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Nothing Else Matter
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Just me.
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“Io l’ho trascurata. Sai cosa significa questo verbo?”
“Non ne sono sicura.”
“Significa non curare qualcosa, o qualcuno, con la dovuta attenzione. Quando vogliamo bene a una persona,..non dovremmo mai trascurarla. Significa questo: significa che se non abbiamo cura dei nostri fiori, i nostri fiori prima o poi appassiranno.”
Maledettamente semplice e maledettamente crudele, perché la maggior parte della gente, prima di capirlo, deve veder morire qualche pianta. Questo però evito di dirlo.
Susanna Casciani
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Ci sono storie che finiscono. Ci sono lacrime che si fermano, sentimenti che si sciupano, e parole non dette, frasi disfatte, orgogli calpestati. 
L’amore è una cosa meravigliosa. Le emozioni si amplificano oltre il naturale, la mente si svuota di tutto, resta solo la sensazione di euforia, il profumo dell’altro che ti riempie il cuore, il brivido dell’ignoto, la sensazione che non importa quanto tu ti senta sfortunato quel giorno: là fuori qualcuno ti aspetta.
L’amore che finisce, però, è tutta un’altra cosa. Quando un amore finisce, l’assenza è straziante. Quando un amore finisce, non c’è niente che possa colmare il vuoto. Esci e vedi la gente che si accalca attorno a te e dimentichi per un attimo quell’enorme voragine che ti porti dentro, ma quando torni a casa sei costretto a farci i conti. 
L’amore che finisce è una cosa senza tempo. Non sai quanto starai male, quanto soffrirai, quante volte piangerai su quel cuscino di notte, al buio, sola. I giorni passano, le settimane diventano mesi, e forse crederai che va tutto bene, che sei riuscita a superarlo, che stai meglio e sei felice anche così, ma dentro di te sei consapevole che qualcosa non va. Ti manca un pezzo di te, se lo sono portati via e sei consapevole che non tornerà più indietro.
L’amore che finisce ti divide in frammenti. Diamo all’altro una parte della nostra esistenza senza tirarci indietro, convinti che sarà per sempre. Investiamo i nostri pezzi, come una banca. Investiamo per vederne i frutti, fino a quando qualcuno non se li porta via e restiamo senza tutto e senza niente.
L’amore che finisce ti strappa la mente. Ti confonde. Ti distrugge. L’amore che finisce gioca con te, ti fa dimenticare le cose buone che hai fatto e quelle che hai ancora da fare. L’amore che finisce non ti comprende e ti obbliga ad alzare i muri. Ma quando l’amore finisce, e resti nudo e senza forze, ti da il coraggio per rialzarti dal dolore. Ti da il coraggio di ricostruire te stessa. 
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Noi donne parliamo di emancipazione e di uguaglianza continuamente. Crediamo nell'indipendenza, nei pari diritti, nella carriera, e crediamo che l'uomo non abbia nulla di più e nulla di meno rispetto a noi. E allora perchè con l'amore aspettiamo? Aspettiamo che sia lui a baciarci, lui a chiederci di uscire, lui a dirci "Dove sei? Ho voglia di vederti". Ci tengo a dirvi una cosa: aspettare non serve. Aspettare aumenta i rimpianti. Aspettare ti obbliga a porti la domanda "E se l'avessi fatto?". Siamo donne. Siamo forti. Non siamo fanciulle in difficoltà, non abbiamo bisogno del cavaliere in armatura, non abbiamo bisogno di qualcuno che ci salvi, e questo perchè possiamo salvarci da sole e con le nostre braccia e con le nostre mani e le nostre gambe. Perchè dovremmo lasciarci corteggiare? Perchè non possiamo prendere l'iniziativa? Perchè accettare le attenzioni di un uomo, che forse nemmeno ci piace , solo perchè abbiamo paura buttarci con chi amiamo davvero? L'era dell'uomo che si presenta sotto casa tua con un mazzo di rose per chiederti di uscire è finita. Ora sta alla donna prendere l'iniziativa, e questo significa chiedere appuntamenti, dare baci, eccedere un po' con le carezze, regalare complimenti. Non ci deve essere più vergogna, imbarazzo, paura dei giudizi o di sembrare sfrontata. I tempi sono cambiati, ora la donna è predatrice.
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La cosa più bella, è che mi sei piaciuto subito. Non dopo una settimana, non dopo un mese, non dopo un bacio dato a caso o un flirt senza pretese. 
Subito. Come se già sapessi che eri ciò che volevo prima ancora di conoscerti.
Ancora non capisco cosa mi abbia colpito, se la tua spontaneità, l'aria ingenua che ti porti dietro come un profumo, o i capelli sempre in ordine, gli occhi a mandorla, il sorriso sfrontato. Non lo so. Non so se sia stata la tua forza di volontà, la tua moyen de vivre, la sincerità che ti calza come un guanto, a farmi perdere la testa.
So, però, che mi piace come mi guardi. Amo da impazzire come non distogli mai lo sguardo, come ridi alle mie pessime battute. So che amo da impazzire quando mi tocchi il fianco, che quando ti osservo a lungo mi tremano le gambe e il mio cuore inciampa ogni quarto di secondo quando ti vedo arrivare da lontano.
Ti cerco anche quando so che non ci sei. Rimango in attesa nella speranza di scorgere le tue spalle solide farsi largo tra la gente. La notte mi addormento pensandoti, e ti penso così tanto da incontrarti nei miei sogni. A volte facciamo l'amore, a volte scherziamo, altre semplicemente ci guardiamo negli occhi, e mi sveglio con la sensazione del tuo sguardo magnetico, di un castano profondo, ancora addosso.
A dirti la verità, ho paura. Tutta questa intensità mi spaventa perchè non la provavo da molto tempo. C'è un confine sottile tra piacere e amare, così sottile che talvolta si sfalda. 
Io ci sono dentro fino al collo.
Ho provato a uscire con altri ragazzi per cercare di smettere di pensarti. Qualcuno l'ho baciato. A qualcuno ho lasciato uno spazio nella mia mente, perchè il mio cuore era già occupato. 
Bruni, biondi. Con occhi chiari, occhi scuri. Sportivi, non sportivi. Spontanei, insicuri. Nessuno di loro ti somigliava; li guardavo e ti pensavo. Loro non erano te. 
E poi ho gettato la spugna. Ho smesso di accettare appuntamenti perchè nessuno mi piaceva abbastanza. Ho smesso di dare baci. Ho smesso di farmi toccare. Non mi facevano sentire niente, non colmavano vuoti, ma creavano altre voragini. Mi facevano sentire sporca, bugiarda, perchè mentire a noi stessi è più complicato che mentire agli altri. Non ci sono filtri tra la nostra mente e il nostro cuore; non ci sono barriere d’espressione e se ad altri fingiamo un sorriso, noi sappiamo cosa in realtà ci brucia dentro.
Se qualcuno si avvicinava, sorridevo. Li osservavo provare a conoscermi, mi lasciavo scrutare, ma chissà come dai miei occhi trapelava la freddezza di chi ama qualcuno al punto da non riuscire a concedersi. Se ne andavano dopo poco.
Ma non sto male per questo. C'è chi mi dice che dovrei divertirmi, fare esperienze, andare a letto con chi attira il mio sguardo. Il problema è che sei tu ad attirare il mio sguardo ogni giorno, e a me sta bene così.
Ci si aspetta che mi innamori ogni giorno di persone diverse perchè a ventidueanni non puoi sprecare la giovinezza dietro una persona soltanto.
Ma tu mi piaci, e a me sta bene così.
Mi fai impazzire, e a me sta bene così.
E voglio te sotto le lenzuola nei freddi weekend. Voglio baciarti, profondamente, e toccarti fino a farti dimenticare le brutte giornate al lavoro o che fuori la neve cade, o che il tempo scorre veloce. 
E se, un giorno, avrò la certezza di non poterti avere allora guarderò avanti, ma fino ad allora continuerò a cercarti tra la folla, e ad addormentarmi pensando ai tuoi occhi.
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Se vuoi che questo sia il tuo anno, non sederti sul divano ad aspettare che lo diventi. Non cercare scuse. Non temporeggiare, non fingere che vada bene così, non abbandonarti alle comodità solo perchè è più facile. Lotta e insegna al tuo corpo come reggere i tuoi ritmi. Esci. Fai cose nuove. Esaltati. Divertiti. Rivoluziona la tua vita. Cambia. Mangia bene, dormi di più, allenati con impegno. Spingiti fino al limite e non mollare nemmeno quando l'hai superato. Impara ad apprezzare le sfide. Emozionati. Sii gentile, anche con chi forse non lo merita. Porta rispetto e apprezza i piccoli gesti. Non sparlare. E se parlano male di te, voltati dall'altra parte. Se vuoi che questo sia il tuo anno, fai ciò che ami e ama ciò che fai. Circondati di persone positive. Sorridi di più. Sorridi sempre. Sii forte. Sii formidabile. Sii coraggioso. Mettiti alla prova. E ricordati chi eri, e chi sei ora. Solo così avrai la forza di guardarti avanti, e la certezza di non tornare indietro.
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Avrei voluto bastarti, così come sono. Ora mi hai lasciato solo le insicurezze e un guscio vuoto di emozioni.
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È solo che non riesco a smettere di pensarti, non credo di amarti, ma quanto cazzo vorrei baciarti.
(via iononsonnessuno)
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Ho conosciuto un ragazzo. 
Venticinque anni, trasandato, lavoratore, sportivo. Una bellezza che non noti, che si perde nella folla. Media statura. Simpatico, gentile, con un carattere bellissimo...quando non beve.
L’ho conosciuto ad una festa; aveva alzato il gomito, niente di eccessivo. Mi faceva tenerezza. Barcollava sul posto ripetendomi il suo numero e facendomi promettere che gli avrei scritto il giorno dopo. E io l’ho fatto, ma non ho aspettato nemmeno che albeggiasse. 
C’era qualcosa in lui che mi piaceva, nonostante mostrasse insicurezza nel modo in cui mi parlava. Era spontaneo, mi divertiva, regalava complimenti perchè forse era l’unica cosa che in quel momento riusciva a fare.
Il giorno dopo siamo usciti. Non voglio mentire, perciò ammetto con totale onestà che sono stata benissimo in sua compagnia. Ho amato ogni minuto che ho passato con lui, e non me ne volevo andare. Durante il tragitto verso casa non ho smesso di sorridere nemmeno per un momento; la stessa cosa è successa alla nostra seconda uscita, dove mi ha abbracciata e baciata e accarezzata fino a quando non è giunto il momento di andarcene.
Sembrava il tipico bravo ragazzo che non azzarda troppo per non risultare invadente, che fa le cose con calma perchè si vuole impegnare. Ci siamo baciati poco, il minimo per dire “Abbiamo fatto un passo avanti”, e poi siamo tornati a casa, ed io stavo bene.
Non nascondo che ero confusa. Confusa, ma anche felice di avere un uomo nei miei pensieri, qualcuno che mi facesse sperare in un messaggio la mattina presto o in grado di farmi ridere, prendendomi un po’ in giro.
L’altra sera ci siamo trovati a una festa. Era ubriaco, ma non so perchè stavolta era diverso e non mi piaceva. Barcollava terribilmente, biascicava e sembrava non essere davvero lì. Mi ha detto cose bellissime, e poi ne ha confessate altre su cui invece aveva mentito pochi giorni prima; ho taciuto e ho finto andasse tutto bene, ma in realtà non era così. L’ho riaccompagnato a casa, ma siamo stati in macchina ad amoreggiare e mi è parsa una cosa sbagliata nel momento stesso in cui abbiamo iniziato a farla. Avrei dovuto cacciarlo dall’auto, promettendogli che ci saremmo sentiti solo il giorno dopo, quando lui sarebbe stato più sobrio. 
Puzzava d’alcol e sudore. Quando parlava, io non lo capivo. Era impertinente, un po’ arrogante, sembrava non volermi baciare, ma soltanto toccarmi e questo - ripensandoci - mi fa stare male davvero.
Ci siamo spogliati delle magliette e ci siamo fermati.
Io l’ho fermato.
Mi ha morsa, continuamente. Ha baciato il mio corpo fino a dove gli ho concesso di fare e lui non ha mancato di rinfacciarmi velatamente la mia paura di andare oltre. Mi ha fatta sentire piccola. I suoi “Ci sta aspettare, ma...” hanno riempito la mia mente nella notte, e mi chiedo se non avrei fatto meglio a lasciarmi andare.
Ora mi sento stupida, insicura, incapace di sentirmi a mio agio con ciò che faccio. Quello che credevo fosse un pregio - la serietà, la consapevolezza, il bisogno di certezze prima di abbandonarmi all’istinto - d’un tratto si è trasformato in un difetto. È sbagliato aspettare? È sbagliato pensarci prima di lasciarsi toccare così profondamente e nell’intimo? È così sbagliato credere che forse ci sia un’importanza intrinseca nello strusciarsi dei corpi, nel dare e ricevere piacere?
Più di una volta mi è stato detto che ho un blocco, e il perchè di questo blocco devo ancora scoprirlo. Ma è da considerarsi davvero tale, se in realtà voglio solo aspettare di lasciarmi andare a qualcuno che mi faccia stare bene veramente?
Dopo il rifiuto, ha appoggiato il capo sul mio petto ed è rimasto in silenzio a lungo. L’ho sentito vicino, ma solo in quel momento. 
Se non avesse bevuto, sarebbe andata diversamente. 
È questo che continuo a ripetermi da quella sera. Mi manca quello che stavamo costruendo, una piccola fiducia che si è sciupata in fretta, se per colpa della mia incapacità di lasciarmi andare o la sua smania soddisfare una voglia questo non lo capirò mai. La sensazione che mi tocca lo stomaco, ora, è quella di essere stata usata e allontanata; adesso ho paura. Paura che ci sia una prossima volta. Paura che, se non con lui, un altro mi faccia sentire così insicura. Paura di perdermi e non ritrovarmi. Paura di provare emozioni così difficili da spiegare.
Ho paura di non innamorarmi, o innamorarmi di qualcuno che non mi rispetta. Forse lui, a modo suo, mi stava rispettando con il corpo; sono state le parole il mio problema.
A volte, sono quelle in grado di ferirti di più.
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Ho iniziato a volermi bene il giorno stesso in cui ho mosso il mio primo passo incerto sul parquet di una sala pesi.
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Il bello di tutto questo è che incominci per caso. Decidi dal giorno alla notte di voler concentrare le tue forze in qualcosa in cui non credi per davvero, ma che sai - forse - un giorno ti farà stare bene. All'inizio non ti piace. Passi un mese ad obbligarti a continuare perché è brutto ammettere che forse hai preso un granchio, che quello che hai scelto non fa per te e che probabilmente non sei portata per quella fatica e quei dolori alle gambe che senti quando torni a casa. Cominci ad aspettarti qualcosa, ma non vedi risultati. Non apprezzi la tua immagine allo specchio e ti chiedi com'è possibile. Ti avvilisci, giusto un po', ma abbastanza da porti la domanda "Ne vale la pena?", e poi riprendi dall'inizio, senza però la reale convinzione di poter rivoluzionare il tuo modo di vivere. Incominci per caso, con scostanza, ma quando meno te lo aspetti tutto cambia. La stanchezza diventa soddisfazione, la soddisfazione diventa ingordigia e non ti basta più il poco che fai, e vuoi di più. Ti guardi, ti vedi cambiata e vuoi di più, e ancora non è sufficiente. Non pensi più "Mi basta abbattere la pigrizia", pensi "Qual è il mio prossimo obbiettivo?" e fai tutto - anche di più - per realizzarlo. Non aspetti altro. Finisci e vorresti ricominciare di nuovo, come se non fossi mai davvero stanca per smettere, nonostante i muscoli ti brucino al punto da sentire le braccia tremare. È mai possibile amare qualcosa che credevi avresti odiato? È mai possibile non riuscire anche solo a pensare di stare senza a ciò che una volta non avresti nemmeno pensato di fare? Quando mi dicevano che lo sport è una droga naturale io la credevo una sciocchezza. Pensavo a com'è possibile essere dipendente, quasi ossessionato, da qualcosa che ti fa sentire devastato fisicamente. Era inconcepibile. "È solo una ciclette", "È solo un manubrio", "È solo un bilancere", "È solo un attrezzo". È quello che dicono tutti, prima di cominciare ad allenarsi.
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Ho dimenticato la sensazione che si prova quando si è innamorati. Lo stringersi dello stomaco, la bocca asciutta, le parole senza senso per sembrare spiritose, le gambe che tremano come foglie sono solo vaghe memorie di una vita che sembra passata da un pezzo.
Non mi ricordo più come ci si sente, quando si ama una persona tanto da stare male. Quando ripenso all’ultimo uomo che ho amato, sembrano quasi fotogrammi di un film che ti emoziona a metà.
Ma so cos’è l’amore. Lo so perchè l’ho vissuto, a lungo e con intensità. So che ho passato ore a guardare il telefono in attesa di un messaggio, e che quando arrivava mi sentivo come se il cuore mi stesse scoppiando nel petto. So che ho passato notti a rivivere i momenti in cui mi toccava sotto i vestiti, e che quando lui lo faceva il giorno dopo mi perdevo in me stessa, e in lui. So che ho passato giorni a piangere perchè sembrava che a lui non importasse nulla di me, e che quando mi assicurava il suo amore tutto spariva nell’oblio. 
Se dimenticassi tutto questo vorrebbe dire non aver mai amato davvero. So cos’è l’amore, ed è per questo che mi manca da morire.
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