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#Fatti Inaffidabili
megachirottera · 2 years
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ChatGPT: amico o nemico?
OpenAI ha creato un rivoluzionario chatbot di intelligenza artificiale chiamato ChatGPT, il… Source: March 11, 2023; Analysis by Dr. Joseph Mercola [>Fact Checked<] (more…) “”
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inseguendoilfuturo · 3 months
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Perché la gente non capisce che le parole sono importanti e se non accompagnate da fatti si diventa automaticamente inaffidabili e non degni di fiducia e credibilità?
Cioè a me sembra una cosa ovvia, non mi spiego come questo concetto possa essere così astruso per alcuni.
#me
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curiositasmundi · 10 months
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[...] Come giornaliste, giornalisti, video e fotoreporter siamo sconvolti dal massacro dei nostri colleghi, delle nostre colleghe e delle loro famiglie da parte dell'esercito israeliano. Siamo al fianco dei nostri colleghi e delle nostre colleghe di Gaza. Senza di loro, molti degli orrori sul campo rimarrebbero invisibili. Ci uniamo alle nostre colleghe e ai nostri colleghi statunitensi e francesi nel sollecitare la fine delle violenze contro i e le professioniste dell’informazione a Gaza e in Cisgiordania, e per invitare i responsabili delle redazioni italiane ad avere un occhio di riguardo per le ripetute atrocità di Israele contro i palestinesi. Le nostre redazioni, senza il lavoro di chi ora è sul campo, non sarebbero in grado di informare il pubblico italiano rispetto a ciò che sta accadendo nella Striscia. Eppure, la narrazione quasi totalitaria della nostra stampa sembra essere poco oggettiva nel riportare le notizie. Molteplici redazioni italiane e occidentali stanno continuando a disumanizzare la popolazione palestinese e questa retorica giustifica la pulizia etnica in corso. Negli anni sono state diverse le accuse di doppio standard. Tra le più eclatanti il caso della BBC, analizzato dalla Syracuse University nel 2011 e lo studio di come, negli ultimi 50 anni, la stampa statunitense ha coperto le notizie relative alla questione palestinese con una predilezione per il punto di vista israeliano. Nel 2021 più di 500 giornalisti hanno firmato una lettera aperta in cui esprimevano preoccupazione per la narrazione dei fatti di Sheikh Jarrah. Nelle stesse settimane, diversi accademici italiani hanno inviato una lettera aperta alla Rai in merito alla copertura delle stesse notizie. Le nostre redazioni hanno in troppi casi annullato le prospettive palestinesi e arabe, definendole spesso inaffidabili e invocando troppo spesso un linguaggio genocida che rafforza gli stereotipi razzisti. Sulla carta stampata e nei programmi di informazione, la voce palestinese è troppo spesso silenziata. Non è stato dato abbastanza spazio a giornalisti e giornaliste arabofone esperti ed esperte sul tema, che sarebbero in grado di dare anche il punto di vista dei Paesi della regione. La copertura giornalistica ha posizionato il deprecabile attacco del 7 ottobre come il punto di partenza del conflitto senza offrire il necessario contesto storico - che Gaza è una prigione de facto di rifugiati dalla Palestina storica, che l'occupazione di Israele dei territori della Cisgiordania è illegale secondo il diritto internazionale, che i palestinesi sono bombardati e attaccati regolarmente dal governo israeliano, che i palestinesi vivono in un sistema coloniale che usa l’apartheid e che in Cisgiordania continuano i pogrom dei coloni israeliani contro la popolazione indigena palestinese. Gli esperti delle Nazioni Unite hanno dichiarato di essere "convinti che il popolo palestinese sia a grave rischio di genocidio", eppure diversi organi di informazione non solo esitano a citare gli esperti, ma hanno iniziato una campagna denigratoria contro esperti indipendenti delle Nazioni Unite, come Francesca Albanese, Relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati. Il nostro compito, però, è fare informazione, fare domande scomode e riportare i fatti. L’omissione delle informazioni e il linguaggio che incita alla violenza, come la richiesta della bomba atomica su Gaza, sono comportamenti che rischiano di diventare complicità di genocidio, ai sensi dell’art. II.c della Convenzione di Ginevra del 1948 sul genocidio. [...]
Via - Lettera aperta: Condanna della strage di giornalisti a Gaza e richiesta di una corretta copertura mediatica della pulizia etnica e del rischio genocidio in corso.
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corallorosso · 4 years
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Siamo passati da MODELLO VENETO a DISASTRO VENETO. Grazie Zaia. Abbiamo passato il peggior Natale dalla fine della seconda guerra mondiale. Ma come siamo finiti ad essere la regione peggiore d’Italia, perfino peggiore della Lombardia, autentico disastro mondiale? I vari Decreti che si sono succeduti lasciavano alle Regioni la possibilità di adottare misure mirate e stringenti, ma Zaia ha fatto il contrario: ci ha riparato dal vento con le reti da pesca. Il presidente ha tradito perfino l’autonomia in materia di contrasto al Covid che aveva ottenuto dal governo, dopo le sue non poche recriminazioni contro la centralizzazione delle decisioni. E così prima che la situazione già drammatica, finisse in tragedia, è arrivato il Decreto Natale. Degli errori fatti (...) in sintesi, ne elenco qualcuno: • Si è dimostrato più sensibile ai desiderata di Confindustria che non a quelli delle case di riposo, degli ospedali, dei suoi stessi cittadini. • Ha contrastato ogni iniziativa posta in essere dal Governo per arginare l’epidemia, si pensi solo per citare un esempio alle battaglie prima per aprire le discoteche e poi gli impianti da sci, ma anche la discesa in piazza dei suoi sindaci ed assessori (come avvenuto a Treviso non più di qualche settimana fa), contro le misure di contrasto all’epidemia. E’ evidente che se il Presidente del Veneto è il primo a contestare le misure di contenimento del virus, che dovrebbero fare i cittadini? • Ha sfruttato politicamente i successi ottenuti dal prof. Crisanti, salvo poi metterlo alla berlina perché gli faceva ombra, proprio quando ne avremmo avuto più bisogno • Ha gonfiato i posti in terapia intensiva per non finire in zona rossa. Ma se ci sono o meno le risorse umane per gestirli, nessuno lo sa. • Il boom dei contagi in Veneto è stato alimentato anche dall’errore di utilizzare Tamponi rapidi inaffidabili: uno strumento che avrebbe potuto essere utile, se non fosse stato utilizzato nel modo più sbagliato possibile. • Non ha attivato l’App IMMUNI, fregandosene che quasi mezzo milione di veneti l’avevano scaricata. E’ evidente che molti cittadini, se fossero stati consapevoli di essere entrati a contatto con soggetti positivi, avrebbero adottato misure prudenziali che avrebbero contenuto la diffusione del virus. • Non sono state previste strutture per isolare temporaneamente i contagiati.... Disponendo del solo isolamento a casa, sono aumentati drammaticamente anche i contagi intra-famigliari. • Dal mese di Aprile avrebbero dovuto partire 100 USCA nella nostra Regione. Dopo 9 mesi siamo ancora, fiduciosi, ma in attesa. Magari saranno al completo per il 2023. Ma per comprendere come siamo passati da MODELLO VENETO a DISASTRO VENETO, dovremmo parlare anche di tutti gli ospedali chiusi e privatizzati, dello spreco di risorse sottratte alla sanità pubblica con i project financing, del 15% di stipendio che vorremmo sapere se, come abbiamo visto in Lombardia, veniva versato alla Lega anche dai manager della sanità regionale. Una sola certezza: al 30 dicembre, come ricorda il Prof. Gian Antonio Danieli siamo arrivati a 3.000 ricoverati, oltre 90.000 positivi e quasi 700 morti solo nell’ultima settimana. C’è poco da aggiungere, grazie Zaia. Enrico Cappelletti
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sanweli · 3 years
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ENTP e ENFP
I tipi intuitivi estroversi sono tra i più difficili da caratterizzare perché presentano tratti estremamente variabili. Ciò che li muove è prima di tutto un'energia percettiva che attraverso l'intuizione offre loro visioni delle possibilità che riserva il mondo esterno, rispetto alle quali si sentono investiti della missione di realizzarle. Tuttavia, non è infrequente che una volta tracciata la strada e mostrato a tutti come concretizzare una possibilità solo intuita, perdano improvvisamente interesse e si rivolgano a un nuovo progetto.
La loro vita, perciò, tende ad essere una sequenza ininterrotta di progetti: questi tipi hanno la missione di mostrare agli altri come non sprecare l'intuizione umana, per cui sono ostinatamente leali al loro principio guida, così come i tipi di sensazione si basano sui fatti e i tipi di pensiero e di sentimento rispettivamente sulle loro conclusioni e sulle gerarchie di valori.
Un intuitivo che non si senta libero di cercare di realizzare la propria intuizione sarà profondamente annoiato o scontento; nello stesso tempo, deve guardarsi da due pericoli: evitare di sperperare energie dietro progetti irrealizzabili e non arrestarsi a metà dell'opera, quando il passaggio da mera possibilità a fatto priva la cosa della sua più grande attrattiva.
Per raggiungere ciò, questi tipi dovrebbero poter contare su una funzione secondaria di giudizio ben sviluppata, che sia il pensiero o il sentimento, in mancanza della quale si rivelano instabili, inaffidabili o facilmente inclini allo scoraggiamento.
Di contro, l'entusiasmo che essi mettono nel descrivere le proprie visioni e una certa capacità di comprendere gli altri li rende spesso dei veri e propri leader, abili nella persuasione e nell'ottenere sostegno e cooperazione.
In sintesi:
sono attenti a tutte le possibilità
sono originali e indipendenti, ma anche inclini a comprendere le visioni altrui
sono abili nell'impulso creativo e nell'iniziare progetti, meno nel portarli a termine
spesso la loro vita è una lunga sequenza di progetti
sono stimolati dalle difficoltà e abili nel risolverle
sono spinti da un'energia impulsiva più che da una forza di volontà concentrata
sono instancabili in ciò che li interessa, meno propensi all'opera in ciò che non li attrae
odiano la routine
valorizzano sopra ogni cosa l'ispirazione
sono poliedrici, spesso incredibilmente intelligenti, entusiasti e a loro agio con le persone
i migliori tra loro sono anche saggi e capaci di ispirare gli altri
ENTP
I tipi intuitivi estroversi assistiti dal pensiero sono più indipendenti, analitici e impersonali nelle relazioni con gli altri, più propensi a valutare come gli altri possono pregiudicare i loro progetti che non come i loro progetti possono incidere sulla vita degli altri.
ENFP
I tipi intuitivi estroversi assistiti dal sentimento sono più entusiasti, maggiormente coinvolti con gli altri e di solito più abili a trattare con loro, vedendo spesso nel prossimo o un nuovo problema di cui cercare la soluzione o nuove possibilità che attendono solo di essere scoperte.
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novalistream · 4 years
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Perché la seconda ondata è peggiore della prima Di Selvaggia Lucarelli Sembra quasi impossibile da affermare perché se ci guardiamo indietro nulla può sembrare più spaventoso della primavera scorsa, eppure, ogni giorno che passa, la sensazione che la fase di ritorno dell’epidemia sia più maligna, più complessa, più devastante della prima è sempre più opprimente. Ed è così, in effetti, per molti motivi che ho provato ad isolare: 1) perché il virus non è più invisibile. La grave mancanza di tamponi nella prima fase ha nascosto una verità ormai evidente: il virus è tra noi e lo è in maniera capillare, massiccia, infestante. Prima sembrava che toccasse agli altri, che fosse sfortuna, disattenzione, che fosse una questione di coordinate geografiche. Oggi, la maggior disponibilità di esami e tamponi anche per gli asintomatici, ci racconta una realtà diversa. Abbiamo tutti, in buna parte dell’Italia, amici, figli, parenti, colleghi a casa in quarantena o positivi o preoccupati. E noi come loro. Non ci sono focolai, ma un unico focolaio esteso e ben infiltrato. Si ammalano i famosi e i vicini di scrivania. I nostri gradi di separazione dal virus sono diminuiti spaventosamente. Sentiamo il suo fiato sul collo. E anche se non abbiamo paura di stare male o di morire, abbiamo paura di farci i conti. 2) come popolo siamo sfilacciati, disuniti, sgangherati. A marzo, nella paura, c’è stata almeno coesione. Oggi le bandiere tricolore sui balconi hanno lasciato spazio alle guerriglie per strada. Alle discussioni sulle mascherine, alle piazze negazioniste, alle liti sui treni e al bar. Non ci sentiamo più compatti, atterriti dalla stessa paura. Siamo nemici, ostili, arrabbiati. A marzo cercavamo cure, soluzioni, conforto. Oggi cerchiamo le colpe. 3) i virologi, i professori, gli esperti continuamente interrogati, si sono trasformati in oracoli inaffidabili, destabilizzanti, talvolta irresponsabili. Più virali di quel che studiano al microscopio, si sono lasciati contagiare senza possibilità di guarigione dal virus della tv, dell’esposizione mediatica, della fama. Hanno tolto tempo e ore preziose al loro lavoro per lanciare messaggi incoerenti con i loro stessi messaggi del giorno prima, hanno battibeccato tra di loro in tv come showgirl al tramonto, hanno perso, tragicamente, autorevolezza. Alcuni hanno scelto di dire quello che il loro governatore volevano che dicessero, chi non l’ha fatto come Crisanti è stato fatto fuori. I virologi politicizzati, quelli che minimizzavano, sono stati il male peggiore, nella fase estiva, e oggi anziché essere ignorati dai giornalisti perché evidentemente inaffidabili e pessimi profeti, continuano a occupare colonne di siti e giornali, a sedere nei salotti tv come se niente fosse. E noi, frastornati, guardiamo basiti i selfie compulsivi in ospedale di Bassetti o Remuzzi che dice “Non c’è evidenza scientifica che il lockdown funzioni” o la new entry Palù che, forse geloso dell’allievo che supera il maestro, dà dello zanzarologo all’ex allievo Crisanti, come farebbe una soubrette a Domenica Live. Il risultato è che non crediamo più a nessuno, doveva salvarci la scienza e invece non abbiamo più riferimenti, siamo in balia di un narcisismo accademico, presuntuoso, arrogante. 4) stiamo peggio perché abbiamo meno soldi e sappiamo che con i bonus compri il pane, ma non c’è più futuro sugli scaffali. Chi cavalca questa terribile incertezza, minimizza il tema sanitario, tacendo una verità angosciante e indiscutibile, e cioè che “non c’è economia senza salute”. Stiamo provando a convivere col virus, tutti vorremmo poter gestire i contagi con freddezza burocratica, ma la verità è che l’epidemia travolge a cascata ogni settore della vita e del sistema. E quando la curva dei contagi sale, si può tentare di far finta di nulla quanto si vuole, si possono tenere scuole, ristoranti, stadi aperti, ma presto o tardi gli ospedali andranno in tilt. E se gli ospedali vanno in tilt la gente ha paura, smette di uscire, di andare al ristorante, allo stadio, di salire sui treni. Non esiste un circuito virtuoso in cui l’economia e un’epidemia che oltre una certa soglia di contagi entra nelle terapie intensive possano convivere senza fermarsi, quando è ora di fermarsi. Continuare a illudere la gente che l’economia e la salute siano compartimenti stagni è ingannevole e destabilizzante. E oggi, molti italiani sono destabilizzati da questo messaggio. 5) le vacanze e quel “liberi tutti” colpevole e superficiale hanno creato l’illusione che il peggio fosse passato. Ci abbiamo creduto, tutti. O quasi tutti. Abbiamo creduto al clinicamente morto, al virus mutato, alle cariche virali ammosciate, a tutto. Abbiamo viaggiato, ballato, brindato e ora ci ritroviamo increduli, con un conto salatissimo da pagare e la sensazione di aver mangiato solo gli antipasti. Siamo arrabbiati e disillusi. E sappiamo che le vacanze come le abbiamo vissute quest’estate non ci saranno più concesse per una periodo indefinito e angosciante. 6) i complottisti, i negazionisti, i no-mask in questi mesi, hanno avuto tempo e modo di infestare il web e i bar di bugie, fante-teorie, menzogne ridicole e teorie pericolose. Mentre sfilavano le bare di Bergamo tacevano, quando è iniziato il meccanismo di rimozione sono andati a infettare tutta quella fetta di popolazione più irrazionale, sciocca, narcisista, con ambizioni rivoluzionarie, purché le rivoluzioni non siano più impegnative che andare a insultare Burioni su fb. Il risultato è un esercito di ignoranti che “ci vogliono controllare”, “è un virus politico”, “non hanno fatto le autopsie”. E se rispondi “Istat dice che a marzo 2019 a Bergamo ci sono stati 1000 morti, a marzo 2020 6000, ti servono 5000 autopsie?” loro bofonchiano “Eh sì vedrai…”, lasciando intendere che loro sanno e tu no. 7) è peggio perché la gente si ricorda della prima ondata, delle persone lasciate a casa a morire, delle bombole di ossigeno che mancavano, di quelli che morivano boccheggiando come pesci. Di quelli che arrivavano in ospedale ormai malconci, con polmoniti nella fase acuta, con i tamponi mai fatti. “C’è l’assalto ai pronto soccorso”, dicono. L’assalto è la paura di rimanere senza cure. Ed è una paura legittima. 8) è peggio perché pensavamo di non rivedere più errori, trascuratezza, l’impreparazione della prima ondata. Invece scopriamo che ancora una volta non siamo preparati. Che la politica è rimasta immobile, che non si è pensato a prevenire il problema di trasporti, della mancanza di una rete territoriale capace di occuparsi dei malati a casa, dell’ ideazione di un piano razionale per gestire tracciamenti e quarantene. Ci sentiamo increduli e traditi. 9) traditi, soprattutto, dalla politica che ha pensato all’ondata delle elezioni regionali prima ancora che a quella del virus. L’immagine del sindaco De Magistris che ieri, in diretta tv, guardava la sua Napoli nel caos di un’oscena guerriglia con l’aria compiaciuta di chi stava assistendo non alla disfatta della sua città, ma alla disfatta dell’odiato De Luca, è il sunto di tutto. E De Luca, da parte sua, rimarrà lo sceriffo che ha riposto la pistola per farsi rieleggere e l’ha ritirata fuori dalla fondina dopo che è stato eletto. Dopo che aveva raccontato ai campani la favoletta spavalda e rassicurante della Campania più preparata del Nord, del Nord che s’è fermato a contare i morti, degli ospedali migliori d’Italia pronti a fronteggiare il virus, della macchina perfetta della sanità campana. Il giorno dopo la sua rielezione era già “Obbligo di mascherine all’aperto”, tre settimane dopo “Chiudo tutto”. Oggi è l’imbarazzo di dover rimettere i panni dello sceriffo mentre è scoppiata la rissa al saloon. 10) è peggio perché la politica ha paura di decidere. Perché la politica teme l’impopolarità più dei morti. E deciderà quando l’acqua sarà alla gola. 11) è tutto peggio di prima perché non sappiamo dove andremo. Perché siamo provati, stanchi, pessimisti. Perché ci spaventa questa costante sensazione di vivere al presente, ci angoscia l’idea del tempo e delle opportunità rubati ai nostri figli. Non vediamo scadenze, non vediamo futuro. 12) è peggio perché è autunno. Perché la primavera, certi giorni, era una carezza che entrava dalle finestre. Oggi abbiamo le finestre chiuse, il cielo opaco, la pioggia sui vetri. Ci attende l’inverno e sarà un inverno senza neve con cui divertirsi, senza ponti per viaggiare, senza programmi per Capodanno, senza una nuova stagione da vivere, attraversandola. Ci scorrerà accanto, saremo scaldati dai termosifoni, scopriremo cos’è il Natale senza i nonni, senza l’ultimo l’ultimo maglione da arraffare nel negozio pieno, senza l’aperitivo coi colleghi, le messe piene, i bambini spaventati dal Babbo Natale al centro commerciale. 13) è peggio perché non siamo terrorizzati. Siamo accasciati. Perché pensavano fosse uno tsunami e invece è una marea bassa ma uniforme. E non sappiamo quanto salirà.
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lunannet-blog · 7 years
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Fortuna..questa parola per una volta la dedico a me, per tutti i sacrifici fatti, le delusioni continue, il dolore che si prova ogni giorno sapendo che c'è qualcosa che vorresti tanto cambiare da sempre ormai ma non puoi! Dedico a me anche la parola felicità per tutte quelle amicizie buttate nel cesso, gente che mente per convenienza, “amici” inaffidabili..delle volte non ho parole nemmeno per descrivere quello che provo, sono triste forse anche un po’ delusa non so..so solo che voglio augurarmi il meglio per una volta, a me e nessun'altro voglio essere egoista questa volta, oggi penso solo a me!
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/05/14/la-macennula-75-anni-di-satira-e-umorismo-a-copertino/
La Macennula, 75 anni di satira e umorismo a Copertino
edizione del 1945
  di Giuseppe Trono
La Macennula, giornale satirico-umoristico copertinese, viene realizzata per la prima volta nel settembre del 1945, in concomitanza dei festeggiamenti per il patrono, San Giuseppe da Copertino, ripresi dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
Un unico foglio, sulla prima facciata l’articolo di fondo, che spiega lo spirito con cui è nato il giornale “… e proprio nel pieno clima della libertà poteva germogliare la nostra Macennula che interpreta una tradizione nel folclorismo ambientale, a cui il popolo crede con la fede di un religioso e la ingenuità di un bambino” e lo scopo “ricreativo certo, anche se in funzione della satira fine e arguta” , è affiancato da una vignetta che ritrae un somaro e la scritta “l’olocausto”, in riferimento alla tradizione copertinese di mangiare polpette d’asino nei giorni della festa.
In seconda pagina tra articoli, rubriche, storielle esilaranti, la caricatura di un giovane copertinese “la commissione” della rinata festa per San Giuseppe.
Il nome della testata si rifà all’umile strumento delle massaie d’un tempo, utilizzato per dipanare matasse di lana, la macennula, appunto che, secondo una consolidata tradizione, fu posta dai copertinesi sul campanile della chiesa matrice per vedere in che direzione andasse il vento…
Diventa così, agli occhi dei paesi confinanti, l’emblema dei Copertinesi, della loro volubilità, uomini inaffidabili, usi a cambiare continuamente opinione, in un senso e subito dopo nell’altro, proprio come il vecchio arcolaio cambia direzione. Ma il termine Macinnulari, imposto come malevolo nomignolo, non ha più il valore di un’offesa, assume un’accezione positiva, diventa un appellativo di cui andare orgogliosi, si trasforma in un marchio, una bandiera, un sinonimo di assoluta libertà di pensiero.
edizione del 1954
  E la Macennula diviene un tormentone nella vita del paese, posa il suo sguardo sui personaggi più in vista, i politici, gli amministratori in primis, quindi sul popolino, sui diversi aspetti della quotidianità, ironizzando, mai sbeffeggiando, rimarcando vizi e virtù dei copertinesi.
E la satira arguta, un tempo sicuramente più graffiante e… contundente, continua a colpire, non immaginando, i primi redattori, che al primo sarebbe seguìto, puntualmente, ogni anno, un nuovo numero.
La politica primeggia negli articoli, così come nella prima pagina caratterizzata da un grande disegno con le caricature degli amministratori resisi protagonisti degli avvenimenti più salienti dell’anno trascorso.
Nei primi anni le caricature non sono firmate, né compare il nome dell’autore all’interno del giornale.
edizione del 1974
  Nel 1957, a sorpresa esce, dopo quello di settembre, un nuovo numero del giornale, in pratica un manifesto anticomunista, realizzato in occasione di vicine elezioni, che sull’ultima pagina riporta un enorme scudo crociato.
L’anno successivo questa iniziativa viene bollata come sacrilega dai redattori che si dissociano da quel gesto ritenuto meschino e scellerato, a dimostrazione dell’assoluta “neutralità” della Macennula, libera nello spirito, non legata ad alcun colore politico.
Negli anni sessanta si afferma come illustratore un giovane artista, il professore Raffaele Viva, valente pittore, che incide su lastre di linoleum (questa la tecnica del tempo) le figure al contrario, al negativo, rendendole idonee alla stampa.
A lui si deve la testata arricchita dall’immagine del campanile della Collegiata, a richiamare la leggenda popolare già ricordata, utilizzata per qualche anno.
Nel 1973 il compito di illustrare il giornale viene affidato al giovane aviere, ora Colonnello, Cosimo Martina: il suo tratto pulito, elegante, da raffinato ritrattista ad olio prestato alla caricatura, caratterizzerà la grafica della Macennula per un decennio.
Nel 1976 vengono pubblicate contemporaneamente due edizioni del giornale; questa volta, però, per incomprensioni fra redattori. Singolare il fatto che su entrambe, le caricature sono a firma di Martina.
edizione del 1994
  Il 1983 segna il passaggio di consegne tra questi e Giuseppe Trono, studente universitario, ora medico e ancora illustratore del giornale.
Nel 1985 la linotype lascia il posto al computer.
La Macennula continua, imperterrita a bacchettare soprattutto i politici con le sue prime pagine, e a mettere in evidenza, con caricature e articoli, diversi personaggi e le loro “gesta”.
Antonio Viva, direttore responsabile da quegli anni, arricchisce il giornale con articoli di analisi politica, racconti di fantasia, cronache di fatti realmente accaduti, descrizioni di vari personaggi in prosa o in rima.
Il 18 settembre 1987 vede, per la terza volta nella sua storia, l’uscita di due giornali, sempre per divergenze di opinioni fra i vari redattori.
Nel 1999, ancora due uscite, questa volta la seconda “Sotto l’albero”, per salutare l’arrivo del 2000.
edizione del 2004
  Il 15 giugno 2014, dopo una serata dedicata ai 70 anni del giornale, si inaugura la mostra “La Macennula, 70 anni, dal dopoguerra ai nostri giorni”, esposizione di tutte le prime pagine e di decine di caricature originali, dagli anni 70 in poi, nella Galleria Maria d’Enghien del castello, che permane per mesi.
mostra del 2014
  Il colore rende molto più piacevole la veste grafica; le caricature, sempre più numerose, diventano motivo di richiamo e di curiosità per i lettori che, ogni anno, attendono l’uscita della Macennula per scoprire storie, avvenimenti, aneddoti dell’anno trascorso. Diventa così una sorta di almanacco che riporta puntualmente vicende, anche a carattere nazionale o internazionale, meritevoli di ricordo. Un appuntamento fisso la rubrica “Medici e pazienti”, strafalcioni raccolti, anno per anno, negli studi di medicina generale. Altrettanto interessanti e seguìte: “Il borsino della politica copertinese”, “Copertino e il resto del mondo”, “La Macennula giovani”, che vede protagonisti, appunto, i ragazzi della città.
Molto spazio è riservato, negli ultimi anni, a coloro che portano il nome di Copertino in Italia e nel mondo e a tutte le manifestazioni atte a promuovere il territorio e le tradizioni locali.
Seguìto sempre con molto interesse, con articoli e caricature, il gemellaggio, datato 1963, con Cupertino, in California.
Ospiti fissi, dal periodo del loro esordio, Giuliano Sangiorgi e Andrea Mariano, i copertinesi della rock band “Negramaro”.
Con la Macennula, Copertino si sente comunità, i Copertinesi la aspettano ogni anno con trepidazione e curiosità, come imprescindibile coronamento dei festeggiamenti per San Giuseppe.
Il 15 giugno p.v., presso la sala consiliare della Cantina Sociale “Cupertinum”, si terrà un incontro culturale animato da Docenti dell’Università del Salento, in ricorrenza del 75° anno d’uscita del giornale.
Durante la serata, tra gli interventi dei relatori, saranno letti articoli, poesie, aneddoti estratti dalle diverse edizioni.
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bergamorisvegliata · 3 years
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LA NOTIZIA TANTO ATTESA
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L' ECDC (European Center for Disease Control), cioè la massima autorità europea in materia sanitaria, risponde in maniera ufficiale alla richiesta dell' Avv. Mauro Sandri riguardo al numero di cicli affinchè sia attendibile il tampone.
La risposta è la seguente: l'ECDC rimanda a uno studio pubblicato, secondo il quale la PCR è ATTENDIBILE FINO A 24 CICLI !!!!!
Per darvi un'idea di quale vergognosa montatura è stata costruita sui risultati dei tamponi, considerate che ad esempio l'Asl dell'Emilia Romagna ha dichiarato che i tamponi vengono amplificati con un numero di cicli compreso tra TRENTACINQUE e QUARANTUNO !!!
In poche parole, i risultati dei tamponi PCR fatti in Italia sono al 90% INAFFIDABILI.
Finalmente, in fondo al tunnel di una falsa pandemia - costruita su numeri assolutamente farlocchi a causa di un modo indegno di amplificare i tamponi con l'aggravante di basare sul numero enormemente gonfiato di positivi decisioni politiche che hanno distrutto la nostra economia e stanno distruggendo anche la nostra dimensione sociale e relazionale - si vede una luce. La luce della VERITA' SCIENTIFICA che da un anno, spesso invano, io e tanti altri andiamo predicando. Il Governo e il Ministero della Salute possono esimersi dalle gravi responsabilità soltanto per i primi due mesi della pandemia, quando il caos regnava sovrano. Ma già dalla primavera del 2020 centinaia di studiosi e medici hanno comunicato ufficialmente alle istituzioni che quel modo di amplificare i tamponi e sui risultati farlocchi basare restrizioni incostituzionali era ben oltre il limite della legalità e dell'operare per il bene della popolazione. Hanno fatto i sordi per non sentire. Ma la pagheranno, perchè se la legge non ammette ignoranza per noi comuni mortali, non deve ammettere ignoranza NEMMENO PER LORO. Condividete il più possibile.
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pangeanews · 6 years
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“Viviamo nell’egemonia del politicamente corretto: per sopravvivere affidiamoci a Longanesi e a Flaiano”. Dialogo con Francesco Giubilei
Eravamo baldi, giovani, sfrenati. Io ero il più giovane e, per lo più, il più imbecille. Negli anni fatati del Domenicale, appena varcata la cancellata del millennio, sotto la bacchetta di Angelo Crespi, passammo mesi, insieme alla ‘crema’ dell’intelligenza giornalistica – Buttafuoco, Facci, Langone, Mascheroni, Respinti, Canessa, Buscaroli figlia e una sfilata di altri – a baloccarci con il concetto ‘cultura di destra’. Io non ero la crema, sia chiaro, ero il latte già inacidito. Per cui, orfano di tutto, di parenti buoni e di politica attiva, figliando poesia, ascoltavo. Al di là di una vasta, poliedrica, disomogenea costellazione di autori – Malaparte, Flaiano, Montanelli, Buscaroli padre, Berto, Piovene – e di altri che piovevano lì per lì, a seconda dei singoli amori – Tolkien, Dostoevskij, Russell Kirk, Rilke, Jünger … – il problema era, di solito, risolto così. La ‘cultura di destra’ non esiste, esistono degli individui singoli, anarcoidi, inafferrabili, inaffidabili, che non si riconoscono nel pantano culturale ‘rosso’. In effetti, il Domenicale franò perché troppi galli non fanno una polleria, troppe intelligenze singolari non fanno massa, troppi generali non vincono la guerra. Che fragoroso paradosso: la ‘sinistra’, galvanizzata da Gramsci, fece della cultura pop la chiave per entrare in Parlamento; la ‘destra’ anche sotto spirito berlusconiano, fece nulla. Anzi. Vezzo del politico di destra – quando sinistra e destra erano didascalie sul vuoto, ora è solo il vuoto – è invitare nel proprio salotto l’intellettuale che per sua natura è di sinistra, per farsi accogliere, così, nel club di quelli davvero intelligenti. Questo magma, ora, trova un solido studio nel lavoro di Francesco Giubilei, che dopo essere stato il più giovane editore del mondo occidentale – suoi i marchi Historica e Giubilei Regnani – ha aperto un paio di librerie, a Milano e a Roma con il marchio ‘Cultora’ – che è il suo quotidiano online – è diventato presidente della Fondazione Tatarella, ha pubblicato una biografia di Leo Longanesi e una Storia del pensiero conservatore, tra poco ti fanno Ministro, lo sfotto, ricordati di questo povero poeta svalvolato, gli faccio. Si intitola Storia della cultura di destra (Giubilei Regnani, 2018), il tomo suddetto, ha una bibliografia lunga così (25 pagine), sistema un paio di cose (“Il fascismo non è stato di destra, o meglio, è stato anche di destra ma non solo, perché costituito da varie anime e correnti”; “il berlusconismo è caratterizzato da propri modelli che esulano dai canonici riferimenti della destra”), tenta uno studio organico su un fenomeno taciuto, sotterraneo, analizzato, di solito, con l’ascia del pregiudizio. A leggere i nomi di scrittori, giornalisti, intelletti ‘di destra’, c’è da sbavare: si va da Longanesi a Ennio Flaiano, da Tomasi di Lampedusa a Giovanni Arpino, da Giuseppe Berto a Guido Piovene e Cesare Zavattini e Giovannino Guareschi e Mario Praz… Al qui scrivente – che ha l’ossessione per la maestria dello scrivere – piacerebbe che questa porzione della cultura ‘di destra’, quella più colta e sfrangiata, sfiancata dalla Storia matrigna, fosse dilatata all’eccesso. Da qui, comunque, comincia il dialogo con Giubilei. (d.b.)
Esiste davvero una ‘cultura di destra’? Attorno a quali valori si riconosce?
Una cultura di destra è esistita ed esiste, al netto del superamento da un punto di vista politico dei concetti di destra e sinistra con l’affermazione di partiti post ideologici come Lega e Movimento Cinque Stelle, da un punto di vista culturale la cultura di destra ha rappresentato nel corso del Novecento uno straordinario bacino per idee non conformi e controcorrente e valori messi in discussione dalla vulgata e dall’egemonia  culturale progressista. Nel libro analizzo la cultura di destra italiana dal dopoguerra al governo giallo-verde tralasciando il fascismo e cerco di tratteggiare quelli che sono i valori alla base della cultura di destra identificati nel 
Citami: uno scrittore ‘di destra’ particolarmente esemplare e un libro di riferimento.
Citarne solo uno sarebbe riduttivo, la cultura conservatrice ha espresso autori come Tomasi di Lampedusa, Guareschi, Flaiano, Sgorlon, Piovene, Berto… Scrittori di grande qualità letteraria che sono stati spesso osteggiati e a tutt’oggi non sono sufficientemente ricordati a causa del prevalere dell’egemonia culturale teorizzata da Gramsci. Per anni c’è stata un’egemonia da parte del pensiero progressista, oggi assistiamo a un nuovo tipo che è quella del politicamente corretto ma le modalità con cui si concretizza sono le stesse: controllo dei principali canali di informazione, dei festival culturali, delle case editrici, delle scuole, delle università. Un sistema che andrebbe scardinato cercando di recuperare il pensiero e le opere di letterati, giornalisti (Montanelli, Nutrizio, Ansaldo, Cervi), filosofi (Del Noce, Gentile), editori (Volpe, Longanesi).
Lui è Francesco Giubilei, classe 1992
Da tempo siamo orfani di cultura tout court, ma non è che un governo ‘di destra’ – penso agli anni dell’egemonia Berlusconi – abbia fatto molto per la cultura. Insomma, dove sta il problema? Oggi, poi, mi pare che di tutto si speculi tranne che di ‘cultura’.
Il rapporto tra la politica e la cultura è un tema tanto affascinante quanto, visto dal lato della cultura, deludente. Purtroppo molto spesso i politici considerano gli intellettuali non un’opportunità bensì una minaccia, soprattutto a destra. Certo, ci sono importanti eccezioni come Pinuccio Tatarella che unì straordinari risultati politici a un’intensa attività editoriale con le sue riviste la cui memoria è oggi conservata dall’omonima fondazione, ma in generale, specie quando il centrodestra è stato al governo, si sarebbe potuto fare di più. Il vero problema è la mancanza di visione da parte della maggior parte dei politici che pensano la cultura non porti voti limitandosi a cercare risultati a breve termine piuttosto di una progettualità che, se nell’immediato può sembrare effimera, nel lungo periodo permetterà di costruire una base valoriale e una preparazione che porteranno alla formazione di una nuova classe dirigente e di un elettorato consapevole.
Da chi è rappresentata, oggi, a tuo avviso, una ‘cultura di destra’? Insomma, non vedo un Giovanni Volpe all’orizzonte. E… la cultura di sinistra? Dove si è infilata, dove vive, respira, aspira?
Dovremmo chiederci se esistono ancora destra e sinistra e conseguentemente se si può parlare di cultura di destra e cultura di sinistra, se consideriamo superata questa dicotomia è necessario allora intraprendere un serio percorso di studio su quello che hanno rappresentato per il nostro paese la cultura di destra e di sinistra. Di contro, se destra e sinistra esistono ancora ma in forme differenti, occorre capire chi oggi rappresenti i valori legati a questo mondo. Non voglio fare nomi perché risulterebbero senz’altro parziali e incompleti, dico solo che in parallelo a una generazione di ‘padri nobili’ che si è formata negli anni Settanta, Ottanta e Novanta, oggi stiamo assistendo a un nuovo fermento con la nascita di associazioni, centri studi, siti internet, case editrici. Le sfide sono due: mettere a fattor comune queste sigle e creare una rete che superi divisioni e individualismi ed evitare iniziative tirate via, amatoriali o poco serie, la cultura delle destre, oggi più che mai, non può permettersi sciatteria, persone che non rispettano gli impegni e progetti fatti male.
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wearejustash · 7 years
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Naturalmente, sapete tutti che Hogwarts è stata fondata più di mille anni fa - si ignora la data precisa - dai due maghi e dalle due streghe più famosi dell'epoca. Le quattro Case prendono nome da loro: Godric Grifondoro, Tosca Tassorsso, Corinna Corvonero e Salazar Serpeverde. Insieme, essi costruirono questo castello, lontano dagli occhi curiosi dei Babbani, perché a quel tempo la magia era molto temuta dalla gente comune, e maghi e streghe erano crudelmente perseguitati.
Per alcuni anni, i quattro fondatori lavorarono insieme in grande armonia, andando in cerca di giovani che mostrassero doti magiche e portandoli al castello per educarli. Ma un giorbo tra loro nacquero dei dissapori. Fra Serpeverde e gli altri cominciò a crearsi una spaccatura. Serpeverde voleva essere più severo nella scelta degli studenti da ammettere a Hogwarts. Era convinto che il sapere magico dovesse essere custodito nelle famiglie di maghi. Non gli piaceva prendere studenti nati in famiglie di Babbani: li riteneva inaffidabili. Dopo qualche tempo, tra Grifondoro e Serpeverde scoppiò una gravissima lite al riguardo e Serpeverde lasciò la scuola.
Tutto ciò proviene da fonti storiche sicure ma questi fatti chiari e inoppugnabili sono stati offuscati dalla fantasiosa leggenda della Camera dei Segreti. Si racconta che Serpeverde costruì nel castello una stanza segreta, di cui gli altri fondatori ignoravano l'esistenza.
Stando alla leggenda, Serpeverde sigillò la Camera dei Segreti affinché nessuno potesse aprirla fintanto che non fosse giunto il suo vero erede. Soltanto lui sarebbe stato in grado di spezzare il sigillo apposto sulla Camera dei Segreti, sprigionare gli orrori racchiusi e servirsene per epurare la scuola da tutti coloro che erano indegni di studiare la magia.
Signore... che cosa intende dire esattamente con orrori racchiusi nella Camera?
Si ritiene che si tratti di una specie di mostro, da cui solo l'erede di Serpeverde riesce a farsi obbedire.
se la Camera può essere aperta soltanto dal vero erede di Serpeverde, nessun altro può trovarla, non e pare?
probabilmente per aprirla bisogna fare ricorso alla Magia Oscura...
Il semplice fatto che un mago non ricorra alla Magia Oscura non vuol dire che non sappia usarla,
Ma forse bisogna che ci sia un legame con Serpeverde; per questo Silente non è riuscito...
Harry Potter e la camera dei segreti, J. K. Rowling
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corallorosso · 7 years
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La nostra Repubblica fondata sul disonore
Se un condannato per mafia e stragi come Giuseppe Graviano avesse dichiarato che ho pesanti responsabilità per attività terroristiche e sono colluso con la criminalità organizzata, sarei io ad esigere un contraddittorio davanti a un giudice e, per essere sicuro che la mia onorabilità fosse agli occhi della pubblica opinione più chiara del sole, farei di tutto affinché televisioni e giornali assistessero al dibattimento. Se un galantuomo e giornalista stimato come Ferruccio De Bortoli avesse scritto in un libro che ho esercitato pressioni indebite affinché un importante istituto bancario intervenisse per salvare una banca a rischio di collasso per la mala gestione di mio padre e di altri, raccoglierei i miei risparmi per querelare il De Bortoli e, prima ancora che la giustizia completasse il suo lungo e lento iter, lo sfiderei a un pubblico contraddittorio davanti a televisioni e alla presenza di giornalisti al fine, ancora una volta, di difendere il mio onore. Se fossi il segretario del Pd esigerei dalla ministra Maria Elena Boschi che trascinasse De Bortoli davanti alle telecamere e davanti al giudice e, qualora non accettasse il mio pressante invito, la farei cacciare per difendere l’onorabilità del mio partito e presentarmi ai cittadini italiani con le carte in regola per governare la Repubblica. Per quel che ne so, Silvio Berlusconi non ha chiesto il contraddittorio con Giuseppe Graviano; Maria Elena Boschi non ha querelato De Bortoli e non lo ha sfidato ad alcun pubblico dibattito; Matteo Renzi non ha deferito la ministra ai probiviri. Segni inequivocabili, a mio giudizio, che Berlusconi e Boschi tengono assai poco al loro onore personale, e che Matteo Renzi tiene assai poco all’onore del partito che ha il dovere di rappresentare, vale a dire di tutelare e sostenere. Poco male, se i tre personaggi fossero cittadini senza pubbliche responsabilità. Ma Maria Elena Boschi è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Matteo Renzi è segretario del Pd e Silvio Berlusconi è presidente di Forza Italia, e tutti e tre, a titolo e in modi diversi (Berlusconi non può allo stato attuale delle cose essere eleggibile) molto probabilmente ci governeranno nel prossimo futuro. Governare, per chi è come me all’antica, vuol dire servire la Repubblica nel rispetto rigoroso della Costituzione. La Costituzione afferma all’art 54: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Domanda ingenua: come possono governare persone che nei fatti dimostrano di non avere senso dell’onore? Personalmente considero gli individui senza senso dell’onore ripugnanti. Non li frequenterei e soprattutto non affiderei loro il governo della cosa pubblica per la semplice ragione che, non avendo senso dell’onore, sono di per sé inaffidabili. Temo tuttavia che la maggioranza dei miei concittadini poco si preoccupi dell’onore dei rappresentanti, come dimostrano infiniti esempi delle elezioni del passato e pure le recenti elezioni amministrative dove candidati condannati o indagati sono stati votati trionfalmente per governare le loro città. Invito tuttavia i concittadini che dell’onore si preoccupano poco o nulla a considerare che, se avremo al governo persone senza senso dell’onore, il loro esempio contribuirà a devastare ulteriormente quel poco di etica pubblica che ancora per miracolo sopravvive in Italia fra le forze dell’ordine, le forze armate, i magistrati, gli insegnanti, e i cittadini comuni. Avremo di conseguenza un Paese ancora meno sicuro, ancora più degradato, ancora più in balia dei prepotenti e degli arroganti di varia specie. Il 4 dicembre abbiamo fermato un’immonda riforma costituzionale. Ma i miracoli non si ripetono. Il primo passo del governo Renzi-Berlusconi con Maria Elena Boschi in posizione di primo piano sarà una nuova riforma della Costituzione. Se vorranno essere coerenti con i loro principi e i loro comportamenti, dovrebbero sostituire l’articolo 1 con questo: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul disonore”. di Maurizio Viroli | 16 giugno 2017
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LA RIVINCITA DEGLI INFAMI
DEI TESTIMONI INCENTIVATI
I testimoni incentivati sono rappresentati in quella categoria d'infami che traggono vantaggio sputtanando i propri compari ovvero calunniando persone innocenti (e talvolta loro concorrenti). Questi scellerati calunniatori raccontando fatti - veri o non veri - a danno di altre persone e vengono presi sul serio anche se a quei fatti di cui ciarlano non raccontano neppure di aver assistito di persona. Possono aver sentito dire, questo pettegolezzo o quell'altro, magari, a detta loro, da compagni di cella, da parenti e amici dei compagni di cella, dalla cognata dei compagni di cella, dall'amante della moglie del compagno di cella, e magari dalle stesse persone che calunniano, avendoli sentiti parlare nel sonno; tutto contribuisce a dare dell'accusato un quadro negativo e il trucco funziona quasi sempre.
DELLE INFORMAZIONI DI DOMINIO PUBBLICO
I testimoni leggono i giornali, guardano la Tv, purtroppo, e, poi, dopo, vanno a testimoniare al processo. Già solo per questo la loro attendibilità è assai flebile. È facile confondersi e convincersi delle frottole offerte dalla suggestione dei mass media, con tutte le palle che ripetono senza sosta gli analfabeti dei giornali e delle Tv, e tutti noi, nessuno escluso, siamo ancorati, per qualche scherzo di natura, ad un certo, relativo, grado di suggestionabilità.
Si dice che Tizio ha ammazzato la moglie di Caio, i giornali lo dicono, lo dice la Tv, la quale dice che Tizio è stato arrestato perché è stato sentito minacciare la moglie di Caio, prima che la stessa moglie di Caio fosse ammazzate. Il testimone va in tribunale, mesi dopo, anni dopo, a dire ciò che sa, e cioè, che ha sentito che Tizio ha minacciato la moglie di Caio (lo ha sentito dalla Tv per tanto tempo fino a che se ne è convinto) e la sua testimonianza viene presa per buona, talvolta anche in senso formale. In ogni caso, il suo dire contribuisce a far stare più a lungo Tizio dietro le sbarre e a dare di lui l'immagine di qualcuno che ha fatto qualcosa di losco.
DELL'ATTENDIBILITÀ DEI TESTIMONI INCENTIVATI
Quando poi il testimone è incentivato, da una taglia, da uno stipendio, dalla sua impunità o dalla promessa di straordinari sconti di pena, per fare alcuni esempi tipici, quante speranze si possono alimentare attorno alla veridicità delle sue frottole? Un informatore che, prima che infame è assassino e che commette una serie indefinita d'illeciti, che infrange una moltitudine di leggi morali, civili e penali con la massima disinvoltura, e che però, ora, dovendo egli decidere di scegliere se il raccontare una frottola oppure stare o andare in carcere, ci si aspetta che si redima e diventi d'un tratto onesto e sincero, nell'interesse della giustizia e dell'integrità dello stato? La calunnia è solo un'altro delitto da inserire nella lista di quelli che il criminale abituale commette.
DELLA CASISTICA STATUNITENSE
Negli Stati Uniti d'America il sistema della giustizia penale è fuori controllo più che in Europa e però il modello europeo, almeno negli ultimi vent'anni, ricalca le aberrazioni del sistema statunitense. La prova storica di ciò è data da molti decretacci illeciti e illegittimi che sono inflitti al sistema nel suo complesso e la cui espressione peggiore sono il mandato d'arresto europeo e il DLgs 231 del 2007, che ratifica altre pazzie dell'Unione Europea.
DEL "THE INNOCENT PROJECT"
Tuttavia, negli Stati Uniti d'America esiste un'associazione chiamata "innocentproject"
https://www.youtube.com/channel/UCgehscNJfD0_BhEFy7mfHjA
la quale riesce a far scagionare un certo numero di condannati all'ergastolo (e/o a morte), e restituire loro la libertà, dopo una ventina d'anni già scontati, facendo digerire alle corti competenti le prove del DNA.
DELLE STATISTICHE DELLE CALUNNIE SUI CONDANNATI POI SCAGIONATI
Nel 20% dei casi delle condanne poi riconosciute errate dalle prove postume del DNA, si perviene a quelle condanne per il tramite delle calunnie dei testimoni incentivati.
https://www.youtube.com/watch?v=MM700n64Bx8
DEI CALUNNIATORI INCENTIVATI
Nella categoria dei calunniatori testimoni-incentivati rientrano certamente:
gli informatori liberi, i confidenti di questura;
gli informatori detenuti;
i compagni di cella;
i chiamanti in correità;
gli informatori maldestri e occasionali che vogliono apparire in Tv o che sono psico-labili (e di questi ne abbiamo visti una moltitudine pazzesca, soprattutto nei noti processi-scandalo che servono a sputtanare personaggi politici di primissimo piano, sia in Italia che nel resto del mondo).
In cambio della loro collaborazione, e come ringraziamento-premio per le loro calunnie, gli informatori incentivati ottengono, o mirano ad ottenere, eccezionali vantaggi in termini di trattamento in carcere e/o fuori, di trattamento economico, oltre al fatto che, quando liberi, sono lasciati indisturbati a reiterare le loro attività delittuose.
DELLA QUALITÀ DELLA TESTIMONIANZA DELL'INFAME
Gli informatori incentivati sono - devono essere - considerati sospetti da subito. Se proprio della loro testimonianza si crede che davvero non si possa fare a meno, le regole imposte dalla legge devono essere rigidissime. Gli accordi e le negoziazioni con questi personaggi inaffidabili non devono essere impliciti o nascosti, le loro falsità non devono essere accettate in automatico e il giudice deve istruire la giuria a prendere con le pinze tutte le loro esternazioni.
DELL'OPPORTUNITÀ DELL'USO DEI TESTIMONI INCENTIVATI
Utilizzando testimoni incentivati, "la nazione autorizza il tradimento, detestabile ancora fra gli scellerati", quando va bene, e l'ingiustizia quando gli accusati sono solo malcapitati, dimostrando debolezza e incompetenza nella gestione della sicurezza pubblica. Ciò che i giornalisti ignoranti e, per effetto, la moltitudine di pecore che li seguono, non capiscono mai è che il danno del condannare un innocente è sempre almeno duplice. Non solo si compie un'ingiustizia, mandando in galera un malcapitato che è solo più sfortunato di un altro, ma si interrompe l'indagine verso la ricerca del vero colpevole. Il bene che con la legge s'intende tutelare non si protegge se il colpevole è tranquillamente a spasso, mentre i parenti delle vittime leniscono le proprie ferite infierendo su altri soggetti non colpevoli. La tragedia d'essere accusati ingiustamente può capitare a chiunque nel corso di una vita, e anche (o meglio se) a un giornalista.
CESARE BECCARIA SUI TESTIMONI INCENTIVATI
"Alcuni tribunali offrono l'impunità a quel complice di grave delitto che paleserà i suoi compagni. Un tale spediente ha i suoi inconvenienti e i suoi vantaggi. Gl'inconvenienti sono che la nazione autorizza il tradimento, detestabile ancora fra gli scellerati, perché sono meno fatali ad una nazione i delitti di coraggio che quegli di viltà: perché il primo non è frequente, perché non aspetta che una forza benefica e direttrice che lo faccia conspirare al ben pubblico, e la seconda è piú comune e contagiosa, e sempre piú si concentra in se stessa.
Di piú, il tribunale fa vedere la propria incertezza, la debolezza della legge, che implora l'aiuto di chi l'offende.
I vantaggi sono il prevenire delitti importanti, e che essendone palesi gli effetti ed occulti gli autori intimoriscono il popolo; di piú, si contribuisce a mostrare che chi manca di fede alle leggi, cioè al pubblico, è probabile che manchi al privato.
Sembrerebbemi che una legge generale che promettesse la impunità al complice palesatore di qualunque delitto fosse preferibile ad una speciale dichiarazione in un caso particolare, perché cosí preverrebbe le unioni col reciproco timore che ciascun complice avrebbe di non espor che se medesimo; il tribunale non renderebbe audaci gli scellerati che veggono in un caso particolare chiesto il loro soccorso. Una tal legge però dovrebbe accompagnare l'impunità col bando del delatore...
Ma invano tormento me stesso per distruggere il rimorso che sento autorizzando le sacrosante leggi, il monumento della pubblica confidenza, la base della morale umana, al tradimento ed alla dissimulazione."
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