Tumgik
#Ecco C'ho pensato
seulementpourv · 4 months
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youtube
Già...chissà perchè ?...ci penso un po' su è...e mentre sei cosi "distantemente"-vicina le note perdono forma...si materializzano Senza divagazioni. ,Senza gesti plateali. ,Senza strappi emotivi, avvolgono e coinvolgono, vibrano ...ci parlano.  💕
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firewalker · 8 months
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Sorpresa!
Sapete cos'è questo?
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Visto così probabilmente non vi dice niente, ma forse qualcuno l'ha riconosciuto. È un parente prossimo di questo:
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Ora sono sicuro che l'avete riconosciuto: è il "maschio" di una di quelle chiusure a clip che si trovano, ad esempio, nei cinturini del casco.
Ecco come appare "montato", al momento:
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Ora capite il disagio? Mancano i denti di lato, quindi la clip non può chiudersi. Ora voi vi starete chiedendo: "Ma Firewalker, perché ci mostri questa chiusura rotta?"
Ebbene, ecco la storia. Come già raccontato, c'ho la spalla destra mezza sbrindellata (a proposito, aggiornamento: ho iniziato fisioterapia e onde d'urto, dovrei cavarmela con questo trattamento), così per uscire con Tata uso una cinta semi-elastica che mi permette di legarla alla vita, senza dover necessariamente usare il braccio (al momento credo ce la farei, ma preferisco rimanere a riposo, se posso).
Questa cinta ce l'abbiamo da quando è arrivata Tata, quindi... credo 4 anni, e l'abbiamo usata ogni volta che pioveva (uscire col guinzaglio e l'ombrello ci è subito sembrato improbabile). Da un mesetto la sto usando quotidianamente per via della spalla, due o tre volte al giorno.
Ebbene, questo cane qui, grosso meno di uno sgabello da pianoforte
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oggi ha dato uno strattone violento e ha spezzato i denti che tenevano ancorato il guinzaglio alla cinta. Sentendosi libera, ha cominciato a correre in mezzo alla strada (in paese, non nel bosco), ma per fortuna conosco il mio cane. Tata è fifona e credo abbia avuto pessime esperienze prima di venire a vivere con noi, quindi ho pensato "devo spaventarla". Contrariamente a quando avrei dovuto fare con qualsiasi altro cane, tanto che se mi avesse visto un qualsiasi educatore cinofilo mi avrebbe preso per scemo, gli sono corso dietro e gli ho urlato un "FERMA!" secco. Lei si è girata, ha abbassato il sedere (non ha la coda, non può metterla tra le zampe), ha abbassato le orecchie e mi ha guardato spaventata - come volevo che facesse - aspettandosi un qualche tipo di punizione, evidentemente. Così ho rallentato, mi sono avvicinato e ho semplicemente raccolto il guinzaglio da terra (con la sinistra), continuando la passeggiata nel modo più tranquillo possibile.
Mi spiace averla spaventata, ma è un sollievo sapere che posso fermarla se serve.
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il problema delle 3 scelte ~ microstorie
Il mio essere è stato abbastanza privo di etichette, ma è da quando prendo la metro che ho addosso più parole e ruoli di quel che vorrei. Non sono stato mai avvezzo all'attività fisica, ma è da quando ho iniziato a lavorare in quel posto che sono diventato uno che corre, all'impazzata, per arrivare in tempo al lavoro, agli appuntamenti, ai meeting, ai colloqui, agli incontri informali con i colleghi sempre un po' antipatici, senza nulla da dire, senza nulla da darmi e dar loro. Da quando mi si è rotta la macchina sono diventato sia un pendolare che un pensatore, ma mi spiego meglio: ogni mattina, quando mi sveglio, il mio orologio segna le 7:30. Mai un minuto in più, mai un minuto in meno. Alle 8 sono alla stazione sotto casa mia, alle 8:05 prendo la metro, alle 8:45 sono alla stazione vicina al lavoro e, da lì, mancano soltanto 15 minuti a piedi. Entrerei a lavoro alle 9 e sarei in orario, se solo non fosse per una scelta assurda, irrisolvibile, che devo fare ogni santo giorno: quale scala mobile prendere? Dopo aver salito la rampa di scale all'uscita della metro ci sono 3 scale mobili: la 1°, quella più vicina alla scala, è quella che prendono tutti poiché più comoda ma è quella più affollata. La 2° scala mobile, quella centrale, non è così lontana dalla 1° ma ha bisogno di un po' più d'impegno per essere raggiunta rispetto alla 1°; inoltre è anche meno affollata, per quanto comunque sia più affollata della 3° scala mobile, quella più lontana. È evidente il fatto che quest'ultima sia praticamente deserta rispetto alle altre, visto l'impegno fisico che ha bisogno per essere raggiunta. Ma ogni volta che esco dalla metro mi fermo e rifletto a quello che potrei fare: è obbligatorio passare davanti alla 1° scala mobile, poiché è sulla strada per raggiungere tutte le altre, quindi la prima cosa che faccio è arrivare all'inizio di quella scala. La guardo, ma solitamente vado avanti e raggiungo la 2° scala, quella di mezzo. Non è una scelta che faccio io però, perché se mi ritrovo in mezzo a delle persone le seguo, perché se più persone fanno una determinata scelta allora potrebbe essere la scelta corretta, per quanto ci possa essere sempre spazio di manovra. Davanti alla 2° scala mobile, però, mi fermo perché qui cosa dovrei fare? Potrei andare avanti, fare un piccolo sforzo e non avere nessuno attorno, potendomi permettere anche di camminare e arrivare in cima più velocemente, ma se restassi qui potrei fare meno fatica e raggiungere, con un ritardo discreto, il lavoro. Questa scelta sembra banale lo so, ma quelle 3 scale mobili sono per me una scelta. Una scelta, un qualcosa che mi spaventa così tanto da immobilizzarmi e tenermi fermo, aspettando che qualcuno scelga per me, per il meglio. Non voglio ragionare, voglio solo stare tranquillo senza pensare, cercando di vivere una vita senza etichette che è sì banale, ma tranquilla, serena, senza alcun grattacapo, preoccupazione, rischio. Ecco perché sono un pensatore, perché non voglio scegliere, affatto. Scegliere mi fa paura, scegliere mi immobilizza perché, di fronte a numerose possibilità, io voglio solo essere in grado di sopravvivere, senza fare alcunché. A un certo punto, però, ho notato dei lavori in corso nella metro. Lì per lì non capivo ma, dopo poche settimane, ho visto che avevano installato un ascensore, per permettere alle persone in difficoltà di salire più comodamente. C'ho pensato a lungo, ma la mia difficoltà è proprio scegliere e, senza pensarci due volte, ho deciso che da quel momento in poi avrei preso l'ascensore.
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mchiti · 7 months
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c'ho pensato un po' prima di dirlo, ma qualche tempo fa Karem Rohana, che immagino conosciate un po' tutti per il suo attivismo per la Palestina, ha fatto un video con un membro della sicurezza alla stazione di Milano che, vedendolo con la kefiah e una faccia chiaramente non (solo) "italiana", si è accanito verbalmente contro di lui elogiando isr*ele e facendo lo stronzo. Ecco io quella persona, di cui non farò qui il nome ma di cui sappiamo nome e cognome, la conosco di fama e anche incresciosamente l'ho vista operare dal video nei modi.
Questa persona fa lo stronzo con tutte le persone dalla faccia non italiana. Ha un odio profondo per i magrebini che a suo dire vengono in stazione a "rompere i coglioni alla gente" (non è vero e non ci sono casi di rotture di coglioni). Ci sono lavoratori stranieri / di origine straniera che sono pendolari a cui rompe verbalmente i coglioni. Ho amici che sono stati insultati da questa persona. L'ho visto (con i miei occhi) apostrofare mia cugina e due mie amiche con l'hijab (io non sono hijabi, ma chiaramente mi sono intromessa, chiaramente pure io non ho una faccia italiana e tanto è bastato). È uno stronzo che fa abuso d'ufficio letteralmente tutti i giorni, ed è ancora lì a lavorare bello tranquillo nonostante i reclami e nonostante tra di noi se ne parli spesso. Ovviamente il video di Karem ha fatto il giro. E ovviamente se ne parla. Mi ha fatto gelare il sangue nelle vene ve lo giuro. E mi spaventa molto anche scriverlo.
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howtoscrapethesky · 2 years
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Paths and forks
Suonerà un cliché, suonerà ovvio, suonerà ripetuto e non originale, ma i percorsi della vita sono infiniti ed imprevedibili. E non solo, rappresentano tutti una nostra evoluzione, come un bagaglio che ci portiamo appresso.
Inizialmente ero troppo timido per farmi avanti o farmi valere. Non c'ho provato con Michela e l'ho persa. Di qui ho provato a mettere un po' più da parte l'imbarazzo. Poi ho lavorato e studiato e fatto sport, tanto da non avere energie da spendere in altro. Mi sono accorto che non stavo vivendo e che stavo buttando via tempo per cui ora cerco di vivere in maniera più bilanciata e ritagliandomi i miei spazi. Mi è dispiaciuto non essere stato preso in Trenitalia e non avere uno stipendione fisso al mese. L'anno dopo sono andato in Erasmus ed è stato il periodo più leggero di tutta la mia vita sin'ora. Ho conosciuto Margot e siamo stati assieme per due anni. Sono stato bene e pure molto male ma ho acquisito una sensibilità unica che chi non è mai stato davvero male fatica ad avere. Spero anche di aver imparato di più a lasciarmi andare ed accettare i compromessi, anche se non ne sono pienamente convinto. Lasciatici, era tutto estremamente triste e non vedevo un gran futuro. Sino ad allora (e per un anno successivo) non avrei mai pensato di ritornare all'estero. Ed ecco invece che andrò a New York, che semplicemente a dirlo al "me" di qualche anno fa nemmeno l'avrei creduto possibile, sembrava fantascienza.
E tutto questo a grandissime linee, senza considerare altre persone che conosciamo, spesso per caso, a volte con più cognizione, ma senza avere la men che minima idea di cosa ci possano lasciare. E ciò vale anche per le persone che si conoscono di sfuggita, ma che migliorano la nostra esistenza anche solo per un po', che ci fanno star bene e ci arricchiscono.
E' incredibile riguardare il percorso fatto al contrario, ed è incredibile pensare che forse senza uscire una sera particolare, senza mandare quel messaggio in più, senza essersi lasciati andare, se non si avesse smesso di dire sempre di no o se non avessimo interrotto una noia momentanea.. beh senza quegli attimi non saremmo qui, ora, in questo contesto. Chissà dove saremmo stati, ma soprattutto, chissà dove saremo.
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mudimbi · 3 years
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LA MIA SECONDA PRIMA VOLTA
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Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
È passato così tanto tempo che non ricordo nemmeno più come ci si agita. Credo di esserlo un po', ma forse non abbastanza.
Non manca tanto allo spettacolo. Non so. Due ore, Forse tre. Credo quattro.
Le prove sono andate così così, nel senso che sono andate bene credo, ma anche quelle non mi ricordo più com'è che andavano una volta. Ricordo che non gli davo nemmeno peso "tanto lo so come si fa, figurati se mi servono le prove". Oggi non mi ricordo nemmeno più come si fanno le prove. Dovrei stare attento ai volumi? Mi sento troppo? Mi sento troppo poco? Ci sono le spie, ma io non canto più con le spie non so da quanto. Usavo gli in-ear. Gli in-ear mi hanno rammollito. Sono un viziatelo da in-ear. Sta a guardare. No, ora dimostro a me stesso che sono ancora quello tosto di una volta, che cantava nei rave sotto cassa, nelle serate d'n'b gonfio di droga o nelle dancehall in spiaggia ubriaco e fumato. Sono sempre io. Ce la facevo una volta, ce la faccio ancora. Spero.
"Pier mi puoi alzare solo un po' la voce in spia?"
"Purtroppo no, perché dalle spie esce quello che esce anche fuori e se alzo la voce a te la alzo anche al pubblico."
"Ah."
Sono fottuto.
Sono fottuto.
Sono in un mare di merda.
Già non so se mi ricordo i testi. Quanto tempo è passato dall'ultima volta? Credo fosse l'estate del 2018. Cristo è dal 2018 che non tengo un microfono in mano?! Ma com'è possibile?! Ma che sono stato criogenizzato per tutto questo tempo?!
E poi io la maggior parte delle canzoni che canterò stasera non le ho mai cantate proprio se non quando le ho registrare, due anni fa. Sono fottuto, lo sento.
Sono due settimane che le canto tutti i giorni e tutti i giorni sbaglio qualcosa. Le ho cantante anche un paio d'ore fa, in camera. Stavolta mi sono anche mosso un po' per vedere se mi reggeva anche il fiato mentre mi muovevo. Risultato? Sono in un mare di merda. Avrei dovuto farmela qualche corsetta. Non sono più il ghepardo di una volta. Fottuto divano. Fottuto lockdown. Fottuto io più che altro.
E poi sono un po' preoccupato per i testi. Perché questo non è il mio pubblico. A proposito:
"Ste ma che tipo di pubblico c'è stasera?"
"Vario."
"Ah."
Che cazzo vuol dire vario? Sicuro che al primo "troia" che dico mi arriva una shitstorm di proporzioni bibliche. Però con Gio abbiamo rivisto la scaletta. Credo che così qualche speranza di salvarmi ce l'ho. Iniziare con Ballo era decisamente troppo hardcore. La mia idea era entrare a gamba tesa, ma non sapevo che prima di me ci sarebbe stato uno spettacolo di burlesque. Entrare in scena dopo due ore di burlesque con un "Tra te e la tua amica non so chi è più troia. Girate in due tu succhi lei ingoia." a un non so che di terroristico. Io non faccio musica per questo. Meglio entrare con Il mago. Così mi scambiano per un bravo ragazzo.
Quanto manca?
Un'ora.
Diciamo un'ora.
Bello il burlesque, non l'avevo mai visto.
Sono agitato? Non capisco se sono agitato o meno. Sta a guardare che cinque minuti prima di salire sul palco mi viene il cagotto. Sicuro. Matematico.
Però ho voglia di salire sul palco. Sì, mi sa che ho voglia. Vorrei salire ora. Però ora sul palco c'è Gonzalo completamente nudo con palle e pisello in un sacchetto tempestato di paillettes. Forse aspetto a salire.
Ma non manca molto.
Sento che da un momento all'altro inizio ad agitarmi. Che tra l'altro avrei anche ragione a farlo. Mi agitavo prima quando ero in tour da tre anni, provavo in continuazione le mie canzoni, cantavo con gli in-ear, avevo un...microfono radio! Cazzo non hanno il microfono radio! Glielo avevo anche chiesto! È l'unica cosa che avevo chiesto. Non canto con il microfono a filo dal 2013. Sicuro che con quel filo mi lego per le caviglie come un agnellino. Sicuro. Una volta l'ho strappato con i piedi mentre saltavo sul palco. Che giovane. Che energia. Ok devo ricordarmi di muovermi poco per due motivi: il fiato e il cavo. Ok. Ma se non mi muovo che cazzo faccio? Magari canto.
"Mudimbi!"
Che è?! Ah devo salire. Cazzo, mi sono scordato di agitarmi. Merda. Partiamo male.
Ecco il microfono col cavo. Che bello, mi ci posso impiccare. Ora dico qualcosa di simpatico.
Fatto.
Vabbè cantiamo.
Il mago la so abbastanza dai. Sarà che l'ho cantata sul peggiore, nel senso di ansia, dei palchi. Direi che su questa sono a prova di bomba. Dai sto andando bene, anche il fiato regge. Si alla fine ho fatto bene a cambiare la scaletta. Ballo è complicata anche a livello di fiato, oltre al fatto che non l'ho mai cantata prima in pubblico. Il mago è il migliore dei rodaggi. Ah ok, questo è il buco strumentale dopo il secondo ritornello. Faccio il balletto. Mi sento un coglione. Madonna mi sembro un ciocco di legno. Che schifo. Mi dispiace che sta gente abbia pagato per vedere sta roba. Vabbè. Devo cantare lo special adesso. Comunque dai, è quasi finita. Intendo questa canzone. Alla fine la prima ce la siamo quasi tolta.
"...il mago, c'est moi!"
Finita.
Mo che cazzo dico?
Improvviso.
Meglio se improvviso che quando mi preparo le cose sembro ancora più legnoso di quanto già non mi senta.
Comunque gli devo far capire che le cose che dico non vanno prese alla lettera. Per forza, glielo devo far capire, che sennò entro domani finisco a testa in giù su una croce. Simpatia. La butto sulla simpatia e sul non prendermi troppo sul serio che io sto qua a cantare canzoni mica a fare un comizio.
Simpatia...simpatia...
Chissà se gli sto rimanendo simpatico? Secondo me invece gli sto andando più sul cazzo che altro. Fammi cantare va.
"Muoviti muoviti come se nessuno qui guardasse te."
Cazzo questa è tosta. Parte in extra-beat. E io non so manco se mi basta la saliva che c'ho in bocca. Alla fine de Il mago mi si stava attaccando il labbro superiore alla gengiva tanto mi si era seccata la bocca dall'agitazione. Devo ricordarmi di bere.
Oh ce l'ho fatta. Ho fatto l'extra-beat. E non è stato manco na merda dopotutto. Dai che un po' ho capito come regolarmi con queste spie. Però mi sento sempre un ciocco di legno. Ma com'è che facevo prima? Mi ricordo che ero così agile, così sciolto. Bò.
È già finita?
Cazzo.
Quindi adesso Ballo.
Faccio una premessa? Non la faccio? La faccio breve che le premesse mi stanno sempre sul cazzo, sembra che ti stai a giustificà quando nessuno t'ha ancora detto niente. E che c'hai la coda di paglia?
Ok vado. La canto.
"..........................troia..........................."
Nessuna m'ha tirato una scarpa.
Forse non l'hanno sentito.
Effettivamente l'ho detto veloce.
Vabbè mejo così.
"......ma non è colpa mia se sei una vacca quella non è una vulva è una baracca..."
Aridaje.
Ma che c'avevo quando ho scritto sta canzone? Perché io lo so il significato che sta dietro alle parole che uso, ma davanti a un pubblico che non conosco, dopo quasi tre anni, un po' di ansia che all'improvviso parta un plotone della morte per asfaltarmi mi viene.
".......mi avvicino alla vecchia puttana..."
Ho finito!
Basta. Ce la siamo tolta dal cazzo.
Madonna.
Però sono vivo. Senza segni di percosse. E la gente? La gente era presa bene. Non li vedo tutti perché c'ho i fari puntati al centro delle pupille che anche se mi muovo mi seguono, ma ho percepito della presa a bene.
Dai.
Dove sono quei due ragazzi che mi sono venuti a salutare prima? Mi sa che mi avevano detto dove si sarebbero seduti ma forse l'ho dimenticato. Vabbè, meglio quello che i testi delle canzoni. Comunque mi ha fatto troppo piacere vedere che almeno due stronzi si ricordano di me e si sono fatti la sbatta di venirmi a vedere stasera. Chissà se l'hanno capito che ero veramente felice e anche un po' imbarazzato? Magari avranno pensato che recitassi, il finto cordiale. Sono contento che almeno loro due siano venuti per me stasera.
"Supercalifrigida!"
Questa me la canto davvero da Dio. Bé la canto da quando avevo diciott'anni, se non canto bene questa non canto bene niente. Il fiato c'è. Non mi devo nemmeno muovere troppo, perché questa mi piace cantarla stando abbastanza sul posto. Granitico. La canto da paura. Quanto gli voglio bene a questa canzone. È stata la mia croce e la mia fortuna. Al mio funerale suonate questa per favore. Ma poi, posso dirlo? La canto molto meglio adesso che quando l'ho registrata. Senti che voce che ho adesso. Riesco a tenere un timbro molto più basso, senti come vibra. Quando l'ho registrata c'avevo na voce di uno a cui non sono ancora scese le palle. Forse la devo ri-registrare va.
"...ma siccome tutte le cose belle finisco, siamo già arrivati all'ultima canzone."
Ammazza, già è l'ultima.
Qua mi devo impegnare. El Matador è complicata. Devo fa un sacco di voci diverse. Non so se me le ricorde tutte. Vabbè mo qualcosa m'invento. Oh, comunque alla fine sbaglio sbaglio, mica ho sbagliato così tanto. Sì giusto 2 parole mangiate, ma tanto la gente mica sta a sentì a me, figurati.
Ok vado.
"Sono il più amato dai poveri. Apro ricoveri. Regalo vestiti Coveri."
Dinamicità fratello, dinamicità. Qua ti devi muovere. Ma non mi ricordo come si fa cazzo. Quando torno a casa mi guardo due tutorial di danza.
Aspetta, qui mi ero preparato un passo.
Eccolo.
No.
Non lo sto facendo come me l'ero preparato.
Vaffanculo Michel.
Ok, tra un po' c'è un altro momento identico. Ci posso riprovare.
Eccolo.
Vai.
Lo sto a fa uguale a prima porca di una troia puttana.
Vabbè a casa me lo provo.
Tanto loro non lo sanno che volevo fare un'altra cosa, quindi tranquillo.
Finito.
Non ci sto a capì un cazzo.
Ma com'è andata?
Già che non ho sentito un vaffanculo per me è stato un successo.
"Bis!"
Che ha detto?
"Bis!"
Ma sai che ti dico? Ma chi cazzo se ne frega, stasera vale tutto. So arrivato vivo fino a qua. Famo il primo bis della mia vita.
Supercalifrigida.
Che bellezza. Non avevo mai fatto un bis. È una bella sensazione. È bello vedere che la gente non vuole farti scendere dal palco. Forse non ho fatto così schifo come penso. Che poi non penso di aver fatto schifo. Sicuramente sono stato sottotono per i miei standard. Ma è pure passato del tempo. E c'ho pure n'età.
"Grazie!"
E adesso che succede?
Devo scendere dal palco, ok. Ma dopo?
Mi spaventa questa parte.
Scendere dal palco è sempre un momento decisivo. Più che salirci. Parlo per me almeno.
Scendo pieno d'adrenalina. Pieno di entusiasmo. Pieno di speranza.
Speranza in cosa? In qualcuno che mi dica "Cazzo sei stato bravissimo! Hai spaccato!". Perché io sono il primo a dire che dei complimenti non me ne frega niente, ma solo finché me li fanno.
Comunque ora vedremo.
Spero che vado bene.
Spero davvero che vada bene.
Sono agitato? Forse.
Sì, credo di sì.
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continuoasbagliare · 6 years
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Penso di dover guardare oltre. Hai presente quando metti il cuore,ma non trovi altrettanto? Non sono mai stata così così imprudente, mai. Non mi sono mai fidata di nessuno,ma stavolta volevo fidarmi di me, mi sono detta di potercela fare, mi sono fissata su qualcosa, anzi, su qualcuno che non posso avere .. qualcuno che mi ha scheggiato il cuore e se n'è andato per la seconda volta. Non mi sono mai lasciata andare così tanto con qualcuno, e non meritavo, anzi non merito di essere trattata così. Conosco i miei limiti e sta volta mi sono detta "cazzo, voglio oltrepassarli, voglio fare di tutto per lui. Perché lo voglio. Perché deve essere mio." E c'ho pensato intere nottate, ho pensato a lui, al modo in cui mi faceva sentire..sai quando ti senti bene? Ma proprio bene? Quando ti senti così a tuo agio con una persona, da mostrarle persino il tuo lato più debole? Ecco. Io l'ho fatto..gli ho mostrato le mie debolezze,pensando di potermi "fidare", ma che parolone..non mi fido nemmeno della lavatrice,ogni volta che faccio il bucato,metto a lavare due calzini e ne ritrovo sempre e solo uno. Mi sentivo forte, ecco, questo è l'aggettivo perfetto, forte .. lui mi aveva resa forte, così da non aver paura di nulla, e poi d'un tratto, ho avuto paura di tutto .. ma la paura più grande? Non riuscire più a sentirmi così. La mia paura più grande era perderlo. E allora mi sono detta che per una volta, una sola volta nella mia vita, forse, valeva la pena di rischiare..forse valeva la pena di buttarmi a capofitto in qualcosa di più grande di me..ma cazzo,ho dimenticato il salvagente ed io non so nuotare..che cogliona,vero? Eh si..lo sono.. sono stupida, molto stupida e sono anche ingenua, idiota, psicopatica e così pazza da non poter essere amata.
Pazza.
Lui mi chiamava sempre così, perché pur di passare del tempo insieme, avrei sfidato un'aquila in una gara di volo. Avrei fatto di tutto io,per lui.. per lui, a cui non è bastato niente..
Gli avrei dato tutto, perché volevo salvarlo, era la mia sfida, salvare lui per salvare me, e indovina? Ho perso. Come sempre. Ho perso lui. Ma soprattutto ho perso me.
...
So bene che ci sarà sempre una parte di lui in me..sempre..
Saranno i suoi occhi, il suo modo di inarcare le labbra, magari la sua voce oppure il suo modo di fare..terrò sempre con me questa parte di lui..e si, se ti avvicinerai la prossima volta e sentirai un profumo diverso dal solito, sappi che è il suo.
...
Sarà sempre il suo.
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gloriabourne · 6 years
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The one with the concert
(Per la saga “The one with...” - manco stessi parlando di un episodio di Friends - ecco un nuovo episodio ispirato alla reunion di ieri sera)
"Che c'hai? Tutto bene?"
Ermal si voltò verso Fabrizio, seduto accanto a lui in macchina, e annuì.
"Sicuro? Sembri pensieroso."
"Sono un po' stanco, Fabrì. Stanco, ma felice."
Avevano lasciato il luogo del concerto di Emergency circa dieci minuti prima e si stavano dirigendo in albergo.
Per Ermal quella settimana era stata un inferno, piena di impegni e di viaggi continui da una parte all'altra dell'Italia. Non vedeva l'ora di buttarsi sul letto e recuperare un po' di sonno ma, per come si erano messe le cose quella sera, era quasi certo che non avrebbe chiuso occhio.
Era iniziato tutto con una frase. Una cosa banale, una semplice frase di una canzone di Nek che entrambi avevano sentito mille volte. Eppure, in quel momento, qualcosa era cambiato.
Nek aveva detto: "Se vuoi ci amiamo adesso" mentre cantava uno dei suoi pezzi più famosi, e Ermal si era voltato spontaneamente verso Fabrizio, rendendosi conto che anche lui lo stava fissando.
Per un occhio esterno, poteva sembrare una cosa casuale. Due amici che si guardano e, del tutto casualmente, sul palco un loro collega sta cantando quella frase.
Ma non c'era nulla di casuale in quello scambio di sguardi in quel preciso momento.
Non c'era nulla di casuale perché entrambi, sentendo quella frase, avevano pensato che l'unica persona che avrebbero voluto amare in quel momento era proprio quella accanto.
Ermal aveva continuato a pensarci per tutta la sera, anche quando era arrivato il suo turno di salire sul palco. Forse era per quello che aveva abbracciato Fabrizio tre volte in appena cinque minuti.
Non era da lui. Lui che si teneva sempre distaccato ed evitava il contatto fisico quando poteva, lui che permetteva a Fabrizio di abbracciarlo ma che raramente lo abbracciava per primo.
Ma quella sera c'era qualcosa di diverso e quel qualcosa l'aveva spinto ad aprirsi di più, ignorando tutti gli sguardi puntati su di loro.
Sentiva il bisogno di averlo accanto, di sentirlo vicino a sé, di toccare la sua pelle, e un singolo abbraccio non poteva bastare a soddisfare quel bisogno. In realtà, nemmeno tre abbracci erano stati sufficienti.
Così, quando Fabrizio gli aveva chiesto di tornare in albergo insieme, Ermal non ci aveva pensato due volte ed era salito in macchina con lui senza preoccuparsi di avvertire nessuno. E ora, seduto accanto a lui, il mondo sembrava finalmente girare nel senso giusto.
"Sei troppo stanco per una pizza?" chiese Fabrizio.
Ermal scosse la testa. "Non sono mai stanco per la pizza."
O per te, avrebbe voluto aggiungere.
  Come fossero finiti da mangiare pizza e bere birra seduti sul pavimento della camera di Fabrizio a chiacchierare sdraiati sul suo letto, in realtà non lo sapevano bene nemmeno loro.
Ciò che sapevano era che, nonostante entrambi fossero esausti e i loro occhi fossero ormai praticamente chiusi, non volevano allontanarsi da lì.
"Dovrei andare a dormire" sussurrò Ermal, con gli occhi già chiusi da un pezzo e la testa affondata nel cuscino.
"È tipo la quarta volta che lo dici" rispose Fabrizio sforzandosi di tenere gli occhi aperti.
"Lo so. Sono troppo stanco per alzarmi."
"E allora dormi qua" disse Fabrizio, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Ermal aprì gli occhi. "Cosa?"
"Ma sì, non c'ho voglia di stare solo. Fammi compagnia."
Rimasero in silenzio per qualche minuto, semplicemente ad ascoltare il respiro l'uno dell'altro, fino a quando Ermal, ripensando a ciò che aveva detto Fabrizio, sorrise.
"Che c'è?" chiese Fabrizio, che non aveva distolto nemmeno per un attimo lo sguardo dal collega.
"Niente. Hai detto una cosa e mi è venuta in mente una canzone di Nek."
"Quale?"
"Fammi un po' compagnia..." iniziò a intonare Ermal, perché in quel momento cantare era molto più semplice che cercare di ricordare il titolo di un brano che non era tra le sue canzoni preferite.
Fabrizio annuì riconoscendo la canzone e continuò: "...dai baciami adesso."
Ermal cercò di ignorare lo stomaco che si stringeva sentendo la voce di Fabrizio sussurrare quelle parole e continuò: "Io non so cosa sia, sto sul depresso."
"È una noia bestiale che mi prende se solo non ci sei" aggiunse Fabrizio, sentendo improvvisamente suo un testo di una canzone a cui non aveva mai prestato particolarmente attenzione, se non in quelle occasioni in cui gli era capitato di sentirla in radio.
"È una cosa normale o succede solo a me?" canticchiò Ermal, ormai con la voce ridotta a un sussurro.
Fabrizio rimase in silenzio. Sapeva come continuava quella canzone, ma cantare quel ritornello avrebbe significato porsi delle domande a cui non era certo di voler trovare delle risposte.
Domandarsi cosa c'era tra lui ed Ermal, così come diceva quella canzone, significava ammettere che c'era qualcosa di diverso da ciò che entrambi avevano sempre detto. E nessuno dei due in quel momento era pronto ad affrontare i propri sentimenti e le conseguenze che inevitabilmente li avrebbero travolti.
Così rimasero semplicemente in silenzio, sdraiati su quel letto e con le parole di una canzone sospese tra loro.
  Il mattino seguente, salutarsi fu più difficile del solito.
Entrambi sapevano di avere oltrepassato un confine la sera precedente e che, pur non avendo parlato, si erano detti tante cose. Forse troppe.
"Non sparire" disse Ermal abbracciando Fabrizio nella hall dell'albergo.
"Me lo ripeti ogni volta" rispose Fabrizio.
"Lo so" rispose semplicemente Ermal.
Fabrizio non aggiunse altro.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento di parlare, di chiarire le cose tra loro, ma non era quello il momento.
Lo salutò con un sorriso e uscì dall'albergo, in testa le parole di una canzone che la sera precedente nessuno dei due aveva avuto il coraggio di pronunciare.
Dimmi, dimmi, dimmi cos'è, cos'è che c'è.
Dimmi, dimmi, dimmi cos'è che c'è tra noi.
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jorgedaburgos · 3 years
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Un figlio
E' difficile riuscire ad esprimere con facilità certe cose, certe sensazioni intime, e probabilmente anche questo preambolo così lungo dice di come non si è mai pronti per certi argomenti. Per farla breve, io ho 61 anni e non ho mai avuto figli. E un figlio mi manca. Un figlio mio, come si suol dire carne della mia carne, non ne ho mai avuto. E non è neanche questo il punto vero, il fatto cioé di non poter perpetuare la mia gens, con un DNA specifico e rintracciabile, ecc.. Quello che mi manca, e me ne accorgo solo da poco tempo, è un figlio a cui avrei potuto raccontare il mio modo di vedere il mondo. Un figlio con cui giocare anche per tutte le volte che mio padre non l'ha fatto con me (senza risentimenti per carità! era solo questione di carattere e di tempo che lui dedicava quasi esclusivamente al lavoro). Un figlio che ha bisogno di sapere come tenere la penna in mano e viene da te perché è la cosa più naturale del mondo. Un figlio che ti abbraccia come un figlio, e non come una moglie o un amico o un genitore. Un figlio... ecco, non lo so neanche cosa potrebbe significare avere un figlio. So solo quello che mi sarebbe piaciuto che fosse quest'esperienza. Mi chiederete perché non c'ho pensato prima. E' vero. Ma vedete, fino ai (più o meno) 25 anni ho sempre pensato, anche forse a causa della mia esperienza precedente, che era inutile mettere al mondo una persona che avrebbe passato la propria esistenza a soffrire per qualcosa, una cosa qualsiasi. Poi ho seguito altre strade e, come per ogni scelta, ogni bivio comporta sempre il prendere una direzione e l'abbandonarne un'altra. E quella direzione presa non contemplava l'esigenza di avere figli. E anche quando avrei potuto liberamente scegliere per la paternità, non l'ho fatto perché volevo solamente essere libero di vivere la mia vita senza condizionamenti (e i figli, in un modo o nell'altro, condizionano). Ora che non ci sono più le possibilità reali, è venuto fuori questo desiderio, forte, che mi fa invidiare a volte anche i piccoli gesti di intimità tra padri e figli che incontro per strada. È che forse adesso sono cambiato io. Vedo la vita e le cose in modo diverso, con più ottimismo, serenità, con più voglia e, forse, vorrei regalare quest'opportunità ad un altro essere umano. Vorrei che lui potesse cominciare dove io mi sono fermato, tanti anni fa. Certamente mi sono perso qualcosa, ma la vita non prevede backup dei periodi passati, file da riaprire e modificare. E quel che resta è un desiderio. E il desiderio, penso, sia universale e soprattutto non ricade in nessuna possibilità di verifica scientifica.
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prae-cipitium · 6 years
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Ecco a te, scusami ancora ❤ 2, 17, 32, 40 ✨
Tranquilla, davvero, è colpa mia che ho i problemi 🌈❤2. Quando sbagli qualcosa, cancelli con il bianchetto o con uno scarabocchio?Vorrei dire che faccio la bambina per bene e uso il bianchetto, ma la realtà è che io e gli scarabocchi siamo OTP17. Se fossi un emozione, quale saresti? E se invece fossi un colore?EH. Su questa c'ho pensato molto, anche da prima che la scrivesse qualcuno e ne sono venuta più o memo a capo così: Un emozione direi paura, che fondamentalmente è negativa, ma può avere risvolti positivi. Mi spiego: ha un forte potere inibitorio, almeno su di me, ma può portare a fare delle cose in modo istintivo, senza pensare, lasciando che sia lei a guidarci. E poi la paura -la paura di fallire, di non essere compresi- ci spinge a migliorarci continuamente e, seppur non sia la strategia più adatta, quantomeno porta un risultato.Un colore boh, è davvero difficile. Forse il blu o il rosso. Magari la somma di entrambi, il viola. O il bianco latte. AHHH sono confusa.32. In teen wolf, la mamma di Scott gli dice “be your own anchor” spiegandogli quanto è importante essere la propria “ancora” senza quindi dipendere da nessuno. E tu ci riesci? Riesci ad essere la tua ancora?Tutte domande troppo belle e difficili, mannaggia a te. È sicuramente importante non il contare poco sugli altri, quanto il contare molto su se stessi. Però credo alla frase "nessuno si salva da solo", per me è una grande verità. Questo non significa che l'elemento salvifico debba essere necessariamente una persona amata, qualcosa di tangibile o vicino. Può essere un concetto, una filosofia, un pezzo di torta, un personaggio famoso, una frase, una giornata di sole. Credo molto nell'energia dell'universo, in questo legame che abbiamo con la natura e con gli uomini. Credo anche molto nel potenziale umano in realtà, ma per esperienza personale dico che c'è sempre qualcosa che ti fa scattare dentro la molla e dire "ora basta, è tempo di risalire ". Certo, non credo che un altro essere umano debba diventare il nostro unico appiglio di realtà. Ma penso anche che ammettere a sé stessi di aver bisogno di un qualche aiuto sia un grandissimo passo già di per sé, qualcosa di cui andare fieri a prescindere dal resto. Quindi boh, mi so' persa40. Quest'estate ho fatto conoscenza con moltissime persone, molte delle quali più grandi di me e spesso, alla domanda “quanti anni hai?” io rispondevo “quanti me ne dai?” in modo da capire quanti ne dimostravo. A te è mai capitato di trovarti in una situazione simile?Quanti anni ti hanno dato?Quanti ne vorresti avere?E infine, ti senti più o meno matura della tua età?Prima di rispondere a questa domanda vorrei sapere quanti anni mi date voi che mi leggete, se vi va.GRAZIE MILLE TESORINO PER LE DOMANDE, SEI UN CUORE DI PANNA DOLCISSIMO ❤❤❤
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intotheclash · 7 years
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- Stiamo qui, a questo mondo, come se fossimo i padroni di tutto. Come se fossimo chissà chi. - E invece? - E invece non contiamo un cazzo, Arma'. Non contiamo niente. Pensa all'universo. - C'ho pensato. - Cosa siamo noi uomini di fronte alla vastità dell'universo? - Cosa siamo? - Niente! Ecco cosa siamo. Noi siamo niente. - Tu parla per te!
(al bar)
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allecram-me · 7 years
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Le strane dinamiche del successo - le solite, ma sempre più noiose.
Situazione: Ancora un successo, a quanto pare. Non è ufficiale, ma la cosa non dovrebbe cambiare granché: al concorso per l'accesso alla magistrale ho preso un buon punteggio, dovrei essere praticamente dentro per ciò che si deduce dalla graduatoria provvisoria.
Quest'anno è stato molto più difficile accedere, ed ho pensato con sincerità di non riuscirci, anche perché a differenza di chi conosco ho ritenuto inutile ripetere cose a caso: mi ero già detta che se dopo tutti questi anni d'università non mi fossero rimaste le nozioni base, allora sarebbe stato giusto che non mi si ammettesse, che a ‘sto punto non son degna.
Invece pare che lo sia. Comunque, fino a ieri che c'ho provato, io non lo sapevo, ed allora mi sono fermata a pensare a come sarebbe stato mettere in pausa per un anno questa storia della formazione e dello studio, capendo che avrebbe significato chiudere per sempre, perché l'anno dopo non ci avrei più provato. Non sono così motivata, lo sappiamo tutti. Anche se poi mi piace.
Comunque, mi è venuto in mente che sarebbe stato giusto lasciare a me stessa un seconda probabilità, una diversa porta aperta per una che non sa nemmeno se vuole camminare. Ho pensato di iscrivermi anche al concorso in una seconda università vicina, che tra l'altro mi aveva sempre affascinata per la sua impostazione scientifica particolarmente differente da quella a cui sono abituata, anche se logisticamente per una come me sarebbe stato davvero difficile gestire il tipo di vita che mi avrebbe imposto frequentarla.
Quando l'ho detto alla mia famiglia, assuefatta a merda da questa mia vaga e costante propensione al successo, papà mi ha risposto: “Ah, quindi vuoi spendere anche questi soldi?”
Si riferiva alla quota di iscrizione per il test.
“Papà, io le ho viste le domande degli altri anni, e molte non le sapevo!”
“Ecco, se non le sapevi tu figurati gli altri...”
Non ho nessuna possibilità di sbagliare in silenzio, pare. Eppure se mi vedeste bene dentro ed anche attorno notereste immediatamente quanto lontana sia dall'essere perfetta. Quanto poco organizzata, metodica e costante sia. Quanto inesistente sia la mia capacità di relazionarmi alle cose importanti, formali e noiose. Non sono mai stata una secchiona, per intenderci. È un tipo di aspettativa, questa, che non mi merito. È ingiusta.
Comunque, il primo test l'ho fatto, probabilmente l'ho pure passato, ed all'ultimissimo minuto mi sono anche iscritta al secondo. Quello poi vedremo come andrà, ma stavolta non ho nemmeno un asso piccino da giocare: è profondamente probabile che lì non passi. La cosa grave? Ieri sera mi sono inspiegabilmente trovata circondata (nel mio territorio di sempre, non nel loro!) da laureati e laureandi presso questa benedetta università, e mi hanno confuso le idee.
Penso che sarebbe bellissimo andarci, dopo tutto. Mi piacciono i cervelli.
Mi piace anche quello che facciamo da me, però.
Contemporaneamente, giusto per dare un'idea del disastro, non mi va così tanto di continuare a studiare.
Ah, in più sto lasciando andare la mia bellissima e logisticamente ingestibilissima relazione. E sono dimagrita tanto. E deve essere successo qualcosa anche al mio modo di pormi, perché dopo milioni di anni la gente ha ripreso a provarci con me, ed io sono un po’ arrugginita nel gestire queste cose.
Questa è un'altra storia, però. Ancor più confusa.
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giorgiacascino · 7 years
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01.10.16 "la prima volta che l'ho vista."
La prima volta che l'ho vista..non so bene cosa ho pensato. So solo che il mio cuore era in tachicardia. Ero bloccata a guardare lei e sbattermene del resto. Precisando che avevo l'ex a fianco appoggiata su di me. Ma non la sentivo. Non vedevo altro che lei. Insomma..sono stata una notte intera a pensarla.. quella notte è stata la prima delle tante altre volte. Non riuscivo a togliermela dalla testa. Una ragazza apparentemente come le altre. Con un jeans e una maglietta bianca. Ma cos'erano quegli occhi? Cos'erano? Dio. Marroni, grandi, profondi, misteriosi, belli da morire, belli da vivere. Passavano i giorni e io non sapevo che fare. Pensavo di riuscirci a levarmela dalla testa. Ma che mi aveva fatto? L'unica parola che mi ha detto era "piacere". Non mi capivo. Non ci riuscivo. Fatto sta che la cercai, tutto apparentemente tranquillo. Fino al 20 ottobre che porca puttana già l'amavo. Nemmeno mi aveva baciato. C'era molto di più di un bacio. Non mi dite che era attrazione perché m'incazzo. Avete presente quando vi appassionate a un libro? Ecco, la volevo leggere, mi stavo tuffando dentro. Non ne volevo uscire più fuori. Era tutto spento. Vedevo buio. Dovevo accendere la luce. Volevo farla stare solo bene. A costo di darle la vita. Volevo bussare dietro quei muri che si era costruita. Volevo portarla fuori a farle prendere una boccata d'aria. Era così piccola. Piena d'insoddisfazioni..di paure e di mostri..che fortunatamente ho portato davanti la mia di porta. Li ho nascosti lì. C'ho cominciato subito. Il 5 novembre invece..le ho chiesto se voleva essere la mia ragazza. World vi dico solo che stavo svenendo. Voi non mi potete capire, nemmeno lei può. Ma io la volevo. La pretendevo. Una donna così non l'avete mai vista. Quella mia di donna non c'è più. Non esiste. È scomparsa. Me l'hanno portata via. Io ho contribuito alla sua distruzione. E dopo 10 fottuti mesi di buttare sangue per vederle quella felicità addosso l'ho persa. Questa è la vita. Mi ha lasciata in un angolo. In un piccolo posto sperduto. Ragá c'ho provato. C'avrei riprovato pure senza forze. A tutti i costi. Ma come faccio?! Mi ha tolto tutto. Mi manda via. Per un motivo o per un altro mi evita. Non sono più niente nemmeno per lei. Era e sempre sarà il mio mondo a parte. Io già mi vedevo con lei solo ed esclusivamente con lei, in qualsiasi posto, senza meta. Mi ero costruita castelli e palazzi. Tutti i miei sogni con lei in mezzo ai piedi. In mezzo alle lenzuola, in mezzo alle mie braccia, in mezzo alla mia vita, in mezzo al mio futuro insomma. Mi ci vedevo..lo so sembrerò pazza, ma quando perdi la testa per una persona diventi così. Lei sarà la mia ultima volta. Rimarrà sempre un mio sogno. Ormai posso solo sentirla dentro le canzoni, dentro ogni singola, minima, parte di me. Almeno questo me lo terrò stretto. E ora che mi trovo seduta, da sola, con un paio di cuffie e una sigaretta.. la penserò.. la terrò stretta tra i miei pensieri. L'amerò in silenzio senza fiatare. Senza cercarla, senza dedicarle nulla di pubblico. Zitta zitta mi chiudo un'altro pó con me stessa e un consiglio..non aggrappatevi a nessuno..fate il contrario mio. State distanti almeno un centimetro perché si scorderanno di voi, vi rimpiazzeranno e aggiusteranno tutto con una qualunque.
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i-amtheonlyone · 7 years
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Caro migliore amico, sempre ammesso che di migliore amico si possa ancora parlare. Volevo scriverti una lettera, possibilmente senza cliché del cazzo, tipo quello che ho appena fatto. Volevo scriverti una lettera diversa dalle solite lettere, sempre così piene di risentimenti o nostalgia, insomma, senza scadere nelle solite banalità. Ed ecco, altri cliché, altri infiniti cliché inevitabili, perché, infondo, per quanto ogni storia sia diversa e uguale solo a se stessa, il dolore che proviamo ci accomuna sempre tutti, indistintamente, non è vero? E allora ecco che si inizia sempre ad elencare momento per momento tutta la durata di una storia. Tu lo sai, io non sono tipa da scrivere papiri infiniti, non sono neanche tipa da leggerli, certi papiri; e questo è il motivo per cui non rileggerò neanche quello che sto scrivendo ora per te, che odi leggere forse anche più della sottoscritta. Mi sono dilungata anche troppo per i miei gusti con questo preambolo, e ancora non t'ho detto niente. E allora mi sbrigo, taglio corto, proprio come hai fatto tu del resto, o sbaglio? Ecco, il cliché della ragazza piena di risentimenti nei tuoi confronti, inevitabile. Devi perdonarmi. Da qui sarò sincera. C'ho pensato e ripensato, e non ho molto da dirti. Non me ne frega un cazzo, ecco tutto. Non me ne frega un cazzo di come stai, non me ne frega un cazzo di come sia andata la tua giornata, non me ne frega un cazzo di quante nuove figure di merda hai collezionato e di quanto appari figo a tutte quelle che ti sbavano dietro. Non me ne frega un cazzo. Non me ne frega un cazzo della tua mente contorta. Non è tutto, aspetta. Non me ne frega un cazzo neanche di fingere che mi vada bene questa situazione di merda. Non me ne frega un cazzo di sembrare una ragazzina solo perché ci tengo davvero alle cose, a te. Ma più di tutto, non me ne frega un cazzo di passare per quella incoerente se ora ti dico che me ne frega così tanto da starci male quasi fisicamente, perché mi manchi e sono gelosa, contro ogni logica, si, sono gelosa. Perché ti voglio tutto per me, cazzo. Non me ne frega un cazzo delle tue scuse, delle tue parole, del fatto che non ci sei. 
Davvero stavolta, lascia perdere tutto quello che ho scritto fin ora, che è confuso e scritto con boh, rabbia? Tristezza? Rassegnazione? Non lo so, prendi un cliché e appiccicacelo sopra, il senso è quello. Lo vedi? Li odio i papiri, certe cose andrebbero tenute sottintese. E allora senti qua, torno me stessa e te lo dico apertamente. Il succo è questo: non me ne frega un cazzo del perché non sei qui. L'unica cosa che mi frega davvero, è sapere se torni. E allora, torni? Non facciamo altro che cercare un modo per non soffrire, per proteggerci dalle persone che forse un giorno potrebbero ferirci, per ripararci da quelli che chiamiamo fallimenti, o dagli amori che forse un giorno potrebbero scordarsi di noi. E allora puntiamo al male minore, perché fa meno paura. Ci confondiamo con i toni medi, quelli che danno sul grigio, quelli dove tutto, in fondo, è niente. Ci affacciamo sulla finestra più alta della nostra vita, convinti che da lì nessuno possa vederci, e poi guardiamo giù, le vite degli altri, i nostri sogni, quello che poteva essere... Ecco, vieni qui, affacciati con me, guarda giù... Cosa vedi? Il vuoto? È solo questo che vedi, vero? Io invece vedo la mia chance... la mia occasione per imparare a volare. E ha a che fare con te. Tu sei il mio effetto collaterale più pericoloso, sei il mio fattore di rischio più alto. Tu sei il mio rischio di felicità. E te lo dico con il cuore in mano, davvero andrea. Perderti sarebbe la cosa più brutta e sono convita che se continuiamo così imboccheremo quella strada. Non voglio questo, non voglio allontanarmi da te. Non voglio buttare tutto quello che abbiamo costruito, dio il solo pensiero mi fa malissimo.
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k3n489-blog · 7 years
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Memorie di te e di me
Sono le cose più insignificanti, una frase, un'immagine vista di sfuggita, le note di una canzone, un link che scatenano ricordi enormi che oggi tornano alla memoria come un tornado e pesano sul cuore come macigni. Questa sera guardavo dei link idioti su Facebook giusto per rilassarmi dopo una giornata di lavoro ed ecco lì una foto con tutti bicchieri e boccali di birra, ed ecco che boom magicamente la memoria è tornata indietro nel tempo, credo a settembre o forse era ottobre dell'anno scorso, ricordo che non avevamo i giacchetti ed eravamo seduti fuori al tavolino di un pub di Ponte Milvio. Quella sera era la prima volta che uscivi con i miei amici, io avevo il cuore a mille, tu invece eri tranquillo, la tua sicurezza e il tuo modo di fare hanno conquistato tutti tanto che alla fine tra Voi "maschi" c'è stato uno scambio di "questo giro lo pago io". Eri bello quella sera, dettaglio non importante visto che per me Eri e sei sempre bello, però non so quella sera avevo una sensazione nello stomaco, un senso anche di fierezza e stupore nel sapere che tu eri lì ed eri lì con me, per me. Ricordo che quella sera abbiamo riso, scherzato e parlato tanto e alla fine ci siamo portati a casa quel bicchiere di birra che ti piaceva, quante cose "folli" fai quando sei felice, un Po come quando sei ragazzino e vivi fregandotene delle conseguenze che potrebbero esserci ecco, con te non pensavo alle conseguenze, non c'ho mai pensato. Ed era fantastico lasciarsi andare a quella che è la vita, a quelli che sono gli attimi veri, intensi, dove tutto è possibile e cavolo lo è davvero. So che questa sarà una delle tante cose che amerò sempre di te l'essere riuscito, senza fare niente di eclatante, a far cadere quel senso di responsabilità da "Sig.rina Rottermeier" e a farmi semplicemente vivere con la testa e con il cuore ogni secondo di questa imprevedibile vita.
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cuoredicarta · 7 years
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Caro mio ex, sempre ammesso che di ex si possa parlare: non sono proprio certa di ciò che siamo stati. Volevo scriverti una lettera, possibilmente senza cliché del cazzo, tipo quello che ho appena fatto. Volevo scriverti una lettera diversa dalle solite lettere, sempre così piene di risentimenti o nostalgia, insomma, senza scadere nelle solite banalità. Ed ecco, altri cliché, altri infiniti cliché inevitabili, perché, infondo, per quanto ogni storia sia diversa e uguale solo a se stessa, il dolore che proviamo ci accomuna sempre tutti, indistintamente, non è vero? E allora ecco che si inizia sempre ad elencare momento per momento tutta la durata di una storia. Tu lo sai, io non sono tipa da scrivere papiri infiniti, non sono neanche tipa da leggerli, certi papiri; e questo è il motivo per cui non rileggerò neanche quello che sto scrivendo ora per te, che odi leggere forse anche più della sottoscritta. Mi sono dilungata anche troppo per i miei gusti con questo preambolo, e ancora non t'ho detto niente. E allora mi sbrigo, taglio corto, proprio come hai fatto tu del resto, o sbaglio? Ecco, il cliché della ragazza piena di risentimenti nei tuoi confronti, inevitabile. Devi perdonarmi. Da qui sarò sincera. C'ho pensato e ripensato, e non ho molto da dirti. Non me ne frega un cazzo, ecco tutto. Non me ne frega un cazzo di come stai, non me ne frega un cazzo di come sia andata la tua giornata, di quante canne ti sei fatto, non me ne frega un caso di quante nuove figure di merda hai collezionato e di quanto appari figo a tutte quelle che ti sbavano dietro. Non me ne frega un cazzo. Non me ne frega un cazzo della tua mente contorta, di quanti baci le hai già dato nonostante tu mi abbia giurato sempre che non state di nuovo insieme, non me ne frega un cazzo del tuo tentativo di stringere amicizia con me, dei tuoi sensi di colpa perché sei stato uno stronzo. Non me ne frega un cazzo. Non è tutto, aspetta. Non me ne frega un cazzo neanche di fingere che mi vada bene questa situazione di merda. Non me ne frega un cazzo di sembrare una ragazzina solo perché ci tengo davvero alle cose, a te. Ma più di tutto, non me ne frega un cazzo di passare per quella incoerente se ora ti dico che me ne frega così tanto da starci male quasi fisicamente, perché mi manchi e sono gelosa, contro ogni logica, si, sono gelosa. Perché ti voglio tutto per me, dannazione. Non me ne frega un cazzo delle tue scuse, delle tue parole, del fatto che non ci sei.  Davvero stavolta, lascia perdere tutto quello che ho scritto fin ora, che è confuso e scritto con boh, rabbia? Tristezza? Rassegnazione? Non lo so, prendi un cliché e appiccicacelo sopra, il senso è quello. Lo vedi? Li odio i papiri, certe cose andrebbero tenute sottintese. E allora senti qua, torno me stessa e te lo dico apertamente. Il succo è questo: non me ne frega un cazzo del perché non sei qui. L'unica cosa che mi frega davvero, è sapere se torni. E allora, torni?
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