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#Assoluti 2017
cinquecolonnemagazine · 10 months
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Save the Children: proposte per la piena attuazione della legge n.47/2017
Save the Children – in occasione del convegno “Proteggere e sostenere i percorsi di crescita: quale accoglienza per i minori stranieri non accompagnati?”, che tenutosi a Roma insieme a istituzioni, organizzazioni internazionali e società civile – fa il punto il punto sulle criticità e sulle potenzialità del sistema di protezione e accoglienza dei minori non accompagnati nel nostro Paese. L’Organizzazione - che da anni opera alle frontiere e sul territorio a fianco di minori soli e di tutti i ragazzi, le ragazze e neomaggiorenni coinvolti nei processi migratori e porta avanti attività di ricerca e di dialogo con le istituzioni - presenta alcune proposte, da attuare con urgenza, per accompagnare bambini e adolescenti verso il futuro, garantendo loro il diritto di cre-scere al sicuro, supportandoli nella piena inclusione e nella realizzazione dei propri sogni. Save the Children e la situazione attuale dei minori non accompagnati in Italia Al mese di maggio 2023, i minori non accompagnati accolti in Italia risultavano essere 20.510, di questi 3.881 sono bambini e bambine fino ai 14 anni di età. Dall’inizio del 2023 fino a metà giugno sono oltre 6mila i minori stranieri non accompagnati arrivati nel nostro Paese dopo aver attraversato il Mediterraneo: sebbene negli ultimi anni l’incidenza sugli arrivi via mare sia diminuita (15,8% nel 2021, 11,5% nel 2022, 11, 1% nel 2023), in termini assoluti i bambini e gli adolescenti arrivati nel corso dell’anno sono più del doppio di quanti erano arrivati nello stesso periodo lo scorso anno (erano 2.505 il 13 giugno del 2022). Dalle frontiere alla prima accoglienza Le frontiere, esterne e interne all’Europa, rappresentano luoghi critici per i minori e per le persone vulnerabili, a causa dell’alto rischio di cadere in reti di sfruttamento o andare incontro ad abusi. È fondamentale che sia assicurato sempre il rispetto dei loro diritti e la piena protezione, anche a partire dall’individuazione dei rischi e delle vulnerabilità dei minorenni nell’ambito dello svolgimento delle procedure e ai controlli legati all’ingresso nel territorio.  Per questi motivi, Save the Children chiede che, nell’ambito dei negoziati in atto al Parlamento e al Consiglio europeo per i Regolamenti previsti dal Patto europeo sull’Asilo e la Migrazione, vengano espressa-mente previsti meccanismi indipendenti di monitoraggio delle frontiere realizzati da organizzazioni umanitarie, organismi internazionali e rappresentanti della società civile, nell’ambito di una collaborazione e di un dialogo con la polizia di frontiera, che può svolgere un ruolo chiave nella protezione di bambini e adolescenti. Altrettanto cruciale è promuovere una cooperazione bilaterale tra polizie di paesi confinanti trasparente, volta ad assicurare la corretta identificazione di bambini e adolescenti, al fine di scongiurare respingimenti di minorenni. Occorre sottolineare, infine, che tutti i minori -anche quelli in famiglia- sono particolarmente vulnerabili e che hanno dovuto affrontare situazioni difficili sia nei Paesi di provenienza che durante il viaggio: devono perciò essere esclusi dalle procedure accelerate per le richieste di asilo, che comportano la detenzione sistematica. Criticità e proposte per la protezione e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati in Italia Per quanto riguarda i minori che giungono in Italia e intendono raggiungere altri Stati membri dove hanno legami familiari o di comunità, è importante prevedere un nuovo meccanismo di trasferimento che assi-curi procedure di ricongiungimento familiare più agevoli e rapide, anche con fratelli, sorelle e altri membri della famiglia, rafforzando la comunicazione interistituzionale. La prima accoglienza è uno snodo fondamentale anche per il successivo percorso di questi ragazzi. È necessario quindi prevedere un numero adeguato di posti su tutto il territorio, standard di qualità elevati e servizi che mettano al centro la loro tutela e il loro benessere e siano in grado di garantire un percorso di crescita dignitoso. Guardando poi ai dati forniti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per il 2022, il 38% dei minori stranieri non accompagnati accolti nel sistema di protezione si è allontanato volontariamente da queste strutture. Si tratta di più di 7mila minorenni, un numero significativo che può comprendere chi si è allon-tanato per raggiungere autonomamente altri Paesi europei, con tutti i rischi che ne conseguono, e chi è caduto nelle reti di trafficanti e sfruttatori. E’ necessario procedere ad una piena attuazione del Piano Anti-tratta, adottato dal Governo a ottobre 2022, con azioni concrete di individuazione precoce di situazioni di rischio alle frontiere marittime e terrestri (quale ad esempio la dichiarazione di maggiore età da parte di ragazze visibilmente minorenni condizionate dai loro sfruttatori), di conoscenza del fenomeno e formazione degli operatori e degli attori istituzionali, inclusa la magistratura civile e penale anche minorile e gli Ispettorati del lavoro. 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tempi-dispari · 1 year
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Davide Laugelli, la paura in musica
Lavoro interessante quello di Davide Laugelli, bassista. Interessante perché inusuale. La band è composta da due bassi e batteria. Il lavoro non è recentissimo. È targato 2017 ma ha mantenuto intatto il suo fascino. Ad iniziare dal titolo, Soundtrack of a nightmare. E ascoltandolo l’impressione è esattamente quella di essere catapultati in un incubo. Si inizia con il prendere sonno grazie alla riproposizione del brano di Johannes Brahams Op. 49 N. 4. Tutta da scoprire considerando l’inedita formazione. Una volta entrati in fase rem iniziano i ‘problemi’.
Le atmosfere si fanno immediatamente cupe, lugubri, con La nave di pietra. Visivamente potrebbe essere un vedersi camminare in una foresta, luna piena, lupi silenzio assoluti e l’ascoltatore che inesorabilmente avanza verso una radure apparentemente deserta. L’incedere del brano è lento, cadenzato. La batteria è molto percussiva. I due bassi disegnano linee melodiche malate, inquietanti. La voce diplofonica, la tecnica adottata da Demetrio Stratos o dai monaci tibetani, rende il tutto ancora più oscuro.
A chiudere questo cerchio malefico ci pensano le tastiere con suoni lunghi, sintetici più che melodici. Otto minuti e mezzo di paura in un crescendo davvero coinvolgente. Segue The hell with you. L’incubo continua. Suoni dilatati, dissonanti del basso mettono subito le cose in chiaro. Il risveglio è ancora ben lontano. Proseguono le atmosfere oscure. La radura di cui sopra non era deserta. Il brano evoca ombre sinistre che si agitano nella notte. Sparuti alberi spogli non possono proteggere l’ascoltatore/osservatore. L’alba si avvicina ma il sogno non è ancora finito.
Si corre. A perdifiato. È il momento di Climbing the Wrong Mountain. Il bassi tornano ad essere percussivi scambiandosi il tema della canzone. Tastiere macabre segnano il passo di questo viaggio verso la cima. La luna osserva, più pallida e beffarda del solito. Nuovamente le tastiere sottolineano l’aria malsana. Si ha l’impressione che da un momento all’altro possa sbucare qualche Grande antico di lovecraftiana memoria.
Si corre nella speranza di arrivare in salvo sul cucuzzolo. Non ci si volta indietro nonostante rumore sinistro di passi. L’ombra si avvicina. Se ne sente l’alito sul collo. La musica cambia. Si spezzetta. Diventa rarefatta in un aumentare di tensione. Si sentono delle dita gelide sul collo, strattonano e… suona la sveglia. Questo essere, a livello del tutto personale, la descrizione del lavoro di Davide Laugelli. Ottima produzione che ha reso l’incubo davvero claustrofobico non lasciando nessun barlume di luce se non il pallido riflesso della luna.
Concludendo. Non si può che ribadire quanto detto in apertura. Lavoro di assoluto interesse quello di Davide Laugelli. Non propriamente canonico, esclusivamente strumentale. Un disco che non si può ascoltare in qualsiasi momento. Si deve essere nel giusto mood per poterlo affrontare. E più lo si ascolterà e più si andrà a fondo nell’incubo che descrive. Adatto a tutti, purché non abbiate paura del buio.
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elisaminimeneghini · 7 years
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My child <3
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365adiary · 7 years
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ONE WORD: ASSOLUTI 2017 (with 2017 there are two words but who cares)
What I read:
AA
Sofia Arosio
Martina Basile
Sara Berardinelli
Sofia Busato
Desiree Carofiglio
Caterina Cereghetti
Benedetta Ciammarughi
Maria Vittoria Cocciolo 
Alice D'Amato
Asia D'Amato
Matilde De Tullio
Erika Fasana 
Carlotta Ferlito
Vanessa Ferrari
Giada Grisetti
Elisa Iorio
Francesca Noemi Linari
Martina Maggio
Enus Mariani
Lavinia Marongiu
Elisa Meneghini
Lara Mori
Sara Ricciardi
Martina Rizzelli
Sydney Saturnino
Sofia Subrizi
Tea Ugrin 
Giorgia Villa
NOT AA:
Clara Colombo - UB
Arianna Rocca - VT/BB/FX
Caterina Vitale - VT/FX
These names are temporary. Since Erika, Vanessa and Giorgia were injured, they may decide to not do all around or even compete at all. Of course, admission does not imply participation.
What I think:
MY THREE Fs AND LITTLE GIORGIA ARE BACK! 
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corallorosso · 4 years
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La nemesi dei gattini ciechi
Di Marco Revelli Abbiamo pochissimi posti liberi nelle terapie intensive … Tra poco arriviamo a un punto di non ritorno”. La dichiarazione dell’assessore alla sanità della regione Lombardia,... ci precipita in uno scenario-limite: quello in cui diviene realistica la possibilità di attuare procedure di “razionamento” nell’accesso ai trattamenti salva-vita. Di dover decidere, cioè, a chi riservarli e di conseguenza chi escluderne. (...) La disponibilità di risorse “salva-vita” nel nostro sistema ospedaliero – il numero di posti-letto per i ricoveri e, in modo particolare, per le rianimazioni e le terapie intensive – non è un “dato di natura”. E’ un fatto politico: la conseguenza di scelte politiche. E queste – non da oggi, e nemmeno da ieri – sono andate nella direzione dell’indebolimento dell’intero apparato sanitario nazionale. Di un suo sistematico “smagrimento” in nome di costanti esigenze di bilancio che hanno visto la spesa sanitaria come variabile dipendente delle sempre più esose esigenze di pareggio e di sempre più prepotenti “altre priorità” (investimenti in infrastrutture, spesa militare, interessi sul debito pubblico…). Come tanti gattini ciechi, i nostri governanti per un quarto di secolo e più hanno continuato a lavorare, con inconsapevole baldanza, per preparare l’orizzonte tragico dell’ emergenza di oggi. Non c’è un solo governo in tutto questo periodo, che non abbia negato alla sanità pubblica quanto sarebbe stato necessario per proteggere efficacemente i cittadini di fronte a possibili, prevedibili anche se estreme, minacce. Non c’è un solo Capo del Governo, dagli anni ’90 in poi, che possa dirsi “innocente”. I numeri sono da questo punto di vista implacabili. Secondo l’OCSE nel 2017 – l’ultimo anno per cui si dispone di dati confrontabili internazionalmente – il sistema ospedaliero italiano era in grado di offrire 3,2 posti letto ogni 1.000 abitanti (192 mila in valori assoluti di cui 151.646 in ospedali pubblici e 40.458 in quelli privati), contro più del quadruplo di Giappone (13,1 posti) e Corea del sud (12,2). La Germania ne aveva quasi il triplo (8,0), come la Russia (ma in questo caso occorrerebbe valutarne la qualità). Dietro di noi solo Spagna (3,0), Stati Uniti (2,8) e Regno unito (2,5). Proporzioni più o meno simili si registrano per i posti di degenza per i “casi acuti”. (...) secondo l’Organizzazione mondiale della sanità in Italia, dal 1980 al 2013 sono stati “tagliati” circa 700 posti letto “normali” ogni 100.000 abitanti, passando dai 922 di allora (sempre su 100.000 abitanti) ad un misero 275 (è stato calcolato che “se oggi vi fosse lo stesso numero di letti ospedalieri del 1980, avremmo a disposizione oltre 15.000 postazioni di terapia intensiva”!). Un primo colpo (quasi “mortale”) era stato inferto dal secondo governo Berlusconi – in carica dal 10 giugno 2001 al 23 aprile 2005 -, il quale (come documenta il Rapporto della Corte dei Conti 2001- 2003) aveva fatto venir meno alle Casse delle Regioni qualcosa come 20,7 miliardi di euro (non più coperti dal Fondo sanitario nazionale in ottemperanza al Patto di stabilita) a cui vanno aggiunti 13 miliardi di mancati trasferimenti. Il governo Monti, a sua volta, varerà nel 2012 un piano per ridurre la percentuale della spesa sanitaria sul Pil dal 7,1% al 6,7% – un calo che, spalmato nel tempo, sarà valutato dalle regioni nell’ordine dei 30 miliardi. Nel 2014 il Governo Letta e il Governo Renzi operano un’ulteriore riduzione del Fondo sanitario nazionale di 2,6 miliardi, e altri 6,7 miliardi sono tagliati con la Finanziaria del 2015-16. (...) Il risultato è che oggi non mancano solo i posti letto ma anche 56.000 medici e 50.000 infermieri: in Italia ci sono 5,6 infermieri ogni 1000 abitanti mentre in Francia il rapporto è di 10,5 per abitante e in Germania 12,6.
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2017 Venezia,  Ca' Sagredo - performer Lorenzo Quinn
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2017 Venezia, Ca' Sagredo - performer Lorenzo Quinn da angelo aldo filippin Tramite Flickr: Lorenzo Quinn è nato a Roma nel 1966. Figlio del famoso attore Anthony Quinn, con un’infanzia vissuta a cavallo fra Italia e Stati Uniti, dopo una breve parentesi da attore, Quinn junior ha virato sull’arte e in particolare sulla scultura, lasciandosi ispirare da maestri assoluti come Michelangelo, Bernini e Rodin. Le sue opere-installazioni hanno iniziato ben presto a fare il giro del mondo, all’interno di collezioni private, musei e non solo. Ben prima di «Support» (l’opera realizzata a Venezia nel 2017), lo scultore ha esposto i suoi lavori più celebri a Doha (in Qatar), ma anche alle Nazioni Unite, all'Hermitage di San Pietroburgo così a Singapore, in India, in Canada e in gran parte delle capitali europee. Da oltre vent’anni, inoltre, l’artista collabora con la Halcyon Gallery di Londra.
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purpleavenuecupcake · 3 years
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PA: i debiti ammontano ad almeno 52 miliardi. Nel 2020 forniture non pagate per 10 miliardi
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Sebbene i tempi di pagamento della nostra Pubblica Amministrazione (PA) siano in calo, lo stock dei debiti commerciali, invece, è in costante aumento e sfiora ormai i 52 miliardi di euro. Un importo che, segnaliamo, include la parte corrente, ma non quella in conto capitale che, da una stima molto spannometrica, ammonterebbe ad altri 6/7 miliardi di euro. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha analizzato i dati dell’Eurostat  relativi al 2020. Come mai, nonostante i ritardi di pagamento stiano scendendo, il debito complessivo continua a crescere ? Perché molti pagamenti continuano  a non essere ancora eseguiti; pertanto, questi insoluti vanno ad aumentare lo stock di debito accumulatosi negli anni precedenti. Secondo i dati presentati la settimana scorsa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ad esempio, l’anno scorso la nostra PA ha ricevuto dai propri fornitori fatture per un importo complessivo pari a 152,7 miliardi di euro, ma ne ha pagati 142,7, concorrendo ad aumentare il debito commerciale di altri 10 miliardi di euro.  •             In Europa nessuno fa peggio di noi Secondo l’Eurostat, negli ultimi anni il debito commerciale di sola parte corrente della nostra PA continua a crescere. Se nel 2017 era pari a 45,2 miliardi, l’anno successivo è salito a 46,9, per toccare  i 48,9 miliardi nel 2019. L’anno scorso, infine, si è attestato a 51,9 miliardi di euro (vedi Graf. 1); rapportando questi mancati pagamenti al Pil nazionale, in Italia l’incidenza si attesta al 3,1 per cento: dato peggiore fra tutti i 27 Paesi UE (vedi Graf. 2). Tra i nostri principali competitor commerciali, segnaliamo che la Spagna presenta un misero 0,8 per cento (in termini assoluti il debito è pari a 9,5 miliardi di euro), la Francia l’1,4 per cento (33,2 miliardi di euro) e la Germania l’1,6 per cento (54,2 miliardi di euro). Va altresì sottolineato che tra i paesi appena indicati, nell’annus horribilis della pandemia i debiti commerciali di sola parte corrente sono diminuiti. In Italia, invece, hanno continuato a crescere, registrando un preoccupante + 6 per cento rispetto al 2019 (in valori assoluti pari a + 3 miliardi di euro). •             Siamo stati bocciati più volte dalla Corte UE Con la sentenza pubblicata il 28 gennaio 2020, la Corte di Giustizia Europea ha affermato che l’Italia ha violato l’art. 4 della direttiva UE 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private . Sebbene in questi ultimi anni i ritardi medi con cui vengono saldate le fatture siano diminuiti, la settimana scorsa la Commissione europea ha inviato al Governo Draghi una lettera di messa in mora sul mancato rispetto delle disposizioni previste dalla direttiva europea approvata 10 anni fa. Infine, un’altra procedura ancora aperta contro il nostro Paese riguarda il codice dei contratti pubblici che prevede un termine di pagamento di 45 giorni, quando a livello comunitario la scadenza, invece, è di 30 giorni. •             La soluzione? Compensare automaticamente debiti fiscali con crediti commerciali Per risolvere questa annosa questione che sta mettendo a dura prova tantissime Pmi, per la CGIA c’è solo una cosa da fare: prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della PA e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario. Grazie a questo automatismo risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da decenni. Senza liquidità a disposizione, infatti, tanti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori si trovano in grave difficoltà e, paradossalmente, rischiano di dover chiudere definitivamente l’attività, non per debiti, ma per troppi crediti non ancora incassati. •             Nelle  costruzioni,  più che farsi pagare la fattura è sempre più difficile arrivare a emetterla Sebbene i tempi medi di pagamento dopo l’emissione della fattura si siano accorciati, la questione rimane ancora irrisolta. Nel comparto delle costruzioni, ad esempio, le imprese appaltatrici continuano a denunciare le lungaggini a cui sono sottoposte prima di poter emettere la fattura; una situazione che allunga i tempi di pagamento  a causa di una serie di procedure che intercorrono tra il momento in cui terminano i lavori e la data di invio del documento fiscale. Un caso concreto ? Se la stazione appaltante è un Comune, ad esempio, una volta terminato il cantiere la ditta esecutrice deve presentare l’ultimo Sal (Stato di avanzamento dei lavori) al direttore dei lavori. Quest’ultimo lo deve avallare e successivamente deve verificare la corrispondenza tra l’opera eseguita e quanto previsto dal capitolato. Semprechè non vengano sollevate delle contestazioni, solo dopo aver “consumato” questi passaggi l’ufficio comunale competente dà il via libera, consentendo all’impresa appaltatrice di inoltrare la fattura. L’espletamento di queste procedure, però,  richiede anche dei mesi,  ritardi che, ovviamente, la piattaforma del MEF non è in grado di registrare, ma che negli ultimi anni si stanno dilatando a dismisura, mettendo in seria difficoltà tantissime imprese del mondo delle costruzioni. •             Solo sanità ed Enti pubblici nazionali pagano correttamente Ancorchè siano diventati mediamente più virtuosi, molti comparti pubblici continuano a saldare i propri committenti in ritardo rispetto alle disposizioni previste dalla legge. Secondo i dati del MEF pubblicati la settimana scorsa, nel 2020 le Amministrazioni dello Stato  hanno pagato mediamente dopo 55 giorni circa dal ricevimento della fattura, gli Enti locali (Comuni, Unione di Comuni e Comunità montane) dopo 50 e le Regioni-Province autonome e gli altri Enti (principalmente fondazioni) dopo poco più di 30. Ricordiamo che la legge stabilisce che per questi settori il pagamento deve avvenire entro 30 giorni dal ricevimento della fattura. Gli unici 2 comparti che, invece, l’anno scorso hanno rispettato la legge sono stati la sanità, che sebbene possa pagare entro 60 giorni ha liquidato i fornitori mediamente dopo 45 giorni, e gli Enti Pubblici Nazionali (Camere di Commercio, Monopoli di Stato, Banca d’Italia, Poste, Università, Cassa Depositi e Prestiti, etc.), con un tempo medio di 28 giorni, in anticipo di 2 rispetto al termine previsto dalla normativa per questo comparto. •             Il paradosso: l’ammontare del debito non si conosce e nemmeno quanti utilizzano la piattaforma del MEF Nonostante le imprese che lavorano per la PA abbiano da parecchi anni l’obbligo, per legge, di emettere la fattura elettronica,  nessuno è ancora in grado di affermare a quanto ammonta esattamente il debito commerciale del nostro Paese. Come funzionano i pagamenti in queste transazioni commerciali ? Una volta che il fornitore emette la fattura elettronica, questa transita attraverso una piattaforma controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze detta SdI (Sistema di Interscambio) che la smista all’ente o alla struttura pubblica a cui è indirizzata. I dati della fattura elettronica vengono acquisiti dalla Piattaforma dei Crediti Commerciali (PCC) che dovrebbe registrare tutti i pagamenti riconducibili alle transazioni commerciali della PA. Per cercare di intercettare la totalità delle transazioni è stato istituito il Siope+, un sistema di rilevazione telematica degli incassi e dei pagamenti degli enti pubblici. Per alimentare il Siope+ tutte le amministrazioni pubbliche devono ordinare gli incassi e i pagamenti esclusivamente con modalità informatica. Sebbene questa procedura sia iniziata gradualmente e diventata poi operativa a tutti gli effetti a partire dal luglio del 2017, il MEF non conosce ancora adesso a quanto ammonta complessivamente il debito commerciale in capo a tutte le Amministrazioni pubbliche con i propri fornitori, molto probabilmente perché una buona parte dei committenti pubblici, in particolar modo gli enti periferici, continuano a effettuare i pagamenti senza transitare per la piattaforma e con scadenze ben superiori a quelle fissate dalla legge. Read the full article
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mwilhelmnart · 3 years
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🔙 T. B. T. "Non dico tutto, ma dipingo tutto" P. Picasso 🇪🇸 Pablo Ruiz Picasso (Málaga, 25 ottobre 1881 - Mougins, 8 aprile 1973) Uno dei protagonisti assoluti della pittura del XX secolo. Acrylic on canva 40 x 50 cm 2017 ✔️ DISPONIBILE #picasso #pablopicasso #spainartist #malaga #madrid #barcelona #catalunya #tenerife #paris #parigi #artemoderna #artistquote #tbtphoto #mongolfiera #lasolitudine #malagaspain #spain🇪🇸 #france🇫🇷 #paesaggio #landscape #mwilhelmnartist #acrylic #acryliconcanvas #portraitlovers #famousportrait #arteinveneto #mwart #venezuelantalents #venezuelanvisualartist #mwilhelmnart (presso Mougins) https://www.instagram.com/p/CNZgiuxFPAh/?igshid=634b245206gx
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scienza-magia · 4 years
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L'Italia fanalino di coda nella digitalizzazione della PA
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E-government, Italia è agli ultimi posti in Europa. Nuove tecnologie, il nostro paese al 25esimo posto su 28. Lo studio Uil-Eures sulla digitalizzazione della Pubblica amministrazione e sulla competitività del nostro sistema: un quadro drammatico: "Siamo di fronte a gravissimi e preoccupanti ritardi rispetto alle altre nazioni europee". Ultimi nell'e-government, al 25esimo posto in Europa per la competitività del nostro sistema digitale. Il quadro che emerge dallo studio "Digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e competitività del sistema Italia", realizzato da Uil ed Eures traccia un quadro drammatico di arretratezza del nostro Paese all'interno dei 28 Stati dell'Unione Europea. Anche il plafond finanziario per l'ICT nella Pubblica Amministrazione mostra un quadro desolante: nel periodo 2013-2017, a fronte di una spesa media annua di 5,5 miliardi di euro, i settori più penalizzati sono l'Istruzione (con solo 354 milioni di euro) e la Sanità (1,2 miliardi di euro). La disaggregazione per tipologia di ente conferma come quasi la metà del volume di spesa complessivo sia stato generato dalle Amministrazioni Centrali (in media 2,6 miliardi di euro annui in termini assoluti), all'interno delle quali sono soprattutto i ministeri e gli enti di previdenza a registrare gli importi medi più rilevanti.A Read the full article
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elisaminimeneghini · 7 years
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After the competition Casella said he finds himself in a difficult position as to the naming of the team for Worlds. He said the only lock is now Lara Mori, who upgraded bars and floor, and she'll most likely be the only AAer. No one else showed AA potential among the seniors so he'll bring three specialists, but even this doesn't help choosing cause he said the girls just aren't competition ready. He praised the juniors and Fasana, even though she's clearly not being considered for Worlds.
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365adiary · 7 years
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Little cinnamon roll Elisa Iorio is the new Italian National Champion!
If I am right it's the third time that a junior win the Assoluti, first being Vanessa Ferrari & second being Tea Ugrin.
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corallorosso · 6 years
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Calano gli sbarchi di migranti sulle coste italiane, ma aumenta il numero di morti o dispersi. Anzi, non ci sono mai state così tante persone inghiottite dal Mediterraneo. Solo a settembre del 2018 il 19,1% di chi è partito dalla Libia non ha toccato riva. Uno su cinque. “Una percentuale mai registrata lungo la rotta del Mediterraneo centrale da quando si dispone di statistiche sufficientemente accurate”, afferma Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale, che ha elaborato un primo bilancio delle politiche di dissuasione dei salvataggi in mare. Mentre solo un migrante su dieci partiti dalla Libia nell’ultimo mese è riuscito ad arrivare in Europa. Il 70% di loro è stato intercettato e riportato indietro. Meno sbarchi, più morti Da quando Matteo Salvini si è insediato al Viminale, quattro mesi fa, e ha attuato la politica di chiusura dei porti alle navi delle organizzazioni non governative, in termini assoluti sono almeno 861 i migranti morti o dispersi. Se si includono le persone partite dalla Tunisia, si arriva a 970 migranti. Nel periodo preso in considerazione e definito dal ricercatore di “deterrenza totale nei confronti non soltanto delle Ong, ma di chiunque operi salvataggi in mare lungo la rotta del Mediterraneo centrale, incluse navi mercantili, assetti navali di Frontex e persino della Guardia Costiera italiana”, in mare il rischio di morte per i migranti provenienti dalla Libia è salito a 6.8%. ... Il periodo in cui Minniti era al Viminale è stato accompagnato da una netta diminuzione del numero assoluto dei morti, sceso a circa 3 persone al giorno. Nei soli quattro mesi di politiche Salvini, il numero di morti e dispersi ha avuto un’impennata raggiungendo le 8 persone al giorno. Un dato che ricorda i quasi 12 migranti al giorno che non riuscivano a raggiungere le coste tra il 2016 e il 2017. Numeri che, avverte Matteo Villa, possono anche essere sottostimati perché “sempre meno ‘occhi pubblici’ solcano o sorvolano il tratto di Mediterraneo al largo delle coste libiche”. Pertanto, è sempre più difficile contare il numero esatto di morti e dispersi.... Se si vuole parlare di “risultati”, a guardare i dati “appare come minimo dubbia l’utilità delle politiche di deterrenza nei confronti del soccorso in mare che, a fronte di una riduzione relativamente modesta degli sbarchi in Italia, negli ultimi quattro mesi è coincisa con un forte aumento del numero di morti e dispersi”. Sappiamo che le attività di salvataggio in mare non hanno influito sulle partenze e sugli sbarchi, ovvero che non esiste nessun pull factor, nessuna correlazione tra le attività di soccorso in mare svolte dalle Ong e gli arrivi sulle coste italiane, e che i motivi della diminuzione dei numeri sono da cercare altrove, negli accordi presi in Libia. Allo stesso modo, guardando ai numeri, la politica dei porti chiusi, che ha visto un calo degli sbarchi che era già in atto nei mesi precedenti, ha avuto un solo vero risultato: un costo altissimo in termini di vite umane. di Roberta Benvenuto
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thecermfoundation · 5 years
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Secondo Welfare - Quarto rapporto
I pilastri del secondo welfare sono tre: gli attori non pubblici, tra i quali, si veda i numeri del no profit, è avvertita la necessità di ridefinire il loro ruolo all’interno del settore del welfare; l’innovazione sociale(rispondere a nuovi bisogni con nuovi modelli) e l’empowerment (inteso come possibilità di espansione delle opzioni di azione e di scelta da parte degli utenti nel caso dei servizi sociali).
Il peso del settore no profit nel nostro paese al 31/12/2017 è rilevante. Le istituzioni non profit attive in Italia censite dall’ISTAT erano 350,492 (+2.1% rispetto al 2016), per un totale di 844,775 dipendenti (+3.9%).
Quasi due terzi delle istituzioni operano nel settore Cultura sport e ricreazione, mentre la maggior parte dei dipendenti si concentra nelle istituzioni che lavorano in attività classificate come Assistenza sociale e protezione civile (311,399), Sanità (184,594) e Istruzione e ricerca (125,710).
Sempre più contratti collettivi prevedono benefit di welfare aziendale. Dal punto di vista delle imprese e dei lavoratori interessati, stando ai dati ricavati dall’indagine di Inps e Cnel, è possibile quantificare nel settore metalmeccanico un totale di 166,011 realtà imprenditoriali e 2,432,093 di dipendenti coinvolti.
In termini assoluti, si tratta circa del 10.7% delle imprese con dipendenti e del 17.4% dei lavoratori dipendenti del nostro Paese: pur trattandosi quindi di una dinamica in forte espansione, il welfare di natura contrattuale riguarda solo un quinto dei lavoratori italiani.
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purpleavenuecupcake · 3 years
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PA: i debiti ammontano ad almeno 52 miliardi. Nel 2020 forniture non pagate per 10 miliardi
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Sebbene i tempi di pagamento della nostra Pubblica Amministrazione (PA) siano in calo , lo stock dei debiti commerciali, invece, è in costante aumento e sfiora ormai i 52 miliardi di euro. Un importo che, segnaliamo, include la parte corrente, ma non quella in conto capitale che, da una stima molto spannometrica, ammonterebbe ad altri 6/7 miliardi di euro. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha analizzato i dati dell’Eurostat  relativi al 2020. Come mai, nonostante i ritardi di pagamento stiano scendendo, il debito complessivo continua a crescere ? Perché molti pagamenti continuano  a non essere ancora eseguiti; pertanto, questi insoluti vanno ad aumentare lo stock di debito accumulatosi negli anni precedenti. Secondo i dati presentati la settimana scorsa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), ad esempio, l’anno scorso la nostra PA ha ricevuto dai propri fornitori fatture per un importo complessivo pari a 152,7 miliardi di euro, ma ne ha pagati 142,7, concorrendo ad aumentare il debito commerciale di altri 10 miliardi di euro.  •             In Europa nessuno fa peggio di noi Secondo l’Eurostat, negli ultimi anni il debito commerciale di sola parte corrente della nostra PA continua a crescere. Se nel 2017 era pari a 45,2 miliardi, l’anno successivo è salito a 46,9, per toccare  i 48,9 miliardi nel 2019. L’anno scorso, infine, si è attestato a 51,9 miliardi di euro (vedi Graf. 1); rapportando questi mancati pagamenti al Pil nazionale, in Italia l’incidenza si attesta al 3,1 per cento: dato peggiore fra tutti i 27 Paesi UE (vedi Graf. 2). Tra i nostri principali competitor commerciali, segnaliamo che la Spagna presenta un misero 0,8 per cento (in termini assoluti il debito è pari a 9,5 miliardi di euro), la Francia l’1,4 per cento (33,2 miliardi di euro) e la Germania l’1,6 per cento (54,2 miliardi di euro). Va altresì sottolineato che tra i paesi appena indicati, nell’annus horribilis della pandemia i debiti commerciali di sola parte corrente sono diminuiti. In Italia, invece, hanno continuato a crescere, registrando un preoccupante + 6 per cento rispetto al 2019 (in valori assoluti pari a + 3 miliardi di euro). •             Siamo stati bocciati più volte dalla Corte UE Con la sentenza pubblicata il 28 gennaio 2020, la Corte di Giustizia Europea ha affermato che l’Italia ha violato l’art. 4 della direttiva UE 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private . Sebbene in questi ultimi anni i ritardi medi con cui vengono saldate le fatture siano diminuiti, la settimana scorsa la Commissione europea ha inviato al Governo Draghi una lettera di messa in mora sul mancato rispetto delle disposizioni previste dalla direttiva europea approvata 10 anni fa. Infine, un’altra procedura ancora aperta contro il nostro Paese riguarda il codice dei contratti pubblici che prevede un termine di pagamento di 45 giorni, quando a livello comunitario la scadenza, invece, è di 30 giorni. •             La soluzione? Compensare automaticamente debiti fiscali con crediti commerciali Per risolvere questa annosa questione che sta mettendo a dura prova tantissime Pmi, per la CGIA c’è solo una cosa da fare: prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della PA e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario. Grazie a questo automatismo risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da decenni. Senza liquidità a disposizione, infatti, tanti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori si trovano in grave difficoltà e, paradossalmente, rischiano di dover chiudere definitivamente l’attività, non per debiti, ma per troppi crediti non ancora incassati. •             Nelle  costruzioni,  più che farsi pagare la fattura è sempre più difficile arrivare a emetterla Sebbene i tempi medi di pagamento dopo l’emissione della fattura si siano accorciati, la questione rimane ancora irrisolta. Nel comparto delle costruzioni, ad esempio, le imprese appaltatrici continuano a denunciare le lungaggini a cui sono sottoposte prima di poter emettere la fattura; una situazione che allunga i tempi di pagamento  a causa di una serie di procedure che intercorrono tra il momento in cui terminano i lavori e la data di invio del documento fiscale. Un caso concreto ? Se la stazione appaltante è un Comune, ad esempio, una volta terminato il cantiere la ditta esecutrice deve presentare l’ultimo Sal (Stato di avanzamento dei lavori) al direttore dei lavori. Quest’ultimo lo deve avallare e successivamente deve verificare la corrispondenza tra l’opera eseguita e quanto previsto dal capitolato. Semprechè non vengano sollevate delle contestazioni, solo dopo aver “consumato” questi passaggi l’ufficio comunale competente dà il via libera, consentendo all’impresa appaltatrice di inoltrare la fattura. L’espletamento di queste procedure, però,  richiede anche dei mesi,  ritardi che, ovviamente, la piattaforma del MEF non è in grado di registrare, ma che negli ultimi anni si stanno dilatando a dismisura, mettendo in seria difficoltà tantissime imprese del mondo delle costruzioni. •             Solo sanità ed Enti pubblici nazionali pagano correttamente Ancorchè siano diventati mediamente più virtuosi, molti comparti pubblici continuano a saldare i propri committenti in ritardo rispetto alle disposizioni previste dalla legge. Secondo i dati del MEF pubblicati la settimana scorsa, nel 2020 le Amministrazioni dello Stato  hanno pagato mediamente dopo 55 giorni circa dal ricevimento della fattura, gli Enti locali (Comuni, Unione di Comuni e Comunità montane) dopo 50 e le Regioni-Province autonome e gli altri Enti (principalmente fondazioni) dopo poco più di 30. Ricordiamo che la legge stabilisce che per questi settori il pagamento deve avvenire entro 30 giorni dal ricevimento della fattura. Gli unici 2 comparti che, invece, l’anno scorso hanno rispettato la legge sono stati la sanità, che sebbene possa pagare entro 60 giorni ha liquidato i fornitori mediamente dopo 45 giorni, e gli Enti Pubblici Nazionali (Camere di Commercio, Monopoli di Stato, Banca d’Italia, Poste, Università, Cassa Depositi e Prestiti, etc.), con un tempo medio di 28 giorni, in anticipo di 2 rispetto al termine previsto dalla normativa per questo comparto. •             Il paradosso: l’ammontare del debito non si conosce e nemmeno quanti utilizzano la piattaforma del MEF Nonostante le imprese che lavorano per la PA abbiano da parecchi anni l’obbligo, per legge, di emettere la fattura elettronica,  nessuno è ancora in grado di affermare a quanto ammonta esattamente il debito commerciale del nostro Paese. Come funzionano i pagamenti in queste transazioni commerciali ? Una volta che il fornitore emette la fattura elettronica, questa transita attraverso una piattaforma controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze detta SdI (Sistema di Interscambio) che la smista all’ente o alla struttura pubblica a cui è indirizzata. I dati della fattura elettronica vengono acquisiti dalla Piattaforma dei Crediti Commerciali (PCC) che dovrebbe registrare tutti i pagamenti riconducibili alle transazioni commerciali della PA. Per cercare di intercettare la totalità delle transazioni è stato istituito il Siope+, un sistema di rilevazione telematica degli incassi e dei pagamenti degli enti pubblici. Per alimentare il Siope+ tutte le amministrazioni pubbliche devono ordinare gli incassi e i pagamenti esclusivamente con modalità informatica. Sebbene questa procedura sia iniziata gradualmente e diventata poi operativa a tutti gli effetti a partire dal luglio del 2017, il MEF non conosce ancora adesso a quanto ammonta complessivamente il debito commerciale in capo a tutte le Amministrazioni pubbliche con i propri fornitori, molto probabilmente perché una buona parte dei committenti pubblici, in particolar modo gli enti periferici, continuano a effettuare i pagamenti senza transitare per la piattaforma e con scadenze ben superiori a quelle fissate dalla legge. Read the full article
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#vino #wine #basilicata #aglianico #aglianicodelvulture #vinobiologico #organicwine #vinorosso #elenafucci #uvaggioenotecaonline Uvaggio | enoteca online ELENA FUCCI Siamo a Barile, in Basilicata, dove la bravissima vignaiola Elena Fucci produce il suo unico vino, il “Titolo”, così chiamato in onore della località dove sono posti i vigneti. Parliamo di vigne di oltre 40 anni, che affondano le radici nel magico suolo vulcanico del Vulture. Un vino con tratti distintivi tali da renderlo unico, capace anno dopo anno di confermarsi ai vertici assoluti! Vai su www.uvaggio.it! Troverai il Titolo 2017, anche in formato Magnum! https://www.instagram.com/p/B44Vk-Vi8L_/?igshid=17jdsabijrci
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Bentornati nella rubrica “Parliamo di…”! Quest'oggi insieme a Il Cinematologo ci addentreremo in un argomento simile a quello avuto con Moviener, ma solo in maniera relativa. Il Remake, solitamente, è un film che esce parecchi anni dopo l’originale, mentre un Sequel si prende al massimo 2 o 3 anni prima di venire alla luce. Cosa succede, però, se il Sequel esce dopo 10 o 20 anni? Sono molti gli esempi da fare: Gli Incredibili è uscito nel 2004, Gli Incredibili 2 nel 2018; Blade Runner è uscito nel 1982, il suo Sequel ben 15 anni dopo, nel 2017; Independence Day è uscito nel 1996, Independence Day Rigenerazione è uscito nel 2016. Quali problemi si vengono a creare in questi contesti? Primo fra tutti, penso che il problema principale sia il contesto creatosi: durante gli anni il prodotto si evolve, e così deve succede anche ai vari film che escono. Una saga cinematografica che ogni due anni sforna un nuovo capitolo si evolverà con il tempo, dando la possibilità al film e alle persone di crescere costantemente, mentre un Sequel uscito dopo molti anni avrà l’ingrato compito di essere attuale ma allo stesso tempo simile al primo, di compiacere il pubblico presente ma anche quello affezionato al precedente capitolo. Guardiamo Toy Story 3, ad esempio: con il secondo capitolo uscito ben 11 anni prima, è riuscito a mantenere lo stile di disegno e animazione invariato pur riuscendo a mostrare molti miglioramenti tecnici non da poco. Diverso invece ciò che è successo con Independence Day: ciò che aveva reso famoso il primo capitolo era l’avanguardia dell’effetto speciale, cosa che ora non poteva mostrare avendo una concorrenza quasi impossibile da battere. Si è deciso quindi di esagerare la storia e le scene d’azione, puntando su effetti molto buoni ma senza renderli protagonisti assoluti. Ne è uscito un film che ha convinto poco, anche se a mio modo di vedere è risultato anche migliore del primo capitolo (la presenza di Will Smith, a quanto pare, vale di più di quella di Jeff Goldblum). [Continua nei commenti] https://www.instagram.com/p/BzYb1S7ot_L/?igshid=116q1nzrhpj22
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