Don't wanna be here? Send us removal request.
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« ho solo così tanta paura di perderti »
« Heaven » nome completo all’interno di un sospiro, di intonazione dolente, poiché la sofferenza altrui è anche sua, e le mani devono necessariamente provare a tenere insieme i pezzi di entrambi, partendo, ovviamente, da quelli della strega, come fa lei con i suoi, inconsapevolmente. Quella sulla spalla cerca la nuca, la consistenza soffice dei capelli, l’altro braccio le avvolge i fianchi, per tenerla vicina e farle sentire la sua vicinanza e il calore del corpo, come evidenza. « Io sono qui, non vado da nessuna parte » il suo cuore batte forte, instancabile, pervaso da un senso opprimente di impotenza, di chi, all’oscuro delle cause, non sa proprio cosa dire per tranquillizzarla, se non assicurarle una, dieci, cento volte che « non me ne vado » deponendo un altro bacio leggero, sulla testa.


222, White Lotus Cliff
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222, White Lotus Cliff
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Descrizione fisica
Fiero del suo distacco dallo stereotypical british gentleman, si erge a paladino di quanto c'è di bello da offrire oltre le elitarie tendenze della moda magica: giacche di pelle, anfibi e moltissimi anelli lo caratterizzano da sempre, mentre li accosta oggigiorno anche a vestiti di provenienza mista. Due estati sotto il sole della Florida hanno complimentato la pelle con un'abbronzatura invidiabile e numerosi tatuaggi, schiarito i capelli già biondi, convertiti in un buzz cut radicale con l'arrivo di gennaio, e donato al fisico una tonicità niente male, altresì armoniosa ai suoi 191cm. Tuttavia, quando si imbatte nel riflesso restituito da qualche vetrina rimangono l'azzurro sporco degli occhi e le lentiggini che costellano le guance e il dorso del naso a ricordargli chi è, e da dove viene. Proprio come un tempo, il sorriso irriverente è la sua business card preferita.
Temperamento
La più grande soddisfazione la ricava dal suo essere un mago sconveniente, spudorato, osceno, pertanto gli slogan sui vestiti rappresentano una piccola parte delle indecenze di cui rende il mondo magico britannico testimone. Are you decent? Not morally, but I'm wearing pants if that's what you're asking. Indossa i panni dell'intrattenitore e vive alla costante ricerca di divertimento, e questo l'ha reso davvero bravo sia a complicare la vita agli altri sia a stemperare i drammi nella sua, spesso nei momenti sbagliati e in modi discutibili – if I don't turn it into a joke it will destroy me. Ha anche tutta una serie di buoni propositi da essere, nonostante tutto, un perfetto grifondoro seppure l'incostanza, l'avventatezza e la pigrizia rendano assai improbabile il loro concretizzarsi. Si è scoperto insospettabilmente fedele e innamorato.
Relazioni sociali
Sebbene immagini tutto il suo mondo e il suo futuro – entrambi molto rosa – orbitare intorno a una sola persona, Cheryl è la quota di biondo a cui affida le lacune presenti nel curriculum magico, allo scopo di risanarle, e le aspirazioni con cui punta a diventare un mago sempre peggiore. Non ripaga con massime di dubbia utilità Maritza, collega e promemoria di trascorsi dissoluti nella sua american era, e neppure Dorothy, alla quale dovrebbe, probabilmente, dare ascolto, per entrare nel vivo di una healing journey necessaria. Da mago libero, incostante, indipendente non scenderà mai a patti con la certezza di dover sgobbare, ma è conscio di come quello e chi (Aderyn, Sasha) trovato al Wanderers è ciò che di più vicino vi è alla sua concezione di impegno lavorativo.
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Sfortunatamente, le sue sono promesse da marinaio e poiché non riesce a resistere per troppo, senza toccarla, quando è nell’orbita della tirocinante prova a deporle un bacio veloce e giocoso sulla fronte, un secondo sulla guancia, sussurrando, contro la pelle altrui « buon compleanno, amore » come se fosse un segreto solo loro, e nessuna particella del mondo meritasse di sentirlo, più di lei.
« ti amo »
Occhi grandi e innamorati, che se scendono fino alle labbra altrui è non soltanto per il desiderio di baciarle, ancora, e scoprire quale sapore abbia, l’euforia sulla bocca di chi si ama, bensì per il piacere semplice di vederla così, e volerla anche ricordare, com’è adesso.
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Arrogante, irriverente per davvero tanti, tanti motivi, non solo perché solleva il mento, il sopracciglio o un lato delle labbra, disegnando il primo sorriso del pomeriggio, per lo più sardonico, irritante, come a motivarla a castare la maledizione, al centro di quel petto che rimane esposto, vulnerabile, ma anche ampio, pronto ad accogliere la tortura costruita ad hoc.
«Sei pronto?»
Nonostante l’espressione che permea il volto del commerciante persista, nella sua forte arroganza fittizia, sotto quel primo velo gli è impossibile obnubilare il battito accelerato del cuore, che sembra faticare ad adempiere al suo normale compito, per via della pesantezza innaturale, per un organo di quelle dimensioni. Anche il respiro risente dei moti interiori, essendo irregolare, altresì visibile, quest’ultimo, nel movimento del torace che ne segue il ritmo, alzandosi e abbassandosi. È pronto? Emette uno sbuffo attraverso le narici dilatate, scevro però di divertimento, e sposta le iridi dalla sommità del catalizzatore agli occhi della Turner, sicuro nell’esortarla con un « fallo e basta » quasi troppo superficiale, per un mago che guarda il suo persecutore in faccia, consapevole di quanto – in teoria – sta per arrivare.
«Crùcio.»
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Due estati sotto il sole della Florida hanno [...] ossidato e schiarito i capelli già di per sé biondi, convertiti in un buzz cut radicale con l'arrivo di gennaio
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Senza perdono
«Lo sai cosa vuol dire, crucio?» «Senza perdono.»
Ancora pallido, con le dita schiarite dalla presa violenta che esplicano sul libro aperto sulle sue gambe, il volto teso, la mascella rigida, i denti che torturano, momentaneamente, un’unghia dell’altra mano, libera, mentre pensa e pensa e pensa, in quel silenzio disagevole. « Trova qualcuno da cui non vorresti essere perdonata, allora » inspira, espira, a lungo, poi ricambia il suo sguardo « perché tocca a te per prima, usare la bacchetta »
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« Prometto anche di incastrarti con me, prima che tu possa accettare qualche altro compromesso » per assurdo, essendo il suo tono colmo di ironia « o un altro Mago che si veste rispettando le stagioni »
« promesso » anche da parte sua, anche se non le è stato chiesto, solo per rimarcare, ancora ed ancora, sia sua e non esista nulla al mondo, compromessi o ricatti, che potrebbero cambiare tale condizione. Gli stringe le dita come se da quel contatto dipendesse la sua vita, come se fossero appena diventate i suoi polmoni e la pelle altrui l’aria che respirano, e sorvola su tutto quello che segue la richiesta di aggiungere un altro alla loro lista, troppo impegnato ad ammirarlo come se fosse la scultura più bella mai creata.
Accoglie anche la promessa, e i tratti del volto si sciolgono di nuovo, come neve al sole, mentre alle labbra viene impossibile cedere all’egoismo e tenere per sè il « Ya lyeblyu tebya » sicuramente sbagliato, ma limitatamente alla pronuncia, poiché ogni altra cosa sembra davvero, davvero giusta. Se non altro, ci crede tanto, come se avesse indovinato ogni lettera e addirittura la pronuncia, e la guarda negli occhi, realmente innamorato, con una tale intensità che la mano stretta a quella di lei è ormai quasi un contorno.
Infine, le labbra si schiudono per pronunciare un « y ya tebya lyeblyu » profanato a sua volta, poiché non ha nessun desiderio di correggerlo, di farlo sentire sbagliato, quando per lei è ciò che di più giusto esiste al mondo.
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[C] «Hektor?» È l’unica cosa che le schiude le labbra, diretta a chissà chi -visto che al biondo non s’è avvicinata di tanto-, l’espressione sorpresa e lo sguardo accorto. Lei, di certo, non è tanto diversa da qualche anno prima: i tratti si sono affinati e ha guadagnato parecchi centimetri in più, che assieme ai tacchetti degli stivaletti da strega la portano a sfiorare quasi il metro e ottanta. Quel che è rimasto esattamente uguale è, però, il tono di voce morbido quasi come una carezza, e quelle espressioni tenere che la fanno sembrare una ragazzina al primo anno ad Hogwarts.
[H] La voce dell’ex corvonero infatti non l’ha riconosciuta – due anni di silenzio non possono aver giovato, in tal senso – ma adesso che vi incespica, la figura e il viso di lei gli suggeriscono evidentemente qualcosa. Un attimo di attesa prima che il contraccolpo reale dilaghi nell’espressione via via più consapevole, poi inspira a fondo ed esilia la sigaretta nella destra. La stretta allo stomaco tipica dei fantasmi del passato che si è lasciato alle spalle semplicemente ignorata, pur essendosi fatta sentire un minimo. « Cheryl » snocciola, mentre lo sguardo indugia ancora su di lei. La familiarità del nome di battesimo che si mescola, invece, alla cordiale distanza insita nel tono. Un saluto, una constatazione, la richiesta di una conferma, una convalida elargita alla neo magata, potrebbe essere davvero di tutto malgrado quel sorriso storto a destra in cui il mezzosangue lascia snodare le labbra. Non aggiunge altro, non subito, concedendosi di osservarla da capo a piedi per capire che cos’è cambiato. Niente malizia nel farlo, ovviamente, né arroganza. « Mi sono trasformato in una creatura pericolosa senza saperlo » l’ironia evidente, mentre con un cenno va ad alludere alla distanza che è rimasta tra loro, dal momento che non sembra volersi staccare dal muro né gettarsi nella mischia « o è una qualche forma di punizione? » All’essere sparito per anni senza far sapere niente, a prescindere dal contesto, ad esempio. E se è vero che l’ammissione è il primo passo per la guarigione, forse promette bene.
[C] «Quindi ti ricordi ancora di me.» e se l’ironia che le sporca il tono può sembrare un filino acida, è il sorrisetto sghembo che mette su a suggerire che non è propriamente arrabbiata. Non s’accorge neanche d’essere rimasta bloccata sul posto finché l’altro non le fa notare quella distanza che, ad uno sguardo veloce, lei stessa definirebbe esagerata. «Più la paura di passarti attraverso.» ribatte, con una stretta di spalle, paragonandolo ad un fantasma senza troppe cerimonie. Si prende qualche istante per osservarlo, lo sguardo che corre dall’abbigliamento al viso, fino ad arrivare a quei riccioli biondi fin troppo familiari. È solo ora che, coraggiosamente, prende a muovere qualche passo in direzione dell’altro. Lentamente, come se fosse improvvisamente colta dal timore di trovarsi all’interno di un’illusione. «Pensi di dover esser punito per qualcosa?» gli rigira la domanda, chinando il capo di lato mentre ne ricerca lo sguardo con gli occhi chiari. S’è avvicinata di più, fissa ad osservare il viso dell’altro per studiare quanto il tempo ha rimosso dalla propria mente. E, se l’altro le domanda in merito a quella distanza, ipotizzando una punizione, è con quell’avvicinarsi ancor più che con quella domanda, a suggerire che quel che è stato l’ha lasciato nel passato. O probabilmente, le proprie maledizioni sono riservate ad altre persone. Ad ogni modo, l’altro potrebbe dirsi addirittura salvo, visto che la neo magata si ritrova ad allargare le braccia in direzione dell’ex grifondoro. E se l’altro non la allontanasse, tenterebbe di cingergli in busto con le braccia: un semplice abbraccio, privo di malizia o imbarazzo, per fargli capire che, nonostante tutto, un po’ (!) le è mancato.



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Il suo completo elegante sembra, in effetti, esser stato ricavato dallo stesso tessuto e dallo stesso Alice Blue chiaro, luminoso di quello della sua strega, a cui è abbinatissimo. La differenza sostanziale, chiaramente, è nel taglio che, seppur egualmente essenziale, semplice, comprende una giacca doppiopetto, caratterizzata da una sola coppia di bottoni e da un collo con un revers appuntito. Sebbene suddetto capo gli complimenti abbastanza bene le spalle e il petto ampio, the cherry on top è il fiore gioiello infilato nel taschino, sul torace, per geminiare una volta ancora quello che brilla al dito di Heaven. Il pantalone è poco degno di nota, solcato dalla pieghetta frontale classica, e invece di una camicia, per non somigliare a un damerino, nello strato inferiore vi ha accompagnato una maglia aderente, resa più graziosa da un colletto generoso e da una tessitura di sottili costine. Anche sulle sue dita splendono diversi gingilli, se d’oro o dorati rimane in dubbio, eccetto per uno solo, recante lo stemma dei Vasilyevsky, indubbiamente prezioso – in tutti i sensi. Le scarpe altro non sono che chelsea in pelle di drago, con un tacco davvero davvero minimal per slanciare un po’ la figura. Dagli errori si impara, perciò in un outfit più pudico, che lo rende quasi serafico, cromaticamente, l’unica traccia rimasta del sè indecente risiede nel buzz cut cortissimo, biondo e con un cuoricino rosso tinto sopra l’area temporale sinistra, e nei tatuaggi sulle mani, indelebili.
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