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#Biscotti danesi
autolesionistra · 1 year
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Tema libero: i biscotti
Nutro una certa infatuazione per i biscotti, che negli anni mi ha aiutato a sviluppare due superpoteri:
l'invulnerabilità all'impalugamento, che mi permette di mangiare a secco qualsiasi tipo di biscotto senza apporto di liquidi ad accompagnarli
la capacità di ingurgitare l'equivalente del mio peso in biscotti
Questa passione mi ha portato grandi gioie e alcuni traumi (tipo scoprire che al di fuori dell'Italia la situazione biscotti è spesso drammatica, soprattutto a colazione) (o la sparizione delle tortorelle).
Potreste stare pensando "beh, anche a me piacciono i biscotti, chesaràmmai" ma per dare un'indicazione oggettiva del mio livello patologico: durante l'adolescenza, quando si tende a tappezzare la cameretta di iconografie dei propri eroi avevo appesa una (nutrita ma ormai sparita e compianta) collezione di coperchi di scatole di biscotti danesi. Mia sorella può testimoniare.
La storiografia dei biscotti è per lo più piatta come una lingua di gatto, ma verso la fine degli anni '90 abbiamo assistito ad una piccola rivoluzione commerciale che mi ha sempre incuriosito.
In un mercato per lo più dominato da un noto marchio che per comodità chiameremo Burino Stanco™, vari esponenti della Grande Distribuzione iniziarono quasi contemporaneamente una certosina opera di clonazione biscottifera copiando forme e gusti della suddetta marca.
Mi sono sempre chiesto se l'inizio di questa operazione sia stato legato alla risoluzione di qualche ambiguità legale sull'applicazione del copyright ai biscotti o se semplicemente sia stato mero calcolo economico. Sta di fatto che una delle vette più alte della mia storia d'amore con questi amorevoli prodotti dolciari da forno è stata quando la mia famiglia fu selezionata per valutare qualitativamente una serie di pacchi di biscotti di marca ignota che volevano clonare i prodotti del Burino Stanco™. Avere finalmente una missione e un riconoscimento del mio curriculum nel mangiare biscotti (pur se i questionari tecnicamente li firmava poi mia madre) fu il coronamento di un percorso iniziato nelle paludi dei plasmon spappolati passando per le cime innevate dei canestrelli, le brughiere delle treccine di frolla siciliane, le foreste di shortbread scozzesi...
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gelatinatremolante · 2 years
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Ci ho pensato a lungo ma direi che adesso i tempi sono maturi per l'unico sondaggio che conta davvero:
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klimt7 · 2 years
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Hygge
Hygge è un sostantivo danese  e norvegese impiegato per definire un sentimento, un'atmosfera sociale, un'azione correlata al senso di comodità, sicurezza, accoglienza e familiarità. Esprime un concetto analogo a quello della parola svedese mys e della parola tedesca Gemütlichkeit.
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Il concetto di hygge non ha come fine la ricerca di una felicità momentanea, bensì di una felicità quotidiana, che contribuisce a generare un senso di appagamento di lungo periodo equiparabile al nostro concetto di "benessere, essere in armonia con il proprio tempo e il proprio ambiente. Ricerca di una pace e di un equilibrio da condividere socialmente"
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Secondo un sondaggio dell'Unione europea, i cittadini danesi sono i più felici del mondo, visto che passano più tempo con la famiglia e con gli amici e si sentono più rilassati degli altri.
Per essere hyggelig (aggettivo derivato da hygge) bisogna concentrarsi sulle cose semplici che fanno stare bene, ricreando un ambiente accogliente dove godere a pieno dei piaceri quotidiani che la vita offre.
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Attività tipicamente hyggelige (plurale di hyggelig) sono per esempio: esprimersi liberamente, allontanarsi dagli impegni della vita quotidiana, condividere il cibo preparando torte, biscotti, pane per ospiti e vicini. Ma anche accendere candele, cucinare, chiacchierare tranquillamente davanti ad un camino acceso.
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Tre condizioni hanno favorito la nascita e la diffusione dell'hygge.
Il clima particolarmente ostile dei Paesi nordici, con estati di breve durata e ricche di luce che contrastano con gli inverni lunghi e bui, ha fatto crescere nei danesi la necessità di ricercare calore e comodità per lo più nelle proprie abitazioni, concedendosi del tempo da trascorrere con la famiglia, gli amici e per sé stessi.
Dopo la dichiarazione di indipendenza, la Danimarca si ritrova ad essere una distesa pianeggiante, ed il popolo, una piccola comunità. Una comunità coesa e determinata "Ciò che è perso all’esterno, verrà conquistato all’interno", in questo modo è cresciuto il senso di aggregazione e di comunità che sono i principi fondamentali dell’hygge e del popolo danese.
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Una società basata sull'uguaglianza, tra le più egualitarie, con un servizio sanitario, scolastico e fiscale.
In Danimarca le tasse sono molto alte proprio perchè è diffusa la consapevolezza che in tal modo sarà possibile prendersi cura degli individui più fragili, come i bambini, gli anziani, i malati. Le tasse sono lo strumento concreto di una comunità per dar riparo e conforto ad ogni tipo di fragilità che può incontrare un individuo nel corso della propria vita.
Le imposte e un sistema fiscale equo e unanimamente accettato e condiviso, divengono così il mezzo per creare una "rete di supporto, di sostegno e d'accoglienza". Un modo per far sentire alla comunità e al singolo che anche lo Stato si prende cura del "tuo benessere personale".
Nasce così uno dei sistemi statuali tra i migliori al mondo. In una società del genere, in cui i bisogni primari vengono soddisfatti, c'è più tempo e propensione a dedicarsi all'esplorazione sociale, creativa e personale.
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Gli elementi di hygge.
1) Luce
La luce è un elemento fondamentale per chi vive nei paesi scandinavi, per via del clima che in inverno costringe a godere della luce artificiale anche in pieno giorno.
La luce è un elemento essenziale per creare un'atmosfera hyggelig, come fondamentale è anche la scelta del tipo di illuminazione, che deve essere calda, nelle sfumature del giallo e dell'arancio, è preferibile tenere accese delle lampade a pavimento, rispetto ai lampadari a soffitto, poiché aiutano a creare un'atmosfera più intima e raccolta. Anche la luce soffusa ricreata dalle candele e dalle fiamme del camino sono in pieno stile hygge.
Osservare la fiamma della candela equivale a un vero e proprio esercizio di meditazione, che arresta il flusso dei pensieri e conduce a uno stato di calma.
L'85% dei danesi afferma che per creare un'atmosfera hyggelig bisogna usare le candele; il 28 % dei danesi le accende ogni giorno, il 23% 4-6 volte alla settimana, il 23% 1-3 volte alla settimana, mentre solo il 4% non accende mai candele. Inoltre, il 31% dei danesi accende più di cinque candele in contemporanea.
Il 4 maggio, giornata in cui ricorre l'anniversario della resa della Danimarca in seguito all'occupazione delle forze tedesche, viene celebrata la festa della luce, durante la quale vengono accese 30.000 candele in tutto il paese.
2) Stare insieme
Passare il tempo con gli amici e con la famiglia in un'atmosfera simpatica e rilassante, in cui tutti sono uguali e nessuno ha bisogno di essere al centro dell'attenzione, descrive un altro punto fondamentale di una situazione di hygge: lo stare insieme.
Quando ci si riunisce è fondamentale creare un'atmosfera informale: gli ospiti devono sentirsi a proprio agio, accolti in un'atmosfera conviviale in cui tutti si sentono liberi di esprimersi e di essere sé stessi. In questo modo è possibile instaurare rapporti autentici che generano senso di appartenenza.
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3) Cibo e bevande
Lo stare insieme si associa al mangiare e al bere e alla convivialità. Secondo le regole di hygge, non si deve rinunciare alle cose buone da mangiare, anche se sono poco sane. Allora, tra i prodotti più consumati ci sono: carne, caffè, dolci, cioccolato. Molto hygge è anche il cucinare insieme tra amici e l'odore delle torte fatta in casa. Tra le bevande adatte a tale atmosfera ci sono il tè, la cioccolata, o il vin brulé (gløgg), ma quella considerata più hygge è il caffè.
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Esistono anche dieci cose che fanno la casa più hyggeligt:
- Hyggekrog - è un posto della casa, di solito nel salotto, dove si può sedere tra i cuscini con una coperta;
- caminetto;
- candele;
- oggetti in legno;
- piante;
- libri;
- oggetti in ceramica;
- rivestimenti di diversa fattura;
- arredamento vintage;
- cuscini e coperte
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Le dieci parole chiave:
Atmosfera - abbassare le luci, accendere una candela, luce calda
Presenza - essere qui e ora, spegnere i telefoni.
Piacere - concedersi caffè, cioccolato, biscotti, torta.
Eguaglianza - il "noi" deve vincere sul "me".
Gratitudine - accogliere quel che c'è.
Armonia - non c'è competizione.
Tregua - non drammatizzare; si parlerà di politica un altro giorno.
Spirito di solidarietà - condividere racconti e ricordi.
Comfort - mettiti a tuo agio, prendi una pausa, rilassarsi è tutto.
Rifugio - un posto di pace e sicurezza.
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levysoft · 1 year
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firewalksbymyside · 2 years
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"Ho comprato una scatola di biscotti danesi per oggi..."
"Io ho scommesso 5 euro sulla vittoria del l'Uruguay"
"Perché ti piace buttare via i soldi"
"Anche a te, a quanto pare"
"Però almeno io ho i biscotti"
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stefandreus · 2 years
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nono anzi
La vita è come una scatola di biscotti danesi: la apri e ci trovi roba per cucire e altre cose
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PASTA FROLLA PER BISCOTTI AL BURRO (o biscotti Danesi)
A chi non piacciono i biscotti? Beh, penso a chiunque.
Tutti abbiamo in casa la famigerata scatola di latta blu dove un tempo, come narra la leggenda, erano custoditi i biscotti al burro. Oggi vi darò una ricetta che si avvicina tantissimo ai biscotti della nostra infanzia.
Per questa ricetta ci occorrono:
-Farina 00 200g
-Zucchero 100g
-Burro 170g
-Tuorli 2
-Albume 1
-Vanillina 1 bustina
-Lievito per dolci 1/2 bustina da 16 g
Step 1
In un recipiente iniziamo con l'unire i 2 tuorli, l'abume e lo zucchero.
(In molte ricette viene indicata una quantità disparata di tuorli ed albumi. Questo succede perché se desideriamo un impasto piu morbido dovremo usare più tuorli essendo la parte 'grassa' dell'uovo, in caso ne serva uno piu compatto andremo ad utilizzare più albume che è la parte proteica)
Tiriamo fuori dal frigo il burro e facciamolo ammorbidire inserendolo qualche secondo in nel microonde. Dovrà essere molle, ma non sciolto o bollente in modo da non cuocere le uova contenute nel composto dove andremo ad aggiungerlo.
Continuiamo a mescolare amalgamando gli ingredienti.
Step 2
Setacciamo la farina, il lievito e la vanillina e un po' alla volta e li aggiungiamo al nostro impasto.
A questo punto olio di gomito e iniziamo ad impastare manualmente spostandoci, per comodità, su un piano da lavoro infarinato.
Step 3
Ottenuta una sfera di pasta omogenea e lucida a causa del burro, l'avvolgiamo nella pellocola e facciamo riposare la nostra PASTA FROLLA PER BISCOTTI AL BURRO per 30 min. in frigo.
La cottura dei nostri biscotti deve avvenire a 180 °C a forno statico preriscaldato per circa 20 min. ed il gioco è fatto.
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Possiamo servire i nostri biscotti con del tè o del cioccolato, possiamo decorarli con corallini e coloranti alimentari e/o regalarli in scatole decorate... Insomma lasciate libera la vostra fantasia.
Con dolcezza
Nuni
Qualcosa che non sapevi su questa ricetta...
Abbiamo parlato di biscotti Danesi, ma lo sapevate che i primi biscotti sono nati in Olanda?
Si racconta che dei pasticceri olandesi, per capire se i forni fossero giunti a temperatura, versassero dell'impasto per dolci sul tegame caldo aspettando fino a che la cottura non fosse stata completa.
Le migliori idee, anche in cucina, nascono sempre per caso.
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givemeanorigami · 3 years
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Per halloween alla porta di PP, che in casa ha sempre una scorta di dolcetti e caramelle perché sia mai venisse un'apocalisse zombie e lo trovasse sprovvisto di dolci, hanno suonato i bambini del palazzo - "erano vestiti bene!" - e hanno trovato l'unico giorno dell'anno in cui non c'era il benché minimo dolcetto in casa.
"Ti hanno fatto lo scherzetto?"
"No, gli ho dato gli yogurt... quelli buoni eh!"
Ha dato degli yogurt ha dei bambini che speravano in caramelle, cioccolata e merendine. Praticamente, la versione halloween di quando aprivi la scatola di biscotti danesi e ci trovavi dentro gli aghi.
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october24th · 4 years
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Resoconto Giorno 116
Ho fatto un brutto sogno. Non ricordo molto i dettagli, ma come in tutti i miei brutti sogni litigavo con qualcuno. Mi sono svegliata verso le sette e mezza e riaddormentata dopo un po’. Ho sognato Vitto poi.
Stamattina ho fatto il solito, stranamente avevo voglia di pulire e anche di parlare. Infatti per tutto il tempo fino al momento del pranzo ho parlato con Imma, con cui non parlavo decentemente da un po’ di giorni. Abbiamo parlato di calcio, dato che stamattina dopo i servizi ho continuato con il programma di studi settimanale approfondendo le competizioni calcistiche. Abbiamo parlato della vigilia e del Natale, delle cene e dei pranzi, dei ricordi che abbiamo di quest’anno. Abbiamo parlato dei rapporti con la Francia e della Gioconda, della reputazione di Napoli e delle tradizioni della nostra città. Abbiamo ricordato i nostri vecchi Natali e ho apprezzato il fatto che nessuna delle due ha accennato al futuro. Mi ha parlato del suo babbo, e ho apprezzato molto. Non me ne ha parlato spesso in questi anni... ricordo che un giorno mi disse di non ricordare molte cose di lui e questo la faceva star male e io la rincuorai. Le dissi che è normale avesse l’impressione di non ricordare in quel momento tutti i momenti passati con lui, ma anche che ci sarà sempre qualcosa che può essere un odore, una fotografia, un film, una canzone, un luogo, un modo di fare che le ricorderà lui e le sbloccherà ricordi. Oggi si è ricordata di una cosa e l’ha condivisa con me. Ricordo quando andai al cimitero con lei la prima volta... vidi quella foto e pensai “sono identici”. Abbiamo anche parlato di caffè, mandolino e biscotti danesi.
A pranzo zero sgarri, ci sono andata leggera in vista della cena da zia questa sera. Dopo pranzo ho parlato con Vitto dei regali di Natale. Ha detto che deve fare ben 15 regali, tra amici e parenti. Poi carino ha detto che avrebbe voluto farne 16, uno in più per me. Lui nella mente ha calcoli e schemi e li ha applicati anche per i regali. Dopo mi sono addormentata mezz’ora, poi svegliata, preparata per il lavoro e sono scesa con il mio fantastico cappello con le orecchie da gatta. Magari Fuffy mi si avvicina. Il lavoro con Antonio è stato piuttosto leggero e piacevole. Abbiamo continuato lo studio dei triangoli, del testo giallo e dell’analisi logica che deve ripetere per bene durante le vacanze natalizie. Dopo sono stata con Nico in cameretta a guardarlo giocare a red dead redemption. Robb ha detto che grazie alla medicina si sente finalmente meglio, oggi ha dormito cucciolo. Alle sette e mezza è venuto papà da zia e sono stata di là con lui a parlare. Avevo una coperta sulle spalle e mi ha presa in giro perché i riscaldamenti erano accesi e anche da lui ogni volta ho la coperta addosso. Oh ma io senza coperta non riesco a stare, è cchiù fort e me! Anche in estate dormo con il lenzuolo addosso.
A cena abbiamo mangiato sia la pasta che il secondo e dopo ancora il dolce. Mi sento pienissima, non riesco più a mangiare in questo modo. In più ho mal di pancia, il jeans era troppo stretto. Dopo cena mi sono andata da Fuffy, che quando sono arrivata mi ha snobbata, e gli ho avvicinato un dito al nasino per farmi annusare e farlo familiarizzare. Zio ha detto che si fa accarezzare solamente quando la cagnolina Wendy non è nei paraggi. Non vanno molto d’accordo, Wendy gli da fastidio ed è gelosissima. Comunque ho poggiato la mano sulla sua testa e l’ho accarezzato per un po’. Si è lasciato andare e dopo un pochino ha anche chiuso gli occhi. Poi Wendy è tornata, lui si è allontanato e per me è arrivato il momento di tornare a casa. Zia mi ha dato un po’ di tiramisù per la colazione di domani e un po’ di torta al cioccolato da dare a nonna. Quando gliel’ho data ha sorriso tantissimo, non si aspettava un gesto del genere. Spero che mio zio gliene lasci un po’.
Comunque a casa c’erano i miei zii preferiti, hanno fatto una piccola fuga per far visita a mia zia e assicurarsi della sua salute. Da quando zia è tornata dall’ospedale le fanno spesso visita, carini. Così sono saliti anche su da me per salutare mamma e io ho abbracciato zio. Per molto tempo non l’ho abbracciato e non l’ho neanche visto perché la salute di zia non è delle migliori... ha da poco terminato l’ultimo ciclo di chemio e siamo stati tutti super attenti a/per lei. Quindi quando vengono a casa è un sollievo per me.
Ora sono a letto, mi sono struccata e ho messo il pigiama. Ho un po’ freddino, come al solito. Oggi ho messo solamente due volte la crema per il tatuaggio, ma sinceramente ora non mi va di alzarmi per metterla.
Oggi Vitto mi ha mandato la parola da mettere alla fine del resoconto di oggi. Cioè non solo si lamenta di essere “solamente” l’amico di Suburra e pretende di essere nominato di più, ora mi sceglie pure le parole!!! Io dico di no. Ora ne scelgo una più bella. Lui ha scelto la definizione di attributo in analisi logica.
Il presepe napoletano: Nato intorno al XVIII sec. è ancora immancabile in tutte le case. In molte famiglie persiste ancora l’usanza di costruirlo pezzo per pezzo, a partire dal sughero alla base, comprando solo i pastori; altre si accontentano di comprare la struttura già fatta; altre ancora si limitano alla semplice Natività. Generalmente viene allestito e messo in bella vista l’8 dicembre, il giorno dell’Immacolata, e dismesso dopo l’Epifania. Tuttavia, fino alla notte di Natale il presepe napoletano che si rispetti è, e deve essere, incompleto. Gesù Bambino, il personaggio principale, non può categoricamente essere riposto nella mangiatoia prima dello scoccare della mezzanotte del 25 dicembre. Se anche venisse posizionato già al suo posto, andrebbe comunque coperto con un fazzoletto per non essere mostrato. Il presepe è un rito secolare, il capitone è devozione, i dolci danno gusto alle feste, ma non bisogna dimenticare mai l’unica tradizione che deve essere assolutamente rispettata: passare il Natale con chi si ama. Non importa in quanti, se una tavola per due o per 20, chi ha fatto meglio gli struffoli o se il bambinello è stato messo sul presepe. Il Natale, come qualunque altra festa, è fatto dalle persone e dall’amore che le lega. Se c’è pace e gioia in casa anche senza capitone il male scompare e senza ciociole i cari estinti potranno sempre festeggiare insieme a chi li ricorda con un sorriso.
21 Dicembre
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edmundodiaz · 6 years
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ma non erano i biscotti danesi, erano fatti in casa.
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gelatinatremolante · 5 years
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Sono un po' turbato perché dopo un anno il mio odio per Edoardo Incanti forse sta iniziando a scricchiolare ma cara Eleonora, ti assicuro che sarei capace anch'io di offrirti una tisana e una scatola di biscotti danesi con dentro davvero dei biscotti. Probabilmente saprei cantarti solo una canzoncina come quella dell'elefante che si dondolava sopra il filo di una ragnatela ma ho tante altre qualità, anche se non so ancora quali.
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anelectricjellyfish · 6 years
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Ok raga, qualcuno deve dirlo: skam italia è assolutamente irrealistico. Dai, andiamo. Una scatola di biscotti danesi con dentro BISCOTTI E NON BOTTONI??? MA QUANDO MAI, questa è fantascienza pura
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sweetmomentslove · 7 years
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Biscotti danesi al burro
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ho voglia di biscotti danesi
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samdelpapa · 5 years
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Alitalia, spese pazze: indagine su due pranzi da 100mila euro
di Gianni Carotenuto
28 Dicembre 2019 - 13:04
C'è anche Luca Cordero di Montezemolo tra gli e manager di Alitalia indagati per bancarotta fraudolenta. La Gdf indaga sulla gestione della compagnia di bandiera tra il 2015 e il 2017, quando si accumularono 900 milioni di debito
Negli stessi giorni in cui il governo stanzia 400 milioni di euro per Alitalia, l'ennesimo prestito a fondo perduto per non fare fallire la compagnia di bandiera, ecco arrivare l'ennesima notizia negativa. Che ha come protagonisti i manager che hanno gestito l'azienda tra il 2015 e il 2017, periodo nel quale si è registrato un rosso di 900 milioni.
Facendo partire un'inchiesta della magistratura che in queste ore, come scrive La Verità, si sta concretizzando nella notifica a decine e decine di indagati degli avvisi di conclusione delle indagini. Il principale capo d'imputazione, bancarotta fraudolenta, dovrebbe riguardare i tre manager che hanno gestito Alitalia dal 1° gennaio 2015 al 2 maggio 2017, pochi giorni prima della dichiarazione di insolvenza (11 maggio 2017): Silvano Cassano, Mark Ball Cramer e Luca Cordero di Montezemolo.
L'indagine, coordinata dalle Procure di Civitavecchia e Roma, si è concentrata sulla gestione araba di Alitalia, dopo che - era il 2015 - Etihad era entrata nel capitale sociale con il 49% lasciando la maggioranza alla Cai-Midco, gruppo di cui facevano parte banche (Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e Intesa San Paolo) e Atlantia (holding della famiglia Benetton). Era stata proprio Etihad, tra le altre cose, ad affittare il famoso "Air force Renzi" per 168 milioni di euro, e a sottoscrivere un'obbligazione da 200 milioni emessa proprio dalla società di Fiumicino.
Come detto, nel giro di due anni Alitalia arrivò ad accumulare debiti per 900 milioni di euro, spalancando così le porte al default. Fallimento evitato grazie all'ennesimo intervento dello Stato, che però non ha impedito che il lavoro della magistratura facesse il suo corso, sospettando che i conti in rosso della società possano essere stati dovuti ad alcuni falsi contabili. Tanti, troppi i soldi mangiati nel biennio incriminato. Colpa anche di alcune spese pazze, legate anche al mangiare in azienda.
I giudici contestano per esempio le fatture emesse da Relais le Jardin, una delle ditte di catering più importanti di Roma che ha contratti con Banca d'Italia, Presidenza della Repubblica e così via. La Verità ha scoperto che per una pausa caffè del Consiglio di amministrazione (16-17 maggio 2016) e uno spuntino, Alitalia pagò qualcosa come 1.537 euro. 1.900 euro, invece, per un "welcome coffee" in un famoso studio legale della Capitale. La media, per un pranzo leggero, era di 1.500 euro al giorno.
Briciole se confrontate ai 72mila euro spesi da Alitalia per il catering per l’evento del 18 maggio 2016 presso l’Auditorium Parco della Musica, a Roma. Solo per il cocktail pomeridiano furono necessari 25mila euro, a cui aggiungere una somma identica per "allestimento, materiali e servizio" e altri 3.800 euro per i "67 metri di barriera verde". Sempre lo stesso giorno, decisamente più frugale (si fa per dire) il pranzo presso lo Spazio nazionale eventi: appena 27mila euro. Di cui 20mila per il "cocktail rinforzato".
In pratica, nel giro di 24 ore, Alitalia spese per due pranzi circa 100mila euro. E non solo. Da Relais le Jardin, tra il 2015 e il 2017 Alitalia comprava anche tutto il necessario per il rifornimento mensile delle cucine che, evidentemente, funzionavano poco considerato il ricorso a professionisti della ristorazione esterni. Ci sono varie fatture tra i 1.600 e i 2.400 euro per l’acquisto di cialde per il caffè (500 euro), miscele di tè, tisane e camomilla, succhi di frutta, acqua, bibite gassate, latte intero e scremato, biscotti al burro (quelli danesi nelle scatole di latta), sale, pepe, olio e aceto balsamico, posate e tovaglioli monouso.
www.ilgiornale.it
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sciatu · 7 years
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Pantelleria - Dammuso Monastero
Ogni volta che sono a Pantelleria lo vado a trovare. Salgo fino al suo Dammuso nel tardo pomeriggio, quando lui ha finito di sistemare l’orto che Lei aveva realizzato e ha finito di mettere a posto l’abitazione, pronta per accogliere degli ospiti improvvisi, come Lei voleva. Lo trovo al tavolino sotto il patio che legge uno dei suoi classici con un bicchiere di vino bianco freddo davanti a lui. Si alza sorridendo e viene verso di me allargando le braccia. Ha la camicia bianca, come bianchi sono i capelli e la barba di tre giorni che risaltano sulla pelle abbronzata color cuoio. Profuma della vecchia colonia che una volta usavano i barbieri al paese. Ci sediamo e mi chiede dei miei viaggi, io chiedo del suo orto, e beviamo qualche sorso di vino bianco. Mi chiede poi se ho scritto qualcosa. Tiro fuori il mio libricino nero e glielo passo. Lui scorre le pagine e ogni tanto si ferma a leggere. Se la poesia non gli piace dice che dovevo essere più Neruda o meno Whitman. Se trova una poesia d’amore si ferma a leggerla lentamente e se gli piace mi chiede se gliela lascio. Io strappo il foglio e glielo passo, lui lo mette in un angolo del tavolo dimenticandolo. Quando il buio inizia, scendo verso il paese e lui mi saluta chiedendomi di tornare o di trovarci in un ristorante. Mentre scendo sento il vento caldo portare Lei da lui. So che lui prenderà il foglietto rimasto sul tavolo e la leggerà seduto di fronte al tramonto, sui sedili con i cuscini che Lei aveva comprato a Marrakech. La leggerà più volte, in silenzio. Poi con il buio si alzerà e andrà ad aprire il cassetto del comodino di Lei e tirerà fuori una scatola di latta di biscotti Danesi. La porterà al tavolo e l’aprirà tirandone fuori tanti altri fogliettini come quello che gli ho dato tenuti insieme da una molletta di legno. Ne leggerà qualcuno, ma non leggerà quello che avevo scritto quando lei se ne era andata. Non lo legge mai. Perché lo sa a memoria. Perché gli fa troppo male. Rimetterà a posto la scatola e si siederà un'altra volta nel patio, a parlarle nel vento, in silenzio. Quando di notte mi alzo per bere, il vento è scemato, lei è tornata in quel mondo inconsistente in cui vivono i ricordi; so che lui è sdraiato sul loro letto con il posto della moglie intanto. Non dorme, da allora non dorme più, aspetta in silenzio quel sonno ristoratore e liberatore che non arriva mai.
Every time I’m in Pantelleria I’m going to find him. I go to Dammuso in the late afternoon when he has finished settling the garden She had built and finished putting the house in place, ready to welcome the guests as suddenly as She wanted. I find him at the table under the patio reading one of his classics with a glass of cold white wine in front of him. He gets up smiling and comes to me by widening his arms. He has the white shirt, as white are the hair and three days beard rising on leather tanned skin. The scent of the old colony that once used the barbers to the country. We sit down and ask for my trips, I ask for her garden, and drink a few sips of white wine. He then asks me if I wrote something. I pull out my black note book bringing it to him. He runs the pages and occasionally he stops reading. If he does not likesome poetry he said I have to be more Neruda or less Whitman. If he finds a love poem he stops reading it slowly and if he likes asking me if I leave it to him. I tear the sheet passing it to him, he puts it in a corner of the table and forgets it. When the dark starts, I go down to the town and he greets me asking me to come back or meet me at a restaurant. As I come out I feel the warm wind bring her to him. I know he’ll take the paper on the table and read it sitting in front of the sunset, on the pillows She had bought in Marrakech. He will read it many times, in silence. Then with the dark he gets up and opens the drawer of her bedside table and pulls out a tin can of Danish biscuits. He’ll take it to the table and open it by pulling out so many other sheets of paper like the one I’ve been passed him holding together from a wooden hanger. He will read someone, but he will not read what I had written when she left. He never reads it. Because he knows it by heart. Because it makes him too bad. He will put the box back and sit again in the patio, talk to her in the wind, silently. When I get up in the night to drink, the wind is gone, she has returned to the inconsistent world where memories are living; I know he is lying on their bed with his wife’s place untouched. He does not sleep, he has not slept since then, he waits silently for the final resting and liberating sleep that it never comes.
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