Tumgik
#Edwyn Meyers
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
1860 – XIV. Questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo.
Dopo aver fatto visita a Hugh Bredford ci ritirammo nella nostra casa, preparai la cena visto che Mary ci aveva lasciato. Era da molto tempo che non cucinavo per conto mio ma questo non fu un problema, mi ricordavo perfettamente i piatti essenziali, li avevo imparati quando mi ancora vivevo solo con mia madre, anche se all'epoca ero poco più che una bambina. La cena era uscita semplice ma saporita. Poco dopo la cena, qualcuno suonò al campanello, andai a vedere di chi si trattasse, erano due persone: la prima era il chierichetto di Padre Samuel mentre il secondo era il barista che lavorava da Rose. Il primo voleva parlare con il sacerdote mentre il secondo mi consegnò una lettera da consegnare al dottor Mason. Il ragazzetto disse a Padre Mckenzie che il suo trasferimento nella canonica di Hell-gate era completata e che poteva andare finalmente a vivere lì per svolgere le sue nuove funzioni sacerdotali mentre il messaggio per Quentin, non era altro che una lettera da parte di Rose - la matresse - che era piuttosto arrabbiata per il fatto che non si fosse presentato all'appuntamento con lei. Per cui, gli aveva fornito un nuovo appuntamento per il mattino successivo a mezzogiorno.  Il tempo passò ancora, dopo aver chiacchierato e sistemato Padre Mckenzie e Warren nelle loro rispettive "dimore", siamo andati a dormire. Io e Quentin passammo la notte a fare dei brevi turni di controllo per loro due, ogni due ore lasciavamo i nostri letti caldi per essere certi che nessuno di loro avesse lasciato la cantina o la soffitta. La mattina giunse rapidamente, senza intralci, senza problemi. Mason ed io ci alzammo più o meno alla medesima ora. Mi sono dedicata alla mia toilette e poi sono scesa ai piani inferiori per preparare la colazione per tutti. Durante il nostro primo passo, sentimmo il rumore indistinto di una carrozza che si arrestò proprio di fronte a casa nostra, difficilmente sarebbe stato Bredford così presto, anche se per un momento lo pensai. Era Scotland Yard e la porticina si aprì rivelando il volto familiare dell'ispettore Vincent. Era solo. Ci guardammo incuriositi e un pò preoccupati ma andai ad aprire la porta. Lo fece accomodare. L'ispettore mi apparve piuttosto triste e chiese di poter parlare in separata sede con il religioso.
Io quella mattina mi sarei recata al giornale per consegnare i due annunci da pubblicare sul giornale, quello per la cameriera e il mio personale per la mia cameriera. Dopo di che, andai da Grace con la carrozza. Il negozio questa mattina era aperto con mio sommo sollievo, avevo davvero bisogno di parlare con lei da sola, senza uomini di mezzo che fossero amici o fratelli. Lei era bella come sempre, sorridente e di buon umore, vestita in maniera elegante ma con qualcosa di eccentrico tra i capelli o perso negli accessori del suo corpo. I primi commenti furono relativi alle solite chiacchiere di presentazione e circostanza, poi scesi maggiormente nello specifico senza perdere troppo tempo. Le dissi che era la seconda volta che mi lasciava senza parole, che mai mi sarei aspettata che fosse la sorella di Lord Bredford. Lei mi disse che aveva apprezzato il mio silenzio alla presentazione e io le dissi che con me i suoi segreti erano al sicuro. Mi raccontò che suo fratello non voleva che lei lavorasse ma che lei era abituata a fare di testa sua. Mi chiese se io vivessi con il resto del gruppo, e il mio rapporto soprattutto con Quentin. Le dissi che ero praticamente una sua ospite, che lui si prendeva cura di me, che era una sorta di tutore legale benchè non lo fosse davvero. Chissà perchè tutti mi domandano sempre se siamo fidanzati. Forse perché abitiamo sotto lo stesso tetto e da molti potrebbe essere ritenuto sconveniente. Ma se per questo non ho mai capito come mai Quentin non si sia mai fidanzato, ha l'età giusta, sta bene economicamente e potrebbe benissimo trovare un buon partito. Del resto, non l'ho mai visto davvero interessato a nessuna donna, ma solo ai suoi esperimenti. Comunque, Grace mi fece notare che il Dottor Mason aveva mostrato parecchio astio nei confronti del fratello e io cercai di puntare il tutto sull'antica diatriba tra nobiltà e borghesia. Scoprì che erano due gemelli e che si volevano molto bene, erano molto protettivi l'uno verso l'alto. Le parlai di Julian, il mio Julian. Quindi, che anche se non avevo più un fratello, potevo capire benissimo il legame che gli univa. Mi chiese anche se mi era mai apparso ma io scossi la testa. Di tutti i morti incontrati nella mia vita, forse quello di mio fratellino, sarebbe stato l'unico di cui mi sarebbe importato ma potrebbe essere in pace, in paradiso, per cui andava bene così. Poi dopo questo piccolo incipit, le raccontai il vero motivo per cui mi trovato lì, ovvero le informazioni relative ai Meyers e ai March. Non sapevo se Bredford sapesse delle mie doti, e lei mi disse di no, che se io non volevo avrebbe mantenuto il silenzio; così dopo averci pensato bene le dissi che mi fidavo di suo fratello e che quindi poteva parlarne con lui, a patto che non lo sapesse nessun altro.
Raccontai con calma i dettagli relativi alla casa dei Meyers, a ciò che era successo le due volte che mi ero recata a casa loro. Non lasciai nulla al caso. Ogni informazione poteva essere utile per tutti noi. Ma perchè a loro interessava quel caso? Io nel frattempo mi ero fatta una mia opinione personale a riguardo. Io avevo parlato con Ellen, la ragazza del bordello e l'avevo messa in guardia da Gustav March. Le avevo detto di parlarne a Rose e Rose doveva averne parlato con Lord Bredford, e in nome della loro amicizia, lui si sta occupando di questo caso. Sono supposizioni ma, mi sembra abbastanza fattibile. Tornando a noi, Grace mi disse che era chiaro che lei avesse un dono, delle capacità di cui suo fratello era a conoscenza, e con queste capacità si era introdotta in quella casa per controllare. Era successo prima dell'omicidio dei due bambini. Mi raccontò anche che però non era riuscita ad entrare nella cantina, che qualcosa glielo impediva. Aggiunse anche che percepiva qualcosa di nuovo provenire dalla cantina e che se quelle anime si erano manifestate a me, forse era perchè io potevo davvero fare delle cose per loro. Dovevo tornare lì e Grace mi avrebbe aiutato, avrebbe fatto in modo che nessuno fosse in grado di disturbarci. Nessun essere vivente. Avevo tempo tutto il giorno e così mi convinsi. Mi diede qualcosa, una sorta di amuleto a forma quadrata, con all'interno una pietra che cambiava colore dal rosso al viola. C'era incisa la lettera che poi contraddistingueva il suo marchio, una G. La legai ad una cordicella e la nascosi sotto il corpetto. Con quella mi sarei dovuta recare in un certo indirizzo, avrei dovuto bussare tre volte a quella porta e avrei dovuto mostrare il gioiello senza dire nulla ma solo nel caso in cui le fosse successo qualcosa. Ovvio che quelle parole mi fecero preoccuparono. Grace è una delle poche amiche che ho, forse l'unica visto che Mary è andata via. Dopo questo, e la promessa di andare entro la fine della giornata dai Meyers, mi confidai per quanto riguardava Padre Mckenzie, raccontai tutto, della creatura  che albergava in lui, del fatto che aveva cominciato a reclamare delle anime. Mi disse che avrebbe provato a trovare una soluzione, anche se era difficile. Accennai anche al libro di Salomone, che lo stavamo cercando e che avrebbe fatto qualche ricerca per conto mio. Questa fu l'ultima cosa che le confidai, poi pagai le cinque sterline e me ne andai, diretta a casa.
Una volta arrivata a casa, nessuno era presente, preparai il pranzo. Quentin, Warren e Padre Mckenzie arrivano verso l'una, chi prima chi dopo. Cominciammo a parlare. Padre Samuel ci disse che l'ispettore gli aveva confidato che Bishop era stato liberato ma che non si sapeva da chi. Avrebbero dovuto pagare venti sterline per accedere a quella documentazione. Poi si era recato anche da Rose Palmer, la cugina di Mason, ma lei non si ricordava né di avere avuto una sorella e dell'esorcismo da lui condotto. In compenso, la visita di Quentin e Warren al postribolo non aveva fornito nulla di interessante. Rose era una donna incredibilmente attenta al suo aspetto ma lo faceva tramite l'uso della cipria e degli unguenti. Niente che abbia a che fare con il sangue, in pieno stile Bathory. Ci fu un piccolo diverbio durante questo pranzo, volarono parole sconveniente e blasfeme da parte di Warren e Padre Mckenzie perse la pazienza, gli lanciò il piatto addosso. Per poco Warren non perse il controllo, vidi benissimo il taglio sul suo volto e vidi la sua pelle rimarginarsi completamente. Io guardavo Quentin, entrambi eravamo interdetti. Dopo che gli animi tornarono quieti, raccontai loro che dovevamo andare dai Meyers quest'oggi e che nessuno ci avrebbe interrotto. Dovetti tacere sul come e su chi mi aveva detto di farlo ma avevo promesso a Grace di non dire nulla e io avrei protetto i suoi segreti. Si fidarono di me. Così ci preparammo per andare dai Meyers, era pomeriggio. Padre Mckenzie scassinò la porta e noi entrammo in casa. Non sembrava esserci nessuno, non percepivo le presenze, era quieto, silenzioso. In cantina che dovevamo andare. Prendemmo due candele e poi ci addentrammo verso la parte inferiore della casa, la scala si perdeva nell'oscurità. Giunta fino a destinazione mi guardai intorno, poi un'ombra colpì la mia attenzione, qualcosa penzolava appeso al soffitto della cantina, una figura che conoscevamo tutti quanti. Era Edwyn Meyers. Rimasi immobile a fissarla. Si era impiccata. Improvvisamente mosse il capo verso di me, mi fissava, come mi fissavano tutti i morti ogni volta che mettevo piede fuori da casa. Avevo paura e con un pò di coraggio non abbassai lo sguardo e non scappai. La presenza dei morti era riaffiorata. Mi stava indicando qualcosa ai suoi piedi, abbassai lo sguardo e vidi un foglio. Lo presi e prima lo lessi mentalmente e poi lo lessi anche agli altri. La lettera era stata scritta proprio da Edwyn e diceva:
"Spero che a trovarle siate voi o meglio TU. Ho fatto una cosa tremenda ma sono stata costretta da lui. Il Maestro. Ero attratta da lui ma lui mi ha usato per i suoi scopi. Non posso più vivere con questo fardello. Sta per arrivare e mi impedirà di lasciare questa vita terrena. Bisogna proteggere Patience. Trovatela e portatela al sicuro. Lui ne è ossessionato. Bruciate il mio corpo. Non lasciatene alcuna traccia. 
Edwyn Brown."
Tenni io la lettera e improvvisamente sentì una mano sulla spalla, lei era lì, non era riuscita ad andarsene. Sospirai piano, ero terribilmente agitata. Sentimmo dei passi verso la porta della cantina, poi dei colpi alla maniglia, un altro corpo forte e poi più nulla. Che ci fosse qualcuno? Ma era impossibile, Grace mi aveva garantito che nessuno ci avrebbe disturbato, nessuno di vivo almeno. Avrei dovuto capirlo. Quella mano era ancora sulla mia spalla, io poggiai la mia mano su quella fantasma e intangibile di Edwyn. Mi disse all'orecchio "Perdonami". E io le risposi: "Di cosa?". Sospirai ancora mentre lei mi diceva "Di tutto". Scossi il capo, non aveva nulla di cui farsi perdonare, contro certe cose è difficile combattere "Non hai nulla per cui farti perdonare". Io ero sincera, per cui, dopo le mie ultime parole fu come se avesse trovato la pace. I bambini mi strinsero le mani e poi scomparvero tutti e tre. Ai miei piedi apparve un numero disegnato sulla terra. Era un cinque. Il numero delle anime rimaste. Mi commossi, non avevo mai potuto davvero fare qualcosa di buono nella mia vita, ma in quel momento, mi sentì felice per loro, nonostante la tragedia. Adesso, dovevo dedicarmi agli altri cinque, ero intenzionata a salvare anche loro. Salimmo finalmente, dovevamo capire chi aveva bussato alla porta ma non ci stava nessuno. Una volta uscita dalla porta, la lettera prese a bruciare. Dovetti rientrare in cantina per farla smettere di bruciare. Ci dividemmo, in cantina ci doveva essere qualcosa. Per forza. Io rimasi lì con Warren mentre Quentin e Padre Mckenzie si recarono al piano superiore. Presi a cercare per tutta la cantina, spostando gli oggetti, poi non so come... tutto si fece nero.
Al mio risveglio ero fuori dalla cantina, con il trio che mi fissava e la lettera che ormai era bruciata del tutto. La nostra unica prova di colpevolezza era andata perduta.
1 note · View note
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
1860 – XI. Scenderemo nel gorgo muti.
Stavamo ancora fermi ad attendere che Bishop ci dicesse qualcosa. Lo fissavamo attraverso le sbarre, io ancora stordita per quello che avevo appena visto nelle altre celle. La mente umana era capace di stupirmi come al solito, ma in quel momento cercai solamente di concentrarmi sul medico, su quell’uomo di cultura che per qualcosa a me estraneo, era finito chiuso lì dentro. So benissimo che se avessi parlato a qualcuno, all’infuori della mia cerchia, di quello che mi accadeva giornalmente, molto probabilmente, sarei finita io stessa dentro una di quelle celle fatiscenti, con il cranio aperto. Con noi, il dottor Bishop si mostrò assai cordiale e questo permise a tutto il gruppo di poter parlare con lui senza esitazione. Fu soprattutto Quentin ad intrattenersi con lui. Voleva che aiutasse Mr. Foster a recuperare alcuni ricordi perduti. Una notte in particolare di cui tutto si perse nelle nebbie del tempo. Il Dottor Bishop si mostrò interessato e ci disse che ci avrebbe aiutato ma che certamente da dietro le sbarre sarebbe riuscito a fare ben poco. L’idea era di farlo uscire, inscenando la sua morte grazie a qualche tipo di veleno o sostanza di cui Quentin è a conoscenza. Comunque, scoprimmo che Bishop era entrato in contatto con una creatura demoniaca, questo fece sì di aprire parecchi dibattiti sul fatto di far uscire il dottore. Entrare a contatto con lui, farlo uscire, poteva rivelarsi un’arma a doppio taglio ma al momento, siamo ancora in una fase di stallo, gli avvenimenti che seguirono ci hanno distratto almeno per tutto il resto della giornata.
Ritornati a casa, abbiamo consumato un lauto pranzo ma siamo stati disturbati dalla visita di Gustav March. Ancora, ovviamente io non mi mossi dal salotto e il pasto poteva essersi detto concluso per me, dato che l’appetito sfumo nell’immediato a sentire la sua voce. Quell’uomo, se così lo posso definire, che altro voleva da noi? Era una piaga, ogni giorno, per un motivo o per un altro era in visita da noi. Quentin e Padre Mckenzie hanno la decisione di riceverlo, io e Warren non ci siamo mossi dal tavolo. Si congratulava con noi per aver risolto il “caso”, i Meyers erano finalmente andati via. Peccato che noi, da quel punto di vista eravamo ancora fermi. Dopo una serie di battute, dopo averci pagato, è andato via.
Purtroppo, quello che Gustav affermava poteva dire solamente una cosa, ovvero, se loro non c’erano più dovevano essere stati uccisi. Questo mi strappò non più di una certa tensione all’altezza dello stomaco, un forte malessere e profonda rabbia e tristezza. Forse, potevamo evitarlo. I sensi di colpa si fecero strada ma era chiaro che avevamo bisogno di andare in quella casa per vedere se le cose effettivamente fossero andate in quella maniera. La notte avremmo fatto visita ai Meyers, ovvero alla loro dimora vuota occupata da quelle presenza. Abbiamo discorso abbastanza quel pomeriggio, tirando fuori diverse idee riguardanti quello che avremo dovuto fare e insomma, abbiamo riportato alla luce quel piccolo dettaglio riguardante proprio Rose e il suo postribolo, così al centro di tutti quegli omicidi. Dovevamo indagare anche su di essa. Quentin, pensava che Rose potesse essere una creatura sovrannaturale come un vampiro visto che di giorno non si è mai fatta viva. Ma per esperienza personale, le prostitute lavorando tutta la notte, passano buona parte della giornata a letto o riposandosi.
Avevamo il pomeriggio libero così io mi recai per prima da Grace per prendere ciò che le avevo richiesto; il negozio era chiuso, ma magicamente un biglietto era apparso nella mia mano. Diceva che avrei trovato ciò che volevo a casa mia, questa sera. Dopo averlo letto, il biglietto divenne polvere, fatto che mi stupì e non poco. Subito dopo, mi recai dalla vedova Conford per chiederle delle informazioni in aggiunta agli sviluppi del caso. Ci tenevo a sapere come stesse e con mio sollievo capì che la signora aveva ripreso colore e umore. Abbiamo parlato a lungo, le dissi che stavamo ancora lavorando al caso di suo marito per assicurare alla giustizia l’assassino. Feci alcune domande e dal quali giunsero diverse risposte. Scoprì che Alexander Hill era un buon amico di suo marito, uscivano spesso insieme alla sala da gioco, con loro prendeva parte anche Mister Blant. Mr. Hill aveva una moglie di nome Charlotte, quindi ho pensato che sarebbe stato logico incontrarla per porle qualche domanda. Mrs. Conford mi ha raccomandato di essere piuttosto discreta con Mrs. Hill, dato che si trattava di una signora molto riservata e chiusa nel suo dolore. Per quanto riguardava Lord Bredford, lo conoscevano solamente di nome ma non personalmente visto che è una persona piuttosto in vista ed importante. Feci delle altre domande riguardanti Gustav March, ma non lo conoscevano, se non per la fama che la sua strana famiglia si portava dietro ormai da anni.
Finito l’incontro tornai a casa dove trovai il pacchetto che Grace mi aveva promesso. Avrei saldato il mio debito con calma, quando il negozio avrebbe riaperto. Poco alla volta, anche gli altri arrivarono a casa, e consegnai loro le informazioni che avevo estratto dal mio incontro con la vedova Conford. Quentin e Padre Mckenzie mi aggiornarono sulle loro scoperte su Bishop. A quanto pare non era poi così matto, e i giornali presero a parlare male di lui solamente quando non aveva dato fuoco a casa sua. Mentre chiacchieravamo, o meglio mentre ci aggiornavamo su quello che avevamo scoperto, qualcuno suonò alla nostra porta e giunse una giovane donna che si presentò come Miss Rosemary Hill. Era ben vestita, quasi come se fosse una nobile. Era la figlia del defunto Alexander Hill, il proprietario della fabbrica tessile. Voleva assumerci per risolvere il caso dell’uccisione del padre. Ci raccontò qualcosa del padre sotto le nostre numerose domande. Ci disse che non aveva un rapporto con suo padre da tempo, per via del modo in cui suo padre affrontava il lavoro: sfruttamento minorile. Parlò anche di alcuni bambini morti durante il lavoro. A quanto pare Mister Hill andava spesso alla sala da gioco, in buona compagnia di Conford e Blant.
A questo punto, dopo il congedo con Miss Hill, abbiamo deciso di fare una visita di cortesia a casa di Nicholas Blant che già la prima volta non si era dimostrato particolarmente felice di vederci. Siamo giunti fino a casa sua, ci siamo fatti ricevere e non abbiamo dovuto aspettare molto prima del suo arrivo. Nicholas Blant non era molto diverso rispetto all’ultima volta che l’ho visto, ma è apparso leggermente infastidito dalla nostra presenza e dalle nostre domande. La sua pelle del volto, era particolarmente lucida e presentava anche una ferita che lui ha detto di essersi fatto in seguito ad una brutta caduta. Dopo le nostre domande, si è mostrato sempre più vago, quasi rinnegando di conoscere Mr. Hill. Potenzialmente lui potrebbe essere la terza vittima, visto che è l’anello di congiunzione dei primi due omicidi collegati ma è anche vero che a mio modesto parere, lui sa qualcosa che non ci vuole dire. Il suo comportamento è particolarmente sospetto ma alla fine, non ha detto nulla che ci potesse essere davvero utile e senza prove non potevamo accusare davvero nessuno.
A questo punto, dopo esserci congedati da casa Blant abbiamo deciso di separarsi. Io e Padre Mckenzie saremo andati alla casa dei Meyers per capire che cosa sia davvero successo mentre Warren e Quentin si sarebbero diretti al Bordello per chiedere un incontro con Rose. Dopo essere stati accompagnati in carrozza, raggiungemmo finalmente casa Meyers che era avvolta nel buio e nel silenzio. La notte era calata da un pezzo e buona parte delle famiglie dovevano aver già terminato la cena. Fuori per le strade solo qualche sporadica carrozza attraversava la strada così, io e il prete giungemmo dinanzi alla porta che ovviamente era chiusa. Padre Mckenzie, la scassinò con degli arnesi che forse avevo visto solo in mano a mia madre. Entrammo senza perdere troppo tempo, la casa era silenziosa, identica a quando l’avevamo vista l’ultima volta.
Appena misi piede lì dentro fui attraversata dalla medesima sensazione di presenze sovrannaturali. Un subbuglio che mi attraversava lo stomaco, che mi sollevava la pelle. Fremevo. Non eravamo soli. Mi presero per mano, prima una e poi l’altra. Si strinsero a me e io le strinsi a loro. Rimasi ferma qualche attimo, persi dei battiti mentre cercai di regolarizzare il mio respiro. A modo mio mi stavo abituando a tutto quello. Feci capire tutto a Padre Mckenzie, mi mossi per la casa, guardando, curiosando ma non trovai nulla di strano ma quando provai a salire al piano superiore, quelle mani mi tirarono altrove. Non volevano che io andassi al piano superiore, mi stavano avvertendo così, non lo feci ma ci dirigemmo verso la cantina. Cercammo degli altri indizi, ma non trovammo nulla di nuovo. Così cercai di stabilire un altro contatto con loro, scrivendo qualcosa nella terra, in modo semplice. Volevamo capire quanti erano. Pensavo fossero quattro presenze ma poco alla volta, molte mani si poggiarono al mio corpo. Erano sette le persone rimaste uccise in quella casa, e poco alla volta capimmo che si trattava di quattro bambini tutti di sesso maschile. Rimaneva un altro adulto, il resto erano due donne. Due dei bambini erano i figli di Edwyn Brown. Le altre identità rimangono ancora un mistero.
Durante questo colloquio, spostando lo sguardo su uno dei frammenti di vetro, mi ritrovai ad osservare per puro caso il riflesso di Padre Mckenzie che sitava accanto a me in quel momento. Eppure, non era la sua immagine che si rifletteva ma quella di un altro uomo. Sembrava un vecchio con la barba lunga, i capelli lunghi bianchi e il volto deturpato da molte cicatrici. Io rimasi di ghiaccio ma chiaramente quelle anime avevano paura di lui, lo capivo da come si stringevano a me. Sono anche riuscita a capire che conoscevano chi li aveva uccisi ma non potei continuare perché improvvisamente sentimmo la porta del piano superiore aprirsi e poi dei passi. Io in quel momento, venni avvolta ad un abbraccio di sette spettri che mi tennero immobile e mi tapparono la bocca. In quel forzato silenzio, attendevo che qualcuno ci scoprisse.
0 notes
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
1860. V. – La morte verrà e avrà i tuoi occhi. Un’altra mattinata era sorta, un altro giorno pieno di inquietanti scoperte ci attendeva questo giorno. Come da promesso, ricevetti una lettera da parte di Ellen con all’interno proprio uno dei gioielli di Ellie, all’interno dell’orecchino vi era una incisione minuscola: una G dentro una stella. Poco dopo, io e Quentin ci siamo recati prima al giornale e poi al catasto mentre Padre Mckenzie si è recato nella parrocchia dei March per scoprire qualche altra cosa a riguardo. Padre Mckenzie ha avuto modo di fornirci diverse informazioni riguardo quella strana famiglia, anche grazie alla disponibilità di Padre Morrison. Sono tutti battezzati ma non si sa se quella è la chiesa dove hanno ricevuto il Sacramento visto che P. Morrison è giunto dopo. Il padre di Gustav si chiama proprio Matthew ma la famiglia è composta anche dalla figura femminile della nonna.
Famiglia March-March: Gustav (30 anni) Matthew (49 anni) Karin (64 anni) Lyza e Ada (22 anni) Jonathan (7 anni) Klitus (5 anni)
Il fatto che avessero lo stesso cognome, quel March-March, non fa rendere la storia ancora più grottesca, possibile che si sposassero tra cugini o comunque tra consanguinei? Questo spiegherebbe il perché essi nascondano questa maschera. Nascondono qualche deformità? Mancava una pagina, come se fosse stata strappata. Patience non era presente nella lista. I Meyers invece apparvero come una famiglia normale composta da quattro persone: da Edwyn Brown sposata con Jacob Meyers e dal quale sono nati due bambini, Colby ed Eugene esattamente di sette e di otto anni. Al Giornale, purtroppo non fummo tanto fortunati, non trovammo alcun fatto di cronaca da collocare al periodo della scomparsa di Patience mentre al catasto scoprimmo qualcosa di interessante. Quella casa risultava appartenere ai March da sempre e la cosa altrettanto strana e che la casa dei March e dei Meyers in origine, era un’unica casa. Anzi compare ancora così. Dovevamo incontrarci per il pomeriggio da Padre Gregory, eravamo suoi ospiti per il pranzo. Oltre a noi, vi erano diverse persone, fra cui Mrs. Conford. Il pranzo è stato semplice ma ricco di pietanze buone per il mio palato. Quando il pranzo è terminato, gli ospiti andarono finalmente via lasciandoci da soli con Padre Gregory, pronto a compiere il rito che avrebbe riportato Mr. Conford tra di noi per qualche istante, sufficiente a porgergli delle domande. Le domande da fare erano tre in tutto. Il rituale comprendeva il sacrificio di sangue di una gallina, un coltello lavorato con cui il Padre si è tagliato una mano e con cui poi fece un cerchio per terra. Seguirono altri gesti per me incomprensibili e una filastrocca. Poco dopo, quasi con sgomento, dalla terra, il corpo di Mr. Conford apparve, scavò e ce lo ritrovammo di fronte, pronto a ricevere le domande che poco prima avevamo accordato a Padre Gregory.
Le domande e le risposte furono: 1) Chi ti ha ucciso? Un uomo dal volto celato. 2) Dove sei stato ucciso? All’interno di una carrozza. 3) Chi è coinvolto nel tuo omicidio? Non lo so.
Detto questo, Mr. Conford tornò al suo posto sottoterra mentre Padre Gregory, apparentemente stanco si accasciò sul terreno per recuperare un po' di forze. Io ancora oggi, mi meraviglio di ciò che vidi quel giorno, da quel giorno, capì che il mondo era pieno di cose oscure di cui io non sono al corrente. Da quel giorno, la mia mente si aprì dando spazio a tutto ciò che di impossibile ho sempre pensato. Dopo questo, siamo tornati a casa, non avevamo scoperto nulla di nuovo, se non che noi eravamo dei piccoli pesci dentro un mare di misteri. Mary ci è venuta incontro, preoccupata e spaventata, ci raccontò subito che Arthur aveva scavato una fossa particolarmente profonda e che da questa era saltato fuori qualcosa in giardino. Ci avvicinammo lentamente ma passo dopo passo, senza fretta, mi accorsi che la sensazione di disagio cresceva in me assieme ai miei capelli che cominciarono a sollevarsi. C’era lo scheletro di un bambino al suo interno. I miei sensi non mi avevano abbandonato. Lo scheletro venne preso e portato in laboratorio, sistemato e analizzato da Quentin, io ci provai ma non riuscì a stare troppo tempo a contatto con il corpicino. La sensazione di fastidio cresceva sempre più forte così tornai al piano di sopra e raggiunsi il salottino per riposarmi un po'. Dalle analisi di Quentin, risultò che lo scheletro apparteneva ad una bambina di dieci anni, con delle fratture alle braccia sistemate non proprio benissimo ma antecedenti alla sua morte. Poco dopo, quando eravamo tutti al piano superiore, un ragazzino, quello che si solito fa da chierichetto a Padre Gregory, si era precipitato a casa nostra, era molto agitato, sull’orlo della crisi di pianto. Siamo accorsi subito in cimitero, fino alla casetta dove Padre Gregory viveva e lì lo abbiamo trovato. Era sdraiato nel letto, con il petto nudo e una scritta incisa sulla pelle, morto. La scritta diceva:
“Immerso nell’ombra il cielo sembra morto, Invoca il mio nome e ti sentirò gridare ancora” Abbiamo analizzato il corpo, o meglio io ho cercato qualche probabile indizio mentre Quentin, con occhio medico prese a controllarlo, valutando tutto ciò da cui poteva attingere tramite le sue conoscenze mediche. Provai a cercare delle similitudini tra questo omicidio e quello di Andrew Conford ma non ne trovai alcuna. Il corpo era sdraiato, e non dava segno che ci fosse stata alcuna colluttazione. Nessuna traccia di avvelenamento. Il sangue era presente e le scritte erano autoinflitte, le scritte al contrario. Forse sono state fatte con un oggetto tagliente ma non abbiamo trovato nessuno strumento che potesse combaciare con una possibile scene del delitto. La causa della morte non siamo stata in grado di definirla, servirà un’autopsia per questo. Le pupille risultavano dilatate, l’espressione del volto indicava terrore. Padre Mckenzie si mosse per dargli l’estrema unzione, e quando lo fece le ferite presero a fumare, con annesso l’odore acre della carne bruciata. Noi decidemmo di andare via, solo Padre Mckenzie rimase lì in quel momento, disse al ragazzino, Marc, di andare a chiamare Scotland Yard e di dire solo della sua presenza. Era il terzo morto in pochi giorni, tre morti così diverse tra loro ma Andrew Conford in un modo o nell’altro, era entrato in contatto sia con Ellie che con Padre Gregory. C’è un filo conduttore, quella tela che continuo a seguire e che non so ancora se mi sta conducendo alla verità oppure verso una possibile trappola. Dobbiamo andare avanti anche per chi adesso non può più farlo, dobbiamo andare avanti e scoprirà cosa si cela dietro tutto questo.
0 notes
Photo
Tumblr media
1860. IV. – Il Diario di Patience March Avevo promesso che avrei fatto delle ricerche per scoprire il prima possibile qualche informazione relativa ad Ellie e così ho fatto. Mi recai di pomeriggio al postribolo e chiesi di parlare con qualcuna in grado di potermi fornire alcune informazioni riguardanti la prostituta uccisa. Mi venne indicata Magdalene, che piangeva per Ellie, la raggiunsi nella sua stanza e li le spiegai la mia intenzione di indagare sulla sua morte. Ricevetti tutto il suo supporto e mi fornì di alcune informazioni. Pare che Elizabeth avesse un cliente abituale ricchissimo che veniva a prenderla in una carrozza dalle tendine turchesi e che le regalava spesso bellissimi gioielli. Io ho chiesto di poter avere uno di quei gioielli, in modo da risalire in un modo o nell’altro al possibile cliente che lo aveva acquistato. Mi ha informato che avrebbe fatto in modo di farmi avere un gioiello ma che il giorno del suo omicidio, Ellie, aveva un altro cliente. Mi sono accordata con Magdalene, avrebbe lasciato il gioiello nella mia casetta dove collocare la posta, e si sarebbe fatta chiamare “Ellen”. Dopo il mio incontro, la sera ci siamo recati di nuovo dalla famiglia March dove abbiamo appurato meglio la conformazione della famiglia: due donne, due bambini di sesso maschile, due uomini e una vecchia che non faceva altro che canticchiare una sorta di melodia. Probabilmente, la matriarca di questa famiglia. Padre Mckenzie fece la messa mentre Quentin si permise di compiere una piccola visita frenologia su tutti loro e fu allora che i rumori cominciarono, uno dopo l’altro, proprio come i March ci avevano spiegato. Dopo questa visita piuttosto inquietante, ci siamo diretti in visita dai Meyers per scoprire quale fosse la fonte di tutto questo fastidio. Ci ritrovammo di fronte ad una donna piuttosto giovane, Edwyn Meyers che faceva la donna delle pulizie presso alcune famiglie. La donna ha anche un figlio, un bambino normale, ben vestito di nome Colby. Entrammo in casa senza difficoltà, guardandoci intorno e notando sul pavimento delle strisciate di mobili piuttosto pesanti, mobilia che una donna da sola non avrebbe potuto spostare. Mentre sitavo in soggiorno, mi sentì prendere per mano da una manina che al tatto poteva sembrare quella di un bambino. Guardandomi intorno, non trovai alcun bambino. La sensazione era piuttosto forte e io volli approfondire la questione chiedendo di poter parlare da sola con la madre e con il bambino. Parlai soprattutto con il bambino, che mi rivelò la presenza di un altro bambino – amico immaginario? – con il quale lui giocava e che probabilmente è la causa degli spostamenti dei mobili. C’è una presenza in quella casa, ormai non ho alcun dubbio. Ci spostammo in cantina per altre ricerche. Era tutto completamente buio e solo la lampada ci permise di vedere al di là del nostro naso. Era uno scantinato polveroso, con vecchi quadri che ritraevano paesaggi ma soprattutto uno di essi ci colpì maggiormente, quello che rappresentava una famiglia in posa. Indossavano abiti da nobili: un uomo, una donna e un ragazzino. Con stupore ci rendemmo conto che il ragazzino nella figura non era altro che Gustav March. Cominciamo a sentire delle vibrazioni intorno a noi, difficile da spiegare ma in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie trovammo anche un grosso specchio, poi altri quadri ed infine un diario appartenente ad una donna di nome Patience.
Dalle pagine del suo diario: 1) La proprietaria del diario era una donna, incinta. 2) Matthew ha preso delle rose ma la nonna ha detto di gettarle via. 3) Purtroppo il bambino è femmina, la porteranno via sicuramente. 4) Matthew è strano, sembra cambiato da quando ci siamo sposati. 5) Gustav cresce sempre di più, avrà sicuramente successo con le donne. 6) Le mie bambine stanno bene ora, devo pensare a come proteggerle. Spero che qualcuno trovi questo diario. 7) Stanotte me ne andrò. Il resto lo porterò con me assieme all’arma.
Continuammo a sentire quella presenza, così improvvisammo una seduta spiritica in quel luogo. Quello che ottenemmo fu il distruggersi dello specchio che fece scappare Quentin – Mr. Warren era rimasto vicino alla porta a fare la guardia. I frammenti di vetro mi ferirono al volto e inchinando il capo verso il basso, quei pezzi di vetro formarono due parole semplici “Ciao Margareth”. Ma chi era Margareth? Era la mittente? Era il destinatario? Nessuno di noi conosceva alcuna Margareth. Siamo andati via dopo questo, abbiamo gettato uno sguardo verso la casa dei March prima di rientrare, ma la cosa strana che abbiamo visto, erano quelle loro solite maschere attaccate ai vetri delle finestre, ma senza nessuno di loro che gli indossasse.
0 notes