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#Città di Messina
notebook91286 · 1 year
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fabriziosbardella · 6 months
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La partita di ritorno delle semifinali #macerataFUTURA è finita 0 a 3 e le cocche conquistano la finale con la vincente tra messina e Talmassons #macerataFUTURA #cbfbalduccihr #talmassons #cittàdimessina #volley #pallavolo #bustoarsizio #cocche #semifinali #sport #fabriziosbardella #eventi  #primopiano #inevidenza #seriea2 #legavolleyfemminile
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blogitalianissimo · 7 months
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Letto nelle notifiche un'affermazione giustissima, ovvero che "i soldi destinati al sud andranno al ponte di Messina che nessuno vuole", ed è vero, nessuno vuole quel ponte mangiasoldi.
E il motivo è semplice: Perché è una grandissima presa per il culo. Nel Sud Italia mancano infrastrutture basilari come LE STRADE, I TRENI ecc, una volta che superi il confine Campania/Basilicata devi iniziare a farti la croce, perché l'affermazione "Cristo si è fermato ad Eboli" non è casuale. A noi ce ne sbatte i coglioni di 'sto ponte se per raggiungere Reggio Calabria devi pregare tutti i santi esistenti. Non è normale, ve ne rendete conto?
E vogliamo parlare della Sicilia? Vogliamo parlarne? Regione enorme, ha città ultramegaimportanti come Messina, Catania e Palermo, ma per attraversarla in treno 13 ore, TREDICI.
Inoltre, paradossalmente, il collegamento di traghetti Sicilia/Calabria è una delle cose che funzionano meglio al sud.
Questo ponte serve solo a farsi belli, nascondere la polvere sotto al tappeto, negare il grosso problema d'infrastrutture nel Mezzogiorno.
E se non vi bastasse come prova, sappiate che non esiste un collegamento decente tra Napoli e Bari, e qui sto parlando di 2 regioni messe molto meglio ad infrastrutture rispetto alle altre del sud (chi per posizione geografica favorevole, chi per conformazione del territorio dove è più facile costruire).
Perciò andatevene a cagare voi e questa autonomia di merda leghisti del cazzo.
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othmeralia · 3 months
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Now that's a big book.
And a big book requires a big title, right? Get ready for this one:
Nuovo, et universale theatro farmaceutico : fondato sopra le preparationi farmaceutiche scritte da' medici antichi, greci, et arabi ; principalmente da Galeno, e Mesue. Appoggiato sopra le preparationi, dette spagi riche, già da gli antichi, in parte, abbozzate, mà da più moderni medici illustrate, e megliò coltivate ; scritte dal Beguino, Crollio, Hartmanno, Libavio, Minsicht, Paracelso, Quercentano, Sennerto, e Altri : rappresenttante e le une, e l'altre preparationi, per fondamenti unitamente necessarij alla veta, e artificiosa methodo farmaceutica : adornato, e ampliato oltre le fabriche, e compositioni medicinali, in qualsisia forma fabricabili, contenute ne gli antidotarij Veneti de Giorgio Melichio, aumentato da Alberto Stecchini, già farmacopei nella officina dello struzzo, e ne gli altri sin al presente, con le stampe, publicati antidotarij de più accreditati autori, e delle più rinomate città d'Europa, Anversa, Augusta, Bergamo, Bologna, Colonia Agrippina, Fiorenza, Londra, Messina, Roma, e altre ; con quelle fabriche, e compositioni ancora, le quali fossero state descritte da gli più lodati scrittori dell' arte medica, over inventate da' più dotti lettori, e professori della medesima : abondantissimo non solo de gli insegnamenti, dati da inominati antecessori, di nuovo revisti, ma ancora de tutti gl'altri avvertimenti, appartenenti alla intiera, legitima, e perfetta dispositione, alteratione, fabrica, unione, e compositione di tutte le materie medicinali semplici, e composte, cavabili da animali, vegetabili, e minerali ; necessario a ciascheduno farmacopeio: utile ad ogni medico, e amatore della medicina : curioso per gli investigatori delle più desiderate, e artificiose preparationi spagiriche / eretto, et esposto alla luce da Antonio de Sgobbis de Montagna ...
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sciatu · 14 days
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LA BATTAGLIA DI LEPANTO - Nel 1500 la distribuzione della popolazione siciliana era molto diversa dall’attuale. I grandi paesini presenti lungo la costa con la loro caotico agglomerato di case e palazzi, non esistevano a causa delle terribili scorrerie dei pirati turchi. I paesi e paesini fortificati, sorgevano nell’entroterra, spesso su colline o in luoghi ben difendibili. Lungo la costa vi era un sistema di sorveglianza con circa 600 torri che monitoravano il mare a scoprire per tempo la presenza dei temuti pirati. Nei grandi porti e presso i villaggi più grossi, vi erano forze d’intervento che dovevano attaccare le navi dei pirati appena avvistate o i turchi sbarcati che iniziavano una scorreria verso l’interno. I temuti pirati e le loro scorrerie erano una minaccia costante e imprevedibile.
Per questo motivo, quando papa Pio V chiamò alla Guerra Santa contro la flotta turca di Alì Pascià, per soccorrere la guarnigione Veneziana assediata a Cipro, l’adesione da parte dei siciliani fu immediata. Subito fu armata una flotta con i soldi delle città e dei nobili siciliani. Armare una galera all’epoca, non era una cosa semplice ed immediata. I turchi ed i veneziani avevano non solo enormi arsenali ma flotte già pronte conservate in enormi magazzini. Inoltre avevano un sistema di arruolamento collaudato e sicuro per cui non avevano problemi a trovare i rematori (che solo in piccola parte erano galeotti o prigionieri di guerra), gli equipaggi ed i soldati. È da notare quindi la velocità con cui la flotta siciliana (circa una decina di galee) fu allestita e armata, mentre quella spagnola dovette approntarsi con difficoltà recuperando dagli stati italiani materiale per le armi e gli scafi, rematori e marinai.
A Messina si riunì quindi nel luglio del 1571, la grande flotta di poco più di 200 galere formate da veneziani, pisani e genovesi sotto le insegne papali, quindi i cavalieri di Malta, gli spagnoli da Barcellona, quelli del regno di Napoli e la flotta siciliana guidata dall’ammiraglia, la Capitana di Sicilia. La flotta turca, conquistata Cipro nell’agosto di quell’anno, dopo aver messo a ferro e fuoco il basso Adriatico attaccando e conquistando le roccaforti veneziane nella Dalmazia e in Albania, si stava ritirando verso Lepanto, stanca e corto di munizioni, pronta a ricevere l’ordine di ritorno a Istanbul per porre le galere in darsena dato che non potevano affrontare le tempeste autunnali.
Quell’ordine però non arrivò mai.
La flotta della Lega Santa si diresse verso settembre contro la flotta nemica cercando di ingaggiar battaglia prima che il tempo peggiorasse. Le due flotte si ritrovarono a Lepanto, in una insenatura riparata, base dei turchi ma adatta al movimento delle duecento navi della Lega Santa che dovevano affrontare le circa trecento degli avversari. Disposti gli schieramenti gli uni di fronte agli altri, Alì Pascià prese l’iniziativa e puntò la prua direttamente contro la nave di Giovanni d’Austria. La flotta turca lo seguì muovendosi velocemente con il vento a favore. La sua ala destra, guidata dall’esperto capitano Shoraq detto Scirocco, si scontrò contro le navi veneziane e spagnole agli ordini del veneziano Barbarigo che in un primo tempo sembrò soccombere all’urto. Dopo l’arrivo delle navi di riserva venute in soccorso, i veneziani riuscirono a capovolgere la situazione e a catturare e uccidere il comandante avversario.
Sull’ala sinistra i turchi erano principalmente pirati algerini, astuti ed esperti che cercarono di circondare le navi dell’ammiraglio Doria che invece si defilò andando verso il mare aperto inseguito dai pirati che catturarono solo qualche nave rimasta indietro.
Ali Pascià notò che molto avanti rispetto alla linea su cui si era distribuita la flotta nemica erano state disposte sei grosse navi da trasporto chiamate galeazze, lente e tozze, con la murata tanto alta che ne impediva l’abbordaggio. Le galeazze erano scortate dalle galee con le vele rosse della flotta siciliana quasi che quel pugno di navi volesse fermare l’avanzata della potente flotta turca.
Alì Pascià, decise di ignorare quel che considerò un diversivo e si diresse prontamente contro l’ammiraglia della flotta nemica. Le navi che lo seguirono approcciarono le galeazze scoprendo che, contrariamente all’uso di allora, quelle grosse e goffe navi erano dotate di cannoni disposte lungo tutto il loro perimetro. Con una potenza di fuoco superiore di sei o sette volte quella di una normale galera, le galeazze incominciarono a bombardare dall’alto i vascelli nemici, distruggendo e affondando navi su navi e scompigliando la flotta turca che perse slancio e forza. A bordo delle galeazze Giovanni d’Austria aveva fatto collocare gli archibugieri che decimarono gli equipaggi di ogni nave nemica che si avvicinava a loro.
Le galeazze, seguite dalla flotta siciliana, incominciarono a girare in tondo rendendo il tratto di mare vicino a loro, un inferno. La Sultana, l’ammiraglia turca raggiunse velocemente Giovanni d’Austria che vedendo arrivare i nemici, lanciò la sua nave contro quella di Alì Pascia così che la sua guardia personale, il Tercio de Cerdena, una compagnia formata da veterani di Castiglia ed Estremadura di base in Sardegna, andò all’arrembaggio della nave avversaria. I castigliani si trovarono di fronte gli giannizzeri turchi, un corpo scelto formato da slavi cresciuti ed addestrati ad Instabul.
Lo scontro fu durissimo.
Per tre volte gli spagnoli andarono all’arrembaggio e furono cacciati indietro, Giovanni d’Austria fu ferito e spesso sul punto di soccombere. Le navi nemiche si concentrarono intorno alla loro ammiraglia, lo stesso fecero quelle della Lega Santa. Ormai era una lotta all’ultimo sangue.
Gli esperti soldati combattevano ormai all’arma bianca, i marinai, i rematori che spesso erano uomini della strada o gente di campagna arruolata a forza o per debiti, si erano uniti a loro e lottarono con rabbia e determinazione. Ormai tutti combattevano per sopravvivere tra i morti e i feriti, in un intreccio di legni rotti, carni tranciate, sangue e fumo di polvere da sparo.
La grande santa battaglia diventò una caotica, sanguinosa, terribile carneficina.
Le navi dell’ala sinistra turca, vedendo l’inutilità di inseguire l’ammiraglio Doria tornarono su i loro passi e veleggiarono verso l’ammiraglia a darle manforte. Se avessero raggiunto il groviglio di navi nel centro della formazione, le truppe spagnole avrebbero avuto la peggio. Fu questo quello che pensò Giovanni Cardona, capitano dell’ammiraglia siciliana, che subito lasciò le terribili galeazze e incrociò con la sua Capitana, le navi nemiche attaccandole, incurante della superiorità numerica, del mitragliare delle archibugiate e del fuoco delle cannonate. Ferito più volte con i suoi uomini riuscì a fermarle spingendole lontano dalla mischia.
In quel momento, le navi pisane, vittoriose sull’ala destra dei turchi, riuscirono a farsi largo tra il groviglio di remi rotti e alberi maestri tranciati dai cannoni ed arrivarono nella mischia delle ammiraglie, buttandosi all’arrembaggio di quella. Ebbero la meglio sui giannizzeri sopravvissuti agli scontri con i castigliani e catturarono, uccidendolo, Alì Pascià. Alla vista della testa del loro ammiraglio che dondolava sul pennone della sua ammiraglia, le navi turche superstiti (ormai poche e malconce) si dileguarono, o almeno ci provarono a causa delle galeazze che le aspettavano al varco, lasciando dietro di loro un mare di relitti e di sangue.
La vittoria fu una di quelle più pubblicizzata dei suoi tempi. Libri, poesie, grandi quadri, narrazioni epistolari si sparsero per tutta Europa a raccontare la grandiosa vittoria e l’immensa carneficina. I turchi rallentarono la loro pressione via mare ed aumentarono quella via terra dirigendo le loro truppe alla volta di Vienna.
In Sicilia l’evento ebbe una grande risonanza. Prova ne è la descrizione della battaglia rappresentata negli stucchi di Santa Cita e persino nelle carceri dello Speri dove un giovane condannato disegnò la battaglia su indicazione di un veterano. Messina, che era una porta del mediterraneo orientale, grata a Giovanni d’Austria, fece fondere una statua in bronzo che lo ricordasse e celebrasse. Le galeazze cambiarono il modo di concepire la guerra per mare. Presto vascelli dalle alte murate e con un gran numero di cannoni sostituirono le galere ed i pirati turchi furono pian piano eliminati, cosa che permise lo sviluppo dei paesi costieri siciliani e, ai Principi di Palermo, di iniziare a costruire le bellissime ville di Bagheria.
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klimt7 · 1 year
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PRIMO
Capire ciò che è accaduto
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Se a Modigliana [ paese dell'Appennino romagnolo ] ci dicono, che sono caduti 280 millimetri di pioggia (per millimetro quadrato), significa che su un singolo metro quadrato di terreno, sono scesi 280 litri di pioggia in circa 36 ore.
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Ora se ci pensiamo bene, e utilizziamo una immagine subito comprensibile a tutti, è come immaginare che una mattina ci risvegliamo e aprendo la finestra, troviamo che su ogni metro quadrato del nostro giardino o cortile, ci siano tante pile verticali composte da taniche d'acqua da 20 litri, ciascuna.
Per essere precisi, quattordici taniche da 20 litri, impilate una sopra l'altra!!
E queste pile di taniche, su tutti i metri quadrati che riuscite a scorgere dalla vostra finestra, guardando verso strade, tetti, e tutti i prati che riuscite a scorgere.
Ovunque 14 taniche d'acqua, una sopra l'altra, in verticale.
È più chiaro adesso?
Riuscite a visualizzare questa distesa di colonne di taniche d'acqua per tutto lo spazio attorno a voi ?
Su ciascun singolo metro quadrato del vostro territorio.
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Questa è la reale dimensione dell'evento che è accaduto quì in Romagna.
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Sul nostro pianeta credo ci sia una sola area in cui spesso piovono simili quantità di pioggia. Si tratta della regione del Bangladesh, fra l'India e la Birmania (ora Myanmar).
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E questo accade nei due mesi di piogge monsoniche e determina le alluvioni annuali più catastrofiche, quelle con intere città e villaggi che vengono sommersi dall'acqua e il paese che si trasforma in una sola distesa liquida.
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Ma noi non siamo una regione tropicale come il Bangladesh! E da noi non è mai esistito un fenomento paragonabile ai "venti monsonici".
Mai visti !
Eppure adesso, sul Mediterraneo, si formano, con frequenza sempre più ravvicinata, veri e propri Cicloni, ed è da questi fenomeni, che possiano capire che il clima sta mutando rapidamente.
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Noi umani bruciamo combustibili fossili (petrolio, metano, diversi tipi di gas e combustibili come il carbone).
Emettiamo così "gas serra", che fanno crescere la temperatura complessiva del pianeta, aumentando l'energia termica che poi incide direttamente sul clima.
Il clima reagisce a questo riscaldamento del pianeta, facendo evaporare quantità sempre maggiori di vapore acqueo dai mari, oltre a riscaldarli a livelli pericolosi, per la vita stessa dei pesci e dei microorganismi che vivono negli oceani.
Infine scatena fenomeni mai visti prima, a latitudini ben diverse da quelle tropicali.
Comprese queste tempeste di pioggia monsonica sul Mediterraneo. E tutto ci dice che questo succederà sempre più spesso in futuro.
Ecco perchè dovremo investire miliardi di euro, nel ridisegnare e rifare il letto di tutti i corsi d'acqua, progettando innumerevoli bacini di contenimento e le "casse di espansione" per contenere le future piene di torrenti e fiumi.
In concreto, dovremo ampliare la portata, di ogni alveo di corso d'acqua, e iniziare a rimodellare ogni letto di fiume, approfondendolo, e alzando e rafforzando ogni singolo argine di pianura.
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Ecco quel che serve: un piano straordinario di manutenzione e messa in sicurezza di tutto il territorio italiano.
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Altro che PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA, tanto reclamizzato, da quel bulletto cerebroleso che capeggia la Lega.
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POR FAVOR !!
I coglioni e/o perditempo
si astengano dal settore
Trasporti e infrastrutture.
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Che non tocchino nulla e restino piuttosto al Bar, a leggere la Gazzetta dello Sport e a spippolare sui tasti del cellulare, per scrivere cazzate varie, sui vari Twitter, Tik Tok, Facebook o Istagram.
Oppure, vadano immediatamente a Milanello, per assistere a bordocampo a tutti gli allenamenti del Milan o sugli spalti di San Siro !
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Qui, da noi, oggi
le chiacchiere, stanno a zero.
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Michele Romano (27 giugno 1980) è un politico,giornalista libico di origini italiane, fondatore del partito Movimento nazionale sociale e ministro della cultura ed ex militare.
È attualmente sposato con Giorgia Grieco
Breve biografia
Michele Romano nasce il 27 giugno 1980 a Benghazi in una famiglia libica che ha sempre rifiutato l'identità araba, di origini napoletane e di religione cattolica  romana discedente dai colonialisti italiani che aveva portato Benito Mussolini in Libia.
Nel 2000, Michele iniziò a lavorare come giornalista e insegnante fino al 2022 sempre nella città di Benghazi.
Michele ebbe due figli maschio e femmina soltanto nel 2005,un anno dopo dal matrimonio con Giorgia Grieco nel 2004.
Nel 2023, Michele continuò a lavorare come giornalista e si unisce al partito Fasci di combattimento di Felix Foster e venne reclutato come militare dove inizia a servire nelle campagne militari in Libia e in Egitto con successo militare aiutando Felix nel neo colonialismo, nel neo fascismo e collaborò anche di deportare Margherita Sforno in Tunisia dove venne uccisa da Marwan Ibn Youssef e Paola Levi in Israele quando Felix interrompe la relazione con quest'ultima.
Michele riuscì in seguito a fuggire  e sopravvivere anche con la morte di Felix Foster ucciso dai ribelli libici di Muhammad al-Husseini in modo brutale insieme alla sua amante Esmeralda Messina.
Il 14 febbraio, Michele si trasferisce a Tripoli insieme alla sua famiglia e avvia una riconciliazione nazionale con il presidente libico Muhammad al-Husseini che il quale gli permette di mantenere i diritti di minoranza attraverso "The people of book" del Corano essendo un cristiano,fondare il partito Movimento nazionale sociale e dire quello che gli pare attraverso il diritto di opinione ma non gli fu permesso di riportare il partito originale Fasci di combattimento e il neo colonialismo che violerebbero appunto la costituzione libica ma Michele si oppone non essendo d'accordo e non si pentì mai di aver sostenuto Felix Foster fino al giorno della sua morte e sconfitta.
Il 19 febbraio, Michele fa un patto atlantico con il presidente statunitense James Sawyer se ha bisogno di un alleato anticomunista.
Il 20 febbraio, Michele fu felice che Felix Foster è ritornato in vita e fece alleare il suo partito Movimento nazionale sociale con il partito di Felix Foster, Partito Nazionale Fascista.
Il 7 marzo, Michele viene sconvolto dal fatto che Felix Foster è stato ferito da un attentatore dello Stato Islamico e viene nominato come ministro della cultura dal presidente libico Muhammad al-Husseini sostituinendo il precedente ministro.
Significato del nome:
Michele è un nome italiano di origini ebraiche che significa "Chi è come Dio"
Personalità:
L’uomo cancro ascendente vergine è un uomo tranquillo e discreto, ma molto efficace in quello che intraprende, anche se si tratta solo di cose che è sicuro di poter fare. Non gli piace correre rischi e molte situazioni gli causano ansia. La sua sensibilità può essere facilmente ferita, quindi è meglio che si circonda di persone dolci e comprensive. È un uomo corretto che non tradirebbe mai la fiducia di nessuno. Quello dell'uomo Cancro Ascendente Vergine è un carattere carismatico e determinato, onesto e dai forti valori etici.
Informazioni:
Data di nascita: 27 giugno 1980
Luogo di nascita: Benghazi,Libia
Luogo di residenza: Tripoli,Libia
Nazionalità: Libico
Origini: Italiane
Segno zodiacale: Cancro
Professione: Politico,giornalista e ministro della cultura
Partito politico:
-Fasci di combattimento (2023) -Movimento nazionale sociale (2023-in corso)
Religione: Cristiano cattolico
Lingue: Italiano,Inglese e arabo
Restrizioni:
-Non può esaltare Felix Foster e le sue opere neo fasciste e neo colonialiste per scopi propagandisti
-Non può esporre al pubblico i simboli neo fascisti e nemmeno i libri che riguardano Felix Foster
-Non può fare il saluto romano
Con con chi interagisce:
-Felix Foster, capo del Partito Nazionale Fascista
-Presidente libico Muhammad al-Husseini
-Italiani che aveva importato Felix Foster e libici di origini italiane che aveva importato Benito Mussolini
-Justice and Construction Party (Fratellanza musulmana)
-Presidente statunitense James Sawyer
Parenti:
Vincenzo Romano (nonno,deceduto)
Isabella Fontana (nonna,deceduta)
Carlo Romano (padre)
Rachele Leone (madre)
Giorgia Grieco (moglie)
Matteo Romano (figlio)
Lucia Romano (figlia)
Francesco Romano (fratello)
Stefania Colombo (cognata acquisita)
Marco Romano (nipote)
Prestavolto:
Giorgio Almirante
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ciccio72 · 1 year
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Messina, una delle tre punte della Trinacria, ha molto da offrire sul piano culturale e paesaggistico, situata sulla costa nord-orientale della Sicilia, è una città ricca di storia, cultura e bellezze naturali. Storicamente ritenuta come la porta di accesso all’isola, oggi si vuole presentare moderna e aperta ai giovani ..
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colonna-durruti · 10 months
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Cronache ribelli
All’incirca settanta anni prima del celebre Spartaco, in Sicilia uno schiavo siriaco di nome Euno guidò migliaia di schiavi alla riconquista della libertà. Dopo la fine della guerra contro Annibale le caratteristiche dell’agricoltura nel territorio italico erano notevolmente cambiate rispetto al periodo precedente: l’agricoltura non era più quella di auto-sussistenza, bensì si concentrava su prodotti destinati alla commercializzazione, con la necessità di vaste superfici e abbondante manodopera. Il modello di proprietà era quello della villa rustica, una grande azienda agricola fondata sullo sfruttamento intensivo di schiavi. La maggior parte di loro erano prigionieri di guerra, un tempo uomini liberi. Inutile dire che le condizioni in cui vivevano erano, il più delle volte, disumane. Nei dintorni di Enna viveva lo schiavo Euno, un personaggio sicuramente sui generis. Euno si considerava una sorta di profeta, parlava con gli dei in sogno e riferiva a tutti i suoi compagni i loro messaggi. Una notte, in particolare, la dea siriaca Atargatis gli apparve e gli predisse un futuro da re. Tutti gli schiavi della zona avevano grande considerazione di lui e così, quando gli schiavi di un certo Damofilo decisero di ribellarsi al giogo, si recarono da Euno, il quale prontamente si mise alla loro guida. Nel 136 a.C., con una schiera di quattrocento schiavi, Euno riuscì a conquistare Enna, facendo strage dei ricchi proprietari terrieri. Dopo la vittoria si proclamò re, proprio come gli aveva predetto la dea, prendendo il nome Antioco. La notizia della presa di Enna corse come il vento. Rapidamente Euno raccolse sotto di sé ben seimila schiavi. A questo gruppo di ribelli si aggiunse, inoltre, il contingente dei cinquemila uomini che erano insorti ad Agrigento ed erano guidati da un certo Cleone, schiavo di origine cilicia. Ma il numero dei rivoltosi aumentava ogni giorno: gli schiavi riuscirono a conquistare altre due città, Morgantina e Taormina, resistendo ai Romani per molti anni. Nel 133 a.C. la schiera dei ribelli assediò Messina ma fu costretta alla ritirata dall’esercito romano. Si rifugiarono a Taormina ed Enna, dove furono circondati dalle truppe di Publio Rupilio: gli schiavi resistettero a lungo, patendo anche la fame, addirittura dandosi al cannibalismo ma, nel 132 a.C., cedettero. I sopravvissuti all’assedio vennero catturati, seviziati e poi crocifissi o uccisi in altro modo. Euno venne catturato a Enna e portato a Morgantina, dove morì in prigionia. La prima grande rivolta servile era stata domata da Roma, ma la scintilla era stata innescata. Anni dopo altri schiavi avrebbero seguito l’esempio di Euno e dei suoi compagni, combattendo e rischiando la morte pur di riuscire a conquistare la libertà.
Questa è una delle storie che menzioniamo in agende e calendari 2024. Li trovate seguendo il link nel primo commento.
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felixfosteroleplay · 2 years
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*Felix esce finalmente dall'ospedale di Tripoli ritornando dalle sue donne Giulia Costa,Paola Levi ed Esmeralda Messina dicendo a loro che sta meglio e la salute è migliorata per assicurarle e per non farle preoccupare troppo.
Felix è molto sconvolto per quello che è successo a Waymart in Pennsylvania dove c'è stato un attentato ancora una volta dello Stato Islamico e cerca sempre di sopravvivere ogni volta che lo Stato Islamico prova ad assassinarlo attraverso i sicari e si incontra con il presidente libico Muhammad al-Husseini che il quale concorda che la Libia deve migliorare la sicurezza e cercare di sventare gli attacchi terroristici da parte dello Stato Islamico che è ancora ossessionato sulla perdita delle città libiche Sirte e Benghazi.
Nonostante i due tentativi di omicidi falliti contro di lui, Felix non è intimorito e tutto quello che può fare è collaborare politicamente con il presidente libico Muhammad al-Husseini*
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lamilanomagazine · 1 year
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Milano, 30 anni fa la strage di via Palestro. I parenti delle vittime: «Chi dietro la mafia?»
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Milano, 30 anni fa la strage di via Palestro. I parenti delle vittime: «Chi dietro la mafia?». Milano oggi ha ricordato le cinque vittime della strage di via Palestro, nell’anniversario dei 30 anni dall'attentato mafioso in cui una bomba è scoppiata davanti al Padiglione di Arte Contemporanea nel centro della città. Alle 23.14 del 27 luglio 1993 l'esplosione di un’autobomba provocava la morte di cinque persone: i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e il venditore ambulante Moussafir Driss che dormiva su una panchina. La giornata del ricordo è iniziata con il prefetto Renato Saccone e il sindaco Giuseppe Sala sul luogo dell’esplosione, insieme ad altre autorità, per deporre corone di fiori. «Quella bomba ci ha colpito al cuore ma non ci ha abbattuto», ha detto Sala, che ha precisato: «Non ci ha abbattuto nemmeno in quelle ore di paura e smarrimento che ci hanno fatto rivivere le stragi di Capaci e via D'Amelio. Cinque nostri fratelli sono stati uccisi dalla mafia. Trenta anni dopo Milano ricorda con il massimo impegno quella pena e la lezione sul disgusto della mafia che abbiamo imparato con il sangue». Tra gli interventi, anche quello di Nicola Perna, cognato di Carlo La Catena e presidente della omonima associazione che ricorda le vittime della strage di via Palestro: «Dopo 30 anni c'è ancora tanto da aggiungere e da sapere. La cattura di Matteo Messina Denaro non è un arrivo, semmai un altro tassello di questo puzzle che bisogna continuare a riempire. Capire bene anche chi si è nascosto dietro la mafia facendo questi attentati per destabilizzare il nostro Paese. Non dimentichiamo che quel giorno c'è stato un carosello di bombe e quando Ciampi si è precipitato a Palazzo Chigi ha trovato le linee interrotte. Era un colpo di Stato? Io sono arrivato sul luogo della strage la mattina del 28 luglio e qui era un'apocalisse, un campo di guerra. Quello che vedete oggi non c'era più, tutto buttato giù. C'era una grande buca, un campo di battaglia». A margine della commemorazione, l'intervento del Presidente della Regione Attilio Fontana: «È doveroso rendere onore a chi non c'è più, tenendo alta la guardia, con un impegno serio e costante nella lotta alle mafie e alle organizzazioni criminali, in tutte le loro forme e trasformazioni. Il problema mafioso oggi è diverso, apparentemente meno aggressivo ma altrettanto pericoloso». “Ricorrono trent'anni da quella notte, tra il 27 e il 28 luglio del 1993, in cui la mafia effettuò gli attentati in via Palestro a Milano e davanti alle Basiliche romane di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro. Si è trattato di una sfida alla nostra convivenza civile, di un tentativo di minacciare e piegare lo Stato democratico, costringerlo ad allentare l'azione di contrasto al crimine e il rigore delle sanzioni penali. Fu un piano eversivo che è stato sconfitto”. A ricordarlo, in una nota, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ribadendo la necessità della lotta alla mafia, “questione morale che orienta l'azione quotidiana del Governo”, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato in una nota: “Nessuno potrà mai dimenticare quegli anni così difficili per la nostra Nazione, caratterizzati da feroci attentati e da una lunga scia di sangue e violenza. Il male non ha avuto l'ultima parola”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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notebook91286 · 2 years
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ilcartolaiodelbosco · 2 years
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Si celebra oggi la giornata mondiale dell’educazione, e non potevamo trovare momento migliore per presentare il lancio del progetto di educazione ambientale dal titolo “Siamo tutti cartolai! Amicizie silenziose tra carta e natura per costruire una biblioteca della biodiversità altamente creativa attraverso laboratori esperienziali”.
l'associazione o2italia da il via al ciclo di laboratori  ecocreativi e formativi dal titolo: ‘Siamo tutti cartolai! Amicizie silenziose tra carta e natura per costruire una biblioteca della biodiversità altamente creativa.
L'iniziativa è organizzata dal Nodo In.F.E.A. della Città Metropolitana di Messina con il coordinamento di Peppe Cacciola, in sinergia con l'Ente proponente e attuatore “O2italia” e con l'A.I.A.S. Onlus di Barcellona Pozzo di Gotto, mentre la responsabile del progetto è Antonia Teatino.
Si tratta di un format che mette insieme formazione per adulti e attività laboratoriale per gruppi di bambini frequentanti l’ambulatorio dell’AIAS di Barcellona Pozzo di Gotto Onlus, in via Gramsci, dove si terranno 18 incontri.
L’obiettivo è quello di creare un approccio ecologico attraverso un'azione inclusiva ed esperienziale che permetta una connessione tra le risorse naturali del territorio, i percorsi sensoriali, l'attività riabilitativa e quella didattica. Per maggiori info.
Comunicato stampa
Antonia Teatino, sulla base della ricerca di ecodesign applicata alla didattica, che porta avanti da anni, ha ideato un progetto che ha come obiettivo principale quello di diffondere l’educazione alla sostenibilità attraverso il cartolaio del bosco in ambiti educativi riabilitativi, attivare con i partecipanti un approccio ecologico che mette in connessione la bellezza e la scoperta della natura  facendo un parallelismo altamente inclusivo  tra Neurodiversità e  Biodiversità.
Il ciclo di laboratori si svilupperà nell'arco di 6 mesi e accoglierà  tutti i bambini le  bambine in età scolare (dai 6 anni in su) frequentanti il centro A.I.A.S.
Il ciclo di incontri formativi si svolgeranno online e coinvolgeranno insegnanti, terapisti, studenti di scienze della formazione con percorsi di studio sulla riabilitazione didattico sensoriali ed educatori.
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Nasty event: La fuga a Homs e la caduta del regime
*Felix Foster sentendosi tradito dal presidente libico Fayez el-Badri che l'ha fatto arrestare a causa delle ribellioni scatenate da Muhammad al-Husseini (Libia) e Hakim Nader (Egitto) riuscì tuttavia a corrompere una guardia che lo aiutò a fuggire, Felix lasciò di nascosto la capitale Tripoli e si trasferisce a Homs insieme ai suoi uomini sempre neo fascisti e neo colonialisti dove fondò una repubblica indipendente da quella di Fayez el-Badri dando inizio alla guerra civile tra le forze di Felix Foster,Fayez el-Badri e la resistenza libica di Muhammad al-Husseini.
Il capo ribelle Muhammad al-Husseini aveva pianificato di catturare vivo Felix Foster insieme ai suoi collaboratori e di metterlo al processo per tutti i suoi crimini commessi, mentre in Egitto la guerra civile si conclude con la vittoria di Hakim Nader con i neo fascisti rovesciati dal potere in Egitto, in Libia la situazione sfuggì di mano con i ribelli che catturano,stuprano ed infine uccidono Felix Foster insieme alla sua amante Esmeralda Messina senza nessun processo e documenti pubblici su i suoi crimini.
Dopo che i neo fascisti perdono il potere con la rimozione della repubblica di Homs e la morte di Felix Foster, il capo ribelle Muhammad al-Husseini e il presidente libico Fayez el-Badri permettono il referendum se mantenere Fayez el-Badri oppure avere una nuova repubblica della Libia: i libici essendo arrabbiati con le azioni irresponsabili di Fayez el-Badri che aveva causato il neo colonialismo di Felix Foster votarono a favore della nuova repubblica della Libia e Fayez el-Badri fu costretto a dimettersi e lasciare insieme alla sua famiglia la Libia trasferendosi in esilio in Grecia come rifugiato.
Appena Muhammad al-Husseini diventa il nuovo presidente eletto fece fondare una democrazia per i libici che possono votare gli altri partiti, il suo partito è Libyan Democratic party, fece bannare il partito neo fascista e neo colonialista che aveva causato danni: Fasci di combattimento e fece applicare leggi contro i simpatizzanti per il defunto regime precedente di Felix Foster restringendo i simboli,attività politiche,il tentativo di ripristinare il partito dittatoriale e la propaganda che cerca di censurare le morti e gli sfratti che aveva causato il regime di Felix Foster ed infine fece anche chiudere i legami con Israele che aveva causato Felix Foster contro gli interessi dei libici essendo pro Palestina.
Il presidente Muhammad tuttavia decise di accogliere la richiesta della vedova di Felix Foster ovvero Giulia Costa di fare seppellire quest'ultimo nella città Cirene anche se teme che c'è il rischio dell'infiltrazione dei neo fascisti e neo colonialisti che potrebbero idolizzare i suoi crimini*
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drpamelaplowden · 16 hours
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www.sensitivamedium.it
LA SENSITIVA MEDIUM PARAPSICOLOGA CARTOMANTE MENTALISTA DR. PAMELA PLOWDEN
Sono la Parapsicologa, Sensitiva, Medium metafonica, Cartomante mentalistica, per eccellenza, mi definiscono così in quanto per me le carte sono solo uno strumento...ma è il mio cervello che fa il vero lavoro ! Da più di vent'anni studio la parapsicologia attraverso maestri e testi importanti, Mesmer e Frank Rudolph Young sono le mie più grandi fonti di ispirazione. Attraverso Frank, ho studiato la Ciclomanzia che è una pratica divinatoria basata sul far roteare un oggetto o successivamente formulare profezie e trarre conclusioni sulla base del posizionamento e della direzione dell'oggetto a riposo, una volta esauritosi il moto rotatorio. In base a questi miei studi, analizzerò le vostre date di nascita e vi dirò tutto. Chiedetemi ogni cosa che vi passa per la mente, non fatemi solo domande sulla salute, per quello andate dal vostro medico. Per tutto il resto, mi metto a piena disponibilità attraverso la mia passione per questa mia grande missione di vita.
Con me scoprirete la potenza energetica attraverso gli spiriti intelligenti, il potere del colore verde e della quinta musicale applicato alla ciclomanzia del mio amato Frank Rudolph Young e dei miei amati angeli guida di Eusapia Palladino e Tavino del mio cuoricino, ovvero il grande e unico precursore del concetto di sincronicità, Gustavo Adolfo Rol. Analizzando le vostre date di nascita e ascoltando il vostro timbro vocale, solo con me sarà possibile una VEGGENZA VERA, senza eguali.
Chiamatemi e prenotate il mio famoso aiuto telefonico al 370/1349094. Mi trovate tutti i giorni dalle 10.00 in poi.
Grazie mille.
PhD. Pamela Plowden
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Sono famosa, pubblicizzata e ricevo telefonate da tutte le città italiane: Chieti, Aquila, Matera, Potenza, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Avellino, Benevento, Caserta, Napoli, Salerno, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Rimini, Piacenza, Ravenna, Parma, Forlì, Cesena, Trieste, Gorizia, Pordenone, Udine, Roma, Latina, Frosinone, Rieti, Viterbo, Genova, Imperia, La Spezia, Savona, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza, Brianza, Pavia, Sondrio, Varese, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Ancona, Pesaro, Urbino, Campobasso, Termoli, Isernia, Torino, Novara, Alessandria, Asti, Cuneo, Vercelli, Biella, Verbania, Bari, Taranto, Foggia, Andria, Lecce, Barletta, Brindisi, Cagliari, Sassari, Olbia, Oristano, Nuoro, Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani, Firenze, Prato, Livorno, Arezzo, Pisa, Pistoia, Lucca, Grosseto, Massa, Siena, Perugia, Terni, Foligno, Aosta, Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, Trento, Bolzano
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sciatu · 1 month
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LA VARA DI MESSINA – TERZA ED ULTIMA PARTE: PERCHE’? – I devoti si preparano ad un altro strappo. Dovranno farne pochi altri prima di far girare la Vara e portarla da Corso Garibaldi nella quasi perpendicolare via I Settembre. Per la virata della Vara, dispiegheranno le corde per la loro lunghezza e il Capotimoniere li guiderà nella svolta sulla base della sua esperienza. È un punto critico quello della svolta, dove in passato la Vara si è anche ribaltata provocando il ferimento delle comparse e dei bambini che su di essa raffiguravano gli angeli. Per questo, dalla fine del 1800 solo il vescovo e il timoniere della Vara possono stare su di essa. I fischietti incominciano a squillare e i devoti si allineano e si curvano sulla grossa gomena. Si parte di nuovo, ancora una volta. La Vara li segue docile e scivola sulla strada bagnata senza alcun intoppo, seguita dai devoti che non tirano e dal resto della popolazione che l’aveva attesa sul bordo dei marciapiedi. L’accompagneranno così fino di fronte al Duomo. A quel punto le gomene saranno tagliate e ogni Devoto riceverà un pezzo di corda, unica ricompensa per la sua fatica. A vedere la stanchezza dei Devoti quando la strada per la conclusione dei tiri e ancora lunga e sempre più faticosa, ci si chiede perché lo facciano. Perché si impegnano in una estenuante giornata di terribile fatica e non si limitino ad una semplice preghiera, ad un silenzioso attimo di spiritualità. Vi sono moltissime risposte per questa domanda. Risposte culturali, storiche, sociali, religiose ed individuali. L’affidamento al popolo della Vara da parte della chiesa che diventa quasi spettatore marginale dell’evento, affidamento che è comune a tutte le grandi feste siciliane da quella grandissima di Sant’Agata a Catania, a Santa Rosalia, ad i Misteri di Trapani o al Cristo Morto di Enna, implica un rapporto diretto ed individuale dei vari devoti o dei membri delle varie confraternite che quel simulacro Santo e carismatico ricevono. Oltre quindi all’appartenenza ad un gruppo, ad una identità, ad una località, vi è la spiritualità della sofferenza, della fatica, del dolore che ogni devoto prova nel trascinare, sollevare, portare l’oggetto che è unione tra lui e la santità. È la stessa sofferenza, dolore, fatica che i siciliani provano a vivere in una terra dove l’acqua può diventare un lusso, dove il fuoco può scendere dal monte a distruggere, dove la terra, in un istante, si può scollare di dosso case, città e paesi intieri. Sono le stesse sensazioni di chi lascia la Sicilia, di chi si trova in altre terre per diventarne ricchezza e forza. È la spiritualità di chi non ha nulla, quella degli operai, delle madri, dei disoccupati, dei carcerati e di chi pur avendo riconosce che il valore di quanto ha è in difetto, perché è altro quello che conta e che segna la vita. È la spiritualità di chi prega con il sudore, di chi si umilia nella fatica, di chi offre il meglio di quanto è nel silenzio, nella dedizione assoluta. È la spiritualità del buon ladrone che si pente, di Simone da Cirene che porta la croce al posto del Cristo, del buon Samaritano che aiuta uno sconosciuto di un'altra fede. È una spiritualità che richiede forza, coraggio, abbandono di se stessi per seguire quello in cui si crede.
THE VARA OF MESSINA – THIRD AND FINAL PART: WHY? – The devotees prepare for another pull. They will have to make a few more before turning the Vara and taking it from Corso Garibaldi to the almost perpendicular Via I Settembre. To turn the Vara, they will unfold the ropes to their full length and the Chief Helmsman will guide them in the turn based on his experience. The turn is a critical point, where in the past the Vara has also capsized, causing injuries to the extras and children who were portraying angels on it. For this reason, since the end of the 19th century only the bishop and the helmsman of the Vara can stay on it. The whistles begin to sound and the devotees line up and bend over the large hawser. They set off again, once again. The Vara follows them docilely and slides on the wet road without any hitches, followed by the devotees who do not pull and by the rest of the population who had waited for her on the edge of the sidewalks. They will accompany her in this way up to the front of the Cathedral. At that point the ropes will be cut and each Devotee will receive a piece of rope, the only reward for his or her effort. Seeing the tiredness of the Devotees when the road to the conclusion of the pulls is still long and increasingly tiring, one wonders why they do it. Why they commit themselves to an exhausting day of terrible toil and do not limit themselves to a simple prayer, to a silent moment of spirituality. There are many answers to this question. Cultural, historical, social, religious and individual answers. The entrustment of the Vara to the people by the church that becomes almost a marginal spectator of the event, an entrustment that is common to all the great Sicilian celebrations from the very great one of Sant’Agata in Catania, to Santa Rosalia, to the Mysteries of Trapani or to the Dead Christ of Enna, implies a direct and individual relationship of the various devotees or members of the various brotherhoods that receive that Holy and charismatic simulacrum. In addition to belonging to a group, to an identity, to a location, there is the spirituality of suffering, of fatigue, of pain that each devotee feels in dragging, lifting, carrying the object that is the union between him and sanctity. It is the same suffering, pain, fatigue that Sicilians feel in living in a land where water can become a luxury, where fire can descend from the mountain to destroy, where the earth, in an instant, can peel off houses, cities and entire towns. They are the same sensations of those who leave Sicily, of those who find themselves in other lands to become wealth and strength. It is the spirituality of those who have nothing, of workers, mothers, the unemployed, prisoners and of those who, despite having, recognize that the value of what they have is lacking, because it is something else that counts and marks life. It is the spirituality of those who pray with sweat, of those who humble themselves in fatigue, of those who offer the best of what they have in silence, in absolute dedication. It is the spirituality of the good thief who repents, of Simon of Cyrene who carries the cross in place of Christ, of the good Samaritan who helps a stranger of another faith. It is a spirituality that requires strength, courage, abandonment of oneself to follow what one believes in.
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