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Stavolta la firma di Michelangelo pare davvero essere l'imperfezione ma non quella meramente stilistica bensì un graffio nero materico, una cicatrice che metaforicamente fa l'occhiolino a quella che sarà poi una scelta poetica del grande artista, il non finito; a ben vedere si può percepire la modifica forzata dell'iniziale sbozzo michelangiolesco, che fu moralmente, o meglio, artisticamente obbligato a realizzarne una seconda versione.
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Io credo che lo stile dello Spagnoletto che molti hanno notato compiacersi del martirio dei propri santi, fino a godere nell'imbeversi nel loro sangue, deducibile da quella sua pennellata attinta quasi nello sporco, nella sofferenza e nei sinestetici gridi dei personaggi agonizzanti sia felicemente sintetizzata nel suo Apollo e Marsia al Museo di Capodimonte; se si immagina una cornice tra il satiro e la divinità pare possibile identificare Apollo come lo Spagnoletto stesso e capire che il piacere che prova il Dio a torturare Marsia sia lo stesso del pittore nel rappresentare la scena. Metaforicamente Apollo è Jusepe e il satiro è una raffigurazione sintetica della principali caratteristiche del suo corpus pittorico. O almeno io trovo facile capirlo in questo modo, io trovo facile essere lui
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Io sono qui, Tu ci sei?
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Ma io e te che ascoltiamo Faber (da vinili, tra l'altro) nel Corso, bevendo un aperitivo; ma posso chiedere di meglio?!
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Il gabinetto del dottor Caligari - Wiene Io comunque stavo per Cesare!
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Io avanti riesco ad andarci solo se mi spingono
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«Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange
muta, dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche.»
– Cesare Pavese, The night you slept.
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La considerazione dello Spagnoletto come minore mi lascia davvero perplesso; storici dell'arte della vecchia guardia non conoscono la sua opera o quella dello Zurbaran e credono di conoscere la forza dell'influenza caravaggesca e la valenza dell'arte ispanica. Jusepe guarda a Reni e lo reinterpreta in un naturalismo più vivo e pulsante, passando per la trasposizione dello "sporco alla Caravaggio" come la Madonna dei Pellegrini in Sant'Agostino. Altro che ut pictura poesis, qua si sente il grido di una realtà che (forse) nemmeno il più sfrenato Bukowski può descrivere
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Vase with Twelve Flowers 2 ~ Vincent van Gogh
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"per dipingere una bella, mi bisognerìa veder più belle [...] ma essendo carestìa [...] di belle donne, io mi servo di certa idea che mi viene nella mente"
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Poi vidi l'angelo mutarsi in cometa e i volti severi divennero pietra, le loro braccia profili di rami, nei gesti immobili d'un'altra vita foglie le mani, spine le dita.
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