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Evoluzione Digitale
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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The first time you do a thing is always exciting - La mia prima esperienza con internet
La mia prima esperienza con internet risale a più di 10 anni fa, il 20 Maggio 2010 quando creai il mio primo account Yahoo Mail.
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Logo di Yahoo Mail di Verizon Media - https://mail.yahoo.com/, Pubblico dominio, Link
A quel tempo mi collegavo a internet attraverso un vecchio portatile HP con Windows XP e una chiavetta internet della TIM; nel mio piccolo paese l'ADSL non esisteva ancora (mentre oggi c'è soltanto quella, niente fibra).
In quegli anni non utilizzavo molto internet, circa 2 o 3 volte al mese, preferivo passare il mio tempo all'aperto con i miei amici.
Iniziai a usare maggiormente il web nel 2011, quando mi iscrissi con un mio amico al sito gioco.it, che conteneva parecchi giochi gratis in Flash; I miei preferiti erano quelli gestionali, tipo Millionare City e Goodgame Farm. Per qualche mese quei giochi mi conquistarono e non smisi più di giocarci, soprattutto quando andavo a casa di mia nonna che, abitando in una città più grande, aveva un miglior accesso a internet.
Dall'anno successivo, quando mio papà comprò un iPhone 4S, iniziai a utilizzare internet molto di più (anche se solo per 1GB al mese, il limite del piano tariffario); installai moltissimi giochi e app per comunicare con i miei amici; mi ricordo che a quel tempo usavo Line visto che WhatsApp era a pagamento.
Anche a scuola iniziammo a usare moltissimo il computer: Skype per le videochiamate con i nostri corrispondenti francesi, eTwinning, che era un social network scolastico, per mantenerci in contatto con studenti di altri istituti stranieri e moltissimi siti per l'editing di foto e video, per alcuni progetti e fiere a cui la mia classe partecipava ogni anno.
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Logo di eTwinning di http://www.etwinning.net, GPL, Link
Nel 2013 mi feci regalare il mio primo smartphone Android e creai il mio primo account Instagram.
In quegli anni imparai anche a creare siti web e applicazioni grazie ai numerosi siti che, senza saper programmare, ti guidavano passo passo fino al completamento del progetto.
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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Dal videonoleggio a Netflix: l’evoluzione dell’intrattenimento casalingo
Negli scorsi decenni il sistema d'intrattenimento casalingo era basato in gran parte sull’acquisto e sul noleggio di VHS e DVD nelle numerose videoteche del pianeta, la più famosa delle quali era la catena di negozi Blockbuster. Il noleggio era particolarmente conveniente perché dava la possibilità di visionare nuovi film mantenendo bassi i costi.
Nonostante la convenienza del noleggio, molto spesso i rivenditori applicavano salate penali per la restituzione in ritardo di un film. Fu per una di queste multe che l’imprenditore Reed Hastings e il collega Marc Randolph fondarono Netflix, una società che si occupava di noleggio di film a domicilio.
Le attività iniziarono il 14 Aprile 1998 con 30 dipendenti e 925 DVD disponibili; non venivano trattate VHS in quanto considerate troppo ingombranti e fragili per essere spedite.
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Packaging con il quale Netflix spediva i DVD ai suoi abbonati. Di BlueMint, CC BY 2.5, Link
Netflix adottò una strategia commerciale nuova per l’epoca, fornendo la possibilità di noleggiare un numero illimitato di DVD a soli 20$ al mese, con un massimo di 4 contemporaneamente.
Nonostante il prezzo competitivo per coloro che erano soliti guardare numerosi film, in un primo periodo l’attività non decollo, in quanto i lettori DVD erano molto costosi (circa 1000$) e non erano alla portata di tutti.
Dopo qualche anno, quando il lettore DVD diventò un dispositivo mainstream, grazie all’abbassamento dei costi, Netflix cominciò ad attirare molti clienti, raggiungendo un picco di circa 10.000 ordini giornalieri; nonostante ciò si trovò in una grave crisi economica.
Offrì quindi la possibilità alla rivale Blockbuster di acquisire l’azienda per la cifra di 50.000.000$; l’offerta venne rifiutata e Hastings dichiarò che i dirigenti gli “risero in faccia”.
Nel 2002, entrò nel mercato il servizio Tiktok Easy Shop, un sistema di distributori di vari generi che offriva anche il servizio RedBox, per l’affitto dei DVD a 1$ al giorno. 
Con questi servizi concorrenti, Blockbuster cominciò a perdere market share, con un preoccupante taglio del 75% nel 2005.
Nel 2006 nacque YouTube, una piattaforma che permette agli utenti di caricare i propri video e il grande successo ottenuto spinse Netflix a introdurre il primo servizio al mondo di Video On Demand di film, gratis per tutti coloro che avessero un abbonamento al servizio di noleggio DVD attivo.
Nel 2006 nacque anche Amazon Unbox, successivamente ribrandizzato come Amazon Video On Demand, un servizio che permetteva agli utenti di acquistare copie digitali di film, senza doversi recare in videoteca.
Negli anni successivi, il servizio di noleggio DVD di Netflix cominciò a essere sempre meno utilizzato, in favore della crescita del servizio streaming, che cominciò a essere popolare anche grazie al suo avanzato sistema di cinematch, con cui un algoritmo analizza i contenuti visualizzati dall’utente per proporne simili. Le funzionalità di cinematch vennero migliorate moltissimo nel corso degli anni, anche grazie a bandi che permettevano agli sviluppatori migliori di ottenere un compenso in denaro.
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Pagina principale di Netflix, in cui possiamo vedere come il sistema di cinematch ci propone contenuti legati alle nostre abitudini di visione. Screenshot di David Bosonin
Nel 2010, Blockbuster dichiarò bancarotta e fu proprio in quel periodo che in Nord America il 35% della banda internet veniva utilizzata per lo streaming di contenuti Netflix, un numero enorme se si pensa che il servizio non era ancora diffuso quanto lo è oggi.
Anche Blockbuster provò a lanciare il proprio servizio VOD, ma il tardivo arrivo sul mercato rispetto alla concorrenza ne sancì il veloce fallimento.
Nei successivi anni ci fu un’impennata di servizi che offrivano contenuti video in streaming. Quasi tutti i network televisivi proposero il proprio, sia in abbonamento che come piattaforme pay per view.
Nel nostro paese già nel 2005 nacque Rai Click TV, con cui la televisione pubblica portava i propri programmi originali sul web, sostituito nel 2007 da Rai.tv e nel 2016 dal più moderno RaiPlay, con cui è possibile vedere i canali in diretta, il replay della programmazione degli ultimi sette giorni e un vasto catalogo di Film, Serie TV e produzioni Rai.
Nel 2013 venne introdotto il servizio di Mediaset Infinity, un’alternativa online al più famoso Premium. Visto dapprima come un’aggiunta al servizio principale, Infinity negli ultimi anni è divenuta la piattaforma principale in cui vedere i contenuti di proprietà di Mediaset.
Nel 2015, Netflix sbarcò anche Italia mentre nel 2016 si espanse in quasi tutti gli stati, a eccezione di Cina, Siria, Crimea e Corea del Nord, limitazione dovuta alle stringenti regole imposte dai governi di questi stati.
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Mappa in cui sono raffigurati i territori in cui è possibile usufruire del servizio offerto da Netflix. Di NordNordWest, Public Domain, Link 
Da quel momento numerosi altri servizi presenti solo negli USA ampliarono la propria clientela al mercato internazionale, basti pensare ad Amazon Prime Video nel 2016 e ad Apple TV+ e Disney+ nel 2019.
Al giorno d’oggi la maggior parte dell’intrattenimento casalingo avviene tramite streaming video, i supporti fisici sono acquistati per la maggior parte da appassionati in quanto considerati come oggetti da collezione più che supporti per l’intrattenimento.
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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Creatività: la professione digitale
Ciao a tutti! Oggi vi voglio parlare di un mondo che probabilmente conoscete già, quello dei nuovi lavori sul web, che proprio in questi anni sta vivendo un’importante crescita. Nonostante ciò, il pensiero pubblico non annovera ancora gli “imprenditori digitali” tra quelle che si possono chiamare “professioni”.
Prendiamo un esempio tanto semplice quanto efficace: una figlia presenta il suo fidanzato influencer (in senso ampio, ndr) alla propria famiglia. Stimiamo la probabilità che la famiglia dica: “Ah, che bell'hobby! Ma che fa di lavoro?”. Dipende ovviamente dalle persone con cui abbiamo a che fare, però, mediamente, la probabilità che il pensiero dei familiari sia sconcertato sarà piuttosto alta. Il motivo che sta a monte di situazioni e ragionamenti simili è connesso ai profondi cambiamenti di significato che il digitale ha introdotto nel concetto di professione e di lavoro.  
Agli inizi del Novecento i lavoratori venivano idealmente divisi in due categorie: i “colletti bianchi” e i “colletti blu”. I primi erano coloro che amministravano i ruoli più importanti, che avevano il lusso di poter lavorare seduti ad una scrivania in un ufficio, indossando una camicia nivea, da cui l’appellativo di colletti bianchi. Tra i secondi, invece, si inserivano tutti i lavoratori che svolgevano i mestieri primari e fisicamente gravosi come il contadino o l’operaio, dalla cui tuta indaco deriva l’epiteto di colletti blu.
Oggi il ventaglio delle professioni si è ampliato notevolmente, per cui possiamo tuttora discernere le categorie propriamente definite dei colletti bianchi e blu, consapevoli però di tutte le tonalità di turchese che separano i due estremi. Una di queste sfumature è per l’appunto l’influencer che risulta, a mio avviso, considerabile in toto una professione del XXI secolo. Innanzitutto: di cosa si occupa? Il suo obiettivo principale è quello di ottenere un pubblico, su più social media possibili, da “influenzare” e quasi orientare, concentrando su di sé l’interesse delle aziende. In altre parole, immaginiamo l’influencer come un enorme cartellone pubblicitario sul quale le aziende possono affiggere i propri annunci. La differenza è fatta dai contenuti: l’influencer pubblica sui social contenuti (foto, video, blog post…) che interessano ad uno specifico target di persone, ad esempio gli amanti dei viaggi avventurosi in luoghi ostili. Successivamente le aziende decidono di collaborare con il creatore di contenuti e ottenere un cosiddetto “product placement”, ovvero la sponsorizzazione di un contenuto. Esemplificando: nel caso dei viaggi, un’azienda di tour operator sarà interessata a collaborare con l’influencer per pubblicizzarsi.
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Il lavoro dell'influencer. Foto presa da: Flickr. Foto originale: "smartphone: landscape mode". Autore: Marco Verch
L’idea che mi sono fatto è che la popolarità dell’influencer sia dovuta al fatto che egli abbia trovato il modo giusto di comunicare attraverso il digitale. Infatti, i contenuti che più influenzano il pubblico sono brevi video spontanei e di quotidianità. Questa è la chiave: i social hanno offerto un nuovo modo di vedere i vip (anche gli influencer), ovvero il lato più umano e meno televisivo. Questo ha consentito di collocare le persone famose sullo stesso piano della gente comune, mostrando che anche chi è sulla bocca di tutti ha una routine da persona comune. La bravura dell’influencer nel comunicare e nel “vendere” la propria immagine, nonché stile di vita, determina quante persone riconoscono lui una fiducia tale da lasciarsi, appunto, influenzare. Ciò decreta il loro successo come imprenditori del web.
In conclusione, spesso abbiamo una concezione di lavoro troppo Novecentesca e unilaterale, e soliamo rifugiarci dietro ad un semplice “in Italia non c’è più lavoro”. Soprattutto in un’epoca come quella del 2020, abbiamo la possibilità di capire che oggi “lavoro” significa anche creatività e intraprendenza, doti necessarie per creare una professione anche partendo da un semplice smartphone.
Matteo Guidetti
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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Polaroid. Iconica, Pop e sempre in tendenza
Sebbene siano tornate prepotentemente in tendenza negli ultimi anni, la storia delle polaroid risale ai primi anni ’40. Edwin Land si mise a lavorare sull’idea, nata dall’impazienza della piccola figlia che ingenuamente chiedeva di poter vedere subito le fotografie appena scattate. Iniziò così a lavorare sulla produzione di una pellicola instantanea brevettando un sistema che metteva direttamente a contatto dei fogli sensibili al reagente, impressionando così direttamente il positivo, che poi doveva venir estratto manualmente dalla macchina.
E. Land dopo aver fondato la Polaroid nel 1937 espose al pubblico nel 1948 la prima macchina, la Polaroid 95 , che fece il tutto esaurito nel giro di poche ore. Da qui il lancio dell’azienda sul mercato con numerosi macchinari e pellicole. La SX-70 introduce un rullino interno e la classica forma quadrata che tutti conosciamo, mentre nel 1963 fu inventata la prima pellicola fotografica a colori, la Polacolor
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Polaroid Arca-Swiss e pellicole Polacolor, Fonte: Wikimedia commons
Le polaroid in pochissimo tempo sbarcarono il lunario vendendo oltre un milione di macchinari e più di 10 milioni di pellicole. Sono anni in cui le polaroid sono sulla cresta dell’onda per la versatilità e creatività fotografica, fotografare era divertente e semplice, inoltre si potevano creare delle foto stravaganti graffiando la pellicola, a volte addirittura si stampava due volte sopra per delle sovrapposizioni di immagine.
E seppur la resa fotografica nonostante i miglioramenti effettuati negli anni non raggiungerà mai il livello di definizione, resa cromatica e durabilità delle altre fotografie, le polaroid segnarono un’epoca, gli anni 70.
Tutti fotografavano con le polaroid, sia fotografi che non, ammaliati dalla caratteristica bordatura bianca delle fotografie e dal dinamismo vivace di poter vedere l’immagine subito dopo averla scattata.
Iconiche sono le polaroid di Andy Wahrol, che scattava prima di iniziare dei ritratti serigrafici, oggi quotate all’asta molte sono state pubblicate nel libro “Polaroids 1958 - 1987“ nel 2015.
Sebbene esistevano altre case produttrici di apparecchi fotografici, il brevetto assicurava alla Polaroid il monopolio sulle istantanee, tuttavia l’evoluzione tecnologia proseguì e le fotocamere digitali sostituirono le analogiche, portando la polaroid a interrompere la produzione nel 2008 e chiudere l’azienda.
In questi ultimi anni le fotografie istantanee sono tornate di moda, sebbene ognuno di noi possieda uno smartphone capace di scattare foto sicuramente migliori, il fascino #retrò e la materialità delle fotografie analogiche hanno una grande potenza attrattiva.
Fortunatamente, come ogni favola anche la storia della Polaroid ha un lieto fine. Dei ragazzi, raggruppati sotto il gruppo “ The impossible “ acquistarono l’azienda prima della chiusura, ristudiarono il processo produttivo interrotto, permettendoci oggi di godere come allora di queste macchine, seppur esteticamente cambiate, talvolta rivoluzionate come il modello touch-screen, lo slogan “The perfect imperfection “ racchiude perfettamente lo spirito polaroid ieri come oggi.
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Immagine di una polaroid, Fonte: Pexels.com, Autore: Lisa Fotios
Ilaria.
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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INFORMAZIONI IN RETE, FALSO POSITIVO?
Al giorno d’oggi siamo sommersi di informazioni di ogni tipo e genere, una pioggia d’informazioni che ricopre ogni dove, passa dal cielo, tocca il terreno e arriva al sottosuolo, dove falde acquifere giacciono sopite. Siamo davvero sicuri che non inquini le nostre preziose acque sotterranee?
La risposta è: dipende.
Senz’ombra di dubbio il poter diffondere notizie in larga scala risulta essere uno strumento molto potente, ma come ogni potere ha le proprie responsabilità. Se da un lato vi è la possibilità di comunicare con tutti in qualsiasi luogo ci troviamo, dall’altro questa libertà ha dato via libera alla divulgazione delle così dette fake news (e non solo).
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Fact/Fake, Fonte ed Autore: Freepik
Notizie false che girano in rete con il solo scopo di generare disinformazione, caos e scandalo che unito all’effetto rete diventa subito virale.  Dunque, nasce la necessità di tutela, ma da parte di chi? chi può tutelarci?
La risposta è: noi stessi.
La forza delle fake news risiede nell’incauta fiducia che poniamo a tutto ciò che leggiamo. Un numero incalcolabile di informazioni si diffondono a piede libero nell’immenso internet e sarebbe impossibile poter controllare ogni granello di sabbia di quel freddo Sahara. Pertanto la misura più efficace deriva da noi stessi. Sarebbe buona pratica ogni qualvolta divulghiamo un’informazione di documentarci a riguardo, controllare la fonte, i riscontri sul web, ed interrogarci su ogni singolo aspetto così da non essere involontariamente partecipi.
Un’altra questione, ugualmente discutibile, è la possibilità e libertà di espressione che chiunque possiede nel mondo virtuale così come in quello “reale”.  Tutti possiamo esprimere le nostre opinioni, divulgare le nostre idee e mostrare le passioni. Ma cosa succede se ciò che divulghiamo non è eticamente corretto? 
Seppur sia relativo il concetto di giusto o sbagliato, una frase messa sul web ha una potenza offensiva ben maggiore di un comizio, un coro di piazza o qualsiasi altra cosa. Ci si avvale spesso della libertà di parola, ma per quanto riguarda la “responsabilità di parola”? che fine ha fatto?
DM
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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Orientarsi nel ventunesimo secolo, ne siamo capaci?
In questo secondo post che condivido, vorrei portare alla luce una riflessione sul tema dell’orientamento nel mondo digitale. Lo spunto della riflessione proviene da un intervento del professor Roberto Casati all'ultima edizione del Festival della Tecnologia.
Per iniziare, è bene fare memoria di alcune tappe fondamentali dell’evoluzione dei sistemi di orientamento che hanno fatto parte della storia umana. La capacità di orientarsi dell’uomo è una caratteristica visuo-spaziale, ovvero, si utilizzano punti di riferimento lontani che ci permettono di stabilire la nostra posizione nel sistema di riferimento cardinale, con la finalità di riconoscere il luogo in cui ci troviamo. Detto ciò, i primi a sentire la necessità di trovare un sistema di orientamento più complesso, che consentisse loro di seguire la giusta rotta anche in luoghi sconosciuti, furono i marinai. A cominciare dai Fenici, i punti di riferimento per i navigatori divennero le stelle, in particolare le costellazioni dell’Orsa Maggiore e dell’Orsa Minore. Le orme dei Fenici vennero seguite dai Greci e dai Romani, che, servendosi anche di carte, fecero del commercio via mare una vera e propria fortuna economica. Bisogna aspettare il Medioevo per vedere la comparsa della bussola,  strumento che, seguendo fedelmente le onde magnetiche del Nord, si assicurò un posto privilegiato tra l’essenziale di ogni navigatore.
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Foto di una bussola. Fonte:Wikimedia Commons. Autore: Jacek Halicki
Tuttavia, il mio intento è quello di riflettere non tanto sugli strumenti orientativi della storia dell’uomo, quanto sul suo modo di inter-agire nello spazio 2.0. La rivoluzione digitale ci ha fornito apparecchi di alta tecnologia che ci permettono di raggiungere la destinazione quasi senza “perdere tempo” a guardare l’ambiente circostante. Sono strumenti che, in quanto ad efficienza, superano anche di molto le carte geografiche: rendono possibile la nostra localizzazione in maniera tempestiva e senza che noi dobbiamo pensare, o (addirittura) chiedere ad un autoctono. Di fronte a strumenti del genere le carte impallidiscono; infatti con un GPS (per semplicità utilizzo impropriamente il termine) siamo come degli automi: impigriti, non facciamo più fatica per raggiungere un luogo, semplicemente ci veniamo portati. Risulta inoltre semplice applicare i GPS alla nuova frontiera dell’ingegneria automobilistica, cosiddetta del “pilota automatico”: con essa, lo sforzo richiesto per raggiungere Roma, partendo da Torino, sarà semplicemente quello di impostare la rotta, chiudere gli occhi e aprirli di fronte al Colosseo.
A questo punto mi viene da pensare: qual è il pegno di tutto ciò? Rifacendomi alle parole del Casati, il GPS ci priva sostanzialmente di due aspetti:
La capacità di orientarci, poiché non più necessaria: si “orienterà” il GPS al posto nostro. Diciamo che questo aspetto, a condizione che il GPS funzioni sempre (non è così ovvio), potremmo anche essere disposti a perderlo;
La necessità di osservare l’ambiente circostante. Su questo invito tutti quanti a riflettere, in quanto l’assenza di necessità nel guardare l’ambiente implica una mancanza di attenzione verso di esso. Forse il problema ecologico, oggi finito purtroppo in secondo piano, è anche causato dal fatto che noi, per citare il Casati, “guardiamo soltanto un pezzo di vetro”.
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Foto panoramica del monte Everest. Fonte: Wikimedia Commons. Autore: sconosciuto
Al prossimo post!
Matteo Guidetti
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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Da SixDegrees a TikTok - La storia dei social network in breve
La prima idea di social network come lo intendiamo oggi è stata realizzata da Andrew Weinreich nel 1997, attraverso la creazione di SixDegrees. Il sito permetteva agli utenti registrati di creare un profilo personale, una propria lista di amici e comunicare con essi attraverso una chat privata. Ogni utente disponeva di una propria dashboard (o bacheca) per inserire i post e visualizzare quelli inviati dagli amici. Il sito riscosse un discreto successo, contando circa un milione di utenti agli inizi del 2000.
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Logo di SixDegrees. Di Six Degrees, Public Domain, Link
Nonostante ciò la piattaforma non crebbe a sufficienza per continuare a restare aperta e il 30 Dicembre 2000 chiuse, rimpiazzata da teen.com, un social per studenti universitari.
La causa principale del fallimento fu il fatto che in quegli anni solo il 2% della popolazione mondiale aveva accesso a internet e, conseguentemente, non fu possibile creare una vera e propria base di utenti che comunicassero tra loro.
Il primo social network a essersi espanso globalmente fu Myspace. Creato nel 2003 da Tom Anderson e Chris DeWolfe, il sito permetteva, come SixDegrees, di creare un profilo personale e comunicare con gli altri utenti. Myspace permetteva anche l'upload di file MP3, consentendo ad artisti emergenti di caricare i propri brani e farsi conoscere. Moltissimi artisti moderni sono divenuti famosi grazie a questa piattaforma, tra cui Adele, Lily Allen e Mika.
Anche con l’arrivo di Facebook, Myspace continuò ad essere utilizzato per la promozione musicale attraverso la creazione di pagine di cantati e gruppi, in quanto unico social a permettere il caricamento di musica.
Nel 2004 venne lanciato Facebook, un social network creato da Mark Zuckerberg assieme a Eduardo Severin, Chris Hughes, Andrew McCollum e Dustin Moskovitz. Il nome prende ispirazione dagli annuari scolastici, in cui sono presenti nominativi e foto degli studenti.
Inizialmente rivolto solamente agli studenti universitari, il suo target venne poi ampliato, comprendendo tutte le persone sopra ai 13 anni, passando dalla sessantesima alla settima posizione dei siti più visitati al mondo nel corso del 2007.
Come i suoi predecessori, Facebook permetteva agli utenti di creare un proprio profilo personale o una pagina aziendale o tematica. Al tempo la peculiarità del social era di poter mettere “Mi Piace” ai post altrui.
Oggi Facebook è il terzo sito più visitato al mondo, con circa di due miliardi di utenti.
In quegli anni nacque anche il sito che, ad oggi, è il secondo più visitato al mondo. Fondato il 14 Febbraio 2005 da Chad Hurley, Jawed Karim e Steve Chen, YouTube è una piattaforma di video sharing con cui gli utenti possono caricare i propri video, visualizzare quelli altrui e votarli con un sistema di rating a 5 stelle. Il primo video caricato fu ‘Me at the zoo’ del fondatore Jawed, il quale si riprende davanti alla gabbia degli elefanti dello Zoo di San Diego.
La grande quantità e qualità dei contenuti che venivano caricati su YouTube permise al sito di crescere esponenzialmente, così il 10 Ottobre 2006 venne acquisito da Google per 1,65 Miliardi di dollari. Dal 14 Maggio 2007, YouTube è disponibile anche in italiano. Negli anni si rinforzò sempre di più la figura di Youtuber, una persona che, per lavoro o per passione, condivide i propri video sulla piattaforma, guadagnando tramite pubblicità e collaborazioni con aziende.
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Logo di YouTube. Di YouTube, Public Domain, Link.
Nel 2010 venne fondato Instagram, ad oggi il sesto social network più utilizzato al mondo. Inizialmente disponibile solo per iPhone, la piattaforma permetteva agli utenti di caricare le proprie fotografie in un formato 1:1, di aggiungere filtri alle immagini e di seguire altri utenti per vedere le foto da loro pubblicate. Con successivi aggiornamenti, oltre all’espansione del supporto ai dispositivi Android e Windows Phone, venne permessa anche la pubblicazione di foto orizzontali e di brevi clip video della durata di massimo 15 secondi. I contenuti possono essere votati dagli utenti tramite ‘Mi Piace’ e possono essere commentati.
Nel 2012, l’applicazione fu acquistata da Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, per 741 milioni di dollari.
Nel 2016 vennero introdotte le Instagram Stories, una modalità in cui foto e video vengono eliminati dopo 24 ore dalla pubblicazione.
Questa piattaforma ha permesso lo sviluppo della figura lavorativa dell’influencer, una persona che, avendo un gran numero di seguaci sui social network, ha il potere di influenzare l’opinione e il comportamento d’acquisto degli utenti.
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Logo di Instagram. Di Instagram, Public Domain, Link
L’ultimo, ma non meno importante, social network entrato nel mercato è TikTok.
TikTok nasce nel 2018 sulle ceneri di musical.ly, e permette agli utenti di creare brevi clip musicali della durata massima di 60 secondi e aggiungere effetti, filtri e regolare la velocità dei propri video.
Ad oggi TikTok viene utilizzata anche da influencer presenti prima solo su altre piattaforme, così da poter ampliare il proprio pubblico, comprendendo anche i più giovani, non necessariamente producendo contenuti appositi per la piattaforma, ma anche ripubblicando il proprio materiale già postato su YouTube e Instagram.
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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Gli inizi della fotografia
L'evoluzione della fotografia, dagli albori all'era digitale rappresenta una grande e importante tappa. Iniziamo dalla definizione: la parola fotografia deriva dal greco phôs (luce) e graphè (scrittura), ovvero disegno creato con la luce.
Quella che possiamo considerare come "prima tappa" nella Storia della Fotografia, fu senz'altro l'invenzione della Camera Obscura ,cui invenzione va attribuita ad Aristotele nel IV secolo, che se ne servì per osservare un’eclissi solare, tuttavia oggi sappiamo che furono in molti a utilizzarla anche prima lui, come ad esempio l’arabo Alhazan Ibn Al-Haitham nel 1039 o il monaco francese Guglielmo di St. Cloud nel 1285.
Il meccanismo di funzione venne poi ampiamente descritto da Leonardo da Vinci che soprannominò la camera oscura “Oculus Artificialis”, ovvero Occhio artificiale. Perché effettivamente è proprio ciò che fa, al pari del nostro occhio infatti la camera oscura riflette l’immagine che cattura dall’esterno grazie al foro, più piccolo è il foro più precisa sarà l’immagine proiettata.
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Illustrazione del funzionamento della camera obscura durante un'eclissi di sole, Fonte: wikimedia commons, Autore: Leonardo Da Vinci, Data: 1545
Le camere oscure col passare del tempo divennero sempre più piccole e trasportabili, in seguito con l’ausilio di uno specchio posto a 45° l’immagine si poteva proiettare su un foglio, dando così l’opportunità agli artisti di creare riproduzioni fedeli degli ambienti circostanti sui loro disegni, mentre con l’inserimento del diaframma si migliorava la qualità dell’immagine riflessa.
Abbiamo quindi l’immagine e la sua proiezione ci manca il supporto, la carta fotosensibile. I composti fotosensibili, quali cloruro d’argento, bromuro d’argento, nitrato d’argento,… vennero scoperti durante il medioevo, tuttavia l’immagine impressa non era più che una Silhouette.
Passano gli anni fatti di studi e ricerche, finché nel 1827 J.N. Nièpce inventò il processo eliografico, reso possibile con l’utilizzo di una lastra di peltro e bitume di giudea (una sostanza simile a vernice nera) messa a contatto con un’altra lastra cosparsa di composto fotosensibile. Ciò che ottenne Nièpce fu la prima fotografia della storia, una veduta dalla sua finestra.
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vista dalla finestra di Le Gras, Fonte: wikimedia commons, Autore: Joseph Nicéphore Niépce, Data: 1827
La sua scoperta lo portò a incontrare Daguerre , che gli propose un accordo collaborativo scritto . Grazie al confronto con Nièpce, Daguerre riuscì a perfezionare il processo che venne chiamato dagherrotipo. Daguerre ottenne un notevole successo e fama e le fotografie su lastra metallica una moda dell’epoca. La fotografia però non era ripetibile, dobbiamo aspettare il 1841 con William Talbot che introduce il calotìpo, il negativo dell’immagine, che poteva essere riprodotto più volte in fase di stampa. Queste sono le basi da cui parte tutto, invenzioni e fortunati errori che via via portarono gli artisti verso la scoperta della fotografia, che da allora ci permette di immortalare il tempo.
fonti:  https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_fotografia http://www.gabrieledanesi.com/blog/?storia-della-fotografia-dall-invenzione-della-camera-oscura-alla-fotografia-digitale
Ilaria
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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Storia del Verbo: da loquace a tacito
Wikipedia recita: verbo (dal latino verbum, "parola") è una parte del discorso variabile, che indica un'azione che il soggetto compie o subisce.
Personalmente amplierei la definizione affermando che il verbo è una parte variabile delle nostra vite che si è evoluta al nostro fianco, condizionando la nostra persona, i giorni nostri, il mondo intero.  Il cambiamento più rilevante è stato, sembra ombra di dubbio, la sua prima comparsa, in smoking nero, su quelle bianche scalinate che noi chiamiamo libri.
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Primo libro stampato: Bibbia di Gutemberg. Fonte: flickr, autore: David Daris
Era il 1453 quando il primo libro moderno venne realizzato a Magonza nell’officina topografica di  Johannes Gutenberg utilizzando la tecnica della stampa a caratteri mobili.
Da quel momento in poi assistiamo al perfezionamento della stampa su carta per poi, con l’avvento di internet, ritrovarci oggi praticamente sommersi da un proliferante Verbo.  
A tal proposito, vorrei condividere con voi il messaggio di Platone che, in conclusione alla sua opera: il fedro, induce una riflessione a riguardo.
Un giorno, la divinità egizia Theuth andò dal sovrano a proporgli l’arte della scrittura dicendo:
«Questa conoscenza, o re, renderà gli egiziani più sapienti e più capaci di ricordare, perché con essa si è ritrovato il farmaco della memoria e della sapienza»
Il re rispose:
«O ingegnosissimo Theuth, c'è chi è capace di creare le arti e chi è invece capace di giudicare quale danno o quale vantaggio ne ricaveranno coloro che le adopereranno. Ora tu, essendo padre della scrittura, per affetto hai detto proprio il contrario di quello che essa vale. Infatti, la scoperta della scrittura avrà per effetto di produrre la dimenticanza nelle anime di coloro che la impareranno, perché fidandosi della scrittura si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da se medesimi: dunque, tu hai trovato non il farmaco della memoria, del richiamare alla memoria. Della sapienza, poi, tu procuri ai tuoi discepoli l'apparenza e non la verità: infatti essi, divenendo per mezzo tuo uditori di molte cose senza insegnamento, crederanno di essere conoscitori di molte cose, mentre come accade per lo più, in realtà, non le sapranno; e sarà ben difficile discorrere con essi, perché sono diventati portatori di opinioni invece che sapienti.» 
Seppur risale circa al 370 a.C. è incredibile come risulti contemporaneo. Io credo che Socrate volesse tanto mettere in guardia rispetto alla scrittura quanto mostrarci l’importanza dell’adottare un senso critico e non lasciarci ammaliare solo dal lato positivo ma soffermarci anche a riflettere sui concomitanti aspetti negativi. Un’ultima riflessione conclusiva.
Concludo invitandovi a guardare indietro, perché l’ieri potrebbe essere ben più interessante del domani. Storia del verbo: da loquace a tacito?
DM
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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Navigare in sicurezza
Mi viene difficile ricordarmi la mia esperienza con internet , erano sicuramente gli anni intorno la fine delle scuole elementari e di quel periodo ho ben impressi solo 2 momenti che mi vedono entrare in contatto per la prima con internet; il primo ne descrive un approccio più “scolastico”, mentre il secondo è legato alla prima esperienza social.
A casa avevo un computer portatile, ma non era connesso a internet, perciò per qualsiasi cosa il mio punto di riferimento era la biblioteca, lì oltre a un mondo di libri c’erano 2 vecchi ed enormi computer. A scuola mi avevano dato da fare una ricerca sulla Liguria e mi servivano le foto da allegare, ma per poter utilizzare i computer dovevo far compilare un modulo ai miei genitori, ricevere una tessera ricaricabile e poi collegare la tessera al computer per accedere a internet, previa però la vigilanza di un adulto.
Perciò presi il modulo, tornai a casa e convinsi i miei genitori che non volevo cercare l’immagine su un libro fotocopiarla e poi incollarla sulla ricerca, ma scriverla su Word con le immagini prese da internet. A dirlo ora è quasi banale. Comunque, firmarono il modulo e mia madre mi accompagnò in biblioteca, un’odissea burocratica per me inconcepibile e ottenni la tessera; tutto solo per poter finalmente mettere le mani su quell’enorme tastiera grigia e rumorosa e digitare ‘Liguria’ su Google Immagini.
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Immagine della Riva del mare e Torre del Gropallo a Genova Nervi, Fonte: Wikimedia Commons, Autore: Edoardo Nosotti / CC BY-SA
Il secondo ricordo risale ad anni dopo, avevamo finalmente internet a casa, non mi sentivo più troppo fuori dal mondo perché finita la scuola potevo continuare a sentire i miei compagni su Messenger, sempre mia madre aveva creato il mio primo indirizzo e-mail e io felicissima potevo parlare con i miei amici, scambiare emoji davvero brutte e mandare trilli a tutto spiano.
A pensarci adesso non mi sembra granché come cosa, adesso puoi chattare praticamente con chiunque su ogni qual tipo di piattaforma, ma allora non avevo nemmeno un telefono, avevamo però tanto tempo libero e Msn ci sembrava la cosa più bella che potessimo usare.
#Ilaria
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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Un suono particolare: prima esperienza con internet
Ciao a tutti i nostri lettori! Come mio primo blog post qui, voglio aprire con voi il cassetto delle memorie che riguardano il mio approccio ad internet, dai primi passi fino all'apertura di un blog. Insomma, l’evoluzione che internet ha compiuto nella mia vita sotto ogni aspetto!
Il primo ricordo che ho di questa tecnologia rivoluzionaria è alquanto insolito. Potrei iniziare con il parlarvi del mio primo utilizzo di internet “consapevole” (perlomeno con quella consapevolezza che mi rendeva in grado di capire che sì, quello era internet), tuttavia, in questi giorni mi trovavo nel bel mezzo della mia ricerca delle radici dell’esperienza con il web della mia famiglia, quando mio padre mi ha riportato alla mente questo suono. Quando il modem a 56k si connetteva alla rete emetteva quest’accozzaglia di rumori: è questo il mio primo ricordo di internet. Ovviamente non è un ricordo nitido, io ero ancora al tempo dei primi dentini da latte. 
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Un modem a 56k, primi anni 2000. Foto presa da: Wikimedia commons . Autore: Digitalsignal
Crescendo, poi, ho imparato che quello si chiamava “Internet”, e, nel mentre, il collegamento ha smesso di essere così rumoroso per via di un ammodernamento del modem. Così ho iniziato a muovere i primi passi sul web, all'epoca delle elementari. L’utilizzo principale (per non dire unico) che ne facevo era quello di connettermi a Google Earth. L’idea di poter osservare l’intero orbe terraqueo dall'alto mi elettrizzava. In un batter d’occhio potevo viaggiare dalla mia casa fino in America, scegliere la città che più mi piaceva ed osservarla con gli occhi di uno statunitense , grazie alla funzione “street view”, per poi ripartire alla volta di nuovi angoli sperduti di un mondo che ora sapevo essere rotondo.
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Logo di Google Earth. Foto presa da: Wikimedia Commons. Autore: Iarble
Questa prima esperienza ha avuto un ruolo a suo modo educativo, in quanto ho imparato un minimo di geografia che mi ha permesso di collocarmi nel pianeta in cui vivo, ed ha anche avuto un ruolo più moraleggiante, oserei dire, giacché mi ha insegnato a dare delle proporzioni a ciò che vedo e che vivo: la mia casa, il mio paese, la mia regione, il mio Stato, non sono altro che un “o piccolo” del mondo (per usare il linguaggio dell’Analisi Matematica tanto caro a noi ingegneri). Mi ha permesso di comprendere, forse più inconsciamente, di non essere al centro del mondo, ma di essere anche io in rotazione attorno all’asse terrestre insieme a tutto il resto delle persone.
Con l’arrivo del WI-FI, insieme anche al primo computer portatile della famiglia, internet iniziava a diventare ben più che confinato ai miei viaggi con la fantasia. Ora, era necessario fare ricerche per la scuola, utilizzando enciclopedie online come Wikipedia o Treccani , anche scontrandosi con quelle che potevano essere fake news. Ed era quindi necessario adottare un potente strumento di investigazione per poterle stanare e scrivere una ricerca corretta.   
Infine, oramai in età liceale, ho scoperto il mondo dei social, con Instagram e Whatsapp. Questo, e quello della comunicazione in generale, è un mondo che tuttora mi affascina e che voglio imparare a conoscere fino in fondo!
A presto!
Matteo Guidetti
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evoluzionedigitale · 5 years ago
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#PrimaEsperienza
Il tema di questo primo blog post è la prima esperienza con internet, o meglio, il ricordo più remoto che posseggo. "Correva l'anno" 2010: scoperta di Facebook.
Ebbene si, la mia prima esperienza inizia proprio con un social media. Avevo 10 anni e volevo iscrivermi anch'io a Facebook, così mi feci aiutare ed aprii la mia prima casella di posta elettronica, requisito necessario per l'iscrizione. Principalmente l’utilizzo che ne feci era molto limitato e a quei tempi non mi aveva entusiasmato molto.
Il motivo? Nessuno mi aveva ancora mostrato le potenzialità del world wide web.
Poi un giorno, ci venne dato come compito per casa una “ricerca” di storia, le fonti alle quali attingere? Wikipedia ovviamente!
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Foto riguardante le Voci di Wikipedia, presa da Flickr, autore: Camon.
La più grande enciclopedia libera online è stata proprio la fonte d’ispirazione per il tema del quale tratterò all’interno del blog. Wikipedia nasce nel 2001 e, con lo scopo di poter dare a tutti libero accesso alla conoscenza, attualmente possiede più di un milioni di voci italiane, il che direi  che la rende un enciclopedia XXL. Per maggiori info vi rimando alla sua pagina principale.
Un altro must del World Wide Web è Youtube, nota piattaforma online di video sharing fondata nel 2005. Iniziai usandola per ascoltare musica, qualche gameplay e soprattuto video di assemblaggi di computer desktop. Da lì ho iniziato a interessarmi e informarmi e ben presto riuscii ad assemblarne uno, anzi due!
Chiudendo il cerchio, dal connubio tra la staticità dei testi online alla dinamicità dei video otteniamo i corsi online che possono spaziare dai temi più vari: universitari, artistici, umanistici, ecc. A tal proposito vorrei spendere due parole per una piattaforma online:
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Logo Udemy, preso da Wikipedia Commons autore:Udemy
Udemy, nata nel 2010 ad oggi conta 50 milioni di studenti e oltre 57mila istruttori che erogano servizi di vari tipo. Personalmente mi è risultata parecchio utile in ambito universitario, ho seguito un corso di programmazione in C++ di Frank J. Mitropoulos molto valido come approfondimento di studio. Interessante anche dal punto di vista del tempo libero con diversi corsi a disposizioni tra cui il corso di disegno di Scott Harris. 
In conclusione, queste sono state le mie prime esperienze legate ad internet e all’apprendimento, tema da me scelto nel blog. 
Facebook rappresenta la prima interfaccia in assoluto col mondo in internet
Wikipedia la prima forma di apprendimento, che io definisco, statico
Youtube per l’apprendimento dinamico
Udemy per il connubio tra statico e dinamico avvicinandosi alle usuali e ormai non così comuni, lezioni in aula.
DM
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