Tumgik
jake-crow-gay-story · 5 years
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Fuoco e acqua - Capitolo 10
2 Luglio 2012
- Ti prego Jake, apri questa porta!
Silenzio. Quella era l’unica risposta che Jennifer era riuscita ad avere dal ragazzo da quando era stata chiamata dai suoi genitori. Si era chiuso dentro la sua stanza e non dava segni di vita da ore.
- Jake, ti ho detto che mi dispiace per quello che è successo al cinema, ma non puoi trattarmi così! So che sei arrabbiato, ma sono pur sempre la tua ragazza!
Ancora silenzio, poi dei passi e infine un rumore di chiave che gira in un chiavistello. La porta si aprì appena e, dall’altra parte, Jennifer riuscì ad intravedere degli occhi arrossati che fiammeggiavano su di un volto pallido e sciupato. Lo sguardo accusatorio.
- Tu saresti cosa? - disse il ragazzo con una voce tra il pianto e la risata - Come puoi dire questo dopo quello che hai fatto ieri sera?
Jennifer non sembrava capire a cosa si riferiva. Cosa aveva fatto la sera scorsa? Dopo qualche secondo ricordò.
- Si, vi ho visti tu e Alexander! Ti sei subito data da fare, complimenti! Proprio con lui poi... Lui. L’unico del gruppo che mi capiva...
- Ti posso spiegare...
- Penso che tu abbia già fatto abbastanza. - Jake si allontanò dalla porta tanto quanto bastava per poterla richiudere, poi con voce piatta disse: - Non mi cercare più.
Quando spinse la porta per farla richiudere, si accorse che questa trovava resistenza. Vide Jennifer che la stava bloccando col piede e che subito dopo la spinse per farsi largo nella camera.
- Se vuoi chiudere con me ti capisco, ma prima fammi spiegare... Anzi, lascia che ti mostri ciò che sta succedendo.
Jake abbassò lo sguardo sulla mano di Jennifer. Era tesa verso di lui e conteneva un cellulare. Lo prese, lesse il contenuto di alcuni messaggi e lo rese alla proprietaria.
Stette in silenzio per qualche secondo, le lacrime gli rigavano il viso. - Beh, ora puoi andartene. - Poi con voce decisa, forte, rabbiosa, concentrò tutto il dolore che provava in un’unica, singola parola: - Vai!
Jennifer non l’aveva mai visto così sconvolto; i suoi occhi erano fuoco e acqua insieme. Fece un passo indietro, poi un altro e un altro ancora e infine corse via dalla stanza, impaurita da quello che aveva visto dentro a quegli occhi: disperazione, ribrezzo, odio.
Fuori da quella casa sentì nuovamente l’aria fluire nei suoi polmoni e ne fu sollevata; si sentiva come se avesse trattenuto il respiro per diversi minuti. Fortunatamente era tutto finito, avrebbe potuto riprendere a vivere normalmente.
Non si poteva dire lo stesso per Jake.
to be continued...
Buongiorno!
Oggi racconto dal punto di vista di Jennifer. Quale segreto stava portando con sé? Cosa farà Jake ora che lo ha scoperto?
A presto, bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero.
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jake-crow-gay-story · 6 years
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Primo appuntamento - Capitolo 9
30 Giugno 2012
La lancetta dei minuti aveva superato quella delle ore - che puntava sul numero 9 dell’orologio - e si stava avvicinando minuto dopo minuto al numero 12. Jake camminava avanti e indietro davanti ai gradini del cinema, forzando i suoi occhi a distaccarsi dall’orologio tanto quanto bastava per dare una rapida occhiata agli angoli dove il marciapiede svoltava intorno al cinema.
Solitamente portava delle magliette di dubbio gusto comprate da sua madre al mercato della sua città, ma oggi si era costretto a indossare una camicia blu notte infilata dentro i jeans tenuti a vita alta da una cintura della stessa tonalità di blu della camicia. Non che non gli piacessero le camicie, anzi lui avrebbe voluto mettersi sempre e soltanto quelle, ma il suo abbigliamento era gestito completamente dalla madre che optava sempre per uno stile sportivo. Quella volta però era diverso. Quella volta doveva essere elegante. Anche se più passava il tempo e più pensava che fosse stato tutto inutile.
Dopo un quarto d’ora di attesa, da un angolo della strada, si vide arrivare una ragazza bellissima: ai piedi aveva delle scarpe alte che riuscivano a farla sembrare allo stesso tempo più alta e più magra, portava dei jeans strappati e una camicetta bianca con dei fronzoli che svolazzavano di qua e di là. C’era qualcosa di strano nel suo volto: le labbra erano messe in risalto da un rossetto scarlatto, la pelle sembrava perfetta, sicuramente grazie a del fondotinta, mentre gli occhi erano stati allunganti con l’aiuto dell’eyeliner. Ecco cosa c’era di strano, gli occhi! Era rossi e lucidi, come se avesse pianto.
- Scusa il ritardo. - disse lei con voce fredda, distaccata.
Jake decise di non chiederle niente, la rassicurò dicendole di non preoccuparsi, le porse il suo biglietto e insieme si affrettarono a prendere posto in sala, appena in tempo per vedere l’inizio del film. 
Il film parlava di vampiri e lupi mannari, ma Jake non riuscì a capire molto altro, in parte perché faceva parte di una saga di cui non aveva visto i film precedenti, in parte perché Jennifer continuava a ricevere e a rispondere a dei messaggi. Senza contare poi i continui flash che provenivano dalle sue spalle. In un multisala avrebbero buttato fuori praticamente mezza sala, se non tutta, ma quello era un piccolo cinema e tutti si sentivano padroni di fare quello che pareva loro.
- Ti dispiacerebbe mettere via quel cellulare? Non è il massimo del romanticismo messaggiare con altre persone durante il nostro primo appuntamento ufficiale. - sussurrò ad un certo punto Jake scocciato.
- Scusami. 
La ragazza mise in tasca il telefono, ma questo non bastò a fermare i messaggi, che più ignorava e più aumentavano. 
Jake sbuffò. - Okay Jen, che succede?
- Niente. - disse riprendendo il cellulare.
- Non è niente! Sei arrivata in ritardo di un quarto d’ora, mi hai a mala pena degnato di uno sguardo e durante tutto il film, che ti vorrei ricordare hai scelto tu, non hai fatto che stare al telefono... - Jake si fermò per qualche secondo in attesa di una risposta, ma la ragazza era troppo impegnata a guardare qualcosa sul telefono. Qualcosa che chiaramente l’aveva shockata a giudicare dalla sua espressione.
Jake provò una fitta allo stomaco e si chiese se non stesse esagerando, ma l’essere ignorato gli dava estremamente fastidio. Sbuffò dal naso e scosse la testa. - Non mi stai nemmeno ascoltando!
Poi successe qualcosa di inaspettato: l’altra posò il cellulare, lo guardò negli occhi e si sporse verso di lui cercando di annullare la distanza fra le loro bocche. Lui si voltò senza pensarci due volte e la ragazza finì per baciargli la guancia.
- Non voglio che il nostro primo bacio sia così. Non volevo che il nostro appuntamento fosse così! - disse Jake alzandosi - Risolvi ciò che evidentemente devi risolvere e poi chiamami. Naturalmente se non sei troppo occupata a mandare messaggi. 
Se ne andò di corsa via dal cinema, con un groppo in gola e un’unica voglia, quella di buttarsi nel letto e piangere fino a perdere i sensi.
to be continued… 
Buongiorno!
Molto bene, Jake è riuscito a combinare un appuntamento con Jennifer, ma tutto è andato storto. Cosa avrà spinto Jennifer a comportarsi così?
A presto, bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero.  
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jake-crow-gay-story · 7 years
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Complotti - Capitolo 8
22 Giugno 2012
Jake
- Guarda qui: “Antipasto, primo e secondo, tutto a base di pesce, a 15€ a persona!” È un’offertona, dovremmo andarci!
- Jake, lo sai come la penso...
- Finchè non ci fidanziamo ufficialmente non vuoi che ci vedano in giro insieme... - cantinelò l’altro - Ma non capisco perché non vuoi rendere il tutto ufficiale, ci frequentiamo da 2 settimane ormai!
Jenny lo guardò alzando un sopracciglio: - Dimentico sempre che sei più piccolo di me...
- Hai solo un anno più! - disse tirandole un cuscino. 
- Due settimane non sono niente!
Avevano guardato l’ennesimo film e, sebbene fossero accoccolati sul letto insieme, i loro appuntamenti si limitavano a quello. Il massimo del romanticismo era il tenersi per mano durante le scene strappalacrime, ma semplicemente per cercare di non piangere l’uno davanti all’altro. Ogni volta che uno dei due cercava di baciare l’altro, succedeva sempre qualcosa che glielo impediva; fu per questo che Jake decise di organizzare una serata speciale, per creare l’atmosfera giusta e poterle dare uno di quei baci da film che tanto lo emozionavano: un’impresa ardua visto che Jenny non accettava alcun appuntamento che prevedesse l’essere vista in giro da sola con lui. Anche quando uscivano col loro gruppo, Jenny e Jake facevano finta di essere solo buoni amici, ma a lui andava più che bene, perché in quel modo poteva fare amicizia con gli altri ragazzi, cercando di dimenticare Mat e Alex. 
In particolare, aveva legato con un ragazzo, Alexander, il migliore amico di Jenny: un ragazzo di statura media, non troppo bello, ma molto intelligente e simpatico. Sentiva di potergli dire qualsiasi cosa e la sola sua presenza lo faceva sentire più leggero, affascinato dalle sue parole e divertito dalle sue battute. L’unico argomento che non toccavano mai era “Jenny”.
- Okay Jake, ci vediamo stasera? Gli altri volevano andare da Alexander per fare un torneo di Dragonball!
- Volentieri! 21:30?
- 21:30.
- Perfetto, a dopo.
Come sempre, i due si sporsero per darsi un bacio, ma finirono semplicemente per abbracciarsi, dopodiché Jenny corse velocemente verso il cancello di casa di Jake e sparì dentro una macchina.
Matthew
- Allora? Come sta andando?
- In realtà... A rilento...
- Alex, ricordi qual è il piano, no? Se non riesci coi tuoi metodi, userò i miei e lei non ne sarà felice.
- Mat, lo sai come la penso! Io la capisco, l'abbiamo coinvolta nella nostra crociata, ma lei non c’entrava nulla! 
- Falle fare quello che deve. - Attraverso il telefono si sentì uno sportello aprirsi e poi richiudersi.
- È arrivato il momento cara, passiamo alla fase 2. - disse Alex rivolta ad un’altra persona.
- Non so se voglio continuare... - rispose l’altra.
- Oh, ma tu lo farai. A quello che sta dall’altra parte di questo telefono non piacciono le persone poco collaborative. - Dopodiché riattaccò.  
to be continued… 
Buongiorno!
Intrigante, eh? Quale sarà il piano di Alex e Mat? Jake starà per ricevere un’altra grossa bastonata?
A presto, bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero.  
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jake-crow-gay-story · 7 years
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Rogue - Capitolo 7
8 Giugno 2012
- Stai lontano dalla mia ragazza, chiaro? - Jake sentì un forte dolore allo stomaco. - Non ti voglio più vedere in giro! - Ora il dolore proveniva dalla schiena. - Tu non esisti!
L’ immagine di un piede che si avvicinava velocemente alla sua faccia, lo svegliò. Gli ci volle qualche istante per capire che stava urlando e, quando smise, si accorse di avere il fiato corto, come se avesse corso per chilometri. Gli succedeva spesso ultimamente, in realtà ogni sera. Il ricordo di quella serata lo perseguitava e la cosa peggiore era che non poteva parlarne con nessuno: Matthew lo evitava, Alex non si faceva né vedere né sentire da giorni e Crow si era volatilizzato come sempre. Usciva solo per andare a scuola e, quando lo faceva, si copriva completamente per non far vedere in che condizione fosse. Ai suoi genitori, come a tutti quelli che riuscivano ad intravedere i suoi lividi, aveva detto che era caduto dalle scale; la classica scusa per coprire un pestaggio, ma almeno nessuno faceva altre domande. La musica era la sua unica amica, lo isolava dal mondo e, qualche volta, lo distraeva brevemente dal dolore che sentiva in ogni parte del corpo, anche se il vero inferno era il dolore interiore. Quello non cessava mai.
Quel giorno era seduto in fondo all’autobus e dal finestrino osservava la strada e i passanti, immaginandosi quanto la loro vita potesse essere felice in confronto alla sua. Si considerava il genio dell’autocommiserazione.
- Posso sedermi qui?
Girandosi, Jake vide una ragazzina bassina, bionda e con degli occhi di un azzurro così chiaro da sembrare di ghiaccio. - Non ti conviene sederti accanto a me, chiunque mi si avvicini soffre...
- Sono sicura di aver visto un film dove c’era una ragazza con lo stesso potere. Comunque da come sei conciato, sembra che ti sia avvicinato troppo ai pugni di qualcuno.
- Sono caduto dalle scale.
- Si, come no. - la ragazza sistemò la sua roba e si mise a sedere. - Potevi scegliere una scusa più originale. Chi è stato?
- Degli idioti... Cioè, nessuno...
La ragazza lo interruppe battendo le mani. - Allora avevo ragione, sei stato picchiato!
- Si... Cioè, no... Senti, non sono affari che ti riguardano. - disse Jake alzando la voce. La ragazza era visibilmente sconvolta e, anche se in realtà passò solo qualche secondo, ci fu una pausa che sembrò durare un’eternità. - Scusa, è che sono stati giorni difficili questi.
Un sorriso dolce si allargò sul volto della ragazza. - Non preoccuparti. Io sono Jennifer, ma tutti mi chiamano Jenny. 
- Piacere, Jake.
I due chiacchierarono a lungo, ridendo per quasi tutto il tempo, fino a che Jake non dovette scendere dal’autobus.
- Devi già scendere? Che peccato... - Jenny prese il cellulare dalle mani di Jake e digitò un numero di telefono e lo chiamò, riattaccando dopo poco. - Così io ho il tuo numero e tu il mio. Chiamami qualche volta.
- Va bene, allora ci sentiamo. - disse l’altro sventolando il cellulare, poi si avviò verso l'uscita e si fermò poco prima di scendere. - Comunque il film si chiama X-men. - e con un sorriso scese dall’autobus. Dopo pochi passi sentì vibrare il telefono, lo prese e lesse il messaggio che gli era appena arrivato:
“Non conosco bene quel film, ma forse potremmo vederlo insieme. Che ne dici di domani alle 16? xoxo Jenny”
to be continued...
Buongiorno!
Lo so, il racconto di oggi è un po’ lento, ma getta le basi per i prossimi racconti.
A presto, bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero.
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jake-crow-gay-story · 7 years
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Chiarimenti - Capitolo 6
2 Giugno 2012
- Matty! Dobbiamo andare da nonna, svegliati!
- Ancora 5 minuti, ti prego.
- Alzati! Tuo fratello ha già fatto colazione ed è pronto, sta aspettando solo te.
Matthew non riusciva ad alzarsi dal letto, ma chi poteva biasimarlo? Non era riuscito a chiudere occhio per quasi tutta la notte sull’orlo di una crisi di pianto e, quando finalmente c’era riuscito, sua madre lo era venuto a svegliare. 
Si sentiva la testa pesante e, cosa peggiore, un forte dolore alla bocca dello stomaco. A me, lei piaceva davvero…
Con tutta la forza di volontà che aveva in corpo, Matthew si alzò dal letto e iniziò a prepararsi. Quando fu pronto, scese al piano di sotto, si mise un giacchetto e salì in macchina.
La giornata passò molto lentamente, fra le urla del fratellino che non voleva finire la pasta e i discorsi di suo cugino su quanto fosse bello essere fidanzati, argomento che Matthew avrebbe volentieri evitato, ma cosa avrebbe potuto fare altrimenti? Non voleva più parlare col suo migliore amico, la sua migliore amica e innamorata lo odiava e tutti gli altri amici avevano di meglio da fare che ascoltare le sue pene. Guardava fuori dalla finestra, sperando di vedere qualcuno che lo salvasse da quella noia, ma la grande piazza fiorita che riusciva a scorgere da dove si trovava, era così deserta e immobile da dare la sensazione di essere davanti ad un quadro.
Quando ogni speranza si era ormai spenta, ecco che Mat intravide una coppietta camminare per la piazza. Lui, moro, di media statura e robusto, lei, castana, bassina e molto esile. Li seguì con lo sguardo mentre si avvicinavano sempre di più, fino a che non riconobbe la ragazza: era Alex!
Cosa ci faceva Alex lì? E poi con un ragazzo! Non aveva detto che aveva in testa solo il suo ex? A meno che quello fosse il suo ex…
Le gambe gli si mossero automaticamente verso la porta e, in men che non si dica, si ritrovò a percorrere lo stesso tragitto della coppietta. Quando li raggiunse, sentì una forte fitta al cuore. Alex, con la testa inclinata verso l’alto, guardava intensamente il suo accompagnatore, con le braccia cinte intorno al suo collo. Il ragazzo, dal canto suo, la stringeva a sé con decisione. Tutto ad un tratto, i due unirono le loro labbra in un bacio.
C’era qualcosa di sbagliato in quel bacio: non c’era traccia né della delicatezza che Mat amava tanto di Alex, né, tanto meno, l’intensità vivida della passione. Lei era completamente abbandonata fra le braccia del proprio amante, mentre lui la baciava con veemenza e avidità, come se non gli importasse niente di lei, ma, allo stesso, fosse il suo unico tesoro. 
Quando finalmente si staccarono, Mat sentì il disgusto prevalere sulla gelosia. Come poteva, Alex, stare con uno così? 
- Che ci fai qui? - disse Alex congedatasi dal ragazzo.
Mat era uscito di casa seguendo il proprio istinto, nella foga di parlarle, ma ora non sapeva più che dirle. Tentò di formulare una frase compiuta, ma tutto ciò che ottenne, fu una serie di parole sconnesse. Alex sbuffò e lo superò: - Lo sapevo che non avevi le palle.
Vedendola andare via, Mat capì che era la sua ultima chance per recuperare con Alex, quindi si schiarì la voce e disse: - Non è come pensi, sai?
- E come sarebbe? Perché Jake è stato abbastanza chiaro a riguardo! Jake ha detto…
- Jake è un bugiardo! - la interruppe Matthew. - È lui che non ha le palle!
- Cosa intendi dire? - Alex sembrava confusa.
- È lui quello innamorato di te, ma, vedendosi rifiutato, ha deciso di pararsi il culo!
Prima che Alex potesse dire qualcosa, le squillò il cellulare. Lei lo prese, lo portò all’orecchio e disse appena: - Scusa Jake, ma sono impegnatissima. Ci sentiamo un’altra volta. - Dopodiché lo rimise al suo posto, ragionò sul da farsi, dunque rivolse il suo sguardo più duro a Mat, che nel frattempo aveva rifiutato la chiamata del migliore amico e gli aveva risposto con un messaggio.
- Ora mi dirai come stanno veramente le cose o giuro che te ne pentirai amaramente. 
- Non solo ti dirò cosa è successo, ma gliela faremo pure pagare. Hai la mia parola.
to be continued…
Buongiorno!
Oggi racconto alternativo con protagonista Matthew! Vi è piaciuto? 
In caso non lo aveste notato, questo capitolo parla di avvenimenti contemporanei a quelli narrati nel Capitolo 4.
A presto! 
Bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero. 
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jake-crow-gay-story · 7 years
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Il buon Samaritano - Capitolo 5
2 Giugno 2012
Il mondo girava come una trottola e Jake si sentiva come la punta di metallo su cui esso si manteneva in equilibrio. Tutti i suoi sensi erano offuscati dal dolore e non riusciva nemmeno a pensare.
Dopo qualche minuto, iniziò a sentire il sapore metallico del sangue in bocca e a mettere a fuoco ciò che aveva davanti: si trovava steso in un vicolo deserto. Alle spalle aveva una porta da cui proveniva una forte musica, mentre davanti, un cassonetto della spazzatura.
Che ironia, dalle stelle alle stalle! pensò mentre strisciava verso uno scatolone per sedersi. Ai piedi dello scatolone c’era un pezzo di vetro abbastanza grosso. Jake abbassò lo sguardo per esaminarlo meglio e scoprì che non era un frammento di vetro, bensì di uno specchio. All’interno scorse il volto di un ragazzo riccioluto e con gli occhi celesti, gli unici indizi che gli fecero capire che si trattava di lui. Il suo viso era macchiato in più punti di grigio, ma non riusciva a distinguere dove fosse livido e dove fosse sporco, e, qua e là, piccoli tagli giustificavano la presenza di sangue secco nel colletto della sua camicia.
Jake sentì la musica aumentare di volume per poi tornare come prima, alzò lo sguardo e vide un ragazzo con dei jeans scuri, una camicia nera aderente con dei piccoli pois grigi sparsi e un foulard nero al collo. I suoi capelli argentati risplendevano nel buio, proprio come i suoi occhi che, puntati su Jake, erano pieni di apprensione.
- Jake! Cosa diavolo ti è successo?
Jake tentò di alzarsi, ma ricadde sullo scatolone, che per poco non si sfondò. - Ciao Crow, è un piacere vederti… - si interruppe tossendo spasmodicamente. Crow si chinò su di lui, lo mise in piedi e lo fece uscire dal vicolo per metterlo a sedere su una panchina.
- Allora? Intendi rispondermi o no?
- È una storia lunga…
- Prima cominci e prima finisci.
Jake sospirò e incominciò a raccontare. - Avevi ragione ieri, stavo facendo soffrire i miei amici ed è per questo che ho deciso di fare qualcosa. Ieri ho chiamato sia Mat che Alex, ma entrambi non mi hanno voluto parlare. Cioè, Matthew lo ha detto esplicitamente, Alex speravo fosse soltanto impegnata, ma dopo quello che è successo stasera… - le lacrime lo interruppero per qualche istante - Sono stato tutto il giorno a cercare le parole da usare per farmi perdonare e a provare a contattarli, ma niente, fino a che non mi è venuto in mente di chiamare la migliore amica di Alex, che mi ha detto che stasera sarebbe venuta qua. - aggiunse indicando la struttura che si ergeva davanti a lui.
Si trovavano davanti ad uno stabilimento balneare. Nella sua cittadina, c’erano molti stabilimenti e, molti di essi, la sera si trasformavano in discoteche all’aperto. Per evitare che due stabilimenti vicini si dessero fastidio, c’erano degli accordi che sancivano quando potevano fare le serate. Il sabato era riservato al bagno Smeraldo, il più grande di tutto il litorale, che faceva delle feste meravigliose e nessuno osava fargli concorrenza.
- Generalmente odio questi posti, ma se Maometto non va alla montagna… Mi capisci?
- Si, ma questo cosa ha a che fare con… tutto questo? - Crow indicò il corpo di Jake con un gesto della mano.
- Appena sono entrato, mi sono subito messo in cerca di Alex e l’ho trovata. Le ho chiesto perché mi evitasse e lei mi ha detto che aveva saputo da Matthew cosa avevo fatto e che non sapeva come comportarsi. Mi sono scusato, ma lei mi ha chiesto di andarmene, cosa che non volevo fare prima di chiarire con lei. Peccato che il suo invito ad andarmene non fosse dovuto al fatto che non voleva parlarmi, ma alla presenza del suo ragazzo, che, vedendomi con lei ed essendo abbastanza ubriaco, ha iniziato a provocarmi. Io non ho retto la pressione e…
- E…?
- Gli ho tirato un pugno. Alex mi ha guardato malissimo, ma il suo ragazzo non ha reagito. Io, stupido, pensavo che la questione fosse finita lì e invece, dopo qualche ora, lui e dei suoi amici mi hanno fatto uscire qui fuori e mi hanno pestato. Non so quanto tempo abbiano continuato ad infierire su di me, ho perso i sensi dopo i primi cinque minuti.
Crow, dopo aver fatto sfogare completamente l’amico, lo caricò in macchina e seguì le sue indicazioni per portarlo a casa. I suoi genitori dormivano, quindi lo trascinò nella vasca, aspettò che si fosse fatto la doccia e messo un pigiama, lo portò a letto e gli diede un antidolorifico.
- Perché fai tutto questo per me? - disse Jake strascicando le parole. Non era ubriaco, non poteva esserlo in quanto astemio, ma le botte lo avevano stordito abbastanza e l’antidolorifico aveva dato il colpo finale.
- Avevi bisogno di aiuto e passavo per là. E poi mi dovevo far perdonare per aver origliato.
- Non te ne faccio un colpa. Chissà cosa avrei fatto se non mi avessi dato quel consiglio…
- Tanto per cominciare non saresti in queste condizioni! - Crow sogghignò indicandolo.
- Non che la mia faccia se la passi meglio solitamente.
Un sorriso sghembo comparve sul viso di Jake, subito sostituito da una smorfia di dolore. Lo sguardo apprensivo di Crow fece nuovamente la sua comparsa. - Tutto apposto?
- Si si, è solo che… ridere mi fa un po’ male.
I due rimasero in silenzio per un po’, guardandosi intensamente. Crow ruppe il silenzio dicendo: - È ora che io vada.
- Di già? Fammi compagnia ancora un po’! - la voce mista ad uno sbadiglio.
- I miei mi staranno aspettando. - Poi si chinò su di lui e gli sussurrò all’orecchio: - E comunque, io ti trovo molto carino.
Quando si rialzò, si accorse che la stanchezza aveva preso il sopravvento sull’amico, quindi gli rimboccò le coperte e se ne andò a casa.
to be continued…
Buongiorno!
Il racconto di oggi è un po’ diverso da quelli che posto ogni volta, vi è piaciuto?
Cosa ne pensate del comportamento di Jake? 
Ci vediamo presto, baci!
Bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero. 
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jake-crow-gay-story · 7 years
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Il bacio - Capitolo 4
1 Giugno 2012
Jake si era inconsapevolmente accucciato in un angolo del bagno, quindi, prima di stringere la mano al ragazzo che aveva davanti, si dovette alzare e asciugarsi le lacrime. - Io sono Jake.
- Hai fatto un bel casino, Jake. - sentenziò Crow abbozzando un sorriso.
- Nessuno ti ha mai detto che origliare è maleducazione? E poi chi ti dà l’autorità di venire qua e giudicarmi? -  La fronte di Jake, corrugata in una sorta di broncio, fu imitata da quella di Crow, irritato dalla sua reazione.
- Scusami tanto, se preferisci ti lascio ad autocommiserarti in pace! - quindi si girò e fece per andarsene. Jake gli afferrò il polso. - Scusami... Sono nervoso.
- Non lo avevo notato. - sussurrò l’altro. Con un veloce scatto di polso, liberò la mano e la posò sulla guancia di Jake. - Caro, io non ti conosco e posso credere che questo sia solo un momento di nervosismo, ma basta guardarti per capire che c’è altro. - La mano lasciò la guancia scivolando sul cuore del ragazzo. Da lì, Crow riuscì a sentire il battito cardiaco che accelerava sempre di più. - Tu stai soffrendo, lo leggo nei tuoi occhi. Un dolore profondo che ti accompagna da tempo. Ma non puoi scaricarlo addosso agli altri. 
Nonostante apparisse in modo stravagante, Crow aveva un aspetto familiare. Jake si sentì confortato, capito. Si soffermò a guardare i suoi occhi argentei e ci si perse. Il ragazzo se ne accorse e sorrise impacciato, imitato da Jake, dopodiché si girò e uscì dal bagno.
Jake lo seguì con lo sguardo, meravigliato dalla sua aura tanto affascinante quanto familiare. Fece per seguirlo, ma, quando uscì dal bagno, era già sparito, come se non fosse mai esistito.
Arrivato a casa, Jake prese il telefono e chiamò Alex. - Scusa Jake, ma sono impegnatissima. Ci sentiamo un’altra volta. - disse con voce distante.
Alex aveva sempre trovato il tempo per lui e gli sembrò strano quel comportamento. Che Matthew le avesse detto qualcosa? 
Prese il telefono e chiamò l’amico, ma questo rispose con un messaggio: “Forse non ti è chiaro cosa vuol dire “Con te ho chiuso”, ma sarebbe una bella cosa se non mi cercassi più. Grazie.”
Non si era mai sentito così solo. Mise via il telefono e si accovacciò sul letto, piangendo fino a cadere, stremato, in un sonno profondo.
In sogno vide Alex, vestita come l’ultima volta che l’aveva vista, in una grandissima stanza. Lui la chiamava, ma lei non sembrava sentirlo. Si stava avvicinando sempre di più ad un ragazzo biondo che le dava le spalle. Quando lo girò, Jake lo riconobbe: era Matthew, più bello che mai. I suoi capelli, illuminati dalla luce del tramonto, risplendevano come fatti di oro puro; se li era sistemati in un ciuffo laterale che nascondeva parte del viso. La sua pelle sembrava soffice come lo zucchero filato, le sue labbra, sottili e screpolate, bisognose di essere baciate. Gli occhi, di un celeste così chiaro da sembrare grigio, risplendevano come pietre preziose.
Tutto ad un tratto, i due si iniziarono a baciare. Jake si sentì consumare dalla gelosia. Nessuno poteva avvicinarsi a quelle labbra. Si avvicinò alla coppia, prese Alex dalle spalle e la girò. Dopodiché, inaspettatamente, si vide spostarla, prendere il colletto della maglietta dell’amico e portare le sue labbra contro le proprie. 
Il mondo sembrò prendere fuoco, ma Jake non si era mai sentito meglio di così. Le labbra di Mat, inizialmente serrate, si dischiusero piano piano, trasformando il bacio, da soffice e delicato a focoso e appassionato. Jake sentiva il proprio cuore accelerare sempre più. Tun-Tun. Mat gli chiuse il viso fra le sue mani. Tun-Tun Tun-Tun. Lui fece scivolare le proprie sotto la sua maglietta. Tun-Tun Tun-Tun Tun-Tun. Con un movimento rapido gliela sfilò dalla testa. Tun-Tun Tun-Tun Tun-Tun Tun-Tun. Mat spostò il peso verso di lui e insieme cascarono verso il pavimento. Tun-Tun Tun-Tun Tun-Tun Tun-Tun. 
E Jake si ritrovò nel proprio letto tutto sudato e ansimante.
Pensando a cosa era appena successo, si fece schifo da solo. Come aveva potuto sognare una cosa del genere? Lui non era di certo gay, non poteva esserlo! Essere gay era una di quelle cose che capitavano sempre agli altri, come ammalarsi di malattie incurabili... Non poteva essere successo a lui!
Ma se quello che aveva provato per Alex, era amore, quella emozione mille volte più forte per Mat, cosa poteva essere?
to be continued...
Buongiorno!
Piaciuto il racconto di oggi? Molto focoso, non è così? Come farà Jake a rimettere tutto apposto?
Baci! Bye bye <3
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jake-crow-gay-story · 7 years
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Al cuore non si comanda - Capitolo 3
1 Giugno 2012
- “Alex, io ti amo e voglio stare con te per tutto il resto della mia vita”... No, così la spavento! “Alex tu mi piaci un sacco”... Mmmmh... Troppo breve, no? “Alex, io più te uguale per sempre!” Ma che dico? Lei odia la matematica! 
- Jake, la smetti di provare allo specchio? Devo aggiustarmi i capelli! - Matthew alzò gli occhi al cielo. 
Jake aveva lo sguardo di un cucciolo ferito. - Mat, non so se sono pronto... 
- Certo che lo sei! Stai davanti al mio specchio da due ore! - replicò stizzito l’amico.
- Non intendo quello... Penso di non essere pronto a dirle tutto.
- Mi parli di lei da mesi: o le dici tutto ora o ti faccio tornare a casa a suon di calci nel sedere!
Quando Jake era agitato, poteva stare davanti ad uno specchio per ore. Si sistemava i capelli, i vestiti e ripeteva frasi, a volte senza senso, all’infinito. Il problema è che l’unico specchio della casa di Mat era in bagno e l’unico che Jake faceva entrare era lui, suscitando lamentele da parte di tutta la famiglia del ragazzo.
- Oddio! Come sto? - disse Jake girandosi verso Matthew.
Mat lo guardò attentamente: indossava dei jeans, una camicia blu scuro e una collana costituita da un cordino nero e un ciondolo di angelite. Quella collana gliel’aveva regalata Alex per il suo 13° compleanno. Diceva che l’angelite servisse per essere più sereni e calmare le proprie insicurezze; la pietra adatta proprio a quel momento. - Sei perfetto! - si affrettò a dire Mat - E non lo dico per farti uscire dal bagno! In ogni caso è ora di andare Romeo o farete tardi all’appuntamento. 
Jake non fece in tempo a protestare per il soprannome usato dall’amico, che fu spinto, prima fuori dal bagno e successivamente dalla casa. Mat sapeva essere brusco quando voleva.
L’appuntamento era alle 21, davanti alla chiesa della cittadina. Essa si ergeva su una grande piazza con una fontana al centro. Jake si era messo a sedere sui gradini davanti alla chiesa e si guardava intorno in cerca di Alex.
- Eccomi qua! - disse una voce dietro Jake. Il ragazzo si girò di scatto e vide una ragazza davvero bellissima: capelli lunghi fino alle spalle, lisci e castani, proprio come i suoi occhi. Non era molto alta, ma nemmeno troppo bassa. Indossava un giacchetto di jeans su una maglietta a righe bianche e nere, un paio di pantaloni neri e delle scarpe alte dello stesso rosso del rossetto. Gli occhi erano esaltati da una sottile linea di eyeliner e da un ombretto di una tonalità scura, ma, nel buio della sera, Jake non seppe distinguerne il colore.
- Alex! Sei bellissima!- poi, porgendole il braccio - Vogliamo fare un giro? - Lei lo prese a braccetto e lo seguì in giro per il paese.
I due risero e scherzarono per tutta la sera; non c’era traccia di imbarazzo, non finché Jake la girò e la guardò negli occhi dicendo: - Alex, ti devo parlare...
- Dimmi...
- Senti, ogni tanto, quando conosci una persona da una vita, pensi che l’amicizia non basti più, che si dovrebbe passare ad un livello superiore... Sai, quando uno si innamora, non sa come dirlo, ma è per questo che sono qui...
- Non dire altro - lo interruppe Alex, scostandosi dall’amico - ho capito e non voglio illuderti... Mi dispiace, ma non provo niente per te, se non amicizia...
Jake sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene. Tanto tempo a diffondere la voce e poi mi rifiuta... E ora che farò? 
Seppur dopo un po’ di esitazione, il ragazzo si mise a ridere. - Pensavi che fossi io quel ragazzo? Parlavo di Mat! Matthew è innamorato di te, non fa altro che parlami del suo amore da mesi!
Alex non sembrava convinta, ma aggiunse ridendo: - Beh, allora scusami tanto. Non che la risposta cambi... In testa ho un altro ragazzo, uno stronzo, ma sai come si dice: “Al cuore non si comanda”.
Il giorno dopo, nel bagno della scuola, Jake raccontò il tutto a Mat, tralasciando la parte dove diceva che il vero innamorato era lui. 
- Sei sicuro di non dovermi dire altro? - disse Matthew.
- No, perché? 
Matthew prese dalla tasca il cellulare e lo mostrò all’amico. C’era un messaggio da parte di Alex: “La prossima volta non mandare un tuo amico a dirmi che ti piaccio, abbi un po’ di palle!”. Jake impallidì.
Mat rimise il telefono in tasca e lo guardò in cagnesco. - A me, lei piaceva davvero... Ho trattenuto i miei sentimenti per te, perché ti voglio bene, e tu le hai detto che l’amavo per pararti il culo... - la sua voce era amareggiata.
- Non lo sapevo Mat, scusa...
- Niente scuse... Non ti voglio più vedere Jake, con te ho chiuso... - Dopodiché si girò e corse via.
Dopo un attimo di sconcerto, Jake realizzò di aver perso Mat, il suo più grande amico, suo fratello. Aprì la prima porta che aveva alle sue spalle e ci si chiuse piangendo.
- La ragazza ti rifiuta e tu rimani impassibile. Un tuo amico non ti vuole più parlare e piangi. Non pensi che ci sia qualcosa di strano in tutto questo? - disse una voce oltre la porta. Jake la aprì e vide un ragazzo alto coi capelli color argento. Gli occhi, anch’essi argentati, erano truccati come quelli di Alex, a parte l’ombretto che era argentato e brillante di glitter. - Scusa, non ho potuto fare a meno di ascoltare...
- E tu chi saresti?
Il ragazzo gli porse la mano. - Mi presento, io sono Crow Black!
to be continued...
‘Giorno!
Piaciuto il racconto di oggi? Da che parte vi schierereste? E chi sarà Crow Black?
Baci e a presto! Bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero. 
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jake-crow-gay-story · 7 years
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La lettera - Capitolo 2
15 Febbraio 2012
- Così questa è casa tua. - disse Matthew guardandosi intorno. Non aveva mai visto tanto verde in un volta sola. Il giardino di casa di Jake era davvero immenso e curatissimo. Alti pini torreggiavano al confine della proprietà, come ad indicare dove finiva il giardino e dove iniziava il bosco, mentre all’interno, siepi di pitosforo disposte come recinti circolari, creavano diverse “zone”, ognuna con un colore dominante. Delle strade asfaltate collegavano una zona all’altra, creando una sorta di ragnatela, e affluivano tutte in un ampio parcheggio all’aperto e nello stradone principale.
- In realtà questo sarebbe il giardino. Quella è casa mia. - Jake indicò la casa che si trovava alla fine dello stradone. Sembrava molto antica, ma allo stesso tempo molto solida. I colori predominanti erano il giallo canarino e il bianco e, grandi ornamenti d’oro in stile barocco e finiture in marmo, contribuivano a dare un aspetto regale alla casa.
Matthew si sentì piccolo piccolo e deglutì a fatica - Wow! Ed è tutta per te e i tuoi?
- No, al piano terra ci stiamo noi, al primo piano la famiglia di Matias, al secondo quella di Katy, mentre l’attico sarebbe di mio zio, il padrone di casa, che però è sempre all’estero per lavoro.
Al centro dello stradone principale, c’era un’enorme fontana, che fungeva da rotonda nell’incrocio fra le due vie principali. Aveva una forma circolare ed era fatta interamente di marmo. Al centro, circondate dall’acqua, c’erano otto statue di donna, una per ogni punto cardinale, che portavano in spalla delle brocche, dalle quali usciva l’acqua. In alto, c’era una statua molto più grande delle altre, che raffigurava una donna seduta a gambe incrociate su una ninfea. Aveva quattro braccia: la prima teneva una nifea più piccola, la seconda teneva una piccola brocca, mentre le altre due erano libere e puntavano una verso l’alto e una verso il basso. Indossava dei vestiti chiaramente orientali e una corona sulla testa. Jake la indicò e, senza staccare lo sguardo dalla statua, disse all’amico: - Vedi quella statua? Lei è Ganga. Secondo la religione Induista, mentre regnavano le forze del male e la Terra non era altro che un’arida landa, discese da cielo e salvò gli uomini donando loro l’acqua. È la dea protettrice del Gange, ma, cosa più importante, la dea della Purezza. - spostò lo sguardo sul ragazzo - Il padre di mio zio, Jedediah, fece costruire questa fontana, per far sì che, anche dopo la sua morte, qualcuno ci ricordasse di essere puri, preservandoci dalle tentazioni e dal diventare abomini. 
- Abomini? - Matthew sembrava confuso.
- Jedediah definiva così le donne di facili costumi, i divorziati, gli omosessuali... - la voce gli si incrinò per un istante. - Ma non è per questo che ti ho fatto venire qui. Seguimi!
I due superarono velocemente la seconda parte dello stradone ed entrarono in casa. Jake condusse l’amico nella sua camera, lo fece accomodare su una sedia, accese il computer e gli mostrò quella che, una volta stampata, sarebbe stata una perfetta lettera d’amore, con tanto di cuoricini.
“Le rose potranno sempre avere lo stesso profumo, se cambiate di nome, ma non saranno mai incantevoli come te, luce dei miei occhi. Possa il mio cuore essere straziato, se ad altri apparterrà che non sia tu.”
- È questa... - Jake era diventato tutto rosso.
- Nessuno mi aveva avvertito che fossimo tornati all’Ottocento! Chi scrive più sonetti per il proprio amore? - disse sarcastico l’amico.
- Non è un sonetto, i sonetti sono composti da due strofe da quattr...
- Ma chi se ne frega! Non sarebbero stati meglio dei cioccolatini? 
- No, non li può mangiare, è a dieta... E poi sarei dovuto andare lì di persona...
- Oh, beh, se ti vergogni a consegnare dei cioccolatini, buona fortuna per quando dovrai chiederle di scoprirti la caviglia, messere!
- Lo sai Mat, è la mia migliore amica, non posso rischiare di rovinare tutto...
- Ma se prima non la degnavi nemmeno di uno sguardo! - ribatté con tono stanco Matthew.
- Le cose cambiano Mat. Non faccio che pensarla... E tu sei il mio migliore amico, dovresti appoggiarmi!
Il viso di Matthew si addolcì di colpo - Ma io ti appoggerò sempre, solo che non capisco questo tuo nuovo sentimento per lei... Prima è una semplice amica, poi torni da scuola ed è diventata l’amore della tua vita... Capiscimi, è strano...
- Io sono strano... - Jake abbassò la testa sconfitto.
- Abbracciami, stupido! - e lo tirò a sé stringendolo in un abbraccio fortissimo. - E comunque non è normale che tu abbia questo villone fighissimo e non mi ci porti mai!
- Sei tu che non ci puoi mai venire!
Si era fatto buio e Matthew se ne era andato a casa. Jake si era steso sul letto e cercava di dormire. Aveva scoperto che dormire era l’unico rimedio per far cessare il dolore che aveva alla bocca dello stomaco. Nella sua testa rimbombava una frase: Non faccio altro che pensarla. 
Era vero. Jake non riusciva più a smettere di pensare ad Alex. La vedeva dappertutto, si sentiva innamorato di lei a tutti gli effetti. Aveva addirittura scritto quella poesia per lei e gliela aveva fatta trovare sulla sua borsa a San Valentino. Se quello non era amore... 
L’unico a sapere di quella lettera era Mat, ma data la sua reazione, non c’era bisogno che sapesse che non era l’unica lettera che le aveva fatto recapitare.
La pensava e la ripensava... Ma non lo faceva spensieratamente, quasi si sforzava di pensarla, perché era giusto così: lui doveva amare Alex e doveva farlo tanto ardentemente da dimenticare tutto il resto.
A quel punto rimaneva solo una cosa da fare, dichiararsi apertamente alla sua migliore amica.
to be continued...
Buongiorno!
Come sempre spero che vi siate goduti il racconto di oggi. Cosa ne pensate della scelta di Jake? Cosa dovrebbe fare per liberarsi dal suo costante dolore?
Un bacione a tutti voi, ci vediamo presto!
Bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero.
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jake-crow-gay-story · 7 years
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Uno stupido gioco - Capitolo 1
29 Gennaio 2012
- Allora Alex, quando possiamo vederci? - la voce di Jake era un misto di stanchezza ed esasperazione.
- Jake, sai che sono molto impegnata in questo periodo… Fra i compiti, gli allenamenti di karate, le gare… Non so se trovo uno spazio questa settimana, magari la prossima! - disse Alex seccata.
- Va bene, tranquilla. Ci vediamo agli allenamenti?
- Ma certo! - e poi aggiunse con tono dolce - Ti voglio bene Jake. 
- Anch’io te ne voglio Alex. 
Jake fece un lungo sospiro e posò il telefono sul letto. Nonostante le loro molte chiamate, Jake odiava doverle raccontare tutto per telefono; avrebbe preferito parlarle di persona, ma agli allenamenti era fuori discussione. L’ultima volta che il sensei li aveva beccati a chiacchierare, erano stati costretti a correre intorno alla palestra fino a fine lezione. “Se avete tanto fiato per parlare, allora perché non lo usate per correre?” Quanto odiava quell’uomo, forse tanto quanto odiava correre.
Era da giorni che insisteva per vedere Alex, ma lei continuava a ripetergli di non avere tempo. 
- Ma non capisci, è un’ emergenza!
- Ah si? Come quando mi facesti uscire prima da scuola tutta preoccupata, per dirmi che non sapevi cosa metterti per il compleanno di Matthew? - disse Alex sarcastica.
- Non sminuire il problema, sai quanto ci tengo a fare bella figura! - puntualizzò Jake - Ma non è questo il punto, ho fatto un gran casino!
- Scusami, davvero, ma domani ho un compito e sono parecchio indietro… Ne possiamo parlare un’altra volta? - Alex sembrava realmente dispiaciuta.
- Si, tranquilla…
Jake avrebbe voluto sparire insieme al gran casino che aveva combinato. Ma come gli era venuto in mente di spargere quella voce? Non sapeva che, nel suo paesino, le voci si diffondono in fretta e che presto Alex avrebbe scoperto tutto?
Chiuse gli occhi e si distese sul letto. E pensare che tutto era nato da uno stupido gioco. 
Jake avrebbe voluto riposare, ma, per l'ennesima volta, il ricordo di quel giorno riaffiorò nella sua mente e, dietro le palpebre, incominciò a prendere forma l'immagine di una ragazza. Aveva gli occhi di due colori diversi, uno verde e l’altro grigio, e dei lunghi capelli biondi. La riconobbe subito: era Katy, la sua vicina di casa. Ora andavano in classe insieme: com’è strano il destino, tanti anni a prendere l’autobus alla stessa fermata e a non parlarsi e poi ritrovarsi come compagni di banco alle superiori.
Erano sull’autobus, di ritorno a casa. Accanto a lei c’era un ragazzo che aveva appena conosciuto, ma quando si sta con Katy, si fa presto a fare amicizia con gli estranei. Inizialmente i due parlottavano fra loro e Jake si faceva gli affari suoi guardando dal finestrino, ma poi i due si girarono verso di lui e Katy prese parola.
- Jake, obbligo o verità?
- Katy… Sai quanto odio questi stupidi giochi! - le parole cariche di tutta la sua stanchezza.
- E dai, forza! - insistette l’amica.
Jake sbuffò e alzò gli occhi al cielo. - Va bene… Verità.
- Visto che non ne parli mai, chi ti piace signor “sono troppo figo per giocare a questi giochetti da bambini”? - Katy fece una risatina compiaciuta.
Se non fosse stato tanto imbarazzato, avrebbe sicuramente riso del fatto di essere diventato rosso nello stesso istante del semaforo che aveva davanti. - Ho detto verità? Volevo dire obbligo!
- Allora ti obbligo a dirmi chi ti piace! - Katy pronunciò quelle parole con la stessa spocchia di chi annuncia uno “scacco matto”.
- Uffa! - al ragazzo non piaceva molto parlare di amore, perché, mentre tutti i suoi “amici” erano interessati a qualcuna, lui non provava niente per nessuna delle sue amiche - Devo proprio rispondere?
Lo sconosciuto, che era stato zitto da quando Katy aveva aperto bocca, esordì dicendo: - È un obbligo, certo che devi rispondere. - i suoi occhi carichi di sfida.
Jake lo squadrò velocemente: occhi nocciola, capelli castani corti con un ciuffo che pendeva verso sinistra. La maglietta aderiva al suo corpo delineando le sue forme perfette, mentre le braccia muscolose ne riempivano le maniche, minacciando di farle cedere. - E tu saresti…?
- Thomas, ma non cambiare argomento! Non mi vorrai dire che a 14 anni non sei interessato a nessuna!
Jake non sapeva cosa dire, ma non voleva dare soddisfazione al ragazzo. Pensa, pensa, pensa! Un nome qualsiasi… 
Proprio in quel momento, gli arrivò un messaggio e riuscì a guardare il cellulare tanto quanto bastava per leggerne il mittente. Alzò lo sguardo e disse, cercando di essere abbastanza convincente: - Alex, mi piace Alex.
- Sei innamorato della tua migliore amica? - esclamò Katy quasi urlando - Che cosa romantica, come nei film d’amore! Sono così contenta per te, ma lei lo sa? Glielo hai detto? - e continuò così per il resto del viaggio.
Jake aprì gli occhi di scatto e si ritrovò nuovamente nella sua stanza. Sentì una fitta alla bocca dello stomaco. Un maledettissimo stupido gioco! E ora rischio di perdere la mia migliore amica… 
Si tormentava con quel ricordo da giorni e più il tempo passava e più si rendeva conto delle conseguenze delle sue azioni. Sembrava che tutti sapessero della sua presunta cotta e lui continuava a mentire per il suo stramaledettissimo orgoglio. E mentiva così bene che lui stesso stava cominciando a credere di essere innamorato di lei, ma era davvero amore o il risultato di una grandissima bugia?
to be continued…
Buongiorno!
Spero che il racconto di oggi vi sia piaciuto! 
Fatemi sapere cosa ne pensate. Un bacione a tutti voi.
Bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero.
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jake-crow-gay-story · 7 years
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Una giornata perfetta - Prologo
26 Ottobre 2009
- Jake. Jake, dai su! Devi andare a scuola! - sussurrò una voce familiare nelle orecchie di Jake. 
Sapeva benissimo la prassi: se non si fosse girato entro 5 secondi, sua madre avrebbe cominciato a scuoterlo dolcemente per altri 10, dopodiché avrebbe acceso la luce. Ciò voleva dire che aveva esattamente 15 secondi per mandarla via, prima che la luce cancellasse la speranza di passare la giornata senza il suo solito mal di testa. 
- ‘Giorno mamma... - disse Jake mezzo assonnacchiato.
Amava essere svegliato da sua madre, anche se non aveva molte altre scelte in realtà. Suo padre lo svegliava in modo brusco, il che equivaleva ad essere abbagliato dalla luce, mentre le sveglie, per lui, erano più soprammobili che altro.
Non aveva ancora aperto gli occhi, quindi aspettò che il rumore sempre più debole dei passi della madre, gli facesse capire che era uscita dalla stanza, quindi si rigirò nel letto per rilassarsi quei suoi 10 minuti che reputava estremamente fondamentali.
Visto che la sveglia era fissata per le 06:50 e che l’autobus passava davanti a casa sua alle 7:33, Jake aveva 33 minuti per lavarsi la faccia, vestirsi, far colazione, lavarsi i denti, sistemarsi i capelli e correre sperando di non perdere il bus. La parte più drastica erano i capelli: ogni giorno si trovava davanti allo specchio a osservare i suoi riccioli castani che, durante la notte, avevano preso le forme più disparate e si chiedeva come poter dare un senso a quella massa informe di capelli, cosa che non sempre riusciva a fare.
Quel giorno ebbe fortuna, i capelli avevano un’aria decente ed era stato così bravo da arrivare alla fermata dell’autobus alle 7:28, stranamente prima della sua vicina di casa, non che avessero un gran rapporto. Erano andati all’asilo insieme, ma questo non voleva dire che riuscissero a trovare qualcosa di cui discutere.
Come sempre l’autobus era stracolmo di gente e Jake, che era sempre stato il più basso dei suoi coetanei, veniva travolto continuamente dagli altri ragazzi, rischiando più volte di cascare. Meno male che aveva le cuffie e che si poteva isolare dal mondo grazie alla sua musica.
A scuola non aveva molti amici, anzi non ne aveva proprio. Scambiava due chiacchiere coi suoi compagni di classe, in particolare con Vicky e Maddy, due ragazze molto simpatiche che stavano nei banchi davanti al suo, ma non era legato a nessuno in particolare. Soffriva molto quella situazione, ma che poteva farci? Nessuno lo trovava davvero simpatico e, se non fosse stato per il fatto che era uno dei più bravi della classe, tutti lo avrebbero ignorato.
Come ogni giorno, Jake, dal suo posto, fissava la porta, aspettando pazientemente l’arrivo della professoressa, quando vide Vicky girarsi verso di lui.
- Jake, come va? Tutto okay? - chiese la ragazza sorridente come sempre.
- Si, tutto apposto! Tu?
- Tutto bene. Lo hai fatto il commento del libro di Italiano?
Jake sospirò e prese un quaderno dallo zaino. - Certo che l’ho fatto! - disse alzando gli occhi al cielo - Ecco qui. 
Era stanco di dover sempre passare i compiti agli altri, si sentiva preso in giro e, quando succedeva, iniziava a pensare a cosa sarebbe successo se si fosse rifiutato di stare al gioco, arrivando sempre alla conclusione che sarebbe stato ancora più solo. Quindi, le porse il quaderno.
- Hey, Jake! 
A parlare era stato un ragazzo poco più alto di lui. Il chiarore della luce proveniente dalle finestre lo faceva sembrare più pallido del solito, ma metteva in risalto i suoi capelli castani evidentemente sistemati con della cera per capelli.
Jake sentì il cuore saltare un battito quando incrociò il suo sguardo e si perse per qualche istante nei suoi bellissimi occhi castani. Quando si riprese, si accorse di essere diventato tutto rosso e rispose al saluto sforzandosi di non balbettare.
- Ci sarebbe da fare una ricerca per Tecnologia, vuoi fare coppia con me? - continuò il ragazzo con un tono gentile e stranamente affettuoso. A quanto pare non si era accorto dell’imbarazzo del compagno.
- Ma... Ma c-certo Mark, è un piacere!
- Bene, allora ci vediamo venerdì alle 16 davanti scuola, tanto casa mia è qui vicino.
Jake si limitò ad annuire e a guardare Mark girarsi per tornare al suo posto. Sapeva benissimo che lo aveva scelto solo perché aveva bisogno di un voto alto, ma non riusciva a non essere felice, anzi, sprizzava gioia da tutti i pori, disegnava faccine felici ovunque e guardava continuamente l’orologio, sperando che il tempo passasse il più velocemente possibile. Fu addirittura contento di dover fare il tema d’Italiano, cosa che generalmente odiava.
La traccia era “Gli adolescenti, solitamente, non vanno molto d’accordo coi propri genitori, tu come ti relazioni con loro? Litigate spesso o andate sempre d’accordo?”
Tutti i ragazzi che conosco, effettivamente, hanno un rapporto conflittuale coi propri genitori, ma io no. Perché dovrei? Ho 12 anni e i miei mi reputano un ragazzo perfetto, cosa potrebbe mai andare storto?
Ma Jake non sapeva che la sua vita “perfetta”, non sarebbe rimasta tale ancora per molto e tutto a causa di ciò che aveva provato quel giorno.
to be continued...
Buongiorno! 
Spero che il primo capitolo della storia vi sia piaciuto; è la prima volta che scrivo un racconto, quindi non siate crudeli ahaha
Mando un bacione a chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare fin qui e prometto che il prossimo racconto sarà più avvincente; d’altra parte questo è soltanto il prologo!
Bye bye <3
PS: tutto ciò che è scritto fra linette “- esempio -” è un dialogo, mentre tutto ciò che è scritto in corsivo e grassetto “esempio” è un pensiero.
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