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#Franco Roberti
giancarlonicoli · 1 year
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15 set 2023 12:11
IL MONDO DELLA MUSICA PIANGE IL PAROLIERE FRANCO MIGLIACCI, SCOMPARSO A 92 ANNI IN UNA CLINICA ROMANA. E’ STATO L’AUTORE DI “NEL BLU DIPINTO DI BLU” (NATO DOPO UNA SBRONZA). NELLA SUA LUNGA CARRIERA HA SCRITTO PER DOMENICO MODUGNO, MINA, GIANNI MORANDI (“C’ERA UN RAGAZZO”) E LE SIGLE DEI CARTONI "HEIDI" E "LUPIN" – PER BERSELLI E’ STATO “IL PIÙ CHIRURGICO SCRITTORE DI CANZONI DEGLI ULTIMI CINQUANT’ANNI, UN PERFETTO ALLESTITORE DI SILLABE” – QUANDO VENNE CONVOCATO DAI FUNZIONARI DELL’AMBASCIATA AMERICANA PER GARANTIRE L’ESTRANEITÀ DI BATTISTI A PRESUNTE TRAME EVERSIVE… -
Da corriere.it
È morto in un clinica romana il paroliere Franco Migliacci, autore, tra gli altri successi, di un titolo iconico della canzone italiana come «Nel blu dipinto di blu». Aveva 92 anni. Nel corso della sua carriera ha scritto innumerevoli brani per tanti artisti: «Nel blu dipinto di blu», realizzata insieme a Domenico Modugno nel 1958, è stata seguita da canzoni conosciutissime come «Tintarella di luna» o «Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte», «Una rotonda sul mare» così come «C’era un ragazzo...».
BIOGRAFIA DI FRANCO MIGLIACCI
Da www.cinquantamila.it - la storia raccontata da Giorgio Dell'Arti
Franco Migliacci, nato a Mantova il 28 ottobre 1930. Autore. Compositore. Collaboratore di Gianni Rodari, in Rai come speaker e interprete di commedie, nel 1957 entrò in una compagnia di teatro comprendente Virna Lisi e Domenico Modugno, per il quale scrisse le parole della sua prima canzone, Nel blu dipinto di blu (vincitrice del Festival di Sanremo 1958, due Grammy Awards, decine di milioni di copie vendute). Ha scritto canzoni portate al successo dai più grandi cantanti italiani:
Mina (Tintarella di luna), Gianni Morandi (In ginocchio da te, Non son degno di te, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones), Rita Pavone (Come te non c’è nessuno), Fred Bongusto (Una rotonda sul mare), Patty Pravo (La bambola). Sue anche alcune sigle dei cartoni animati, come Heidi, Le nuove avventure di Lupin III e Mazinga. Nel 1991 fondò con Modugno e Franco Micalizzi il Sindacato nazionale autori e compositori (Snac) ed iniziò una battaglia in difesa dei diritti degli autori che lo portò al vertice della Siae (di cui fu presidente dal 2003 al 2005).
• «Il più chirurgico scrittore di canzoni degli ultimi cinquant’anni, un perfetto allestitore di sillabe. Mogol sarà un genio istintivo, ma Migliacci è il più elegante disegnatore di versi, perfetto nella metrica e nelle invenzioni, creatore di trovate siderali come Tintarella di luna per Mina, “Tin tin tin, raggi di luna, tin tin tin, baciano te”» (Edmondo Berselli).
• Con Modugno si conobbero «durante un provino cinematografico. Il film era Carica eroica di De Robertis. Era una storia di militari dove c’erano tanti ufficiali che avevano gli attendenti, e sceglievano aspiranti attori di tutte le cadenze e dialetti, un siciliano, un toscano, un calabrese. Scelsero Modugno per il siciliano, perché lui bleffava bene, e me per il toscano. Io mi ammalai e non girai il film, lui invece fece un bel successo, moriva, con la fisarmonica che si afflosciava tra le braccia».
Nel blu dipinto di blu nacque un giorno che «lui mi dà appuntamento, una magica domenica del 1957, per andare al mare con due ragazze. Io aspetto fino all’una e capisco che mi ha dato buca. Ero arrabbiatissimo. Con trecento lire scesi giù, andai dal vinaio, mi sbronzai con una bottiglia di chianti e aspettai il ritorno di Mimmo per litigare, ma mi addormentai.
Quando mi svegliai, non so da dove veniva, vidi un foglio strappato da un giornale con la riproduzione di Le coq rouge di Chagall e del pittore e la modella con la faccia dipinta di blu. Scrissi di getto “Di blu mi son dipinto per volare fino al cielo... io volo nel blu dipinto di blu”. La sera andai ad aspettarlo in Piazza del Popolo, lui arrivò, io gliene dissi di tutti i colori, poi gli feci leggere il testo. Lui mi disse “Questo è un successo della madonna”. E dopo poco nacque la canzone» (ad Ernesto Assante). Era la sua prima canzone, ebbe un successo mondiale.
• Nel 2012, dopo aver visto uno spezzone della fiction di Raiuno Volare – La grande storia di Domenico Modugno (diretta da Riccardo Milani e interpretata da Beppe Fiorello), si arrabbiò per il modo in cui veniva presentato il suo personaggio (interpretato da Alessandro Tiberi): «Mi sono visto, per caso, in una scena della fiction, trasmessa nella puntata del Viaggio di Pippo Baudo dedicata a Modugno e sono rimasto basito. Mi sono sentito offeso e umiliato» (Corriere della Sera).
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roma-sera-giornale · 2 years
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Il PD nel Caos per lo scandalo delle tessere false
pd nel caos
In Campania si sono sospesi i congressi. È accaduto a Caserta, dove non potendo più nascondere l’imbroglio, si è fermato tutto. E persino Francesco Boccia, che era stato mandato come commissario regionale, ha dato le dimissioni. Sono molto indignato per quello che sta succedendo a Caserta e sono sicuro che il presidente della commissione regionale per il congresso Franco Roberti farà…
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vipromania · 2 years
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Declaraţia îngrijorătoare a unui eurodeputat italian. "Reţeaua de corupţie" din Parlamentul European ar putea fi mult mai mare
Declaraţia îngrijorătoare a unui eurodeputat italian. “Reţeaua de corupţie” din Parlamentul European ar putea fi mult mai mare
Flags waving in front of the European Parliament in Strasbourg “Reţeaua de corupţie” despre care se presupune că se află în interiorul Parlamentului European s-ar putea extinde dincolo de Qatar şi Maroc, potrivit eurodeputatului italian Franco Roberti, de la Socialiştii şi Democraţii italieni. nvestigaţiile privind posibila corupţie s-ar putea concentra în prezent asupra Qatarului şi Marocului,…
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lamilanomagazine · 2 years
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Le Trottoir Alla Darsena, il tempio del Giallo milanese con Michelle Vasseur e Giovanni Taranto: conduce Laura Marinaro
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A Le Trottoir alla Darsena, il tempio del Giallo milanese che fu casa di Andrea Pinketts un grande giallo e un grande affresco della Napoli di oggi. MERCOLEDI’ 16 NOVEMBRE ospite di Michelle Vasseur e con la conduzione di Laura Marinaro ci sarà lo scrittore partenopeo GIOVANNI TARANTO  e il suo “Requiem sull’Ottava Nota” (Avagliano Editore). Appuntamento il 16 novembre ore 20.00 Le Trottoir A La Darsena Milano. Dopo La fiamma spezzata (Avagliano 2021), Taranto coinvolge i lettori in un’altra appassionante vicenda e svela i meccanismi dei clan. Con la Prefazione di Franco Roberti – Procuratore Nazionale Antimafia dal 2013 al 2017. Giovanni Taranto è giornalista specializzato in cronaca nera, giudiziaria, investigativa. Sue, alcune delle più importanti inchieste sulla camorra del Napoletano. Dal 2019 al 2021 ha presieduto l’Osservatorio permanente per la legalità oplontino. È stato tra i fondatori di Metropolis Network, dal 1995 al 2013 una delle realtà di punta del giornalismo in Campania. Come direttore di Metropolis TV, realizzando programmi con magistratura e associazioni antiracket, ha contribuito a svelare molti retroscena del crimine organizzato e della mafia del Vesuvio. Oggi è condirettore di «Social News», house organ di Auxilia Onlus, e tiene seminari di giornalismo in diversi atenei. Cintura nera 7° Dan di Taekwondo e 4° Dan di Hapkido, è Grand Master Unitam/Song Moo Kwan. Insegna arti marziali nella scuola pubblica, per l’autodifesa femminile e per il recupero dei minori a rischio. È un operativo del Gruppo di Fatto della sezione di Pompei dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Con Avagliano editore ha pubblicato La fiamma spezzata (2021). Vive a Torre Annunziata. La trama: Siamo negli anni ’90. Camorra, mafia, estorsioni, droga e microcriminalità sono gli avversari quotidiani del capitano Giulio Mariani, romano de Roma, al comando di una compagnia dei Carabinieri nel Vesuviano. Pochi gli spiragli per la vita familiare. Pasqua è vicina. L’attività del racket si intensifica. Uno showroom viene devastato per costringere il titolare a pagare il pizzo. Gli scontri fra cosche per il controllo dello spaccio si inaspriscono. Un sedicenne, usato come sentinella da una delle “famiglie” rivali, rimane ferito gravemente in un raid. Mariani indaga, affiancato dal Nucleo Operativo, dalla Pm napoletana Clara Di Fiore, e dall’amico Gianluigi Alfano, nerista. Ai due casi si intrecciano omicidi irrisolti e nuovi scontri a fuoco. Ma un mistero complica le indagini. Mariani riceve dei pizzini anonimi, inizialmente incomprensibili. Il mittente sembra voler indicare ai Carabinieri i responsabili di episodi estorsivi, traffici di stupefacenti, boss e killer delle fazioni in guerra. C’è da fidarsi? Chi c’è dietro quelle soffiate? Qual è il suo vero interesse? Al capitano Mariani, l’onere di decifrare le criptiche indicazioni dell’enigmatico informatore e trovare prove concrete che le confermino. Per farlo, dovrà scavare nel ventre della città vecchia e confrontarsi con personaggi particolari, spesso inquietanti. Il tutto tentando di strappare il minorenne ferito e il suo fratellino a un destino segnato, al soldo della camorra. Sullo sfondo, la vita di caserma, le tradizioni pasquali, il folclore e la filosofia del Vesuviano.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sciscianonotizie · 4 years
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Valeria Ricciardi (Campania Libera), una manager in corsa al Consiglio Regionale http://dlvr.it/RfZCF5
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paoloxl · 5 years
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Il Ministro Lamorgese invoca pene più severe per i pusher. Pur comprendendo le preoccupazioni espresse dal Ministro, Antigone chiede di evitare l’ennesimo intervento di solo inasprimento delle pene per riaprire un dibattito sulle droghe più equilibrato ed efficace.
“La legalizzazione delle droghe leggere restituirebbe più sicurezza ai cittadini eliminando alla radice lo spaccio di strada contro cui il Ministro cerca un rimedio efficace. Legalizzare significa sferrare un duro colpo al narcotraffico e sfoltire le aule dei tribunali” dichiara Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone.
Cosa accadrebbe alle mafie se ci fosse la legalizzazione? Quanto guadagnerebbe lo Stato dalla legalizzazione della cannabis? Quanto risparmierebbe non incarcerando in massa i consumatori? Quanti vedrebbero migliorate le proprie condizioni di salute grazie al consumo di sostanza controllate o al non ingresso nel circuito penale e penitenziario? Quanti processi in meno ci sarebbero e quanti poliziotti in più potremmo utilizzare per reprimere il crimine organizzato?
Anche l’allora Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti si era espresso a favore della legalizzazione, i cui benefici sarebbero evidenti per il nostro paese: lotta e contrasto alla criminalità organizzata, alla microcriminalità che vedrebbe drasticamente diminuire reati direttamente collegati al consumo di sostanze, tutela della salute ed introiti per le casse dello Stato (diretti, provenienti dalla tassazione, e indiretti provenienti dal recupero delle risorse attualmente spese per operazioni di polizia, per i tribunali e per i costi del sistema penitenziario, questi ultimi quantificabili in circa 1 miliardo di euro l’anno).
“In Italia ben conosciamo i risultati che porta l’inasprimento delle pene come politica di prevenzione del crimine – sotiene Patrizio Gonnella. Dal 2006 al 2014 è stata in vigore la Fini-Giovanardi che non portò nessun beneficio in termini di riduzione del traffico e del consumo di droghe ed ha invece riempì le carceri. Le persone detenute per violazione delle leggi sugli stupefacenti, storicamente negli ultimi anni intorno al 32-33% del totale della popolazione ristretta, erano arrivate ad essere il 41% del totale, cosa che aveva inciso sul sovraffollamento penitenziario, da cui era scaturita la condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattamenti inumani e degradanti. Dunque – conclude il Presidente di Antigone – la soluzione non va ricercata in pene più severe, ma in un cambio radicale di politiche, come hanno fatto alcuni stati americani, il Canada, il Portogallo e come anche altri stati europei stanno pensando di fare”.
La guerra alle droghe è fallita. L’Italia, sul solco delle esperienze di altri paesi, deve cambiare nettamente rotta. C’è bisogno di una rivoluzione pragmatica che lasci la morale fuori dal diritto.
Andrea Oleandri
Ufficio Stampa Associazione Antigone
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out-o-matic · 5 years
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La cannabis di Angela  Repubblica, 30 OTTOBRE 2019 Antiproibizionismo, la lezione di Merkel alle resistenze italiane: il suo partito e l’alleato conservatore, Csu, stanno prendendo in seria considerazione il progetto di legalizzare produzione, distribuzione e consumo di hashish e marijuana DI LUIGI MANCONI 1 COMMENTO CONDIVIDI L’ultima grande democristiana europea, Angela Merkel, il suo partito e l’alleato conservatore, Csu, stanno prendendo in seria considerazione il progetto di legalizzare produzione, distribuzione e consumo dei derivati della cannabis (hashish e marijuana). Questo mentre il primo ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, fa della legalizzazione di quelle sostanze uno dei punti principali del suo programma di governo. E mentre si prevede che, entro il 2024, nella metà degli stati americani il consumo a scopo ricreativo di hashish e marijuana non sarà più reato. E negli stati dove già vige la legalizzazione, il numero degli adolescenti che fa uso di cannabis si riduce costantemente. E in Italia? In Italia tutto tace, a parte la sacrosanta pervicacia e la saggia follia dei radicali. Oggi, nel nostro Paese, i derivati della cannabis, gestiti dalla criminalità si trovano in un regime di liberalizzazione perfetta. È questa, secondo i parametri dell’economia classica, la condizione del mercato: una molteplicità di esercizi commerciali, aperti giorno e notte, in un numero elevatissimo di strade e piazze di tutte le città, dove è possibile acquistare ogni tipo di sostanza da una rete articolata di fornitori. In altre parole, un mercato totalmente libero, ancorché illegale. L’antiproibizionismo vuole l’esatto opposto. Ovvero un sistema di regolamentazione pubblica di produzione, distribuzione e commercio della cannabis, sottoposto a un meccanismo di controlli, divieti e imposte, che sottragga l’attuale mercato al comando della criminalità organizzata. Si tratterebbe di un regime del tutto simile a quello applicato all’alcol e al tabacco. Nessuno, infatti, ha dato ancora risposta a una domanda semplice semplice: perché alcol e tabacco sono legali e regolarmente acquistabili e perché, invece, i derivati della cannabis sono fuorilegge? Tutto ciò partendo da un assunto: nessuno, ma proprio nessuno, degli antiproibizionisti ha mai affermato che la cannabis non fa male. Il suo abuso, particolarmente in età adolescenziale, può produrre danni significativi, seppure inferiori a quelli determinati dalle altre due sostanze. E se, dunque, si chiede la legalizzazione della cannabis, è perché si ritiene che la condizione di clandestinità ne incrementi la pericolosità. Per due ragioni. Perché costringe un numero esteso di persone a frequentare ambienti criminali, a entrare in rapporto con associazioni criminali, e a compiere atti criminali. E perché impedisce di controllare la composizione della sostanza e la percentuale di principio attivo. Si tratta di considerazioni razionali e di evidenze scientifiche, condivise da tossicologi e sociologi, da operatori della sicurezza e dell’ordine pubblico, da farmacologi e medici. La più autorevole conferma è venuta dall’allora capo della Procura nazionale antimafia, Franco Roberti, che, in due successivi rapporti annuali, invitò il legislatore ad affrontare il tema della legalizzazione. Ma, nonostante la crescita del numero e del prestigio di quanti si dichiarano favorevoli, i decisori pubblici esitano, traccheggiano, recalcitrano. E l’orientamento prevalente nell’attuale Parlamento sembra essere decisamente ostile. Questo rende ancora più importante la volontà espressa dalla Cdu tedesca e dalla sua leader. E, tuttavia, la cosa sorprende fino a un certo punto. Di fronte a un fenomeno che coinvolge così tanti cittadini e che corrisponde, come diceva Marco Pannella, “all’esercizio di una facoltà umana praticata a livello di massa”, si sceglie la via di un ponderato pragmatismo. Troppo ampio, quel fenomeno, e troppo connaturato all’indole umana per risolverlo con la repressione. Qui interviene, forse, anche un elemento religioso: l’ispirazione luterana dell’educazione e della cultura di Merkel e di molta politica tedesca non determina esclusivamente, come si ritiene con superficialità, un atteggiamento intransigente. Nelle teologie e nelle dottrine morali delle chiese cristiane (e specie in quella cattolica) si trova la teoria del male minore. L’idea, cioè, che se il male non può essere bandito dal consorzio umano, compito del cristiano e del politico cristiano è quello di ridurre i danni che può produrre. E questa considerazione si aggiunge alle altre di natura sociale, giuridica e criminologica, che rendono la proposta della legalizzazione ragionevolissima e concretissima. In ogni caso, come vuole qualsiasi approccio serio e scientifico, da sperimentare. Non così in Italia, dove la situazione sembra addirittura peggiorata rispetto al passato. Un quarto di secolo fa, il futuro presidente del Senato, Marcello Pera, scriveva con me appassionati articoli per la legalizzazione sul Sole24Ore; e Franco Debenedetti condivideva con altri intellettuali e parlamentari liberali (in primo luogo Antonio Martino) la medesima opzione. All’interno delle formazioni di sinistra, la componente antiproibizionista otteneva notevoli consensi. Oggi, tutte quelle posizioni sembrano aver perso vitalità e vivacità. Una volta constatato il fallimento di tutte le strategie proibizioniste e repressive, cosa si aspetta ancora per proporre con forza una svolta radicale? Cosa aspettano i liberali e i libertari, la sinistra e le sinistre (qualsiasi significato si attribuisca a quella categoria), i garantisti, gli uomini e le donne di fede e quelli di scienza e tutte le persone di buona volontà?
https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2019/10/30/news/la_cannabis_di_angela-239922532/?ref=RHPPTP-BH-I239771167-C12-P2-S2.4-T1
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No alla cannabis legale: società farmaceutiche e produttori di alcolici ecco chi c’è dietro
No alla cannabis legale: società farmaceutiche e produttori di alcolici ecco chi c’è dietro
No alla cannabis legale: società farmaceutiche e produttori di alcolici ecco chi c’è dietro
Potrebbe esserci più che un motivo “ideologico” dietro ai continui rinvii del Parlamento italiano delle proposte di legge di legalizzazione della cannabis, il cui dibattito è stato riacceso poche settimane fa dal Movimento 5 Stelle, che ha presentato una nuova proposta, e dalla campagna dei Radicali volta…
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dontresal · 6 years
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La Chiesa e la mafia | documentazione.info
di Raffaele Buscemi, 5 marzo 2015
“La lotta alla mafia ha bisogno di un maggiore coinvolgimento della Chiesa”. Lo ha detto il procuratore nazionale Franco Roberti che ha lanciato una stoccata molto forte alle gerarchie ecclesiastiche: “Sono convinto che la Chiesa potrebbe moltissimo contro le mafie e gran parte delle responsabilità le ha proprio la Chiesa perché per secoli non ha fatto niente”.…
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giuliocavalli · 7 years
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"Considerata troppo a lungo di Serie B": Roberti sulla mafia foggiana
"Considerata troppo a lungo di Serie B": Roberti sulla mafia foggiana Il procuratore parla di "difficoltà ad investigare" e spiega come i traffici di droga con l'Albania siano il legame da spezzare per disturbare i clan. Il Comune di Foggia - spiega - non si è costituito parte civile in un importante processo che si è recentemente celebrato contro i clan: "Un segnale estremamente negativo che va stigmatizzato" Il procuratore nazionale Antimafia lo dice senza giri di parole, il giorno dopo la strage di San Marco in Lamis: “La criminalità pugliese e in particolare questa efferatissima forma di criminalità foggiana, è stata considerata troppo a lungo una mafia di serie B“. Intervenendo nella trasmissione 6 su Radio 1, il magistrato ha spiegato che le faide tra clan nel Foggiano vanno avanti da 30 anni e “ci sono stati 300 omicidi, l’80% di questi è rimasto impunito”. Solo da gennaio ad oggi sono stati 17, ai quali bisogna aggiungere almeno 2 casi di lupara bianca, l’ultimo risalente allo scorso maggio quando è scomparso nel nulla Pasquale Notarangelo, nipote del presunto boss Angelo ‘Cintaridd, ammazzato nel gennaio 2015, e figlio di Onofrio, tra i primi caduti del 2017 nella guerra di Vieste. Roberti, inascoltato, aveva ribadito un concetto simile già ad aprile definendo “quarta mafia” quella foggiana. Il numero di omicidi irrisolti, spiega Roberti, “la dice lunga sulle difficoltà di investigare”. “Oggi lo scontro si è acceso attorno al traffico di stupefacenti, in particolare di droghe leggere dall’Albania. Un affare colossale che scatena gli appetiti dei clan e che investe, partendo dal foggiano, tutta la dorsale adriatica fino all’Europa. La mafia foggiana è una costola della camorra napoletana – ha spiegato il procuratore nazionale Antimafia – Negli ultimi tempi sono state rafforzate le strutture investigative sul territorio e credo che si procederà oltre. Ad aprile scorso è stata aperta una sezione del Ros a Foggia che mancava, la Procura distrettuale di Bari si prodiga moltissimo per coordinare le indagini”. Nelle prossime ore, il ministro degli Interni Marco Minniti presiderà il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza in Prefettura a Foggia e poi incontrerà i sindaci dei Comuni coinvolti nelle faide che stanno insanguinando il territorio. La prima risposta – secondo quanto trapela – sarà proprio il raddoppio della struttura investigativa Anticrimine. Del resto, anche la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, aveva spiegato come “nelle nostre missioni in varie zone d’Italia abbiamo registrato due criticità, una delle quali riguarda Foggia, dove ci è stato sottolineato il problema di immettere personale che abbia la capacità di leggere problematiche che prima non c’erano”. Investigatori ancora più numerosi – e specializzati – per contrastare l’escalation degli ultimi mesi. “Servono più presidi di polizia, più professionalità nelle forze di polizia. Bisogna mandare in quel territorio il meglio delle professionalità investigative, lo ha detto recentemente la presidente della Commissione Antimafia – ha ricordato Roberti a Radio 1 – e io lo condivido perché se questa è una priorità, è non c’è dubbio che il contrasto alla criminalità foggiana sia una priorità assoluta, allora bisogna mettere in campo il meglio delle risorse”. Allo stesso tempo, restano problemi strutturali. Come aveva spiegato ilfattoquotidiano.it a marzo, la Procura di Foggia, dove si fanno i salti mortali per star dietro ai delitti di mafia e a una microcriminalità diffusa, conta 18 sostituti procuratori e due aggiunti. Diciotto sostituti contro 28 clan criminali e circa 8-900 affiliati, secondo le stime del ministero dell’Interno risalenti alla primavera 2015. E invece dovrebbero essere in 22 a sorvegliare sulla Società foggiana e sulla mafia del Gargano. Quattro in meno, dunque, per controllare tutta la provincia più Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia, comuni che appartengono alla provincia BAT ma ricadono sotto la giurisdizione della procura foggiana. A conti fatti vuol dire circa 700mila persone, oltre a circa 30mila irregolari. E la Direzione distrettuale Antimafia è a Bari, oltre cento chilometri di distanza. “Naturalmente bisogna fare di più, anche sul piano della cooperazione internazionale per frenare i fiumi di droghe leggere che arrivano dall’Albania perché sono quelli che stanno scatenando la faida. Siamo andati in Albania nei mesi scorsi a chiedere cooperazione, abbiamo incontrato a Roma il Ministro degli Interni albanese che ha promesso maggiore collaborazione – ha aggiunto Roberti – Bisogna vincere l’omertà e per farlo bisogna creare una cultura della legalità che in quel territorio è ancora molto latente. Il Procuratore capo di Bari, Giuseppe Volpe, fa benissimo a invocare maggiore collaborazione da parte dei cittadini”. Nelle scorse ore, Daniela Marcone, foggiana e vice-presidente nazionale di Libera, ha parlato a ilfattoquotidiano.it di “nuova resistenza” della società civile, necessaria per sconfiggere i clan. E anche secondo il procuratore nazionale Antimafia “con il massimo sforzo da parte dello Stato, io sono convinto che arriverà anche la collaborazione dei cittadini perché senza collaborazione dei cittadini purtroppo non si va molto lontano”, ha concluso. Non prima di aver ricordato come nell’ultimo processo “importantissimo che si è celebrato a Foggia, condotto dalla Procura Distrettuale di Bari per una catena enorme di estorsioni, purtroppo non si è registrata la partecipazione della società civile. Il Comune di Foggia non si è nemmeno costituito parte civile del processo e questo è un segnale estremamente negativo che va stigmatizzato”.
Il procuratore parla di “difficoltà ad investigare” e spiega come i traffici di droga con l’Albania siano il legame da spezzare per disturbare i clan. Il Comune di Foggia – spiega – non si è costituito parte civile in un importante processo che si è recentemente celebrato contro i clan: “Un segnale estremamente negativo che va stigmatizzato” Il procuratore nazionale Antimafia lo dice senza giri…
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roma-sera-giornale · 2 years
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Il PD nel Caos per lo scandalo delle tessere false
Molto più della metà dei consiglieri regionali, intorno al 70-80%, non versa il contributo dovuto al partito. Io non darei la tessera a chi non dà il contributo, ma io sono uscito di scena, quindi deciderà la commissione".
In Campania si sono sospesi i congressi. È accaduto a Caserta, dove non potendo più nascondere l’imbroglio, si è fermato tutto. E persino Francesco Boccia, che era stato mandato come commissario regionale, ha dato le dimissioni. Sono molto indignato per quello che sta succedendo a Caserta e sono sicuro che il presidente della commissione regionale per il congresso Franco Roberti farà…
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toscanoirriverente · 5 years
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Il guaio del Csm non sono le correnti, ma Lotti. Maddai!
Fare dell'ex ministro (o del prossimo politico) il simbolo del male di un sistema in cui il male è invece altro, e sono i comportamenti dei magistrati, e non dei politici, è truccare le carte
Davanti all’intercettazione di Luca Lotti che dice del vicepresidente del Csm David Ermini “però qualche messaggio gli va dato forte”, mi piacerebbe poter esclamare, come una Francesca Cipriani qualsiasi al cospetto di Salvini: “Quella voce mi ha scombussolato”. Ma non va così, il circo mediatico è una ruota, e se sei caduto in basso come Lotti la tua voce fa schifo. Però qualcosa non quadra. Luca Lotti è un deputato, ed è anche come si sa un imputato, ma in una faccenda che nulla c’entra col Csm. E’ stato intercettato, intercettazione ambientale, mentre inopportunamente (certo) parlava con Palamara e altri di magistratura. L’intercettazione è pubblicata, ed è regolare che lo sia, anche se è del tutto inutile. Parlare con Palamara non è un reato, seppure il pg di Cassazione Riccardo Fuzio abbia detto che “si è determinato l’oggettivo risultato che la volontà di un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura”, eccetera. L’oggettivo sfugge un po’. Ma soprattutto, fare di Lotti (o del prossimo politico) il simbolo del male di un sistema in cui il male è invece altro, e sono i comportamenti dei magistrati, e non dei politici, è truccare le carte, è impedire la comprensione dei fatti. E quando l’ex procuratore nazionale antimafia e fresco europarlamentare del Pd Franco Roberti sentenzia che “ci troviamo di fronte a fatti gravissimi, che aprono una questione morale… che riguarda i magistrati ma anche la politica. A partire dal Pd”, è chiaro che la comprensione dei fatti è proprio poca. Se lo ricorda, Roberti, quel che diceva Caponnetto del Csm?
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lamilanomagazine · 2 years
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Le Trottoir Alla Darsena, il tempio del Giallo milanese con Michelle Vasseur e Giovanni Tarantino: conduce Laura Marinaro
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A Le Trottoir alla Darsena, il tempio del Giallo milanese che fu casa di Andrea Pinketts un grande giallo e un grande affresco della Napoli di oggi. MERCOLEDI’ 16 NOVEMBRE ospite di Michelle Vasseur e con la conduzione di Laura Marinaro ci sarà lo scrittore partenopeo GIOVANNI TARANTO  e il suo “Requiem sull’Ottava Nota” (Avagliano Editore). Appuntamento il 16 novembre ore 20.00 Le Trottoir A La Darsena Milano. Dopo La fiamma spezzata (Avagliano 2021), Taranto coinvolge i lettori in un’altra appassionante vicenda e svela i meccanismi dei clan. Con la Prefazione di Franco Roberti – Procuratore Nazionale Antimafia dal 2013 al 2017. Giovanni Taranto è giornalista specializzato in cronaca nera, giudiziaria, investigativa. Sue, alcune delle più importanti inchieste sulla camorra del Napoletano. Dal 2019 al 2021 ha presieduto l’Osservatorio permanente per la legalità oplontino. È stato tra i fondatori di Metropolis Network, dal 1995 al 2013 una delle realtà di punta del giornalismo in Campania. Come direttore di Metropolis TV, realizzando programmi con magistratura e associazioni antiracket, ha contribuito a svelare molti retroscena del crimine organizzato e della mafia del Vesuvio. Oggi è condirettore di «Social News», house organ di Auxilia Onlus, e tiene seminari di giornalismo in diversi atenei. Cintura nera 7° Dan di Taekwondo e 4° Dan di Hapkido, è Grand Master Unitam/Song Moo Kwan. Insegna arti marziali nella scuola pubblica, per l’autodifesa femminile e per il recupero dei minori a rischio. È un operativo del Gruppo di Fatto della sezione di Pompei dell’Associazione Nazionale Carabinieri. Con Avagliano editore ha pubblicato La fiamma spezzata (2021). Vive a Torre Annunziata. La trama: Siamo negli anni ’90. Camorra, mafia, estorsioni, droga e microcriminalità sono gli avversari quotidiani del capitano Giulio Mariani, romano de Roma, al comando di una compagnia dei Carabinieri nel Vesuviano. Pochi gli spiragli per la vita familiare. Pasqua è vicina. L’attività del racket si intensifica. Uno showroom viene devastato per costringere il titolare a pagare il pizzo. Gli scontri fra cosche per il controllo dello spaccio si inaspriscono. Un sedicenne, usato come sentinella da una delle “famiglie” rivali, rimane ferito gravemente in un raid. Mariani indaga, affiancato dal Nucleo Operativo, dalla Pm napoletana Clara Di Fiore, e dall’amico Gianluigi Alfano, nerista. Ai due casi si intrecciano omicidi irrisolti e nuovi scontri a fuoco. Ma un mistero complica le indagini. Mariani riceve dei pizzini anonimi, inizialmente incomprensibili. Il mittente sembra voler indicare ai Carabinieri i responsabili di episodi estorsivi, traffici di stupefacenti, boss e killer delle fazioni in guerra. C’è da fidarsi? Chi c’è dietro quelle soffiate? Qual è il suo vero interesse? Al capitano Mariani, l’onere di decifrare le criptiche indicazioni dell’enigmatico informatore e trovare prove concrete che le confermino. Per farlo, dovrà scavare nel ventre della città vecchia e confrontarsi con personaggi particolari, spesso inquietanti. Il tutto tentando di strappare il minorenne ferito e il suo fratellino a un destino segnato, al soldo della camorra. Sullo sfondo, la vita di caserma, le tradizioni pasquali, il folclore e la filosofia del Vesuviano.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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corallorosso · 5 years
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Europee 2019, la lezione di Salvini di Alberto Marzocchi a prima, bella notizia è che abbiamo votato. Finalmente. Alle spalle ci lasciamo una campagna elettorale di infimo livello in attesa che inizi la prossima. E visto che le urne non sono altro che un piccolo, catartico sospiro tra uno scontro politico e l’altro, sto già contando i minuti al primo “abbassiamo i toni”, segno imperituro che certifica l’avvio della caccia ai consensi. La seconda notizia, meno entusiasmante, è che a stracciare la concorrenza è stato il partito dell’astensione: quasi 22 milioni di italiani, cioè il 44% degli aventi diritto al voto. Un partito in salute, senza dubbio. ...Dall’altra parte, cosa troviamo? Ho sentito Nicola Zingaretti dire che siamo tornati al bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra. Giuro. Ma soprattutto vedo dirigenti, militanti ed elettori del Pd che festeggiano senza che abbiano nulla da festeggiare. Lo scorso 4 marzo, alla Camera, il Partito democratico, fermo al 18% e col peggior risultato della sua storia, aveva raccolto 6.134.000 preferenze. Oggi, mentre gioisce, ne ha registrate meno: 6.048.000. Questo nonostante la chiamata alle armi, nonostante un segretario in carne e ossa, nonostante il sostegno di Mdp-Articolo uno, nonostante l’appoggio di una personalità influente come Laura Boldrini, nonostante la mobilitazione di scrittori e intellettuali per il voto utile, nonostante l’aver pescato nella società civile (Pietro Bartolo, Roberto Battiston), tra i sindaci “arancioni” (Giuliano Pisapia) e nella magistratura (Franco Roberti). La questione, in realtà, è molto semplice: il Pd ha governato il Paese con politiche di destra (Jobs Act, articolo 18, patto del Nazareno, decreto Minniti, favori a banche, autostrade e tabacchi ecc.ecc.) inseguendo la destra. Gli elettori, che non sono stupidi, quando se ne accorgono scelgono quelli più autentici. Cioè chi di destra lo è e lo sostiene con convinzione. Con Zingaretti è cambiato qualcosa? Assolutamente no (e ne ho già scritto). E tanto per cambiare, poco prima del voto, Matteo Renzi ha ribadito che bisogna guardare al centro, ai moderati, e non a sinistra. Un Pd, dunque, che continua a inseguire la destra, che non ha uno straccio di proposta, uno, e che si aggrappa a striscioni sui balconi e a persone travestite da Zorro alle finestre, è destinato a fallire. O è già fallito, dipende dai punti di vista.
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paoloxl · 5 years
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Nicola Zingaretti era atteso ieri pomeriggio al teatro Sannazaro di Napoli per l’apertura della campagna elettorale per le europee, doveva essere un nuovo inizio per il Pd in una città dove i consensi sono precipitati negli ultimi anni. Il neo segretario, però, è stato costretto a entrare dall’ingresso secondario per non incrociare una ventina di disoccupati del movimento 7 novembre.
Disoccupati caricati dalla polizia al punto da spedire un uomo di 57 anni in ospedale con testa e naso rotto, almeno altri 3 i feriti. Pomeriggio piovoso, i manifestanti stazione all’ingresso del teatro, urlano «vergogna» ai politici mentre cercano di riparasi dagli scrosci. Un ragazzo decide di utilizzare uno dei manifesti del Pd per coprirsi la testa dalla pioggia, un sostenitore dem lo affronta, volano insulti e schiaffi, la polizia tira fuori i manganelli e usa la mano pesante. «Fanno una campana elettorale usando lo slogan “più lavoro e meno odio” ma non hanno nemmeno il coraggio di ascoltare i disoccupati. Eravamo al Sannazzaro per contestare l’ennesima passerella di chi ha distrutto il paese», hanno poi spiegato dal movimento 7 novembre.
In sala c’era Franco Roberti, assessore regionale alla Sicurezza e capolista Pd nella circoscrizione Sud per le europee, annunciata anche la partecipazione del governatore Vincenzo De Luca. L’ex sindaco di Salerno al congresso aveva sostenuto Maurizio Martina ma, un secondo dopo la sconfitta, era corso ad accreditarsi con Zingaretti. La presenza del governatore è stata uno dei pull factor, gli aderenti al movimento 7 novembre lo inseguono da mesi: «La regione rifiuta qualsiasi interlocuzione – spiegano – perché troppo occupata a fare la prossima campagna per la rielezione di De Luca e il Pd nazionale prosegue con gli stessi atteggiamenti che aveva quando il segretario era Matteo Renzi».
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Legalizzare la cannabis per sconfiggere i clan
Legalizzare la cannabis per sconfiggere i clan
Il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti Legalizzare la cannabis per sconfiggere i clan Abbiamo chiesto al Parlamento e al Governo una scelta che non si può eludere: o si mettono in campo tutte le risorse per combattere il traffico di droghe leggere, o diamo allo Stato il monopolio della produzione e vendita delle droghe leggere, senza per questo far venir meno il disvalore morale di chi…
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