Letture estive
Non finiremo mai di cercare. E la fine della nostra ricerca sarà l’arrivare al punto da cui siamo partiti e il conoscere quel luogo per la prima volta.
(Thomas Stearn Eliot)
Riprendo a scrivere, dopo una lunga pausa. Combatto un po’ con me stessa: mi sento alquanto arrugginita, deconcentrata, avvinta e in parte sconfitta perché riconosco di essere stata sopraffatta dalle mille cose da fare, lavoro, famiglia, piccoli o grandi accadimenti ai quali non posso sottrarmi essendo già da tempo entrata a far parte integrante del mondo degli adulti.
E come ogni anno mi piace dedicare parte delle ferie estive alla lettura, colpevole consapevole di relegare a quanto reputo così prezioso, solo brevi periodi dell'anno, vincitrice e vita di ferrea battaglia che mi ha permesso di abbandonare definitivamente l’idea, quasi imposta, di voler dedicarne sempre e comunque un piccolo spazio giornaliero, anche fatto di poche righe, seppur riconoscendo, ahimè, eseguita con una certa distrazione.
Rifiuto la rappresentazione della lettura quale mero esercizio di acquisizione lessicale o tanto meno un obbligo etico perché “non si può non leggere”… è qualcosa di più inteso. È intraprendere un viaggio. È entrare in un'altra dimensione dove spazio e tempo assumono contorni indefiniti fino a scomparire assieme al contingente, portando con sé ogni ostacolo alla partenza... e pertanto ha necessità dei suoi riti, dei suoi tempi e anche di una preparazione adeguata.
Dunque il libro diventa uno veicolo che mi trasporta lontano, inseguendo echi vibranti e di condividere segreti nascosti nelle vite altrui ... per un po'...
No, non credo possa definirsi un mero calarsi nel personaggio, troppo semplice! quanto piuttosto imbattersi in esso ed entrare in connessione, condividerne ogni gesto, ogni attimo, fagocitandone i pensieri e le percezioni, fino a lasciarsi travolgere e trasportare all'interno di un mondo che non è il proprio, abbandonandosi senza controllo alle sensazioni anche più contrastanti, finanche quelle più intime, in un’empatia quasi catartica.
Ed ecco ho tra le mani il nuovo libro di Pierluigi Serra (mentre il prossimo sarà nelle librerie a settembre), giornalista ed autore di molteplici romanzi di successo, rappresenta da qualche anno una novità di successo nel panorama editoriale sardo.
Sono trascorsi alcuni mesi da quando ho avuto modo di intervistarlo e poter conoscere lo scrittore. La gentilezza nei modi, la ricercatezza e consapevolezza del linguaggio, l'eleganza e fierezza raccontano molto di più delle descrizioni che su di lui ho raccolto, da tale incontro ricco di contenuto apprendo con un certo stupore ed incanto. Ed è proprio durante la nostra lunga chiacchierata che ho potuto intravedere quell’alone di mistero e magia che Serra tramette attraverso spazi e i luoghi così familiari. È la curiosità ha preso il sopravvento.
Ho atteso qualche tempo prima di scrivere questo articolo in attesa di interpretare correttamente le impressioni e le informazioni recepite, partendo innanzitutto dalle sue opere, conscia che è sempre presente quel filo rosso che lega l’autore alla sua creazione rappresentando, nei diversi modi e forme, una proiezione del sé.
Ho scelto un luogo speciale dove spesso mi rifugio, perché ancora poco affollato, colta d’un tratto da un silenzio e solitudine che sapeva di mistero, con un cielo che incontrava il mare minacciando tempesta. Cagliari magica. L’eco delle streghe'. La Zattera editore.
Ed ora mi sento come un eremita che, di fronte ad un’oasi avvolta da una nebbia che rende onirico il paesaggio circostante, scopre una sorgente d'acqua.
Non esagero nell'affermare che ogni pagina rappresenta una ricerca minuziosa, raffinata, del particolare. Si avverte una notevole attenzione e cura nella descrizione dei luoghi della mia Città, riscoprendoli tuttavia sotto un'altra veste, quasi lo scrittore ci avesse fornito di un caleidoscopio capace di irradiare di infiniti colori e sfumature diversi quegli anfratti così domestici e capace, facendolo roteare con sempre maggiore velocità di catapultare a centinaia di anni indietro nel tempo.
Bellezza, incredulità, rabbia e dolore permeano ciascuna storia.
Donne e uomini straordinari che come un alito di vento hanno alleviato la stanchezza e sofferenza della gente comune. La consapevolezza che si tratti di vite realmente vissute ha reso più attraente la lettura, ma al tempo più dolorosa.
Destini ingiusti, soffocati da invidie, cattiverie, vittime di un’abominevole sete di potere fine a sé stessa...
Tutto ciò cosa ha prodotto? Dolore, paura, morte, abbrutimento degli animi, vigliaccheria, messa al bando di riti ancestrali e di quanto oggi definiremo come scoperte scientifiche, fino alla preordinata soppressione di culture millenarie...
Vicende che insegnano tuttavia a non abbandonare le proprie passioni e che invitano a riscoprire gli elementi più intimi che ci riportano e ci riconciliano con la natura.
La protagonista indiscussa è indubbiamente Cagliari, di cui Serra vuole fornire un tributo.
E ritrovo quanto mai trionfante la Storia, raffigurata, pagina dopo pagina, come un sentiero impervio e denso di insidie.... e con essa l'Umanità, sua creatrice ed alunna, che può forse indugiare e optare per un tempo anche lungo una sosta, un riparo, ma che prima o poi riprende il proprio passo lungo il cammino che alcuni chiamano Destino.
Allora ripenso ai diritti conquistati da quanti hanno sacrificato la propria esistenza anche a discapito della propria vita e che oggi fanno parte del nostro patrimonio, che riconosco fragile ed erroneamente ritenuto immutabile e certo.
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