#Censys
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Completed updated version of the Vermintide band artwork with several modifications. All the characters belong to my great friend
@skykain 👌🐭 For the context & description, please check DA link in the pic.
#skaven#skykain#anthro#original character#globi#martha#silvia#packie#ratly#grinda#waffle#gutty#plagie#jezza#censi#tang#hilda#rebecca#regina
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" Secondo un dato riferito nel rapporto annuale del Censis (dicembre del 2019), gli italiani sono affetti da una sindrome inquietante: la scomparsa del futuro. E questo provoca una sorta di “stress post-traumatico” collettivo. Assenza di futuro significa cose molto precise. La grande maggioranza vede che la mobilità sociale è bloccata, che l’ascensore sociale è rotto, che l’offerta di lavoro è scarsa; gli operai non sperano in avanzamenti; imprenditori e professionisti temono perfino una brusca scivolata in basso. Grave appare specialmente la condizione dei giovani in età lavorativa. Qui secondo una statistica del 2017 abbiamo il record europeo della cosiddetta generazione «neet» («neither in employment nor in education or training»): giovani tra i 18 e i 24 anni che non studiano, non hanno un lavoro e non lo cercano*. La perdita della memoria e l’ignoranza della storia si sommano all'assenza di futuro. O forse è proprio l’assenza di futuro che provoca una distorsione profonda nel senso del passato. La memoria sociale, detta anche memoria storica, è frutto di una continua rielaborazione di fatti e idee. Ed è qui che ci si imbatte nel ritorno d’attualità di relitti di nazismo e fascismo nelle idee e nei comportamenti collettivi. Ma intanto bisognerà tenere presente il nesso tra memoria del passato e speranza di futuro. "
*La ricerca Il silenzio dei NEET. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio è stata redatta da Annarita Sacco e rivista dallo staff del Comitato Italiano dell'Unicef.
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Adriano Prosperi, Un tempo senza storia. La distruzione del passato, Giulio Einaudi editore (collana Vele); prima edizione: 19 gennaio 2021. [Libro elettronico]
#Adriano Prosperi#letture#leggere#saggistica#saggi#storia#Un tempo senza storia#tempo#Unicef#Censis#futuro#conoscenza storica#cambiamento#umanità#eredità culturale#intellettuali contemporanei#mobilità sociale#Annarita Sacco#politica#società contemporanea#scuola#antifascismo#cultura#pandemia#memoria storica#dibattito culturale#NEET#ascensore sociale#distruzione del passato#generazioni
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Giannina Censi as Pierrot in Il Carillon Magico (February 1933)
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7 maggio … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
#7 maggio morti#A Divina#A Magnífica#A Noiva do Samba-Canção#Adele Mara#Alan Baxter#Alberto Collo#Aubrey Woods#Bob Krieger#Bruce James MacVittie#Bruce MacVittie#Cristiano Censi#Dawn Addams#Douglas Fairbanks Jr.#Elizete Cardoso#Elizeth Cardoso#Elizeth Moreira Cardoso#Ermanno Olmi#Evelyn Morris#Fritz Gunter Sachs#Gunter Sachs#Jack Kehler#Jeanne Toussaint#Jimmy Conlin#Judith Evelyn#Julie Kitaen#Kang Soo-yeon#Lady do Samba#Mary Philbin#Maxine Doyle
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LAVORO, 8 ITALIANI SU 10 CHIEDONO PIÙ SOLUZIONI WELFARE: ECCO I 5 SERVIZI PIÙ DESIDERATI DAI LAVORATORI
Presentati a Milano, presso l’iconico Palazzo Mezzanotte, i risultati dell’8° rapporto Eudaimon-Censis, un evento dedicato alle nuove dinamiche del mondo del lavoro e alle strategie innovative per garantire il benessere in azienda. I risultati emersi evidenziano una crescente richiesta di welfare aziendale, con ben 8 italiani su 10 che ne chiedono di più. “Ogni individuo, anche quando si trova al…
#Alberto Perfumo#Alessandria today#aziende italiane#benefit aziendali#benessere al lavoro#benessere multidimensionale#benessere olistico#benessere psicofisico#Burnout#Censis#coaching aziendale#consulenti welfare#corsi fitness#crescita professionale#cultura e lavoro#Epassi Group#equilibrio vita lavoro#Eudaimon#Europa e welfare#Euty#formazione lavoro#Futuro del Lavoro#Google News#hub del benessere#innovazione aziendale#italianewsmedia.com#Lava#lavoro in Italia#long-term growth champions#musei e teatro
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PERCHE' I MEDICI FUGGONO DALL' ITALIA? RAPPORTO FNOMCEO-CENSIS Otto italiani su dieci ne sono convinti: se in questi anni il Servizio sanitario nazionale ha retto, lo si deve all'impegno straordinario dei medici, che lo hanno puntellato con sforzo individuale, in condizioni difficili e senza un ritorno economico adeguato. A fotografare la situazione, e a proporre soluzioni, è il nuovo Rapporto Fnomceo-Censis 'Il necessario cambio di paradigma nel Servizio sanitario: stop all'aziendalizzazione e ritorno del primato della salute', presentato a Roma. La necessità di intervenire rapidamente attraendo nuovi medici e trattenendo quelli in servizio è resa più stringente dal fatto che negli ultimi 24 mesi, direttamente o tramite familiari il 44,5% degli italiani ha sperimentato situazioni di sovra-affollamento in reparti ospedalieri o strutture sanitarie. Sono esperienze condivise dal 44,7% nel nord-ovest, dal 39% nel nord-est, dal 45,5% nel centro e dal 46,8% al sud-isole. Il moltiplicarsi di aggressioni ai medici non è altro che la trasformazione del medico stesso nel capro espiatorio di contesti difficili, e eventuali prestazioni non in linea con le aspettative. Intanto, le esigenze di personale sono state affrontate ricorrendo a contratti temporanei e addirittura a forme di forniture di servizi. La spesa totale per le retribuzioni dei medici permanenti nella Pubblica amministrazione tra il 2012 e il 2022 è rimasta sostanzialmente invariata. Addirittura, tra il 2015 e il 2022 le retribuzioni dei medici nella Pa sono diminuite, in termini reali, del 6,1%. Questi numeri, uniti alle condizioni di lavoro, sono una conferma ulteriore del mancato investimento sulla risorsa chiave della sanità: i medici. Del resto, posto pari a 100 il valore delle retribuzioni dei medici dipendenti italiani, nei Paesi Bassi è pari a 176, in Germania a 172,3 e Irlanda a 154,8: i medici italiani guadagnano molto meno dei colleghi di altri paesi omologhi. MIELOMA MULTIPLO, EMA RIVALUTERA’ LA TERAPIA DI PHARMAMAR La Commissione Europea (CE) ha revocato la decisione di bloccare la domanda per l’immissione in commercio di plitidepsina dell’azienda farmaceutica spagnola PharmaMar contro il Mieloma Multiplo, perché ha riconosciuto che nel gruppo scientifico consultivo era presente un esperto, che stava sviluppando un prodotto concorrente. Questa decisione eccezionale conferma ciò che PharmaMar ha sempre sostenuto, ovvero che esisteva un conflitto di interessi tra gli esperti dell'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), che hanno valutato la terapia. Dunque la CE chiede all’EMA di rivalutare la domanda di autorizzazione all'immissione in commercio del farmaco. che nel 2018 un gruppo trasversale di politici spagnoli fece alcune interrogazioni parlamentari alla Commissione Europea, supportato dall’Associazione pazienti ‘Mieloma España”, per avere chiarimenti in merito. A suo tempo nella relazione preliminare di autorizzazione, affidata a due esperti, c’era stato un giudizio positivo, idem nel riesame successivo. Al momento della decisione finale però è arrivata la bocciatura, partendo proprio dalla metodologia statistica alla base dello studio di fase III (quindi l’ultimo passo prima della messa in commercio del farmaco). Da qui anni di ricorsi anche al Tribunale dell'Unione Europea. Ora però la Commissione Europea fa marcia indietro a conferma che PharmaMar non aveva avuto tutte le garanzie necessarie nel processo di valutazione del farmaco. Di conseguenza, per evitare qualsiasi dubbio sull'imparzialità oggettiva della valutazione della domanda, la Commissione ha deciso di revocare la decisione di rifiutare l'autorizzazione all'immissione in commercio. COVID, LE REINFEZIONI HANNO LA STESSA GRAVITÀ DI QUELLA INIZIALE Utilizzando i dati sanitari di quasi 213.000 americani che hanno subito reinfezioni, i ricercatori hanno scoperto che le infezioni gravi del virus che causa il COVID-19 tendono a prefigurare una gravità simile dell'infezione la volta successiva che una persona contrae la malattia. Inoltre, gli scienziati hanno scoperto che il long COVID aveva più probabilità di verificarsi dopo una prima infezione rispetto a una reinfezione. Lo studio, finanziato dal National Institutes of Health (NIH) Researching COVID to Enhance Recovery Initiative, è pubblicato su Communications Medicine. Le reinfezioni sono state definite come quelle avvenute almeno 2 mesi dopo una prima infezione. L'analisi ha utilizzato dati tratti da cartelle cliniche elettroniche di 3,1 milioni di americani. I ricercatori si sono concentrati su 212.984 persone che hanno segnalato una reinfezione, originariamente infettati tra il 1° marzo 2020 e il 31 dicembre 2022 e hanno avuto una seconda infezione entro marzo 2023. La maggior parte dei partecipanti (203.735) ha avuto il COVID-19 due volte. Circa il 27% di coloro che hanno avuto casi gravi, cioè che hanno ricevuto cure ospedaliere per un'infezione da coronavirus, hanno avuto anche cure ospedaliere per una reinfezione. Gli adulti con casi gravi avevano maggiori probabilità di avere condizioni di salute preesistenti e di avere 60 anni o più. Al contrario, in circa l'87% di coloro che hanno avuto casi lievi di COVID, quindi che non hanno richiesto cure ospedaliere, anche le reinfezioni sono state lievi. Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
#aplidin#cancro#censis#commissione#coronavirus#covid#ema#fnomceo#gravità#mieloma#multiplo#pharmamar#plitidepsina#podcast#rapporto#ricerca#salutedomani#sintomi#terapia#tumore
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A brand new version of the Vemintide band artwork, also featured with Olva and Marcella! All characters belongs to my good friend @skykain
For more details: https://www.deviantart.com/fereise-da/art/Skaven-Gals-The-Vermintide-Band-2-1174491997
#original character#skaven#skykain#anthro#globi#martha#silvia#packie#ratly#grinda#waffle#gutty#plagie#jezza#censi#tang#hilda#rebecca#regina#olva#marcella
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Un'Italia stanca (2) - di Domenico Galbiati
Segue la prima parte pubblicata tre giorni fa (CLICCA QUI) Le analisi contenute nel Rapporto Annuale del CENSIS offrono un quadro dello stato d’ animo degli italiani, nell’ attuale frangente storico, francamente desolante. Per quanto una pluralità di cause concorrano a determinare una tale condizione, per comprenderne l’effettiva portata sarebbe necessario risalire alla sorgente comune da cui…

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Who is the antisemite?
I've made many a post about the nature of antisemitism, and I don't expect I'll ever stop. But I've made relatively few posts about antisemites, who they are, and why they are. I don't mean to make a list of every antisemite in the world; I wouldn't be able to finish it before I died at my keyboard. Instead I want to explore a bit into the nature of antisemitic belief and what draws people to it, in the hopes of helping people recognize their own behaviors. This won't be a thorough taxonomy, but will focus on something I believe is at–or close to–the heart of the issue.
When I tell people antisemitism can have a racial component the response I usually get is, "but Jewish isn't a race so you can't be racist against Jews!" Now it's true that "Jewish" is not (currently) one of the accepted racial categories (up until some time in the 1950s you could list your race on U.S. censi as "Hebrew"), but that's not exactly what I mean. What I mean is that there's a pattern of thought that's part-and-parcel of racism and racist ideas, even if it's not always deployed against what we would consider a race. That pattern is bio-essentialism–the belief that there are certain inherent and largely invariant differences between discrete groups of people. This, for example, explains the significant overlap between racism and transphobia, if not always in practice than in thought. If you believe these differences exist along racial lines, it's simple enough to map them onto sex as well. Bio-essentialism is not the only driving force behind racism, but it is a significant one, and one that can be reasonably used as a predictor of racist thought. In this sense, focusing on phenotypes common among Jews (prominent noses, dark curly hair, olive skin) can have a racial component, and can result in behaviors and attitudes that behave like racism, even if Jews aren't a "race".
So we have racial antisemitism, and from here we can sit around and postulate on other alchemical combinations; the intersection of antisemitism and sexism, for example, resulting in stereotypes about nagging Jewish wives, overbearing Jewish mothers, and the Jewish American Princess. The intersection of antisemitism and patriarchy, creating anxieties about weak or effeminate Jewish men. Antisemitism and classism; antisemitism and homophobia; antisemitism and anti-theism; and on and on. But what about anti-Jewish antisemitism? What do we find that makes people hate Jews for being Jews?
I'm going to lean fairly heavily on Anti-Judaism: The Western Tradition by intellectual historian David Nirenberg. It's a fantastic albeit excruciating read, and I highly recommend everyone–Jewish and not–pick it up from their local library.
Much like the habits of bio-essentialism characterize much of racism, obsession with blame is (I believe) the core driver of anti-Jewish antisemitism. Specifically blame of the other, although that's generally merely step two in the process. Jews occupy a fairly unique position in the world in that in the vast majority of places where we live we don't really belong. We're treated as guests, reliant on the grace and magnanimity of our hosts to ensure our protection and survival. Part of this is our own doing; throughout the Diaspora our struggle to cohere to our identity has set us apart from everyone else. We don't like to assimilate any more than we have to. But it would be wrong to place the blame for our status entirely on our shoulders, so I will not do so. For the purposes of this post let us take it prima facie that Jews maintain a role of perpetual outsiders–among the nations of the world but not of them.
Throughout history this status has allowed our hosts to define themselves in opposition to us. Jews, who never really belonged, became emblematic of whatever ill the current society, religion, or philosophy decided was most pressing. We gave people opportunity to externalize their own faults, to shift blame from themselves and their comrades to nefarious interlopers. To recontextualize their responsibility to themselves into a Manichaean (I use the word deliberately) struggle between darkness and light. If the anxieties of the day centered around hypocrisy, Jewish Rabbis were the hypocrites you should strive to be unlike. If it was infidelity, it was the Jewess temptresses who were to blame. If it was greed, it was certainly the Jewish bankers who were at fault.
Perhaps my use of past-tense verbs is misleading; this is still the nature of antisemitism today. But this is certainly also how it began. The urge to excise culpability is a fairly common one. It crosses cultural boundaries and expresses itself in toddlers the world around. And so whither the Jews went, childish vindictiveness followed.
When we understand how antisemitism is used as a tool, we can begin to understand the work it does for those who use it. Antisemitism is the antidote to critical thought, to skepticism and self-reflection. It creates a "them", not in reality but in the mind. It explains failure not through any self-conscious rumination, but in the creation of vagrants, infiltrators, and saboteurs.
It now becomes clear why nearly every conspiracy theory is antisemitic, or rapidly hurtling in that direction. One of the cornerstones of conspiratorial thought (as expounded by Michael Barkun in A Culture of Conspiracy: Apocalyptic Visions in Contemporary America) is the belief that the conspiracies are composed out outside forces. When neo-Nazis compose their "Every Aspect of _____ is Jewish" flyers, they can hardly focus on the fact that the vast majority of the people they blame are American. Americans are the in-group and as such cannot be at fault. Jews are an easily accessible out-group, in part because Jewishness is so "sneaky" (you can be Jewish and not even know it! Even Wikipedia can't seem to decide when someone is Jewish or not!). When people believe that the CIA was responsible for assassinating John F. Kennedy, it's never in their capacity as red-blooded patriotic Americans; it's always the result of insiders from Russia, China, and ultimately, Jews. Even conspiracy theories that don't explicitly name Jews are engaged in antisemitic thought, so long as they seek to pin events on the actions of "them". There's a reason "they" has become memetic in neo-Nazi circles; those who are "them" are most assuredly not "us".
It also becomes clear how and why antisemitism traverses political boundaries, and infects discourse left, right, and center. The extremes–the far-right and far-left (for all the usefulness of the political spectrum, which is not much)–are more prone to antisemitic thought precisely because they are so far from the norm. The more you see wrong with society the more you seek those who are responsible. (Again it's important to note that "antisemitic thought" in this context refers to the habit of looking for outsiders to blame, and does not always map perfectly onto open bigotry toward "real Jews".) When England is close to being a perfect country, it is only through the actions of the Jews that it is prevented from becoming so. When Sovyet communism begins to collapse in on itself, it is certainly the Jews who are accused. It is never "us" or "we"; it is always "they" and "them". And in a fit of cruel irony, when antisemitism becomes un-fashionable, the "no-true-scotsman" fallacy is often deployed, assigning the use of conspiratorial bigotry to impersonators and pretenders.
So what can we do? What can we learn, and how can we change? We can start by resolving to think critically, to not take the easy answers. We can look inward, not outward, and find things to improve in ourselves, rather than assuming that our faults are not our fault. We can be skeptical of conspiracy theories, of people who want to direct our anger in ways that serve their own goals. As always, we can protect and uplift Jews and Jewish communities worldwide. We can orient ourselves toward finding solutions, instead of finding reasons for why we can't. We can unlearn the thought patterns, cliches, and habits of antisemitic thought, or that lead to antisemitic thought. We can stop trying to look for the bad people, and start trying to be the good people.
#atlas entry#and with that I have to go to bed#I got shit to do like tomorrow and it's past my bedtime#jew#jewish#judaism#jumblr#antisemitism#anti-judaism#there are other things I could tag this as but I'm not going to bc it would be too haughty
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Propaganda
Adrienne La Russa (Salvare la faccia, Beatrice Censi)—she's got kind of an anne hathaway thing going i think
Jane Fonda (Barbarella, Sunday in New York, Barefoot in the Park)—Feminist icon, LGBTQ+ rights activist since the 70s, Civil Rights and Native American rights advocate, environmentalist… she really is THE woman ever
This is round 1 of the tournament. All other polls in this bracket can be found here. Please reblog with further support of your beloved hot sexy vintage woman.
[additional propaganda submitted under the cut.]
Adrienna La Russa propaganda:

Jane Fonda propaganda:

" I assume she's already been submitted but I gotta make sure. I think there's an element to movies like Barbarella or her segment of Spirit of the Dead of those having been directed by her husband, who famously made movies about her being hot, and the incredible costume design also helped, but good lord. Look at her"

"Her vibes in these movies are so interesting because she, the daughter of an Old Hollywood star, went on to make both poignant dramatic movies and the some of the silliest things you've ever seen but even in the silly space adventures and sexploitations there's always this undeniable gravitas to her. It's like she's able not to take herself very seriously but at the same time never stops having this grace and elegance and makes it all work together. And she's always been very politically active which is also sexy. Her famous mugshot is from 1970 so right at the cutoff mark but come on"

"She was so pretty, dear lord! She was and still us stunning. She’s great at comedy and drama."

"Shes so hot im so gay for me i will let her hit me with hers car"
"Watching her in Barefoot in the Park seriously made me, a straight woman, question things"
"Gorgeous and also still getting arrested at climate protests, which is sexy behavior"
"PLEASE I LOVE HER SO MUCH"
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[...] Secondo il rapporto Censis del 2023, il 64,4% degli occupati italiani ritiene che il lavoro serva “solo per avere i soldi” di cui si ha bisogno, una percentuale che sale al 76,6% considerando le persone con al massimo la licenza media. Un segnale del fatto che questo malessere sia più ampio di una prerogativa generazionale, anche se spesso oggi lavorare non basta più nemmeno per avere i soldi per vivere, considerata la flessione negativa dei salari e del potere d’acquisto, e la conseguente erosione della ricchezza del ceto medio, a cui si aggiunge l’obbligo, ancora per molti e molte, di dover svolgere tre o quattro occupazioni per poter comunque sopravvivere a malapena. Il lavoro ha smesso di adempiere alle sue promesse. “È plausibile che la differenza principale rispetto al passato non sia l’ansia che lasciare il lavoro genera, ma quella che avere un lavoro placa”, scrive la sociologa Francesca Coin ne Le grandi dimissioni. “Rispetto a quanto accadeva ieri, il fatto stesso di avere un impiego non risolve le preoccupazioni di chi lavora”. Il rifiuto di ciò che è diventato il lavoro nell’ideologia neoliberista, la sua trasformazione e la sua fine – o, almeno, la sua crisi – sollevano domande essenziali: Cosa faremmo della nostra vita se non dovessimo alzarci ogni mattina e andare in ufficio, in cantiere, in negozio, al ristorante, su un treno o in auto avanti e indietro, tutti i giorni? E che ne sarebbe del tempo, una volta che quello libero sarebbe il tempo di ogni giorno? Chi saremmo senza il nostro lavoro? Come cambieremmo, noi, le nostre comunità, se non dovessimo avere un’occupazione per guadagnare soldi per vivere? E soprattutto, riusciremmo a farlo o ci sembrerebbe di barare? Perché è vero, vogliamo tutti lavorare meno, ma saremmo in grado di smettere completamente?
[...]
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Dei 300 mila posti auto in strada a Milano, il 37,2 per cento sono parcheggi a pagamento e il 18,2 per cento sono riservati ai soli residenti. Più di 100 mila sono, invece, i posteggi liberi che rappresentano ancora il 39 per cento degli spazi per le auto. Diminuiranno
E' una battaglia campale, ideologica e anche un po’ grottesca, quella dichiarata da Arianna Censi e dal Comune di Milano alle quattro ruote.
Scelta contraddittoria per una città che – da Expo 2015 in poi – si è votata a grandi e piccoli eventi, distribuiti per il territorio cittadino. E che soprattutto ha un sistema di mobilità pubblica metropolitana decisamente da serie B rispetto alle città europee parigrado.
Il sistema delle “week” porta visitatori e turismo. Tutta roba che porta affari ma persone e merci, che si muovono abitualmente, o di necessità virtù, su quattro ruote.
Mentre le strade cittadine si stringono per far posto alle piste ciclabili, o semplicemente perché l’ideologia paleo-green della giunta dominata da astrazioni come il piano Aria pretende di abolire il traffico su gomma.
Sostituito da cosa? Nessuno lo sa, visto che uno dei must della Verde modello anni ’70 Censi, l’estensione sine qua non di Area B, si è rivelato un completo flop. Altri esempii? Viale Monza, da strada di scorrimento, è diventata un budello dove i veicoli commerciali non hanno nemmeno lo spazio per scaricare le merci. Viale Monterosa, grande viale periferico, è diventato una strada stretta con due belle piste ciclabili ai lati, sempre deserte. E in corso Europa, tolti gli stalli carico-scarico, i furgoni ormai parcheggiano in beata “irregolatità”. “Questo risponde alla crociata contro l’auto che purtroppo questa amministrazione ha iniziato da tempo e che non va bene, perché la città ha bisogno di interscambio”, commenta Simonpaolo Buongiardino, presidente di Assomobilità ed esponente di Confcommercio.
L’ultima offensiva del caporale Censi si chiama: stop alla sosta libera delle auto in tutta la città. I primi colpi sono arrivati nel novembre scorso, con l’ennesima rivoluzione dei parcheggi e l’obbligo di non lasciare l’auto sulle righe blu (a pagamento) oltre le due ore. Tradotto: chi si muove per lavorare meglio lasci l’auto a casa, in alternativa dovrà comprare un ticket ogni due ore.
Da ignoranti provinciali imbelli, l'adesione a paleo-ideologie sorpassate è cieca totale assoluta. Il palazzinaro Salah con la sua faccia un po' così i suoi calzini un po' così e la sua casa a Formentera, ne è l'immagine perfetta: sotto l'ipocrisia niente.
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CENSIS 2024: Stagnazione economica, crisi educativa e sfiducia sociale nel 58° Rapporto sulla situazione italiana
Il CENSIS ha presentato il 58° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2024, tracciando un quadro complesso e articolato dell’Italia contemporanea.
Un’analisi profonda della società italiana Il CENSIS ha presentato il 58° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2024, tracciando un quadro complesso e articolato dell’Italia contemporanea. Il rapporto analizza fenomeni economici, sociali e culturali, mettendo in luce le sfide e le criticità che il Paese deve affrontare per uscire da una condizione di stagnazione. La “sindrome italiana”:…
#Alessandria today#Alessandria Today di Pier Carlo Lava#Alessandria Today news#analisi CENSIS#antioccidentalismo#CENSIS 2024#ceto medio italiano#crisi ceto medio#crisi educativa#crisi scolastica#Disuguaglianze sociali#economia Italia#educazione Italia#fiducia istituzionale#Google News#immigrazione Italia#Integrazione sociale#italianewsmedia.com#italiani e Occidente#NATO e Italia#percezione immigrazione#Pier Carlo Lava#PIL Italia#Politiche sociali#rapporto annuale CENSIS.#rapporto CENSIS#rapporto sociale 2024#reddito disponibile#sindrome italiana#sistema educativo Italia
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please consider: tinyformers censerre. the cutest little necrobot who loves hanging out in your flower garden and likes to perch on your shoulder
TINY CENSIE
Censere is always trying to plant flowers around your house, especially in your bedroom and living room. Those are the places you relax most often, so he wants those rooms to be as open and sunny and beautiful as possible so you feel your best!
He can cultivate practically any type of plant you give him too, so if you're looking for a little helper for your home garden, Censere is an excellent choice.
You may also notice that he's started putting glow-in-the-dark stars on your ceilings. You will never know where he gets them or how to gets up to the ceiling.
#zef askbox#transformers#transformers idw#transformers mtmte#transformers fanfiction#tinyformers au#transformers censere#imagine having a household just filled with tinyformers guiding hand
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La verità è che la "società guerriera" rimpianta da Scurati non è mai esistita nella storia dell'umanità
La guerra è stata nel tempo, grossomodo, due cose:
1. Nelle società aristocratiche e guerriere, come l'Europa medievale o il Giappone feudale, era uno sport per ricchi poco cruento per la classe combattente, che comunque non ammontava a più del 5-10 per cento della popolazione.
2. Nelle società burocratiche pre-moderne e moderne, la guerra era (ed è) una faccenda a cui obbligare, con le buone o le cattive, la schiuma dell'umanità: capite censi della suburra romana, pastori svizzeri o castigliani nell'Europa del '500 e vagabondi e disoccupati della Germania in quella del '700. Poveracci considerati inutili il cui sacrificio non avrebbe arrecato grandi mali alla società.
Più vasti si fanno gli eserciti nel tempo, con il parallelo diventare di massa della società, meno chi li compone è un vero "guerriero", come inteso da Scurati, e più elaborate diventano le misure di disciplina per costringerlo a combattere. Fucilazione per i disertori, carcere per gli imboscati, battaglioni di punizione per gli insubordinati.
Quella degli eserciti moderni è una storia di barocche misure per obbligare gli esseri umani a esercitare violenza sugli altri e a lasciare che altri la esercitino su di loro. Dalla levée en masse del 1793 (e anche da prima, a dirla tutta) non c'è grande esercito che non si sia basato sulla coscrizione coatta e sulla brutalità esercitata sui suoi stessi membri molto prima che il primo nemico venga avvistato.
Per pensare che ci siano società che alla guerra moderna siano andate incontro volentieri, uno deve avere davvero una scarsissima idea di quale mostro indescrivibile e inumano stiamo parlando.
Davide Maria De Luca
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