If you can dream it, you can do it. Always remember that this whole thing started with a dream and a mouse (Walt Disney)
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Letture estive

Non finiremo mai di cercare. E la fine della nostra ricerca sarà l’arrivare al punto da cui siamo partiti e il conoscere quel luogo per la prima volta.
(Thomas Stearn Eliot)
Riprendo a scrivere, dopo una lunga pausa. Combatto un po’ con me stessa: mi sento alquanto arrugginita, deconcentrata, avvinta e in parte sconfitta perché riconosco di essere stata sopraffatta dalle mille cose da fare, lavoro, famiglia, piccoli o grandi accadimenti ai quali non posso sottrarmi essendo già da tempo entrata a far parte integrante del mondo degli adulti.
E come ogni anno mi piace dedicare parte delle ferie estive alla lettura, colpevole consapevole di relegare a quanto reputo così prezioso, solo brevi periodi dell'anno, vincitrice e vita di ferrea battaglia che mi ha permesso di abbandonare definitivamente l’idea, quasi imposta, di voler dedicarne sempre e comunque un piccolo spazio giornaliero, anche fatto di poche righe, seppur riconoscendo, ahimè, eseguita con una certa distrazione.
Rifiuto la rappresentazione della lettura quale mero esercizio di acquisizione lessicale o tanto meno un obbligo etico perché “non si può non leggere”… è qualcosa di più inteso. È intraprendere un viaggio. È entrare in un'altra dimensione dove spazio e tempo assumono contorni indefiniti fino a scomparire assieme al contingente, portando con sé ogni ostacolo alla partenza... e pertanto ha necessità dei suoi riti, dei suoi tempi e anche di una preparazione adeguata.
Dunque il libro diventa uno veicolo che mi trasporta lontano, inseguendo echi vibranti e di condividere segreti nascosti nelle vite altrui ... per un po'...

No, non credo possa definirsi un mero calarsi nel personaggio, troppo semplice! quanto piuttosto imbattersi in esso ed entrare in connessione, condividerne ogni gesto, ogni attimo, fagocitandone i pensieri e le percezioni, fino a lasciarsi travolgere e trasportare all'interno di un mondo che non è il proprio, abbandonandosi senza controllo alle sensazioni anche più contrastanti, finanche quelle più intime, in un’empatia quasi catartica.
Ed ecco ho tra le mani il nuovo libro di Pierluigi Serra (mentre il prossimo sarà nelle librerie a settembre), giornalista ed autore di molteplici romanzi di successo, rappresenta da qualche anno una novità di successo nel panorama editoriale sardo.
Sono trascorsi alcuni mesi da quando ho avuto modo di intervistarlo e poter conoscere lo scrittore. La gentilezza nei modi, la ricercatezza e consapevolezza del linguaggio, l'eleganza e fierezza raccontano molto di più delle descrizioni che su di lui ho raccolto, da tale incontro ricco di contenuto apprendo con un certo stupore ed incanto. Ed è proprio durante la nostra lunga chiacchierata che ho potuto intravedere quell’alone di mistero e magia che Serra tramette attraverso spazi e i luoghi così familiari. È la curiosità ha preso il sopravvento.
Ho atteso qualche tempo prima di scrivere questo articolo in attesa di interpretare correttamente le impressioni e le informazioni recepite, partendo innanzitutto dalle sue opere, conscia che è sempre presente quel filo rosso che lega l’autore alla sua creazione rappresentando, nei diversi modi e forme, una proiezione del sé.
Ho scelto un luogo speciale dove spesso mi rifugio, perché ancora poco affollato, colta d’un tratto da un silenzio e solitudine che sapeva di mistero, con un cielo che incontrava il mare minacciando tempesta. Cagliari magica. L’eco delle streghe'. La Zattera editore.

Ed ora mi sento come un eremita che, di fronte ad un’oasi avvolta da una nebbia che rende onirico il paesaggio circostante, scopre una sorgente d'acqua.
Non esagero nell'affermare che ogni pagina rappresenta una ricerca minuziosa, raffinata, del particolare. Si avverte una notevole attenzione e cura nella descrizione dei luoghi della mia Città, riscoprendoli tuttavia sotto un'altra veste, quasi lo scrittore ci avesse fornito di un caleidoscopio capace di irradiare di infiniti colori e sfumature diversi quegli anfratti così domestici e capace, facendolo roteare con sempre maggiore velocità di catapultare a centinaia di anni indietro nel tempo.
Bellezza, incredulità, rabbia e dolore permeano ciascuna storia.
Donne e uomini straordinari che come un alito di vento hanno alleviato la stanchezza e sofferenza della gente comune. La consapevolezza che si tratti di vite realmente vissute ha reso più attraente la lettura, ma al tempo più dolorosa.
Destini ingiusti, soffocati da invidie, cattiverie, vittime di un’abominevole sete di potere fine a sé stessa...
Tutto ciò cosa ha prodotto? Dolore, paura, morte, abbrutimento degli animi, vigliaccheria, messa al bando di riti ancestrali e di quanto oggi definiremo come scoperte scientifiche, fino alla preordinata soppressione di culture millenarie...
Vicende che insegnano tuttavia a non abbandonare le proprie passioni e che invitano a riscoprire gli elementi più intimi che ci riportano e ci riconciliano con la natura.
La protagonista indiscussa è indubbiamente Cagliari, di cui Serra vuole fornire un tributo.

E ritrovo quanto mai trionfante la Storia, raffigurata, pagina dopo pagina, come un sentiero impervio e denso di insidie.... e con essa l'Umanità, sua creatrice ed alunna, che può forse indugiare e optare per un tempo anche lungo una sosta, un riparo, ma che prima o poi riprende il proprio passo lungo il cammino che alcuni chiamano Destino.
Allora ripenso ai diritti conquistati da quanti hanno sacrificato la propria esistenza anche a discapito della propria vita e che oggi fanno parte del nostro patrimonio, che riconosco fragile ed erroneamente ritenuto immutabile e certo.
#sardiniansummer#ilovecagliari#witches#withesinsardinia#ecodellestreghe#vitadastrega#lettureestive#sottolombrellone#estate2018#tuttiinvacanza
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Salutando l’inverno

Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.
Salvatore Quasimodo
Mi capita di sentire talune volte il bisogno di stare da sola
Staccarmi da quel che accade intorno, riflettere
Non è un fuggire, ma un ritrovarsi
Una tensione e repulsione, una forma forse di ribellione a quel naturale conformarsi, che riconosco in realtà come un atavico impulso che ci spinge a sentirci parte di quella società che dall'altra condanniamo, come una forza concentrica ed eccentrica nello stesso tempo.
E quando fuori c’è odore di tempesta, i pensieri si fanno più intesi: è questo il momento che preferisco. Non c’è luogo più accogliente del mare, dove lo sguardo incontrando l’orizzonte trova sempre quello che il cuore non dice e l’anima si specchia.
Il Poetto in queste occasioni è un meraviglioso spettacolo.
Ho sfidato la pioggia e so che forse non avrò molto tempo. Non occorrono ore, ma solo istanti, silenzio e una melodia che lenta accompagni questi minuti.

È stata una settimana strana, con incontri che mi hanno commosso e dove più volte è echeggiata la parola Amore, nelle sue più disparate forme. Quell’Amore di cui non conosco bene i contorni o la definizione, ma che quasi come un turbinio di emozioni e sensazioni trasporta la mente oltre la materia, abbandona i sensi e raggiunge ciò che è ignoto, a cui è difficile attribuire un nome o la fonte, dirompente affiora da un sorriso di una bimba, dallo sguardo di una donna, dal tremolio della voce di un amico, da un saluto di un vicino.
E mi scopro nuovamente a riconoscere i contorni di quell’Amore che lascia senza parole, che fa bene e fa soffrire allo stesso tempo, dal quale so quanto sia ingiusto rifuggire.
Ma l’ho fatto, più e più volte. Sarebbe più facile congelare le emozioni, vivere una vita senza scossoni, già, ma perché? Forse per paura di farsi del male, di soffrire? No forse credo si chiami paura di fallire.
Ed eccomi qua a trovare la forza di pronunciare quel qualcosa che più mi inquieta, dire a me stessa di aver sbagliato. E lo ripeto perché so che non devo vergognarmene. Strano, abituarsi all’idea che si debba accettare che nella vita qualche volta si vince ma la maggior parte si perde, e non farne una colpa. E non è reato pronunciare la parola fallimento.
Capire di non rifiutare il presente sperando nel futuro; vivere ogni momento pensando che sarà sempre e comunque diverso da quello precedente e che non sappiamo se ci sarà concessa un’altra opportunità. Ecco la nuova sfida con me stessa!

Le nuvole si sono diradate e il sole ha prevalso. Non vado via triste, mi allontano con un accenno di sorriso, pensando che aveva ragione mia mamma quando da piccoli ci portava a fare lunghe passeggiate perché diceva che l’aria di mare faceva bene alla salute.
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Le Donne Avon

Donne Pianeti dispersi Per tutti gli uomini cosi' diversi Donne, Amiche di sempre Donne alla moda, donne contro corrente...
(Zucchero)
E così ieri per me è stata la quarta sfilata che ho presentato per il brand Avon
E come tutte le altre volte è stato un sentirsi a casa, forse questa volta qualcosa di più, un riconoscersi parte di una comunità.
Ho ricevuto un’accoglienza straordinaria, sorrisi, baci e abbracci, quasi fossimo amiche di lunga data.
Ma amiche oramai lo siamo davvero e rivedere l’intero staff (per usare i termini tipici della moda) mi ha riempito di una insolita gioia e per questo devo ringraziare Leila Corona responsabile Avon di zona che mi ha coinvolto nel progetto.

Vorrei soffermarmi un attimo e descrivere le donne Avon, quelle in prima fila e quelle dietro le quinte: un mondo affascinate sconosciuto fino a qualche tempo fa e che con incontrato direttamente in azione, la cui passione e l'entusiasmo per un obiettivo comune in occasione di questi eventi, mi ha piacevolmente convinto e coinvolto.
Ma chi sono le donne Avon?
Che posso dire se non Donne che sanno quello che vogliono… testarde, decise, infaticabili, combattive, caparbie … e che amano alla follia il proprio lavoro .

E sono Donne davvero con la D maiuscola che come tutte noi offrono agli altri la parte migliore di sé anche nei momenti difficili della vita di ciascuna, e all'occasione capaci di annullarsi di fronte alle necessità di coloro che amiamo mettendo al primo posto la loro felicità.
Tuttavia Donne capaci di non rinunciare a sé stesse e alla propria femminilità circondandosi di ciò che più piace e fa star bene, quelle coccole che fanno sentire che in fondo siamo importanti prima di tutto a noi stesse… infine posso definirle in tutto ciò irrimediabilmente sognatrici.




E sono così nel lavoro come nella vita: e come tutte noi, infaticabili, desiderose di metterci sempre in gioco, ci poniamo ogni giorno obiettivi sempre nuovi e sempre più complessi (non ci accontentiamo mai dei nostri risultati) e ci impegniamo per raggiungerli impiegando tutte le nostre forze e capacità, senza sosta, senza arrenderci nemmeno quando siamo stanche, nemmeno quando il cuore è trafitto e piange.
In fondo siamo convinte che la vita sia una battaglia da vincere!
E io le ho viste all’opera, e ho constato che esiste un legame che lega ciascuna, un genuino e stringente senso di appartenenza, quasi un patto di sorellanza e senza altro fine se non divertirsi e far parte della squadra in modo attivo e collaborativo. Tutto all’insegna della normalità. E il backstage è stato un esempio: c’eravamo tutte, truccatrici, estetiste, parrucchiere, modelle, supporters… addette all’organizzazione .







Nonostante ci fosse indubbiamente un po’ di emozione e un filo di ansia, prevalevano le battute, i sorrisi, in perfetta sintonia con la serietà dei ruoli e delle mansioni, dell’organizzazione, l’impegno e la volontà di dimostrare che sarebbe stato un successo. Mai momenti di tensione ma sempre spirito di gruppo senza per questo farsi prendere dallo scoramento, anzi, c’era una strategia quasi scientifica nell'avere sempre una frase di incoraggiamento e di vicinanza per ciascuna…. Che dire! ne sono rimasta affascinata quanto stupefatta, in un sistema sociale e relazionale dove l’individualità, la competizione e l’arroganza con un misto di cattiveria sembra prevalere rispetto alla solidarietà. E il successo è arrivato di pubblico e non solo.



Nel condurre la serata ho sentito che parlare loro era davvero un po’ come definire di me stessa.
E queste mie poche quanto brevi riflessioni sono una dedica a tutte voi, Donne Avon…. E un grazie per le emozioni che mi fate vivere ogni volta

Foto di Carla Picciau
Photoevideographicart di Carla Picciau
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Ed arriva il Carnevale ...

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” . Cesare Pavese
Colori, suoni, allegria, entusiasmo. Mi accolgono così all'ex me fondazione Domus de Luna mentre fervono i preparativi per il Carnevale.
Il Carnevale è questo e oltre: è appartenenza alla terra, è mistero, è magia. Per noi sardi è davvero qualche cosa di diverso, direi di arcaico, viscerale e identitario, quasi un richiamo di un mondo misterioso, fatto di riti, simboli, che si sprigiona in tutta la sua forza, manifestandosi, in particolare in questo periodo dell’anno. Infine è un passaggio, con la sua funzione apotropaica, ovvero di esorcizzare l'anno appena trascorso con le sue difficoltà e amarezze che si compie uguale nei secoli, ci prepara a superare l’inverno interiore verso una primavera di emozioni, di rinascita, di vita. Non so spiegare meglio da quale groviglio di sensazioni ed emozioni io sia investita quando vedo danzare i Mamuthones e Issohadores, correre i cavalieri per la stella o discendere su Componidori durante sa remada, Sa Carrela 'e Nanti di Santu Lussurgiu oppure quando osservo le maschere dei Boes e Merdules. Su Bundu, solo per citarne alcune.. o su Karrasegare Osinku o su Carrasciali Timpiesu o anche Su Harrasehare Lodinesu … ma non solo … appunto…

Ma sento che vengono da un io più profondo… Certo non caratterizzato dai fasti di un tempo, tuttavia, il carnevale resiste alle difficoltà e il lento declino dei nostri paesi … ed è ancora presente nelle sue varie forme e ritualità. Data la mia origine Oristanese, la Sartiglia rappresenta da sempre un appuntamento fisso… e fin da piccoli, vestiti in maschera eravamo lì in prima fila ad osservare la discesa dei cavalieri.

E mi tornano ora in mente le immagini degli anni liceali quando anche con le mie compagne non potevamo perderci il Carnevale ghilarzese (che coinvolgeva l’Alto Orisanese, il Guilcer, Barigadu e dintorni) dove carri allegorici, maschere, coriandoli e cibo (ricordo signore che ai bordi offrivano dolci fatti a mano porgendo enormi cesti e signori con vino ) e tanta allegria ed ilarità rendevano quei giorni una esperienza straordinaria.

Ed ecco ora il Carnevale cagliaritano... Ripristinato dopo alcuni anni di stop. Ed è una meravigliosa scoperta anche per me oramai cittadina da oltre vent'anni di questa splendida città. Ne leggo le antiche tradizioni e significati. Innanzitutto le maschere caratteristiche che raccontano qualcosa di più di Cagliari città e ancora oggi fanno parte del quotidiano, come sa panettèra “la panettiera”, su caddemis il mendicante che chiede l’elemosina; sa fiùda, la vedova inconsolabile; su sabattèri, il ciabattino che simboleggia i lavori più umili; sa dida, la balia.


E sa ratantina ( o sa ratantira nella variante successiva da parte degli abitanti del quartiere della Marina) è il simbolo che forse più lo caratterizza: è un ritmo coinvolgente che accompagna il corteo, composto prevalentemente da tamburi, che rappresenta quasi fosse una iniziazione, l’invito ad unirsi nella danza e a lasciarsi coinvolgere dalla musica delle caratteristiche percussioni, quasi a lasciarsi andare e a godere dei vizi, prima di ritirarsi nell’austerità della Quaresima. E mi raccontano che il nome deriva dal rombante TAN TAN ripetuto dei tamburi genera un melodioso ratantan.
Ed eccomi a Pirri, dove si partecipa al Carnevale cagliaritano non solo con una sua giornata ( Sabato 10 febbraio) ma addirittura con una propria maschera tradizionale, is tiàulus, diavoletti maligni e pestiferi che danzano rapiti intorno al rogo di su Rei Cancioffàli.
Sono coinvolti i ragazzi e bambini del rione e del vicinato di Santa Teresa, le comunità che la fondazione Domus De Luna gestisce, le parrocchie e le associazioni pirresi. La Fondazione, e l’Amministrazione comunale, ha preso a cuore questa manifestazione attribuendogli quel valore sociale e non solo culturale, di aggregazione, partecipazione attiva della comunità, che vuol dire suddivisione di compiti, definizione e condivisione di regole. Osservo i volontari che lavorano con entusiasmo ai preparativi, chi taglia, chi assembla, chi cuce i costumi e gli accessori. Per un attimo giochiamo un po’….

Cerco i ragazzi che suonano sa ratantira… Eccoli arrivare: stanno provando per le vie della cittadina... mi fermo un po' in mezzo al gruppo e mi invitano a suonare il tamburo ... ne approfitto e come loro sono rapita dal ritmo ….
Ma perché il diavolo come maschera a Pirri? Si racconta che per secoli in piazza Italia ci fosse il patibolo e si giustiziassero i malviventi (da qui il detto “su gancio ‘e Pirri ti donu?) e vagassero poi per Pirri anime perse, reiette ... (chissà..secondo me scoprirò prima o poi anche qualche storia di fantasmi …).

Che dire di più…..
Siamo invitati a partecipare sabato 10 febbraio a Pirri alla sfilata che partirà dalle ore 16.30, chi da diavolo da angelo (una variante)se vuole mantenere la tradizione o qualunque altra, purché si faccia festa! E io quale costume sceglierò?
“Cambarà cambarà cambarà e maccioni, pisciurrè, sparedda e mumungioni!”

Per info la pag facebook
https://www.facebook.com/events/1581337198569811/1591229277580603/?notif_t=plan_mall_activity¬if_id=1517601991952890
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Alla scoperta delle favole di Gramsci

Carissimo Delio, mi sento un po’ stanco e non posso scriverti molto. Tu scrivimi sempre e di tutto ciò che ti interessa nella scuola. Io penso che la storia ti piace, come piaceva a me quando avevo la tua età, perché riguarda gli uomini viventi e tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti piú uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono fra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se stessi, non può non piacerti piú di ogni altra cosa. Ma è cosí? Ti abbraccio. ANTONIO
E in questi giorni sono meravigliosamente circondata dagli affetti familiari … e come ogni ricorrenza da calendario c’è il momento “tuttinsiemeappassionatamenteconzia”….
Nell’immagine della famiglia tradizionale (forse più meridionale), mi sembra di ricordare che ci sia sempre la zia single (nel linguaggio moderno… unico termine consentito) o uno zio (versione maschile autorizzata dunque!) nei confronti dalla quale i nipoti assumono atteggiamenti misti di ammirazione e grande affetto, e non solo perché fa i regali più belli e non è detto più costosi… meglio definirli “trasgressivi” rispetto al volere di mamma e papà….. piuttosto perché assume nel tempo, e nei ricordi di ciascuno, una fisionomia dai contorni sfumati, oserei definirla quasi una figura mitologica, forse dato dal fatto che non la si vede quasi mai (così pensavo io dello zio Remo)… comunque quando c’è è sempre piena di sorprese e regali (rigorosamente uno per ciascuno e meticolosamente attenta che sia azzeccato (il segreto? chiedere ai genitori … ovviamente) … e capace di fare tutti i giochi e vincere (non so se sia una regola, io almeno io ci provo)… insomma… portatrice di allegria e divertimento diffuso … “facile!!!” dicono i genitori …. “a ognuno il suo ruolo”, mi verrebbe a questo punto rispondere.

Mentre sono intenti a giocare ognuno con i propri giochi e io posso sedermi sul divano davanti al pc (niente lavoro! solo letture amene) e per un attimo godere di un po’ di tregua… eccoli! Intorno a me, mi assalgono, prendendo le vie più diverse… chi risale dalle gambe, chi mi prende alle spalle, chi fa direttamente un balzo e basta… ci riescono, tra litigi e gomitate a sedersi accanto tutti … e ci dobbiamo stingere per poterci stare ( e pensare che non sono nemmeno al completo).
Giunge però è il momento più critico … “zia che fai, giochi con noi a nascondino?”, e io “ zia legge” … risposta scontata “anche noi!!!!!”
Panico … oh nooooooo! nascondino si o no? scelgo, dico no! Anche noi abbiamo bisogno di qualche minuto di pausa…. ma cosa mi invento?
Ho in cronologia il link di alcune favole scritte da Gramsci per i propri figli durante la prigionia … ho riscoperto questo lato di Gramsci “scrittore di favole” in occasione della pubblicazione del libro dedicato ai più piccoli “l’albero del riccio” edito da Abbà edizioni….

Ssssssssssssssssssssilenzio ! L’attenzione è altissima … volgo il mio sguardo ancora una volta verso di loro, mi accorgo che aspettano a bocca aperta …sorrido… comincio:
“Un bambino dorme. C’è un bricco di latte pronto per il suo risveglio. Un topo si beve il latte. Il bambino, non avendo latte, strilla, e la mamma che non serve a nulla corre dalla capra per avere del latte. La capra gli darà il latte se avrà l’erba da mangiare. Il topo va dalla campagna per l’erba e la campagna arida vuole l’acqua. Il topo va dalla fontana. La fontana è stata rovinata dalla guerra e l’acqua si disperde: vuole il maestro muratore; questo vuole le pietre. Il topo va dalla montagna e avviene un sublime dialogo tra il topo e la montagna che è stata disboscata dagli speculatori e mostra dappertutto le sue ossa senza terra. Il topo racconta tutta la storia e promette che il bambino cresciuto ripianterà i pini, querce, castagni ecc. Cosí la montagna dà le pietre ecc. e il bimbo ha tanto latte che si lava anche col latte. Cresce, pianta gli alberi, tutto muta; spariscono le ossa della montagna sotto il nuovo humus, la precipitazione atmosferica ridiventa regolare perché gli alberi trattengono i vapori e impediscono ai torrenti di devastare la pianura. Insomma il topo concepisce un vero e proprio piano di lavoro, organico e adatto a un paese rovinato dal disboscamento”…
Il topo e la montagna è una delle favole che Gramsci dedicò a Delio e Giuliano, quest’ultimo non conobbe mai, e volle loro consegnare un messaggio profondo e importante valido anche per i bambini di oggi. E a chiusura dell’anno mi piacerebbe dedicarla a tutti e genitori e ai loro bambini: l’antica promessa di proteggere la natura e la sua bellezza. A loro il compito di essere e formare cittadini migliori, forse, di quanto lo siamo noi… perché i bambini, sono loro il futuro ..
Successo assicurato …… proseguo con un’altra storia …. “Ecco dunque come ho visto i ricci fare la raccolta delle mele. Una sera d’autunno, quando era già buio, ma splendeva luminosa la luna, sono andato con un altro ragazzo, mio amico, in un campo pieno di alberi da frutta, specialmente di meli. Ci siamo nascosti in un cespuglio, contro vento. Ecco, a un tratto, sbucano i ricci, cinque: due piú grossi e tre piccolini…..” (l’albero del riccio).

Il mio piccolo tributo ad Antonio Gramsci nell'ottantesimo anniversario della sua morte
L’Albero del riccio di Antonio Gramsci, Edizioni Abbà
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Noi Donne guerriere: Maria Conte

Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esiste potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza. Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenza che chiede d’essere ascoltata. (Oriana Fallaci)
Passeggio per il centro cittadino, dentro cornice quasi da fiaba, tra le luci, casette e bancarelle colorate, per mano con mio nipotino… piacevolmente accompagnati da una inaspettata quanto numerosa folla di persone, quasi un fiume, che hanno scelto di sfidare il freddo e approfittare di una lunga giornata colorata da animazione ed eventi natalizi per uscire dalla tana tutta casalinga, e così…. partecipare alla vitalità che caratterizza la città in questi giorni di festa…… e ne approfitto per gli ultimi regali…...
Nel percorrere allegramente le vie più affollate, mi accordo che anche io ho stampato in viso quel sorriso che davvero solo a Natale piacevolmente ritrovi … sorriso che porta con sé il pensiero del calore familiare, delle rimpatriate tra amici, degli spuntini tra colleghi e parenti, infine la voglia di rendere felice qualcuno ...
Ed ecco che queste dolci sensazioni sono interrotte qua e là.. o da qualche piccolo scout che con fare assai convincente ci chiede se vogliamo acquistare i biscotti per beneficenza, o da qualche promoter che ci offre qualche super sconto, e, addirittura, come ogni anno, l’immancabile raccolta firme per il referendum.

Ci fermiamo davanti ad una piccola folla di bambini e genitori …. Ci sono due maghetti elfi che mostrano al pubblico esilaranti prove di magie … noto che mentre le bambine partecipano attivamente, sono curiose, vivaci, intraprendenti, sveglie… i maschietti sono schivi, defilati e poco coinvolti. Spingo in avanti il nipotino, ma nulla, anche lui rimane da una parte ad osservare … ed è così che mi giro rivolta verso alcune mamme e affermo divertita :”il mondo sarà delle donne, di queste giovani generazioni… dobbiamo giusto aspettare loro!!” Annuiscono divertite. E lo ripeto spesso, sempre con più convinzione, prima di tutto a me stessa.. insomma che è questione di tempo …
Lo sappiamo, noi donne, abbiamo ancora delle battaglia aperte, già! e la meta non è ancora raggiunta! Insomma dobbiamo ancora lottare perché ci vengano riconosciute le nostre capacità al pari degli uomini, e come loro, o meglio con la stessa facilità, ci possa essere concesso di realizzare i nostri sogni … e lo facciamo per noi, e per le generazioni che verranno… nel frattempo andiamo avanti … consapevoli che se vogliamo portare a casa ogni giorno piccole (grandi??) conquiste dobbiamo lavorare duramente, …
Questo è il destino di noi, Donne guerriere … mi verrebbe da dire…
E una Donna guerriera … nel vero senso della parola io qualche tempo fa l’ho conosciuta…. e non posso non pensare a lei in questo momento … un’artista, che mi ha travolto per la sua arte e per la sua grande personalità, ancora, per il suo sguardo intenso, dolce e accogliente, allo stesso tempo forte, sicura, infine straordinariamente consapevole.
Incontro Maria Conte nel suo laboratorio. Nuorese d’origine e Cagliaritana d’adozione, dove ha deciso di stabilire la propria attività di orafa e famiglia dal lontano 1989. Pluripremiata, anche qualche giorno fa con il Premio Alziator… ha girato il mondo, ed è presente nel contesto nazionale ed internazionale. Le sue creazioni sono pura arte, le sue sfilate di moda sono una esplosione di grinta, appeal, creatività, energia... il suo stile, è, come lo definisce lei stessa, un insieme di conoscenze che partono da lontano e attingono ai nostri antichi saperi… oro, argento, ottone, simil’oro, argentone, il suo materiale
E in ogni creazione racconta di lei … è lei

Il tema predominante è quello della donna, dai visi che riprendono la tradizione, ai corpi delle donne dai capelli al vento. Ancora, il tema della donna guerriera dei nostri miti e leggende prevale attraverso i suoi gioielli.
Mi mostra i suoi lavori, le manifestazioni, premi, sfilate a cui ha partecipato (vent’anni fa la prima).. l’elenco è lungo … parliamo per ore ….
Ed è guerriera prima di tutto nella vita: la prima sua sfida quando decise di rientrare a Nuoro ed aprire il suo atelier, cominciando da un piccolo bazar. E’ qui che la sua battaglia inizia ed è da subito cruenta.. mi racconta come l’idea di investire la sua arte in terra natia si fosse rivelato nei primi tempi difficile.... lei, troppo avanti rispetto ai tempi. Rimango impressionata quando mi accenna la diffidenza e ritrosia incontrata dai suoi concittadini, e come addirittura non la riconoscessero come artefice delle sue creazioni, perché l’orafo doveva essere solo uomo!!!! Siamo a cavallo tra gli anni settanta e ottanta … e la società in trasformazione, ma con velocità differenti. Con orgoglio mi confessa che non si è mai data per vinta, ha osato, ha avuto coraggio nel credere in sé stessa e nella sua arte e questo l’ha portata lontano.

E oggi le sue creazioni richiamano interesse da tutto il mondo.
Incalzo con le domande … e alcune volte nel rispondermi, sento la sua voce tremare … Amore, Passione, Fatalità, si intrecciano nel destino artistico di Maria … innamorata della vita
Ci lasciamo con un grande e caloroso abbraccio … incontro sorprendente … carico di emozioni
Maria Conte, Orfevre, Via Isola Tavolara 21, Cagliari
foto di Carla Picciau
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Roba da donne … in perfetto stile!

Nessun uomo ti farà sentire protetta e al sicuro come un cappotto di cachemire e un paio di occhiali. (Coco Chanel)
Ed eccomi qui a raccontare la mia esperienza come presentatrice ad una sfilata di moda, e ora un po’ fashion blogger.
Partiamo dal principio però: mentre ero in giro proprio a fare shopping, o meglio per conoscere le novità della stagione (ero nella fase “hovogliadistaccare!), sono stata contattata dalla Zone Manager di Cagliari Avon, Leila Corona, inizialmente con lo scopo di un realizzare un articolo, telefonata che si è trasformata in una piacevole quanto inaspettata “proposta indecente” ossia quella di presentare la nuova collezione autunno inverno AVON 2017/2018, per la prima volta in Sardegna. Come rifiutare? E chi non conosce Avon e i suoi prodotti? credo che ciascuno di noi almeno una volta nella propria vita li abbia provati. Leader nel settore del make-up è un marchio di assoluta affidabilità. Ovviamente ho accettato, senza nemmeno pensarci troppo, sicura che mi sarei divertita.

C’è chi considera la Moda come qualcosa di frivolo e superficiale, non io e credo ci si sbagli davvero…. È un mondo che produce ricchezza, fatto di professionisti di elevato valore che non vuol dire solo stilista e modelle.. un mondo che dà e offre lavoro (e AVON ne è l’esempio), che è fatto di fatica, passione, grinta .. è creatività, fantasia, ingegno …. arte. Forse lo sentiamo noi donne più nostro, non so per quale arcano motivo, forse perché capace di farci sentire noi stesse e al tempo stesso belle, coccolate, e un po’, ammetto, desiderabili ….
Ed eccomi qui, ai Sette Vizi, locale sempre molto frequentato e punto di riferimento per studenti e Cagliaritani …

un ripasso alla scaletta, uno sguardo agli abiti e alle modelle, alcune riflessioni sull’organizzazione in generale, tempi, aspetti tecnici, e una ripassatina, uno scambio di battute, un veloce trucco (diverso dal mio sempre più orientato all’essenziale), da parte della professionista Sonia Loddo e ci siamo… i capelli…. No! vanno così un po’ ribelli… una leggero movimento della mano e sono al top…

Ed ecco che la sfilata ha inizio …. come fossimo in un film si miscelano colori, idee, sogni, emozioni, proiezioni di sé. E per un attimo abbandoniamo la nostra quotidianità, ci fermiamo e ci perdiamo….
Si parte con la MODA NOTTE, una carezza per il corpo, orientata al confort, alla semplicità.. che sa di casa e famiglia!




La linea jeans punta alla praticità senza abbandonare l’idea di donna … è pensato per tutte le età




La MODA GIORNO / CASUAL coniuga il casual con originalità e stile, in ufficio o per fare la spesa, non importa, perché una donna deve essere sempre perfetta in ogni occasione e al passo con i tempi!




La Linea Sera, predilige far risaltare l’eleganza arricchiti da accessori che impreziosiscono gli abiti, outfit esclusivamente AVON … e non poteva mancare il dress code total black, su più proposte.







I miei pezzi preferiti della collezione sono quelli ovviamente che indosso (e non solo naturalmente!), un vestito Flared Mesh Panel: un little black dress con gonna svasata a pieghe e pannelli decorativi in rete. Come secondo abito un Lace Panel in morbido tessuto elasticizzato di colore rosso in tessuto body illusion power mesh per una perfetta siluette.


Una menzione speciale va ai Jeggings che AVON propone con look diversi, moda giorno e sera, molto fashion. Nel 2017 sono infatti davvero tanti gli stilisti hanno deciso di riportare sulle passerelle questo capo super stretch e super comodo. Cosa sono i Jeggings? Sono molto più di un leggings, hanno la forma di un vero e proprio pantalone, con il vantaggio della maggiore vestibilità e attenzione alle nostre forme.
Versatili, si possono utilizzare per un look casual, per il tempo libero, anche in situazioni più ricercate e speciali: basta scegliere gli abbinamenti più giusti e ci troveremo a meravigliarci dell’effetto prodotto!
JEGGINGS per un LOOK DA GIORNO. Noi donne siamo abituate ad una vita frenetica, oramai chi ci ferma più!. Ci destreggiamo tra molteplici di impegni, lavoro, figli, sport (più o meno!), e pretendiamo qualcosa di pratico e confortevole ma che sia al tempo stesso di tendenza di!
JEGGINGS per un Business LOOK o per la sera: Abbinare i Jeggings ad una camicetta con sopra un blazer o maglia, a lavoro o per un aperitivo con le amiche, sia con scarpe basse che alte.


Ciò che mi ha colpito di questa collezione è la presenza di capi estremamente fashion, attenti all’ambiente (si parla di produzioni in ecopelle ), la versatilità dei capi con cui si può mixare per creare looks sempre nuovi e trendy ad un prezzo ottimo, alla portata di ciascuno!


Altra piacevole sensazione è stata la perfetta organizzazione e atmosfera: nulla è stato lasciato al caso e tutto si è svolto con naturalezza. Tutte le partecipanti si sono lasciate truccare e pettinare in grande stile mantenendo un clima sì professionale ma al tempo stesso di gioco.. cercando di eliminare la tensione che ovviamente poteva esserci. La location presentava una scena a regola d'arte dove prevaleva il colore; gli abiti impeccabili sono stati protagonisti di uno spettacolo di eleganza e creatività, le modelle magnifiche, li hanno indossati camminando decise con il passo cadenzato e lo sguardo sicuro. Ad attenderle in fondo alla passerella una sinfonia di flash che scattano senza tregua grazie a Carla Picciau di Photoevideographicart. Infine il pubblico, attento e partecipativo!

Due chiacchiere con i presenti e qualche battuta tra un intervallo e l’altro, hanno reso questa mia partecipazione meno formale e al tempo stesso speciale. Cosa porto con me da questa esperienza? Sensazioni differenti e tutte intense… la tensione per l’evento e una primo impatto emozionale c’è stato ma immediatamente superato e mi sono ritrovata, all’improvviso, immersa in un mondo familiare, quasi ne facessi parte da sempre, lasciandomi immergere dai sorrisi, entusiasmo, cordialità e spirito di gruppo, voglia di divertirsi… e da festanti applausi che intervallavano il ritmo incessante del passo delle modelle… Insomma mi sono sentita a casa.

Mi aspettano ulteriori novità e noi ci rivediamo il 24 novembre ad Assemini, nuova sfilata, nuova avventura!!!!
E vi lascio con una citazione di un film, sfido qualunque donna a dirmi che non l’ha visto
– Che ne dici, un diamante?
– Dammi solo un armadio gigantesco!
(Mr. Big e Carrie Bradshaw in Sex and The City)
#Avon#Avoninfinitepossibilità#jeggings#moda 2017#moda 2018#modafeminina#little black dress#casual#femminilità
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La bellezza di un sorriso

I bimbi non hanno un passato, ed in questo è contenuto tutto il mistero della magica innocenza del loro sorriso. Milan Kundera
Ed eccomi di rientro da un ritrovo familiare tanto atteso, tutti insieme per il battesimo del secondo figlio di mia sorella, e anche se ho il cuore malinconico, sono consapevole che porto via con me così tante cose preziose: il calore familiare, gli abbracci affettuosi e i bacetti dei bimbi, le cene e i pranzi interminabili .. le discussioni tra fratelli, intervallate da qualche spritz milanese per farci sentire meno stranieri!
Ma c’è un ricordo che mi ha rapito ancor più, e che voglio tenere ben conservato in quel che definisco lo scrigno del cuore, come un tesoro… e senza preavviso fa capolino accompagnando il mio sguardo oltre il finestrino dell’aereo, perso nel bianco candido delle nuvole qua e la spruzzato dall’azzurro intenso del cielo. Così sorrido ancora una volta ripensando a quei momenti trascorsi assieme ai piccoli cuccioli simil diavoletti a cui bastava una smorfia per ridere di gusto, un bacio per sfoderare un sorriso …. una macchinetta dei blaze … un nascondino o un semplice “cuccù” e ci ho provato così tanto gusto che l’ho desiderato, cercato quasi fosse un bisogno primordiale.
Quando ridono i bambini, come solo loro sanno fare, ti senti davvero accarezzare l’anima …. ti trasmettono una tale felicità che pensi non esista altro di più bello.. e ti perdi per la semplicità di quel sorriso, forse per la sua genuinità, purezza, gratuità … riconosci che al tempo stesso è così carico di emozioni che ti disarma e inaspettatamente ti senti coinvolgere e sconvolgere…e non puoi non ricambiare quel dono!
Ed è un po' quello che ho ritrovato quando qualche giorno prima, questa volta da semplice spettatrice, mentre osservavo le espressioni dei genitori che partecipavano alla gioia dei propri figli in fase di preparazione per Halloween … e a volte basta davvero poco perché questa piccolo miracolo si compia … come ad esempio un semplice trucco, una maschera, un fiore, una farfalla o un ragno…

La voglia di gioco, di vestirsi in maschera, di diventare qualcos'altro giusto per un po’, il travestimento appunto, oggi questo è per i bimbi Halloween… Allora eccoli in fila per il trucco, ipnotizzati, immobili ad osservare quel pennellino e quei colori che con maestria compongono, piano piano, l’oggetto desiderato … in silenzio, quasi non volessero disturbar l’artefice di questa magia ... fino a quando quel sorriso colmo di felicità non si stampa nel loro visino mentre vedono riflessa la propria immagine allo specchio … e con loro i genitori .. è stato davvero uno spettacolo!
A rendere così entusiasti i bambini è Tiziana Piras, una professionista del disegno.
Nella pausa ci fermiamo qualche minuto per chiacchierare.

Cagliaritana doc, rientrata da pochissimo da Verona, causa il richiamo della terra natia, Tiziana ha portato in città quello che fino a qualche mese prima era la sua professione, il trucca bimbi… iniziata a suo tempo per gioco, l’ha portata a sceglierlo come vero e proprio lavoro dedicando tutto il suo tempo.
Da passione a mestiere: “ perché non puoi non amare ciò che fai, il tuo lavoro. In Sardegna per ora è un hobby e chissà che possa diventare qualcos’altro…” mi racconta.

Sorriso stampato sulle labbra sottili e gli occhi le brillano mentre mi mostra i suoi disegni preferiti, la tecnica e gli aneddoti, perché avere a che fare con i bambini, si sa, è impegnativo, ma può essere estremamente divertente. Mi spiega come il trucco per l’infanzia non abbia tanto in comune con il trucco tradizionale sia il tipo di cosmesi da impiegare (il trucco per bambini è sempre ipoallergenico e bio), ma anche per l’approccio sempre fantasioso, carnevalesco, teatrale. E illumina quando mi parla si sua figlia che porta sempre con sé.
Ancora una volta ritrovo quella luce negli occhi di chi crede in ciò che fa e investe tutta se stessa.

Ma cosa è il trucca bimbi? Sono sempre più numerose le professioni legate al mondo dei bambini, e fra queste la figura del trucca bimbi per l’appunto dove, il/la professionista che si occupa del “trucco baby” a tutto tondo: dall'elaborazione del make-up, alla scelta dei cosmetici da utilizzare, all'attività di trucco in sé, all'intrattenimento, con un occhio di riguardo all'aspetto ludico e ricreativo e all'immaginazione: insomma una sorta di “costola” artistica e specializzata dell’animatore per l’infanzia. È presente nelle feste, nelle feste di compleanno, e nelle più diverse manifestazioni e anche nella nostra città sta prendendo piede.
Inventarsi e reinventarsi è la soluzione per un mondo del lavoro difficile, precario, che ci chiede sempre più impegno, creatività, passione, autonomia. Sono sicura che il tempo darà ragione alla bella e dolce Tiziana e di essere rientrata nella sua amata isola e aver scelto di dedicarsi ai più piccoli! In bocca al lupo cara Tiziana, sono certa riuscirai!

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E arriva il momento di fare coming out

C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età. Quel posto è tra le tue braccia in cui non invecchia il cuore, mentre la mente non smette mai di sognare. Alda Merini
A volte le cene tra amiche ti lasciano non solo una ventata di ilarità e spensieratezza, ma anche qualche spunto per una riflessione più seria, soprattutto se a qualcuna viene in mente di fare la domanda, noi siamo “milf“? Azz… silenzio … macchecav… smartphone in mano e ricerchiamo in rete questo termine gergale della lingua inglese entrato anche nel nostro lessico …
Ok, a 40 anni, ci troviamo ad essere adulte, oramai mature, qualcuno definisce nella fase del vero fascino, riflessive e consapevoli delle nostre capacità e delle nostre fragilità, libere (e non sfigate) perché semplicemente non abbiamo voluto un legame stabile solo per rispettare i ruoli sociali consolidati … (contrarie a accettare il matrimonio a prescindere dal sentimento, quello che non ti fa dormire la notte e quando lo guardi provi sempre le farfalle nello stomaco) … insomma capaci di affrontare la vita consapevoli di volere solo ciò che ci fa sta bene, ciò che può essere più giusto per noi stesse … forse … anche se abbiamo già qualche ruga (haimè!)… anche se addirittura ci attribuiscono delle etichette, appunto … che lasciano ovviamente il tempo che trovano, soprattutto qui da noi …

E, lo sapevo!, il passaggio all’argomento scottante infatti è quasi scontato, ovvio! l’AMORE, ma dovevamo proprio? Ciascuna di noi ha una propria storia, diversa, passando in rassegna i ricordi… tuttavia simile… e ora collettivamente ci stiamo inesorabilmente costringendo a riflettere su noi stesse…
Allora non possiamo tirarci indietro, e a turno decidiamo di fare coming out, passaggio che a un certo punto della nostra esistenza, bene o male, dobbiamo affrontare!
Ah! l’Amore, l’Amore …. capire quale sia quello giusto e soprattutto cosa esattamente desideriamo davvero, non è facile, abbandonate all’idea che l’amore vero sia quello che non accetta compromessi, esclusivo, viscerale, quello della mente e del corpo, passione ed intelletto, quello che non lascia aperture al tradimento, quello che pensi durerà in eterno. D’altronde è quella versione del concetto dell’amore romantico che abbiamo sviluppato da adolescenti leggendo i classici e che ci portiamo dietro tutta la vita, sul quale abbiamo investito tutta le nostre energie senza risparmiarci.

È ora di dirci BASTA con gli errori seriali cominciando col dire BASTA con l’UOMO che più che dei nostri sogni, è l’uomo di cui semplicemente ci innamoriamo … si! Insomma ….
Quello bello e tenebroso, con lo sguardo penetrante che ti fulmina con quell'azzurro ghiaccio.. Quello fisicamente perfetto, alto, muscoloso che quando ti abbraccia senti scricchiolare le tutte le ossa del tuo fragile (più o meno) corpo ... Quello che con un suo tocco sono subito scintille… Quello che tutto sommato se non intavoli un discorso serio su come salvare le balene e o i ghiacci del polo Nord non importa, puoi accantonare, perché c'è un feeling sessuale pazzesco ed è complicato pensare ad altro ... Quello che con lo sguardo da bambino indifeso ti provoca reazioni irrefrenabili di protezione nei suoi confronti quasi fossi una leonessa con i suoi cuccioli davanti ad un predatore Quello fuori dagli schemi, imprevedibile, incredibilmente emotivo, pronto a sorprenderti costantemente per la spontaneità e il trasporto che sembra quasi esista solo tu al mondo… ma che poi lascia scadere le bollette o le multe e tocca a te andare a rimediare… con gli interessi Quello che a trenta, poi quaranta non ha ancora deciso cosa vuole fare da grande.

Noi donne siamo spesso testarde, ferme, decise, caparbie … e irrimediabilmente sognatrici. Ci poniamo ogni giorno obiettivi sempre nuovi e sempre più complessi (non ci accontentiamo mai dei nostri risultati) e ci impegniamo per raggiungerli impiegando tutte le nostre forze e capacità, senza sosta, senza arrenderci nemmeno quando siamo stanche, nemmeno quando il cuore è trafitto e piange. Non ci arrendiamo nemmeno quando crediamo di non farcela più. Inesorabilmente poi però ci fermiamo e ci caschiamo: ci facciamo rapire l’anima dall’uomo che sappiamo già che ci farà soffrire, attaccate all’idea di un amore come una perenne battaglia che si combatte in trincea …
Ci è voluta una intera vaschetta di gelato da un kilo, ma siamo arrivate alla conclusione che è opportuno far prevalere la nostra saggezza e abbandonare “l’uomo che non deve chiedere mai” e preferire un altro tipo di UOMO:
Quello con cui fare colazione la mattina con serenità, uno di fronte all’altro, con cui ridere e scherzare mentre inzuppi i biscotti della nonna nel cappuccino
Quello con cui affrontare una discussione sul nostro sistema di governo, Trump, il sistema economico cinese, la crisi dei mercati … mentre fogli il giornale la domenica mattina …. e sai che la pensa come te
Quello con cui scherzi e ridi, lo stesso che poi ti porge la spalla quando piangi … e ti fa sentire protetta e al sicuro quando ti abbraccia E se ha la pancetta? Merce rara oggigiorno e che diventa l'elemento maggiore di appeal...
Ecco, giusto la maglia della salute, quella non possiamo transigere... qualche paletto bisognerà pur mettere, no?

Attenzione e se non lo troviamo? Beh, non abbiamo ovviamente paura di morire in solitudine (come dicono ogni volta che mi vedono le amiche di mia mamma a proposito della mancanza di figli), e non crediamo neppure che i gatti possano essere un valido sostituto, perché noi rifiutiamo l’accostamento donna single=la gattara , assolutamente NO, e comunque non ci arrendiamo! Sempre che quest’uomo esista …
Fotografie di Carla Picciau, PhotoevideoGraphicArt
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I talenti e i saperi delle donne sarde: Mariangela Porcu e l’arte del filet

«da piccola, guardavo mia nonna che rammendava lenzuola, a me sembravano scritture e quando lei mi chiedeva scherzosamente di leggerle, io inventavo storie». Maria Lai
Una tela, un tessuto incompiuto e un filo …
Riecheggia all’improvviso un nome antico, che pensavo di aver cancellato definitivamente e sepolto dalle tante faccende affaccendate di tutti i giorni... dubito di aver più incontrato, se non nel periodo da topidabibliotecasottointerrogazione cioè tutti i cinque anni del liceo classico... le Parche o anche le Moire che al liceo ritrovavamo nei testi di latino e greco, le figure mitologiche e che un po’ incutevano paura, la cui tradizione iconografica rimanda a tre tessitrici, una con in mano il fuso, l’altra il filo e infine le forbici…
Ed è la sacralità della donna la chiave di lettura delle tre figure, un tempo attribuita alle dee, colei che genera la vita, ma anche colei che intreccia i destini dell’Umanità, ne è sentinella e guida …. ruolo che appartiene nel nostro piccolo a tutte noi ..certo, forse un po’ più a chi è madre…

Mi capita qualche volta, non sovente, di vivere situazioni e avere come la sensazione che non siano casuali; magari lontane tra loro nel tempo tuttavia sentirle accomunate da un unico comun denominatore…. Così… Solo pochi giorni fa discorrevo su Maria Lai con un’amica attrice che la interpreterà, dei suoi fili, le trame e di quell’universo femminile che palesa un complesso mondo interiore e misterioso, dove la ritualità, la creativa esplodono in modo straordinario.
E ancora, qualche settimana prima, lo stesso tema e un’altra donna, Chiara Vigo, che ho avuto modo di incontrare personalmente, l’unica maestra di bisso, con la sua arte … dove magia, mistero, saperi millenari si fondono …

Oggi … osservo muovere le sue mani mentre con abilità intrecciano i fili e costruiscono le trame della rete… mi lascio cullare da un ritmo ancestrale eppur così familiare, mentre il tempo e lo spazio si confondono e le immagini di simboli pagani e cristiani insieme scorrono nella mia mente: ed ecco un mondo antico sempre pronto a riemergere, da cui non ci separiamo mai, semplicemente perché fa parte di noi, di quella memoria che viaggia attraverso i secoli come segreti di origine divina che le nostre madri ci hanno trasmesso con il nome di “tradizione”.
È uno strano incontro, perché alla fine non faccio domande: è piuttosto fatto di silenzi, immaginazione, di richiami a quella Sardegna tanto amata, fatta di storie, di emozioni, speranze … semplicemente osservo, ascolto rapita.

Mariangela, è come un fiume in piena, mi racconta la sua arte, il filet sardo, o meglio il merletto con la tecnica a “filet” (rete ricamata), che ha iniziato a studiare e interpretare circa diciotto anni fa. Si tratta di un’antica tecnica d’intreccio a rete annodata, un’autentica rete usata ancora oggi dai pescatori …. che vedo comporre davanti a me.
È sorridente e accogliente, vitale e creativa, forte della sua conoscenza e aperta a nuovi orizzonti. Si definisce una piccola artigiana, e in questo suo chiarimento sento tutto l’orgoglio di attaccamento alla terra. Mi mostra alcuni suoi lavori, in particolare le ultime creazioni, meravigliosi gioielli, borse e cuscini matrimoniali, ricami. Le sue produzioni seguono una linea assolutamente moderna e accattivante, con elementi stilistici e simbolici antichi che reinterpreta con creatività e abilità.

È entusiasta dei suoi risultati: ha un obiettivo, trasmettere il knowhow alle giovani generazioni (ha già avviato dei laboratori con le scuole) con la volontà di non disperdere questo sapere, veicolando il messaggio che anche il filet possa rappresentare un modello di nuova occupazione, ovviamente un lavoro faticoso e complesso, non adatto a tutte… non solo un passatempo per signore.
Nel suo laboratorio non siamo sole, è presente un gruppo di allieve che attraverso l’associazione imparano l’antica tecnica.

Creazioni di estremo fascino, ricercate, con intarsi delicati e complessi che sanno di storia e contemporaneità.
Trasmettono significati simbolici, memorie, valori. Ne indosso alcune.
Sto scoprendo attraverso il blog un mondo straordinario fatto di piccoli artigiani, quasi nascosti agli occhi dei più, che riflette l’immagine di Cagliari come una bella città viva e originale, complessa, ricca di contraddizioni e laceranti conflitti tra antico e moderno, da cui si generano talenti ed eccellenze.
Ritrovo il ruolo dell’artigiano quale custode di codici millenari, che è anche infaticabile innovatore, capace di valorizzare i propri talenti e le peculiarità, di fare il futuro, ovvero rileggere e interpretare quella tradizione che si fa progetto. Un mondo che ci dimostra come l’artigianato possa rappresentare un autentico fattore di ricchezza produttiva, di identità e insieme di sviluppo del nostro territorio.

“Tanti mi dicono ‘ma perché tu fai queste cose assurde?’ perché l'arte fa sempre cose assurde... Non c'è un perché... per esistere” (Maria Lai)
Mariangela Porcu
Trina, Il giardino del ricamo, Pirri
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Natura e spensieratezza a portata di due ruote

“Il golfo ride come un lago alla luna e i fari brillano sul cielo e dentro l’acqua.(…)L’anima smarrita guarda l’immenso circolo del mare e si sgomenta innanzi all'infinito e ciò che lascia nel passato a quanto va incontro nel futuro”. Cagliari. Grazia Deledda
“ti va di fare un giro al Parco di Molentagius-Saline per fare qualche scatto?”. “Perché no! e se lo facessimo in bici... è il periodo ideale e al mattino presto così abbiamo una luce particolare ” propongo io. Decidiamo per questo sabato.
Una mattinata insolita: colgo l’occasione per ritrovare un luogo meraviglioso, gioiello del mediterraneo diventato luogo simbolo identitario della città di Cagliari e della Sardegna tutta, e in questo periodo piacevolmente al centro del dibatto pubblico e dei riflettori. E finalmente rispolvero la mia bici, messa in un angolo da oltre un anno! una bici senza pretese, una via di mezzo tra una vecchia graziella e una mountain bike (credo il termine esatto sia citybike) versione maschile … un po’ arrugginita, nel frattempo…

…. più facile per me a dirsi che a farlo, insomma, alzarsi all’alba … quando poi il fine settimana diventa l’unico giorno in cui posso permettermi qualche ora in più per sonnecchiare e … infatti … arrivo in ritardo. Ritardo dovuto in parte alla mia decisione dell’ultimo momento di attraversare in bici l’intero tratto che dal Parco di Terramaini che porta alle Saline (di primo mattino il calcolo dello spazio/tempo mi viene complicato, evidentemente!).
Percorro il canale, la mia andatura credo abbia fatto inorridire i ciclisti che mi superavano, effettivamente troppo lenta. Ma quelle luci mi hanno quasi stregato costringendomi a dover cogliere ogni particolare del tragitto e che una certa velocità non può dare. Scopro a distanza quasi perfetta aironi appollaiati forse in attesa della colazione, altri uccelli che caratterizzano la fauna dell’oasi (ma non so identificarli) svolazzano qua e là per poi poggiarsi lungo l’argine; fanno ogni tanto capolino alcuni pesci forse per conoscere di quale intensità di azzurro oggi è il cielo. Infine scorgo uno stormo di fenicotteri che attraversano il mio orizzonte, mentre alla mia destra nelle saline ne scorgo un numero indefinito mentre cercano cibo e riposo … sono tentata ma non mi fermo

Mi attente la mia amica che invece ha deciso di noleggiare una bici direttamente al parco (in effetti si tratta di un ottimo servizio offerto, forse poteva essere una soluzione più semplice e veloce) ed eccoci in pista. Percorriamo quella che non stupisce sia stata riconosciuta come una delle più importanti aree umide d'Europa e oggi oasi naturalistica e sito archeologico ciclabile. Ogni tanto ci fermiamo per qualche scatto: riuscirà la macchina fotografica a catturare quelle sfumature che vediamo ad occhi nudi che vanno dal turchese, all’azzurro, al blu cobalto del mare che sconfina nel cielo, gli uccelli e i fenicotteri? È una bella sfida. E qualche foto la dedichiamo a noi, tra le risate … in fondo perché no? Rimaniamo affascinate e vorremmo immortalare quell’armonia tra la natura e gli elementi della produzione del lavoro dell’uomo, mentre in lontananza fa da sfondo la Sella del Diavolo.

Per un attimo mi fermo e la mia mente mi rimanda quasi dentro una scena di un film: mi chiedo, chissà come fosse il villaggio degli operai nella sua piena attività, il vocio dei lavoratori durante la pausa pranzo, il rumore delle macchine in azione ora usurate e reperti arrugginiti, simbolo di quella epoca di boom economico post bellico dell’industria manifatturiera locale (le saline sono tutt’oggi in funzione).
Quel villaggio oggi non esiste più, gli alloggi realizzati in “ladiri”, il tempo li ha piano piano restituiti alla terra: rimangono alcuni edifici che avevano al tempo più importanti funzioni, ancora molto suggestivi.

La mattinata è volata e il nostro tour volge al termine … decido di proseguire la mia giornata in relax e mi dirigo verso il Poetto - ho con me lo zainetto con un bel nuovo libro e un piccolo asciugamano – ho voglia di vedere il mare e godere ancora un po’ di quel sole autunnale che ancora ci scalda.
Mi affianca un trenino al cui interno ci sono dei visitatori - lo vedrò fermo più avanti e passandoci affianco colgo alcuni ritagli del racconto della guida: credo faccia parte del progetto sviluppato FAI per la tutela e valorizzazione del patrimonio di quest’oasi unica nel suo genere.

Incontro persone che corrono, altre che passeggiano e ciclisti … parecchi … incrociamo gli sguardi e ogni tanto ci salutiamo … sorrido … è davvero un immenso piacere vedere così frequentato un luogo tanto straordinario …
foto di Alina Perra
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Perché la vita è bella!

“Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla, come in una favola c'è dolore, e come una favola, è piena di meraviglia e di felicità.” Guido Orefice, dal film “la vita è bella” di Roberto Benigni
La vita è fatta di attimi, di momenti, a volte belli a volte brutti, ci siamo abituati … Poi però ce ne sono alcuni che davvero ti cambiano la vita come però non vorresti .. Li subisci … ti senti in balia di un triste destino che non puoi controllare.. pensi che non è giusto, che non ce la farai… sei stanco e vorresti solo dormire nella speranza che al risveglio tutto torni come prima e che sia stato solo un orrendo un sogno…. piangi, chiuso nella tua disperazione: sono lacrime che accompagnano un grido interiore che chiede aiuto. Una mattina, uguale e diversa dalle altre, quella forza arriva, la senti, tutta tua, che di viene da dentro, quella che ti spinge a rialzarti, provare a reagire, a combattere… e vuoi quasi ridere come se avessi ritrovato la ragione della tua esistenza, e in qualche modo la felicità …. Ti accorgi che devi affrontare una guerra, mentre trascorrono i giorni, in cui ci sono battaglie che vinci e qualcuna che perdi: ma non importa, hai accettato la sfida… sei cosciente che non finirà tanto presto, che nulla sarà semplice. Ti senti vivo, consapevole e pieno di te…. accada quel che accada…

Questo è per me il messaggio principale che Daniele rivolge a tutti noi con il suo libro “Una storia qualunque. Barcollo ma non mollo” , da leggere tutto di un fiato.
Ci sono storie che vale davvero la pena ascoltare perché commuovono per la loro portata, perché portatrici di speranza, positività e ricche straordinari insegnamenti per ciascuno …. quella di Daniele è tutto questo… e molto altro.
Attraverso un racconto appassionato di sé Daniele ripercorre alcuni momenti significativi delle sua vita, le sue esperienze e ci racconta del suo coraggio, mentre ci costringe a riflettere e meditare sul senso della vita.
Ci chiama a non arrenderci mai davanti agli imprevisti e a lottare con tutte le nostre forze per vivere davvero.
Per Daniele il libro rappresenta un mezzo concreto per essere utile agli altri; l’intero ricavato è infatti devoluto in strumentazione a supporto dei malati presso strutture ospedaliere. È un progetto che ha ampi orizzonti, presto sarà presentato a Bologna e nel nord d’Italia.

Ora tocca a noi .. possiamo conoscere e far conoscere Daniele .. sosteniamolo!
Allora visitiamo la sua pagina e contattiamolo per acquistare e far acquistare il suo libro
https://www.facebook.com/daniele.cardia
https://www.facebook.com/Una-Storia-QualunqueBarcollo-Ma-non-Mollo-1773666276290463/
Ad oggi Daniele ha fatto dono al Reparto di Neurochirurgia dell'ospedale BROTZU di Cagliari di una carrozzina ed un deambulatore; di attrezzature al Reparto di Fisioterapia e di strumentazione al Reparto di Pediatria dell'Ospedale BROTZU di Cagliari; attrezzature ad un Corso di Riabilitazione di Idroterapia;; aiuti ad una famiglia di Cagliari.
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Un viaggio tra i sogni, le aspirazioni ... con direzione, il futuro

Perchè.... “iconfini tra il reale e la fantasia sono solo un punto di vista” ( slogan Contamination Lab UniCA.it)
Sono a SINNOVA, il Salone dell’innovazione della Sardegna, iniziativa promossa da Sardegna Ricerche e la Regione Sardegna in collaborazione con il Comune di Cagliari dal 5 al 7 Ottobre, presso la Manifattura Tabacchi.
Anche questa edizione è stupefacente: rimango sbalordita e al tempo stesso rapita da quel che vedo… oggi è animata, in movimento la Manifattura Tabacchi, palazzo storico cittadino (prima convento, poi fabbrica) restituito alla collettività da pochissimo, è un esemplare di pregio della nostra architettura, ricca di ampi spazi che sembrano richiamare immagini di quello che fu il futurismo. Si percepisce, attraversando i suoi corridoi che si sta svolgendo qualcosa di straordinario ... si sente echeggiare qualcosa che va oltre il brusio dei discorsi tra i visitatori: è pura energia. Si respira una ventata di aria che sa di creatività, idee, innovazione e tutto “made in Sardinia”. E anche la risposta di pubblico è sorprendente. Oltre le personalità sono presenti giovani, studenti, adulti, professionisti di settore e semplici cittadini … ed ecco amici, colleghi… insomma ci siamo tutti!

Incontriamo e interagiamo con i protagonisti che scopriamo possedere talenti e abilità eccezionali: c’è l’Università con il progetto di eccellenza Contamination Lab UniCA.it, un laboratorio di idee in cui si fa cultura di impresa, orientamento e supporto ai giovani studenti che vogliono sviluppare propri progetti di innovazione a vocazione imprenditoriale; ci sono associazioni e cooperative che investono sull’educazione alla creatività dei più piccoli; imprese che puntano alla valorizzazione delle risorse locali, es. tessuti che diventano componenti di arredo di grande pregio con un proprio mercato di nicchia e attualmente presenti in hotel di lusso della costa; altre che valorizzano gli artisti e le produzioni con forme innovative anche attraverso mezzi virtuali e non; editoria web; aziende che realizzano produzioni di varia natura, ambientale o agricola per esempio con alto valore tecnologico … e potrei continuare ancora per molto, son davvero tanti gli stand presenti… e ciascuno meriterebbe in questo momento una accurata descrizione.

Credo di aver fatto domande quasi a tutti (forse ho esagerato!) e ne sono rimasta colpita e al tempo stesso affascinata, soprattutto dalle start up giovanili, per il proprio progetto di impresa stessa, per le cose che realizzano e per gli sviluppo successivi quanto per lo slancio emotivo che ciascun operatore impiegava nel raccontare la propria attività, la sua storia …. Ho davvero letto nei loro occhi la voglia di farcela!
Racimolo qualche dato che impressiona: oltre enti di ricerca e istituzioni, sono presenti 103 imprese espositrici in particolare il settore dell’ICT, turismo, cultura e ambiente, le reti intelligenti per la gestione efficiente dell’energia, biomedicina e agroindustria, start up e imprese femminili.

Nel nostro giro notiamo che in contemporanea in differenzi spazi della Manifattura si stanno svolgendo convegni e tavole rotonde, sezioni di approfondimento su tematiche specifiche: ci soffermiamo, il filo conduttore è quello della Strategia di specializzazione intelligente che la Regione Sardegna ha fatto proprio come tema di sviluppi dove l’innovazione e l’ITC ovviamente fa da patrone.

Il capitale umano ma anche lo Spazio, la Manifattura Tabacchi, sono oggi i protagonisti: la scelta della location non è casuale, e davvero ben si presta a diventare un ottimo veicolo per comunicare quel messaggio fatto azioni positive che si definisce con talenti, abilità, elevata professionalità, tutte nostrane, ma anche senso di una Community e Network tra imprese, centri di ricerche, cittadini.

La sensazione istantanea che colgo è infatti di un concentrato spaziale capace di mettere a valore riprodurre effetti importanti che diventano condivisione, collaborazione, apertura, inclusione, interazione e scambio di idee e relazioni, occupazione…. sviluppo per la nostra terra.

SINNOVA mi sembra tutto questo, un riuscito evento che si è posto come obiettivo non solo di far conosce il nostro mondo, i protagonisti della nostra economia, ma anche facilitare la costituzione di reti di collaborazioni e incentivare la capacità di relazionarsi creando competitività e innovazione, spostando il focus dal singolo al tessuto connettivo che lo ospita.
Allora penso che c’è davvero un Paese, che funziona, vivo e che produce .. . e non in declino come ci diciamo da soliti lamentosi!!!!! Giovani (e non solo) menti che progettano e costruiscono davvero il nostro futuro con positività ed entusiasmo e che investono prima di tutto su se stessi … perché anche noi sardi sappiamo fare le cose e non solo farle bene ma anche esportarle … e questa è la Sardegna che mi piace!!!

Evento Sinnova 2017
Presso ex Manifatture Tabacchi
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Al tempo della Polaroid

Immersa in un fash di emozioni …. entrare nella vita degli altri per un attimo, quello in cui gli occhi brillano, il sorriso incanta, tutto sa e trasmette felicità …
Allora pensi ai tuoi momenti più belli, al tuo matrimonio, quello dei tuoi cari, pensi ai tuoi amici, alla nascita dei tuoi figli e dei tuoi nipoti, i primi (e i perché no? i successivi) compleanni. E mi sembra di riaprire in questo istante il mio vecchio album fotografico, oramai usurato, che un tempo, i genitori prima, io dopo, ho riempito fino all’adolescenza, con cura e devozione . Ogni tanto capita di sfogliarlo, senza una ragione particolare, e lascio andare la memoria al tempo, abbandonando il qui ed ora, rivolta ad un passato di dolci e, al tempo stesso, forti sensazioni.
L’ultima volta è avvenuto per gioco qualche giorno fa con i miei fratelli (siamo quattro, un fratello e altre due sorelle, oramai adulti, ciascuno con una propria vita e una famiglia alle spalle, distanti fisicamente, chi causa lavoro chi per amore, ma sempre legati da un amore profondo) di ripercorrere la nostra infanzia sfogliando le vecchie foto: è sempre un momento ricco di emozioni, si rivivono insieme (ma è solo una delle tante!), attimi di vita immortalate, che provocano ogni volta risate con sfottò d’obbligo ( modi di vestire e acconciature “ fuori moda”) quanto commoventi fino portarci alle lacrime (capita per lo più quando nelle foto in cui la famiglia è riunita, quelle dove siamo davvero tutti insieme!).

E se penso all’ultima occasione in cui ho stampato delle foto, devo fare un salto di dieci anni: ho un archivio nell’hard disk esterno in cui sono archiviate secondo annualità, eventi, viaggi, che però non apro mai; la maggior parte invece le ho inesorabilmente perse perché rimaste nel cellulare perso o rotto, e incautamente mai salvate.
Sono nello studio/galleria Photoevideographicart di Carla Picciau …. qui immobile, rapita dagli scatti di alcuni bimbi appena nati in grembo della madre, appena dopo il parto e di una bellezza e comunicatività straordinaria: la natività, per una donna il momento più intenso, doloroso, e al tempo stesso vortice di emozioni e di profondo pathos … una vita, è parte di te, è ora tra le tue braccia, lo tocchi con fremito e ne hai quasi paura….

Quegli attimi, che avrai con te per sempre …. sono sicura, un giorno, aprendo il vecchio e caro album dei ricordi li rivivrai come fosse la prima volta …
Mi guardo intorno: mi piace il messaggio che attraverso la fotografia Carla vuole trasmettere in questa piccola galleria che accoglie anche il suo studio fotografico … e mi piace il suo temperamento, forte e decisa, una donna che ha preso in mano la propria vita e che ha trasformato la sua passione in lavoro.

Le chiedo come ha iniziato e quali sono i suoi progetti: matrimoni, nascite, formazione/ corsi. Ha accettato la sfida con se stessa aprendo da qualche mese l’attività: scorgo determinazione, passione e voglia di raccontare il nostro mondo. Ancora qualche domanda, qualche curiosità e qualche scatto insieme.
Prossimo progetto: al via i corsi di fotografia. Allora Carla, un grande in bocca al lupo!

presso studio fotografico e galleria
Photoevideographicart di Carla Picciau
Via Riva Villa Santa, 51/53 09134 Cagliari (Cagliari)
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Seguendo i passi di Alice

“Non immaginarti mai di non essere diversa da quel che potrebbe sembrare agli altri che tu fossi, o di essere diversa da quel che avresti potuto essere se fossi sembrata diversa a loro”… Lewis Carroll
Ritrovo, risistemando casa (ogni tanto è doveroso, oltre che necessario), il testo integrale di Alice nel paese delle meraviglie, acquistato e riposto nell’armadio, quasi dimenticato, in attesa allora, di momenti di assoluto relax.
Mi assale il desiderio di leggere all'aperto, magari in un posto incantato dove poter lasciar vagare l’immaginazione seguendo i passi di Alice … è fine settimana, è una bella e mite giornata, e ho giusto terminato “la compagnia dei Celestini” di Stefano Benni… perché non farlo? Ci rifletto su …
C’è un luogo a Cagliari che ho sempre ritenuto misterioso, romantico, riservato, che in un certo qual modo richiama le fiabe per la sua atmosfera e i colori, dove padroneggiano maestosi alberi che con le proprie radici e rami tessono sinuosi e al tempo stesso armoniosi intrecci fino ad aprire varchi lungo i percorsi. L’Orto botanico, situato al centro della città, dove negli anni universitari capitava di frequentare perché straordinario per ripassare in tranquillità, dopo le lezioni, in prossimità dell’esame (data la vicinanza con la mia Facoltà di Scienze Politiche).

E vedo che oggi non sono la sola a sceglierlo come luogo per isolarmi e leggere: ritrovo una bella sorpresa, una interessante idea del comune a favore della lettura. L’Orto è infatti dotato di alcune bacheche libere con libri dove ciascuno può prendere gratuitamente un libro per poi riporlo appena terminato.

Ne approfitto per un giro lungo i sentieri: noto scorci accattivanti, ora quasi paesaggi desertici con piante grasse, ora mediterranei con fichi d’india, piante officinali oppure vegetazione tipica boschiva, con rigogliose felci e alberi maestosi. Scelgo un albero tutto per me. Mi siedo su un letto di foglie avvolta da un verde intenso. Intorno a me il silenzio … anche se non sono sola. Apro il mio libro e sparisco per un po’… “ Alice cominciava ad essere stanca di starsene seduta insieme a sua sorella lungo la riva del fiume, senza niente da fare… ”

Non so se possa considerarsi strano, inusuale venire qua per leggere … chiudo gli occhi, trattengo per un attimo il respiro … provo a fare mia questa armonia … allora perché non cogliere l’invito a godere appieno di questi meravigliosi spazi che la città ci offre, innanzitutto attraverso la lettura, a due passi da casa, cercando e ritrovando una nuova e diversa dimensione, dove un pizzico d’immaginazione si confonde con la realtà?

Ha cominciato ad annuvolarsi e piovere, poche gocce ma decido di andar via prima dell’arrivo dell’acquazzone

presso Orto Botanico di Cagliari
foto di Alina Perra
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Il mio Blog

“usa le ali della fantasia e vola!”… Quante volte da bambini ce lo siamo sentiti ripetere come per spronarci, spingerci a sprigionare la nostra anima ed appropriarci di noi stessi ….
E se la fantasia fosse il filo conduttore di questa avventura? In un certo senso una lente attraverso cui leggere e insieme vivere la quotidianità, gli avvenimenti, le situazioni contro cui ci si imbatte, le relazioni che si intrattengono e le persone che si incontrano?
Questo non vuol dire, attenzione, che ho deciso di affrontare la vita con superficialità, quanto, piuttosto, si tratta di ricominciare a far esplodere in mille colori quell'energia vitale che è racchiusa nel nostro io, combinando immaginazione e realtà al di là dai soliti schemi che rendono tristi, annoiati... oppure semplicemente un mezzo attraverso il quale provare a leggere scegliendo quale dimensione la bellezza al quotidiano, percorrendo con un senso diverso e nuovo quelle piccole e grandi cose di ogni giorno, anche le più semplici .. aggiungendo un pizzico ironia …
Allora può essere letto come quell'angolo, tutto mio, di paradiso che tanto agognato … la felicità è l’obiettivo che ciascuno di noi in fondo desidera di raggiungere e perché non cominciare qui e ora: spesso lo dimentico, e ogni tanto, quando decido di fermarmi un attimo, mettendo una pausa a quel vortice che cose che mi ostino impegnarmi a fare, mi chiedo perché continuo a sopprimerlo, quasi ne fosse una colpa …
Il blog è infine un racconto senza troppe pretese… un narrazione attenta, ma non troppo, su ciò che mi circonda ... un effimero tributo alla mia città, Cagliari che mi ha adottato da oramai vent'anni, straordinariamente affascinante, un patrimonio di sorprese, angoli da scoprire, esperienze da provare, nuovi amici da conoscere e far conoscere …
Uno … due …. tre … on the road!
La vita in fondo è un esperimento
If you can dream it, you can do it. Always remember that this whole thing started with a dream and a mouse.
Walt Disney
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