Tumgik
chiarapilat · 7 years
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The Amuvial Chronicles La donna degli spiriti
CAPITOLO UNO   Sbatté le palpebre più volte cercando di mettere a fuoco ciò che aveva di fronte e si mise a sedere. La penombra avvolgeva piacevolmente l’interno dell’aereo su cui stava viaggiando e tutti i passeggeri parevano assopiti. Erano le due e un quarto di notte e lei era in viaggio verso casa. Aveva passato l’ultima settimana in America, lontano dalla sua famiglia, per motivi di lavoro. Andò con la mente agli ultimi giorni, a come aveva aiutato gli agenti dell’FBI a risolvere il caso della bambina rapita e a come si fosse conclusa drammaticamente la situazione. La bimba era morta da molti giorni, ma avevano almeno acciuffato l’assassino e dato alla famiglia una tomba su cui piangere. O meglio, l’avrebbero avuta dopo l’autopsia fatta sulla povera salma. Sospirò. Era sempre triste quando arrivavano troppo tardi per salvare una vita, ma almeno avevano spedito un criminale in carcere. Si guardò in giro: i passeggeri accanto a lei, una ragazzina sui dodici anni e il padre di lei, dormivano pacifici con le copertine beige tirate sopra le spalle. Sospirò e si adagiò sul sedile reclinato. Stese le lunghe gambe e sorrise tra sé pensando a quando finalmente avrebbe riabbracciato le sue figlie e il marito. Ricordò il calore e la morbidezza dei loro abbracci, le guance vellutate e gli occhi colmi d’affetto delle due bambine, le manine calde tra le sue. Sette giorni senza di loro le erano parsi un’eternità e letteralmente moriva dalla voglia di stringerle a sé. Passò una mano tra i lunghi capelli castani e si chiese se anche suo marito avesse provato la stessa sofferenza per la lontananza che aveva afflitto lei. Quando era dovuta partire, lui non era stato affatto contento, ma l’FBI aveva bisogno di lei e come era già successo altre volte, si era dovuta imbarcare sul primo volo disponibile e lasciare i suoi cari. Avrebbe voluto promettere loro che quella sarebbe stata l’ultima volta, ma non poteva. Finché al mondo ci sarebbe stato bisogno del suo aiuto, lei non si sarebbe negata. Era fatta così. Il marito lo chiamava il ‘complesso del super eroe’ e non aveva tutti i torti. Avvertì una fitta al petto ripensando a Sam. Aveva una voglia matta di stare con lui, di raccontargli la sua settimana faccia a faccia e non tramite Skype, voleva abbracciarlo stretto e dirgli con calore quanto odiasse dormire senza di lui. Avrebbe avuto modo di farsi perdonare.                                                           “Mi scusi...”, esordì una voce femminile dai sedili dietro di lei, strappandola ai suoi pensieri. “Mi scusi signora”, una mano grassoccia e liscia, dalle lunghe unghie smaltate, le si posò leggermente sulla spalla destra facendola sobbalzare. “Mi perdoni, ma lei non è Karen Piccinetti? Certo che è lei! Appena si è alzata l’ho riconosciuta subito! È così alta e bella! È impossibile non notarla! Io sono una sua grande fan! È stato eccezionale il modo in cui ha fatto ritrovare quella povera bambina! Peccato non essere arrivati prima... oh, che maleducata, non mi sono nemmeno presentata. Molly Lo”, agitò la mano tra i due sedili e Karen la strinse, deglutendo a fatica, mentre la donna asiatica continuava a parlare. “La seguo da quando si è messa ad aiutare la polizia otto anni fa, la adoro veramente! Il mondo è pieno di ciarlatani che fanno disprezzare la sua categoria, ma quando nasce una persona con un talento straordinario come il suo bisogna ricredersi! Mi farebbe un autografo, oh, potremmo anche farci un selfie insieme?” Sporse un taccuino con una penna e Karen li prese silenziosamente, sotto gli occhi sbigottiti dei passeggeri accanto a lei che si erano svegliati. Non capiva cosa ci fosse di bello a essere una celebrità ed aveva sempre evitato le telecamere ed i giornalisti, ma dopo otto anni di lavoro dietro le quinte non era più stato possibile mantenere nascosta la sua identità. Temeva soprattutto che la notorietà portasse dei danni alla sua famiglia, non voleva che le sue figlie venissero prese in giro a scuola a causa del suo lavoro, ma purtroppo non poteva farci nulla. Sospirò firmando il taccuino e lo restituì con un sorriso tirato, mentre la ragazzina accanto a lei le sorrideva.                                      “Anche io l’avevo riconosciuta sa”, proferì con aria complice, “ma non sono il genere di ragazza che disturba le celebrità.” “Celebrità...”, pensò amareggiata. Tutta colpa di quel dannato talkshow a cui era stata costretta a partecipare dopo che era trapelato che l’FBI si faceva aiutare da una medium per risolvere i casi. Per fortuna, anche se erano stati invitati degli idioti per fare del sarcasmo e metterla in ridicolo, nessuno aveva osato fare battutacce dopo che gli agenti presenti assieme a lei avevano snocciolato tutti i casi in cui il suo intervento non convenzionale era stato fondamentale per risolvere le indagini. Anzi, quello che pensava si sarebbe trasformato in una gogna mediatica si era mutato in un successo senza pari con continue richieste da parte dei network di averla come ospite ai loro talkshow ed addirittura nella proposta di avere un programma tutto suo in prima serata. “Ridicolo”, era stata la sua risposta alle reti televisive. “Non sono un fenomeno da baraccone! Ed il mio è un dono che metto al servizio del prossimo e non per fare cassa o mettermi in mostra.”         “Ma tu buchi lo schermo mia cara!” Le avevano detto di rimando. “Quando si è straordinariamente attraenti e interessanti, si diventa delle star! Sono quelle come te che diventano delle vere celebrità!”                         Sospirò sconsolata, ricordando le invasioni alla sua privacy di telecamere e giornalisti ed era stato proprio per sfuggire al loro assedio che, dopo aver collaborato alla risoluzione del caso, si era immediatamente imbarcata sul primo volo per Londra. “Grazie”, disse infine stirando appena le labbra “lo apprezzo molto.”                      “È nervosa?” Indagò la ragazzina sorridendole apertamente. “Non deve, sa , si corre molti più rischi a viaggiare in auto!” Aveva gli occhi assonnati e pareva più piccola della sua età, le ricordò un po’ la maggiore delle sue figlie. Avranno avuto sette, otto anni di differenza, gli stessi occhi dolci e sognanti e anche la stessa propensione per le chiacchiere. Una stretta al cuore la fece tremare ma si sforzò di sorridere.                                 “Non mi piace molto volare, tutto qui.”                                                    “Anche a mia madre non piaceva volare...”, confidò abbassando lo sguardo e le lunghe ciglia scure. Si strinse al padre che la cinse con affetto. “Mi manca tanto...”, sussurrò.                                                        “Manca anche a me.” Ammise lui, scambiando uno sguardo con Karen. Ad un tratto la ragazzina si rizzò a sedere e si sporse in avanti, come colpita da un’improvvisa intuizione.                                                                   “Lei parla con gli spiriti, vero?” Domandò a bruciapelo, fissando gli occhi arrossati in quelli della donna e ignorando le proteste del padre che cercava di zittirla. “Può dirmi come sta la mia mamma? Per favore? Lei è l’unica che può aiutarmi! La supplico!” Karen inspirò profondamente e si grattò un sopracciglio, interdetta.                      “Terry smettila! Questo è davvero troppo! La prego signora la ignori, è ancora sconvolta, non doveva chiederle una cosa del genere, mi dispiace...” protestò il padre della giovane, ma Karen lo bloccò alzando una mano, senza staccare lo sguardo da quello di Terry.                                                   “Davvero vuoi sapere come sta tua madre?”                                                               La ragazzina annuì speranzosa.                                                      “Allora dammi le mani e al resto penserò io.” Chiuse gli occhi per concentrarsi e chiamò la madre della ragazzina con il pensiero. Del resto aveva già percepito una presenza accanto a quelle due persone e non dovette faticare per richiamarla. Come succedeva sempre, l’ombra che cercava le si avvicinò silenziosa.                                                                       “È qui”, annunciò a Terry aprendo gli occhi. “Cosa le vuoi dire? Parla pure, lei ti sente ed io ti riferirò la sua risposta.”                                                                             Con gli occhi da cui cominciavano a far capolino le prime lacrime, la ragazza cominciò a parlare con lo spirito della madre.                                                                            “Ti ricordi l’orsetto che mi mettevi nel letto... lo porto sempre con me.”                              Karen strinse le palpebre. “Dice che non era un orsetto, ma un piccolo drago arancione con le ali viola e lo avevi chiamato Draghetto. Non ti addormentavi se non lo avevi con te e te lo aveva regalato lo zio Mike quando eri ancora molto piccola.”                                                                    Terry e il padre rimasero a bocca aperta, mentre la donna asiatica alle loro spalle batté le mani eccitata.       “Che vi avevo detto? È eccezionale! Fantastica! La migliore in assoluto!” Karen sorrise imbarazzata. Molta gente ora si stava girando verso di loro e li osservava incuriositi, qualcuno stava addirittura riprendendo la scena con i cellulari.                                           “Dice che vi ama moltissimo e che le mancate. Veglia su di voi... aspettate...”, Karen staccò le mani da quelle di Terry e si concentrò sullo spirito che voleva parlarle direttamente.                                  “ Siete in grande pericolo...” disse nella sua mente Donna, la madre di Terry, “tu sarai protetta, ma ti supplico, proteggi la mia bambina... tienila sempre con te... se starà con te vivrà... non voglio che soffra...  promettimelo... promettimelo... promettimelo...”                                       Karen promise mentalmente. “Mi prenderò cura di lei... cosa ci accadrà?”              “ Non posso dirlo con certezza... genti malvage... crudeli... sangue... dolore... proteggila ti supplico, dille che la amo. Tra poco starò di nuovo insieme con il mio adorato marito... proteggila...”                        Lo spirito di Donna si allontanò, lasciandola turbata. Le persone scomparse da poco avevano una visione parziale degli avvenimenti futuri, ma potevano vedere chiaramente ciò che sarebbe accaduto a breve. Dunque, ciò che aveva appena preannunciato  sarebbe accaduto tra poco: la morte del padre di Terry e la situazione di estremo pericolo in cui si sarebbero trovate loro due. La madre di Terry poteva stare tranquilla, avrebbe tenuto al sicuro quella ragazzina come avrebbe fatto con sua figlia. Dondolò un ginocchio e si stirò la schiena; all’improvviso l’aereo ebbe un sobbalzo spaventoso e si sentì come mancare la terra da sotto i piedi. Le mascherine vennero giù dall’alto e qualcuno cominciò a gridare. Si afferrò ai braccioli del sedile con una mano, gettò a terra la copertina e allacciò le cinture, mentre anche gli altri passeggeri si risvegliavano allarmati. La voce del comandante eruppe nell’aereo.                                                    “Stiamo attraversando un vuoto d’aria. Si raccomanda di allacciare le cinture e di...”, la comunicazione venne interrotta da una scossa elettrica e la luce si spense per alcuni istanti, facendo piombare i passeggeri nel panico mentre l’aereo continuava a precipitare nel vuoto. Karen lanciò un’occhiata carica di terrore al finestrino accanto a lei e vide qualcosa che la colmò di stupore: fuori il cielo era azzurro, limpido, ed il sole splendeva.            “Ma è notte fonda!” Si disse con sconcerto la giovane donna afferrando la mascherina dell’ossigeno e spingendola sul viso. Da quello che riuscì a scorgere, la terraferma, una distesa desertica e gialla, non era molto distante.                                                                                “Ci schianteremo!” pensò disperata.  
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chiarapilat · 7 years
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Su Amazon in ebook.
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chiarapilat · 7 years
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Per leggere la prima recensione al secondo capitolo delle Amuvial Chronicles - La regina di Kaitya
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chiarapilat · 8 years
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Il mio nuovo romanzo breve horror.
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chiarapilat · 8 years
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Estratto 'Uomini come bestie'
Un odore nauseabondo e pungente mi raggiunge le narici, infastidendomi. Subendo ancora gli strascichi del sonno letargico in cui sono sprofondata, cerco lentamente di aprire le palpebre, ma le sento come incollate tra loro e troppo pesanti. Scaccio il desiderio di riaffondare la coscienza nell’oblio del sonno e con uno sforzo immane di volontà porto una mano al volto. La sento dannatamente lenta a rispondere ai miei voleri eppure, dopo un’eternità durante la quale devo essermi nuovamente appisolata, riesco a passare le dita sugli occhi e a dischiuderli lievemente. Immediatamente una luce troppo intensa mi ferisce e porto la mano aperta a coprire il volto per ripararmi. Abbagliata e sempre più infastidita dallo strano odore, mi risveglio quasi completamente, agitandomi. Sento dei suoni indistinti, delle grida, un pianto infantile. Una puzza immonda mi satura l’olfatto, stordendomi. Cerco, invano, di riportare alla mente gli ultimi ricordi, ma vado incontro ad un vuoto totale. 
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chiarapilat · 8 years
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Sul nostro pianeta sono gli animali ad essere rinchiusi nei recinti e se invece esistesse un luogo nell'Universo dove sono gli esseri umani ad essere allevati come bestiame? Taylor crederà di trovarsi in un incubo quando si risveglierà all'interno di un recinto, ma la verità andrà ben oltre la sua immaginazione. Un romanzo breve autoconclusivo dove horror e fantascienza creano un ritmo incalzante. Tra poco su Amazon
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chiarapilat · 8 years
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chiarapilat · 8 years
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Un'altra recensione a cinque stelle sul mio libro da parte di un blog 😊.
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chiarapilat · 8 years
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#autoriesordienti #chiarapilat #ladonnadeglispiriti #pubblicazioniindipendenti
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chiarapilat · 8 years
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Si parla del mio romanzo anche su questo delizioso blog.
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chiarapilat · 8 years
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Ecco un breve estratto di The Amuvial Chronicles La donna degli spiriti.
CAPITOLO UNO
Sbatté le palpebre più volte cercando di mettere a fuoco ciò che aveva di fronte e si mise a sedere. La penombra avvolgeva piacevolmente l’interno dell’aereo su cui stava viaggiando e tutti i passeggeri parevano assopiti. Erano le due e un quarto di notte e lei era in viaggio verso casa. Aveva passato l’ultima settimana in America, lontano dalla sua famiglia, per motivi di lavoro. Andò con la mente agli ultimi giorni, a come aveva aiutato gli agenti dell’FBI a risolvere il caso della bambina rapita e a come si fosse conclusa drammaticamente la situazione. La bimba era morta da molti giorni, ma avevano almeno acciuffato l’assassino e dato alla famiglia una tomba su cui piangere. O meglio, l’avrebbero avuta dopo l’autopsia fatta sulla povera salma. Sospirò. Era sempre triste quando arrivavano troppo tardi per salvare una vita, ma almeno avevano spedito un criminale in carcere. Si guardò in giro: i passeggeri accanto a lei, una ragazzina sui dodici anni e il padre di lei, dormivano pacifici con le copertine beige tirate sopra le spalle. Sospirò e si adagiò sul sedile reclinato. Stese le lunghe gambe e sorrise tra sé pensando a quando finalmente avrebbe riabbracciato le sue figlie e il marito. Ricordò il calore e la morbidezza dei loro abbracci, le guance vellutate e gli occhi colmi d’affetto delle due bambine, le manine calde tra le sue. Sette giorni senza di loro le erano parsi un’eternità e letteralmente moriva dalla voglia di stringerle a sé. Passò una mano tra i lunghi capelli castani e si chiese se anche suo marito avesse provato la stessa sofferenza per la lontananza che aveva afflitto lei. Quando era dovuta partire, lui non era stato affatto contento, ma l’FBI aveva bisogno di lei e come era già successo altre volte, si era dovuta imbarcare sul primo volo disponibile e lasciare i suoi cari. Avrebbe voluto promettere loro che quella sarebbe stata l’ultima volta, ma non poteva. Finché al mondo ci sarebbe stato bisogno del suo aiuto, lei non si sarebbe negata. Era fatta così. Il marito lo chiamava il ‘complesso del super eroe’ e non aveva tutti i torti. Avvertì una fitta al petto ripensando a Sam. Aveva una voglia matta di stare con lui, di raccontargli la sua settimana faccia a faccia e non tramite Skype, voleva abbracciarlo stretto e dirgli con calore quanto odiasse dormire senza di lui. Avrebbe avuto modo di farsi perdonare. “Mi scusi…”, esordì una voce femminile dai sedili dietro di lei, strappandola ai suoi pensieri. “Mi scusi signora”, una mano grassoccia e liscia, dalle lunghe unghie smaltate, le si posò leggermente sulla spalla destra facendola sobbalzare. “Mi perdoni, ma lei non è Karen Piccinetti? Certo che è lei! Appena si è alzata l’ho riconosciuta subito! È così alta e bella! È impossibile non notarla! Io sono una sua grande fan! È stato eccezionale il modo in cui ha fatto ritrovare quella povera bambina! Peccato non essere arrivati prima… oh, che maleducata, non mi sono nemmeno presentata. Molly Lo”, agitò la mano tra i due sedili e Karen la strinse, deglutendo a fatica, mentre la donna asiatica continuava a parlare. “La seguo da quando si è messa ad aiutare la polizia otto anni fa, la adoro veramente! Il mondo è pieno di ciarlatani che fanno disprezzare la sua categoria, ma quando nasce una persona con un talento straordinario come il suo bisogna ricredersi! Mi farebbe un autografo, oh, potremmo anche farci un selfie insieme?” Sporse un taccuino con una penna e Karen li prese silenziosamente, sotto gli occhi sbigottiti dei passeggeri accanto a lei che si erano svegliati. Non capiva cosa ci fosse di bello a essere una celebrità ed aveva sempre evitato le telecamere ed i giornalisti, ma dopo otto anni di lavoro dietro le quinte non era più stato possibile mantenere nascosta la sua identità. Temeva soprattutto che la notorietà portasse dei danni alla sua famiglia, non voleva che le sue figlie venissero prese in giro a scuola a causa del suo lavoro, ma purtroppo non poteva farci nulla. Sospirò firmando il taccuino e lo restituì con un sorriso tirato, mentre la ragazzina accanto a lei le sorrideva. “Anche io l’avevo riconosciuta sa”, proferì con aria complice, “ma non sono il genere di ragazza che disturba le celebrità.”
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chiarapilat · 8 years
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La mia prima intervista ad un blog! Mi è sembrato un po’ strano, a chi mai poteva interessare di me? ma alla fine mi sono detta: perché no?
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chiarapilat · 8 years
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La donna degli spiriti. Libro primo. Su Amazon.
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chiarapilat · 8 years
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Ecco il link per scaricare l'ebook da Amazon. Leggilo gratis su Kindle unlimited!
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chiarapilat · 8 years
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The Amuvial Chronicles. La donna degli spiriti. Volume primo.
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