iwasjustanemokid
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Non Ci Crederai, Ma
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È tratto da una storia vera
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iwasjustanemokid · 4 years ago
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Date Disasters #2
Non solo i ragazzi possono lasciarsi trasportare dagli impulsi. Spesso l’uomo dimentica di essere fatto di carne, ossa e sangue. Proprio il sanguigno desiderio di piacere ha portato Bea, una giovane studentessa di fotografia, ad essere presa di mira da Elder. Nei corridoi dell’università si salutano appena, fin quando Bea non fa timidamente un complimento ad Elder per i suoi lavori. Li ammira, ne rimane affascinata. Non nota l’imbarazzo del suo compagno di studi più grande. In quel preciso istante, lui spalanca gli occhi come mai prima. Rimane inebriato dai capelli mossi di Bea, dal suo collo sottile, dalla sua vita stretta; eppure non si parlano più per mesi. Elder però inizia a pensare continuamente a lei. La sua compagna non riesce a soddisfarlo, lo annoia. Lui ha una ragazza, con cui convive da anni. La sua compagna non riesce a dirgli di no, lo adora, farebbe di tutto per lei: è questo che non gli piace; è un uomo dominante, ma che gusto c’è nel tenere per il collo qualcuno che non cerca di liberarsi. Così lui spera ogni giorno in un’occasione per ritornare a parlarci. Non riesce a socializzare con gli altri compagni di università, né con i professori. La sua diventa un’ossessione. Finalmente gli studenti organizzano una cena. Si siedono allo stesso tavolo. Sono uno di fronte all’altro. Bea così coglie l’intenzione di Elder. Per un attimo, rimangono entrambi a guardarsi, circondati da un silenzioso e gelido buio. Le voci dei compagni che parlano di fotografia svaniscono, i passi del cameriere che sta portando le pietanze ai tavoli sembrano essere quelli di un fantasma, la posata che cade dalle mani di uno dei ragazzi rimane sospesa a mezz’aria. Sanno cosa sta per accadere, ma il tempo all’improvviso riprende a scorrere. L’accademia in cui studiano vuole che alla fine dell’anno gli studenti espongano i propri lavori. Il caso vuole che i due siano di fianco, a presentare i propri scatti. Una volta finita la mostra, i due si siedono ad un tavolo con altri studenti. Bevono, si parlano, ridono, scherzano, arrossiscono ancora ed ancora. Elder chiede a Bea di fare un giro. Si ritrovano così faccia a faccia, dove è possibile godere di quel buio per più istanti. Con aria di scherzo lui afferma che Bea è libera di baciarlo. I due si baciano e dal tavolo del bar finiscono alla sua camera d’albergo. In quel momento, Elder si ricorda del suo compagno e manda via Bea. Non chiude occhio, l’ha lasciata col desiderio negli occhi. Il giorno dopo si incontrano, si allontanano dal centro. Vogliono parlarsi, ma si baciano, si abbracciano, si desiderano l’un l’altro. La seconda sera però succede lo stesso. Bea non è una ragazza innocente. Si accende in lei un perverso desiderio di vendetta. Non riesce ad accettare che Elder abbia una compagna. Non vuole più vederlo, prova disgusto nel parlargli; eppure lui si fa avanti di nuovo. La rivede una sera in gonna, con l’addome scoperto, ridere come un diavolo che lo provoca. Lui la vuole per lei. Il quarto giorno vanno a letto insieme. Elder sarebbe dovuto tornare dalla sua compagna la sera. Rimane ad aspettarla fino alle due del mattino. Si rivedono, non dormono - perché dovrebbero? -. Vorrebbero rimanere sul letto per giorni, a fantasticare del futuro. Elder ha più di quaranta anni, lei ne ha solo venti. Eppure sul letto sono solo due anime innamorate. Non si vedono per una settimana. Elder ignora il fatto che Bea sia ancora adirata nei suoi confronti. Il tradimento e l’abbandono causano sofferenza. Bea non avrebbe lasciato attraversare quelle sensazioni dentro di lei senza restituirle indietro. I corsi sono finiti, i due non si dovrebbero incontrare di nuovo. Elder la invita a casa sua, mentre la sua compagna è fuori per lavoro. Lei deve partecipare ad una mostra lì vicino in quei giorni. Lui la accompagna. Ritornano insieme a casa. Si rivedono dopo una settimana ancora in una città di mare. Fanno il bagno, corrono sulla sabbia, ridono. Bea però sente la presenza di un terzo, anche se non c’è. Lui spesso si allontana, risponde al telefono, mente, finge di essere in un altro luogo. Rassicura la sua compagna di star bene, di essere da solo a casa e poi torna da lei. La bacia, le dice che la ama, che avrebbe fatto di tutto per stare solo con lei. Bea non lo sopporta quando fa così. Lui parte per una vacanza in montagna, dicendo che subito dopo avrebbe voluto passare l’estate con lei: è la goccia che fa traboccare il vaso. Bea prepara la sua vendetta. Si dice che il seduttore perfetto è colui che sa incarnare i desideri degli altri, come uno specchio magico. Forse è da rivelare: Bea è in grado di essere un’ottima attrice. Ha creato il personaggio perfetto per Elder: si è finta per metà spagnola, gli ha fatto credere di avere il disturbo della personalità Borderline, di essere interessata al suo lavoro. Come biasimarla. Il Karma muove le sue pedine. Bea lo tradisce: incontra un altro. Ci sta bene, lo usa solo per questo scopo. Lui torna dalla vacanza, la vuole vedere. Lei va da lui nel posto di mare in cui avrebbe voluto incontrarla: stanno insieme, ma ci sono altri amici con Elder. Ci sono persino i suoi genitori. Bea quasi si dimentica della sua vendetta, di restituire la sofferenza al mittente; il fato ne sarebbe rimasto annoiato. Tutti i preparativi per la vendetta sono pronti: il personaggio di Bea inizia a mostrare le prime fratture. Quando squilla il telefono di Bea, lei lo prende con furia. Elder potrebbe scoprirla. Dovevano scontrarsi. All’amore corrisponde l’odio. Gli amici dicono ad Elder di allontanare Bea, di svegliarsi, di smetterla di vivere in una favola. Lui però la ama davvero. Elder rivela a Bea il pensiero degli amici, le chiede di ridimensionare il rapporto. Lei si sente bruciare dentro come un fuoco infernale. Gli dice che il giorno dopo sarebbe tornata a casa. La sera a cena la madre di Elder si accorge dei due, ma è tardi. Il legame è già spezzato. Così Bea diventa la ragazza più tossica per Elder: gli risponde male davanti a tutti, diventa petulante, ripete sempre le stesse cose, inizia a rinfacciargli tutto. Il giorno dopo parte, lui la accompagna. Bea a questo punto è pronta a dimenticarlo: ma lui fa l’unica cosa che non avrebbe dovuto fare. Le dice di amarla. Lei gli rivela il suo personaggio, gli fa capire che è solo il sesso l’unica cosa che l’ha motivata ad essere tra le sue braccia. Lui piange, lei è arrabbiata. Torna a casa. Inizia a tramutare il disgusto che prova per lui in parole. Glie le canta di santa ragione. Lui ascolta, legge i messaggi, la chiama, pensa di poterla tranquillizzare. Se fosse sparito forse la vendetta di Bea non si sarebbe compiuta. Così alle due di notte Bea parla con la sua compagna. Lei gli risponde pacatamente. Lui la accusa di avergli rovinato la vita. Il disgusto più grande è provocato dalla compagna di Elder. Non vuole che la cosa si sappia perché avrebbe potuto rovinare la sua carriera, la sua immagine. Così le urla di Elder vengono intrappolate in un cellulare e risuonano in un bicchiere di grappa dal color miele, come le ultime parole di chi sta per morire affogato. 
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iwasjustanemokid · 4 years ago
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Date Disasters #1
Terminato il primo anno di università a Firenze, Marco fa ritorno ad Avellino. Seduto sul sedile di un bus semivuoto, in cui riuscire a vedere chi siede davanti è difficile a causa della fioca luce che illumina l’interno del mezzo, pensa a tutti i compagni di corso conosciuti, ai musei visitati, ai concerti, agli spettacoli teatrali. Le ore di viaggio sono molte, circa sei. I ricordi di un anno riescono a malapena a tenerlo occupato per la prima ora. La musica che ascolta con le cuffie inizia a disturbarlo, il rumore delle macchine che superano il bus di continuo lo angoscia ed il fetore di sigaretta della signora seduta a accanto lo disgusta. In una situazione di disagio del genere, la mente si aggrappa prima alla disperazione e poi ai ricordi più piacevoli, cioè quei ricordi che possono rimanere nell’oblio per anni e che solo in un momento del genere possono ritornare alla luce. Inizia a ricordarsi di ogni ragazza con cui è stato a letto prima di partire per la Toscana. Un’altra ora trascorre e la puzza di tabacco aumenta, poiché la signora seduta accanto a Marco riesce a fumarsi una sigaretta durante una sosta: è così che arriva a ricordarsi di ciò che ha desiderato, più che di ciò che ha posseduto. Marica, una ragazza senegalese cresciuta nella sua stessa città, è di due anni più grande di Marco. Alle scuole medie si incrociano per sbaglio. Lui è un ragazzino grassoccio, con i capelli lunghi che gli coprono un occhio, le borchie al polso ed una catenina che gli penzola da una gamba, mentre lei una ballerina in forma, alta, slanciata, dal sorriso abbagliante. Pensa a tutte le volte che si è chiuso in bagno con il rubinetto aperto pensando a lei. Un’altra ora vola via. La signora seduta di fianco inizia a parlare al telefono, ad arrabbiarsi, parlando ad alta voce. Alzare il volume della musica non basta, poiché il traffico aumenta, il bus è fermo. Le macchine iniziano ad affiancarsi al mezzo. Marco allora chiude gli occhi e quando li riapre si ritrova proprio davanti a Marica, nel centro storico della sua città. Lì davanti a lui c’è proprio lei con la sua amica, seduta su un muretto a bere qualcosa. Marco non ha più i capelli lunghi, le borchie e non è nemmeno più grasso, eppure non avrebbe mai pensato di riuscire a parlarle. Rimane incuriosito da come il destino sia prevedibile. Le due ragazze si alzano, mentre lui resta lì seduto con il suo amico. Lei lo osserva. Lui la guarda negli occhi. Si salutano, si riconoscono, si raccontano a vicenda le loro esperienze da studenti universitari, bevono, ridono, si abbracciano, finiscono per baciarsi. Non c’è nessuno a casa di Marco, i suoi genitori sono in vacanza: è così che finiscono dalla piazza della città a quella del letto e ci rimangono per ore. Lei va via alle quattro del mattino, lui non dorme, lei neppure. Si rivedono nei giorni a seguire, con la stessa passione, con la felicità di chi trova chi sa preoccuparsi del piacere altrui, della bellezza dell’amarsi, del sacrificarsi fisicamente per l’altro; eppure Marica al quarto incontro tira fuori una scatola di psicofarmaci. Ne ingoia sei, tutti insieme. Marco ne rimane spaventato e l’unica cosa che la sua mente gli suggerisce è quella di allontanarla, ma senza essere esplicito, diretto. Vuole essere delicato, elegante. Lui si guarda allo specchio e vede un gentleman con un collare coperto di borchie che gli stringe il collo. Così le chiede di farsi l’amica insieme a lui. Lei lo guarda, gli da uno schiaffo e ride. Ride anche lui, ma quando Marica fa ritorno a casa, non riceve più messaggi da Marco per giorni. Lei è abituata al fatto che lui sia sempre il primo a scriverle, il primo a preoccuparsi di dove andare a bere, il primo a scegliere il film da vedere, il primo ad esaudire ogni suo desiderio. Ha paura di scrivergli, eppure lo fa, dopo tre giorni. Gli dice quanto è arrabbiata, quanto è delusa per dirgli che lo vuole tra le sue braccia, nel suo letto, davanti al tavolo del bar del centro. Marco però vuole stare da solo. Pensa alla sua partenza, alle altre esperienze che avrebbe fatto: è così che alle dieci di sera il telefono di Marco squilla. Marica ha trovato un’amica, vogliono vederlo. Gli gela il sangue, non riesce a respirare, gli tremano le gambe, il petto, le mani; eppure nelle sue viscere l’istinto più antico che muove l’uomo parla chiaro: le vuole fottere, una alla volta. Si danno appuntamento per mezzanotte. L’ora perfetta, quella in cui vampiri e lupi mannari giocano a carte prima di sgozzarsi a vicenda. Si incontrano, Marco, Marica, Alessia e Alessandro. Quest’ultimo è presente nel momento in cui scatta la fiamma che lega l’esistenza di Marco a quella di Marica. I due ragazzi si scambiano due parole in quel momento e due prima che un’orgia possa prendere luogo nel salotto di casa sua. Lui non vuole un altro ragazzo tra Marica e Alessia, che vuole quasi più della tanto ricordata ragazza già vista e rivista. Loro tre sono ubriachi, Marco no. Dice a Marica che non vuole far più nulla e lei risponde piangendo che lo vuole, con delle lacrime odoranti di vodka e rum che squarciano l’aria. Lui rimane gelido. Lei manda via Alessandro. Salire le scale per il terzo piano è quasi peggio del viaggio in bus. Le gambe gli continuano a tremare e ogni rampa sembra infinita. Entrati nell’appartamento, le ragazze entrano nel bagno. Escono seminude da lì. Afferrano Marco per le mutande e lo portano vicino al suo letto. Si ritrova senza pantaloni, ma le gambe non gli tremano più. Ad un tratto, nel mezzo del concerto, una voce gli arriva all’orecchio. Hanno il ciclo, entrambe, ma non si staccano da lui. Gli viengono in mente il sangue, le lenzuola che avrebbe dovuto gettare, i test per l’HPV che avrebbe potuto dover svolgere qualche mese dopo. Alessia è conosciuta per aver assaggiato ogni uomo grasso e gobbo della città, o così le ha detto Marica quattro giorni fa. Lui è umano, rimane eccitato e non si stacca da loro. Proprio quando tutto sembrava andare per il meglio, il fato decide che Marco è degno (o no) di essere felice. Marica si sente male, vomita. Lui prova a farsi Alessia, lei dice che vuole aspettare le sua amica e inizia a parlargli di quanto avrebbe voluto fare qualcosa con Alessandro. Il rumore del vomito che cade nella tazza non è ciò che fa perdere voglia a Marco, ma ciò che gli fa riprendere la lucidità. Quanto può essere inebriante rimanere lucidi ed essere circondato da persone assuefatte? Iniziano ad accusarlo di aver lasciato fuori il loro amico, di essere scortese nei confronti di Marica, di rifiutarla anche se lei lo ama. Dal parlagli, passano a mettergli le mani al collo mentre lui si veste. Minaccia di chiamare la polizia e iniziano a vestirsi anche loro. La polizia la chiama e le ragazze escono di casa dopo un kata di karate svoltosi nel lungo corridoio dell’appartamento. Si trovano fuori dal palazzo, Marco è già sul divano a riempirsi un bicchierino con del Rum, quando il citofono suona. Marica ha dimenticato il telefono, lui corre a riportarlo a lei. Alessia gli sputa in faccia, lui sputa in faccia a lei e scoppia in lacrime perché Marco dice che i figli dei contadini si comportano così. Mentre sale le scale, da un appartamento del primo piano sbuca una calibro sette millimetri. Il nonno di Marco impugna una pistola, gli chiede chi deve far fuori. La polizia sta arrivando, lui tranquillizza il nonno e ritorna su. Non ha tempo di impugnare il bicchiere di Rum che il citofono risuona. La polizia è arrivata, ma quando bussa alla porta è in compagnia delle due ragazze. Il poliziotto cerca di spiegare a Marco che lei lo ama, che stanno insieme da molti anni, che avrebbero potuto risolvere la questione. Loro si conoscono da cinque giorni. Il poliziotto non sa a chi credere e manda le ragazze via di casa, prende i loro nominativi. Alle sei del mattino, al sorgere del sole, anche la polizia lascia la casa di Marco. Il citofono non suona più ed il nonno di Marco sta preparando il caffè, come ogni mattina. Il Rum è ancora nel bicchiere. Marco non lo beve, poiché quella notte si è innamorato del proprio essere lucido.
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