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#Il Cartografo
soldan56 · 1 year
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Carta di Peters
“Da cinquemila anni esistono le carte geografiche, e da tremila anni queste carte hanno contribuito a formare l’immagine che l’uomo ha del mondo. Scienziati, storici, papi, ricercatori, navigatori hanno disegnato delle carte, ma solo da 400 anni esiste il mestiere di cartografo. Come storico con interessi geografici ho studiato la storia della cartografia con particolare interesse. Mi resi conto della inadeguatezza delle carte terrestri esistenti che non favorivano, tra l’altro, la migliore soluzione che sempre sorge quando si trasporta la superficie terrestre su un foglio piano. La nuova carta, la mia carta, rappresenta in modo egualitario tutti i paesi della Terra.”
(A.Peters)
Quelle che vedete è la Carta di Peters. Chi non la conosce, l’avrà trovata bizzarra. In un Atlante tutti, da sempre, siamo abituati a vedere una carta più tradizionale, la cosiddetta “carta di Mercatore”, realizzata appunto con quella proiezione. Lo avete notato: è completamente diversa. Perché?
Cerchiamo di spiegarlo, per chi non lo sa, facendo capire così la ragione per cui il nostro Atlante sceglie di usare anche la “proiezione di Peters”. Rapidamente. Nel 1569 Gerardus Mercator, un famoso cartografo fiammingo, disegnò la carta che prese il suo nome. Tenete presente che era un uomo in fuga, inquisito per vari motivi. La sua carta non divenne subito popolare, anzi all’inizio non era accettata. Dopo 30 anni di incertezze, venne accolta e usata da tutti, soprattutto dai navigatori del 1600, dato che tracciò delle linee orizzontali e verticali, creando nuovi punti di riferimento e favorendo, così chi navigava e tracciava una rotta. In realtà, la sua proiezione deforma le aree, cioè le superfici dei Paesi, a causa della curvatura terrestre. Più ci avvicinavamo ai poli, più la superficie aumenta, creando problemi di comprensione della realtà.  Convenzionalmente, però, nei secoli è diventata la nostra visione del mondo, anche se il pianeta non è così. Uno storico ha provato a disegnare una carta che rispetti le reali superfici dei continenti e degli Stati. È il tedesco Arno Peters che vi è riuscito nel 1973. Lo fece, ovvio, anche per ragioni ideali. Peters aveva scritto libri interessanti. Nel 1952 ne aveva pubblicato uno dal titolo: Storia del mondo otticamente sincronica. Quello che lui voleva era recuperare, anche attraverso il rispetto delle dimensioni di ogni singolo Paese, la dignità di ogni popolo, la sua dimensione. Era, insomma, una logica anticoloniale, che dava al Sud del mondo la stessa importanza del Nord. Sapendo che ogni proiezione della sfera sul piano impone delle deformazioni, Peters si rese conto che l’esatta proporzione delle superfici andava a scapito dell’esattezza delle distanze. I continenti assumevano così una forma allungata.
Lui, comunque, propose la sua visione, che ha queste caratteristiche:
• Fedeltà alla superficie: ogni area (Paese, continente, mare) è rappresentata secondo le sue reali dimensioni.
• Fedeltà alla posizione: tutte le linee Est-Ovest sono parallele e orizzontali. Il rapporto di qualsiasi punto della carta con la sua distanza dall’equatore è subito identificabile.
• Fedeltà all’asse: tutte le linee Nord-Sud sono verticali. La posizione di ciascun punto è immediatamente verificabile in termini di meridiano o fuso orario.
• Totalità: la terra è completamente rappresentata, senza “tagli” o doppie rappresentazioni.
• Regolarità nella distribuzione degli errori: non sono concentrati tutti nelle aree più lontane dall’Europa.
• Colori base per ogni continente: tradizionalmente, le colonie avevano lo stesso colore degli Stati colonizzatori. Peters sceglie un colore base per ogni continente e assegna ai singoli Paesi delle varianti, per evidenziarne le affinità e le radici comuni.
Ecco, questa è la carta che avete visto e che diventa fondamentale nel nostro Atlante. Lo è perché crediamo che questa sia la corretta visione del mondo, con i suoi problemi e le sue contraddizioni.
L’abbiamo adottata per dare coerenza al nostro lavoro, che è anche geografico. Vi accorgerete che nelle singole schede Paese le carte usate sono tradizionali: c’è una logica. Ogni Stato, fotografato dal satellite è identico a come lo abbiamo sempre visto sulla carta, non subisce deformazioni. Inutile cambiare, in questo caso.
Ringraziamo l’ONG Asal che ci ha permesso di utilizzare questa Carta e con la quale collaboriamo per l’uso di questa nell’Atlante.
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automatismascrive · 1 year
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Qualcuno ha detto Ghost: Signor Mardi-Gras Delle Ceneri
Alzi la mano chi non apprezza le storie sull’aldilà. Ecco, sì, tu lì in fondo che ti aggiri per questo blogghino semideserto, clicca pure sulla x rossa in alto a destra, perché oggi si parla di quanto è bella tutta quella narrativa che parla di che cosa succede dopo che la nostra anima esala l’ultimo respiro e lascia le nostre spoglie mortali. SIGLA!
OK, scemenze a parte, ho sempre trovato il fantastico che si propone di immaginare la vita dopo la morte particolarmente intrigante proprio perché si dà un compito difficilissimo: sciogliere in maniera soddisfacente il mistero cruciale con cui passiamo tutta la vita a venire a patti, cercando sì di non dipingere un’immagine dell’aldilà trita e banale che non sia capace di rispondere alle esigenze di complessità che la domanda “che cosa succede dopo?” necessariamente pone, ma allo stesso tempo di non raccontare in maniera eccessivamente criptica e incomprensibile, con un linguaggio vago e privo di specificità che permettano la narrazione di una storia soddisfacente, quel post-vita che tanto ci sta a cuore e di cui vogliamo leggere un’interpretazione coerente e tangibile. E quando qualche autore riesce a trovare il perfetto bilanciamento tra queste due esigenze, la storia che racconta è capace di toccare un sacco di temi che ci stanno molto a cuore: il fascino dello svelamento dell’ultimo mistero che non abbiamo alcuna possibilità di penetrare mentre siamo in vita, l’angoscia terribile nello scoprire che è davvero “tutto qui” e che il resto dell’eternità sarà passato a fare quello che stai leggendo e nient’altro – specialmente quando quello che ci accoglie non è l’equivalente del paradiso dantesco ma qualcosa di molto più sinistro, bizzarro e terrificante. Che è poi il caso del consiglio di oggi, il fumetto sceneggiato e disegnato da Éric Liberge dal titolo Signor Mardi-Gras Delleceneri, edito con mia sorpresa anche in Italia, che s’immagina un aldilà a tinte cristiane deliziosamente blasfemo che ha catturato la mia attenzione senza alcuna difficoltà.
Infatti il signor Mardi-Gras Delleceneri che dà il titolo all’opera altri non è che un cartografo recentemente deceduto proprio in quei giorni che compongono il patronimico che gli viene assegnato una volta arrivato nell’aldilà; il fu Victor Tourterelle viene dunque scortato da un misterioso postino via dal deserto angosciante in cui si è risvegliato fino alla città di Santa Cecilia, pur con qualche pezzo mancante: infatti tutto ciò che rimane ai defunti che approdano in questo luogo è il loro scheletro, epurato di organi, carne e tutto ciò che non sia tessuto osseo, ed è dunque un mondo in cui ogni singolo metatarso è prezioso, poiché perdere pezzi per strada può facilmente risultare nell’impossibilità di muoversi, parlare o di fare alcunché che non sia attendere in agonia per l’eternità. Victor non è in grado di rassegnarsi allo squallore della vita dopo la morte, in cui orde di scheletri ciondolano senza meta e si svuotano in gola (... o qualcosa del genere) ogni sorta di sostanze tossiche per imitare le bevande che erano in grado di ingerire in vita, ma proprio per questo viene immediatamente preso di mira dall’organizzazione clericale della Salamandra, che governa Santa Cecilia con il pugno di ferro e che non esita a spedire i dissidenti nelle segrete di San Luca per impedire qualsiasi cambiamento nelle regole dell’oltretomba.
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La copertina italiana del primo volume. Notare che Liberge ha voluto complicarsi il lavoro con una bici, nella top ten delle cose difficili da disegnare assieme agli scheletri.
C’è però un’altra setta misteriosa che vorrebbe accaparrarsi Victor per le sue abilità di cartografo: la Cornice, ribelli e dissidenti che mirano a tracciare, contro il volere della Salamandra per cui la conoscenza è eresia, una mappa di Santa Cecilia e poi dell’intero regno dei morti… Victor potrà fidarsi almeno di loro, o anche i postulanti della Cornice hanno piani scomodi in serbo per lui? Nel corso dei due volumi che compongono l’opera seguiremo il suo viaggio disperato ai confini del tempo e dello spazio per conoscere la verità che si cela dietro questi lugubri inferi, accompagnato da una pletora di scheletri più o meno inquietanti, un’aeronave dal design assai vintage e soprattutto litri e litri di caffè.  Ebbene sì, in questo fumetto il caffè è la bevanda dell’oltretomba per eccellenza, capace di indurre potenti visioni – o allucinazioni? – nei deceduti e di risvegliare loro ricordi delle loro incarnazioni passate; questo punto cruciale di worldbuilding dovrebbe farvi facilmente intuire il primo motivo per cui ho trovato Signor Mardi-Gras così interessante: Liberge riesce a costruire in soli due volumi un aldilà ricco di trovate affascinanti, di architettura folle e ammantato da un’estetica curatissima e se non originale, perlomeno molto riconoscibile e dettagliata. Come avrete già ampiamente avuto modo di notare dalle tavole che vi ho mostrato finora, sono piuttosto sicura che se anche l’autore non è un fan sfegatato dei Ghost, perlomeno ha assorbito un certo tipo di immaginario cattolico fatto di reliquie, ossa e mix audaci di pietra e metalli preziosi per creare edifici tanto elaborati quanto maestosi; è un vero peccato che ci siano poche splash page nel corso dei volumi, ma nonostante ciò la tentazione di fermarsi ad ammirare ogni pagina per diversi minuti accompagna costantemente la lettura e scaturisce chiaramente dall’abilità di Liberge non solo nel disegno dei fondamentali (anatomia check: superato), ma anche nel creare un’estetica coerente con sé stessa e con i temi che la serie tratta. Infatti, al di là delle splendide tavole che di certo costituiscono un motivo a sé stante per procurarsi la serie, il fascino dell’aldilà che l’autore narra si estende anche e soprattutto alle modalità con cui l’oltretomba viene narrato: fin da subito è evidente quanto l’influenza cristiana non sia un mero fatto estetico ma abbia radici profonde nel setting in cui Victor si trova catapultato. L’aldilà come luogo di espiazione, di attesa senza scopo come penitenza per i peccati commessi in vita si intreccia con la possibilità di una reincarnazione di stampo tutt’altro che cristiano, in cui le vite precedenti dei residenti degli inferi hanno accumulato peccati e infrazioni che devono essere espiati in un luogo privo di colori, odori, sapori e tutto ciò che rende la vita umana degna di essere vissuta.
Infatti, al di là del fascino razionalizzabile che permea questo aldilà dall’architettura intricata e dai motivi religiosi sovrapposti ma mai incoerenti, la forza viva e pulsante de Signor Mardi-Gras Delleceneri sta in quell’intimo e doloroso scavare nella vacuità della vita dopo la morte. Ogni tavola è soffocata da mucchi di scheletri, ingombranti casse toraciche, pile di femori e ulne accatastate le une sulle altre che si trascinano stancamente dalla piazza di Santa Caterina al mercato della città gonfio di guardie della Salamandra, fino alla totale solitudine del penitenziario di San Luca; l’ossessione ricorrente delle anime per il caffè, unica bevanda dei vivi penetrata nel mondo dei morti che causa violente crisi nonché una morbosa dipendenza poiché è l’unica ancora alle vite passate di quei defunti che sono stati privati persino persino della lingua per sentirne il vero sapore. Quanto sia schiacciante l’ingiustizia di questo mondo oltre la Terra e le motivazioni che possono aver portato alla creazione di un luogo così pieno di sofferenza sono le domande che premono sul lettore e che lo incoraggiano a seguire il viaggio di Victor, primo portavoce di queste istanze e che fin dal primo momento della sua permanenza a Santa Cecilia appare il solo a rifiutare la crudeltà senza scopo di un tale sistema. Liberge ha ben chiari quali sono i temi che desidera affrontare nel corso della storia, e non ha nessuna difficoltà a far emergere prepotentemente quelle caratteristiche degli inferi che ci suscitano più angoscia e terrore ma allo stesso tempo anche morbosa curiosità circa i misteri che li circondano.
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Una pagina dell’originale francese. Purtroppo i caratteri scritti a mano sono molto più belli del font utilizzato per l’edizione italiana.
Quando però il focus si allontana da quello che è chiaramente il punto di forza del fumetto – l’esplorazione della cosmogonia celeste e delle leggi assolute che regolano questo oltretomba bizzarro e angoscioso – la qualità complessiva della narrazione perde colpi. Di tutta la carrellata di personaggi che viene messa in scena per aiutare o ostacolare Victor nei suoi viaggi (di solito entrambe le cose, talvolta anche in contemporanea) solo un paio vengono caratterizzati in maniera meno bidimensionale: il misterioso postino che sembra avere bene in mente il ruolo che Victor dovrebbe giocare nel destino di tutte le anime, e Petronilla, la psicopompa e contrabbandiere di caffè della Cornice che offre a Victor un posto nella sua nave in cambio di risposte sulla struttura dell’aldilà; anch’essi rimangono tuttavia saldamente ancorati ai loro archetipi fondamentali, senza presentare un’evoluzione significativa in linea con quella del protagonista. Victor Tourterelle stesso, che pure nel corso del suo viaggio attraverso i cerchi dell’aldilà scoprirà tutto del suo passato da vivo e dovrà fare i conti con verità molto spiacevoli circa la persona che era stato prima di scivolare su quella fatidica macchinina giocattolo nel suo bagno, fatica all’inizio a catturare l’empatia del lettore pur essendo gettato in un contesto per cui dovrebbe essere facile provarla nei suoi confronti a causa della sua petulanza e generica sgradevolezza, fastidio che fatica ad essere compensato dalle rivelazioni successive sul suo passato e da un percorso di crescita che verso l’ultima parte della storia viene scavalcato dal pressante sfaldamento politico e sociale dell’oltretomba. Non si tratta di un fumetto che brilla per caratterizzazione dei personaggi o per la loro evoluzione, complice anche lo spazio ridotto con cui Liberge deve raccontare una storia densissima di concetti, nomi e avvenimenti.
La densità della storia si riflette anche nelle pagine estremamente affollate di scritte, balloon e frasi. Al di là della mia personale crociata contro i balloon quadrati che sospetto sia semplicemente una delle mie tante idiosincrasie senza importanza, le tavole di Liberge sono piene di frasi lunghissime in cui i personaggi riversano fiumi di spiegazioni statiche che rendono la lettura talvolta inutilmente faticosa; è difficile far immergere il lettore in mondo così alieno dandogli anche tutti gli strumenti per comprenderne gli elementi fondamentali, ma un medium così visivo avrebbe senz’altro beneficiato di più show e meno tell soprattutto nelle sue fasi conclusive, permettendo anche una maggiore comprensibilità del senso di lettura, che in molte pagine è poco lineare e costringe a tornare sui propri passi per seguire il filo di un discorso già di per sé tortuoso.
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Buongiornissimo, merkurio???? (Scusate.)
In ultima analisi, però, Signor Mardi-Gras Delleceneri è un fumetto che potrebbe interessare a chiunque ami le storie che vogliono parlare di quello che succede dopo la morte. Se siete stati tra quelli che si sono divorati Queste oscure materie da piccoli o da meno piccoli e non faticate di fronte a narrazioni a cui interessa poco l’approfondimento psicologico dei personaggi coinvolti vi direi di spararvi questa roba direttamente in vena, ma se anche solo uno degli elementi che ho citato vi suona vagamente intrigante – caffè allucinogeno, cattolicesimo, i Ghost – il fumetto vale di certo una lettura.
(Nota dolente: il recupero non dev’essere facilissimo. Ho letto l’edizione cartacea grazie ad un prestito fortuito e mi pare di capire che almeno un volume non sia disponibile in italiano – confido che ci sia la possibilità di leggerlo almeno virtualmente attraverso canali legali ma non solo, ma non posso confermarlo con certezza.)
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anelandorespiri · 8 months
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Ci sono volte in cui penso
che invidio
l’aria che riesce ad incanalarsi in te.
La invidio perché entra in te
perché ti appartiene
anche se poi la cacci via.
Invidio il cibo che entra nella tua bocca
che sminuzza e riduce in brandelli.
Perché cosi mi sento ora
a piccoli pezzi.
Invidio la luce che entra nel tuo sguardo
languido
pensoso.
La invidio perché ti dona calore.
e Invidio anche l’acqua che durante la doccia ti scivola sul corpo
che ormai conosco come un cartografo conosce le mappe più segrete del mondo.
questa è la prima volta che ci penso.
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barschool · 9 months
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Gin The Pig's Elbow 70 cl - 40%
Uno spirito locale. Realizzato dalla Parrocchia, per la Parrocchia. Nel 19° secolo, il famoso cartografo Eugene Curry viaggiò in lungo e in largo nell’Irlanda occidentale, inserendo per la prima volta sulla mappa molte città rurali irlandesi. Quando attraversò la curva del ponte a Cooraclare osservò che la strada del villaggio somigliava al gomito di un maiale, dandogli un soprannome che…
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lettieriletti · 1 year
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Furari - Sulle orme del vento
Furari - Sulle orme del vento
Furari è un’espressione giapponese che sta per ‘Vagare senza meta” “in balia del vento”: e il piacere del camminare soffermandosi sull’infinita bellezza di ciò che ci circonda è il tema al centro di quest’ultima opera, intrisa di dolcezza e di meraviglia, di Jiro Taniguchi. Ispirato a Tadataka Ino – celebre topografo e cartografo che tra il XVIII e il XIX secolo mappò per la prima volta il…
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Antonio Tajani atterrato a Pechino, al via la missione
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è atterrato a Pechino per la sua visita ufficiale in Cina. La prima parte della missione sarà dedicata a impegni culturali: primo appuntamento previsto la partecipazione alla Messa alla Cattedrale Nord dai Padri Salesiani di Pechino. Nel pomeriggio è prevista invece la visita alla tomba del gesuita matematico, cartografo e sinologo Padre Matteo Ricci e alla…
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lamilanomagazine · 1 year
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Pesaro: arte e musica all’alba con KABA di Roberto Paci Dalò, "Lo spazio in ascolto", la voce della scultura
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Pesaro: arte e musica all’alba con KABA di Roberto Paci Dalò, "Lo spazio in ascolto", la voce della scultura. Venerdì 18 agosto alle 5.30 del mattino (accesso libero) in Viale Trieste a Pesaro torna con un suggestivo appuntamento al sorgere del sole LO SPAZIO IN ASCOLTO. La voce della scultura, progetto pluriennale di WunderKammer Orchestra (WKO) e Archivio Loreno Sguanci, che pone l’attenzione sulle opere d’arte en plein air che arricchiscono la geografia culturale della città. Fondamentale, anche in questa edizione, il contributo della Sistemi Klein, per il terzo anno consecutivo main sponsor dell’iniziativa che si avvale anche del patrocinio del Comune di Pesaro, Assessorato alla Bellezza, del contributo di Riviera Banca e della collaborazione di Ceramiche Bucci e di Giardino di Santa Maria. L’idea è immaginare, costruire una relazione/dialogo tra differenti linguaggi, quello della scultura e quello delle arti performative, che entrano in simbiotica interazione. I protagonisti dialoganti sono la PORTA A MARE di Loreno Sguanci e KABA del musicista e performer Roberto Paci Dalò, artista poliedrico che dell’intersezione tra differenti linguaggi ha fatto la propria cifra stilistica. Così l’opera che connota iconicamente il lungomare di Pesaro, diventa il luogo di un nuovo e possibile dialogo fra arte e spazio urbano inteso come spazio espositivo in cui realizzare dialoghi inconsueti e suggestivi tra ‘segni’ che comunicano esperienze culturali ed esistenziali. “Progettai una scultura in legno - scriveva Loreno Sguanci - che realizzai sul lungomare. Immaginai una porta perché ricordavo le mura e le porte di Pesaro demolite nei primi decenni del Novecento. Ho pensato al legno, frutto della terra, lavorato dai calafati per far vivere di mare la città. Immaginai la porta come due ante semiaperte contro l’orizzonte, un varco attraverso il quale vedere l’altro spazio che compone la città nella sua storia e nella sua vita di terra e di mare”. Realizzata nel 1976, la scultura fu corrosa dalla salsedine rischiando di subire danni irreparabili per cui nel 2013 il Comune di Pesaro decise di sostituire il manufatto con una copia realizzata nei laboratori di ebanisteria della cooperativa sociale Tiquarantuno “B”. KABA, stile musicale albanese improvvisato e malinconico, è una meditazione che nasce nella notte e si conclude al sorgere del sole, che guarda dall’altra sponda dell'Adriatico. La musica dell'Albania meridionale è morbida, gentile e di natura polifonica con somiglianze con la musica greca sul canto polifonico dell'Epiro. Paci Dalò unisce materiali e strumenti tradizionali a elettronica creando un ponte tra la Porta a Mare di Pesaro e Përmet, centro dell'innovazione musicale del sud dell'Albania, dove sono cresciuti Remzi Lela e Laver Bariu considerati tra i più influenti clarinettisti albanesi e migliori interpreti del Kaba. A loro quest'opera è dedicata. Loreno Sguanci, fiorentino classe 1931, si diploma in Scultura e nel 1952 si trasferisce a Pesaro dove continua la sua ricerca indagando diversi materiali e nuovi linguaggi formali. Nel 1963 è alla Biennale dei Giovani a Parigi e nel 1965 alla Quadriennale d’Arte di Roma. Dopo una breve esperienza all’estero torna a Pesaro dove negli anni ’70 si dedica allo studio del segno e delle sue molteplici valenze grafiche come elementi essenziali per dar corpo al rapporto logico-emozionale tra presente e memoria, ricerca da cui nascono opere per lo spazio pubblico come, appunto, la Porta a Mare. Muore nel 2011. Clarinettista, compositore, attivo da decenni nel campo delle sperimentazioni elettroniche Roberto Paci Dalò è anche grafico, pittore, regista e cartografo. È un pioniere nell’utilizzo delle tecnologie digitali e Internet per la creazione di progetti artistici innovativi all’insegna della relazione tra arte, tecnologia e natura. Cofondatore e direttore della compagnia di arti performative Giardini Pensili, ha ricevuto, nella sua carriera, la stima e il sostegno di artisti come Aleksandr Sokurov e John Cage e ha presentato sue opere nei principali musei, teatri e festival e biennali in giro per il mondo. La performance di WKO raccoglie il fil rouge degli eventi dei Notturni Oliveriani organizzati da Biblioteca e Musei Oliveriani dalle 21.30 di giovedì 17 agosto che aprirà le porte di Palazzo Almerici fino al mattino con un caleidoscopico programma di musica, teatro, videoart, Escape Room e visite guidate in italiano e in inglese alla Biblioteca Oliveriana e al Museo Archeologico.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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rpd-projects · 1 year
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Mappia, 2023 Il Ministero della Cultura ha candidato la Via Appia per entrare nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Fa parte della documentazione di candidatura “Mappia” un’opera di Roberto Paci Dalò commissionata dal MiC. L’artista e cartografo ha creato una mappa di oltre 9 metri di base in formato leporello.Nell’opera, ispirata alla Tabula Peutingeriana, appaiono stilizzati i percorsi dell’Appia e della Traiana associati a una serie di luoghi, tecnologie, architetture, accadimenti storici, artistici e culturali che vengono raffigurati tramite il disegno, guardando in particolare alle miniature medievali, bizantine, persiane, armene e cinesi. L’artista ha unito così nel suo operare le pratiche dello scriba e del miniaturista di monacale memoria. Un viaggio che mette in evidenza eventi salienti e persone apparse nell’arco di ventitré secoli arrivando ai giorni nostri e mostrando tutta la vitalità, e la straordinarietà, della Regina Viarum. Il 14 aprile 2023 Mappia viene presentata pubblicamente per la prima volta all'interno di Interzona 2003-2023 a Benevento.
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maxgreeters · 2 years
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Aquae Condunt Urbes
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Aquae Condunt Urbes. Atlante storico-topografico di Ravenna, di Gian Franco Andraghetti, Edizioni Moderna, Ravenna, 2017, pp.144, cm 24x30
Gian Franco Andraghetti, grafico e cartografo, con questo libro vuole rappresentare il territorio e la topografia della città nei vari periodi storici, dalla preistoria al XX secolo. Il libro si propone di tracciare le mappe antiche con lo stesso stile utilizzato per realizzare le piante moderne, integrandole con una storia riassuntiva di Ravenna allo scopo di ricavarne, grazie anche all'indice analitico, una sorta di atlante storico-topografico della città.
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luigiviazzo · 2 years
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Luna Nera e una storia che prende il via, secondo talune fonti, nel 1618 quando l’astronomo e gesuita ferrarese Giovan Battista Riccioli (1598-1671), cartografo della Luna, pare abbia sostenuto l'esistenza di un secondo satellite della nostra Terra.
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universalmovies · 7 years
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[ToHorror2017] La recensione di Il cartografo, il film di MegaBaita
[ToHorror2017] La recensione di Il cartografo, il film di MegaBaita
E’ iniziata l’edizione numero 17 del ToHorror Film Festival, kermesse cinematografica, ma non solo, dedicata al mondo dell’horror e del fantastico. Inizia il giorno 17, nell’anno 2017: un tripudio del numero sfortunato per eccellenza per un’edizione dedicata alla superstizione, ancora più ricca e più ambiziosa delle precedenti, di cui Universal Movies è media partner. Il film di apertura è stato…
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vwhi · 3 years
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i tolkieniani che mi chiedono visual advice sul loro logo ma quando dico che servirebbe svecchiarlo si gonfiano come lievito madre perché a quanto pare l'ha fatto daniel reeve 😐 bitch idgaf può anche averlo fatto il buon dio himself ma se nel 2022 vuoi fare un sito con logo effetto 3D e ombra dietro then perish from it.. these bibches pensan davvero che il cartografo e calligrafo ufficiale dei 3 film abbia creato logo opera magna apposta per loro quando letteralmente l'ha mandato gratis probabilmente typando la scritta col lotr font predefinito tempo totale di approx 2 minuti forse i can't.. can't believe i'll have 2 nerd infight over this
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rafiocchi · 2 years
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I dipinti del Tessitore: Mi voltai e guardai sempre più stupito la mia sgradita compagna con la bautta: «Quinta dimensione?» «Lo spaziotempo», disse lei toccandosi il tricorno con l’indice. Mi raccontò di come io, con l’abilità di un cartografo medioevale, fossi riuscito a sovrapporre la storia misteriosa della Tempesta a quella altrettanto misteriosa della scomparsa di Laura Zulian. Avevo anche trovato una spiegazione alle manipolazioni dei personaggi effettuate da Giorgione. La cingana del dipinto, concordemente ritenuta la stessa modella della donna circondata di lauro del Kunsthistorisches Museum di Vienna, nota appunto come Laura, altri non era se non la donna amata da Giorgione. […] da #iltessitoredelvento #romanzo #venezia #venice #livres #livrestagram #books #bookstagram #ronzanieditore #letteratura #storie https://www.instagram.com/p/Cg03aCGtRNP/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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percorsivisivi · 3 years
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Lungomare di Donnalucata - Scicli (RG), 22 ottobre 2021.
L'origine del nome Donnalucata deriva dalla sua antica sorgente. Un viaggiatore e noto cartografo arabo, Muhammad al-Idrisi, inviò infatti al Sultano Saladino una relazione in cui diceva di aver trovato una fonte che sgorgava cinque volte al giorno, ad ore ben precise e corrispondenti alle ore delle preghiere musulmane. Disse di aver trovato ʿayn al-awqāt, ovvero 'la fonte delle ore', che latinizzato divenne Donnalucata. Il nome della fonte passò poi ad indicare il luogo. Si è ritenuto in passato di poter individuare detta fonte (che non più protetta dall'azione del mare avrebbe perso le sue caratteristiche) nelle "Ugghie" (sorgenti d'acqua dolce) sul lido di Micenci. Per quanto poi riguarda il presunto “miracolo”, è plausibile che la fonte in questione sgorgasse tutto il giorno, ma che fosse visibile solo durante la bassa marea, al tramonto, e coincidente con l'ora della preghiera.
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myborderland · 3 years
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«Se si smette di guardare il paesaggio come l’oggetto di un’attività umana subito si scopre (sarà una dimenticanza del cartografo, una negligenza del politico?) una quantità di spazi indecisi, privi di funzione sui quali è difficile posare un nome. Quest’insieme non appartiene né al territorio dell’ombra né a quello della luce. Si situa ai margini. Dove i boschi si sfrangiano, lungo le strade e i fiumi, nei recessi dimenticati dalle coltivazioni, là dove le macchine non passano. Copre superfici di dimensioni modeste, disperse, come gli angoli perduti di un campo; vaste e unitarie, come le torbiere, le lande e certe aree abbandonate in seguito a una dismissione recente. Tra questi frammenti di paesaggio, nessuna somiglianza di forma. Un solo punto in comune: tutti costituiscono un territorio di rifugio per la diversità. Ovunque, altrove, questa è scacciata. Questo rende giustificabile raccoglierlo sotto un unico termine. Propongo Terzo paesaggio, termine di un’analisi che ha raggruppato i principali dati osservabili sotto l’ombra da un lato, la luce dell’altro». [Da Gilles Clément, Manifesto del Terzo paesaggio, Quodlibet, 2014.]
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lalulona · 4 years
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*BRIGHT HORSES*
Costellazione dell’ Idra Maschio
Trattandosi di una costellazione appartenente all’emisfero australe, la sua scoperta e catalogazione è relativamente recente. Ne consegue l’assenza di un legame mitologico risalente all’antichità, come avviene per altre costellazioni. Tuttavia, è curioso segnalare che l’attribuzione del nome Hydrus operata dal Bayer nel 1603 deriva appunto dalla più nota costellazione dell’Hydra: Bayer, infatti, volle considerare l’Idra Maschio come una sorta di corrispettivo della costellazione dell’Idra femmina, quasi fosse la continuazione meridionale della lunghissima costellazione boreale. Secondo altra ricostruzione, invece, il nome Hydrus venne scelto in considerazione della vicinanza di questo gruppo di stelle alla costellazione dell’Eridano: poiché questa prende nome da un fiume, ne sarebbe derivato il toponimo di serpente d’acqua (o Idra, appunto). In favore di questa seconda ricostruzione sembra confluire la circostanza che la scoperta della costellazione non sembra attribuibile a Bayer: infatti, se ne rinviene una prima dicitura negli scritti del cartografo Petrus Plancius, il quale, rielaborando delle mappe pervenutegli da alcuni esploratori olandesi fra il 1595 e il 1603, aggiornò il catalogo celeste aggiungendovi, tra le altre, la costellazione dell’Idra Maschio.
Fonte:osr.org
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