Tumgik
#Gaetano Lucchese
gaetanosdenver · 1 year
Photo
Tumblr media
Investigations conducted by U.S. government agencies in the 1950s and ’60s revealed that the structure of the American Mafia was similar to that of its Sicilian prototype. (In the United States, the organization had adopted the name Cosa Nostra [Italian: “Our Affair”].) From the 1950s, Mafia operations were conducted by some 24 groups, or “families,” throughout the country. In most cities where syndicated crime operated, there was one family, but in New York City there were five: Gambino, Genovese, Lucchese, Colombo, and Bonanno. The heads of the most powerful families made up a commission whose main function was judicial. At the head of each family was a “boss,” or “don,” whose authority could be challenged only by the commission. (at Gaetano's Restaurant) https://www.instagram.com/p/CpaxmVkPJhc/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
i-speak-sicilian · 7 years
Video
youtube
The poor man doesn’t know anymore what to do 
To get by and make a living
He has neither skills nor talents and no money
He gets up early every morning
Before the sun comes up
He looks for a job in order to earn some little money
And after a long day of job-hunting
He goes back home with a heavy heart
Filled with thoughts
with teary eyes he says to his wife
That not even today can we eat
While there’s plenty of people
Very rich and full of money
That doesn’t know anymore what to do with it
They waste new clothes 
And a lot of good food that it’s still ok to eat
And they’re so fat that they are about to explode
But nobody realises
That we are skin and bone and almost about to melt
Ah, if there were people with a good heart
And a government able to rule
Not even the dogs would be on an empty stomach
and with no bread to eat
9 notes · View notes
respektnloyalty9 · 3 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Giuseppe Graviano - City of Palermo (Brancaccio)(Brancaccio-Ciaculli Mnadamento) - Mafia Siciliana
Is an Italian mafioso from the Brancaccio quarter in Palermo. He is currently serving several life sentences.
He and his three brothers became members of the Sicilian Mafia Commission for the Brancaccio-Ciaculli mandamento, substituting Giuseppe Lucchese who was in prison.
Graviano was among Mafia bosses linked with the murders of the Antimafia judges Giovanni Falcone in the Capaci bombing and Paolo Borsellino in the Via D'Amelio bombing.
The Graviano brothers, including the eldest one Benedetto Graviano were seen as the organizers of the operation, in particular to select the men who would carry out the bombings 
Giuseppe and Filippo Graviano ordered the murder of the Antimafia priest Pino Puglisi on September 15, 1993. Puglisi was the pastor of San Gaetano’s Parish in the rough Palermo neighborhood of Brancaccio, and spoke out against the Mafia.One of the hitmen who killed Puglisi, Salvatore Grigoli, later confessed and revealed the priest’s last words as his killers approached: "I've been expecting you."
ESPAÑOL
Es un mafioso italiano del barrio Brancaccio de Palermo. Actualmente cumple varias cadenas perpetuas.
 Él y sus tres hermanos se convirtieron en miembros de la Comisión de la Mafia Siciliana para el mandamento Brancaccio-Ciaculli, en sustitución de Giuseppe Lucchese que estaba en prisión.
 Graviano estaba entre los jefes de la mafia vinculados con los asesinatos de los jueces de Antimafia Giovanni Falcone en el atentado de Capaci y Paolo Borsellino en el atentado de Via D'Amelio.
 Los hermanos Graviano, incluido el mayor Benedetto Graviano, fueron vistos como los organizadores de la operación, en particular para seleccionar a los hombres que llevarían a cabo los atentados.
1 note · View note
mafiamadness · 2 years
Text
Lucchese Crime Family
The Lucchese crime family was created in the early 1920s by Gaetano Reina and is one of the Five Families of the New York American Mafia. Under Tommy Gagliano's leadership, the family was peaceful from the 1930s through the 1950s, and the family operated in the Bronx, Manhattan, and New Jersey. Tommy Lucchese became the family's boss in 1951, and it grew to be one of the Council's most powerful families, siding with the Gambino crime family to rule New York City's crime. The family stole $6 million in cash and jewellery from the German terminal at JFK International Airport in 1978.
Tumblr media
0 notes
Photo
Tumblr media
Nuovo post su https://is.gd/xKgUEY
Nardò: quando la città era celebrata in versi e i poeti erano Agitati ...
di Armando Polito
L’importanza di una città si misura attualmente più dalle iniziative di carattere economico che essa è in grado di prendere e, per lo più, visti i risultati, anche quelle culturali, pubbliche o private sono soggette alle prime, in ultima analisi non a favore della conoscenza, ma del profitto, per giunta di pochi; e per quelle pubbliche resta quanto meno il sospetto che il popolare, per non dire godereccio,  serva solo da comodo alibi per coltivare il consenso, nella più bieca applicazione dell’antico panem et circenses. D’altra parte nell’immaginario collettivo qualsiasi circolo culturale continua ad apparire come un ambiente esclusivo più che inclusivo,  come una nicchia elitaria. Le accademie, per entrare nello specifico, non nascono certo oggi e, comunque,  costituiscono la spia principale della vivacità culturale di una comunità, anche quando il loro nome non sembra essere indizio di serietà (un esempio pugliese: L’Accademia del lampascione di San Severo). La soluzione è facilmente intuibile: favorire un punto d’incontro tra un'”intellettualità” sovente schizzinosa, gelosa e narcisistica (quando non supponente) e una “popolarità” forse anche superficiale, ma per il cui innalzamento culturale si fa sempre meno, e non solo per colpa dell'”intellettualità” di prima.
Sotto questo punto di vista non saprei dire come Nardò stia messa oggi, ma mi piace ricordare con una punta d’amarezza da laudator temporis acti la sua situazione nel XVIII secolo.
Già agli inizi del precedente  il duca Belisario Acquaviva d’Aragona vi aveva fondato l’Accademia del Lauro e dopo la sua estinzione per iniziativa del vescovo Cesare Bovio nacque l’Accademia degli Infimi, che prosperò fino alla fine del secolo XVII.
Il post di oggi è ambientato nel secolo XVIII (più precisamente nel 1721), quando, per iniziativa della duchessa Maria Spinelli, nacque l’Accademia degli Agitati. Essa raggiunse l’apice della fioritura e della fama nel 1725, grazie al patrocinio di Cesare Michelangelo d’Avalos d’Aquino d’Aragona, marchese di Pescara e del Vasto. Egli ne fu principe perpetuo col nome di Infaticabile, Console fu Francesco Antonio Delfino, soci furono Giovanni Giuseppe Gironda marchese di Canneto col nome di Audace, l’abate Girolamo Bados col nome di Ravveduto, Giuseppe Salzano de Luna col nome di Luminoso, Scipione di Tarsia Incuria col nome di Ardito, Domenico Parisi col nome di Intrattabile e Mattia de Pandis col nome di Nadisco.
Una rapida scorsa ai nomi (quelli originali) nonché ai titoli fa capire come non ci fosse un legame diretto tra la maggior parte dei personaggi citati e Nardò, fatta eccezione, forse, per Francesco Antonio Delfino, Domenico Parisi e Mattia de Pandis, i cui cognomi erano diffusi a Nardò in quel tempo (quelli degli gli ultimi due ancora oggi). Paradossalmente, però, c’è da dire che il loro interesse per Nardò non era certo casuale e, da qualsiasi sentimento fosse dettato, esso era una prova della considerazione, anche politica,  di cui la città godeva. Se il rapporto tra Maria Spinelli di Tarsia e Nardò (e, per via di una probabile parentela con lei anche quello di Scipione di Tarsia Incuria, casato diffuso a Conversano), era scontato e si intrecciava pure con la sua storia pregressa (la duchessa era moglie di Giulio Antonio IV Acquaviva, undicesimo duca di Nardò e ventitreesimo conte di Conversano), quello degli altri esige un discorso più lungo. Comincio da Cesare Michelangelo d’Avalos d’Aquino d’Aragona (1667-1729), feldmaresciallo, oltre che principe del Sacro Romano Impero, con una collezione impressionante di ulteriori titoli nobiliari. DI seguito il suo ritratto (tavola tratta da Domenico Antonio Parrino, Teatro eroico, e politico dei governi de’ vicere del regno di Napoli dal tempo del re Ferdinando il Cattolico fino al presente, Parrino e Mutii, Napoli, 1692), un tallero del 1706 (immagine tratta da Simonluca Perfetto, Demanialità, feudalità e sede di zecca. Le monete a nome di Don Cesare Michelangelo d’Avalos per i marchesati di Pescara e del Vasto,  Vastophil, Vasto, 2012), in questo caso moneta di ostentazione, cioè di rappresentanza, poco più che una medaglia, che gli Asburgo gli avevano concesso di coniare dal 1704, quando si trovava in esilio a Vienna, e una medaglia del 1708 (immagine tratta da  http://www.tuttonumismatica.com/topic/3960-medaglia-di-cesare-michelangelo-davalos/).
Al dritto: busto di Cesare Michelangelo con parrucca, corazza e tosone d’oro al collo; legenda: CAES(AR)  DAVALOS DE AQUINO DE ARAG(ONIA)  MAR(CHIO)  PIS(CARAE) ET VASTI D(UX) G(ENERALIS) S(ACRI) R(OMANI) I(MPERII) PR (INCEPS) [Cesare d’Avalos d’Aquino d’Aragona marchese di Pescara e duca di Vasto principe generale del Sacro Romano Impero).
Al rovescio: stemma familiare con legenda: DOMINUS REGIT ME ANNO 1706 [Il signore mi guida anno 1706)
Al dritto: due fasci di spighe di grano legate da nastri svolazzanti, sui quali si legge: FINIUNT PARITER RENOVANTQUE LABORES [Le fatiche allo stesso modo finiscono e ricominciano] su quello di sinistra e SERVARI ET SERVARE MEUM EST [È cosa mia essere rispettato e rispettare] su quello di destra. Entrambi i motti fanno parte della storia del casato per la linea maschile e per quella femminile1.
Non è dato sapere quale motivo più o meno recondito rese Cesare Michelangelo mecenate a favore di Nardò, ma è certo che ben poco si sarebbe saputo dell’Accademia degli Agitati (come successo per tante altre della cui produzione poco o nulla fu pubblicato) senza la Compendiosa spiegazione dell’impresa, motto, e nome accademico del Serenissimo Cesare Michel’Angelo d’Avalos d’Aquino d’Aragona che Giovanni Giuseppe Gironda, come s’è detto, uno dei soci, pubblicò per i tipi di Felice Mosca a Napoli nel 1725 (integralmente leggibile in https://books.google.it/books?id=o3peAAAAcAAJ&pg=PA6&dq=compendiosa+spiegazione+michelangelo+D%27AVALOS&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwic9Z6L7_zkAhULjqQKHfTPDbgQ6AEIKDAA#v=onepage&q=compendiosa%20spiegazione%20michelangelo%20D’AVALOS&f=false).
Giovanni Giuseppe, figlio di Alfonso, fu il quarto marchese di Canneto dal 1708 (feudo ceduto nel 1720 alla famiglia Nicolai, mantenendone però il titolo), Patrizio di Bari, primo Principe di Canneto dal 1732.
Il volume ospita un nutrito numero di componimenti dei soci che ho citato all’inizio ed a breve leggeremo quelli in cui compare espressamente il nome di Nardò. Prima, però, intendo dire qualcosa sui soci fin qui trascurati. Girolamo Bados potrebbe essere colui che ebbe una controversia col lucchese Alessandro Pompeo Berti (1686-1752), che ne lascio memoria in Se fosse maggior dignità il Consolato,o la Dittatura nella Repubblica Romana. Controversia col Sig. Abate Girolamo Bados, opera manoscritta di cui è notizia in Giammaria Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia, Bossini, Brescia, 1760, v. II, p. II, p. 1038. Per Giuseppe Salzano de Luna (nel volume del Gironda è detto Cavaliere) null’altro posso ipotizzare se non l’appartenenza a quel casato napoletano. Nello stesso volume Domenico Parisi appare col titolo di Segretario di S. A. e Francesco Antonio Delfino come abate.
Siamo giunti, finalmente, alle poesie dedicate a Nardò, tutte del Gironda: cinque in lingua latina [quattro in distici elegiaci (nn. 1, 2, 3 e 5), una in strofe alcaiche (n. 4)] ed una in italiano (un sonetto, n. 6), rispettivamente alle pp. 64-66, 66-67, 67-68, 71-73, 74 e 75. Una nota filologica preliminare: del toponimo la forma adottata è, come vedremo, Neritos, con il derivato aggettivo Neritius/a/um, il quale, nel latino classico significa di Nerito (monte di Itaca citato da Omero).
Appare evidente l’ipotesi, a quel tempo dominante2, di un legame tra Ulisse  e Nardò, ipotesi durata a lungo ma poi abbandonata a favore della derivazione del toponimo da una radice indoeuropea nar che significa acqua. Nella trascrizione ho rispettato il testo originale, comprese le iniziali maiuscole e la punteggiatura, mentre nella traduzione, che mi sono sforzato di rendere quanto più letterale possibile (rispettando anche la corrispondenza del verso, tuttavia senza la velleità di fornire una traduzione poetica), ho fatto prevalere l’uso moderno. Per quanto riguarda le note di commento non mi illudo che esse (in particolare quelle con riferimenti alla mitologia) suscitino curiosità nel giovane lettore, ma non dispero che risveglino qualche ricordo, non necessariamente gradito se ha frequentato il liceo classico …,  in chi, più o meno, ha la mia stessa età.
1) (pp. 64-66)
2) ( pp. 66-67)
3) (pp. 67-68)
4) (pp. 71-73)
5) (p. 74)
  6) (p.75)
___________
1 Finiunt pariter renovantque labores era stato già il motto dell’Accademia dei Pellegrini fondata a Venezia nel 1550 (Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica  da S. Pietro sino ai nostri giorni, Tipografia Emiliana, Venezia, 1858, v. XCI, p. 348 alla voce Venezia), ma esso nello stesso periodo risulta confezionato da Paolo Giovio (1483 circa-1552) secondo quanto si legge nel Dialogo dell’Imprese militari di Monsignor Paolo Giovio Vescovo di Nucera uscito postumo per i tipi di Antonio Barre a Roma nel 1555. Dall’edizione uscita per i tipi di Guglielmo Roviglio a Lione nel 1559 alle p. 103-104 si legge: Hora queste spighe del signor Theodoro mi riducono à memoria l’impresa, ch’io feci al Signor Marchese del Vasto, quando dopò la morte del Signore Antonio da Leva fù creato Capitan Generale di Carlo Quinto Imperatore; dicendo egli , che à pena eran finite le fatiche , ch’egli aveva durate per esser Capitano della fanteria, ch’egli era nata materia di maggior travaglio; essendo vero, che ‘Generale tiene soverchio peso sopra le spalle: gli feci dunque in conformità del suo pensiero, due covoni di spighe di grano maturo con un motto, che girava le barde e le fimbrie della sopravvesta, e circondava l’impresa nello stendardo; il qual motto diceva FINIUNT PARITER RENOVANTQUE LABORES ; vol end’io isprimere, che à pena era raccolto il grano, che nasceva occasion necessaria di seminarlo per un’altra messe, e veniva à rinovar le fatiche de gli aratori. E tanto più conviene al soggetto del Signor Marchese, quanto che i manipoli delle spighe del grano furono già gloriosa impresa guadagnata in battaglia da Don Roderigo Davalos bisavolo suo, gran contestabile di Castiglia. E a p. 102 compare l’immagine seguente.
Lo stesso Bovio risulta essere il creatore pure di Servari et servare meum est. AlLe pp. 100-101 della stessa opera si legge: E poi che siamo entrati nelle donne, ve ne dirò un’altra [impresa], ch’io feci all’elegantissima Signora Marchesa del Vasto Donna Maria d’Aragona, dicendo essa, che sì come teneva singolar conto dell’honor della pudicitia, non solamente la voleva confermare con la persona sua, ma anchora haver cura,che le sue donne, donzelle e maritare per istracuraggine non la perdessero. E perciò teneva una disciplina nella casa molto proportionata à levare ogni occasione d’huomini e di donne, che potessero pensare di macchiarsi l’honor dell’honestà. E così le feci l’impresa che voi avete vista nell’atrio del Museo, la quale è due mazzi di miglio maturo legato l’uno all’altro, con un motto, che diceva:SERVARI ET SERVARE MEUM EST, perche il miglio di natura sua, non solamente conserva se stesso da corruttione, ma anchora mantiene l’altre cose,che gli stanno appresso, che non si corrompano, sì com’è il reubarbaRo e la Canfora, le quali cose pretiose si tengono nelle scatole piene di miglio, alle botteghe de gli speciali, accio ch’elle non si guatino.
E a corredo a p. 100 la relativa immagine.
0 notes
lonelinessfollowsme · 7 years
Photo
Tumblr media
Gaetano Lucchese, aka Three Fingers, joined the Reina gang at a young age. It's alleged that the gang ruled The Bronx during WWI. A shop accident took some of his fingers, but it wasn't a topic that received much discussion. Interestingly, Lucchese rose to high levels in conjunction with The Gambino Family, certainly involved with criminal activity, but he never spent a day incarcerated. Source: Cosa Nostra by Massimo Picozzi
2 notes · View notes
vesuvianonews-blog · 5 years
Text
“Il Sud Conta”: in occasione dell’evento promosso dal “Napoli Club Cercola Partenopea”, il Comitato “G. Salvemini” denuncerà il tentativo di “furto con destrezza” esercitato dal Nord ai danni del Sud
Nell’ambito della festa promossa dal “Napoli Club Cercola Partenopea” per festeggiare il suo secondo anno di vita, i curatori dell’evento hanno invitato l’attivista civico Lucchese Salvatore ad illustrare i contenuti e le finalità del Comitato meridionalista dell’area vesuviana “Gaetano Salvemini” – Il Sud Conta.
L’intervento di Lucchese evidenzierà la necessità di costruire una mobilitazione…
View On WordPress
0 notes
j2bestblog · 5 years
Text
Un entraîneur italien suspendu 5 mois pour un coup de tête
Un entraîneur italien suspendu 5 mois pour un coup de tête
[ad_1]
Le coup de boule façon Zizou, c’est outdated.
Giancarlo Favarin, l’entraîneur de Lucchese (Serie C), est du genre à tirer les marrons du feu quand ça dégénère. Avait-il un vieux compte à régler avec Gaetano Mancino ? Toujours est-il que le bouillant chauve a complètement pété les plombs le week-end dernier en assénant un violent coup de tête en pleine face de l’entraîneur assistant…
View On WordPress
0 notes
gaetanosdenver · 1 year
Photo
Tumblr media
Charles "Lucky" Luciano was an Italian-American mobster, considered the founder and father of organized crime in America and the most powerful Mafia boss of all time. Luciano split power between the Five Families - Bonanno, Colombo, Gambino, Genovese, and Lucchese - in a power-sharing arrangement known as The Commission to avoid the type of bloody wars he fought to put himself into power. #TheBoss #MafiaHistory #LuckyLuciano #Powerhouse #TheCommisson (at Gaetano's Restaurant) https://www.instagram.com/p/Co2vnorPIsC/?igshid=NGJjMDIxMWI=
0 notes
kenzymirror · 5 years
Text
Italian football manager slapped with five-month ban for violent headbutt on rival team’s coach in Serie C
Italian football manager slapped with five-month ban for violent headbutt on rival team’s coach in Serie C
An Italian football manager has been banned for five months for violently headbutting a member of the opposing team’s staff.
Giancarlo Favarin also told one of his players to break an opponent’s leg.
Giancarlo Favarin headbutting an opposing coach
Shocking footage of the incident shows the boss of Serie C side Lucchese launch the vicious attack on Gaetano Mancino, assistant coach of Alessandria,…
View On WordPress
0 notes
Ecco le sentenze del Giudice Sportivo del dopo Lucca: Favarin squalificato fino al 30/06/2019, 2 turni a Mancino, un turno anche a D'Agostino
La follia finale di Lucca, lascia uno strascico pesante. Se si attendeva una squalifica pesante per Favarin, reo di aver culminato la rissa con una testata a Mancino, non ci si attendeva una squalifica anche per Mister D'Agostino, fermato per un turno. 2 Turni invece per Mancino, il quale oltre il danno, viene beffato da questa sanzione. Dalle determinazioni del Giudice Sportivo, si può notare che il tecnico dei toscani ha anche invitato un suo giocatore a "spaccare le gambe" ad un avversario. Ecco le motivazioni del Giudice Sportivo: Giancarlo Favarin (Allenatore Lucchese): squalifica fino al 30/06/2019 "Per   aver   proferito   durante   la   gara   espressioni   blasfeme; per  aver invitato   un   proprio calciatore  a "spaccare  le  gambe"  ad  un  avversario; allontanato  dall'arbitro  iniziava  una polemica  verbale  con un tesserato  della  squadra  avversaria  al  culmine  della  quale  colpiva quest'ultimo con una violenta testata al volto facendolo cadere a terra." (Testo integrale del Comunicato del Giudice Sportivo. Gaetano Mancino (Allenatore in seconda Alessandria), squalifica per 2 turni "Per  comportamento  offensivo  e  provocatorio  verso  l'allenatore  della squadra  avversaria durante la gara." (Testo integrale del Comunicato del Giudice Sportivo). Gaetano D'Agostino (Allenatore Alessandria) un tuno di squalifica "Per aver proferito durante la gara espressioni blasfeme." (Testo integrale del Comunicato del Giudice Sportivo) http://dlvr.it/QxhNdD
0 notes
gardanotizie · 5 years
Text
Portare un po’ di paesaggio della Valpolicella con i suoi terrazzamenti vitati a Sirmione, località turistica bresciana tra le più belle del basso Garda: questa l’intenzione di  Cantina Valpolicella Negrar che oggi, sabato 26 gennaio 2019, alla presenza delle autorità, ha festeggiato l’inaugurazione dell’innovativo Domìni Veneti wine shop, in via Todeschino 100, il primo per la cantina fuori dalla provincia di Verona, dopo le enoteche presenti a Negrar e a Cavaion (Vr).
Un’immersione simbolica tra i vigneti e i profumi della Valpolicella. Il wine shop Domìni Veneti di Sirmione, è stato ideato con l’idea di avvicinare il pubblico ai vini e al tipico paesaggio terrazzato delle colline in Valpolicella attraverso una precisa scelta di materiali, colori e design dei mobili e la suddivisione sinuosa degli spazi interni che richiamano il contesto paesaggistico degli oltre 700 ettari di vigneto di proprietà dei 230 soci della cantina, dislocati nella maggior parte nelle colline della Valpolicella classica. Il locale, comprende anche un’area dedicata agli eventi che saranno proposti periodicamente e che non mancheranno di coinvolgere i pubblici più diversi (ulteriori info http://www.dominiveneti.it).
A Sirmione i vini rossi della Valpolicella sono molto apprezzati. “Sirmione è una bellissima cittadina termale visitata da molti turisti attratti dalla sua bellezza naturale e dalle sue memorie storiche ed è abitata da persone che amano i vini rossi della Valpolicella, per questo abbiamo deciso di aprire qui il nostro primo punto vendita fuori dalla provincia di Verona, che rappresenta l’inizio di un progetto di espansione per arrivare direttamente ai consumatori. Quello della filiera corta, infatti, è un sistema di vendita in cui crediamo fortemente”, spiega Daniele Accordini, dg ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar.
Alle origini del nome Amarone. All’interno del Domìni Veneti wine shop di Sirmione, i visitatori potranno conoscere anche la storia della cantina, che ha appena festeggiato i suoi 85 anni di storia e tra i cui primati annovera il battesimo del nome Amarone, avvenuto negli anni ‘30 del secolo scorso nella bottaia di Villa Mosconi ad Arbizzano, frazione di Negrar, sede in quegli anni di Cantina Sociale Valpolicella. A quel tempo, avvenne infatti che il cantiniere Adelino Lucchese si accorgesse di aver lasciato fermentare troppo a lungo una botte di Recioto, il vino rosso passito allora più importante della Valpolicella. Il direttore del tempo, Gaetano Dall’Ora, non lo rimproverò perché si rese conto di avere nel bicchiere, invece che un “Recioto andato in amaro” un grande “Amarone”. Avvenne così, anche per la felice intuizione di un bravo enologo come Dall’Ora, di come stavano cambiando i vini della Valpolicella e il gusto dei loro estimatori, la nascita del nome Amarone, imbottigliato per la prima volta dalla cantina nel 1939 con l’etichetta Amarone Extra della Valpolicella (la bottiglia è visibile nel tour ideato per i visitatori, su prenotazione) dicitura che, per circa trent’anni, fu usata solo da Cantina Valpolicella Negrar.
      Sbarca a Sirmione la Cantina Valpolicella Negrar coniatrice, nel secolo scorso, del nome “Amarone” Portare un po’ di paesaggio della Valpolicella con i suoi terrazzamenti vitati a Sirmione, località turistica bresciana tra le più belle del basso Garda: questa l’intenzione di  …
0 notes
Photo
Tumblr media
Bar Ristorante Pizzeria ONE PENNY Lucca Storica pizzeria Lucchese. Aperta fino a tardi notte (02.00). Ampia scelta di Pizze e Birre. Pizze enormi fra le più mai viste. Fine e croccante la consistenza. Se vi piace la pizza "bassa" è sicuramente fra le migliori della nostra provincia. 👉 Bar Ristorante Pizzeria ONE PENNY Lucca 🎯 Pizzeria 💶 12 - 15 € 🚗 Via Gaetano Luporini 732 ☎️ 0583 419405 🍷 (presso Bar Ristorante Pizzeria ONE PENNY) https://www.instagram.com/riccardofranchini_food_spirit/p/CZQOjaNKivU/?utm_medium=tumblr
0 notes
regencyresource · 6 years
Note
please, satisfy my curiosity by telling if there is any backstory to your character thomas' name...
YES ! I LOVE GETTING QUESTIONS ABOUT MY MUSES ! i mean…i don’t know how interesting any are but i had a few reasons [ whoops, i rambled…as if that’s surprising ]. 
ONE — religious imagery and catholicism. despite their…dealings, the lucchese family - like many in the mafia - were/are still heavily catholic and have faith in god, often given their sicilian roots, even if the church doesn’t openly welcome them [ nowadays ]. thomas had a brother. a fraternal twin brother. thomas [ the first-born ] and his brother were named after two of the twelve apostles. the name “thomas”, taken from thomas the apostle [ who is informally referred to as “doubting thomas” ], is derived from aramaic spelling meaning…“twin” and from other sources “brother”. his brother [ the younger twin ] was named james, after the son of alphaeus [ whom was labelled “the minor”, “the little”, “the lesser”, or “the younger” ]. the name means “supplanter” - which is a nod to the fact that while thomas would be groomed to take over the crime family, james [ who came to be known as “jimmy” ] would be next in line. i think there’s some interesting…parallels between the fact the apostles were ‘hand-picked by jesus to carry on god’s mission’ — and how the mafia itself is some sort of ‘religion’ with its leader and codes and morals, how in turn the lucchese sons were named and might be seen as tokens to that mission, how thomas now kind of considers himself a ‘god’, etc. 
TWO — mafia history. thomas is, in theory, part of the…actual lucchese family that gave it’s name to the real lucchese crime family [ though the actual don/boss hasn’t been a lucchese for decades ]. i won’t pretend that “thomas” isn’t a common name — many mobsters over past decades were named thomas [ or some form ] and the name pops up frequently in mafia history, particularly in the lucchese crime family [ especially around the twenties ]. there was a tommaso gagliano and a gaetano lucchese…whom later came to call himself thomas “tommy” lucchese — and the latter served as influence for thomas’ great-grandfather [ who went by the same name, though was instead born in 1902 in sicily, a founding mafia member and boss ]. also in my verse, the lucchese family has mostly stayed within the lucchese name itself, bar when tommy’s grandfather was murdered in the late fifties and it was a decade or two before tommy’s father took hold of it once more. 
THREE — preferred arms. the byname “tommy”, as his preferred denomination, is mostly a nod to the “thompson machine gun” aka. the “tommy gun” [ a signature weapon during the prohibition area/heavily associated with the mafia and crime syndicates, you’d probably recognise it from some of the classic mobster films ]. people mostly took to calling him “tommy” because ‘gun nut’ thomas is…relatively ‘archaic’ in his beliefs, morals and choice of arms. in 1939, time magazine said “the thompson is the deadliest weapon, pound for pound, ever devised by man” — and i think thomas quite likes this comparison/considering himself on par with being the ‘deadliest’ [ even if it isn’t true ]…HE HAS AN INFLATED EGO, what else can i say. the fully-automatic thompsons are no longer produced, though he’s acquired and inherited a selection of them…often at a hefty price. the thompson M1A1 submachine gun is one of his favoured weapons, he could go on about its craftsmanship for hours, despite the weapon being impractical and heavy as hell. 
standing by the principle that “the mafia comes before blood and god”, like his name — thomas is meant to epitomise the rise of the stereotypical mobster from history, albeit in the pressures/limitations of a modern setting. thomas’ name and byname are both…directly related to his great-grandfather and in turn, his idol — and in some ways, is trying to be the man himself or hark back to the twenties-era mafia…which he sees as the epitome of the cosa nostra. thomas revels in drawing comparisons between himself and his late relative, given he was a founding mafia member — praises him with frequency even though he didn’t know the man. after his brother’s death and what happened with his father…thomas has had some grand ideas about what…direction the mafia might take, in frantic desperation trying to restore honor [ in his mind lost by his fathers actions/failings as a don ] to the lucchese name — and to himself, given his young age in contrast to the other existing mafia bosses active/slights that have been cast his way as a result. presently, his biggest…aim is restoring “the commission” of the five families and surrounding areas [ namely chicago ] that was dissolved decades ago — with him as the “boss of all bosses”…and re-securing the mafia’s dwindling influence/presence in present-day america. 
— MM, I’LL STOP TALKING NOW !
0 notes
charsdaoz · 7 years
Photo
Tumblr media
⟨ ❝ G I U L I E T T A L U C C H E S E ❞
LA BIOGRAFIA;
É de conhecimento comum que a vinda de italianos à América criaria um choque de culturas, sentimentos nacionalistas e até mesmo na culinária – nesse ponto, os Estados Unidos foram bem influenciados. Com os Lucchese, não foi diferente, mas eles transformaram New York – a cidade que chamariam de lar durante o século XX e o subsequente – em seu parque de diversões pessoal, fosse por meio da violência, fosse pelos negócios prósperos que empreenderam. Giulietta, nascida nesse mundo cravado de ódio, sangue e veneno, não poderia ter se tornado diferente do que se transformaria, aos vinte anos. A única filha mulher de Gaetano Lucchese nasceu em dois de setembro de mil novecentos e trinta e seis, em Pallermo, na Itália, fruto de uma noite descabida que o, então subchefe da família, teve com uma de suas numerosas primas. Chegou ao mundo gritando tão agudamente que as mulheres que ajudaram Antonella a passar pelo trabalho de parto não aguentavam mais de dois minutos por perto de Giulietta, e a mulher sempre disse que sua filha seria uma mulher forte, senão a mais forte que chegaria a conhecer. Lucchese nunca realmente se interessou em dirigir a palavra a Antonella de novo – um caso de apenas uma noite era o que era, não iria complicar a situação, tampouco podia renegar a criança que concebera, afinal, poderia ser um criminoso, mas era um criminoso honrado. Dois anos depois, Antonella viera a falecer, já nos Estados Unidos, delegando ao seu amante um peso deveras desconfortável de se carregar, mas que seu pai aceitou, fosse pela honra, fosse porque os olhos e a ternura da filha o cativaram no momento em que o abraçou, quando a visitou pela última vez antes de Antonella morrer.
A mulher de Tommy, outrora Gaetano Lucchese, não gostou de ter em sua casa uma agregada, uma bastarda, e o homem fez arranjos para que Giulietta morasse com seu padrinho, a pessoa em quem mais confiava, a única em que relegaria a vida de um de seus filhos, tornando-a mais uma de seus inúmeros afilhados. Era jovem demais para perceber com certeza, mas tantas mudanças no que concernia seu lar a deixaram tonta, nem que tivesse sido por alguns segundos. Tommaso Gagliano foi o escolhido para ministrar a vida da pequena, e, apesar de sempre estar ocupado com seus negócios de Padrinho, achava algum tempo para dar atenção à espevitada italianinha que insistia em correr pelos corredores, brincando sozinha em uma casa que estava repleta de homens sérios e criminosos convictos, mas que jamais pensaram em fazer algum mal à menina. Tommaso a chamava de Lietta, e ela, de pai, por mais que Lucchese fosse seu biológico, era Tommaso quem a estava criando, e crescer sem alguém a quem considerar como um pai ou como uma mãe era difícil, até mesmo para uma criança de pouco mais de seis anos, especialmente durante o período da Segunda Guerra Mundial. Não chegou a realmente sentir os impactos nas ruas, visto que Tommaso, como medida preventiva, mantinha a menina dentro de casa, tendo aulas de balé e línguas (em especial a materna), mas sentia a tensão nos associados e consiglieres que visitavam o padrinho dia e noite.
Aos treze anos, a situação melhorou para ela, relativamente. Ainda vivia presa dentro de casa, na maior parte do tempo, mas seu pai providenciara capangas para acompanha-la as aulas de balé, portanto podia andar por alguns minutos pela cidade que aprendera a amar sem que se sentisse culpada por estar se pondo em risco e comprometendo a saúde já debilitada dele. Em uma noite em especial, quando estava voltando das aulas ministradas por Mademoiselle Merchant, Giulietta percebeu que estava tudo diferente, fosse a temperatura nada natural para aquela época do ano, fosse porque podia praticamente sentir o cheiro de morte no ar. Lembrava-se de ter deixado David e Johnny discutirem se Frank Sinatra era ou não o melhor cantor de todos os tempos para ser levada pela curiosidade. Algo a estava puxando para aquele beco, e Giulietta não era capaz de se opor àquilo, não sendo a criança que era, pelo menos. A imagem que viu, entretanto, não poderia ter sido esquecida tão facilmente, mas, no momento seguinte, Giulietta apenas se encontrou parada de frente a um beco vazio, com Johnny e David mortos aos seus pés. Não eram os melhores amigos de Giulietta, mas vê-los daquela forma era aterrador, e deixaria qualquer criança destroçada. Não podia achar comparação que a deixasse mais amedrontada, sequer sabia como chegara a casa de seu padrinho viva, com as famílias em um período de tanta animosidade, mas sobreviveu. Os pesadelos, entretanto, assombraram-na desde então, e ela não sabia porque sempre acordava no momento em que algo cravava suas veias, como se fosse uma agulha de injeção, doloroso, fugaz. Depois do episódio, implorou para seu padrinho a ensinar algo, qualquer coisa que fosse útil, para que não tivesse mais lapsos de memória tão grandes e que pudesse ajudar seus associados.
Aos dezesseis, já havia largado a escola de balé há tempos, e não se arrependia de tê-lo feito, pois o tempo de sobra a garantiu conhecimentos melhores do que o que poderia saber dançando como uma completa alienada. Sabia que estava entrando em algo perigoso, que seria caçada pelo restante dos criminosos, mas confiava, ao menos internamente, que fosse sobreviver, mas se obrigou a pedir para o padrinho a inserir naquele mundo. Seu segundo nome era Valentina, afinal, e ela gostaria de pensar que era valente, mesmo depois de tudo pelo que passou. Quando Tommaso se aposentou, seu pai biológico assumiu o comando, não que ele fosse realmente se importar pela filha, depois de anos tão frios quanto aqueles, mas quando ele não se opôs, ela apenas continuou a fazer o que pedira ao seu padrinho, a mesma coisa que o homem aceitou, quando a menina tinha pouco mais do que treze anos. Em uma noite em específico, tinha acabado de sair de uma prática de tiros com um dos associados que a haviam visto crescer, e foi abordada assim que chegou em casa, por Tommaso, com um convidado que ele desejava que conhecesse. Moreno, olhos verdes, alto, imponência, Giulietta teve de se manter ereta para negar que estivesse acuada pelo estranho, que se apresentou como Louis. Algo não lhe era estranho com o moreno, mas a italiana não conseguiu distinguir exatamente o quê, nem o motivo de sentir um frio na espinha sempre que ele lhe dirigia a palavra. As memórias da noite em que Johnny e David morreram voltavam com mais força a sua mente, a cada visita de Louis, mas ela não conseguia ligar uma coisa a outra.
Meses depois, Giulietta foi sequestrada pelo mesmo homem que estava na casa, naquela noite, na mesma noite em que a aparência engomada e intocada de Louis foi o suficiente para desencadear suas piores memórias. Era ele o assassino. Não teve tempo de fugir, ele apenas a nocauteou e Giulietta acordou em um lugar estranho, longe de sua amada New York. Tommaso estava debilitado demais, tendo viajado para a Flórida durante seus últimos dias de vida, portanto nem sequer chegara a saber que a afilhada tinha sumido, mas seu pai, Gaetano, não moveu um dedo para a encontrar. Por quatro anos, serviu como Fonte para Louis, uma virgem por perto para que pudesse se alimentar em tempos tão desoladores, mantida prisioneira em um quarto de luxo da propriedade do Roussel em New Orleans. Por quatro anos, ela aprendeu a se contentar com as migalhas de informações que Louis a entregava sua origem, montando um quebra-cabeças incompleto em sua cabeça. Ela tentou fugir, diversas vezes, tentou fazer com que ele a matasse, já que não era covarde o suficiente para tirar a sua própria vida, mas, ao findar desses quatro anos, no mesmo dia em que Giulietta completaria vinte anos, ela o seduziu suficientemente bem com as palavras, expressões e maneirismos para que ele se deitasse com ela, para que se tornasse inútil a ele. Ele a soltaria, então. Não foi isso o que aconteceu.
Depois do Vampirismo ~~~
Louis a proveu o Abraço, e Giulietta nunca havia sentido tanta dor em sua vida, ou então não-vida, como passaria a ter que denominar, desde aquele fatídico dia. A angústia combinada com a dor e a incerteza a afligiam mais do que tudo, mais do que ter todo o seu sangue sugado do corpo, até, justamente pelos lábios que, horas atrás, a acariciavam. Era a madrugada de dois de setembro de mil novecentos e cinquenta e sete, e ela teria completado vinte primaveras, como seu padrinho costumava dizer. Ela o odiou, fosse porque jamais poderia ver a luz do sol, deliciar-se com o calor sutil que podia sentir, ver e abraçar, fosse porque ele a privara de uma escolha que não era dele para ser tomada. Ele a explicou que não havia uma escolha, realmente, para ela, que era dele o arbítrio, sempre foi. Louis não a liberou de seu olhar cuidadoso, tentando transformá-la em uma cria respeitável aos olhos dos Ventrue, por dez longos anos, nos quais Giulietta viu, de camarote, o bom nome de sua família ruir sob os cuidados de seu pai biológico, percebendo, então, que ele jamais realmente se importou com ela. Era óbvio, tão óbvio que chegava a dar a sua besta interior – como Louis chamava a sua sede por vitae humana, seu sexto sentido que pouco se importava para com as regras e compostura, muito cara ao vampiro – uma sensação doce de vitória. Tudo o que ela precisava fazer era mata-lo, mas seu mestre a proibiu durante esses dez anos, e ela não poderia ir de encontro aos comandos dele, algo não deixava, e aquilo a irritava, mais do que estar presa ao Roussel durante séculos, desde então.
Em sua primeira caçada, ele tentou ensiná-la, mas era teimosa demais, arisca demais para tolerar mais de duas palavras saídas da boca do Roussel sem que tivesse vontade de estourar a cabeça com uma espingarda. Seu padrinho tinha uma, e ela estava certa de que ainda se encontrava lá, mas sua submissão a impedia. Fraca demais, nova demais. Ela jamais sairia das garras de seu mestre, jamais se libertaria dos fios que ele prendera nela, manipulando-a como quem manipularia uma marionete, mas, depois de dez anos sofridos, enquanto Giulietta apreendeu a boa parte das disposições do seu clã, os Ventrue, ele finalmente a liberou por algumas noites. Não sabia dizer se era de seu interesse liberá-la por esse período de tempo, sabendo o que ela faria, ou porque ela passara a imitar seus trejeitos, quando ele passava a convencê-la com palavras. De toda forma, ela finalmente pôde se vingar do pai por tamanha discrepância no tratamento dos filhos, aparecendo para o homem como um fantasma, em seu leito de morte – só se arrependia de não ter convencido Louis a deixa-la fazer aquilo mais cedo, ele já tinha vivido demais. Nos dias seguintes ao enterro de seu pai, Giulietta tomou o próximo chefe dos Lucchese e o manipulou, para que, por trás dele, fosse ela quem agisse, já que estava presa por Louis, ao menos pelos próximos duzentos e noventa anos, já que não nutria esperanças tolas de que ele a liberasse antes. Desde então, sempre que um chefe era morto, a Lucchese era aquela quem estava por trás do assassinato, e também da ascensão de outro. O controle das outras famílias em New York tornou-se prático, mas sempre manteve um olhar mais atento aos Lucchese, afinal eram a sua família, e ela era uma italiana, no fim de tudo. Família era um dos pilares importantes da sociedade, para ela.
Voltou para Louis, alguns dias depois do que arranjara, certificando-se de que ele não percebesse mudança alguma em sua personalidade, para que não desconfiasse de nada, para que confiasse plenamente nela. As palavras tornaram-se sua vocação, nos anos seguintes, unidas à sede vitalícia e quase sempre desencadeada pela presença de seres humanos perto de onde estava, mas a todo momento tinha que se convencer de que era melhor do que isso, que iria vomitar todo o sangue que bebesse caso se alimentasse de pessoas aleatórias. Era uma caçadora exigente, afinal.
Giulietta já foi uma menina dócil, hiperativa e carismática, mas, aparentemente, tudo o que era bom em si se extinguiu quando Louis pôs os olhos nela, quando sentiu seu sangue. O temperamento italiano, entretanto, não se dissipou com o passar do tempo, apesar de Giulietta tentar se controlar ao máximo possível, seja com suas presas – pobres militares, geralmente soldados ou cabos para que o burburinho não chegue a camadas estratosféricas –, seja com as decisões que toma acerca das famílias mafiosas de New York, ou as que toma com relação a Louis – essas, sempre são as erradas, porque o Roussel costuma estar à frente de sua cria por mais de uma jogada, em um xadrez particular que só os dois entendem. A frieza, entretanto, foi apreendida enquanto em sua vida vampírica, e Giulietta tenta equilibrar os dois lados, contraditórios, que vivem em uma guerra constante em sua mente; sua besta interior e sua própria humanidade, praticamente esquecida depois que a mulher matou o próprio pai em um acesso de fúria calculado por anos. Mostra-se como uma herdeira mimada, a priori, mas a realidade é que Giulietta consegue ser muito mais perigosa do que isso, basta apenas que aquele que tocar em questões sensíveis a ela entrar no mesmo recinto. Impaciente, manipulativa e elegante, apesar de toda a sua herança mafiosa.
A pouca idade, tanto física quanto a obtida depois do Abraço, não lhe permite um controle total de sua besta, e, muitas vezes, Giulietta se vê em situações de risco, onde ela tem que pensar rapidamente o que irá fazer, aceitando as consequências insolúveis de suas escolhas. Tenta ser ao máximo calculista e fria com relação aos outros portadores da maldição, mas realmente não consegue segurar a língua afiada, quando se trata de Louis, ou algum assunto que tenha opiniões divergentes. É, provavelmente, uma das únicas pessoas que conseguem dizer ‘não’ a ele e sair quase ilesa do processo. Adora fazer da vida de seu Mestre um pequeno inferno, para que ele se arrependa todas as noites de sua não-vida do momento em que escolheu transforma-la.
Giulietta é uma contradição ambulante. No mesmo momento em que está assoprando suas feridas, ela mesma as está causando, e esse fato singular a diverte, seja porque ela tornou-se levemente sádica com a idade, seja porque, desde pequena, fora criada com pessoas de índole duvidosa. Apesar de tudo, é uma pessoa prática, mesmo que fácil de se deixar levar por sentimentos relacionados ao coração e orgulhosa, além de tudo. Ainda não se desapegou dos traços e da sua vida humana, apesar de já estar há quase sessenta anos vivenciando todos os horrores da humanidade sob uma ótica vampírica.
0 notes
valachifiles · 10 years
Photo
Tumblr media
The Gaetano Lucchese Family - from hearings before the permanent subcommittee on investigantions of the committee on government operations - United States Senate. September 25, 27, October 1,2,8 and 9 1963
Note: This is the fourth organizational chart of the five New York “families”: Genovese, Gambino, Bonanno, Lucchese and Magliocco. You can find the Genovese’s chart family here, the Gambino’s chart Family, the Magliocco’s chart family and the Bonanno's family
7 notes · View notes