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#CE L'ABBIAMO SOLO NOI
sainztander · 1 year
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🫶🐺
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kon-igi · 6 months
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QUESTA È UNA STORIA CHE NON SO COME COMINCIARE A RACCONTARVI
È una storia triste con un finale velato di speranza che però non riesce a diminuire in me la tristezza, visto che è troppo spesso ripetuta ovunque nel solito loop di solitudine e sofferenza.
Non a caso ho deciso di raccontarla solo adesso e a taluni potrà sembrare che io mi voglia agganciare furbescamente al trend 'femminicidio' e con questo post fare virtue signaling.
Tutt'altro, credetemi.
Questa storia parla del coraggio di una ragazzina di 20 anni, l'unica reale protagonista, mentre noi come famiglia, semmai, abbiamo avuto solo il merito di essere al posto giusto al momento giusto.
Ricordate questo: AL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO e poi nella chiusa a questo post capirete.
Anche se dubito fortemente che conosciate lei o siate venuti a sapere della sua storia, per un mio senso di riservatezza cambierò molti particolari, senza però far perdere mai il senso di quanto accaduto.
Mia figlia piccola aveva una compagna di studi con la quale era rimasta in contatto anche dopo la maturità e una sera questa ragazza è venuta a cena a casa nostra, su strana insistenza di nostra figlia perché era già tanto tempo che non si vedevano, tranne qualche messaggio con cui lei la teneva informata sullo stato di salute del fratellino di 7 anni, affetto da una forma aggressiva ma curabile di leucemia.
Avevamo capito che era successo qualcosa e infatti questa ragazza, durante la cena, ci confida che lei, la madre e, soprattutto, il fratellino sono da anni vittime di maltrattamenti psicologici e fisici a opera del padre.
E noi, su insistenza di nostra figlia che è riuscita a convincerla, siamo state le prime e uniche persone alle quali trova finalmente la forza di dirlo, visto che il padre aveva costretto la madre a chiudere i contatti con ogni parente e cerchia di amici.
Erano sole, la madre non lavorava e tutti dipendevano da un unico stipendio, quello del padre, che inoltre decideva quando e quanto potessero uscire di casa.
Una storia di abusi familiari come tante, solo che invece di sentirlo in un telegiornale ce le stava raccontando di persona una ragazzina smilza e che sorrideva triste per l'imbarazzo.
E poi ho visto gli occhi di mia figlia, pieni di rabbia e indignazione ma scintillanti anche di qualcos'altro... speranza, anzi, convinzione che noi potessimo aiutarla.
Con un peso enorme nel cuore, le abbiamo allora parlato tutta la sera, l'abbiamo consolata, consigliata e spronata a fare quello che la madre non aveva più la forza di fare: denunciare ai carabinieri e rivolgersi a un centro antiviolenza.
E mentre lei piangeva lacrime di gioia per aver finalmente trovato qualcuno con cui aprirsi, le arriva un messaggio wathsapp sul telefono con una foto.
Una foto da suo fratello.
Che si era fotografato il naso.
Rotto e sanguinante.
E il messaggio sotto diceva 'Papà ha picchiato la mamma e poi me. E poi se n'è andato'.
Un bambino di 7 anni con la leucemia che deve andare a fare la chemio due volte a settimana.
A vederlo scritto pare assurdo pure a me, una di quelle brutte sceneggiature per una fiction rai in prima serata ma il fatto era che stava succedendo di fronte ai nostri occhi e non so come io sia riuscito a non prendere una delle mie asce appese al muro per andare schiantarlo in due come un ceppo marcio.
Lei, però, non si scompone più di tanto e ci dice 'Adesso vado. Ci penso io' con un tono che nascondeva stanchezza e abitudine... ma forse anche qualcos'altro di nuovo.
Vent'anni anni e ci pensava lei, quando noi - cinquantenni - eravamo solo riusciti a dire delle belle parole, tutto sommato inutili.
Prende ed esce, con noi che le andiamo dietro urlandole di chiamare subito i carabinieri e cercando di andare assieme ma lei sembra essere molto decisa, finché le luci posteriori della sua macchina non scompaiono nella notte.
Minuti, decine di minuti e poi ore ad aspettare notizie, senza conoscere il suo indirizzo e senza sapere dove mandare qualcuno a controllare.
Poi squilla il telefono. È lei. Ci racconta che quando è arrivata a casa ha subito controllato che non ci fosse la macchina del padre, è entrata e ha chiuso la porta da dentro lasciandoci le chiavi sopra. E quando il padre, ore dopo, ha provato a entrare e, non riuscendoci, ha cominciato a dare in escandescenze, ha chiamato i carabinieri dicendo loro che aveva picchiato la madre e il fratello.
Carabinieri che, ovviamente, lo hanno beccato mentre prendeva a calci la porta di un appartamento con dentro una donna e un bambino sanguinanti per le botte ricevute.
Nonostante tutto, quella notte non siamo riusciti a dormire.
Il giorno dopo mi arriva un audio su whatsapp (le avevo dato il mio numero per emergenza) e per quanto forse avrei potuto postarvelo qua per farvelo ascoltare, preferisco trascrivervelo
'Ciao, sono E. Ti volevo dire che ieri sera siamo stati al pronto soccorso e io ho insisitito con i medici che facessero tutte le foto a mamma e L. e che poi chiamassero la polizia che c'è dentro. L. è stato coraggioso e ha raccontato tutto, poi anche mia mamma ha trovato il coraggio di parlare. Ora stiamo andando al centro antiviolenza di Parma così ci aiutano con gli avvocati e magari ci trovano anche un altro posto dove andare. Io vi volevo ringraziare perché per la prima volta in vita mia mi sono sentita in una famiglia vera che capiva il mio dolore e la mia paura e con voi ho trovato la forza di parlare. Grazie di essere così meravigliosi'
Io ogni tanto ascolto quell'audio e poi le telefono per sapere come va. Lo ascolto perché, vedete, non mi sembrava che avessimo fatto chissà che cosa ma il tono della sua voce diceva tutto il contrario.
E allora mi sono ricordato di quella vecchia storia del ragazzino con la gamba rotta al quale ho fatto compagnia mentre aspettavamo l'elisoccorso e di come i genitori, mesi dopo, mi hanno riconosciuto in mezzo alla folla e mi sono venuti ad abbracciare come se gliel'avessi riattaccata, quando io mi ero limitato solo a rassicurarlo in attesa dei soccorsi.
Però ero al posto giusto al momento giusto.
Quel posto e quel momento, però, che non sono e non accadono mai a caso alla persona che sa cosa sia la sofferenza.
Se questo mondo non vi ha reso cattivi - e se siete arrivati a leggere fin qua non solo non siete cattivi ma anzi molto pazienti - allora avrete capito che il posto giusto al momento giusto è quello in cui siete ora, nello stesso frammento di tempo in cui decidete di spostare gli occhi dal centro del vostro dolore personale alla consapevolezza di quello degli altri.
Come non mi stancherò mai di dire, una mano protesa salva tanto chi la stringe quanto chi la tende.
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susieporta · 1 month
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Quanto siamo connessi con noi stessi e di conseguenza con gli altri? Siamo coscienti di quello che si muove nella mente, nelle emozioni, nel nostro sistema psichico?
Di ciò che muove i nostri comportamenti, e che poi influisce sugli altri? Ecco, la risposta riguarda appunto quanto il nostro mondo interiore influenza il mondo esteriore, attraverso le persone ovviamente, ma non solo, anche attraverso delle energie - perché noi siamo anche campi di energia, che influenzano altri campi di energia.
Ogni persona nasce come corpo; da bambini siamo corpi ed Essenza/Coscienza. Non c'è ancora la personalità, che si forma dai 6-7 anni in poi, e continua a formarsi più o meno per tutta la vita; il periodo più importante (la prima cristallizzazione di personalità) ce l'abbiamo intorno ai 7 anni, poi a 14, poi a 21 e a 28 - che sono le varie fasi evolutive più importanti della personalità.
Però noi siamo Essenza, mentre la personalità è un'acquisizione esteriore; per cui non nasciamo con la personalità, nasciamo con delle caratteristiche essenziali.
Possiamo anche dire che nasciamo già con una sorta di “personalità”, però questa personalità ce la portiamo dietro da infinite vite; oppure, se uno non accetta l'idea di infinite vite, possiamo dire che nasciamo già con delle caratteristiche, con delle potenzialità, con dei semi da poter sviluppare, con delle qualità da portare fuori.
Per cui non è proprio vero che si nasce come delle lavagne bianche, questo può valere per il cervello ma non per la parte interiore, non per la parte spirituale. In realtà siamo degli adulti in un corpo di neonati e tantissime nostre parti, tante nostre qualità (noi le chiamiamo qualità essenziali, vere qualità), richiedono un terreno adatto per potersi manifestare - terreno che dovrebbe essere la famiglia, nella misura in cui la famiglia riconosce chi siamo, cosa siamo e quali sono le nostre qualità.
La famiglia dovrebbe aiutarci a manifestare le nostre qualità e potenzialità essenziali, e a formare una vera personalità.
La personalità che si forma dovrebbe essere strettamente connessa con l'Essenza, con le qualità essenziali.
Questo però accade solo se la famiglia, i genitori o chi ci educa utilizzano un metodo socratico, e quindi aiutano il bambino o la bambina a portare fuori le sue caratteristiche e le sue qualità, aiutando i suoi semi a trovare un terreno buono per poter manifestare le sue caratteristiche reali.
È diverso invece quando la famiglia o chi ci educa non riesce a percepire cosa realmente siamo, le nostre capacità, abilità e potenzialità, ed è fin troppo preoccupato a educarci secondo gli standard familiari e collettivi.
Quindi ti dicono: “Devi essere così, devi fare questo, devi diventare quell'altro, devi essere un po' più così, un po' più cosà, ma non troppo…”, che va bene, ma se non si tiene conto anche delle vere caratteristiche, che cosa succede?
Che formeremo una personalità falsa, non vera, cioè totalmente autocostruita, che viene interamente dal di fuori, che non tiene conto di ciò che siamo dentro; ed ecco che avremo un conflitto tra essenza - ciò che noi siamo nel profondo - e la personalità che abbiamo formato in seno alla famiglia, ai parenti, alla scuola, a fratelli, sorelle, eccetera.
E questo crea un grosso problema, perché genera uno scollegamento tra la personalità esterna, quindi la falsa personalità (che non è noi, non è connessa a noi) e ciò che siamo dentro, la nostra essenza, che dovrebbe invece formare la vera personalità.
Questo è molto importante perché ci permette di capire che, nella misura in cui veniamo “educati” da mamma, da papà, dai nonni, dalla scuola, e nessuno di loro tiene conto di ciò che siamo dentro, ognuna delle persone che ci educa e ci dice delle cose su di noi formerà un io, una parte della falsa personalità, ognuna diversa dall'altra, perché nessuno tiene conto di ciò che siamo; per cui il papà si aspetterà che noi siamo così, così, così… la mamma si aspetterà questo, questo, quello… i fratelli maggiori, i nonni, gli insegnanti, gli educatori o tutte le persone della nostra vita, ognuno ci metterà un'etichetta, si aspetterà qualcosa da noi, vorrà che noi diventiamo più questo e meno quello etc.
Alla fine, crescendo, saremo sempre più scollegati da ciò che siamo in profondità e sempre più proiettati in una falsa personalità, che è a sua volta suddivisa in tante sub-personalità, ognuna sviluppata per soddisfare le aspettative di chi ci ha educato e ha grandi aspettative su di noi, (che potrebbero essere anche gli insegnanti, fino all'università).
E quindi noi non siamo uno, connessi, non abbiamo una sola personalità, ma abbiamo tante personalità che nel lavoro chiamiamo io divisi.
Questo è un problema che chiamiamo frammentazione: è come avere non un unico io, un'unica personalità e un'unica essenza, ma una multi-personalità che cambia a seconda di chi abbiamo davanti, in base a quello che evoca, e che dipende molto dall'educazione fino ai 28-30 anni.
Tutto questo non è assolutamente connesso con ciò che noi veramente siamo.
ROBERTO POTOCNIAK
Poi aggiungiamo a questo anche tutto il nostro vissuto, la nostra storia personale, le ferite, tutto quello che abbiamo vissuto - piaceri e dolori, abbandoni, tradimenti, problemi di licenziamenti, problemi con il lavoro, problemi di soldi, problemi con la famiglia… ed ecco che abbiamo, nella struttura di adulti, un'essenza totalmente circondata e bloccata da una storia personale spesso molto pesante, e uno spesso strato di personalità, sempre sulla difensiva - perché deve difendere la sofferenza che ci portiamo dietro nella storia personale. Nella storia personale c'è tutto quello che hai vissuto, soprattutto quello che ha creato ferite e sofferenza, dalla prima infanzia in poi. La personalità in qualche maniera tiene a bada la sofferenza e ti dà una facciata, una maschera, una serie di maschere, una serie di io e quindi una serie di maschere, che ti permettono di relazionarti con le persone.
Questo è per dare un accenno, perché in realtà c'è molta altra roba, ma intanto lavoriamo su questo. Quindi: quando entro in relazione con gli altri, devo sapere che ho una personalità frammentata, in cui ogni parte è diversa dall'altra; ho una storia personale molto spesso carica di dolore e sofferenza, e ho la mia piccola essenza, non sviluppata perché non è mai stata finita di sviluppare, che è bloccata all'interno e dalla quale sono praticamente disconnesso.
Quando entriamo in relazione dobbiamo tener conto che portiamo tutta questa roba all'interno della relazione. Qui non ho messo tutte le varie sfumature della storia personale, tutte le altre caratteristiche della personalità e dell'essenza - che non è per nulla sviluppata. Ma è come se fuori sembrassimo un adulto bello, fatto, finito, forte (oppure anche in crisi, non ha importanza), mentre all’interno c'è un mare di sofferenza e di problemi, e dentro, ancora più in profondità, c'è un bambino o bambina in panico, arrabbiato, arrabbiata, carica di paura ma anche piena di potenzialità, mai sviluppata, mai cresciuta, che aspetta di venire fuori.
E tutto questo poi, quando cominciamo a relazionarci con l'altro sesso - crescendo, soprattutto da adulti - tutto questo comincia a spingere, spingere, spingere... Si parte sempre dall'amore, dall'innamoramento, dall'amicizia, e poi nel tempo vengono fuori i disastri, perché ci relazioniamo solo dalla personalità frontale, che è più un insieme di maschere, senza tener conto della frammentazione della storia personale, delle ferite, della sofferenza e della nostra essenza bambina - che al minimo problema piange, scappa, protesta, proprio come un bambino di 5-6 anni anche se ne abbiamo 40, 50, 60.
E questo ci dovrebbe far riflettere sul perché, da dove arrivano tutte queste aspettative della relazione, da dove deriva la rabbia, la frustrazione, la delusione, come mai non riusciamo a ripartire puliti in una nuova relazione.
Roberto Potocniak
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ilsalvagocce · 1 year
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25 giugno
Quest'anno i girasoli non sono ancora fioriti – a pochi giorni dal compleanno di mamma ne si rubava due per portarli alla reggia, tipo cuore di cerbiatto di biancaneve.
Sono venuta verso il mare ed erano tutti verdi, erano presto, erano tutti ancora un altro po'.
Distesa smeraldo al vento agitatissimo del mare, mare ispido sotto tempesta. Non ho trovato pace manco lì, pure questo è un caso eccezionale, l'ho trovata però a una stazione di paese nel sottopassaggio nel tempo della controra; pace la trovi dove lo spaziotempo ti assomiglia, non nelle palme, non nell'abitudine, imparo ora.
Ho accompagnato mia sorella al binario verso Roma, sono arrivata tardi, siamo scese tardi da casa, abbiamo accumulato minuti di ritardo, il biglietto non era fatto, tardi era tardi, è tardi diceva babbo, i binari son solo tre e non c'è fila, se non di lucertole lemme lemme al sole della campagna, ma era tardi comunque. Babbo non guida in convalescenza con gli occhi, e come gatto in gabbia vedeva già il treno perduto.
Abbiamo corso a gambette nude col il sapore del caffè ancora chiaro. lei comprava il biglietto alla macchinetta e io con le valigie mi spostavo al binario 3. il treno arriva, lei ancora non c'è, il treno si ferma son ancora io con in mano le sue borse e gli zaini, le persone scendono io prendo tempo appoggio una valigia nel vagone, prendo tempo un piede di là un piede di qua, Ale arriva Ale arriva ti prego il puntino controllore lo vedo laggiù che mi guarda che mi biasima farò tardare tutti i treni d'italia, fingo di incespicare prendo tempo, Ale arriva si tuffa dentro lanciamo le valigie lanciamo i baci e la porta si chiude Ciao amor ce l'abbiamo fatta! Il treno parte. i fiori per domani li raccoglierò ora penso andrò a cercare i girasoli, cincischio nelle scale dal binario tre, le risalgo dall'altra parte, con la lentezza che viene dopo la fretta, e la feritoia della luce che divide in due gli scalini. Su uno scalino e poi su un altro più basso stanno due bicchieri di estathè vuoti, dondolano al venticello delle 15. Sembriamo io e mia sorella, due estati catapultate nell'orario delle partenze degli arrivederci. Li ho fotografati, giochini struggenti che in un modo o nell'altro ce la fanno, con il frizzantino delle cannucce come frecce per andare. Mentre inquadravo la foto, dall'alto degli scalini è spuntato babbo, con la sua t-shirt da casa, e la bottiglia di acqua di mia sorella in mano, corso alla stazione, vuota, solo noi, sperando di fare in tempo: — Si è scordata questa! 
Ci vedi come siamo, due bicchierini di estathè in una stazione vuota d'estate, e una bottiglietta d'acqua lucida dimenticata a casa ma che manco quella si può scordare, la portiamo fin dove deve stare, corriamo incontro per fare in tempo per fare tutto per cucirci assieme, occhi di cassandra piè veloci e teste per aria, a cercare il giallo nei girasoli in tua assenza, terrena.
ce l'abbiamo fatta/ce la facciamo/ce la faremo mi pare di leggere ovunque, in qualche modo che ci hai insegnato tu.
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princessofmistake · 1 year
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Cinque sono le cose che un uomo rimpiange ... E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita: 1) La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.
2) Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c'è più tempo.
3) Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza "ti amo" a chi avevamo accanto, "sono fiero di te" ai figli, "scusa" quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
4) Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L'abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.
5) Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l'adolescente scorge nell'addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell'affermarsi della sua vita: amori.
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I want to see the Boyz™ go to the Conad for buy a lifetime supply of Teneroni for Diavolo just because he asked to them
(non è una pubblicità occulta fidati)
Formaggio and Illuso in 'Conad, Persone oltre le cose'
Formaggio ; Illuso
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Illuso: "Forma mi raccomando, ora dobbiamo solo prendere l'affettato e i teneroni di casa Modena, abbiamo già preso tutto."
(Ok Forma, we're almost done here. We just need to find 'teneroni' and then we can go home)
says Illuso while throwing a pack of Bic Razors into the cart he's been strolling from isle to isle.
Formaggio: "UUUUH~ Lo shampoo~"
(OOH LOOOK~ The shampoo~)
Cooes Formaggio grabbing a bottle of expensive shampoo and showing it to Illuso with puppy eyes.
Illuso:"MA ce l'abbiamo già!"
(WHA- we have the shampoo at home!)
Replies Illuso, more concerned about the fact the Formaggio actually shampooes his hair.
"nooo~ sto qua è 'garnier'! Prenditi cura di te!"
(Nooo~ This is Garnier! 'take care. Garnier')
Formaggio replies, pretending to flow his non-existent hair like in the commercial. Before He can throw the bottle into the cart, Illuso quickly snatches it from his hands and proceeds to put it back on the shelf.
Illuso:" Ziofà, vedi come ti prendo a schiaffi già. Cazzo ci fai poi tu con lo shampoo, sei pelato come Paolo Bonolis. Facciamo che andiamo-"
(Oh I am going to take care of you. Stop being a pain in the ass and picking up things we can't buy. This is also for long hair only, you bald bitch. Now, let's go to the-)
Formaggio:"GLI ASSORBENTI!"
(OH LOOK! TAMPONS!)
Illuso:"NO-Non siam-Non ci servono, ziofà!! Siamo in 7 in quel buco di merda, 6 di noi sicuramente pene-dotati. Che cazzo ce ne facciamo?!"
(No, we are-we don't need them!! There are 7 members in our team, I'm sure that at least 6 of them have a penis. What the fuck are we supposed to do with tampons?!)
Formaggio:"Metti che viene un ospite femmina al covo?!"
(Suppose a female guest comes to the base!)
Illuso:"L'unico ospite femmina in 4 anni è stata la vecchietta della porta accanto e credo lei sia in meno pausa da quando impiccarono Mussolini."
(The only female guest in 4 years has been the old lady next door, and I believe she hasn't been on her period since Mussolini's death.)
Formaggio:"LA FIBRA ABRASIVAAA!!!"
(OK, BUT LOOK HERE! THE SCOURING PAD!)
Illuso:" BOJA FAUS, LA FIBRA ABRASIVA?!"
(THE FUCKING SCOURING PAD!?)
Formaggio:"Metti che ti prude il culo?!"
(Suppose your ass starts itching!)
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ambrenoir · 8 months
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Cinque cose che rimpiangeremo Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita. 
La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.
Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c'è più tempo.
Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo  di non aver detto abbastanza "ti amo" a chi avevamo accanto, "sono fiero di te" ai figli, "scusa" quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L'abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.
Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l'adolescente scorge nell'addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell'affermarsi della sua vita: amori. (Alessandro D'Avenia - Ciò che inferno non è - Mondadori 2014)
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conte-olaf · 1 year
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9 luglio 2021-9 gennaio 2023.
18: mesi di assemblea permanente
18 come quel settembre 2021, eravamo in 40.000. E poi l'abbiamo rifatto
28 come l'articolo dello Statuto dei Lavoratori che ha condannato Gkn per condotta antisindacale
3 mesi senza stipendio pieno.
1: una comunità, un collettivo, un libro, documentario, spettacolo teatrale, una legge antidelocalizzazione, un piano industriale (il nostro), un e book
130.000 le persone che sono state coinvolte complessivamente, in almeno 8 manifestazioni
17.000 votanti, 180 seggi, 1000 volontari: la consultazione popolare a favore dell'intervento pubblico sotto il controllo pubblico
15 tavoli istituzionali conclusi con un nulla di fatto
26/3, 22/10, 5 /11: non sono date ma un processo
3 marzo: il prossimo global climate strike
6000 km percorsi con l'insorgiamo tour.
E comunque tenetevi libere e liberi per la primavera
E le magliette, felpe, donazioni, abbracci, messaggi, condivisioni, le serate di convergenza culturale, gli artisti, le operaie, operai, studentesse, studenti ecc.
Vi racconteremmo balle se dicessimo che c'è la freschezza dei primi giorni. Questa è una lotta gioiosa ma una lotta. Questa è una gara di resistenza, partigiano portami via. Ci sono caduti, feriti, screzi, cedimenti. Non siamo più quel noi di 18 mesi fa. E per continuare dobbiamo essere un "noi".
18 mesi sono andati. Eppur rimane. Eppur qua rimaniamo.
Rimane ancora voce per chiedervi come state.
Rimane da vincere il peso dell'inerzia, dell'immobilismo, della rassegnazione.
Rimane la storia che abbiamo scritto e un futuro ancora da scrivere.
Rimane il silenzio affranto di chi va via, con gli occhi gonfi e con un abbraccio.
Rimane la voglia ostinata di chi resta, di cantare fino a che ce ne sarà.
Perchè fuori dalla mobilitazione non c'è salvezza.
"C'è solo la strada su cui puoi contare,la strada è l'unica salvezza. C'è solo la voglia e il bisogno di uscire, di esporsi nella strada e nella piazza.Perchè il giudizio universale non passa per le case,le case dove ci nascondiamo. Bisogna ritornare nella strada. Nella strada per conoscere chi siamo".
Rompiamo l'assedio. Per la fabbrica pubblica e socialmente integrata.
#insorgiamo
https://www.instagram.com/p/CnMAMhvLkVd/?igshid=MDJmNzVkMjY=
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themhac · 1 year
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eh ragazzu un capitano così ce l'abbiamo solo noi
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seoul-italybts · 1 year
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[✎ ITA 🏆] Golden Disc Awards 2022/23 – Discorsi di Ringraziamento j-hope - BTS - 07.01.23
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Premi Vinti dai BTS:
Album dell'Anno (Daesang) ✎ ITA
Miglior Album (Bonsang) ✎ ITA
TikTok Golden Disc : Artista Più Popolare ✎ ITA
Premi Vinti da J-Hope:
Thai Fans Support with Baoji
Premi Vinti da SUGA:
Migliore Canzone Digitale con PSY - That That
J-Hope era l'unico membro presente all'evento. I premi contrassegnati con “✎ ITA” sono gli unici per cui c'è stato un discorso e sono quindi tradotti, n.d.t.
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🏆 BONSANG : Miglior Album (cat. Album Fisici) – Proof 💿
🏆 Premio : Tik Tok Golden Disc - Artista Più Popolare 🎵
J-Hope:
ARMY! (thai) Sawadi kaap/Ciao! (/) Sono di nuovo qui a nome dei BTS per accettare questi premi. Era un sacco che non venivo in Thailandia e (l'ultima volta) era già in questo stadio per il nostro tour, quindi questo è un luogo molto speciale per me. Abbiamo tanti ricordi preziosi in Thailandia, ed essere qui me li riporta alla mente.
TikTok Golden Disc Popularity award: wow~ I premi alla popolarità sono sempre molto importanti perché siete voi che ce li assegnate. Quindi, sì, l'abbiamo vinto noi, ma è un trofeo anche vostro. Vi sono davvero molto grato. E poi il Bonsang per il Miglior Album, wow... Nel 2022 i BTS non hanno fatto poi un granché, ma nel nostro piccolo sembrerebbe siamo comunque riusciti a lasciare un segno e sono felice questo diventerà un bel ricordo per voi, quindi sono grato e commosso. È con estrema gratitudine ed umiltà che accetto questo riconoscimento. Vorrei inoltre ringraziare la nostra etichetta, la Big Hit, per tutto l'aiuto, lo staff che lavora sempre sodo affinché i BTS possano salire sul palco e, infine, i nostri BTS. Nonostante i ragazzi non siano qui con me, volevo dire loro che hanno lavorato davvero sodo e che sono loro estremamente grato. Congratulazioni, ragazzi!! Grazie ARMY! Vi voglio bene! Grazie!!
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🏆 DAESANG : Album dell'Anno – Proof 💿
J-Hope:
ARMY~~ Rieccomi per un altro discorso di ringraziamento a nome dei BTS ! Non è.. affatto facile accettare questi premi a nome di tutta la squadra. Sul serio, tantissimo rispetto per il nostro leader, il mio amico RM!
Ah.. Non so se ci meritiamo questo premio, ma lo accetterò con cuore grato ed umiltà, come segno di supporto per il futuro dei BTS. Album dell'Anno... In realtà, non credo il nostro gruppo pensi ai risultati, mentre lavora a questi album. Già solo il fatto di potervi includere le nostre storie e pensieri più sinceri ed autentici.. Ci mettiamo tutta la nostra anima, la nostra gioia e le nostre lacrime, che condividiamo con voi attraverso la nostra musica, e quello è ciò che conta di più, è la cosa più preziosa. Ed è così che “Proof”, questa grande cronistoria dei BTS, è venuto alla luce. Sul serio, mentre lavoravamo a quest'album, tutto ciò che abbiamo vissuto in questi 10 anni - e ovviamente ci sono tantissimi seonbae-nim (* colleghə con più esperienza) ancor più fantastici - ma mi sono tornati in mente tutti i momenti vissuti in questi ultimi 10 anni e, ancora una volta, ho realizzato quanto prezioso sia stato ogni anno, ogni album ed ogni singola canzone, per me. E.. (sorride) avendo vissuto tutte quelle esperienze in prima persona, ho davvero pensato: “Ah, già solo poter condividere le storie gli uni con ə altrə e goderci tutti quei momenti insieme aə ARMY è una grandissima gioia”. Quindi, sì, è così che è nato quest'album intitolato “Proof”, e credo sia anche un disco che delinea il nostro futuro ancor più grande insieme a voi, ragazzə. Sì~
Il meglio deve ancora venire (The Best Moment is Yet to Come).. Ad esser sincero, credo queste parole siano nate proprio perché volevamo continuare a sognare e ad immaginare il nostro futuro insieme a voi; quindi, ancora una volta, vorrei ringraziare tuttə voi, ARMY, che ci siete rimastə accanto in questi 10 anni. Grazie davvero davvero infinite, ragazzə!
Questo discorso sta diventando fin troppo lungo, per essere qui da solo, scusate! Forse non c'entra molto, ma ieri sono andato a farmi una bevuta insieme ai membri dei BTS - a parte Jin hyung che sta prestando servizio... Ci siamo ritrovati tutti insieme per la prima volta dopo parecchio, abbiamo bevuto un po' e, sul serio, non c'è nulla che potrebbe rendermi più felice! E vedo che oggi ci sono diversi gruppi (idol) nell'area artisti, quindi vorrei continuare il mio discorso facendo loro i complimenti e dando loro il mio pieno supporto. A questo proposito! Mi piacerebbe i membri dei BTS potessero essere tutti insieme, qui, oggi..
Ad ogni modo, questo Daesang per l'Album dell'Anno è davvero un premio importante, quindi grazie infinite. Questo è un riconoscimento che sia i nostri membri che ə ARMY hanno vinto insieme, quindi congratulazioni! Ottimo lavoro e vi voglio bene (ride)
Tanti auguri di buona fortuna e felice anno nuovo! Passate un 2023 fantastico!
⠸  eng : © ryuminating ; © BTStranslation_ ⠸
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giancarlonicoli · 5 days
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31 mag 2024 09:57
"I MUSULMANI PORTANO QUI LA SHARIA IN CAMBIO DIAMO CASE POPOLARI" - LA SINDACA DI MONFALCONE, LA LEGHISTA ANNA MARIA CISINT, SI SCAGLIA CONTRO LA COMUNITA’ ISLAMICA IN ITALIA: “SE NEI COMUNI MULTIAMO I CITTADINI PER GLI ABUSI EDILIZI, PERCHE' DOVREI CHIUDERE UN OCCHIO DI FRONTE A UNA MOSCHEA TIRATA SU DOVE UN TEMPO C'ERA UNA PIZZERIA? GLI IMMIGRATI NON ACCETTANO LE NOSTRE REGOLE E, ANZI, VOGLIONO IMPORRE LE LORO. IO NON SONO NÉ RAZZISTA NÉ XENOFOBA, ESIGO SOLO RISPETTO PER QUESTO TERRITORIO” - LA VITA SOTTO SCORTA, IL PADRE MORTO DI ASBESTOSI DA AMIANTO… -
Estratto dell’articolo di Enrico Ferro per “la Repubblica”
Per tentare di capire cosa muova la sindaca di Monfalcone, che si è fatta conoscere nel mondo per la sua crociata contro le moschee, bisogna andare indietro di una cinquantina d'anni e osservare una foto in bianco e nero. Bruno Cisint, saldatore specializzato a Fincantieri, siede sulla poltrona di casa in tuta da lavoro e in braccio tiene una bambina. È sua figlia, si chiama Anna Maria.
«Quel lavoro ha consentito ai miei genitori di dare da mangiare alla nostra famiglia, ma dal 2005, con l'abuso degli operai in subappalto, tutto è cambiato. È arrivata manodopera a basso costo, ed è arrivata in massa. La nostra città è cambiata: vedo donne coperte dalla testa ai piedi camminare diligentemente dietro agli uomini. E vedo tante piccole Saman Abbas. […]», racconta Anna Maria Cisint dal terrazzo del municipio che si affaccia su piazza della Repubblica.
[…] «Se nei Comuni multiamo i cittadini per gli abusi edilizi nella realizzazione di un garage, per quale motivo dovrei chiudere un occhio di fronte a una moschea tirata su dove un tempo c'era una pizzeria?», chiede combattiva, dopo essere finita anche sul Guardian e sul Financial Times. «Le regole ci sono e devono essere uguali per tutti. Ho provato varie volte a dialogare con la comunità islamica, senza ottenere nulla. Io non mi faccio rullare da nessuno. Ora questa è diventata la mia battaglia».
Anna Maria Cisint da qualche mese vive sotto scorta per le minacce di morte ricevute, dopo la chiusura delle due moschee e la conseguente battaglia legale ingaggiata con le rispettive associazioni culturali. La questura di Gorizia ritiene che il rischio sia concreto e così adesso c'è un ispettore del commissariato di Monfalcone che vive in simbiosi con lei, ogni giorno, da mattina a sera. […] La sindaca di Monfalcone vive ancora nel quartiere di Panzano, villaggio operaio costruito nel 1908 per volere dei fratelli Cosulich, fondatori del Cantiere Navale Triestino. […] Il padre Bruno nel 2005 è morto di asbestosi da amianto.
Aveva 74 anni. […]
Sessant'anni compiuti, divorziata dal marito, madre di due figli sulla trentina, Luca e Marco. Il primo fa l'ufficiale di coperta sulle navi mercantili, l'altro lavora nella finanza per la banca centrale del Regno Unito. Anna Maria Cisint, laureata in Scienze economiche all'università di Trieste, era una dirigente comunale di area tecnica a Grado e Gorizia. A un certo punto si fa la tessera della Lega e nel 2016 si candida a sindaca. Espugna così l'ex Stalingrado rossa d'Italia e alle elezioni per il secondo mandato vince con il 73%: un plebiscito.
Monfalcone ha 30.500 abitanti, il 31% sono immigrati e, di questi, il 24% bengalesi. «Non accettano le nostre regole e, anzi, vogliono imporre le loro. Io non sono né razzista né xenofoba, esigo solo rispetto per i miei cittadini e per questo territorio» […] «La sharia ce l'abbiamo già in casa, purtroppo. Nel 2023 sono stati spediti in Bangladesh ben 24 milioni da Monfalcone. E poi noi gli diamo welfare e case popolari». […]
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Mentre stavo camminando
Ti ho visto lì in piedi
Con un sorriso
Sembri timido
Hai catturato i miei occhi
Ho pensato che tu volessi aspettare
Per un po'
Bene mi piacerebbe stare con te
E sai che è anche venerdì
Spero che tu possa trovare il tempo
in questo weekend di relax
La mia mente è stanca
Ho lavorato così duro tutta la settimana
Ho incassato il mio assegno
Sono pronta a partire
Ti prometto
Ti mostrerò del bel tempo
Vieni tesoro andiamo via
Lascia i tuoi problemi per un altro giorno
Vieni con me e ce la faremo
Ti porterò in una scappatella (dai)
Scap-pa-tel-la
Ci divertiremo
Scap-pa-tel-la
Lasciati dietro le preoccupazioni
Scap-pa-tel-la
Tu potresti essere mio
Scap-pa-tel-la
Una scappatella
Quindi non tirarti indietro
Solo divertimento
Noi aumenteremo le regole
Mentre procediamo
E le infrangiamo tutte
Se noi non ci divertiremo
Vieni tesoro andiamo via
Lascia i tuoi problemi per un altro giorno
Vieni con me e ce l'abbiamo fatta
Ti porterò in una scappatella (dai) ...
(Janet Jackson - "Escapade")
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susieporta · 1 month
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SENZIENZA
(POST LUNGHISSIMO, PER POCHI)
Prima dei due anni l'ippocampo, sede (anche) della memoria narrativa, non è ancora del tutto formato.
Durante questo periodo, è il corpo stesso che si incarica di memorizzare tutto:
eventi, relazioni, reazioni, bisogni soddisfatti e insoddisfatti, presenze, assenze, sotto forma di reazioni neurofisiologiche ripetute, le quali si cristallizzano in tensioni muscolari e blocchi psicoenergetici, oppure in programmi autonomici stabili.
Mauro Mancia chiama queste forme neuro-psico-corporee inconsapevoli "inconscio non rimosso", per indicare il fatto che vi è un inconscio il quale, a differenza di quello di Freud, non ha avuto il tempo di essere ricordato per poi essere spazzato via nel dimenticatoio della mente.
Eppure, quell'inconscio non rimosso, è drammaticamente presente nel corpo, come dicevo.
È presente nel respiro, nella postura, nei gesti che abbiamo quando tocchiamo qualcuno, quando ci facciamo toccare, oppure quando ci ritiriamo in noi se qualcuno ci si avvicina troppo, sia fisicamente che emotivamente.
Ma anche bell'eccitazione o nella inibizione del desiderio, nella nostra capacità o incapacità di emozionarci, di aprirci agli altri o di chiuderci ad essi, così come alla vita in generale.
L'inconscio non rimosso è il corpo che, volenti o nolenti, parla della nostra origine e della nostra storia.
Di una storia che ci riguarda ma che non conosciamo, perché, non avendola mai potuta raccontare a noi stessi, non l'abbiamo mai potuta ricordare.
Eppure questa storia determina, in larga parte, chi siamo, nel nostro presente.
Nelle nostre reazioni attuali agli eventi, nei nostri stili di attaccamento, nei nostri pattern emotivi che si attivano di fronte al dolore di una perdita, di una sfida o al tentativo di difenderci da qualcosa che temiamo, è il passato del nostro corpo che si fa presente.
Qui ed ora.
Ecco perché da questo punto di vista il cosiddetto qui ed ora, come dicono le neuroscienze, è un presente ricordato.
Così, ci sembra di essere liberi e di vivere al di là dei nostri copioni, quando invece sono i nostri copioni, i blocchi energetico-emotivi, a determinare le nostre reazioni e scelte attuali.
Ma anche la nostra visione del mondo, di noi stessi e degli altri.
Sono i nostri copioni somatici a scrivere il nostro destino, sotto forma di un'illusione di scelta.
Solo che non ce ne rendiamo conto, perché il cervello copre questo gap con una sorta di anestesia cognitiva.
Ecco perché è solo il lavoro sul corpo e con il corpo che, proprio per questo, può sbloccare le convinzione limitanti che sono alla base dei nostri modi di essere.
Il lavoro di consapevolezza corporea viene chiamato "senzienza", per distinguere le sensazioni sentite (selfsense) dalle sensazioni consapevolizzate solo a livello cognitivo, o intellettualmente, se volete.
Pensare le emozioni e sentirle, difatti, sono due cose diverse.
Pensare le emozioni, sentirle e entrarci dentro fino a farsene trasformare, sono 3 cose diverse.
E non è assolutamente vero che per comprendere che qualcosa non mi piace, o viceversa mi piace, che mi fa stare bene oppure male, a partire da una sensazione di peso sul petto o di mal di stomaco, devo darle un nome.
La sensazione è, a volte, già autoevidente di per sé.
Non c'è bisogno di alcuna cognizione, di alcuna parola, di alcun linguaggio verbale o concetto per esprimerla.
Ciò che mi occorre, è sentire quello che sento pienamente: ecco la senzienza.
La consapevolezza del corpo a partire dal corpo.
Vi è uno stato dell'essere precognitivo e preverbale che non può essere ignorato.
Quando ti chiedono come fai a sapere che...
E tu rispondi "perché lo sento", ecco: quella è la senzienza.
Aperta e chiusa parentesi: non è assolutamente vero, ulteriormente, che siamo storie che camminano (come dice qualche ex formatore di PNL incazzato che cerca di tirare l'acqua al proprio mulino), e che basta cambiare la storia che ci raccontiamo per cambiare il passato.
Chiusa parentesi.
A volte le parole non bastano per modificare quel nucleo emotivo inconscio radicato nel corpo, che continua ad agire sulle nostre reazioni emotive e relazionali, sui nostri impulsi e schemi difensivi, dalle profondità del nostro sistema nervoso autonomo, proprio perché esso è al di là delle parole che ci diciamo.
Infatti, possiamo raccontarcela come vogliamo, a volte; possiamo sovrascrivere il nastro della nostra narrazione interiore fino allo sfinimento.
Ma non cambia nulla.
Gli schemi si ripetono, le modalità di compenso e di difesa si ripresentano inesorabilmente, gli agiti e i copioni comportamentali ritornano in modo implacabile.
In questi casi, occorre certamente dare un nome a ciò che si sente: ma solo dopo aver lavorato sui nuclei emotivi a partire dalla dimensione preverbale che li ospita.
Da quella terra di confine polimorfa, plastica e ancestrale, che è il corpo.
Il quale soltanto rappresenta, se curato, una base stabile per la nostra identità.
Ecco perché il 1 settembre cominceremo da qui.
Da un approccio Botton Up: dal basso verso l'alto.
Dal sentire, fino in fondo, il nostro sentire: dalla senzienza.
Perché chi non mette radici, non può volare.
"Le emozioni possono anche gridare in te, posarsi sulla tua pelle, nella tua dermatite, o agitare le pareti del tuo colon, possono arrivare nei sogni notturni o nei disagi dei tuoi figli, ma se ti chiedi perché con l'intento di farle passare, senza ascoltarle, se sai tutto su di esse ma non permetti che si incarnino, se le pensi e ne parli ma non sei disposto a rischiare nulla, nulla muterà". (Erica Francesca Poli)
©Omar Montecchiani
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londranotizie24 · 2 months
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incastrovuoto · 5 months
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Ci sono tante cose che quando stiamo insieme accadono dentro di me. Alcune te le esterno, ma ce ne sono altre che restano nel mio io più profondo. Forse solo perché voglio proteggermi, solo perché a volte non voglio caricarti delle mie paure, forse perché é così forte, intenso, puro, quasi strano, quello che provo per te che non avrei le parole giuste.
A volte, senza che tu te ne accorga, ti guardo. E poi mi guardo dentro. E mi chiedo se sta accadendo davvero? mi dico quanto assurdo sia quello che è accaduto. Che tra migliaia di persone, ci siamo trovati. Ti guardo e penso alla fortuna che mi hai regalato, anzi che ci siamo regalati. A tutto quello che la gente cerca quasi insistentemente e noi ce l'abbiamo tra le mani. Mi chiedo puó avere una cosa così potente un giorno avere finire? Come puó smagnetizzarsi quello che sentiamo quando mi stringi a te, quando ti guardo. Io neanche so descriverlo cosa è, non so neanche spiegarti il modo in cui conservo ogni momento con te, tutte le piccole cose che abbiamo fatto. Io neanche voglio ammetterlo che se prima la mia voglia era di qualcuno che restasse, ora voglio solo sceglierti ogni giorno. Ora io non posso immaginarlo un terremoto che distrugga tutto. È un fuoco che si accende quando siamo vicini, quando siamo lontani, ogni giorno.
che assurdo amare qualcuno, quanto sia difficile spiegare come mi batte il cuore al solo tuo pensiero.
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poesiatriste · 6 months
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Cosa vuoi sentirmi dire esattamente, che ti amo? si razza di idiota. Io ti amo. E non come si ama una semplice amica o sorella nemmeno come si amano due fidanzati, non riguarda la solita relazione romantica, fisica e descrittiva, non si tratta di attrazione fisica, né tanto meno di una 'sbandata' come l'hai definita ferendomi profondamente, non credevo potessi vederti tale dopo che ti ho sempre dimostrato tanto. Hai davvero così tanta umiliazione dentro da non riuscire a vederti importante per qualcuno, hai davvero un tale dispezzo nei tuoi confronti da non considerare possibile che il mio amore sia sincero? Non riesci proprio a credere che qualcuno possa sul serio amarti così come sei senza voler cambiare una virgola? Sei proprio una stupida..ed è per questo che non posso arrendermi perché so che entrambe lottiamo con le stesse ferite e devo riuscirci a guarirle per entrambe. 'Una sbandata' dici? già...peccato che questa sbandata rimane impressa sulla mia pelle come una battaglia per la quale valga la pena lottare fino all'ultimo respiro. Non esiste spiegazione logica per ciò che stiamo vivendo e ti prego non darmi della pazza...ma ho bisogno che sia tu a farcela per entrambe perché so che ce la farai. Difendi ciò che di bello esiste tra di noi, ti prego amore mio, non sei da sola, non posso farcela senza di te. Siamo delle anime rare. Quindi si. Io ti amo, provo un amore così puro e vero da non riuscire nemmeno a mostrartelo, non lo capiresti perché hai bisogno di più tempo, la tua anima non riesce ancora a vederlo...Era davvero così difficile da capire? avevi bisogno di conferme per ciò che sto cercando di dimostrarti da anni inutilmente perché non hai mai voluto darci sul serio una vera possibilità, non hai mai dato valore a nessun gesto quindi come avresti potuto notare quanto amore contiene questo mio cuore malato? Sei più contenta adesso? sei soddisfatta? cosa vuoi ancora da me?
Sono sempre stata innamorata, ho perso la testa per un paio di occhi castani tristi che guardati alla luce della luna li rivedo dentro i miei, di un sorriso che scoppia all'improvviso allargando quelle bellissime guanciotte paffutelle che hai, delle tue lune storte in base alle giornate, dei tuoi momenti di ira colmati da mezza sigaretta, dalle tue lacrime che invadevano i miei pensieri quella notte e avrei voluto asciugartele con una mano sul petto accarezzandoti il viso, da malumori che vorrebbero essere spazzati via da un abbraccio, non hai idea di tutte quelle volte che le mie braccia nel bel mezzo della notte ti cercano, ti percepiscono ti tengono stretta, ti avvertono come se proprio fossi vicino a me invece siamo distanti, separati fisicamente ma la vibrazione arriva oltre la sola realtà per poterci tenere veramente separate, è illusorio perché in quel preciso momento noi siamo l'una accanto all'altra, mi sono innamorata del riflesso oltre lo specchio, della luce che solo adesso riesco a vedere, ho compreso cosa siamo io e te e mi sono innamorata di te per ciò che sono io quando sono con te, sono me stessa, solo così riesco ad amarmi, amo te, mi basta, mi realizza, mi da forza e se l'amor proprio è l'unica cosa per la quale lottiamo sono felice di spegnere i miei respiri amandoti in ognuno di essi. Sai a volte mi chiedo perché proprio noi due? perché tu? perché abbiamo voluto questo per entrambe? non sono mai riuscita a darmi tranquillità ma se l'abbiamo scelto insieme significa che il nostro sapere ci avrebbe condotte l'una affianco all'altra sempre e comunque, ne sono certa, noi ce la faremo piccola mia...ce la faremo perché siamo io e te, portami ad un passo da quella sensazione, ti prometto cercherò un modo per darti sicurezza. Non importa cosa abbiamo scelto, l'appartenenza rimane incollata ai nostri passi. Sento di averti vicina, e lo senti anche tu. Quindi si. Ti amo maledetta lunatica e ti amerò per sempre. Non importa cosa tu dica o faccia. Io ti amo. MI SENTI RAZZA DI CODARDA?
IO TI AMOOOOOOOOOOOOOOOOO❤
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