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Let's get invasive let's get real messed up
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Con la terra che sembra tremare di coincidenze
non ho fiato per gridare la mia indifferenza
Amelia Rosselli, Documento
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Nolite Cubare
Ti ho sognata nonostante le pastiglie
con indosso un vestito americano
conficcata entro fughe di piastrella
sorvegliavi una sodoma scomparsa
che se avessi io per mezzo di grattugia
rosicchiato la tua pelle di Carthago
saresti bastata a sottosalare
un bastimento carico carico di
baccalà

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Ma io vengo da questa grande isola, da questo grande buio che mi ha insegnato a esistere, e non ho mai avuto paura del vuoto
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Fish learned to walk, now they know to say hello
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What if it is not meant for me? Love
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28 Dicembre 2024
Geronticus eremita, mio padre, il binocolo
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Non guardo più dalla finestra. Non voglio stare troppo vicina alla muffa sul cornicione. Nell’altra casa, che erano due case, guardavo sempre dalla finestra. Dal terzo piano guardavo a picco verso le crepe dell’asfalto e pensavo ai continenti che si separano, alla pelle delle poche persone anziane che ho visto, ai talloni dei piedi. Dal primo piano guardavo i rami che incidevano il cielo e l’orto e i merli – Orelli: ditelo ai merli sui marmi invernali – e nessuna delle due case sarebbe stata casa mia. Ora aspetto insieme alla muffa sul cornicione – e non guardo più dalla finestra. Vorrei dire che non c’è più niente da vedere, ma non è vero. Non vedo niente. Per via degli ostacoli, del portico, dei pipistrelli, dell’albero che è stato potato e non ci sono più gli uccelli, dei ragni nei vani vecchi, dei tetti. Quindi fisso la giraffa sul soffitto. È arrivata il giorno che avevo la febbre, o forse è stata la muffa, è stato il silenzio, il fiato che mancava, ho aperto gli occhi ed era lì, sul soffitto, e ci parlo alla sera mentre aspetto che quella ragazza ricciolina mi chiami per raccontarmi della guerra, che è vera e finta allo stesso tempo. Lei mi parla della guerra mentre torna a casa. Sembra che le guerre siano cambiate, o forse è sempre la stessa guerra che ha dato l’illusione di finire ma è solo mutata – come il tumore di mia madre, come le città della pianura.
Alcuni ricordi non so se sono veri. Quando ripenso alla mia infanzia sento subito le forme nella bocca. Il rettangolo del pianoforte, i peli del tappeto, la cenere, la sfera della lampada, gli spigoli dei libri, la grana della tovaglia. L’erba, il carapace, le foglie ondulate della roverella, il verde generale riempie i polmoni e pizzica, perché anche la muffa è verde. E la muffa prolifera nelle mucose e mette radici nella mia carne tenera e interna e crea la vallata per i dinosauri – da quando sono estinti non sanno più dove andare. Anche gli ibis cercano riparo, dal momento che sono eremiti, e stanno dentro agli zigomi ed escono dal naso e dalla bocca ogni volta che dico un presagio. Lei parla ancora della guerra che è vera solo esattamente dove accade ma è falsa per noi che ne vediamo le immagini – o pensiamo di vederle – e crediamo che sia vera, ma non sappiamo se lo è.
Alcuni ricordi non so se sono veri – e non so se è vera la guerra per come è nelle immagini. Ogni cosa potrebbe essere falsa – o peggio – verosimile. La muffa mi rende paranoica ma non posso andare via – devo rimanere con la giraffa, devo aspettare la chiamata sulla guerra falsa-vera, devo sapere se la ragazza ricciolina torna a casa. Non chiudo gli occhi finché non torna a casa. La aspetto e non arriva. Non arriverà più – oppure è già qui: nei muri, nella muffa.
Apro gli occhi ed è sul soffitto.
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E penso a quando ti ho aspettata all'aeroporto con il vestito a limoni
e a quanto mi batteva forte il cuore mentre aspettavo
Penso a quando abbiamo portato il divano rosso in terrazzo
al giorno in cui abbiamo fatto gli gnocchi al ragù
ai saluti non saluti
e agli addii finti
20-12-20
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Quando hai paura scomponi le cose
scomponile in linee tra loro rimanti
dividile in emistichi assonanti
se il metro sfugge non ti preoccupare
lascia le cose fra loro rimare
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