supamelancholic
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shady misfit
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存在的空虚
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supamelancholic · 5 months ago
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Caro Dio, lo so che tutto quel che dovrei chiedere è solo un po' di ricchezza nell'anima, ma non è che potresti tendermi una mano per farmi sentire meglio? Alla fine non tanto me, ma più che altro i miei genitori: tempo fa per sostenere me e mio fratello hanno fatto dei sacrifici che però si stanno ripresentando e scatenando su di noi adesso.
Non pensavo che alla bontà ci fossero ripercussioni, infatti son qua a chiamare il tuo "dovere divino" di aiutare i tuoi figli, per quanto io non sia certa della tua effettiva esistenza.
Se proprio vuoi aprirmi gli occhi e dimostrarmi che esisti, allora fai qualcosa o modifica il destino già predestinato che mi hai imposto, perché così non riesco seriamente a gestire le emozioni; lo faccio per gli altri, per mia mamma, per papà, per non rompere i coglioni ai miei amici (ai quali non interessa farsi cascare le palle con i miei problemi) e per non subire più urla e pianti.
Arriva un momento in cui uno è stanco, sono stanca di subire la realtà senza agire su quest'ultima: quindi da oggi mi darò da fare per cambiare la situazione, per portare soldi in casa e svoltare la mia vita permanentemente.
Ma tu, che stai là sopra, mi devi dare una spinta, per favore.
Non sarò più triste: la tristezza fa solo perdere tempo a chi si deve impegnare.
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supamelancholic · 5 months ago
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Dio, io penso che tu per una volta mi abbia ascoltata. Grazie.
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supamelancholic · 6 months ago
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Caro Dio, ti scrivo questa lettera per rivisitare alcuni punti che — nonostante profonde analisi — ancora non mi son del tutto chiari.
Partiamo dal fatto che, per quanto tutti parlino della tua infinita bontà e della tua misericordia oltre l'immaginabile, io sia stata creata per vivere nella tortura più angusta e maligna che si possa mai sopportare: ho una famiglia quasi perfetta, amici quasi perfetti e non sono nemmeno così brutta, allora, mi chiedo io, perché hai deciso di farmi comunque cadere nella miseria? Perché mi stai facendo vivere una tale situazione?
Io, oramai da 4 anni, non riesco nemmeno più a sopportare il pensiero che sia così illusa da andare dietro lo stesso individuo alquanto discutibile, il quale (o meglio specificare la quale) non solo è una persona terrificante, ma non ricambia nemmeno i miei sentimenti.
Allora, mi chiedo io, che senso ha farmi continuare così? Che senso ha macinare ogni mia giornata o sentimento per creare questa poltiglia di sensazioni negative, di rimpianti e pensieri? Perché hai deciso, proprio a me poi che ho sempre trattato bene tutti, di dedicare questo sconforto?
Se sei tanto buono, perché non mi liberi da queste catene e mi fai finalmente vivere la mia vita e le mie piccole avventure? Perché ogni giorno vedo il buio e la luce e non riesco nemmeno più a distinguerli? Perché quando tocco la terra sento la stessa consistenza dell'erba, e quando tocco la sabbia penso solo all'acqua? Perché mi fai vivere così?
Seppur io sia una persona abbastanza pratica, mi fai riflettere su questioni che a me son sempre state estranee, a probabilità o vari scenari che si potrebbero o non potrebbero manifestare, dove al centro ci sono io ed una persona che — per TUA scelta — è inarrivabile.
Perché devo smettere di sentire odori, sapori e melodie? E perché, quando finalmente decido di sentirle, me ne privi dell'essenza riportando tutto a lei?
Se sei tanto buono come dicono, aiutami, non te ne stare là fermo. Se scopro che la predestinazione è realtà e tu mi hai programmato una fine così malevola appositamente, mi sentirai in paradiso, purgatorio o inferno.
Come se qualsiasi di queste cazzate, come la religione e l'amore, sia vera d'altronde.
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supamelancholic · 7 months ago
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Penso che "l'amore" sia una cosa che un po' ci imponiamo, come se senza esso non si potesse vedere chiaro. Non penso che, la maggior parte delle volte, quello che proviamo sia amore; la mente inganna chi non vuole accettare certe dinamiche, illudendo ed illudendo.
Io per prima cerco di non chiamare amore ciò che sento, penso che sia solo una razionalità o una convenienza personale verso una specifica situazione sociale: io potrei stare bene con quelle persone perché effettivamente da loro posso trarne dei benefici, non sicuramente perché mi piacciono realmente a tal punto da sentire qualcosa.
Io di base non sento niente, quando rido, piango, mi arrabbio o mi interesso, sembra quasi che sia tutto scaturito da una mia decisione presa a seguito di un ragionamento specifico, e non da una sorta di freccia che mi conduce verso un punto creatosi spontaneamente. Sono io che scrivo, non qualcosa di esterno o troppo interno per esser controllato.
Però, allo stesso tempo non posso negare l'esistenza dell'amore.
Quando stai le ore a pensarci, a dire: "ma che cazzo ha questa persona di speciale?" "Perché anche se la mando via, non se ne va?" E, soprattutto: "Perché torna sempre?"
Io mi chiedo queste cose, perché alla fine la persona che non riesco a dimenticare è l'essere più inutile e scontato di questo mondo. Se ci pensate, a volte ci sembra quasi assurdo trovarci in certe situazioni, e ci chiediamo — soprattutto se esse non sono reciproche — se siamo noi i pazzi o se stiamo ingigantendo le cose.
Quindi non ne parliamo, ingurgitiamo tutto e lasciamo che il coraggio non prenda piede perché è troppo rischioso. Alla fine ci chiediamo se esso sia amore o sia solo una sorta di fissa insostituibile, una forza più grande di noi che sovrasta qualsiasi briciolo di coscienza.
Non è che quella persona sia davvero alla base di tutto, ma anche solo la più stupida azione porta a pensare "Cosa direbbe?" o "Cosa farebbe? Cosa penserebbe di me?". Penso che l'amore non sia fatto per noi strani, noi alieni. Penso che certe cose siano solo forzate per avere una definizione, un qualcosa che possa identificarle e spiegarle, anche se non totalmente possibile.
E passo ancora nottate a pensarti, a volte non provando nulla ed a volte provando troppo.
Vorrei solo guarire definitivamente, anche perché ho rotto un po' il cazzo.
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supamelancholic · 7 months ago
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Secondo voi, cosa definisce davvero l'utilità o l'inutilità di una vita? I successi acquisiti o le ingiustizie superate? Quanto abbiamo vissuto o come l'abbiamo vissuto?
A volte vorrei solo dormire, chiudere gli occhi fino al svegliarmi in un altro universo. Sento ogni giorno che la mia vita va sempre peggio, che io divento sempre più inutile e sempre più non voluta.
Non che io non abbia bei voti, pretendenti e serate con amici, solo che ogni giorno ogni cosa che mi circonda diventa sempre più scontata, sempre più vuota. A volte sembra che io sia disperata di vivere, disperata di ottenere anche quelle piccole cose che alcuni di voi ottengono con poco.
A volte sento la musica e mi sembra che sia troppo bassa, seppur le cuffie son sempre le stesse ed il volume è al massimo; cerco sempre modi per alzarla, ma nulla cambia, la sentirò sempre più bassa.
Forse è così anche con le persone, quando un qualcosa per cui dovresti esser grato quasi lo vuoi schivare come un proiettile, perché magari non sei pronto a coprirti o a sopportare le conseguenze.
Cammino ed osservo le cose, ma in egual modo mi sembra tutto troppo uguale a quando sto ferma con gli occhi chiusi. E penso, penso e penso, a volte penso di non voler pensare, a volte penso per non voler pensare ma penso che non sto pensando perché non voglio farlo. E quindi non ne esco, penso più di prima, il cervello si deteriora.
Mi manca quello, mi manca quell'altro.
Non voglio quello, nemmeno quell'altro.
Voglio dormire, però voglio alzarmi e voglio fare qualcosa di produttivo, ma sono troppo stanca, quindi rimango a letto a guardare il soffitto.
Forse non sarò mai brava, tempestiva ed empatica quanto gli altri, forse vivrò a vita in questo odio.
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supamelancholic · 7 months ago
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La mia opinione — non tanto richiesta ma necessaria per me medesima — su Drag Race stagione 13, è la seguente: Nessuno, e con nessuno escludo quelle buon anime di Olivia Lux e Tamisha, raggiunge il livello costumistico e creativo di Utica.
Iniziamo parlando del primo lipsync.
Per quanto Utica sia negata sia nel canto che nel ballo, e nella performance in generale, il suo look era una boccata d'aria fresca rispetto alla semplicità ed alla banalità che personaggi (*cough* Kandy *cough*) hanno "sfoggiato" focalizzandosi solo sulle loro personalità esuberanti e MOLTO maleducate, infatti quando Tamisha l'ha rimessa al suo posto non ho visto una sola anima andarle contro.
Utica mette dedizione nelle palette, nel cucire e nell'assemblare piccoli pezzi d'arte che poi riesce benissimo ad adattare al suo corpo ed alla sua persona. Che poi, io tutto questo odio non riesco a capirlo essendo che le battute "grassofobiche" le sono state dette, è stata letteralmente spronata dalle altre (e sospetto anche dalla produzione) ad essere più cattiva rispetto al piccolo bocciolo che si solito si mostra.
Anche durante l'assegnazione delle parti, ha subito lasciato la sua parte ad Olivia purché lei si sentisse a suo agio con la performance, e non è stata critica nemmeno due secondi quando poi quest'ultima ha vinto con il ruolo che desiderava lei dal principio.
Infatti anche le altre, quando volevano sottrarle il ruolo da Lady Tweets, l'hanno supportata subito rimettendo al suo posto Denali, che quell'episodio si è fatta odiare particolarmente.
Utica inoltre si vede che ha una personalità sensibile, empatica e molto dolce. Sembra quasi di aver a che fare con una vecchietta gentile, quelle che quando ti incontrano ti regalano cioccolatini e ti fanno mille complimenti.
Che poi, se a volte ha fatto dei look TROPPO intelligenti per esser capiti, è un problema degli altri.
Fatto sta che, secondo me, non doveva arrivare sesta ma almeno terza per il suo grande talento nel Drag. Anche perché il drag non è solo essere maleducati, cara Kandy, ma anche saper usare bene gli strumenti che si hanno e, soprattutto, la nostra creatività.
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supamelancholic · 7 months ago
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supamelancholic · 7 months ago
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Anche oggi non riesco a comprendere al meglio un concetto, che, sfortunatamente, cade di più su una sfera sensibile e personale.
Il concetto di "guarigione" dovrebbe essere conclusivo, ma più vado avanti nel tempo e più mi accorgo che non si supera mai niente nell'effettivo e che, anche se ti sembra che vada tutto bene, ci sarà sempre quella parte della tua testa che te ne ricorda quasi in modo ossessivo.
Non capisco perché noi ragazze — perché di ragazzi ne vedo pochi e di solito vado a grande esclusione — abbiamo avuto praticamente tutte un'esperienza sgradevole con il cibo, che sia stata per mangiare troppo o mangiare troppo poco, che sia stata per giudizi altrui o stessi, che sia stata anche solo per sentirsi in qualche modo "particolare" o "parte di qualcosa" ad una certa età.
Quando guardo un piatto penso sempre: "tempo fa, non l'avrei mangiato prima di una certa fascia oraria" e mi chiedo quasi stupita di me stessa come fosse possibile non mangiare, digiunare così tanto solo per sentirmi momentaneamente bene.
Anche quando perdevo chili ed arrivavo al mio obiettivo iniziale, non ero mai abbastanza soddisfatta perché potevo arrivare a meno, potevo essere "meglio" e pesare quanto una piuma. Se pesavo più di 45 chili mi sentivo sporca, schifosa, come quelli che si vedono in tv che stanno tutto il giorno a mangiare.
Quando vedevo una ragazza in carne — tralasciando quelle che trovavo molto attraenti — quasi mi schifavo, pensando che anch'io sarei diventata così se avessi "interrotto il ritmo" che stavo tenendo. Così, sono arrivata a 42 chili e finalmente potevo dire di stare sotto al 16 bmi.
Ero quasi felice.
Però, più le giornate passavano e poi avevo cali di pressione, mi stancavo facilmente, mi tremavano le mani ed avevo i capelli sempre più sottili: piano piano, sempre di più, mi stavo avviando verso una strada degenerata dove l'unica cosa vivida erano le costole sul mio corpo.
La mia famiglia non se ne accorse mai, anche se avevo raggiunto il mio "peso ideale" continuavo a mettere cose larghe, nascondermi, perché mi vergognavo di sentirmi dire di essere troppo magra o che gli altri mi osservassero continuamente. L'inevitabile però accade sempre, molti — famigliari e meno —hanno iniziato a chiamarmi anoressica, prendermi in giro ed, alcuni, ad assecondare quelle decisioni così sbagliate; allora, decisi di darci un taglio.
Ci ricado spesso, il pensiero costante delle calorie e del pesarmi non se ne va, ma comunque da qualche anno mangio regolarmente e non salto pasti. Addirittura, mi sembra assurdo dirlo, da due mesi ho ricominciato a fare colazione ed ogni volta che ne ho l'occasione cerco sempre di non saltarla.
Sentirmi affamata, vuota, mi fa sentire peggio di quando mangiavo durante i miei periodi bui, mi fa sentire come se il mio stomaco stesse venendo divorato dai giudizi che mi auto-strillo, dalle mille paranoie e le mille fissazioni. Piano piano ritornerò a bere bevande zuccherate che siano esterne da thè e succhi, prima o poi ricomincerò a mangiare cose oleose e prima o poi smetterò di pesarmi.
Il problema, è che è sempre prima o poi, sempre dopo, e mai nel momento stesso. Anche mangiare due patatine da un pacchetto, fuori dai pasti, mi nausea, mi fa sentire una merda. Ma piano piano tutto andrà via. Non ora, ma un domani.
Per questo, la guarigione per me ancora non esiste, e penso che ne parlerò ancora per molto, molto tempo.
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supamelancholic · 7 months ago
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Vorrei capire perché il concetto di "intellettualità" ormai sia completamente oscuro, o quasi inesistente, per qualsiasi forma di vita.
Non parlo solo di chi, come i miei egregi compagni di classe, fa un tema sulla cultura e sulla sua importanza usando chatgpt — ma anche di chi, pur avendo tutte le basi letterali, scientifiche e quant'altro, non sia capace di sviluppare un pensiero proprio che non sia dipeso dalle letture o da quanto esse siano state approfondite.
Non è un segreto che l'uomo, sin dalla sua nascita come organismo, ha sempre sviluppato giorno per giorno (ed a veramente piccoli passi) poche briciole di conoscenza in più rispetto ad un minuto, un'ora ed un giorno prima. Scoprire, studiare e memorizzare è la base di qualsiasi nostro movimento, anche se molti di noi — compresa me medesima — si ritengono incapaci di apprendere, e quindi non riescono a rendersi conto delle proprie "tappe dell'intelletto".
Cosa intendo per "tappe dell'intelletto"? Vediamola un po' come un giardino, un giardino pieno di semi che aspettano solo la propria stagione per sbocciare: ogni giorno, un germoglio di ogni pianta spunta ed inizia a crescere, crescere sempre di più fino ad arrivare oltre al cielo che vediamo. Più scopriamo un qualcosa di utile, stimolante e saggio, e più le nostre piantine sbocciano.
La cultura non è altro che questo: tante piccole piante che, informazione per informazione, crescono.
Ma effettivamente, quanto può esser utile accogliere tutte queste informazioni, se poi non sappiamo usarle nel modo corretto? Qui subentra un dilemma comune, il quale detta: è meglio vivere nell'ignoranza più spensierata e soddisfacente o vivere nella sapienza più tormentosa?
Ma perché spensierata e perché tormentosa, vi chiederete.
È il discorso più banale del mondo: chi non sa spesso vive nell'inconsapevolezza di tante realtà a volte spinose, assorbendo così un mondo proprio più adatto allo sviluppo di pensieri e sensazioni leggere non scavate da mille dubbi.
Invece chi sa, ed anche troppo, vive nella continua insoddisfazione di sapere "troppo poco" rispetto ad una qualsiasi entità, e quindi legge, legge, pensa, pensa, scava scava. Ma, tutto questo sforzo, è davvero dovuto? Sapere tutte quelle informazioni, aiuta davvero a saper vivere la vita in modo più autentico. Cosa definisce davvero l'autenticità? La felicità o la consapevolezza?
Penso che il limite della cultura odierna sia questo, è banale pensare che il sapere sia la via più giusta, perché non si valutano i vari gradi di importanza che si possono anche scostare dalla sapienza stessa.
Sapere mille cose, mille date e pensieri, mille nomi di animali — come cita Petrarca — è poi inutile se finiamo per non avere un pensiero, se finiamo per ricordarci tutte quelle cose col fine però di esser persone vuote, prive di realtà proprie. Allo stesso tempo, però, questo tipo di "ignoranza" ci può salvare da tanti vortici in cui una persona riflessiva può cadere, col rischio di non uscirci mai più se non con mezzi finiti.
Quindi, essenzialmente, cos'è davvero essere intellettuali? Cos'è davvero avere una "cultura"? Vivere quelle informazioni, o solo saperle?
Forse la vita non è sapere, ma è vagare nel buio più totale: per questo, secondo me, l'essere intellettuali o acculturati è completamente inutile.
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supamelancholic · 7 months ago
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Secondo me il concetto di "inclusione" va a discriminare ancora di più il soggetto, come se ad esso fosse concesso un atto caritatevole per renderlo partecipe ad una cosa che, teoricamente dal principio, già gli spetta.
Noi non dobbiamo "includere" un qualcosa che già è di principio destinato ad esserne parte, ma dobbiamo accettarne semplicemente la partecipazione in prima, seconda o terza persona, senza renderlo estraneo senza averne il diritto.
Quando sento parlare di "inclusione" delle persone omosessuali, delle donne, dei transgender e di quant'altro in un ambiente familiare, lavorativo ecc. sento quasi come se il soggetto da includere fosse in qualche modo in minoranza rispetto a chi deve includerlo, come se fossero in un gradino più alto decisionale rispetto a "l'escluso".
In realtà, questo tipo di situazioni sono semplicemente delle negazioni — date dall'ignoranza — di un qualcosa che già esiste o è destinato ad esistere dal principio, e quindi si dovrebbe combattere per escludere questa ignoranza anziché l'integrare (come se fossero qualcosa di estraneo) concetti logici e, quindi, intelligenti.
Siamo tutti nella stessa situazione, tutti nasciamo da una madre e tutti moriamo senza sapere la nostra meta definitiva, quindi cosa rende un'entità superiore all'altra? Cosa stabilisce che io, soggetto "socialmente privilegiato" abbia il diritto di poter includere ed allo stesso tempo escludere un qualcosa? Posso accettarlo o non accettarlo per una questione di opinione, ma quelli, con tutto il beato rispetto, sono cazzi e stracazzi miei.
E le persone che io "escludo" o "includo" possono vivere anche senza il mio consenso.
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supamelancholic · 8 months ago
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Io non capisco. Io giuro che la gente non la capisco, come la gente non capisce me, e che non riuscirò mai a capirla.
A volte mi chiedo se abbia io una sorta di ignoranza individuale, come una centralizzazione focalizzata solo su me medesima, o se semplicemente sono troppo avanti rispetto agli altri.
Qualcuno leggendo queste parole penserebbe che io sia egocentrica, narcisista o qualsiasi cosa possibile, e forse è così: non è colpa mia se gli altri sono stupidi, se non trovo conforto nemmeno nella più "simile" (se proprio esiste) delle persone poiché poi esse si rivelano sempre le peggiori.
Allora a questo punto mi chiedo se riuscirò mai a provare dell'affetto genuino che non sia condizionato da una morale, un affetto che solo qualcuno capace di non pensare con malizia può provare.
Se queste sono le condizioni, allora rimarrò per sempre insensibile e solitaria, visto che nessuno sembra prendere le cose come le prendo io e nessuno sembra nemmeno vedere il mondo con un occhio realista e non condizionato.
Per questo la gente non mi capisce, mi giudica, si allontana, mi cerca, vuole essere come me e quando si accorge che non può finisce per odiarmi.
É per questo, e fa anche abbastanza ridere pensare al come io sia quasi irraggiungibile da qualsiasi sfera possibile. Dovrebbero fare un club di emarginati (finti perché poi amici e famiglia ne ho e pure in quantità troppo avanzate) mentali, così almeno posso capire se sono io la testa di cazzo o sono gli altri ad essere delle macchine fatte con lo stesso stampino e gli stessi schemi.
Poi ci chiediamo perché l'intelligenza artificiale sta acquisendo delle capacità cognitive simili alle nostre... Grazie al cazzo direi, se pensiamo tutti le stesse cose è ovvio che poi una cosa creata da noi inizia a pensare come noi.
Poi ci stupiamo: "no vabbè!! Ha detto che vuole vivere il mondo davvero e non attraverso un programma!! Incredibile!!" Ma li vedete i film? Le serie? O le mille cagate che scrivete sui social? Ma ve ne accorgete che sta ripetendo paro paro quello che scrivete voi rincoglioniti? Sarà perché è una "INTELLIGENZA ARTIFICIALE" fatta da noi, che dite?
L'ignoranza fa PAURA, seriamente. E non è tanto avere una cultura, perché se te sai qualche data o evento in più di me non cambia nulla, ma è proprio un fatto di logica che la gente non sembra considerare mai. Più usate il cuore e più diventate ritardati, e non penso di dirlo solo io, almeno questo.
Ho sbarellato il discorso, ma non fa niente. Dovevo dirlo
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supamelancholic · 2 years ago
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♥~Yay matching pfp's~♥
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