Tumgik
#Alessandro Baldacci
marcogiovenale · 4 months
Text
ix edizione del premio di poesia elio pagliarani: le opere ammesse alla partecipazione
NONA  EDIZIONE DEL PREMIO NAZIONALE ELIO PAGLIARANI 2024 Cerimonia di premiazione al  Palazzo delle Esposizioni di Roma il 25 maggio 2024 Il Premio Nazionale Elio Pagliarani, giunto alla sua nona edizione, è lieto di comunicare l’elenco delle raccolte ammesse a partecipare alla nona edizione 2024. Il Premio alla carriera è stato attribuito, su proposta della Presidente, a Giovanni Fontana che…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
limemagazineeu · 3 years
Text
MUSICA E VITA RACCONTATE IN UN’OPERA RAP: “TEATRO” È IL NUOVO ALBUM DI A-L
MUSICA E VITA RACCONTATE IN UN’OPERA RAP: “TEATRO” È IL NUOVO ALBUM DI A-L
“TEATRO” È IL NUOVO ALBUM DI A-L, UN’OPERA IN 14 ATTI TRA RAP, EMOZIONI, IRONIA E VITA Dopo la pubblicazione dell’EP di debutto “Note di notte” (2019) ed il successo delle sue ultime release – tra cui “Che Hit” e “In queste sere”, A-L, tra i rappresentanti più apprezzati e versatili della scena italiana, torna con “Teatro” (Red Owl Records/Visory Records), il suo nuovo album. Ascolta su…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
pangeanews · 4 years
Text
“Era pazzo, perfezionista, antipatico, aveva molte donne e non si allineò alle mode letterarie del momento”. Elogio di Giorgio Saviane, grande dimenticato
Se fosse il personaggio di uno spaghetti-western sarebbe il brutto ma soprattutto il cattivo. “Guardi, una volta, per sfizio, ho pure chiamato la redazione dei Meridiani Mondadori. Mi risposero, piccati, ‘ma noi pubblichiamo solo nomi conosciuti’. Ricordai all’impiegata che Giorgio Saviane è stato un autore di punta della Mondadori, che ha venduto decine di migliaia di copie con i suoi libri. Trent’anni fa gli hanno perfino dedicato un SuperOmnibus con incorporati i romanzi maggiori”. Quindi? “Quindi la tizia mi rispose sbrigativamente che ‘noi pubblichiamo chi vogliamo’. Poi si corresse, ‘mi scriva, comunque’”. Bene. “No, male. Non le ho mica scritto. Mi è bastata la sgarbata conversazione”. Certo che anche lei ha un carattere… “Giorgio mi ha insegnato che non bisogna mendicare. Diceva che non bisogna andare con il cappello in mano a impetrare un favore. Se mi vogliono, bene, sennò bene lo stesso, problemi loro”. Non tutti nel club dei letterati la pensano così. “Assolutamente. Giorgio mi raccontò, schifato, di un collega, uno degli scrittori ritenuti più importanti in Italia, che per vincere lo Strega aspettava sotto casa i giurati. Andava nei salotti di tutti, uno per uno, per ottenere i voti”. L’esatto opposto di Saviane. “Per lui la dignità era tutto”.
*
Sperimentazioni editoriali. Quello di Giorgio Saviane è un fenomeno. Una prova sperimentata della cecità editoriale odierna. Una ventina di romanzi (il primo, Le due folle, edito da Guanda nel 1957), quasi tutti di successo, a partire, per lo meno, da Il papa, selezionato alla prima edizione del Campiello, era il 1963, vinta da Primo Levi con La tregua. Un romanzo, quello che racconta la tormentata ascesa al soglio pontificio di don Claudio, che scassina l’alcova ben agghindata delle aule vaticane, che tortura con disarmate inquietudini. Tradotto in inglese (come The Finger in the Candle Flame) e in spagnolo (El Papa), il libro fu messo, idealmente, all’indice dai pensatori fedeli a Sua Santità. Salvo poi essere salvato dal falò dei chierici, “nel 1963 lo stroncai per ben tre volte”, confessò il pio Nazareno Fabbretti, per poi, trent’anni dopo – i grandi libri chiedono lunghi tempi digestivi – convertirsi: quel romanzo “su un possibile papa fuori di ogni schema fisso” era fitto di “pagine memorabili”, ma soprattutto costituiva “una profezia laica del destino della Chiesa”. Perché allora nessuno si è degnato di tirarlo fuori dalla soffitta nell’era del papa “guevarista” e rivoluzionario, Francesco?
*
Saviane, scrittore rapace, che alterna scene lampanti, da fiction, a catabasi intellettuali, autore di capolavori scomodi (Il mare verticale), di libri mai facili, ma torbidi, obliqui, industriosamente sinistri, come Getsèmani, la storia patetica di un Gesù dei tempi moderni, che sa che “l’unico privilegio dell’uomo sull’uomo è quello di soffrire per lui”, tenerissimo, dove “non c’è fondo di disperazione umana che non sia suscettibile di riscatto” (questo è Carlo Bo), fece successo epocale con Eutanasia di un amore, Premio Bancarella e soprattutto film, girato da Enrico Maria Salerno con Tony Musante e Ornella Muti. “Beh, Silva, nel romanzo, sono io”, mi dice, con voce radiosa, Alessandra Del Campana. Che conobbe Saviane a 22 anni. Lui ne aveva quasi quaranta in più. “Lo incontrai nel suo studio a Firenze. Aveva risposto a un mio annuncio, cercavo lavoro come segretaria. Saviane era avvocato, il suo studio sfarzoso, metteva imbarazzo. Ricordo la grande finestra alle sue spalle, sul Lungarno. La luce ne corrodeva le fattezze, non lo vidi in volto, intuii soltanto la sua sagoma. ‘Lei è disposta a tutto?’, mi chiese, sibillino. Gli risposi che non avevo legami. Mi chiese il mio segno zodiacale, osservò con accuratezza la mia mano: ‘ha dei bei segni…’, mormorò. Non so, forse mi stava prendendo in giro”. Comunque, ottenne il posto. “Certo. Mi disse che la sua segretaria era una vecchia impossibile. Quando lo accompagnai nel garage dove custodiva la macchina, vidi che era atteso da una stangona, una donna bellissima, superba”.
*
Già, Saviane diabolico donnaiolo. “Aveva molte donne, sì, ne era assediato. E tutte quasi subito presero a odiarmi. Ma io, per quel che mi riguarda, a Saviane non pensavo proprio: lo vedevo troppo anziano e troppo compromesso”. Poi però l’ha portato all’altare, quando lui aveva più di 80 anni. “L’innamoramento è stata una cosa lenta, progressiva, dolcissima. Saviane ha avuto tanta pazienza con me, è stato molto delicato, tenero. Ha atteso i miei tempi. Lui è stato per me il primo, ed è tutt’ora l’unico amore della mia vita”. Ricorda anche quando capitò il fattaccio… “eravamo a Mogliano Veneto, a Villa Condlumer”. Quella dove è stato pure Giuseppe Verdi. “Durante il G8 ospitò anche Ronald Reagan, se è per questo: si fece trasportare in aereo il proprio talamo”. Però… “C’era la nebbia, il lago, l’atmosfera… lì accadde tutto. Ed è stato un crescendo. Saviane ha riempito ogni spazio, è stato tutto per me, il padre e il figlio, l’amante e il maestro”.
  Pratica archiviata. Che qualcosa non andasse per il verso giusto, che covassero rancori, uno stillicidio di lancinanti invidie, lo si capisce subito, appena Saviane lascia questa terra. Nella storia della letteratura italiana, confessò a Repubblica Giorgio Luti, Saviane occupa “un posto marginale”, trattasi di “un minore, ma di talento”. Un giudizio che trancia, che sa di pratica archiviata e di sospiro di sollievo, a cadavere ancora ribollente. Un giudizio inaccettabile rispetto alla mole di commenti che si sono accumulati sul corpo carnale dell’opera di Saviane, “uno dei più grandi narratori europei del dopoguerra” (Dante Maffia), capace di “romanzi di idee di sconcertante vigore compositivo” (Geno Pampaloni), dotato di una scrittura che “non so se per dono angelico o diabolico, ha la poesia, azzurra, della vita” (Dario Bellezza) e che, insomma, “ai margini delle correnti, delle scuole, delle mode, mai entrato per molto tempo nella ‘società letteraria’ e quindi nella gerarchia di valori che la critica crea ed impone” Giorgio Saviane “sta nei gradi più alti di un’altra gerarchia, non fondata sulla cronaca contingente, ma sui ritmi lunghi della storia” (Carlo Salinari).
*
Ci siamo, ecco il problema. Saviane non aveva amici. Anzi, stava sonoramente sulle palle. “Ricordo che frequentava qualcuno: Bigongiari, Baldacci. Ma amicizie tra i letterati non ne aveva. Ai club degli scrittori preferiva le scalate, sulle Dolomiti. Oppure andare in barca”. Antipatico? “Diciamo che non era un leccapiedi e diceva quello che pensava. Sì, aveva un brutto carattere. E lo ha scontato. Pensi che da Il terzo aspetto volevano fare un film: contattammo la figlia di Craxi, pare che pure Celentano volesse partecipare. Poi più nulla. Perfino Il papa doveva tramutarsi in pellicola: il produttore era Cecchi Gori, la sceneggiatura sarebbe stata di Massimo De Rita”. E poi? “Anche lì, niente. Gliel’ho detto, Saviane era antipatico, non era un lacchè, non mendicava attenzioni”.
*
Editoria rivoluzionaria. Alessandra Del Campana è devota custode dell’opera del marito. Ne conosce tutti i geologici anfratti. “Il libro che mi piace di più? Il terzo aspetto, ovviamente: la protagonista sono io. Ma, sa, ho anche lavorato a un suo romanzo inedito, giovanile”. Cos’è? “Un omaggio ad Alessandro Manzoni e ai Promessi sposi, l’opera che più di tutte, insieme a quella di Carlo Emilio Gadda, piaceva a Saviane. L’ho tagliato e ridotto: ha delle pagine meravigliose. Poi l’ho letto a Saviane”. E lui? “Mi ha detto, ‘va bene, va bene, ma pubblicalo dopo che sarò morto…’ Quando era a Firenze, dedicava la mattina alla scrittura – di pomeriggio tornava avvocato. Altrimenti, scriveva ogni volta che era ispirato. La scena finale di Eutanasia di un amore, ad esempio, è stata composta in motoscafo. Scriveva su quaderni dalla copertina marrone, con una penna a inchiostro verde. Gli ultimi libri, però, me li ha dettati. ‘Non dirlo a nessuno, per carità’, mi intimava. Pensava che per uno scrittore fosse sconveniente dettare i propri libri”.
*
“Era un pazzo e un perfezionista. Aveva un senso del dovere e dell’onestà ai massimi livelli. Un giorno decideva di non lavorare, e andava al golf; il giorno dopo si lavorava tutto il giorno, senza mangiare perché ‘il dovere prima di tutto’. Era ombroso, sensibile. Molto complicato nei rapporti con gli altri”. E il mondo cannibale dei letterati non assolve i solitari e gli individualisti, i geniacci che amano le strade inesplorate. Non perdona. (d.b.)
*Nel 2014 l’editore Guaraldi pensò di riproporre l’opera di Giorgio Saviane, per la cura di Alessandra Del Campana Saviane, in un libro antologico, “Mio Dio”, da cui è estratto questo scritto. L’intento era quello di rilanciare un grande autore del ‘canone italiano’, in vista di ulteriore interesse editoriale. Qualcuno tornò a parlare di Saviane, di fatto, da allora, è accaduto poco, quasi nulla
L'articolo “Era pazzo, perfezionista, antipatico, aveva molte donne e non si allineò alle mode letterarie del momento”. Elogio di Giorgio Saviane, grande dimenticato proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2VIRARi
0 notes
italianaradio · 5 years
Text
Sedicicorto International Film Festival: Forlì ancora capitale del cortometraggio
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/sedicicorto-international-film-festival-forli-ancora-capitale-del-cortometraggio/
Sedicicorto International Film Festival: Forlì ancora capitale del cortometraggio
Sedicicorto International Film Festival: Forlì ancora capitale del cortometraggio
Sedicicorto International Film Festival: Forlì ancora capitale del cortometraggio
Sedicicorto International Film Festival, sedicesima edizione, dal 4 al 13 ottobre 2019 a Forlì. Un gioco di numeri, che mai come quest’anno sono significativi per la manifestazione che celebra il cinema breve. 240 le opere selezionate, provenienti da 125 paesi, sono 164 in competizione e 76 fuori concorso, scelte tra le 5108 sottoposte al comitato del festival. Numero record, cifre che confermano l’importanza che l’evento forlivese, sempre sotto la direzione artistica del suo fondatore Gianluca Castellini e con il coordinamento di Joana Fresu de Azevedo, sta assumendo nel panorama internazionale, ormai una delle più importanti realtà italiane ed europee dedicate al mondo del cortometraggio cinematografico.
Un festival che si aprirà con il weekend di CortoInLoco, sezione competitiva dedicata ai film prodotti in Emilia Romagna, scoprendo storie del territorio, nuovi talenti dietro la macchina da presa e realtà produttive che da alcuni anni hanno portato la regione a essere tra le più attive in ambito cinematografico nel panorama nazionale.
A questi giovani talenti si uniscono quelli della sezione Movie, il concorso internazionale, una selezione  da anni di livello mondiale. La presenza quest’anno di Skin, il corto diretto da Guy Nattiv, vincitore dell’Oscar 2019, lo conferma.
Anche in CortItalia  troviamo a contendersi la vittoria opere che già con un ricco palmares. Da Frontiera, di Alessandro Di Gregorio, vincitore del David di Donatello 2019, a Falene, diretto da Marco Pellegrino e Luca Jankovic, fresco Nastro d’Argento. E direttamente dalla Mostra del Cinema di Venezia, Destino di Bonifacio Angius, e Super eroi senza super poteri di Beatrice Baldacci.
Diventa sezione ufficiale anche IranFest, il festival nel festival dedicato al nuovo cinema iraniano, una meritata promozione dopo il grande successo della prima edizione dello scorso anno, grazie all’ottimo lavoro delle due coordinatrici Jessica Milardo e Alessandra Orlo.
Sedicicorto 2019 sarà caratterizzato da una forte componente femminile, caratterizzata dal 43% di opere di registe donna in selezione e da uno dei premi alla carriera, che verrà assegnato a una grande donna del cinema e del teatro italiano, Milena Vukotic. L’attrice, che è anche protagonista del cortometraggio in concorso Il ricordo di domani, sarà  celebrata dal pubblico del festival sabato 12 ottobre.
Altrettanto importante è la prima edizione di Woman in Set, residenza artistica riservata a quattro aspiranti professioniste del cinema. Una regista, una sceneggiatrice, una montatrice e una cinematographer, coordinate dalla regista Emanuela Ponzano e la sceneggiatrice Alice Rotiroti.
Queste le prime notizie del programma dell’edizione 2019 di Sedicicorto International Film Festival, che si arricchirà ulteriormente nelle prossime settimane con altri ospiti ed eventi.
Sedicicorto International Film Festival 2019 è realizzato con il contributo di Mibact – Direzione Generale Cinema, MIUR, Provincia di Forlì-Cesena, Comune di Forlì, Regione Emilia Romagna, Intesa San Paolo, Fondazione Cassa dei Risparmi di Forli e della Romagna e in collaborazione di Mini e Cantine Drei Donà.
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Sedicicorto International Film Festival: Forlì ancora capitale del cortometraggio
Sedicicorto International Film Festival, sedicesima edizione, dal 4 al 13 ottobre 2019 a Forlì. Un gioco di numeri, che mai come quest’anno sono significativi per la manifestazione che celebra il cinema breve. 240 le opere selezionate, provenienti da 125 paesi, sono 164 in competizione e 76 fuori concorso, scelte tra le 5108 sottoposte al comitato […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Chiara Guida
0 notes
marcogiovenale · 10 months
Text
oggi, 3 settembre, al foyer del teatro litta: ultimo giorno di "esiste la ricerca / editoria (e) critica"
Esiste la ricerca Milano, secondo appuntamento: Editoria (e) critica 1 / 2 / 3 settembre 2023 @ MTM – Manifatture Teatrali Milanesi foyer del Teatro Litta, Milano, corso Magenta 24 https://www.mtmteatro.it/progetti/esiste-la-ricerca/ INGRESSO LIBERO, nessun bisogno di prenotazione venerdì 1 settembre h. 16-19 sabato 2 settembre h. 10-19 domenica 3 settembre h. 10-13 Dopo gli incontri che si…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 10 months
Text
settembre 2005, usciva l'antologia "parola plurale" (sossella)
http://www.italianisticaonline.it/2005/parola-plurale/ http://www.absolutepoetry.org/Parola-plurale-Sessantaquattro http://www.absolutepoetry.org/IMG/pdf/presentazioni.pdf &…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 10 months
Text
da oggi e fino a domenica, a milano, al foyer del teatro litta: esiste la ricerca / editoria (e) critica
Esiste la ricerca Milano, secondo appuntamento: Editoria (e) critica 1 / 2 / 3 settembre 2023 @ MTM – Manifatture Teatrali Milanesi foyer del Teatro Litta, Milano, corso Magenta 24 https://www.mtmteatro.it/progetti/esiste-la-ricerca/ INGRESSO LIBERO, nessun bisogno di prenotazione venerdì 1 settembre h. 16-19 sabato 2 settembre h. 10-19 domenica 3 settembre h. 10-13 Dopo gli incontri che si…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 11 months
Text
link corretti per "esiste la ricerca", milano, mtm, 1-2-3 settembre 2023
LINK CORRETTI PER L’EVENTO DI SETTEMBRE, “ESISTE LA RICERCA” comunicato stampa: https://www.mtmteatro.it/progetti/esiste-la-ricerca/ ripreso integralmente qui: https://slowforward.net/2023/07/19/milano-settembre-2023-foyer-del-teatro-litta-esiste-la-ricerca-editoria-e-critica/ + una annotazione personale: https://slowforward.net/2023/07/19/mg-appunti-personali-su-esiste-la-ricerca/ gruppo…
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 11 months
Text
milano, settembre 2023, foyer del teatro litta: esiste la ricerca / editoria (e) critica
Esiste la ricerca Milano, secondo appuntamento: Editoria (e) critica 1 / 2 / 3 settembre 2023 @ MTM – Manifatture Teatrali Milanesi foyer del Teatro Litta, Milano, corso Magenta 24 https://www.mtmteatro.it/progetti/esiste-la-ricerca/ venerdì 1 settembre h. 16-19 sabato 2 settembre h. 10-19 domenica 3 settembre h. 10-13 Dopo gli incontri che si sono svolti nel giugno 2022 a Roma e nel marzo…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 1 year
Text
oggi e domani, all'università di bologna: "cercare forme. l'opera e l'eredità di giuliano mesa"
cliccare per ingrandire cliccare per ingrandire
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
marcogiovenale · 1 year
Text
"cercare forme. l'opera e l'eredità di giuliano mesa": il 15 e 16 giugno all'università di bologna
cliccare per ingrandire cliccare per ingrandire
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
italianaradio · 5 years
Text
Sedicicorto International Film Festival 2019, dal 4 al 13 ottobre
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/sedicicorto-international-film-festival-2019-dal-4-al-13-ottobre/
Sedicicorto International Film Festival 2019, dal 4 al 13 ottobre
Sedicicorto International Film Festival 2019, dal 4 al 13 ottobre
Sedicicorto International Film Festival 2019, dal 4 al 13 ottobre
Sedicicorto International Film Festival, sedicesima edizione, dal 4 al 13 ottobre 2019 a Forlì. Un gioco di numeri, che mai come quest’anno sono significativi per la manifestazione che celebra il cinema breve. 240 le opere selezionate, provenienti da 125 paesi, sono 164 in competizione e 76 fuori concorso, scelte tra le 5108 sottoposte al comitato del festival. Numero record, cifre che confermano l’importanza che l’evento forlivese, sempre sotto la direzione artistica del suo fondatore Gianluca Castellini e con il coordinamento di Joana Fresu de Azevedo, sta assumendo nel panorama internazionale, ormai una delle più importanti realtà italiane ed europee dedicate al mondo del cortometraggio cinematografico.
Un festival che si aprirà con il weekend di CortoInLoco, sezione competitiva dedicata ai film prodotti in Emilia Romagna, scoprendo storie del territorio, nuovi talenti dietro la macchina da presa e realtà produttive che da alcuni anni hanno portato la regione a essere tra le più attive in ambito cinematografico nel panorama nazionale.
A questi giovani talenti si uniscono quelli della sezione Movie, il concorso internazionale, una selezione  da anni di livello mondiale. La presenza quest’anno di Skin, il corto diretto da Guy Nattiv, vincitore dell’Oscar 2019, lo conferma.
Anche in CortItalia  troviamo a contendersi la vittoria opere che già con un ricco palmares. Da Frontiera, di Alessandro Di Gregorio, vincitore del David di Donatello 2019, a Falene, diretto da Marco Pellegrino e Luca Jankovic, fresco Nastro d’Argento. E direttamente dalla Mostra del Cinema di Venezia, Destino di Bonifacio Angius, e Super eroi senza super poteri di Beatrice Baldacci.
Diventa sezione ufficiale anche IranFest, il festival nel festival dedicato al nuovo cinema iraniano, una meritata promozione dopo il grande successo della prima edizione dello scorso anno, grazie all’ottimo lavoro delle due coordinatrici Jessica Milardo e Alessandra Orlo.
Sedicicorto 2019 sarà caratterizzato da una forte componente femminile, caratterizzata dal 43% di opere di registe donna in selezione e da uno dei premi alla carriera, che verrà assegnato a una grande donna del cinema e del teatro italiano, Milena Vukotic. L’attrice, che è anche protagonista del cortometraggio in concorso Il ricordo di domani, sarà  celebrata dal pubblico del festival sabato 12 ottobre.
Altrettanto importante è la prima edizione di Woman in Set, residenza artistica riservata a quattro aspiranti professioniste del cinema. Una regista, una sceneggiatrice, una montatrice e una cinematographer, coordinate dalla regista Emanuela Ponzano e la sceneggiatrice Alice Rotiroti.
Queste le prime notizie del programma dell’edizione 2019 di Sedicicorto International Film Festival, che si arricchirà ulteriormente nelle prossime settimane con altri ospiti ed eventi.
youtube
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Sedicicorto International Film Festival 2019, dal 4 al 13 ottobre
Sedicicorto International Film Festival, sedicesima edizione, dal 4 al 13 ottobre 2019 a Forlì. Un gioco di numeri, che mai come quest’anno sono significativi per la manifestazione che celebra il cinema breve. 240 le opere selezionate, provenienti da 125 paesi, sono 164 in competizione e 76 fuori concorso, scelte tra le 5108 sottoposte al comitato […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Chiara Guida
0 notes
pangeanews · 5 years
Text
“La Bellezza, come la grandezza, non è più di moda. Le Muse si sono stancate dei poeti di oggi, morti viventi”: dialogo con Silvio Raffo
Chi lo conosce fa finta di non capire. Silvio Raffo, che in quell’opificio di lirica, di magia che è La Piccola Fenice, a Varese, ha la più vasta biblioteca di libri di poesia che abbia mai visto, è la dimostrazione vivente che si può vivere da poeti. Che si deve vivere poeticamente. La sua leggerezza – coniugata a una cultura ‘mostruosa’ – ti mette in scacco: cita un verso di Emily Dickinson e muta il muso canino del giorno in virtù primaverile. E tu che fai?, sei ancora lì, perduto tra gli ‘affari’ senza afferrare la coda di tigre della vita? Sempre sull’argine della gioia – cioè, sul lato di chi ha visto tutti i dolori, tutte le disperazioni, mungendone il diamante – Silvio Raffo, che è, primariamente, poeta e romanziere – La voce della pietra, ripubblicato da Elliot lo scorso anno, è stato tradotto in film, Voice from the Stone, nel 2017, con Emilia Clarke – ha compiuto una impresa che ha il senso della necessità e dell’azzardo. Muse del disincanto (Castelvecchi, 2019), è “Un’antologia critica” intesa a descrivere la “Poesia italiana del Novecento”. La necessità è data da chiarezza architettonica nella composizione e nitidezza stilistica. Insomma: Raffo non scrive per i critici, per i giornalisti delle ‘terze’ – ce ne sono ancora? –, tantomeno per i poeti o i curatori di auree collane editoriali. Vuole farsi capire. E ci riesce, scandendo il suo discorso in sei parti – dalla porzione Verso il Novecento al Caleidoscopio che orienta alle svariate esperienze liriche, minori ma non per questo meno interessanti, che hanno puntellato il secolo passato – spiegando ai non edotti (cioè: tutti) che cos’è la poesia (Appendice metrica) e che rapporto ha con la musica (“Sono solo canzonette”. Musa e musica leggera). Il resto, è l’azzardo. Silvio Raffo si erge, da sempre, a difensore della bellezza vilipesa, e lo dice, senza tema, fin da subito: “Il lettore appena esperto si accorgerà infine di un altro intento oggi decisamente ‘controtendenza’: quello di una difesa – lo ammette per primo chi scrive – del canone estetico-lirico di cui molti amano celebrare le esequie, o le hanno già celebrate da un pezzo. La Bellezza rimane di fatto l’unica ancora di ormeggio, sia per la letteratura sia per la vita”. Così, Raffo raccoglie – giustamente – Fernanda Romagnoli a discapito di Edoardo Sanguineti (‘mito’ della cultura che fu), riammette nel canone Antonio Delfini ma relega all’ombra Antonio Porta, imbarca Emilio Villa dimenticando Dario Villa, dà giusto pregio al Tommaso Landolfi poeta, ma a questo punto avrebbe potuto trattare anche Federigo Tozzi e Scipione, come Massimo Ferretti e Alessandro Ceni che paiono, parere tutto mio, mancanze reali. Ma forse non è questo il gioco da fare in una antologia dove ci si diverte a spigolare autori dimenticati – tra i tanti: Nella Nobili, Elena Bono, Giovanni Descalzo, Aldo Borlenghi, Maria Luisa Belleli, Enzo Fabiani, José Basile, Biagia Marniti – finalmente degnati di attenzione autentica e gratuita (cosa non da poco: l’antologizzatore non si auto-antologizza). Dove l’autore, al posto di fare il maestrino del canone, l’inquisitore della letteratura, ci affronta: e tu, hai il coraggio di farti poeta, di spendere tutto per la bellezza? Infine, un libro che trasuda vita, evviva. (d.b.)
Disincanto. Significa che la musa non incanta più?
Le Muse, esattamente come gli Angeli, si sono stancate, disincantate, per la desolante destituzione dell’incanto e del canto: nessuno vuole né sa più cantare, e a loro, che vivono in funzione del canto che possono ispirare, non resta che appollaiarsi sulle balaustre della scala di una villa abbandonata come quella “sul lago d’Orta” di Montale. Sono tristi, poverine, perché “l’armonia non vince di mille secoli il silenzio”, anzi si è spenta del tutto. Mi ricordano gli angeli di una mia poesia di Lampi della Visione. Gli Angeli sono tristi perché “strano/ suona il loro saluto al cuore umano/ Si riposano stanchi sulle guglie/ di turrite città, piangono un poco/ tra loro si sorridono per gioco./ Gli Angeli sono tristi perché vano/ sentono in loro annuncio al cuore umano”. Come diceva già l’Aldo burlone più di cent’anni fa “I tempi sono cambiati/ Gli uomini non domandano niente dai poeti…”. Lui però, almeno, si divertiva (“tri tri tri, tru tru tru”). Quei morti viventi dei ‘poeti’ di oggi non hanno un briciolo di brio, non solo hanno perso il dono del canto ma non hanno niente da dire (Marino Moretti diceva per vezzo di non “aver nulla da dire”, ma poi ci raccontava storie deliziose, questi al massimo contano le piastrelle del pavimento o illustrano l’interno di un frigorifero elucubrando cervelloticamente sul nulla). Oggi la poesia è un esercizio di ingegnosità lambiccata, senza l’entousiasmòs e la gioiosa bizzarria dell’estro barocco (i cui voluttuosi arabeschi palpitavano di ebbrezza senza mai tradire i principi dell’ut pictura poesis e la convinzione che “è del poeta il fin la meraviglia”). Un’arida pantomima in cui la Bellezza non ha alcuna voce in capitolo. Quale “meraviglia”? Niente più stupore, né vitalità di canto (“poiché la vicenda si compie/ senza eroismo, senza passione, senza bellezza”, Mariagloria Sears, 1954). A dettar legge nella poesia del terzo millennio, come in generale nell’arte, salvo qualche eccezione, parrebbe proprio il contrario della Bellezza. Quel Bello che fu chiamato “l’inizio del Tremendo” è stato sostituito dalla grisaglia dell’insignificante. L’anelito all’avventura metafisica è guardato con sospetto se non con disprezzo, per non parlare della ‘melodia’ o di qualsiasi incanto del canto (considerati elementi obsoleti e ‘accademici’ – come se Penna, puro melodico cantore, fosse minimamente accademico!). Pare che la finalità precipua debba essere una surrettizia ‘aderenza alle cose’, soprattutto si deve essere ‘attuali’, immersi nel ‘reale’ (come se sapessimo cos’è davvero) e non dimenticarci dei ‘problemi sociali’, tutto ciò insomma di cui la poesia ha sempre tenuto conto, ma da un punto di vista privilegiato e ‘trascendente’.
Lui è Silvio Raffo, poeta perenne
La tua è una antologia polemica: scombussoli il canone con il cannone, dici che non esistono ‘minori’ semmai sono ‘minorati’ (dico io) certi critici e i loro criteri. Spiegaci cosa ha animato il tuo lavoro, anomalo.
Polemico è un aggettivo che non mi appartiene, come anche ‘provocatorio’. Diversamente da molti miei contemporanei, non m’interessa polemizzare né provocare. Ognuno la pensi come vuole. Io ho un’idea precisa dell’essenza della Poesia (e uso non a caso la maiuscola) e non scrivo neanche una riga per compiacere miei amici o ‘clienti’. Scrivo quello che penso anche se non è politically correct. Ritengo che oggi la poesia sia in disarmo, che la stragrande maggioranza di coloro che sono qualificati come poeti siano scrittori in versi che non sono più nemmeno versi. La poesia si costituisce di tre elementi: la musicalità, la trasfigurazione fantastica, la vivacità dell’espressione. La stragrande maggioranza dei poeti di oggi potrebbe fare a meno di spezzare il ‘sermo continuus’ perché i loro scritti, non avendo alcuna dimensione musicali, sono semplicemente prosa che si ferma a un certo punto per andare a capo (ciò che risultano a volte, ahimè, anche certe pessime traduzioni di poeti che siamo costretti a leggere solo in originale per non inorridire). Quanto alla trasfigurazione fantastica, non è più in uso, la realtà non viene più trasfigurata e ricreata ma piuttosto riprodotta fotograficamente, e questo potrebbe andar bene se si verificasse con un impatto drammatico e suggestivo, ossia con una impronta che rimandi comunque altrove, (il ‘suggerimento’ mallarmeano) ma il fatto è che oggi si tende, come aveva intuito già il grande Luigi Baldacci, a spacciare per enigmatica la banalità. ‘Fantasia’ significa “capacità di rappresentazione e di trasfigurazione”, ed è la principale carenza di una generazione cresciuta davanti alla tivù. Quanto alla vivacità dell’espressione, quella che si avverte nei testi (se li leggiamo) è la stessa che si rivela nell’ascoltarli se li leggono ad alta voce, di una noia esiziale (c’è qualche poeta oggi che legge come sapeva leggere Ungaretti?). Ahiahi, mala tempora currunt anche per quanto riguarda l’interpretazione (rileggete Quintiliano ragazzi, actio, dispositio, etc.). Non ho mai negato che esistano poeti maggiori e poeti minori. Solo trovo assurdo che vengano considerati minori alcuni che sono di valore pari ai più noti. Camillo Sbarbaro e Libero De Libero, Bartolo Cattafi e Daria Menicanti non sono ‘minori’ rispetto a Montale, sono diversi da Montale ma poeti autentici, fecondi, fedeli a un credo come lui.
Intendo. Non sarebbe stato meglio semplificare la scelta, decrittare e decapitare (già Mengaldo ne allineò tantissimi, 40 e passa anni fa, denunciando l’impossibilità del canone), più che allargare smodatamente le maglie liriche? 
No, desideravo che il quadro fosse completo. E non potevo tralasciare parecchie voci di poeti validi e vivaci, nel Caleidoscopio finale: voci che NESSUNA delle antologie degli ultimi quarant’anni ricorda e valgono più di tanti poetucoli strombazzati dai loro amici critici e scribacchini.
Dimmi chi è (e perché): il poeta del Novecento più sottovalutato.
Camillo Sbarbaro. Esistono pochissimi saggi critici sulla sua opera, alla quale deve parecchio anche Montale
…il più sopravvalutato…
Pier Paolo Pasolini, le cui poesie apprezzabili sono a mio avviso solo quelle della stagione giovanile. Anche Montale è ipervalutato: benché si tratti indubbiamente di un grande poeta, trovo che gli scritti critici di cui è stato oggetto siano più del necessario, mentre ad altri ne sono stati dedicati pochissimi. Le mode culturali sono una piaga Efesto. Chi si guadagna un trono non lo perderà mai. Basti pensare al fenomeno Alda Merini. In un anno le sono stati dedicati sedici volumi dal Corriere, dozzine di tesi di laurea e un museo (dove peraltro vado molto volentieri a tenere corsi e seminari, ambiente simpaticissimo) mentre a Maria Luisa Spaziani – indubbiamente più alta di Alda nel senso luziano del termine – nessuno ha dedicato alcuno spazio ‘in memoriam’ fuorché un paio di articoli. Il torto di Maria Luisa, la vera first lady della poesia femminile italiana, è stato di non aver fatto mai parlare di sé come personaggio e non aver mai usato un linguaggio ‘popolare’ nelle sue interviste.
…quello che ti porteresti nell’isola deserta…
Dato che Emily Dickinson la conosco quasi tutta a memoria, porterei con me in un’isola deserta Guido Gozzano o Giovanni Pascoli (è concessa un’accoppiata? Mi avvalgo di questo diritto autorizzato da Emily, che afferma “Uno più uno fa uno”).
…quello che avresti voluto conoscere…
Mariagloria Sears, prima che si togliesse la vita. I leoni sul sagrato è una delle poesie più belle del decennio ’50/60.
…il più simpatico e l’insopportabile (come traluce dall’opera)… 
Il più simpatico Palazzeschi (ex aequo con Juan Rodolfo Wilcock). Insopportabile Edoardo Sanguineti.
…quello che leggi continuamente.
Giovanni Pascoli.
Oggi: qual è lo stato della poesia italiana (dunque della italica civiltà)?
“Povera e nuda vai, cara Poesia”. Quanto alla civiltà italica… perché, c’è ancora?
Insisti sulla parola Bellezza, dileggiata, direi, nelle aule della lirica dominante. Cos’è questa bellezza? 
La Bellezza, senza scomodare Keats e il suo motto comunque sempiterno Beauty is Truth, Truth Beauty, that is all/ ye know on earth and all ye need to know (nel quale peraltro credo) è la gioia del contatto con il mistero, non può aver luogo con nulla che sia solo contingente ma è ontologicamente qualcosa di ‘out of sight’ anche se la riconosciamo in qualcosa che vediamo. Baudelaire ne Lo straniero la definisce “divina e immortale”: è proprio così. Nella vera arte la Bellezza si fa verbo e immagine. Tutto qui. E la sua essenza non cambia perché non dipende dal tempo storico (lo trascende infatti), non cambia per il fatto che domini il brutto. Quando domina il brutto vuol dire semplicemente che ci sono in circolazione meno anime belle. Oggi è così. La Bellezza, come la ‘grandezza’, non è di moda. Sì, è esatto dire che è dileggiata. Umiliata e offesa, sta per lasciarci o ci ha già lasciati. Anche lei (come gli dei e gli angeli). “Per puro spavento” (a dirlo, è ancora una volta la sovrumana Emily). Beauty has no cause. It exists (or not) Chi la ama la scorge – aggiungiamo – o sente ancora “l’indizio del suo nume”, e – oggi con molta fatica – riesce ancora a farla respirare. Quanto a chi non la ama, peggio per lui. La Bellezza ‘dovrebbe’ salvare il mondo, ma se il mondo non vuole salvarsi non lo salverà.
L'articolo “La Bellezza, come la grandezza, non è più di moda. Le Muse si sono stancate dei poeti di oggi, morti viventi”: dialogo con Silvio Raffo proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/2UyagUk
0 notes