#aneddoti
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meozade · 8 years ago
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Mi ammazzo per fare addominali tutti i giorni e poi arriva mia madre dicendo "Ti ho comprato il gelato, mangia". MAMMA PERO' DEVI COLLABORARE, DAI.
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itsclosedforlove · 13 years ago
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«Spero tanto che Dio abbia il senso dell'umorismo..» «Se è per questo ho 17 anni di aneddoti che dimostrano che ce l'ha.»
Easy Girl
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nonsonocomeprima-blog · 13 years ago
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Le tute blu sono sparite
Perché non si vedono più ragazzi con le tute blu?
Ricordo  il modo in cui noi studenti, con genitori convinti che saremmo diventati un giorno chissà chi, guardavamo ai coetanei di ritorno dalla fabbrica: sorridenti, polverosi, in tuta blu.
Avevano negli occhi la serenità di chi sa di aver fatto il proprio dovere e la spavalderia di volersi (e potersi) godere, una volta usciti, quanto sudato prima.
I ragazzi in tuta blu avevano la macchina o il motorino e potevano offrire da bere. Offrivano da bere perfino dopo aver consegnato almeno la metà  del loro stipendio in famiglia.
Erano belli, con i capelli spettinati e le mani nere, con la sigaretta in bocca e le scarpe anti infortunistiche, con le felpe bucate e un mazzo pesantissimo di chiavi attaccato ai pantaloni. Con una fidanzata appariscente e il sorriso di chi ha in mano la vita e la sta snocciolando come un rosario, tappa dopo tappa, in religioso rapimento.
Voglio continuare a pensare ai ragazzi in tuta blu appena fuori dal secondo turno, che mi sembravano così incredibilmente felici e liberi in confronto a me. E voglio smettere di chiedermi perché ci siamo ridotti così, a insegnare ai nostri figli a non sporcarsi mai e a aspirare a qualcosa di più della tuta blu.
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gregor-samsung · 7 years ago
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Tutti conoscono l'aneddoto dell'uomo che durante il terremoto di Lisbona del 1775 si mise a vendere pillole antisismiche, ma un particolare della storia è meno noto: quando qualcuno gli fece osservare che le pillole non servivano a niente il venditore replicò: «E lei cosa userebbe al loro posto?»
Lewis Bernstein Namier, In the Margin of History, 1939, p. 20.
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frammentidilys · 9 years ago
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sei seduto lì, davanti a me. Mi domando cosa pensi, se mi pensi quando sei a casa a raccogliere i calzini puliti -ricordi quando li raccoglievo io? quando, ridendo, te le lanciavo in faccia e facevi il finto offeso solo per scroccarmi un piccolo bacio - mi chiedo a cosa pensi, ora, che aspiri da questa sigaretta, con gli occhi concentrati. Sto pensando che l’amore fa male, tremendamente male. La cosa mi fa un po’ sorridere, come se tu mi abbia letta nel pensiero. Hai ragione - dico - l’amore fa male, ma fa anche bene al cuore. Mi guarda per un tempo infinito al cuore, ai polmoni, al fegato dice ala fine. Anche ai tuoi calzini, rispondo io, notando calzini diversi ai suoi piedi.
ride, ridiamo tanto. Che voce soave, la sua. Conosco ogni sua tonalità ormai. La sua voce arrabbiata, decisa, forte, o quando scherza, sottile e leggera, quando è senza parole, leggera e percorsa da brividi. Ma la sua voce è più bella quando racconta, perché è scorrevole, è assente quando racconta, come se la storia la vivesse lui stesso. Si alza, butta la sigaretta spenta nel cestino, ché sa che se la butta a terra mi da fastidio, e io gli passo l’ultimo morso del cornetto, ché so che è la parte che preferisce. Mi sorride, mi scosta i capelli e si avvicina al mio orecchio: siamo ancora legati da un filo impercettibile, invisibile, ma di una forza spaventosa. Siamo ancora tu ed io, ancora noi, sempre lo saremo perché è così l’amore, profondo. Non possiamo cancellare, ma possiamo voltare pagina.
Lo guardo, in silenzio, mentre lui mi passa un post-it con su scritto ‘’lo zero ti fa schifo, ma a volte lo zero è necessario affinchè i calcoli riescano. Se ti va uno zero con me, sai cosa fare.’’
Alzo la testa ma lui non c’è più.
Sorrido. Sì, so cosa fare.
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periferiagalattica · 9 years ago
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Io mi pare di aver capito che ero l'unico che non l'aveva mai incontrato, Umberto Eco.
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sarahblackhole · 11 years ago
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Avventure dello shopping estivo con 'madre'.
Oggi ho deciso di andare a fare shopping con mia madre in vista della partenza ( a proposito, per un mesetto ci sarò molto meno visto che vado a fare l'artista maledetta altrove <3 ). Ci mettiamo in macchina, mi guarda. Mi aspetto la solita domanda:
" Sai già cosa comprare? "
" Nuoh. Vedrò. "
" Hai due ore di tempo eh. "
E qui già la guardo male, perchè lei non fa altro che lamentarsi di quanto tempo io ci metta a scegliere qualcosa che mi piace visto che sono una cagacazzo di prima categoria - cit. sicchè sappiamo bene entrambe che due ore non bastano mai. Che in due ore al massimo butto un occhio nei negozi in cui entrare, girandomeli tutti e alla fine scegliere il primo che mi ha convinta. E insomma, dopo aver ridotto le tempistiche ed essere entrata in un negozio dopo SOLO mezz'ora (?) prendo un po' di questo e un po' di quello attendendo l'infausto momento in cui mia madre mi si sarebbe avvicinata come un avvoltoio per farmi notare:
" Quello non ti entra. "
" Mamma, ma che ne sai? Fammelo misurare. "
" Scegli sempre cose che non ti entreranno e poi ci stai male. Piuttosto prova questo. " *mostrandomi un vestitino carino, nero, con gli spuntoni che tanto mi piacciono e i fiorellini (?). Roba banale che non metterei manco morta, in Inverno*
Sicchè vado nel camerino, aspetto il mio turno, entro. Mi assicuro che la tendina sia chiusa perfettamente o col cavolo che mi tolgo anche le scarpe. Fffatto? Mi spoglio. Prendo il primo vestito - quello scelto da me - lo provo. Noto che è troppo corto, che mi si vedono le cosce e io non voglio assolutamente che mi si vedano, perchè sono grandi e mollicce. E non va bene. Entra. Mi guarda, spiccissima.
" Te l'avevo detto. " - che noi abbiamo grossi problemi di comunicazione, io e mia madre, ma quando si tratta di vestiti ci capiamo al volo. Del tipo che basta un mio sguardo ad una sua maglietta e lei capisce che mi fa schifo e viceversa. ( Poi magari quando arriccio il naso per la carne rossa alla pizzaiola non ci arriva. Evabècammafah. )
Mi provo un paio di vestiti scelti da me e non mi stanno bene, perchè o sono troppo corti, o troppo scollati ( che io non posso scollarmi o sembro un mignottone volgare peggio della Marini ) allora lei viene in camerino passandomene degli altri, rassicurandomi che la taglia è giusta. M.
" Mamma è piccola M. Non mi entrano i vestiti taglia L, figurati la M. "
" Provalo, ha l'elastico. Fidati. Ti entrerà. "
" Vieni dal futuro? Hai la palla di cristallo? "
" No, ma la palla me la stai facendo tu. Manca un'ora. Provalo. "
... Zi badrona (?) Lo provo. Mi entra. Mi snellisce. La odio. Giuro che avrei preferito che non mi entrasse. Mi guardo allo specchio, con la faccia schifata. Torna lei con altri due vestiti, smollandomi quel sorriso che un po' mi intenerisce, un po' mi fa rosicare.
" Hai visto che ti sta bene? "
" Sembro un sacco della munnezza. "
*rispostaccia in napoletano, che in certi casi niente rende meglio del nostro dialetto meraviglioso* " Prova anche questo, questo e quello ".
E insomma, li provo tutti. Su cinque vestiti me ne sono entrati tre dei suoi, mentre dei miei.. solo uno. Non va bene. Io sono competitiva, non va bene. Esco dal camerino, scavicchio un po' e alla fine trovo una bellissima salopette nera di jeans, di quelle che mi fanno un po' il sex appeal da imbianchina lesbica (?) ma che non passano mai di moda. La prendo. C'è la mia taglia. (s)vengo. Evento epico. Al chè mi si avvicina con la solita aria da inquisitrice ammazza streghe-emo (?) e mi fa:
" Maròòòò! - cit. Ancora con sta schifezza? NON. TI. ENTRA. "
*al chè mi altero un sacco, iniziamo a bisticciare e arriva l'ultimatum*
" Guarda che perdiamo tempo e domani non possiamo ritornarci qui, perciò muoviti eh! "
" Mamma hai rotto tu e che mi smonti sempre! La salopette me la provo che è la mia taglia e se non mi và chissenefott'. Ah. "
" Mh. Vabbè, contenta tu. "
Allora entro in camerino tutta contenta e trionfante, godendomi il mio momento di gloria solo per i primi dieci secondi. Poi - come al solito - inizio a sentirmi in colpa per averla sgridata, ma non torno indietro. Provo la salopette. Il jeans non cede molto. Resisto, tiro sù e tra una bestemmia, un sospiro e un momentino di depressione riesco a farmela entrare. Mi sta bene, anche se mi tira un po' qui un po' lì e si vede che i miei fianchi mollicci ci sporgono un po' troppo. Imbroncio le labbra. Almeno mi è entrata, no?
La sento arrivare. Panico. Non può vederli quei fianchi ( e neanche io, a dire il vero ) perciò me la sfilo subito, emulando il sorriso più realistico che mi esce.
" Allora, ti è entrata? "
" Certamente. La prendo. "
Solo alla cassa scopro che la salopette oltre ad essere della mia taglia era anche scontatissima e l'ho pagata una cazzatella. Certo, tra le sei cose che ho preso quasi tutte le ha trovate lei, perciò questo post non servirà a dimostrare che ho la capacità di prendermi certe rivincite da mia madre.
Probabilmente volevo solo vantarmi del fatto che mi sia entrata una salopette e che ora ne posseggo una, anche se mi sta un po' stretta ai fianchi.
Ma tanto sono a dieta e il fatto che prima o poi si accorgerà che non mi calza a pennello mi motiva a continuare col mio giochino/tutorial di Michael Jackson con la Xbox finchè non perderò quei kg che mi impediscono di vivere, mangiare, innamorarmi, interagire come una normale ragazza di vent'anni.
S u/o p p o r t a t e m i <3
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unastoriavera · 12 years ago
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Il mio professore di latino e greco del ginnasio amava chiamare i livelli di difficoltà delle versioni, segnate nel nostro libro “Ianua” da dei comunissimi pallini, “palle”. Così, quando capitava una versione un po’ più difficile delle altre, diceva: “attenti, questa versione ha due palle!”. E, chi più chi meno, chi apertamente e chi dentro, ridevamo per quella stupidaggine. Un giorno, ci assegnò una versione per casa, dicendo: “ragazzi, provate a farla, ma questa è una versione con tre palle”. Tutti ci lamentammo: le tre palle erano troppe anche per i più bravi di noi! Ma io, il giorno dopo, andai a scuola con quella traduzione fatta. Fatta male, certo, ma fatta. Perché, sapete, nella vita ne troveremo a non finire di versioni, di momenti, di situazioni, di difficoltà, di problemi con tre palle. La vita è Tacito, è Seneca, non è “puella amat rosas”, nè la versione di Cesare semplificata tratta dal primo volume di “Ianua”. Se non impariamo ad affrontare le cose difficili qui, dove possiamo sbagliare, quando lo faremo? Per cui grazie, professore, le versioni con tre palle non sono poi così difficili, ora riesco a farle.
unastoriavera
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goolden · 1 year ago
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sono in bagno, mi sto vestendo per portare a spasso il cane. mentre eseguo meccanicamente i soliti step, l'occhio mi finisce su un flacone di shampoo all'olio di Aragorn. come in ogni cartone animato che si rispetti, in un primo momento non ci faccio caso, ma dopo un secondo o due, con gli occhi sbarrati, realizzo cosa ho letto, quindi volgo nuovamente lo sguardo verso il flacone e, sospirando di sollievo -anche un po' divertita-, stavolta leggo «shampoo all'olio di argan»
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hopelius · 6 years ago
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Il mio caro Nonno un giorno mi disse: Studia! O farai la mia fine, a spaccarmi la schiena in cantiere. Bhe caro nonno, ho studiato mi sono laureato. Sempre a lavorare in cantiere sono finito.
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meozade · 8 years ago
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Esame di diritto dei trasporti, ecco cosa è successo:
Prof: “Bene, mi parli del trasporto marittimo di persone” Io inizio a parlare a raffica di tutte le cose che sapevo e lei mi interrompe. “Si ma cosa deve fare il passeggero?” AL CHE IO SPARO UNA CAZZATA COLOSSALE: “EH DEVE PAGARE IL BIGLIETTO, NO?” La prof si mette a ridere perchè chiaramente non c’entrava un cazzo e mi fa: “E il limite risarcitorio in caso di danni quant’è e cosa lo stabilisce?” *io muto* *io muto* *io muto* Lei: “Dai, il limite risarcitorio è pari a un quinto del valore della nave” *io mai sentita sta cosa* *non c’era nel libro* *di che cazzo sta parlando* *Io basito* *io muto* *sorrido e annuisco* Ancora lei: “E che convenzione lo stabilisce? Di quale città?” Al che io inizio a sparare nomi di città a caso: “Bruxelles? Parigi? Londra? Ginevra? Montreal? NON LO SO!” Lei: “LA CONVENZIONE DI ATENE!” *ah.* *ma io che cazzo ne so” *ma che minchia è la convenzione di Atene* *ATENE ESISTE ANCORA? no vabbè* Ancora lei: “Beh, male male male. Qual è la tua media?” Io mento spudoratamente: “25″ (in realtà molto meno MUAHAHAHHA COLLEZIONO 18) Lei: “Ah, però io non te lo posso dare un 25 viste le circostanze, ti do un 23 giusto per non rovinarti troppo la media va bene? Lo accetti?” IN REALTA’ LA MEDIA ME L’HAI ALZATA TESORO, OVVIO CHE LO ACCETTO, OVVIOOOOOOOOOOOOOOOOOOO CHE DOMANDE, I VOTI NON SI RIFIUTANO MAI, SONO COME FIGLI MIEI, CEHH DAI LE BASI PROPRIO *saluto, mi metto a urlare e esco dall’aula saltando come un deficiente*. FINE.
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forsenontutti-blog-blog · 14 years ago
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Fare una colletta...
Per il compleanno dell'amico, per il matrimonio del cugino, per una buona causa, per una cattiva causa...
Prima o poi tutti hanno fatto almeno una colletta, ma qualcuno si è mai chiesto perchè si dice così?
Pietro Colletta fu un militare e storico napoletano (per il dettaglio della sua biografia rimando alla sempre utile wikipedia...) che ebbe modo di conoscere, a Firenze, Giacomo Leopardi. Il poeta, all'epoca, non se la passava troppo bene ed era costretto a vivere firmando cambiali; Colletta decise di aiutarlo, facendosi promotore di una raccolta di denaro per assicurare al recanatese una rendita mensile. Ed ecco spiegata l'origine dell'espressione!
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meetuttoilresto · 12 years ago
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Era il natale del 1998, e dopo mesi di insistenze scartai il Furby. Al pranzo di natale, il primo ed ultimo al ristorante della mia vita -Scoprii anni più tardi che fu al ristorante perché i miei, già separati, volevano passarlo con noi senza coinvolgere le famiglie- mi fu impedito di portarlo, ed io passai le ore a guardare il bambino del tavolo vicino che ci giocava, pensando a quando sarei tornata a casa a giocarci.
Quel pomeriggio mio fratello, un quattordicenne poco delicato, lo ruppe prima ancora che potessi iniziare a giocarci. Non vi dico i pianti ed ancora, dopo anni, la storia del Furby non riuscivo a digerirla.
E' il natale del 2013 e dopo 15 anni stasera ho scartato il Furby che il mio fratello trentenne mi ha regalato e ci ho giocato due ore. Inutile dire che lo adoro. (Il Furby ovviamente)
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menefarounaragione · 12 years ago
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Aneddoti
Oggi ho parlato con un signore. Non troppo anziano. Era con un suo amico che doveva fare una visita. Il suo amico soffre della malattia di Parkinson. Era tremendo vedere quella mano tremare, ma lui, fiero, la metteva in tasca, quasi come volesse domarla. Faceva il parrucchiere. Allora ho pensato sin da subito che avesse smesso per la malattia. Invece no. Era in pensione. Mi ha detto che quando tagliava i capelli aveva la mano più ferma del mondo. Era preciso e curato. Come se la forbice fosse parte integrante di sé.
Quando si ha un talento, non esiste nent'altro.
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softevral · 9 months ago
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Lei: "Voi uomini, senza noi donne, non sapreste manco cucinarvi un uovo!".
Lui:
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thegirlwhodoesntcry · 9 years ago
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Ho così tanto casino nella mia testa, che quando cerco di articolare una frase in un modo leggermente più complicato il mio cervello si rifiuta, esce dalla scatola cranica e inizia a correre urlando.
thegirlwhodoesntcry
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