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una luce in fondo al tunnel, un'epifania a Ibiza, un matrimonio, una borsa di studio a 38 anni.
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nonsonocomeprima-blog · 8 years ago
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Il disco delle campane
Da piccola sono entrata in sacrestia per una veloce commissione affidatami dal parroco del mio paese. Tra gli oggetti sacri e le scartoffie, ho scorto un vinile su un giradischi in azione, collegato da molti cavi. Con una vampata di caldo misto a dolore, ho capito tutto. Scoprire che le “mie” campane non suonassero davvero, ma che i rintocchi e i richiami solenni fossero non altro che un disco, mi scosse profondamente.
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nonsonocomeprima-blog · 9 years ago
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Il Gran Bar e il baciamano
Di ritorno dal mare, da adolescente, non potevo smettere di pensare a tutti i volti e alle persone che avevo incontrato in vacanza. Come se le amicizie del mio paese, sempre presenti, non fossero mai speciali quanto quelle sfiorate sotto il sole. O che fossero mediamente normali, come me.  Un’estate, in particolare, ricordo che tutti noi “amici da una volta all’anno” fummo colpiti da un ragazzo di Asti mai visto prima: molto gentile, abbronzato, forse vestito in modo troppo serio, solo di qualche anno più grande di noi. Non ci dava molta retta, stava sulle sue. Qualcosa in lui ci affascinava terribilmente, forse proprio il fatto che non avesse bisogno di fare nuove amicizie o di passare il tempo. Pensava probabilmente a un amore lasciato a casa o aveva bisogno di riposarsi (concetto che avrei capito solo dopo molti anni). Parlavamo spesso di lui. Durante un settembre piovoso, in un consueto ritrovo a Milano per guardare le fotografie e scambiarci i negativi, ci siamo fermati al Gran Bar della Stazione Centrale, purtroppo non più esistente nella sua maestosa polverosità. Accanto al bancone di ottone del bar, ridendo dell’unica foto che avevamo scattato insieme ma in cui qualcuno ha chiuso gli occhi, ci accorgiamo che sta varcando la soglia una persona speciale in abiti autunnali. Santo Cielo, è proprio lui! Cosa ci farà a Milano? Verrà a studiare qui? Il padre si sarà trasferito? Rimaniamo senza parole e quasi non osiamo salutarlo perché non siamo certi di essere riconosciuti. Lui invece si avvicina, sorride cortesemente a tutti. Mi guarda, si avvicina e mi fa il baciamano. Chiamandomi per nome. Nel Gran Bar di Milano ho capito, grazie al misterioso e educato ragazzo di Asti mai più rivisto, che anche quando ci si sente invisibili o non all’altezza, qualcuno sul nostro stesso pianeta si è già accorto di noi.
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nonsonocomeprima-blog · 9 years ago
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Mi piace stirare le sue camicie
Dodici anni fa, semplicemente aprendo una porta, percepivo la sua presenza in quella stanza. Portava un profumo fresco, ipnotico, sfacciato. Così sfacciato che poi, più tardi, mi rimaneva addosso, sulle mani. Oggi, come d’abitudine, stiro una delle sue camicie. Porta ora un profumo potente, in grassetto. Adulto. Penso che Tutto è cambiato e che forse io dovrei provare emozioni più tenui, sicure, diverse.   Eppure, sotto la pressione del ferro rovente, ecco il suo profumo.
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nonsonocomeprima-blog · 9 years ago
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La mia ginecologa, gli stupri e i social network
La mia ginecologa ha deciso di abbandonare dopo 20 anni di carriera il centro di assistenza agli stupri. Pur avendo contribuito attivamente alla sua creazione, si sente incredibilmente stanca.  Parte della colpa, ritiene, è attribuibile ai social network. Molto scettica di fronte a affermazioni così estreme e generalistiche, ma consapevole della sua preparazione sul tema, le ho chiesto di argomentare.  Mi ha fatto riflettere su questi punti: - una donna vestita in modo provocante non viene stuprata per il 90% delle volte: l’uomo si eccita guardando lei, ma non ha il coraggio di avvicinarla perché ne sente il potere e la teme. Nel bisogno di avere un rapporto sessuale in quel momento, se la prende con una ragazza qualsiasi: bella, brutta, bene o mal vestita, giovane o matura. Nella sua testa, sarà la ragazza provocante appena vista. La vittima non saprà forse mai perché è stata scelta. Forse una scollatura in metrò, forse un belfie; - l’HIV è in circolazione più che mai, soprattutto nelle fasce giovani eterosessuali. L’unica paura dei ragazzi è la gravidanza, non si parla di protezione; - i ripetuti like a foto volutamente osées di belle donne sui social network e i commenti masturbatori in pubblico (spesso per gli autori stessi più eccitanti della foto o della possibilità che la signora in questione risponda veramente), decorati di emoticon esplicite e spesso di bestemmie, equivalgono a uno stupro di gruppo ancora non espresso: chi si abitua a questo tipo di “socializzazione” (pur con nome e cognome, foto profilo con i figli in braccio..!), è spontaneamente più propenso a tollerare atti di violenza di gruppo o a svilupparne la perversione ossessiva. Come risaputo, lo stupro di gruppo è eccitante più per l’energia che si crea tra gli aguzzini - evidentemente disturbati - che per il piacere tratto dalla vittima.  I maniaci da tastiera saranno proprio gli stupratori di domani? O quelli che poi daranno un ceffone alla sorella se porta la minigonna? Al momento nessuno sembra prendere provvedimenti e, anzi, si tende a vedere opportunità dove like e commenti aumentano (non importa di che tipo). Sarebbe interessante capire quanto e come sono aumentati gli stupri di gruppo tra i ragazzi, sempre poi sminuiti dalle famiglie come se fossero finzioni, proprio come quando si urla semplicemente “escile” su Facebook. Cosa vuoi che sia.
Mi sforzo quindi di pensare alla portata che questi fenomeni hanno e potrebbero avere nel prossimo futuro. Rimpiango i moderatori dei primi 2000, pronti a cancellare almeno le parolacce. E anche i genitori attenti, stupendomi di quanto padri e figli si mescolino in queste ondate di commenti abominevoli.  Penso alla mia ginecologa, a quanta bruttura debba aver visto in 20 anni e a quanto debba essere diventato terribile ora per decidere di smettere. Penso al fertility day e a quante donne saranno felici di avere foto di famiglia con i masturbatori da stupro ancora non espresso.
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nonsonocomeprima-blog · 9 years ago
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I militari e il mio quaderno di storia
Ho frequentato felicemente le scuole elementari dal 1984 al 1989. Avevo una maestra meravigliosa e amavo il nostro complesso di cortile, giardinetto e aule spaziose. Un anno, come altri, è capitato che le nostre aule venissero utilizzate per i seggi elettorali. Tanto disordine, i banchi spostati, la lavagna da pulire dalle percentuali votanti al nostro ritorno, cicche di sigaretta dappertutto. Eppure non era mai successo nulla di grave, prima.  Quell’anno, purtroppo, arrivata a scuola, ho notato subito che qualcosa non andava: la signora bidella stava piangendo e c’erano dei fogli volanti in salone, fuori dall’aula. Le maestre tutte insieme, con le mani nei capelli, molto caos. Non ricordo se ci abbiano fatti andare a casa subito dopo aver scoperto l’accaduto o se abbiano chiamato i genitori. Ma ricordo bene che cosa era successo. I militari di leva di turno quella notte avevano letteralmente distrutto la nostra scuola: imbrattato i muri comuni con immagini enormi oscene (che all’epoca non capivo fossero oscene), preso a bastonate i nostri armadi di latta, le piante, i vetri, spaccato i rubinetti. Deturpato i bagni delle bambine con altrettante scritte enormi e nere. Avevano messo le mani sui nostri lavoretti di mollette e di gesso, distruggendoli. Avevano perfino messo le mani sui quaderni (forzando gli armadi) e ricordo, in particolare, sul mio adorato quaderno di storia. Aveva una copertina bianco latte lucida e il volume di due o tre quaderni pinzati tra loro. Mi ero impegnata in disegni speciali, illustrazioni, ricerche, fotocopie attaccate con il vinavil per tutto l’anno. Era il mio orgoglio. Ora, in una mattina rumorosa e dolorosa, lo ritrovavo buttato in un angolo, vicino al bagno. Parolacce irripetibili sulla copertina candida e tagli, bruciature, pasticci su ogni pagina. Perfino delle orme di stivale sulle pagine scritte per metà o bianche. Calpestato. Un colpo al cuore devastante. La mia maestra l’ha fatto sparire in fretta, così come altri scempi, ma io ho ancora davanti a me quella violenza gratuita e la sensazione di aver perso tutto, di essermi impegnata per nulla, di essere stata derisa da uomini sciocchi che avevano semplicemente voglia di passare del tempo.  Crescendo ho poi capito, ma non ho mai dimenticato. E la violenza di questo genere mi fa trasalire, incluse le orme di stivale sulla carta.
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nonsonocomeprima-blog · 9 years ago
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Ragazze sole (non single)
In un mondo che si batte vistosamente per le diversità più distanti, calpestiamo le diversità nel gruppo di cui facciamo parte.  Quando si parla di donne, si considera automaticamente il loro ruolo all’interno di un entourage: famiglia, partner, figli. Quando si parla di donne e lavoro, si considera sempre di come faranno a conciliare la professione con il proprio entourage: famiglia, partner, figli.  Che ci piaccia o no invece, esistono anche donne sole, non necessariamente perché prive o private di un amore. Esistono donne sole e determinate che contano solo sulle proprie forze, sia economiche che emotive. Mai ospiti. Che non erediteranno niente.  Ragazze che non scelgono di trovare se stesse perché hanno, comunque, qualcuno che le mantenga. Che non hanno una casa in campagna o quel weekend d’aria tanto desiderato pagato da qualcuno. Sono donne che non si dichiarano sole per lo stato per un assegno familiare o per le graduatorie degli asili, pur vivendo felicemente in coppia e senza bisogni primari.
Non possono capire! Di che cosa potremmo parlare con loro? Non riescono a tenersi un uomo! Si possono godere tutto lo stipendio, non avendo responsabilità, stanno sicuramente meglio di me! Saranno lesbiche? Perché viaggiano da sole?  Non chiediamoci perché mai ma COME parlare di donne sole dopo i 35 anni. E del perché la parità di salario faccia la differenza sempre, soprattutto quando si ha un (reale) unico reddito su cui contare.
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nonsonocomeprima-blog · 9 years ago
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Il mansionario
Mia nonna è ricoverata da tempo in una struttura per malattie cerebrali degenerative. Ogni domenica passo del tempo tra i suoi compagni di viaggio, ripartiti da zero nella conoscenza di sé. 
Un abbraccio, un bacio, un sorriso sono miracoli quotidiani. Anche una novità minima, un’attenzione silenziosa come l’arrivo di un calendario in sala da pranzo è come un diamante raro.
Il calendario è stato acquistato perché alcuni ospiti avevano il timore di iniziare a dimenticare giorni e settimane, così come le ricorrenze. Essendo sempre vestiti “comodi”, non possono più riconoscere con facilità la domenica, giorno in cui nella loro precedente vita avrebbero indossato camicia pulita o lacca profumata.
Il calendario è arrivato: è stato richiesto, acquistato, applaudito.  Eppure, dopo un paio di giorni di entusiasmo, nessuno in struttura ha continuato a cambiare il giorno con costanza, facendo di fatto perdere il Senso di questo regalo. Non un’infermiera, non un medico, non un inserviente di qualsiasi tipo. Non un visitatore accorto, nessuno. Abbiamo più volte fatto presente che bastano 30 secondi (nemmeno) all’arrivo in struttura: flip, il giorno è cambiato. E si è immediatamente ripagati da mille reazioni: ah, è lunedì? Che santo è oggi? Il nome di mio nipote! Ah, come mi piaceva il mese di agosto, però fa meno caldo dell’anno scorso, bisesto funesto, quanto manca a Natale? Ma non sarà mica il mio compleanno?
Perché non lo aggiornate, questo calendario, santo cielo? Ci rispondono che non è specificato da nessuna parte chi debba aggiornare il calendario, che la dirigenza non abbia chiarito di chi sia la responsabilità.
Responsabilità di pochi secondi per dare vita ai pensieri di una giornata intera. Maledetto mansionario, maledetta cecità.  Flip, oggi è lunedì 1 Agosto 2016.
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nonsonocomeprima-blog · 9 years ago
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Non sei più come prima
Sono passati 3 anni. Hai lavorato duro, hai amato Berlino di giorno e di sera e disperatamente riamato Milano, visitato Los Angeles, trasudato Lisbona e Napoli. Hai spronato e motivato donne della tua età, donne più giovani, donne insicure, donne profonde. Hai dato loro un assaggio di quello che significa fare gruppo. Hai pagato rate del tuo mutuo, distrutto uno specchietto della tua macchina. Hai perso 3 chili, ripreso a allenarti, lasciato che le tue amiche scattassero foto di te. Hai visto nascere Tommaso dalla tua migliore amica, hai sostenuto gli anziani della tua famiglia. Hai poi concluso il tuo lavoro e ne stai cercando un altro. Lemmy è morto. Hai vinto una borsa di studio dedicata alle donne al Politecnico di Milano, preparando dissertazioni e video, parlando di Sophia Amoruso, tra le altre. Hai ascoltato, partecipato, sofferto immensamente. C’è lui accanto a te. Hai visto Hillary Clinton diventare la prima candidata presidente donna nella storia degli Stati Uniti. 
Hai vistose rughe intorno agli occhi.  Non sei più come prima. Di nuovo.
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nonsonocomeprima-blog · 12 years ago
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No fuiste antes, no eres ahora, no serás después. Fuera del tiempo, vive tranquil@
Alejandro Jodorowsky
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nonsonocomeprima-blog · 12 years ago
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Tra 10 anni
In un test compilato per gioco una decina di anni fa, mi descrivevo dopo 10 anni.
A questa età, secondo le mie stime, sarei dovuta essere madre. 
La realtà ha voluto che la mia occupazione principale rimanesse comunque l'amore, ma sto bene senza figli e il più grande investimento della mia vita è questo matrimonio.
Sono felice.
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nonsonocomeprima-blog · 12 years ago
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Sono fatti miei
Alle medie alcune compagne ce l'avevano con me.
Erano due ragazzotte piene di entusiasmo, ben vestite, con il motorino e con un certo successo con i ragazzi.
Eppure a loro davo un fastidio pazzesco.
Magliettine nere, struccata, ascoltavo la mia musica e andavo bene a scuola. Le mie amicizie più forti erano strette con persone di altre classi che coltivavo dalla scuola elementare o a danza.
Non rompevo le palle a nessuno e questo per loro era inaccettabile. Quando si è scoperto che mi piaceva (segretamente) un ragazzino dell'oratorio, hanno fatto di tutto per irretirlo a vicenda. Io guardavo da lontano. Ho catalogato questa esperienza, della quale non voglio ricordare gli episodi più violenti e crudeli, come bullismo.
Il fatto strano, pero', è che ho dato molto fastidio a almeno altre due persone, sempre per lo stesso motivo, adulte.
Una collega tutta tacchetti e sorrisi  - con un marito ricco e una bambina, con viaggi per il mondo sulla macchinetta digitale e attivismo politico rispettabile - ha iniziato a detestarmi perché mi facevo i fatti miei. Io sempre con le mie cuffie, con la mia vita e i miei principi.
Non giudico te, vorrei che tu non giudicassi me.
Il suo astio l'ha portata prima a cancellarmi dagli amici di facebook (sai che roba) e poi a chiamarmi "pezzente" davanti a altre colleghe. Persone che la frequentano ancora confermano che il suo commento caustico ha continuato nei secoli. L'ultima persona a cui sto sulle palle è ugualmente donna affermata di circa 10 anni più adulta di me, di bell'aspetto e con famiglia, viaggi e case per il mondo. Il mio modo di lavorare, pragmatico e senza fronzoli, la manda in bestia. Tanto che arriva a assumere espressioni facciali che mi ricordano tanto le mie compagne delle medie.
Una persona sulle sue puo' scatenare così tanta rabbia? E' il dubbio logorante che, se qualcuno non pende dalle tue labbra, potrebbe disapprovare la tua vita in qualche modo? Ti tormenta il fatto che "una come me" possa essere felice? Fa abbastanza ridere alla mia età, ma soprattutto alla loro.
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nonsonocomeprima-blog · 12 years ago
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Stop motion passo uno
La mia ricerca sul Tempo è a un bivio tra:
la felice e illuminata conclusione
l'inesorabile inglobamento in una ricerca sullo Spazio
Se svolto verso la felice conclusione, mi ritengo soddisfatta dell'aver assaporato quell'attimo eterno (e immobile) di pace che si rivela soltanto dietro un'esperienza digerita e consapevole.
Se penso all'altra strada, invece, sono costretta a ricominciare, partendo basita dall'ipercinesi delle persone che mi circondano. Quello che mi spaventa di più è dover testare lo Stop Motion passo uno di chi, terminata un'attività, ne inizia un'altra. Devo iniziare anche io a spuntare i luoghi e le azioni che compio ogni giorno per capire qual è il mio posto nello Spazio? Mi immagino i check in che suonano come il passaggio di prodotti alla cassa del supermercato: plin sono in ufficio, plin vado al cinema, plin sono al ristorante, plin sto prendendo l'aereo, plin emigro perché l'Italia non mi piace, plin torno in Italia perché tra 10 anni farà più figo dire che si è tornati.
Il luogo, il point of interest, è di interesse per cosa?
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nonsonocomeprima-blog · 12 years ago
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Berlin Zoologischer Garten
Nel mese di ottobre del 2012 sono andata in giornata, per conto mio, a Berlino. Ho preso un volo da Linate, molto presto di mattina. La temperatura era ancora mite, l'aeroporto brulicava di gente, tanto che sembrava di essere alla stazione M1 Loreto. Migliaia di lavoratori pronti a volare per andare in ufficio.
Non è assurdo tutto questo movimento di persone per andare a lavorare? E non è commovente quanto siano tutti così scattanti, ben vestiti e pronti alla conversazione via auricolare?
Quando viaggio da sola io entro in uno stato di trance, come se veramente non fossi presente, come se tutto dovesse passarmi vicino. Mi reco al gate quasi inconsapevole, non consulto il blackberry e non compro un giornale. Vago e vado. Il volo è stato rapido, ho bevuto dell'acqua. Avevo un appuntamento nella prima mattinata, ho preso un autobus non troppo freddo né affollato e, scesa due fermate prima della mia, ho passeggiato e trovato il portone giusto grazie alle indicazioni delle vie di Berlino che menzionano sempre i numeri civici a destra o a sinistra (che ringrazio). Ho pranzato con alcuni conoscenti e poi ho avuto il pomeriggio completamente libero. Sono stata ferma a un semaforo per circa 30 minuti, poi ho deciso di riprendere l'autobus per andare allo Zoo. Arrivata alla fermata, mi sono messa tranquillamente in coda per acquistare il biglietto e sono entrata. Tra famiglie, coppie, anziani che compilavano sudoku, gruppi organizzati, ci sono rimasta quasi 2 o 3 ore, girovagando. Piedi casuali, occhi pesanti e una sensazione di libertà mista a non esistenza. Pensieri grumosi, capogiri, fitte a tratti. Mi sono fermata lunghissimi minuti davanti al recinto delle iene, ascoltando il loro lamento e mimando, inosservata, le loro smorfie impostate. Poi sono tornata lentamente in aeroporto, nuovamente in autobus. Una signora anziana mi ha parlato in tedesco per tutto il viaggio credendo che capissi (ma è me che vede, signora?).
Dell'attesa del volo di ritorno non mi ricordo nulla. Del volo nemmeno, se non lo scalo a Francoforte. Quando sono arrivata a Linate c'era Lui ad attendermi. Esistevano più le iene, il non essere, gli autobus vuoti, il mio recinto e il mio mangime, lo spillo nella gola, il ronzio nelle orecchie?
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nonsonocomeprima-blog · 12 years ago
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Io indossavo i Rangers
Nel 1994 i Dr Martens erano tornati di moda. Perfettamente intonati al look hippy grunge oratoriano del momento, campeggiavano in tutte le vetrine e ai piedi della maggior parte degli studenti dei licei milanesi. Una mia cara amica, nonché compagna di banco, ne indossava un paio colorati e a fiori che si sposavano benissimo con i suoi capelli blu e i suoi maglioni di lana pesante.
Io non desideravo i Dr Martens. Fiera dei miei capelli viola mirtillo, indossavo un paio di Rangers con la punta di ferro ai quali avevo applicato delle spille da balia e su cui avevo spruzzato spray colorato e scritto frasi. In ricordo di un'estate speciale, avevo disegnato una margherita rosa e argento sul lato di uno dei due scarponi.
Il professore di chimica, omino dalla boria testosteronica, decise un giorno (davanti a tutta la classe) di fare i complimenti alla mia amica per i suoi Dr Martens e di affermare a gran voce che i miei non erano che una volgare imitazione dei suoi.
Sentii le orecchie infiammarsi:
era possibile che dei Rangers punk potessero sembrare un'imitazione dei costosi e fiammanti Dr Martens?
era possibile che io dessi l'impressione di voler indossare scarpe a fiori?
era possibile che io dessi l'impressione di voler essere altro?
era possibile che un professore facesse tali commenti?
Da quel momento, la naturale antipatia nei suoi confronti divento' totale indifferenza. La stessa reazione che ho di fronte a persone completamente incapaci di leggere le persone anche oggi.
Conservo gelosamente la fotografia di quegli anfibi.
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nonsonocomeprima-blog · 12 years ago
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Blindness
Mi catturano le persone che credono, una volta espresso un giudizio, che si parli di simpatie e di antipatie, quando invece si cerca di fare distinzione tra giustizie e ingiustizie.
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nonsonocomeprima-blog · 13 years ago
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This is the end
Un mese dalla mia ultima riflessione. 30 giorni dedicati a un ritiro spirituale importante, di vera distanza e messa a fuoco.
Letture compulsive, appunti accartocciati, macchie di caffè, buchi nel muro, deliri, dimensioni spaziali dilatate, pavimenti gelati.
Il tutto per arrivare al sogno di muri crollati e di scale a chiocciola che si nascondono.Il segnale è arrivato, forte e chiaro.
Sono in un nuovo mondo.
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nonsonocomeprima-blog · 13 years ago
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Ma le occasioni della vita stupiscono mai abbastanza nella loro insensata frammentarietà che poi un bel giorno miracolosamente si salda in una sottile e delicata vibrazione che riaccorda e riannoda e uniforma il tono di diversi percorsi e allora, nonostante i dolori e le precarietà dei nostri anni giovanili la vita sembra rivelarsi come una misteriosa e armonica frequenza che schiude il senso e fa capire; e allora in quell’attimo abbagliante tutto pare ricomporsi nella gioia di sentirsi finalmente presenti agli occhi della propria storia, la pazzesca consapevolezza di trarre a sé tutti i fili intrigati e sparsi del proprio passato come sta appunto succedendo a me, ora, nella luce calda di questa città in cui ogni giorno, miracolosamente, incontro qualche personaggio di questa storia che vi sto raccontando.
Pao Pao - Pier Vittorio Tondelli
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