibili, li potete trovare presso la concessionaria GT Motor del Gruppo GE che ringrazio per la collaborazione.









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Provo la Hyundai Tucson N Line
Se da qualche parte sulla carrozzeria della macchina che stai guidando trovi una scritta N Line, vuol dire che sei nel posto giusto, quello della sportività!
La Hyundai Tucson in prova è il modello 1.6 HEV 2 WD AT da 169 Kw (230 CV) euro 6.2 colore grigio Shadow Gray in grado di coniugare perfettamente sportività ed eleganza.
Ha forme tese questa Hyundai Tucson dai profili allargati e marcati, muscolosa e dinamica, gentile ma anche affilata e dalle proporzioni sportive.
Con le sue misure, una lunghezza di 4510 mm, larghezza di 1865 mm (esclusi gli specchi) e un passo di 2680 mm, spazio a bordo e comfort sono di casa.
Gli interni? Quanto son belli! I sedili sportivi N Line decorati con il logo N e dalla presenza di cuciture rosse a contrasto richiamate poi su portiere e bracciolo ti ospitano in modo impeccabile, comodi e sportivi, allo stesso modo ti contengono al loro interno lasciandoti comunque spazi ampi di movimento, volante in pelle sportivo dall’ottima impugnatura, logo N sul rivestimento della console shift-by-wire e pedaliera in metallo intensificano il messaggio di sportività che quest’auto vuole trasmetterci e allora, marcia inserita e partenza.
Mi sono soffermato molto a guardarla prima di partire perché veramente l’auto è stata in grado di catturare con i suoi numerosi dettagli la mia attenzione, i materiali interni utilizzati nell’abitacolo, i colori, l’ergonomia generale e il tatto dei tessuti e plastiche mi ha sempre restituito una sensazione di qualità, il tutto assemblato nel migliore dei modi - ma torniamo alla partenza.
Chiave posata sul tunnel centrale, start verso l’entroterra Genovese lungo la strada SS45 che uso spesso per questo tipo di auto perché essendo molto scorrevole, mi da la possibilità di assaggiarne dinamismo e comfort e questa Hyundai Tucson non ne è da meno.
Il suo motore Full Hybrid riesce a coniugare al meglio efficienza e potenza, basta parzializzare il gas nel modo corretto per sfruttare quanto più possibile l’utilizzo dell’elettrico nel silenzio di un abitacolo molto ben insonorizzato, ma alla nostra richiesta di potenza, il motore saprà sprigionare tutta la cavalleria necessaria a muovere un’auto dal peso certo non contenuto e che si attesta in una massa di 1639 Kg in ordine di marcia.
Mi trovo fin da subito a mio agio con la posizione di guida, siamo alti, ma ben posizionati rispetto alla linea davanti a me del cofano e l’auto mi restituisce già dai primi Km una sensazione di effettiva sportività in salsa milleusi.
Se alzi il ritmo lei ti segue, è puntata in avanti con uno sterzo reattivo nel momento in cui gli si chiede direzionalità e precisione, se alzi il ritmo non perdi il comfort che rimane, nonostante sospensioni in grado di contrastare cambi di direzioni e spostamenti di peso, freni spugnosi come ormai ci hanno abituato per la frenata rigenerativa ma con il giusto mordente se ricercato mentre i cerchi da ‘19” con pattern parametrico in grado di esaltare le forme geometriche del cerchio calzando coperture dalle misure 235/50 offrono un’impronta a terra in grado di gestire al meglio la dinamica dell’auto.
Mi fermo, guardo il frontale con la sua griglia parametrica in grado di accentuare i riflessi della texture e dallo stile unica e inconfondibile perché sì dallo specchietto retrovisore se sei alla guida della tua auto ti accorgi subito che dietro di te vi è una Hyundai Tucson.
Doppio scarico sportivo ispirato al mondo delle alte prestazioni che si integra perfettamente nel paracolpi, finestrini con dettagli in Glossy black e spoiler posteriore aerodinamico non mi fanno mai stancare di ammirarla - sì mi piaci.
E’ arrivato il momento di tornare indietro, dopo un lungo percorso in salita, ora con la discesa, ad ogni frenata recuperiamo energia che andremo sapientemente ad utilizzare grazie al sistema Full Hybrid in grado di renderla parca nei consumi in ogni condizione di guida.
Se vuoi un’auto moderna in grado di emozionarti attraversando il cambiamento della mobilità, che possa offrire spazio e versatilità, piacer visivo ed emozioni dinamiche senza mai portarti alla noi, questa è l’auto giusta per te! Hyundai Tucson N Line e tutti gli altri modelli disponibili, li potete trovare presso concessionaria GT Motor del Gruppo GE che ringrazio per la collaborazione.


















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Corso di Guida Sicura
Corso di Guida Sicura? Bellissimo!
Una giornata intensa in circuito, incominciata la mattina presto con una parte teorica per proseguire subito dopo e fino a tarda serata con esercizi pratici alla guida in auto, sfidando situazioni critiche con tecnica da apprendere, provare e riprovare sul campo.
Conoscere i propri limiti;
Migliorare la propria tecnica di guida;
Provare situazioni d'emergenza senza rischio.



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Provo la Opel Astra Electric
Quando mi hanno detto che la prossima auto in prova sarebbe stata l’Astra Electric in versione Ultimate, ho provato immediatamente due pensieri, uno è durato un solo secondo “non ne ho mai guidate!” l’altro che è durato ore e ore “wow!”.
Si, perché a parte il test fatto con la Citroen AMI che potete trovare tra i miei articoli precedenti, non solo una macchina Full Electric non l’avevo ancora guidata, ma soprattutto, non una “sportiva” come sicuramente è la Opel Astra da 156 Cv con capacità batterie di 54 Kwh, che mi sta aspettando con quel colore blu denominato Kobalt blue, che a me tanto piace.
Prendo posizione nell’abitacolo, mi sistemo e premo start, ecco, per un attimo, il mio cervello ha dovuto resettare in un secondo l’attesa del rumore identificativo di un’automobile, qui il vero distinguo si chiama silenzio.
Freccia a sinistra, modalità di guida Drive e si parte, dopo pochi Km, ma che dico centinaia di metri, mi piace già.
Il silenzio che ti avvolge, ti permette di godere appieno di quanto ti circonda, che cerchi con lo sguardo come per attivare altri sensi - se hai persone a bordo, parli con loro senza alcun disturbo e il relax regna fin dai primi metri.
Ai primi semafori la mia curiosità sceglie di testare le partenze da fermo che risultano corpose e continue così come le riprese necessarie per districarsi nel traffico delle nostre aree urbane.
E su strade a scorrimento veloce saprà soddisfarmi? Avevo provato nelle settimane scorse la Suzuki Swift Sport portandola lungo la strada Doria -Creto, famosa per la sua lunga storia di competizioni in salita avvincenti e dal sapore di altri tempi e così decido che dopo aver sorriso e sorriso alla guida della piccola tuto pepe, quale miglior percorso avrei potuto nuovamente scegliere se non proprio la Doria -Creto, fatto di salite a volte anche ripide, curve e tornanti tra viste mozzafiato sul nostro territorio per mettere alla prova motori scoppiettanti di ogni dimensione. Dimenticavo! E’ elettrica.
L’accelerazione è significativa con dati 0-100 km/h in 9,2 secondi, allunga nei tratti rettilinei senza nessuna flessione, esce da ogni tornante con una coppia massima in grado di raggiungere i 270 Nm aggrappandosi tramite le sue gomme 215/45 su cerchi da ’18 ad ogni centimetro quadrato dell’asfalto, ha un assetto sportivo, piatto, pochissimo trasferimento di carico grazie al peso delle batterie ottimamente distribuito, freni dal mordente adeguato, forte e deciso se al comparto frenante si chiedono decelerazioni repentine.
Mi sta veramente divertendo, raccordo ogni uscita di curva con la prossima sfruttando tutta la sua erogazione, in men che meno la curva appena lasciata e quella che inizialmente vedo lontano, subito dopo è già lì - ma davvero è elettrica?
Sul belvedere, schiaccio stop. Sono entusiasta, volevo talmente guidarla che prima di partire non mi sono neanche soffermato a guardare troppo gli interni che come da tradizione Opel sono razionali, plastiche di buona fattura, design moderno e funzionale, tutto è facilmente raggiungibile.
Quando sono partito, il display segnava la possibilità di percorrere più di 400 Km, dopo una buona mezz’ora di guidato decisamente allegro, siamo certamente scesi con i numeri in riferimento alla percorribilità totale ma sono stupito dai consumi che non hanno sofferto della nostra insistente richiesta di energia e possono bastare anche 26 minuti per una ricarica fino all’80%.
Fa freddo, provo il riscaldamento abitacolo che in breve tempo senza alcuna incertezza raggiunge la temperatura selezionata, il sedile di ottima fattura, contenitivo, sportivo, riscaldabile con la selezione di vari livelli, regala comfort durante i climi freddi e se anche le mani avessero voglia di caldo, basta selezionare l’apposita funzione per il volante.
Con cinque porte, una lunghezza di 4374 mm, larghezza 2062 mm compresi i retrovisori, è comoda.
la seduta è bassa, spaziosa, omologata cinque posti, a bordo non si sente l’esigenza di maggiore spazio e grazie ad una velocità massima di 170 Km/h anche gli spostamenti autostradali diventano agevoli coadiuvati da un bagagliai di buona ampiezza e capacità.
Riporto l’auto soddisfatto di questo test che mi ha permesso di apprezzare un nuovo stile di guida, un approccio diverso a emozioni diverse ma tutte in un’unica direzione percorsa da questa Opel Astra elettrica: piacere di guida! Opel Astra Elettrica e tutti gli altri modelli disponibili, li potete trovare presso concessionaria Gecar del Gruppo GE che ringrazio per la collaborazione.








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Provo la Suzuki Swift Sport
Era da tempo che volevo provarla e l’occasione è stata ghiotta.“Hot Hatch”, è un termine che avrete già più volte sentito quando si parla di automobili sportive, e lei sportiva lo è, eccome! La vedo da distante pronta ad aspettarmi, è gialla come piace a me.Pronti via, accedo all’abitacolo che con i suoi sedili ben contenitivi mi fa posizionare al suo interno, sulla mia destra, che bello, vedo un freno a mano, quelli veri.Premo il tasto start e il motore 1.4 BoosterJet da 129 CV e 235 Nm di coppia, prontamente incomincia a pulsare.Prima di partire, la sensazione e di sentirsi a casa, è una macchina dalle dimensioni contenute con una lunghezza di 389 cm, larghezza di 174 cm e altezza 150 cm per un passo di 245 cm, insomma piccola ma tutto pepe dai cerchi in lega con pneumatici sportivi nella misura 195/45 R17.
Per saggiarla, decido di percorrere quella strada famosa che con i suoi tornanti ha segnato l’epoca d’oro delle gare in salita degli anni 50-70, gara dal nome ben saldo nelle memorie dei genovesi, la DORIA-CRETO.
La Suzuki Swift Sport è una tutto pepe fin dai primi Km, il propulsore dalla piccola cubatura, grazie all’utilizzo del sistema Hybrid è sempre pronto fin dai bassi regimi, con una coppia che aiuta appena esci dai tornanti, mentre se cerchi l’allungo sui tratti rettilinei, puoi insistere con tutta la sportività necessaria.
Ha un cambio preciso ma che ho trovato secco e che come molte auto sportive, riesce a dare il meglio di sé una volta che si “scalda” mentre la rapportatura ben distesa e spaziata ti permette tanto di cercare la sportività quanto di guidare per ore in extraurbano senza la ricerca continua del cambio marcia.
Frena? Si bene, molto bene, avvantaggiata certo anche dalla alla sua massa, udite udite è di ben soli 1020 Kg che le donano grande agilità nei cambi di direzione con una accelerazione “0-100” in soli 8.1 secondi e una velocità massima raggiungibile di 210 Km/h.
5 porte, anche spaziosa, anche comoda, con il limite di sospensioni che assorbono discretamente ma che votate certamente alla sportività devono sacrificare qualcosa in termini di comfort generale risultando avvolte secche in un abitacolo comunque ben insonorizzato.
Abitacolo dicevamo, dove le plastiche sono abbondanti ma di buona fattura ed assemblaggio.
La Suzuki Swift Sport in prova ha suscitato in me due pensieri ben precisi, da un lato, mi ha fatto divertire e sorridere tra i tornanti di quella strada famosa che fa parte del nostro patrimonio sportivo genovese e che se la percorri ti regala viste panoramiche stupende, e lo ha fatto rimanendo una delle poche auto ancora in produzione dalla cavalleria non certo esasperata ed accessibile, dall’altro, mi ha fato tornare indietro ai tempi delle precedenti Hot Hatch, le piccole bombe degli anni “80” e “90”, altre epoche, altre sensazioni, ma comunque sempre “emozioni”. Suzuki Swift Sport e tutti gli altri modelli disponibili, li potete trovare presso la concessionaria Gecar del Gruppo GE che ringrazio per la collaborazione.






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Provo la Mazda CX-30
Quando alle tue orecchie giunge il nome Mazda, con buona probabilità pensi subito a quella piccola tutto pepe presente sulle riviste di ogni Paese che è la Mazda MX-5, e invece in questo caso NO!
Sempre Mazda, sempre quel colore che tanto piace, e aggiungerei, sempre quella sportività ma in formato diverso - vediamolo.
L’auto in prova è il modello CX-30 2024 dotata del motore 2.0L e-SKYACTIV G 150 CV AWD in allestimento Exclusive-line e udite udite, 6 marce con cambio manuale a favore del motto “Save the Manual”.
Crossover compatto, robusto e dalle linee pulite, combina il dinamismo con l’eleganza.
Prendo posizione al posto di guida, regolo in pochi secondi l’altezza del sedile e lo schienale per la migliore posizione del busto e delle braccia che immediatamente mi sento a mio agio.
Con un accesso nella media per ampiezza, non ci sono problemi anche per i più alti, è rialzata, è una crossover ma ti senti raccolto all’interno di un abitacolo dalle radici sicuramente sportive.
Davanti a me, una plancia dalle linee pulite che mi convince molto per i materiali di qualità, morbidi al tatto, per le sue linee tese, la disposizione delle bocchette di aereazione e i vari comandi manuali, mentre solo la porzione del cruscotto centrale è digitale, con l’head-up display che ti segnala limiti ed andatura avvisandoti se eccedi.
L’infotainment, no touch, ora da 10,25 pollici è estremamente razionale nel suo layout con l’utilizzo di un menù da scorrere in verticale tramite il rotore manuale.
Sulla mia destra un bracciolo centrale di generose dimensioni che nella guida mi ha fatto stare comodo, rilassato ma sempre pronto alla presa del cambio manuale.
Il cambio dicevamo, come tradizione Mazda, un “plus” che non si smentisce, è li sempre pronto e reattivo in ogni situazione con la sua corsa breve e gli innesti precisi ti regala con i suoi movimenti, andature brillanti in ogni situazione.
Ho avuto modo di provare l’auto sia in ambito extra urbano che cittadino riscontrando un assetto in grado di donargli un connubio perfetto tra stabilità e comfort. Le sospensioni assorbono le asperità del manto stradale con una buona scorrevolezza nella prima parte della loro escursione per poi sostenere la dinamica di guida se i ritmi salgono grazie anche al suo motore sempre pronto ad ogni richiesta dell’acceleratore che incernierato in basso mi ha restituito per tutto l’utilizzo una ottima comodità del piede e della gamba.
Gomme misura 215/50 su cerchi da 18 e uno sterzo ben sagomato, dall’impugnatura ottima e dalla giusta reattività per il tipo di auto fanno il resto nel regalarti comfort di marcia e piacere di guida.
Mentre mi fermo per fare qualche foto, provo a districarmi per la prova di un parcheggio che grazie all’ottima visuale gestita dalle telecamere mi permette manovre in tutta sicurezza.
Le sue dimensioni, con una lunghezza di 4395 mm e una larghezza di 1795 mm la rendono agile anche nei tratti cittadini dove la frizione seppur non leggerissima, non stanca neanche dopo molto tempo di uso continuo.
La Mazda CX-30 mi ha convinto perché in lei ho potuto trovare la semplicità in chiave moderna, la meccanica al servizio del piacere di guida e della comodità, lo spazio e le sue forme in grado di adattarsi per fare un po tutto.
Mazda CX-30 e tutti gli altri modelli disponibili, li potete trovare presso concessionaria Gecar del Gruppo GE che ringrazio per la collaborazione.












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Guido la Renault Clio Rs 2000
L’ultimo articolo dell’anno lo voglio dedicare ad una macchina - guardandomi indietro, ebbene sì nel tempo.
Tutti gli appassionati di automobili lo sanno ormai da molto che un processo importante di cambiamento nelle auto e mobilità in generale è costante dei giorni nostri.
Il motore turbo aveva già preso campo, ritornando prepotentemente nel panorama automobilistico da molti anni, da utilizzato per poche automobili, le più sportive, a surplus per tutte dopo, indipendentemente dal tipo di alimentazione.
L’elettrificazione fa passi da gigante e spesso ben accompagnata dalle soluzioni miste dei moti termici, quando utilizzando sistemi Hybrid , Plug-in Hybrid o mild Hybrid.
L’auto di questa prova? Aspirata!
Avete capito bene, niente motori elettrici, niente batterie che si ricaricano o da ricaricare, e addirittura neppure un turbo, qui abbiamo un motore oggi si dice vecchia scuola ma dalle note musicali alte, molto alte quelle dei 7500 giri/min che questo motore anteriore trasversale 4 cilindri in linea a fasatura variabile con 145 Kw, 197 Cv e 21,9 kgm di coppia è in grado di raggiungere snocciolando una marcia dietro l’altra con il suo cambio manuale 6 marce dalla rapportatura corta per brividi ed emozioni che parlano di quasi due decenni fa.
Anno 2009, il modello in prova, serie limitata F1 Team nata per celebrare le vittorie della Casa Renault in F1 con la R27, targhetta identificativa con numero stampato sul tunnel centrale e serigrafie dedicate su tutti i lati della carrozzeria e tetto, esprime già alla vista solo una cosa – sportività allo stato puro.
Bianca, bianchissima, mi avvicino a lei, gli giro attorno, guardo le sue forme che sono così lineari, ancora oggi moderne e molto, molto allargate sui lati.
Plastiche dure qualcuno dirà, sì ma chi se ne frega, all’interno due sedili anteriori Recaro così profilati da farti sentire subito un pilota ma che si sono rivelati comodi anche sulle lunghe distanze.
Si gira la chiave e su tutto il mio corpo si dipanano vibrazioni, quelle di una macchina viva che se fosse un cavallo, si direbbe - eccolo è pronto a scalciare.
Cambio morbido ma ben contrastato seppur non sempre preciso in quella prima da inserire veloce nei tornanti più stretti, mi avvio e mi dirigo passando dal centro città, verso le alture di Genova.
Il traffico cittadino non è certo il suo “habitat”, soffre nelle continue ripartenze, e stanca al pedale della frizione che necessità di uno sforzo se prolungato, affaticante.
Per lei, servono strade tortuose, sali e scendi guidati, niente interruzioni, e il Monte Fasce che sovrasta la nostra città con i suoi 834 metri di altitudine, una tra le maggiori alture presenti che offre anche punti di vista panoramici, è ideale.
La Clio Rs 3 con il suo passo da 2585 mm, una lunghezza di 3991 mm e larghezza di 1768 mm, da timida impacciata del traffico cittadino si trasforma subito in un’auto dinamica ed affilata, molto affilata, con uno sterzo diretto, sempre rigido ma mai affaticante.
Avantreno a ruote indipendenti, doppio asse con perno indipendente, retrotreno ad assale semirigido, braci oscillanti, il telaio con il suo reparto sospensioni seppur su questo modello modificate ed affinate, ti restituisce fin dalle prime curve, stabilità ed agilità a profusione, ha una rigidità che potrebbe tranquillamente ospitare con se cavallerie molto ma molto superiori ai 200 Cv di questa versione, è solida, te lo fa sentire sulla schiena attraverso i suoi sedili, l’abitacolo ti avvolge e il suono al salire del suo motore rende il concerto unico.
Con un peso cresciuto di generazione in generazione, qui la terza e che si ferma a quota in ordine di marcia a circa 1280 Kg, i freni anteriori a disco autoventilanti da 312 mm di diametro e posteriori a disco pieno da 300 mm offrono un mordente efficace in ogni situazione con trasferimenti di carico all’anteriore gestiti in maniera perfetta per regalare a queste auto, quel sovrasterzo volendo di rilascio che le ha rese nei tempi vincenti sui campi di gara di tutto il mondo, con tempi ancora oggi di percorrenza, in grado di far impallidire auto ben più blasonate.
Guardarsi indietro per andare avanti, un passo indietro con questo numero nella speranza che il progresso delle auto di oggi certamente migliori non perdano del tutto la capacità di fare una cosa in particolare – regalare emozioni -.



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Provo il Kymco Downtown 350
Il Kymco Downtown è uno di quei nomi, tra gli scooter di media cilindrata presenti sul mercato che non puoi non ricordarti, perché lo avrai sicuramente sentito citare più volte magari tra i tuoi amici e perlopiù visto sulle strade che frequenti ogni giorno.
Media cilindrata dicevamo, monocilindrico a 4 tempi, con una potenza massima di 28,3 CV a 7.500 giri/min e una coppia massima di 30,0 Nm a 5.750 giri/min, rappresenta l’unione tra le necessità urbane e il fuori porta, uno sport-touring sintesi di comfort e maneggevolezza, il tutto sotto una veste, fatta di tratti e linee sempre più dinamici tra di loro.
Un mezzo capace di affrontare senza alcun timore, distanze dal lungo raggio e necessità di carico.
Il tempo instabile di questo mese, mi concede dopo lunge giornate di pioggia e nubi basse, una splendida giornata di sole che se non fosse perché siamo prossimi al freddo invernale che tarda sempre più, mi ricorda invece le prime belle giornate di sole che tanto attendiamo, dopo lunghi mesi bui e freddi dell’inverno seppur mite che contraddistingue la nostra Genova.
Salgo in sella per affrontare strade del centro e fuori porta, la posizione appare subito molto comoda seppur a mio parere “infossata”, è la classica posizione che in questo tipo di scooter ti porta a stare un po’ in basso, sei seduto bene sì, ma con la sensazione di essere un po’ incastrato, la sella è ben sagomata con un’ottima porzione di seduta sia per il guidatore che per il passeggero, ma poco cedevole e dalla forma così ben definita, che di lì, non ti sposti - mi sento quasi costretto.
Le braccia assumono una posizione comoda ,ma con il busto, sebbene con posizione rilassata, tendo, almeno questa è la mia sensazione, ad andare indietro più che essere perfettamente verticale o leggermente più caricato in avanti.
Il motore fin dai primi metri fa sentire la sua voce, una voce da subito bassa, sembra forte di aspirazione, così forte che a qualcuno potrà far emergere e ricordare quella fame di aria e rumore che i vecchi carburatori, rilasciavano senza il filtro aria presente, allo spalancare del gas.
E’ però fluido, corposo, di sostanza, in grado di essere docile nelle partenze ma prestazionale alla richiesta di potenza con quel rumore di cui parlavo che porta l’accento sportivo a questa unità propulsiva.
Le vibrazioni si sentono, sono presenti anche al manubrio e basta azionare il freno posteriore quando si è al minimo, fermi in attesa del semaforo verde, per sentire con vigore come queste vibrazioni si dipanino per tutto il telaio.
La ciclistica, ferma e stabile permette cambi repentini di direzione anche nel traffico più intenso, stabilità e precisione nel fuori porta anche ad andatura sostenuta.
Freni modulabili ed efficaci nelle frenate più impegnative, sospensioni non troppo rigide e in grado di assorbire bene anche il pavé cittadino, completano le attitudini di questo scooter, che con l’arrivo del Traction Control alza i livelli di sicurezza su ogni fondo stradale e in qualsiasi condizione climatica.
Le linee sportive ma eleganti ogni modo, sono accompagnate dai distintivi fari anteriori con luci a tubi di led, un frontale che ho trovato non solo ben proporzionato ma piacevolmente aggressivo, mentre il doppio vano portaoggetti e un enorme sottosella, dopo aver ospitato due caschi integrali offre ancora spazio utile.
Sto passando diverse ore con questo scooter e più il tempo passa e più sa farsi apprezzare - per l’equilibrio, la sostanza, quell’accento posto sulla sportività, sulla protezione buona dall’aria, sulla comodità che in generale di certo non delude.
Mantiene proporzioni giuste e misure contenute, l’ho parcheggiato con disinvoltura tra altri mezzi e con il passeggero ha saputo offrire spazio.
Bravo Downtown, più passa il tempo e più migliori senza mai stravolgerti, ma sicuro e certo di voler proseguire su quella linea tracciata da tempo, fatta di sostanza e modernità al prezzo giusto.






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Provo la DS7 - 225 Pug-in Hybrid
DS 7, viaggi e raffinatezza, a questo pensi subito nel momento in cui il tuo sguardo la incrocia,
Soluzione Plug-In Hybrid, termico ed elettrico per 225 CV, dimensioni da ottima abitabilità con una lunghezza di 4,59 m, una larghezza di 1,91 m, passo 2,74 m e altezza 1,63 m, l’auto in prova in allestimento OPERA, ha un colore grigio così elegante da risaltarne linee e allo stesso tempo sportività.
Ti accoglie al suo interno con sedili in pelle Nappa che ricordano con la trama centrale il cinturino di un orologio, sono comodi, spaziosi, che ti sostengono durante la guida senza mai stancarti e capaci di regolazioni micrometriche elettriche con le quali sarà possibile trovare la migliore posizione per il guidatore di tutte le stature raggiungendo con pochi gesti una corretta distanza braccia-busto.
Una impugnatura su un volante di ottima fattura, dalle dimensioni piacevoli, ben sagomato per una facilitata impugnatura e dalla nota positiva per l’ergonomia dei tasti farà il resto.
Piede sul freno, e tasto start, l’orologio B.R.M con la sua eleganza e precisione di cronografo appare tra le due bocchette di aereazione centrali che con la loro forma si integrano alla trama dei rivestimenti sopra l’infotainment da oltre 12” - si parte.
Decido di percorrere la strada statale SS45 per saggiare le sue doti di macina chilometri, la strada a scorrimento veloce non presenta interruzioni, perfetta per il modello in prova, che fin da subito mostra le sue precise caratteristiche.
Docile sotto l’aspetto del comparto propulsore, che con la sua tecnologia raffinata unisce l’utilizzo del motore elettrico all’intervento di quello termico, quando uno e l’altro a sostegno della massima efficienza, e tutto, tramite l’ottimo cambio automatico a 8 rapporti in grado di passaggi tra una marcia e l’altra in totale comfort ma all’occorrenza per la pressione del pedale del gas, capace di scegliere immediatamente il migliore rapporto disponibile per sorpassi e accelerazioni, quest’ultime sotto i 9.0 secondi nello scatto 0-100, che ti fanno subito dimenticare un peso del corpo vettura fissato a quasi 1800 Kg.
Una sportività gentile ma comunque presente, sottolineata dai cerchi in lega R20 con pneumatici Eagle F1 dalle misure 235/45 e un comparto sospensioni che curva dopo curva mantiene il corpo vettura sempre stabile con un rollio a supporto sì della comodità ma anche sempre perfettamente controllato.
Con una guida in totale souplesse giungo al Comune di Bargagli.
Un territorio sito nell’entroterra dell’alta Val Bisagno e che distribuito in diversi nuclei, è in grado di estendersi per circa 1600 ettari in un ambiente dalle caratteristiche varie, attraversato da corsi d’acqua e interessato da colture agricole, offre alternanza tra macchie della vegetazione e praterie più alte.
Un attimo per soffermarmi in questo antico Comune che riparto verso Sottocolle, frazione di Davagna, crocevia di percorsi stradali amati dagli appassionati di moto e auto che di qui passano guardando ad altre direzioni.
Con una sosta contemplo i suoi interni dallo stile ricercato, fatti di materiali morbidi e curati, plastiche di ottimo livello, vani portaoggetti capienti, tetto panoramico elettro attuato che è già tempo di ripartire in direzione Genova.
La strada per molti chilometri in discesa, mostra un pedale del freno modulabile, ma con il giusto mordente in caso di frenate repentine e che in continuo, assolve al suo compito di recupero energia così come la grafica del display auto, chiara e leggibile ci mostra ad ogni suo intervento.
Nel silenzio di un abitacolo che raggiunge su questo modello livelli eccezionali, verificabili anche su tratti autostradali, non tardo molto a giungere in città dove le caratteristiche di dolcezza sopra menzionate, la rendono una instancabile passiva nelle partenze ripetute del traffico cittadino, coccolati da un impianto audio di primo livello.
È tempo di riconsegnare l’autovettura, s’è fatto buio, ma i nuovi gruppi ottici a led, all’anteriore insieme a una nuova calandra, offrono ottima visibilità, mentre al retro, la zona del cofano è delimitata da proiettori con una trama intrecciata indubbiamente elegante.
Premo il tasto stop e si chiude l’orologio che ha segnato ore di guida. ma io non me ne sono accorto!
Il nuovo DS 7, lo potete trovare presso la concessionaria Gecar e il suo DS Store in Via Lungo Bisagno Dalmazia, 69 D.











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Provo lo scooter Kymco People S125
Ruota alta? Perché no!
Tutti gli scooter che ho guidato, seppur di dimensioni differenti, hanno sempre avuto un minimo denominatore comune, le ruote basse, il People S125 invece le ha alte.
E’ uno dei nomi più famosi del brand di Taiwan, che nei molti anni di produzione e presenza sul mercato italiano ha saputo ricavarsi anche da noi, uno spazio di tutto rispetto, riuscendo a soddisfare le molteplici esigenze della mobilità attuale e tuttofare.
Un design ricercato ed elegante dove luci Full Led ad alta efficienza ne connotano caratteristiche inconfondibili insieme ad una strumentazione digitale e multifunzione.
Con una altezza della sella a due piani posta a 78 cm da terra, prendere posizione è subito facile, anche se a dispetto dell’apparenza, per le stature basse non sarà di immediato successo.
Con un interasse di 1390 mm e un peso in ordine di marcia di 130 Kg, la confidenza è immediata, agile fin dai primi metri ti rende presto padrone della dinamica di marcia resa reattiva nei cambi di direzione e ben controllata sempre, proprio grazie alle ruote alte in lega leggera che misurano all’anteriore 100/80-16 e al posteriore 120/80-14.
Con le sue misure di lunghezza 2085 mm e larghezza 700 mm, la pedana poggiapiedi non ha grosse dimensioni, permette certamente gli spostamenti agevoli del corpo ma spazio per altro, no o al massimo poco, così come lo scudo protettivo ha dimensioni tali da non offrire sempre un riparo completo dalle intemperie.
La sella dalla ben definita ergonomia, mi è parsa spaziosa per i movimenti longitudinali e laterali ma decisamente rigida restituendo, non certo ben assecondata dai due ammortizzatori posteriori, rigidezza sulle asperità del manto stradale e dossi, mentre la forcella li anticipa con migliore dolcezza e progressività generale.
Una cilindrata di 125 cc, motore omologato Euro 5, 8,0 kW (10,9 CV) a 8.500 giri/min - docile fin dalla prima apertura dell’acceleratore in partenza e fluido ad ogni richiesta durante la marcia, parco nei consumi con i suoi 37 km/l e un serbatorio da 6,2 litri capaci di assicurare ottime percorrenze, si avvicina ai quasi 100 Km/h di velocità massima permettendo in tutta sicurezza la fruizione di strade anche a scorrimento veloce.
Ho potuto provarlo lungo le arterie del centro cittadino tra i ripetuti stop and go di traffico e semafori, trovando il People sempre perfettamente a suo agio anche nelle frenate più impegnative dove i singoli dischi, all’anteriore di 260 mm e al posteriore da 240 mm gestiti da un ABS a doppio canale con pinze a due pistoni, restituiscono senza necessità di alcun sforzo eccessivo alle leve, mordente da vendere sempre e comunque, infondendo sicurezza e modulabilità – ottimi.
Fuori dall’ingorgo cittadino dell’ora di punta, il mare con le sue luci ed ombre segna il cambio di stagione alle porte, allungo percorrendo Corso Italia che si lascia ammirare per tutta la sua lunghezza fino a fermarmi per una sosta che se a sinistra ferma il mio sguardo su Boccadasse, a destra vede lontano la Riviera di Ponente con i suoi tratti caratteristici.
Lo scooter fuori dal centro cittadino conferma le sue doti di allungo, affrontando ogni tipo di dislivello tipico della nostra città senza alcun problema per trasmissione e raffreddamento del motore neanche quando, spinto dalla conoscenza dei tratti che portano ai belvedere della città, lì mi sono portato.
Bauletto da 33 litri in tinta con la carrozzeria, paramani e ben una doppia presa USB e parabrezza di generose dimensioni tra le dotazioni di serie.
Scegliete il colore tra i diversi disponibili, saliteci in sella, pronti e via, sarà degno compagno della vostra mobilità quotidiana.




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Val di Vara - Passo del Rastrello con la Fiat Panda 4x4
La Fiat Panda 4x4, per gli appassionati e non solo, è e rimane, una autentica icona dell’automobilismo e della produzione italiana che compie 40 anni, sì, uscendo di scena dai listini in punta di ruote, una ragione in più per riscoprire la sua bella storia.
La prima Fiat Panda 4x4 debutta nel giugno del 1983 e concepita come una piccola fuoristrada con irrobustimento del telaio nelle parti più sollecitate, è spinta inizialmente dallo stesso motore a quattro cilindri in linea da 965 cc dell’Autobianchi A112 - è agile e grazie al robusto sistema di trazione integrale inseribile manualmente e prodotto dall’austriaca Steyer-Puch, dotata di una prima marcia corta detta “primino”, si arrampica in ogni dove superando con disinvoltura anche le pendenze più difficili.
Nel 1991 il primo cambiamento importante, oltre a vari dettagli estetici, per il motore debutta il più leggero, ed efficiente motore FIRE, che prodotto a partire dal 1985, già montato sulla Autobianchi Y10, con una cilindrata di 1108 cc, abbandona l’alimentazione a carburatore in favore di un più moderno impianto di iniezione elettronica, equipaggiato con un sistema di scarico dotato di catalizzatore.
Si dota di allestimenti specifici che si fanno sempre più dedicati e ricercati, con i nomi “Trekking e Country Club”.
Nel 2004, una seconda serie che ripropone il format di piccola fuoristrada della celebre antenata, poggia sempre su un pianale irrobustito e per offrire una maggior motricità sui fondi più difficili si affida in questa prima evoluzione, ad un sistema di trazione integrale di tipo permanente, completamente meccanico e dotato di giunto viscoso sostituto successivamente da una frizione elettroidraulica.
Una soluzione meccanica che permette in condizioni normali di poter procedere con la trazione quasi esclusivamente sulle ruote anteriori, riducendo attriti e consumi, ma che non appena registra tramite appositi sensori la perdita di aderenza, senza la necessità di alcun intervento da parte del conducente, vede la coppia motrice trasferita gradualmente anche all’assale posteriore ripristinando aderenza e trazione sui fondi più difficili e viscidi.
I motori disponibili, due, il: 1.2 a benzina da circa 60 CV e, dalla fine del 2005, il 1.3 Multijet a gasolio da 69 CV.
Dal 2012, l’attuale generazione della Panda 4x4 prosegue la sua terza ed ultima al momento evoluzione.
Più alta da terra, e con ingombri di carrozzeria aumentati per una maggiore abitabilità, beneficia di dotazioni meccaniche e affinamenti del progetto sempre in evoluzione, in grado di esaltarne le doti di grande arrampicatrice e l’agilità in off-road che hanno fatto la fortuna dei precedenti modelli aumentando il comfort di marcia sia nelle brevi che nelle lunghe distanze.
Dimenticavo, ma dove stiamo andando e con quale versione? Proprio lei, l’ultima, la terza appena citata, e motorizzata in questa prova con il motore Multijet 1.3 portato nella sua ultima evoluzione con turbo a geometria variabile a 95 CV.
Per assaporare le doti di questa funambolica e dalle radici storiche utilitaria, decido di unire alla percorrenza autostradale, le strade di campagne e lo sterrato che le circondano, la meta scelta? La Val di Vara.
Imbocco una mattina sul presto, il casello di Genova Nervi, l’autostrada A12 fino all’uscita di Brugnato, da lì, percorrendo la strada SP5, un susseguirsi di Paesini e panorami immersi nel verde, da Rocchetta di Vara a Pieve di Zignago fino al bivio di Foce D’Agneta dove girando a destra per la SP3 un continuo misto di curve e aumento dell’altitudine fino a 1000 mt sul livello di mare, mi fa giungere al Passo del Rastrello assaporando curve e viste a perdere.
La Panda 4x4 mi ha fin da subito ben impressionato, il motore diesel che la equipaggia, parco nei consumi e discretamente insonorizzato, anche se privo della sesta marcia che sulle lunghe percorrenze potrebbe far avvertire la sua mancanza, ti permette di viaggiare ad una velocità autostradale di circa 120 - 130 Km/h indicati, senza alcun segnale di sforzo, che appare invece, se si cerca di oltrepassare la velocità di circa 140 - 150 Km/h.
Gli ammortizzatori, dalla taratura morbida e dalla escursione maggiorata, se su strade perfettamente conservate con curve tortuose, offrono poco sostegno laterale alla dinamica di marcia, risultano invece ben tarate ed efficaci, non solo nel fuoristrada pure impegnativo ma soprattutto nei percorsi stradali con manto dissestato come quello che ci conduce fino al punto prescelto del Paso del Rastrello.
In queste condizioni infatti, il Panda risulta perfettamente stabile e bilanciato, curva dopo curva, assorbendo una dopo l’altra le sconnessioni stradali ma mantenendosi neutra e sempre ben bilanciata, agile nei cambi di direzioni soffrendo solo di un sempre più marcato sottosterzo all’aumentare dell’andatura, innescato da perdita di aderenza e spinta della modalità 4x4.
Arrivati al Passo, lo sguardo verso l’orizzonte, giunge quasi fino al mare, il verde che ti circonda e il profumo dell’aria ti isola temporalmente dal contesto della città, ti senti piccolo, sempre più piccolo immerso nella meraviglia della natura.
Si è fatto sera, il sole sta per calare e ci aspetta più di un’ora di viaggio per il nostro rientro a casa su Genova, rientriamo.
Lungo la strada del ritorno, continuo a pensare e capire sempre più come questo mezzo, la Fiat Panda 4x4 sia da sempre così amata dall’automobilista italiano e non solo. Nel tempo ha saputo evolversi, si è ingentilita, ma grazie al progresso meccanico, elettronico e tecnologico, ha saputo non perdere le sue doti di arrampicatrice, acquisendo invece sempre più, comodità ed efficienza di marcia ma mantenendo dimensioni utili al contesto cittadino e sufficienti per i viaggi fuoriporta, non ultimo un prezzo comunque accessibile.
Brava Panda 4x4 con la tua semplicità e concretezza, anche nelle prove in fuoristrada, hai saputo metterti dietro contendenti agguerrite e molto più blasonate - nonché costose.
Grazie per questi 40 anni di fiducia e speranza che speriamo possano continuare in una nuova e futura versione.
Ciao Panda!






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Fiat Panda 100 Hp e la Panchina Gigante
Avete mai sentito parlare delle Panchine Giganti? Era da diverso tempo che ne sentivo parlare con le loro immagini che iniziavano a farsi strada pubblicamente.
Sempre più incuriosito, cerco in rete una località dove poterla visitare per unire una gita fuori porta in famiglia, alla curiosità del toccare con mano un oggetto semplice ma che in poco tempo è riuscito a far nascere un progetto, il Big Bench Community Project.
La prima Grande Panchina e il suo particolare disegno è stata realizzata nel 2010 sul terreno della Borgata a Clavesana, residenza e studio, del designer americano Chris Bangle molto attivo proprio nel settore automobilistico e fino al 2009.
Affacciata sul paesaggio e accessibile ai visitatori, l’idea delle panchine fuori scala se pur non inedita, lo è nel contesto.
Di fatto, il cambio di prospettiva dato dalle dimensioni della panchina fa sentire chi vi siede come un bambino, capace di meravigliarsi della bellezza del paesaggio con uno sguardo nuovo.
Oggi le panchine sono centinai e centinai sparse sul territorio nazionali e anche oltre, trovabili facilmente tramite il sito ufficiale del Big Bench Community Project alla sezione scopri le panchine.
In ultimo, il designer Chris Bangle ha fornito gratuitamente disegni e indicazioni ai costruttori delle panchine, chiedendo come unica condizione che fossero poste in un punto panoramico, su un terreno accessibile al pubblico e che rispettassero lo spirito social con cui era nata la prima: non un’installazione privata, ma parte di un’esperienza collettiva che tutti possono condividere e sperimentare.
Ma come siamo giunti alla panchina? Con quale mezzo?
Una panchina gigante raggiunta con una macchina…… piccola, molto piccola, soprattutto per i canoni attuali – Fiat Panda 100 HP.
La Fiat Panda seconda serie di questa giornata, sulla scia della prima uscita ed in continuità alla filosofia di praticità e economicità, ha contribuito negli anni passati come ancora oggi continua a fare, all’accessibilità dell’automobile per molte famiglie.
Piccola nelle dimensioni per essere prima tra le city car delle nostre affollate città ma allo stesso tempo spaziosa per le sue dimensioni, pratica ed affidabile da permettere a single, coppie e famiglie di avventurarsi in tutta sicurezza anche in trasferimenti fuori porta per lunghi chilometraggi.
La versione che mi ha fatto trascorrere una giornata alla scoperta della Panchina Gigante di Rossiglione ha però qualcosa di diverso, è la versione sportiva 100HP, certo, rimane pur sempre una Panda, ma per alcuni appassionati di motori, questa piccola utilitaria aumentata nella cavalleria per provare e rinverdire i fasti degli anni passati, dalla utilitaria Fiat Uno turbo, e ancor prima, all’inizio degli anni’70 dall’Autobianchi A112 58HP poi affiancata successivamente nel 1975 dalla 70HP, rappresenterà nei prossimi anni un piccolo oggetto da tenere comunque in considerazione, come le quotazioni dell’usato confermano per questo specifico modello, crescendo in linea con gli aumenti generalizzati e sostenuti per queste tipologie di auto.
Con un motore anteriore trasversale 4 cilindri in linea 1.4 16V da 100 Cv a 6000 giri/min e una Coppia max di 13,4 Kgm a 4250 giri/min raggiunge la velocità di 185 Km/h accelerando da 0-100 Km/h in 9,5 secondi.
Ma veniamo al trasferimento - partendo da Genova, il territorio comunale di Rossiglione, situato in valle Stura e facente parte del Parco naturale regionale del Beigua, dista circa 50 Km per un’ora circa di viaggio.
Imbocco l’autostrada al casello di Genova Ovest dopo aver percorso la sopraelevata che ci regala sempre splendidi scorci della nostra città affacciata al mare.
Termino il percorso autostradale uscendo al casello di Masone e svoltando a sinistra alla rotonda che si incontra subito dopo, mi dirigo verso il Paese di Campo ligure che attraversato, mi conduce a Rossiglione.
La piccola macchina si è comportata egregiamente - questa versione sportiva monta un assetto ribassato e irrigidito con pneumatici 195/45 VR15 che conferiscono dinamicità, sostegno e reattività in ogni condizione e dopo aver percorso in comodità ma con anche un po’ di rumorosità interna all’abitacolo il percorso autostradale, è la strada che da Rossiglione fino alla Panchina Gigante che fa risaltare le qualità dinamiche della Panda che sfruttando il peso basso di soli 975 Kg in ordine di marcia, le piccole dimensioni con un passo di 2.299 mm, lunghezza di 3.578 mm e larghezza 1.606 mm unite ad un cambio sei marce dai rapporti corti posto in posizione centrale e comodamente rialzato, ti porta a percorrere i tratti di queste strade secondarie in modo sportiveggiante, insomma non si ci annoia di certo.
E’ vero, non pensate con quella potenza a chi sa quali prestazioni ma si assapora quel senso retrò, quando le macchine in assenza di elettronica, invasione dei tempi moderni, grazie a pesi contenuti e semplicità, sapevano regalare note e vibrazioni capaci di emozionarti senza spese folli.
Ammirata per diverso tempo la Panchina Gigante, che ci cattura per almeno mezz’ora provando la sua seduta comoda e sproporzionata, è la vista a perdersi tra il verde nell’orizzonte lontano che ti regala un senso di pace e rilassatezza circondati dalle alture care al nostro territorio.
Prima di dirigerci verso il centro di Rossiglione per poi tornare a Genova, lungo la strada a salire, le indicazioni stradali verso il lago di Ortiglieto ci avevano incuriosito.
Così, dopo un tragitto di circa mezz’ora e una volta parcheggiati in prossimità del lago, con una camminata di almeno 20 minuti, si apre a noi uno scorcio naturale meraviglioso di acqua fresca, in una giornata estiva torrida. Grazie Fiat Panda!





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Provo il Sym Cruisym 300
Ho sempre avuto una certa simpatia per gli scooter fin dal loro lontano arrivo sul mercato, per la loro praticità, comodità, guidabilità e il Cruisym della nostra prova non fa altro che essere una piacevole conferma.
Per saggiare le sue caratteristiche decido per un percorso sì cittadino, ma che parta dal lungomare fino alle alture e la nostra bella Regione, ben si presta a farlo anche in pochi chilometri.
Corso Italia nella tanto attesa stagione estiva finalmente arrivata, percorsa per tutta la sua lunghezza a velocità costante con una buona copertura dall’aria tramite l’ampio cupolino che ripara deviandola in buona parte oltre il casco, mostra uno dei lati della nostra città, il mare, connesso con le molte attività balneari presenti.
Il Cruisym trasmette fin da subito tra le sue qualità, quelle della fluidità di marcia, una trasmissione dolce sia in partenza che alle andature moderate ma capace di regalare accelerazioni corpose al muovere dell’acceleratore.
E’ uno scooter, e tra il suo banco di prova non poteva mancare il centro città verso il quale mi dirigo giungendo prima in Piazza della Vittoria e poi in Piazza De Ferrari dove sosto per alcuni minuti per ammirarle nel loro splendore.
Il Cruisym con un interasse di 1550 mm ha un telaio tubolare in acciaio che restituisce fin dai primi chilometri un’ottima sensazione di rigidità, ha la seduta bassa 760 mm da terra, comoda per l’utente di non alta statura anche se rigida, e una triangolazione gambe, braccia e busto che permette in ogni situazione un ottimo controllo.
Le sospensioni, una forcella telescopica all’anteriore e un doppio ammortizzatore al posteriore, offrono stabilità in ogni condizione, le ho trovate rigide entrambe, maggiormente la coppia al posteriore, più secche sullo sconnesso, ottime nei cambi di direzione e nella stabilità generale anche a velocità alte, ma capaci di buona assorbenza almeno nella prima parte di scorrimento, nei percorsi con manto stradale rovinato e pavè cittadino.
La frenata, anteriore affidata a un disco da 260 mm e al posteriore uno da 240 mm permette decelerazioni e spazi di frenata adeguati alla tipologia di mezzo con un bel mordente sia all’anteriore che al posteriore fin dal primo azionamento alla leva, soffrendo però il surriscaldamento se a lungo e maggiormente sollecitati.
Gli pneumatici, 120/70-14 all’anteriore e 140/60-13 al posteriore garantiscono il giusto compromesso tra comodità e agilità che sorprende nei cambi di direzione e spostamenti repentini tra il traffico intenso cittadino, il tutto con un peso facilmente gestibile e di poco superiore ai 190 Kg.
Superata la prova centro città, dove il Cruisym si parcheggia con facilità, bastando poca forza sul cavalletto centrale per sistemarlo tra le fila dei parcheggi gremiti dalle due ruote, come la Liguria e Genova ci ha abituati nelle più grandi città, bastano pochi chilometri per passare dal mare da dove siamo a partiti alle alture, e così verso queste mi dirigo per assaggiare con lo scooter un guidato tra le strade che mi portano verso l’alto a scorrimento veloce, senza traffico, prive di semafori, dove il motore da 278,3 c.c con una potenza di 19,1 Kw - 26 Cv fa mantenere un ritmo di tutto rispetto con una brillantezza generale nell’erogazione degna di nota.
E’ così che in poco tempo giungo all’altezza dell’arrivo della funicolare Zecca – Righi che con la sua tratta copre un dislivello di 278 metri, e lì vicino poco più in là mi soffermo nei pressi dell’Osservatorio astronomico del Righi per poi terminare il mio percorso una decina di metri più avanti con una vista belvedere sulla città da mozzafiato.
In conclusioni, il Sym Cruisym 300 si è mostrato comodo, è bello con la sue linee affilate e buoni assemblamenti, adatto a persone con stature non alte, facile per la guida di tutti i giorni, una strumentazione ben leggibile, abile nei tragitti urbani quanto in quelli fuori porta, agile e stabile a tutte le andature, sicuro nella frenata e semplice nella gestione del parcheggio. La mia simpatia per gli scooter è confermata!



#italia#liguria#genova#moto#paesaggi#motorcycle#scooter#scrivere#articolo#articoli#moto life#turismo
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Provo la Benelli TRK 502X
Da diversi giorni il tempo è instabile, ripetuti rovesci si susseguono su Genova. E’ pomeriggio inoltrato quando guardando il mare, se verso Ponente il grigio del cielo sempre più scuro prevale, a Levante è tornato il sereno.
Pochi minuti per scegliere una meta da raggiungere in moto, seppur vicina – Sori.
Giro la chiave di accensione della Benelli TRK 502 X la “Benellona”, sì avete capito bene, così in molti la chiamano, strutture imponenti, sguardo da grande e motore alla portata di tutti, un mix di un Brand ricco di storia che ha fatto di questa moto negli ultimi anni, un enduro stradale votata al turismo, una scalatrice di classifiche vendite fino ad accaparrarsi il primo posto.
Bel risultato Benelli, ma su di te tornerò dopo!
Decido di costeggiare il mare fino a Nervi, con lo sguardo che incrocia uno dopo l’altro gli stabilimenti balneari e le zone di spiaggia pronte all’avvio della stagione estiva, laggiù, più lontano, la meta rimane fissa sotto un cielo che sembra voglia concederci il tempo di una tregua.
La Strada Statale 1 Via Aurelia che ci permette di costeggiare il litorale, ogni volta che la si sceglie, curva dopo curva, grazie ai suoi panorami ai suoi colori primaverili, ai piccoli centri abitati che si susseguono uno dopo l’altro come quadri degni dei migliori pittori, mostra a chi la percorre lo spettacolo della Riviera di Levante.
La moto di oggi, la Benelli TRK 502 X si mostra fin da subito un mezzo ideale per assaporare appieno il susseguirsi di curve in un misto stradale ad andatura turistica.
Comoda per il guidatore, tanto da non stancare neppure dopo ore e ore di guidato, offre un’importante porzione di sella anche per il passeggero che seppur rialzato potrà farvi compagnia così come per i semplici trasferimenti quotidiani, anche per il lungo viaggio.
Con un peso in ordine di marcia di 235 Kg e altezza sella da terra 860 mm questa versione X con lo scarico rialzato e sospensioni sostenute, strizza l’occhio al fuoristrada seppur leggero.
E’ un piacere lungo la strada statale panoramica utilizzare il cambio a sei marce dai rapporti corti e innesti precisi assecondato da una frizione morbida e modulabile.
Il motore, un bicilindrico frontemarcia da 500 cc per 47,6 CV a 8.500 giri/min e 46 Nm a 6.000 giri/min pur con la sua cavalleria ridotta, gira sempre rotondo, pronto ad ogni richiamo dell’acceleratore, assicurando un buon ritmo di marcia a fronte di consumi carburante ottimi.
La ciclistica, telaio a traliccio con piastre in acciaio, una forcella a steli rovesciati da ben 50 mm con una escursione da 140 mm, non regolabile ma ben tarata e sostenuta e un mono posteriore dall’escursione di 62 mm regolabile nell’idraulica in estensione, compressione e nel precarico molla, così come assicura stabilità nei tragitti extraurbani, mostra agilità insospettabile in ambito urbano.
L’impianto frenante con ABS costituito all’anteriore da dischi da 320 mm con pinza flottante a due pistoncini e disco al posteriore da 260 mm assicura sempre spazi di arresto sicuri e modulabili, con l’anteriore dalla frenata decisa anche se a fronte di uno sforzo alla mano marcato e un posteriore più che dall’attacco mordente, di accompagnamento alla decelerazione.
E’ così che curva dopo curva giungo presso Il borgo di Sori che si affaccia sul mare del Golfo Paradiso, a est di Genova, nella Riviera di Levante, un territorio, quello comunale che si protende nell'entroterra lungo la valle dell'omonimo torrente fino a raggiungere lo spartiacque con l'alta Val Fontanabuona.
Con la moto arrivo il più vicino possibile al mare, percorro il ponte, e su di esso mi soffermo un attimo ad ammirare lo scorcio che mi appare, subito dopo, parcheggio per una breve passeggiata sulla spiaggia.
Le piccole barche una dietro l’altra nel vicolo vicino, rapiscono il mio sguardo e la mia curiosità, la spiaggia deserta facilita l’ascolto delle onde che si infrangono sulla battigia mentre il piccolo parco per bambini li accoglie con i suoi giochi.
Riparto, e prima di indirizzare la moto verso Genova mi dirigo verso la stazione per una vista dall’alto, da qui, il punto panoramico, il piccolo Borgo incastonato appare ancora più bello.
Grazie Benelli TRK!






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