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live00it-blog · 7 years ago
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Snowden : whistleblower in grande
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Foto manifestanti in Honk Kong a supporto di Snowden - fonte : Wikimedia Commons
Oggi voglio mettervi a conoscenza di una delle più grandi rivelazioni sullo spionaggio di massa, avvenuta nel giugno del 2013 da parte di Edward Snowden.
Snowden è un informatico ed attivista statunitense, che ha lavorato per la CIA e collaborato con l’NSA, ora residente in Russia grazie all’asilo politico concessogli. Il giovane informatico è stato accusato dagli Stati Uniti di furto di proprietà del governo, comunicazione non autorizzata di informazioni della difesa nazionale e comunicazione volontaria di informazioni segrete con una persona non autorizzata.
Le rivelazioni sono state ribattezzate dalla stampa italiana come Datagate, e pubblicate a partire dal 13 giugno 2013 dal The Washington Post e dal The Guardian.
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Foto di Edward Snowden - fonte : Wikimedia Commons
Si tratta di documenti riguardati le attività di sorveglianza dell’NSA che mostrano chiaramente come, grazie a programmi quali Tempora e PRISM, l’agenzia tenga sotto controllo il traffico di dati in rete e le chiamate di milioni di persone non solo negli USA, ma in svariate parti del mondo.
Questo genere di azioni ha subito un picco notevole dopo l’attentato dell’11 settembre 2001, quando si è passati dalla sorveglianza speciale alla sorveglianza di tutti.
L’opera di intercettazione dell’intelligence statunitense consente il pieno controllo della vita degli individui, grazie alle nuove tecnologie ed in particolar modo allo smartphone. Snowden afferma: “A man’s phone is his castle”, in virtù del fatto che dal proprio dispositivo mobile si riesca ad estrapolare qualsiasi genere di informazioni.
Nei documenti rivelati dal whistleblower si parla anche di collaborazioni con le grandi aziende della Silicon Valley, che forniscono una via preferenziale di accesso ai propri datacenter all’NSA, cosa molto preoccupante poiché ogni utente fornisce migliaia di dati personali a questi colossi per usufruire di quelli che sono diventati ormai servizi fondamentali.
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Schema dettagli raccolta dati programma Prism - fonte : Wikimedia Commons
Dalle informazioni rivelate si scopre che il nostro Paese non è esente da questo genere di sorveglianza, infatti si parla di tre cavi sottomarini a fibra ottica che arrivano in Italia che sono intercettati dai servizi segreti inglesi, i quali lavorano a stretto contatto con gli 007 americani.
Le rivelazioni di Snowden sono così importanti poiché vanno a documentare non solo che la sorveglianza di massa effettivamente avvenga, ma anche come le intelligence riescano ad ottenere i nostri dati.
Questo caso ha suscitato subito un grosso interesse a livello mondiale, generando grossi movimenti di protesta ed ottenendo l’appoggio di Wikileaks che ha assistito il giovane informatico fino all’ottenimento dell’asilo politico.
Quanto descritto viola inconfutabilmente i diritti umani, in particolar modo il diritto alla privacy di cui ogni singolo cittadino dovrebbe godere.
Non si può privilegiare un comportamento del genere quando, come afferma Snowden:” La sorveglianza di massa non ha mai fermato un solo attacco terroristico!”.
-Francesco Capano
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live00it-blog · 7 years ago
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Il mondo delle “Fitness App”
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Fitness by Nick youngson CC BY-SA 3.0 Alpha Stock Images
E’ un dato di fatto che al giorno d’oggi gli smartphone sono parte integrante della nostra vita quotidiana. Esiste un’app per monitorare qualsiasi cosa o che riesce a interagire quasi con qualsiasi oggetto materiale o immateriale esistente. Tra queste spingono e scalpitano per un posto tra le più utilizzate le cosiddette “Fitness App”. Cosa sono e a cosa servono? Scopriamolo insieme.
Le Fitness App sono particolari applicazioni per smartphone, le cui funzioni sono legate proprio al mondo del fitness. Le principali sono due: fornire spunti, o vere e proprie sessioni, dall’allenamento e mettere a disposizione un cosiddetto “contatore di calorie”.
La prima delle due main features è sicuramente la più utilizzata e chiara nella sua funzione: le varie app mettono a disposizione dell’utente sessioni d’allenamento da eseguire principalmente a casa, ma anche in palestra, esplicitando per ogni singolo esercizio numero di serie, ripetizioni e anche tempo di recupero da prendere tra una serie e l’altra.
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Screenshot dell'app Fitness & Bodybuilding - Fonte: Foto Personale
Lo stesso però non si può dire della loro seconda features, il “contatore di calorie”, che a prima vista sembra piuttosto enigmatica. Questa consiste nell’introduzione di un “diario” alimentare, che permette, una volta inseriti gli alimenti consumati nell’arco di una giornata, di tener conto delle calorie assunte e della suddivisione di queste nei vari macronutrienti (carboidrati, grassi, proteine). Il tutto a volte corredato da consigli sull’alimentazione da seguire, basati su età, sesso, altezza, peso e attività fisica svolta.
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Screenshot dell'app Contacalorie di FatSecret - Fonte: Foto Personale
Concentrandoci principalmente sul contatore di calorie, nonostante questo possa sembrare piuttosto eccessivo, è sicuramente una funzione molto utilizzata dai più vicini al mondo del fitness, ma anche dello sport in generale. Di fatto, negli ultimi anni si è scoperto attraverso svariate ricerche scientifiche, qui un esempio, che per raggiungere un determinato obiettivo è necessario uno specifico apporto calorico, monitorando anche il rapporto di macronutrienti. Il tutto ovviamente dipende anche dalle nostre caratteristiche fisiche, ma è personalmente quello che mi ha spinto all’utilizzo di applicazioni di questo tipo.
In conclusione è sicuramente importante ricordare che bisogna relazionarsi alle “Fitness App” tenendo ben chiaro in mente quello che sono: strumenti per facilitare la “vita dello sportivo”, che non potranno mai sostituire il lavoro di un istruttore qualificato o di un dietologo sportivo.
-Sebastiano Barresi
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live00it-blog · 7 years ago
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LiveIT si presenta - Francesco Capano
Ciao a tutti, oggi strano intervento per la presentazione dell’ultimo componente del nostro blog.
Buona visione!
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live00it-blog · 7 years ago
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LiveIT si presenta - Cosma Alex Vergari
Ciao a tutti,
oggi si va un po’ fuori dagli schemi degli articoli ed ecco a voi la presentazione personale dei miei interessi e passioni concentrati in un minuto e mezzo di video musicale. Enjoy!
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Se siete interessati al brano usato nel video visitate il mio account Bandcamp (psst, è gratis)
See you soon
- Cosma Alex Vergari
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live00it-blog · 7 years ago
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LiveIT si presenta - Sebastiano Barresi
Ciao a tutti, popolo di LiveIT.
Questo è il mio video di presentazione. Si parla un po’ di me, delle mie passioni e dei temi che in futuro tratterò sul blog.
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Nella speranza che vi piaccia, ci vediamo presto con molti altri contenuti. Sempre qui, sempre su LiveIT!
- Sebastiano Barresi
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live00it-blog · 7 years ago
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Il vinile è tornato?
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Disco in vinile su giradischi - Fonte : Pixnio
Digitale! È la parola d’ordine per ogni nostra attività, è al centro dell’attenzione e dell’ispirazione di tutti, ci facilita la vita, lo portiamo in mano costantemente, lo sperimentiamo in prima persona ogni giorno, è parte di noi in un modo o nell’altro. Eppure contro ogni aspettativa il suo “antagonista”, l’analogico, sembra vivere un momento di gloria musicale: il vinile è il nuovo/vecchio supporto musicale del momento. Cos’è successo?
Il disco in vinile nasce ufficialmente nel 1948 con la funzione di rimpiazzare i precedenti dischi realizzati in gommalacca, migliorandone molti loro difetti come scarsa qualità d’incisione, velocità di lettura e versatilità. Dagli anni ottanta il vinile lascia il posto al nastro magnetico, e negli anni novanta, con l’avvento della musica digitale, il disco cala a picco nelle vendite.
Avviciniamoci negli anni, dopo un minimo storico globale di vendite di dischi nel 2007 l’andamento delle vendite di LP (long playing) cresce esponenzialmente e si accentua dall’anno 2013 in poi. L’aumento continua ancora oggi allo stesso ritmo. Un report dell’IFPI prova che la rendita economica dei supporti fisici si è ridotta del 5.4% nel 2017 ma i guadagni dalla vendita di vinili sono cresciuti del 22.3% con un totale di musica incisa su dischi del 3.7%.
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Grafico delle vendite di dischi negli Stati Uniti - Fonte : Statista
Dei risultati veramente sorprendenti che sorpassano di gran lunga le medesime statistiche degli anni novanta, ma che non tolgono spazio alla enorme crescita dei servizi di streaming, ormai estremamente affermati.
Ma cosa si nasconde dietro questo successo? Molto probabilmente, in un mondo in cui la maggior parte delle persone spende ore ed ore davanti a dispositivi digitali, in una realtà impalpabile, l’esperienza del disco è completamente diversa.
La fisicità del vinile dall’acquisto al processo di preparazione all’ascolto, le attenzioni da porre, l’ammirazione delle copertine ed artwork allegati nelle confezioni, la bellezza di essere parte della musica per quanto tempo si vuole: sono tutti particolari che astraggono dalla virtualità che ci circonda e costringono ad un rapporto tu per tu con ciò che si vuole sentire, creano un rapporto a mio parere unico con i brani in ascolto.
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Foto di un disco tenuto in mano - Fonte : MaxPixel
Le case discografiche e i maggiori produttori musicali, attenti ai fenomeni di mercato, si sono “fiondati” sull’occasione. Difatti il vinile è il supporto più esoso, quindi di maggior profitto. Cosicché si sono iniziati a diffondere LP di artisti contemporanei, tra i quali i Daft Punk che nel loro album “Random Access Memories” hanno deciso di esaltare sonorità passate su un supporto perfettamente adeguato al sound scelto.
Purtroppo il rischio del lucro sfrenato delle case discografiche potrebbe portare una crescita eccessiva dei prezzi ed una conseguente contrazione delle vendite. Basti pensare che da un prezzo medio di qualche anno fa di 25€ per disco, oggi non è raro trovare LP che si aggirano sui 50-60€.
Malgrado ciò, la nuova gloria del vinile sembra continuare e speriamo che nella società fin troppo connessa di oggi rimanga spazio per godersi la realtà distanti da schermi, internet, social e quant’altro. Vado a prendermi un break analogico anch’io.
Stay tuned, ma non troppo.
- Cosma Alex Vergari
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live00it-blog · 7 years ago
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Video Collateral Murder (segmentato) - video originale: Wikileaks
Questo video, intitolato Collateral Murder, è stato pubblicato da Wikileaks il 5 aprile 2010, fa parte di un archivio di documenti desecretati grazie all’attività di Chelsea Manning, un whistleblower che operava nell’esercito degli USA come analista.
Mostra come durante la guerra in Iraq, più precisamente nel 2007, l’esercito degli Stati Uniti uccise indiscriminatamente civili; in particolare nel video vengono uccisi due bambini e due reporter della Reuters, un’agenzia di stampa brittanica.
Per maggiori informazioni sul caso cliccate qui.
Se vi interessa sapere di più su Wikileaks e sull’operato di altri whistleblower continuate a seguire il nostro blog.
-Francesco Capano
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live00it-blog · 7 years ago
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Foto di un giradischi - Fonte: Pixbay
Da una passione per collezionisti, ad un trend globale: la nuova gloria del vinile.  Ne parleremo tra una settimana.
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Foto di un negozio di dischi usati - Fonte : Pixbay
Stay tuned
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live00it-blog · 7 years ago
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La tecnologia che invade il calcio: un piccolo bilancio sul VAR
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Foto di un arbitro di calcio - Fonte: Wikimedia Commons
La rapidissima evoluzione tecnologica degli ultimi decenni ha portato numerosi cambiamenti in ogni ambito della nostra vita e della nostra società. Così anche negli sport, ambito in cui il progresso tecnologico è sia a servizio del miglioramento delle perfomance degli atleti, ma anche del gioco in generale. Abbiamo già parlato ad esempio, in un articolo dedicato, della moda dei wearable e della loro utilità nel monitorare i propri parametri vitali durante l’attività fisica. A questa si affiancano dispositivi, sensori, rivisitazioni “smart” di accessori e abbigliamento sportivo, utilizzatissimi al giorno d’oggi.
L’adozione di nuove tecnologie però, soprattutto quelle capaci di influenzare le sorti di un evento sportivo, non è sempre promossa e vista di buon occhio. Spesso queste si sono scontrate con gli animi conservatori della categoria dirigenziale o sono state accusate di privare gli sport della loro “purezza”. Trovate qui un articolo sui "super costumi" che avevano fatto tanto scalpore nel mondo del nuoto professionistico.
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Una delle prime immagini di un Photo Finish - Fonte: Wikimedia Commons
In particolare nell’ultimo anno si è sentito molto parlare del ”VAR”, ovvero “Video Assistant Refree”, introdotto nel massimo campionato italiano proprio nella stagione appena conclusa. Questo consiste principalmente in un supporto video in tempo reale offerto ai direttori di gara, consultabile in caso di incertezze o occasioni non chiare, al quale si aggiunge un team di supporto esterno (generalmente due “VARisti”) con il compito di dare indicazioni. Tutto affidato e guidato dal buon senso.
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GIF del classico gesto per invocare l'utilizzo del var - Fonte: GIPHY
Tanto criticata quanto osannata, archiviato il campionato, il bilancio della “tecnologia applicata al calcio” è positivo? Secondo il presidente del CONI Malagò, il presidente dell’AIA Nicchi e la maggior parte delle testate giornalistiche sportive questa è promossa con qualche riserva. Qui qualche numero riportato dalla FIGC in un suo comunicato stampa:
2023 check in 397 partite
117 correzioni
17 errori, di cui 8 influenzanti il risultati finali
31.5 secondi in media, a fine campionato, per la consultazione tra direttore di gara e “VARisti”
1 minuto e 22 secondi, a fine campionato, per la “on field review”
+43 secondi effettivi di gioco rispetto alla scorsa stagione
+13 secondi di recupero rispetto alla scorsa stagione
0.89% di errori arbitrali, rispetto al 5.78% della scorsa stagione
Leggendo quelli che sono i dati statistici, sembra evidente come questa abbia portato più di un beneficio al nostro campionato di Serie A. E, nella speranza di un continuo miglioramento e perfezionamento delle procedure con il trascorrere delle stagioni calcistiche, non si può che constatare che un utilizzo intelligente della “tecnologia” e delle innovazioni tecnologiche sia presente nel futuro del calcio e del mondo sportivo in generale.
- Sebastiano Barresi
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live00it-blog · 7 years ago
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L’era del “Big Brother”
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Immagine videocamera di sorveglianza - fonte:Wikimedia commons
Riflettendo sull’effetto principale che ha avuto la tecnologia sulla gente non si può fare a meno di pensare alla possibilità di essere connessi ovunque ed in qualsiasi momento potendo condividere ogni esperienza, pur non considerando i reali rischi di tale vantaggio.
Proprio la rivoluzione digitale ha portato alla nascita di nuove “figure intellettuali” che sfruttano la vastità delle applicazioni tecnologiche, molte volte senza regolamentazione, per poterne trarre profitto.
Non bisogna andare lontano con l’immaginazione pensando ai più famosi protagonisti dei film di spionaggio, incappucciati davanti ad un pc per sottrarre dati e sfruttarli per scopi illeciti: basti pensare a tutti gli utenti che ogni giorno forniscono consensi per l’accesso a diverse aree del proprio dispositivo ad applicazioni, che a loro volta monetizzano queste informazioni vendendole a grosse multinazionali.
La catena continua, poiché, se tutto va per il verso giusto queste informazioni vengono utilizzate per fornire pubblicità mirate, ma non è da escludere la possibilità che tali informazioni vengano vendute ai servizi di intelligence, il cui scopo è quello di intensificare sempre più i servizi di sorveglianza. E in quale miglior modo se non questo?
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Manifesto del grande fratello- fonte:Flickr
Eccoci arrivati al punto cruciale: la sorveglianza di massa. Queste parole richiamano alla memoria la famosa immagine distopica tratta dal capolavoro di G. Orwell “Nineteen Eigthy-Four”, dove si legge: “Big Brother is watching you” (Il grande fratello ti sta guardando); immagine che purtroppo può essere contestualizzata in riferimento ai moderni stati democratici.
Si è abituati a vedere, in alcune pellicole cinematografiche, agenti che fanno di tutto pur di preservare la sicurezza nazionale, pedinando il più delle volte i soggetti da tenere sotto controllo per cercare di ricavare qualche informazione utile; ma questo fa parte del passato: è ormai possibile conoscere i particolari della vita privata della gente, accedere alla loro posizione, alle loro foto e in generale a tutti i dati conservati in uno smartphone senza troppa difficoltà, con l’aiuto del digitale.
E quindi parliamo proprio dello smartphone, ormai diventato un’estensione del nostro corpo. Come possiamo sapere se qualcuno ha accesso al nostro dispositivo? E se così fosse, sarebbe legittimo? Domande difficili.
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Immagine del virus cavallo di Troia - fonte:Wikimedia Commons
Bisogna essere a conoscenza che, al giorno d’oggi, grazie alla libertà di gestione del sistema operativo mobile Android si riescono ad impiantare malware sui dispositivi prima che questi vengano venduti; o di ancora società di cyber-spionaggio che creano i cosiddetti “trojan” (in riferimento alla famosa vicenda del cavallo di troia) che, inseriti all’interno di semplici software, mettono a nudo lo smartphone dell’utente.
Rispondendo alle domande poste in precedenza: è difficile sapere se qualcuno ha accesso al nostro dispositivo a meno di essere degli esperti di sicurezza informatica e ancora oggi non esistono leggi che tutelino completamente l’utente in questi casi.
A questo punto viene spontanea la domanda: come siamo a conoscenza di ciò, se tutte le operazioni vengono fatte furtivamente? Conosciamo tutte queste informazioni principalmente per due motivi: grazie ad hacker che si intrufolano nei sistemi di queste aziende, ma soprattutto grazie ai “whistleblower” (tradotto in italiano: “suonatori di fischietto”), che dopo essersi accorti di essere dalla parte sbagliata dello schermo denunciano, a volte in forma anonima, altre volte pronunciandosi pubblicamente, le attività che svolgono gli enti per cui lavorano.
Andremo ad analizzare i casi più eclatanti nei prossimi articoli. Se volete scoprire di più vi invito a restare connessi.
-Francesco Capano
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live00it-blog · 7 years ago
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Loudness War: chi è il più forte?
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Foto di un mixer da studio - Fonte : Pxhere
Oggi ci occuperemo di un argomento che è stato di grande rilevanza e risonanza nel vicino passato (anni 2010-2015) ossia la Loudness War, tradotto in italiano la “Guerra del volume”. Vediamo di cosa si tratta.
Già da quando i primi supporti musicali (principalmente vinili) iniziarono a diffondersi, la mentalità comune nell'approccio all'ascolto era generalmente “più forte = più bello”; ed in effetti questo mindset poteva essere compreso considerando il fatto che a quei tempi l’amplificazione del segnale audio era nettamente inferiore a quella attuale. Le case discografiche, per venire incontro a tale richiesta, iniziarono a produrre dischi con volumi sempre maggiori e a farsi concorrenza tra di loro sull'intensità del segnale che riuscivano ad incidere.
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Immagine di uno dei dischi più venduti al mondo: Thriller di Michael Jackson - Fonte : Flickr
Tuttavia il funzionamento analogico del vinile imponeva dei limiti fisici a questa competizione. Tali ostacoli furono in parte superati con l’avvento dei CD i quali massificarono la musica in formato digitale. Forti di quest’innovazione e mossi dalle pressioni del settore marketing, i tecnici del suono furono costretti a spingere il segnale audio a volumi via via più alti per riuscire a scartare la concorrenza ed accaparrarsi un maggior numero di acquirenti. Nasceva la Loudness War.
Non fu dopo molto tempo che iniziarono a farsi vedere le limitazioni del formato digitale: per aumentare ancora il volume apparente era necessario degradare il suono. Così, attraverso tecniche di compressione e limiting, i tecnici del suono erano capaci di produrre dei brani dai volumi altissimi ma con un’apprezzabilità decisamente inferiore.
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Immagine delle forme d'onda di 4 remaster di "Something" dei Beatles - Fonte : Wikimedia Commons
La “apprezzabilità” di un brano è equiparabile ad un parametro chiamato Intervallo dinamico (o Dynamic Range) che descrive quant'è la differenza di volume che intercorre tra il massimo e il minimo dell’intensità sonora raggiunta in un brano. A numeri più bassi corrispondono brani con una varietà di pressione sonora ridotta (cioè molto compressi), a numeri più alti corrispondono brani con una grande escursione di volume (poco compressi, desiderabile).
Gli ascoltatori consapevoli iniziavano a notare questa tendenza: venne così coniata l’espressione “Loudness War” e iniziava a diffondersi sempre di più a macchia d’olio. Alcuni attenti lettori, insieme agli audiofili più sfegatati, interessati alla qualità del loro ascolto, iniziarono a farsi anche loro portavoce di questo fenomeno e nel giro di pochi anni la maggior parte della community online aveva sentito parlare di “Guerra del volume” almeno una volta. Questo fu un risultato notevole per la comunità Internet.
Ecco due esempi di mastering, il primo estremamente compresso e il secondo compresso molto poco:
Il tuo browser non supporta HTML5.
Il tuo browser non supporta HTML5.
Funky rock by Stefan Kartenberg (c) copyright 2017 Licenza Creative Commons Attribuzione Noncommerciale (3.0)
Si diffusero quindi tool che permettevano di analizzare brani in possesso degli utenti e dare in output un punteggio relativo all’intervallo dinamico, così come nacquero dei siti dove tali punteggi furono raccolti e messi in graduatoria ordinati per “naturalezza”.
Come diretta conseguenza di questi avvenimenti e della consapevolezza raggiunta da milioni di persone riguardo questa problematica, la situazione cominciò a cambiare. Le nuove incisioni, remaster e remix furono gradualmente registrati utilizzando una compressione nettamente meno aggressiva e volumi adeguati, ridando vita alla dinamicità e musicalità dei brani e riportando un piacere che pareva perduto nell’ascolto dei propri album preferiti.
- Cosma Alex Vergari
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live00it-blog · 7 years ago
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Activity-tracker: La moda del momento
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Foto di svariati activity-trackers - Fonte: Flickr by: Mike Lee
Si può affermare con decisione che nell’ultimo anno quella dei activity-tracker è diventata una “moda”.
Ma partiamo dal principio: il mercato dei wearable, ovvero dei dispositivi tecnologici indossabili, è nato con gli smartwatch con funzione principalmente di notifica. Anno dopo anno questo è progredito con lo sviluppo di dispositivi sempre più avanzati, integrando numerose funzioni per il monitoraggio dell’attività fisica. E’ qui che nascono gli “activity-tracker”.
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Foto di due smartband Lenovo - Fonte: Wikimedia Commons
Principalmente questi sono smartband, letteralmente “braccialetti smart”, ma sul mercato sono presenti anche smartwatch progettati ad hoc per l’attività sportiva. I sensori presenti consentono principalmente, oltre che a contare i passi, di calcolare il consumo calorico, monitorare la frequenza cardiaca e valutare la qualità del sonno.
Si interfacciano durante la sessione di allenamento al nostro smartphone, attraverso un apposito software sotto forma di “app”, immagazzinando i dati raccolti e profilando la nostra sessione di allenamento. Se aggiungiamo che molti presentano un display per la lettura di questi dati in tempo reale, è semplice capire come questi stiano diventando sempre più popolari.
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Screen dell'app Mi Fit. Fonte: Immagine personale
Il principale ingrediente di questo successo però è il prezzo: questo può variare molto dalla marca e dal modello, oltre che ovviamente dai parametri che possono essere monitorati; ma per i modelli di fascia bassa, resistenti e ben funzionanti, si attesta all’incirca sui 30€. Cifra con la quale si riesce già comprare un prodotto soddisfacente, rendendo quindi gli activity-tracker praticamente alla portata di chiunque.
Pura moda o no, le smartband sono sempre più presenti al polso di ogni sportivo, amatore o meno. Per questo motivo ecco qualche semplice consiglio all’acquisto che potrebbe fare la differenza nell’utilizzo quotidiano:
Un activity-tracker deve risultare leggero e pratico, è importante quindi accertarsi del peso del braccialetto e dei materiali costruttivi.
Controllate le funzionalità integrate: non tutte sono sempre presenti, soprattutto l’impermeabilità certificata.
Occhio alla compatibilità! Verificate se il dispositivo è compatibile con il vostro smartphone, specialmente se possedete un iPhone. Da menzionare anche che alcuni presentano anche versioni desktop delle loro applicazioni.
- Sebastiano Barresi
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live00it-blog · 7 years ago
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Primo naufragio nella grande rete - Francesco Capano
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Foto di connessioni per la banda larga - fonte: Wikimedia commons
Come non ricordare il primo “naufragio” nel grande mare di Internet?
Quel momento in cui mi ritrovai di fronte la più grandiosa creazione della generazione moderna, spaesato ed entusiasta pur non comprendendo appieno la potenza di quello strumento.
In realtà il contatto con la rete delle reti avvenne relativamente tardi, poiché provengo da un paesino pugliese in provincia di Foggia dove la connessione tardava ad arrivare. Ciò accadde all’età di circa 10 anni quando a casa venne finalmente attivata la tanto agognata linea ADSL con velocità di caricamento bibliche, nella norma per quei tempi.
Il primo collegamento fu tramite un pc fisso dove dapprima ero solito fare ricerche tramite l’enciclopedia di Microsoft, Encarta, e giocare tramite le estensioni di questa enciclopedia o attraverso i famosi cd delle merendine Kinder.
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Logo Wikipedia che rimbalza- fonte: Wikimedia Commons
Subito feci visita a siti web di giochi online quali Miniclip e Flashgames, su cui passavo quasi tutti i miei pomeriggi; poi scoprii il lato educativo di Internet ampliando gli orizzonti delle ricerche offline tramite Wikipedia, la famosa enciclopedia libera e gratuita alla quale mi assuefeci. Ricordo che ricercavo qualsiasi cosa riuscendo la maggior parte delle volte ad avere riscontri positivi: era per me un enorme traguardo, niente aveva più segreti e per ogni dubbio o curiosità avevo ormai il mio punto di riferimento.
Un altro grande traguardo che riuscii a raggiungere fu quello di poter ascoltare tutta la musica che volevo e ancora di più, di riuscire a guardare ogni tipologia di video grazie a YouTube. Essendo un musicista sin da bambino era per me un sogno poter guardare i miei miti in qualunque momento e perché no, anche imparare; in questo modo ho potuto ampliare la mia conoscenza musicale e scoprire nuovi idoli di cui prima ignoravo l’esistenza.
Da non dimenticare i primi servizi di chat istantanee come Windows Live Messenger e Skype, grazie ai quali potevo tenermi in contatto con i parenti più lontani, e le giornate passate alla continua ricerca di qualcosa di nuovo da comprare su siti di strumenti musicali, primo tra tutti “La Cicala” che consideravo un paradiso.
Ultima in ordine cronologico ma non per questo meno importante è stata la mia esperienza con forum e blog di tecnologia, da cui è poi nata la mia passione per il personal computer che mi ha spinto ad iscrivermi al corso di ingegneria informatica.
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Screenshot forum “Hardware upgrade”- fonte: Foto personale
Sono tante le motivazioni che mi fanno sentire parte integrante del mondo digitale al quale in futuro vorrei contribuire, magari sviluppando metodi innovativi per la sicurezza online.
- Francesco Capano
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live00it-blog · 7 years ago
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L’incipit di una lunga storia - Cosma Alex Vergari
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Foto di dispositivi di archiviazione portatili - Fonte : Pxhere
E' ormai evidente che la tecnologia permea le vite di tutti, raggiunge ogni meandro della società in un modo o nell’altro; ma ora vorrei concentrarmi sul personale, su come i computer ed Internet hanno cambiato la mia vita progressivamente. 
Innanzitutto facciamo un grande passo indietro e torniamo alla lontana atmosfera dei primi anni 2000. 
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Foto di due bambini e due cappelli - Personale
Un’azienda locale di confezionamento di cappelli, denominata Benet, decise di cavalcare l’onda del digitale connesso e comprò il dominio www.ettorenegro.it (andato online nel gennaio 2002) per mettere in bella mostra ai pionieri dell’Internet i propri manufatti. E navigando nella sezione Bambino, ecco comparire in foto due infreddoliti modelli, per la cronaca io e mia cugina, sfoggiare la nuova linea di berretti di quest’azienda (l’immagine è riportata a fianco). Purtroppo il sito non è più raggiungibile ma attraverso la fantastica Wayback Machine è possibile risalire ad uno screenshot del sito scattato nel febbraio 2002  (per vedere la foto, fare click su “Bambino” nella colonna a sinistra)
Questa è stata, anche se involontariamente, la mia prima esperienza con Internet.
Dai miei 3 anni iniziai ad osservare i miei genitori utilizzare il computer per lavoro; ero affascinato da questo scatolone magico (iMac G3) capace di manipolare foto, testi, grafica vettoriale e navigare nel fantastico mondo di Internet. Ricordo distintamente il suono del mio modem 56k stringere amicizia col modem dell’ISP, i tempi astronomici per caricare le pagine web, ricordo il limite massimo di navigazione di due ore che, nonostante la lentezza della connessione, mi pareva irraggiungibile (vedasi oggi invece come Internet sia fruibile istantaneamente e illimitatamente grazie ad un semplice click) 
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Foto di un iMac G3 - Fonte : Wikimedia Commons
Insomma il mondo di allora così dinamico mi colpii da subito e pian piano, verso i 4-5 anni, passai dall’osservare i miei genitori ad interagire io stesso, sotto supervisione, con la “scatola magica”: un nuovo mondo era alla portata di un semplice click. Iniziai a creare documenti Word insensati, grafiche vettoriali azzardate e nei rari momenti inosservati facevo inconsapevolmente danni qua e là, ma era come se sapessi già cosa fare, quello schermo mi è stato da subito familiare.
Di lì a poco l’arrivo dell’ADSL rivoluzionò la visione di Internet sia a me che ai miei familiari. L’accesso alle risorse online era incredibilmente rapido e la produttività aumentata esponenzialmente.
Una volta iniziata la scuola elementare anche i miei insegnanti si avventurarono nell’utilizzo dei computer per l’istruzione e così iniziai ad utilizzare il mio carissimo iMac produttivamente per ricerche, presentazioni, email e quant’altro. Che dire, eravamo (e siamo) tutti nel bel mezzo di un cambiamento epocale.
Il resto da questo punto in poi è storia, ma il fil rouge che collega la mia esperienza informatica da 18 anni è caratterizzato da interesse, curiosità, passione e voglia di aggiungere del mio a queste meravigliose macchine, sempre con maggior consapevolezza delle mie azioni e dei loro effetti.
- Cosma Alex Vergari
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live00it-blog · 7 years ago
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La mia prima esperienza con internet - Sebastiano Barresi
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Internet Sign - Fonte: Wikimedia Commons
La mia prima esperienza con internet è stata abbastanza casuale e forse azzarderei neanche troppo precoce.
Sono nato e cresciuto in un paesino dell’entroterra siciliano, abbastanza al passo con i tempi. Ricordo ancora oggi il giorno in cui mio padre portò a casa il primo computer: avevo circa 10 anni, era un portatile Asus, il sistema operativo Windows2000, ed era stato gentilmente regalato dalla zia ai suoi piccoli nipotini. Niente di fuori dal comune, quel portatile era diventato la piccola macchina da gioco mia e di mio fratello.
Il primo vero accesso al meraviglioso mondo di internet avvenne proprio dal quel pc, che tutt’ora conservo funzionante, e ricordo che fu per una banalissima ricerca sull’agrifoglio in quinta elementare. Nonostante avessimo a casa l’enciclopedia di mio padre, l’idea di poter cercare le informazioni necessarie su una fantomatica rete invisibile stuzzicava la curiosità mia e soprattutto di mio padre, il fautore di tutto ciò. Così armato di cavo e presa telefonica, sentii per la prima volta il suono di un modem 56k, che solo al pensiero mi riecheggia nella testa.
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Suono Modem 56k - Fonte: Wikimedia Commons
Di lì in poi fu un percorso tutto in discesa. Arrivò il primo pc fisso, la chiavetta UMTS, e successivamente il primo modem con annesso contratto per l’ADSL (forse neanche 2MB/s!).
E così la mia generazione ha potuto vivere i tempi di Windows Live Messenger, con i suoi trilli, le sue chat, e i suoi gruppi. I tempi di gioco.it, flashgames.it, e altri siti che ti permettevano di giocare online senza la necessità di installare il gioco specifico sul proprio pc. Siamo stati forse gli users più numerosi di Facebook, prima che diventasse “virale”. E adesso sperimentiamo e calchiamo i palchi di molte altre applicazioni, una su tutte Instagram.
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Tipica schermata di Windows Live Messenger - Fonte: Flickr
A quasi vent’anni sento di essere nato, e provo un’inscindibile senso di appartenenza verso il mondo del web, del digitale e della tecnologia di consumo. Man mano che gli anni passano, con il susseguirsi delle generazioni, questo stesso mio sentimento è sempre più radicato nei piccoli d’oggi. Pensandoci mi sento fortunato, e anche un pochino speciale, ad appartenere ad uno degli ultimi gruppi per età ancora in grado di ricordarsi come si passavano i pomeriggi quando invece di giocare con il pc, lo smartphone o il tablet, si andava al parchetto ad incontrare gli amichetti di scuola.
- Sebastiano Barresi
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