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#Il Circo Mediatico italiano
klimt7 · 7 months
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Cronache dal Circo
Un pagliaccio a caso
Anzi, mi correggo :
Una "Joker" a caso
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Rappresentare in maniera plastica chi sia davvero oggi, Chiara Ferragni, che continua a intestardirsi in una fantasiosa autodifesa aggrappandosi ad un supposto, sfortunato "fraintendimento" delle sue reali intenzioni, da parte degli italiani, non credo che debba o possa scandalizzare nessuno.
Tantomeno il Federico nazionale, il clown "nullatenente" più famoso d'Italia.
Quel poveretto che si fa chiamare "Fedez" e che ha intestato ogni suo bene materiale, a Società di comodo, pur di evitarsi il fastidio di versare un contributo in denaro, al bilancio dello Stato italiano, per spese quali Servizio sanitario pubblico, gestione degli Ospedali, stipendi di infermieri e medici, manutenzione delle strade, dei ponti e delle Autostrade, spese per la Scuola e l'Università, spese per la Giustizia e le Carceri, spese per l'ordine pubblico e la sicurezza delle NOSTRE Istituzioni quali Regioni, Comuni, Parlamento e tante altre.
Complimentoni Federico!
Per il tuo grande impegno civile. Un vero modello per i giovani di oggi e di domani!
👏👏👏👏👏👏👏👏
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spettriedemoni · 5 years
Note
Che ne pensi del funerale in diretta tv del carabiniere ucciso giorni fa? E' un circo political-mediatico, oppure un segno di rispetto/onorificenza? Grazie per la risposta
Quanti carabinieri hanno avuto la diretta per il loro funerale in seguito alla morte in servizio?
Pochi giorni fa, vado a memoria, un altro carabiniere è rimasto ucciso a un posto di blocco, mi pare. Non ricordo la stessa commozione, forse perché l'assassino era italiano, forse perché non è stato accoltellato, non so.
Evidentemente certe morti in servizio contano più di altre o sono più funzionali a una certa propaganda.
Tanto tra pochi giorni non si parlerà più di quest'uomo, nessuno si ricorderà del suo nome al massimo si parlerà dei due americani che torneranno in patria senza scontare un giorno in galera o dopo aver scontato il minimo della pena.
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giancarlonicoli · 4 years
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4 giu 2020 10:16
“I NAVIGATOR? DA QUATTRO MESI SONO A CASA A FAR NULLA E GLI HANNO DATO ANCHE I 600 EURO” – PIETRO ICHINO BUM BUM: “LE PARE NORMALE SPENDERE DECINE DI MILIARDI PER I SUSSIDI PASSIVI E NON STANZIARE UN EURO PER LE POLITICHE ATTIVE?” – “LA FINE DEL LAVORO È UNA FAKE NEWS. IL DIGITALE DISTRUGGE E CREA. IL PROBLEMA È CHE IN ITALIA QUANDO UN’IMPRESA CHIUDE SI PREFERISCE TENERLA IN VITA CON LA RESPIRAZIONE BOCCA A BOCCA PIUTTOSTO CHE…”
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Luca Telese per “la Verità”
«Le pare normale spendere decine di miliardi per i sussidi passivi, e non stanziare un euro per le politiche attive?».
E i Navigator?
«Impreparati, senza alcuna organizzazione quella non è una politica attiva! Soldi buttati. Da quattro mesi sono a casa a far nulla, a stipendio pieno e per di più con la ciliegina sulla torta».
Cioè?
«L' hanno notato in pochi. Gli hanno dato anche i 600 euro. Risultati zero, ma stipendio pieno e in più il bonus previsto per i disoccupati».
 il 'navigator' di maio visto da twitter 1
Non crede alle parole del presidente dell' Anpal Mimmo Parisi?
«Come si fa a credere a uno che se ne sta più in Mississippi che in Italia e che per il funzionamento dell' Agenzia per più di un anno non ha fatto niente?».
Pietro Ichino, uno dei giuslavoristi italiani più noti, una vita passata sotto scorta, ha appena pubblicato un saggio polemico L' intelligenza del lavoro (Rizzoli) che è la sua critica al sistema sociale italiano. Parte da una tesi che può sembrare provocatoria: «Sono i lavoratori che devono imparare a scegliersi il datore di lavoro».
Da che famiglia viene, professore?
«Discorso lungo... riassumiamo: mio padre, mia madre e i nonni materni erano avvocati. Avevano uno studio molto noto, a Milano, lo stesso dove era stata fondata la Banca Commerciale nel 1894». Mio nonno Carlo ci era entrato praticante nel 1919, poi ne divenne contitolare».
Sua madre Francesca, donna, laureata e avvocato nel primo dopoguerra: una mosca bianca.
«Mio padre, cresciuto negli ideali del fascismo, partì per la guerra, tornò "defascistizzato" e deluso dopo due anni di prigionia, e dopo la fuga vergognosa del Re».
Erano molto diversi.
«Uh! Da fidanzati, lui le scrisse una lettera in cui sosteneva la superiorità dell' uomo sulla donna, le chiedeva di riconoscere questo principio».
Non ci credo.
(Sorriso) «Nemmeno lei, a dire il vero. Mia madre accettò, ma poi diventò la vera capofamiglia, quella che prendeva tutte le decisioni importanti. Eh eh...».
Che idee politiche aveva papà Ichino?
«Votava sinistra democristiana alla Camera, dove si poteva scegliere con la preferenza, e partito socialista al Senato. I miei erano molto insoddisfatti dell' Italia degli anni Cinquanta, sempre a caccia di...profeti».
Ne troveranno almeno uno: Don Milani.
«In una prima vita, lui era stato fidanzato della prima cugina di mia madre. I miei divennero grandi sostenitori della scuola di Barbiana».
Il suo primo voto?
«Nel 1966 Psi e poi Psiup. Quindi arriva l' onda del 1968 e cambia tutto».
Lei entra nel sindacato e nel PCI.
«Dal 1969 al 1979 lavoro nella Cgil. Che poi mi manda in Parlamento. Avevo solo 29 anni. L' impressione maggiore fu far parte del gruppo parlamentare comunista. Arrivavo da una Cgil lombarda aperta e riformista. Avevo idee poco ortodosse, che nel Pci non avevano vita facile».
Ad esempio?
«Già allora contestavo il monopolio statale del collocamento. Volevo il riconoscimento del part-time».
Era un altro mondo.
«Rompevo gli schemi. Pubblicai Il collocamento impossibile, denunciando un ferrovecchio che era difeso con forza da Pci, Psi e anche Dc. I collocatori erano quasi tutti democristiani, della corrente di Donat Cattin».
Il ministro della corrente Forze nuove.
«Il capo del loro sindacato, un certo Caponnetto, li aveva portati in dote a Forze nuove in cambio di un posto di rilievo al ministero del Lavoro».
Nessuna parentela con il giudice?
«Zero. Erano quelli che consentivano di aggirare la graduatoria per le assunzioni.
Dicevano al lavoratore: "Iscriviti alla lista come battilastra" oppure "come dattilografa con conoscenza del russo e fai chiedere questa qualifica dall' azienda". In molti luoghi c' era una tariffa per questo "servizio": metà della prima busta paga».
E quanto durò?
«Raccontai questi casi. Denunciai per peculato un dipendente pubblico disonesto mandandolo in galera».
Il Pci no la ricandidò?
(Risata) «Sì, ma a Sesto San Giovanni, dove le mie idee erano molto sgradite ai compagni. Così non venni rieletto e mi trovai senza lavoro».
Un disastro.
«Sì e no. Dedicai due anni a scrivere un libro - Il tempo della prestazione nel rapporto di lavoro - e grazie a quello vinsi la cattedra di diritto del Lavoro. Era il 1986. Cinque anni a Cagliari. Nel 1991 mi chiamarono alla Statale di Milano, Scienze politiche».
La sua vita cambia quando viene ucciso Marco Biagi il 19 marzo 2002.
«Da allora sono sotto scorta. Ma erano stati peggio i tre anni precedenti, dopo l' assassinio di Massimo D' Antona«.
Sotto scorta ancora oggi?
«Ho chiesto quattro volte che me la togliessero. La prima volta nel 2006. Un giorno a novembre il prefetto Lombardi mi parlò in privato: "Ichino, non possiamo: stanno organizzando un attentato contro di lei"».
Ed era vero.
«Mi mostrò delle foto: riconobbi due studenti. Amarilli Caprio e Davide Bortolato, venuti da Padova proprio per questo attentato».
Li conosceva?
«Bortolato di sfuggita, l' avevo sentito parlare in qualche assemblea.
E Amarilli Caprio?
«Rimasi di stucco. In Università l' avevo notata, eccome. Anche perché era una bellissima ragazza».
Hanno avuto nove anni.
«Però li hanno scontati tutti. Poi sono usciti con tutti gli onori. Bortolato venne accolto a Padova, nel suo bel centro sociale con uno striscione: "Onore ai compagni arrestati, giustizia per i servi del capitale"».
Ora si è ritirato dal lavoro?
«Mica tanto. Dall' anno scorso ho la pensione, ma continuo a insegnare, a seguire i tesisiti, e soprattutto a scrivere».
La commovente lettera per sua moglie, morta per una paralisi progressiva, ha fatto il giro del mondo.
«L' ho scritta l' ultima notte in cui l' ho assistita, per le mie figlie e i nipoti».
L' ha messa sul suo sito.
«Sì perché lo leggono i miei nipoti, sparsi in tutto il mondo: Città del Capo, Los Angeles, Londra, Brasile, Inghilterra. Poi di quel post si è impadronito il circo mediatico ed è divenuto virale: 250.000 visualizzazioni».
Il suo bersaglio polemico: «la fine del lavoro».
«Mi spiace per Rifkin ma quella è proprio una fake news: nel 1977 c' erano 17 milioni di italiani al lavoro, dopo 40 anni di sviluppo tecnologico accelerato erano 23».
Ma non sono fissi.
«La verità? Non manca tanto il lavoro, quanto l' intelligence necessaria per trovarlo».
Lei dice che occorre l' intelligenza, la capacità di capire il mercato per poterlo usare a proprio vantaggio.
«Non è utopia. Già oggi molti scelgono l' imprenditore».
Possibile?
«Quando delimitano la zona, o il settore professionale, o le dimensioni dell' azienda, o migrano per trovare di meglio. Che debbano poterlo fare tutti, è la Costituzione, articolo 4, a dirlo».
E invece?
«Se molti non possono farlo è in parte perché mancano i servizi di informazione e formazione mirata, in parte perché il nostro Paese respinge gli imprenditori stranieri».
La rivoluzione digitale distrugge occupazione?
«Ne distrugge e ne crea. Oggi senza innovazione non sopravvive né l' impresa né il lavoro».
Ma l' innovazione crea esuberi.
«E nuove occasioni di lavoro. Ricordo le 900.000 lavandaie italiane che lavoravano con le mani nell' acqua fredda».
Fino a quando è arrivata la lavatrice, negli anni Sessanta.
«Non sono diventate barbone, ma operaie e dattilografe. Il tasso di occupazione femminile è cresciuto».
E il sindacato?
«Dovrebbe essere l' intelligenza collettiva che guida i lavoratori nella scommessa comune con il buon imprenditore sull' innovazione».
Non è così?
«Qualche volta sì, qualche volta no. Prenda la Fiat, e la guerra a Marchionne. Se avesse vinto il No avremmo avuto un manager di Stato. Meglio?».
A che servono i sindacati?
«A distinguere i piani industriali buoni dalla fuffa. Da noi in molti casi non hanno saputo farlo. Per esempio nel caso di Alitalia. No ad Air France, sì alla cordata di capitani coraggiosi dei quali nessuno aveva mai fatto volare un aereo».
E poi?
«Bisogna aprire agli stranieri. Per decenni ha prevalso una chiusura bi-partisan. Da destra in nome dell' italianità delle imprese. Da sinistra per un rifiuto pregiudiziale verso le multinazionali. Nel 1986 abbiamo detto no a Ford in Alfa Romeo, poi nel 2000 a AT&T in Telecom, ad Abn Ambro in Antonveneta, ad Abertis in Autostrade». E oggi? «L' entusiasmo per le nazionalizzazioni accomuna Fratelli d' Italia a Leu e a una parte del Pd. Penso all' Ilva, ad Alitalia, alla povera Cassa depositi e prestiti che deve prepararsi a fare quello che faceva la Gepi negli anni Ottanta».
Lei la chiama «reazione pavloviana».
«È quello che accade in Italia ogni volta che un' impresa chiude. Come nel caso Whirlpool: si preferisce sempre, a priori, tenerla in vita con la respirazione bocca a bocca, piuttosto che garantire ai lavoratori sicurezza nella transizione al lavoro buono che si offre altrove».
Tradotto in parole povere?
«Anziché cercare il lavoro buono che c' è, investendo in servizi efficaci e moderni di orientamento e formazione, restare attaccati con le unghie e coi denti a quello cattivo, che è perso».
E qui si torna ai navigator.
«Nel Nord Europa i Job advisor hanno due o tre anni di formazione post laurea. Questi nostri sono ragazzi che del mercato del lavoro e dei servizi di orientamento sanno pochissimo».
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paoloxl · 8 years
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E’ trascorsa una settimana da quando le iniziative e le mobilitazioni contro la venuta di Salvini sono sfociate nel corteo di sabato 11. Abbiamo lasciato trascorrere qualche giorno prima di prendere parola. Non è nella nostra cultura la politica dell’evento né il circo mediatico, neanche quando ci vede “protagonisti”. In questa lunga settimana abbiamo assistito ad un linciaggio senza precedenti per intensità e durata, forse paragonabile solo a quanto sta accadendo alle lotte nella logistica: mentre picchetti di centinaia di lavoratori vengono quotidianamente sgomberati, la macchina mediatica attacca la dignità di queste resistenze classificando come “estorsione” la legittima e necessaria rivendicazione di diritti e dignità sul lavoro. Sembra questo uno degli aspetti più rilevanti di quanto sta accadendo al momento in Italia. Il resto sono cose semplici, che parlano da sole, se solo le si lasciasse parlare. Salvini è espressione di una delle esperienze più buie della storia italiana. Di bassa caratura culturale e deprecabile formazione politica, il leader del “nuovo” partito della destra populista italiana ha deciso di iniziare la campagna elettorale per le prossime elezioni nella nostra città. Le ragioni sono chiare ai più: i suoi voti si raccolgono stimolando i sentimenti brutali che covano nella pancia del paese, cercando visibilità tra odio e insulti nei confronti dei più deboli, pescando in quella classe media dilaniata dalla crisi e dalla gestione che ne ha fatto l’establishment italiano. Una strategia nuova che ha richiesto la riabilitazione perfino dei napoletani, d’improvviso eliminati dal podio dei capri-espiatori. Napoli, però, non è un città “dolce di sale” per personaggi e provocazioni di questo tipo. Non lo dicono i “centri sociali”, ma una storia centenaria di dignità e solidarietà ed una intensa storia recente di movimenti, autorganizzazione sociale e discontinuità politica con quei partiti che l’hanno devastata nel corso degli ultimi venti anni. Non possiamo non sottolineare anche l’esplosione di interviste e momenti goliardici che hanno preceduto la venuta di Salvini: era chiaro fin dall’inizio che i napoletani non erano per niente allineati con le sue politiche ed intenzioni. C’è poi un pezzo di questa città da anni ha deciso di non chinare la testa dinnanzi all’arroganza dei diversi poteri che l’aggrediscono ogni giorno, da quelli legali a quelli illegali: lotta per la sopravvivenza e per un mondo migliore, combatte le mafie e la miseria, gestisce attraverso pratiche di comunanza ed azione diretta quei giganteschi vuoti che l’austerità e la corruzione hanno lasciato nei nostri quartieri. Il 10 e l’11 marzo questo pezzo di città (e non solo) ha avviato un meccanismo di risposta per questa provocazione, scontrandosi tuttavia con l’arroganza e la violenza delle cosiddette istituzioni democratiche del paese. La legittima occupazione del pala-congressi della mostra d’oltremare, spazio pubblico gestito da un ente privato, ne ha mostrato tutta la loro debolezza ed arroganza. Lungi dal pensare di sgomberarci, la Questura e la Prefettura ci hanno infatti invitato ad un tavolo aperto sull’ordine pubblico insieme al Comune e all’Ente mostra. Una discussione lunga diverse ore si è conclusa con la dichiarazione di rimettersi alla volontà della Mostra che ha optato per la rescissione del contratto con il comitato “Noi con Salvini”, annunciando la decisione con una conferenza stampa. Una scelta quasi dignitosa e politicamente obbligata, che però dopo meno di un’ora è stata scavalcata direttamente dal Ministero degli Interni sbandierando il diritto costituzionale alla libertà d’espressione. Quale ignorante, d’altronde, non sa che questo diritto è sancito per tutelare il libero svolgimento di adunate razziste e neofasciste? Gli esiti di quel tavolo li abbiamo riassunti qui: https://www.facebook.com/notes/edua… Che i media abbiano decisamente marginalizzato la vicenda appiattendo la narrazione sulle azioni illegittime di “centri sociali” e ‘’soliti noti’’, non stupisce. L’attacco mediatico è diventato uno dei principali strumenti repressivi messi in campo da una macchina statale che si trasforma sempre più in senso autoritario: distorsione e manipolazione dell’informazione colpiscono quotidianamente chiunque sfugga dal processo di omologazione e forzata pacificazione sociale, che oggi più che mai mostra chiari segni di sfaldamento. Non è quindi un caso che le testate giornalistiche parlino ancora una volta dell’ormai ridicola retorica dei ‘’black block’’, cosi come non è stato un caso che a Modena sindacati di lotta che ogni giorno organizzano i lavoratori della logistica per il diritto ad un lavoro e ad una vita che possa essere chiamata tale, siano stati accusati di estorsione attraverso una gogna mediatica architettata ad hoc. I fatti del 10 marzo, seppur silenziati dalla narrazione main stream, tuttavia, da un lato mostrano la drammaticità dello stato di salute della democrazia dell’Italietta di Renzi e Gentiloni, dall’altro hanno ingrossato la rabbia di quelle diverse migliaia di persone che sono scese in piazza il giorno successivo. Su questo c’è poco da dire e va detto con chiarezza. Il corteo era intenzionato a cacciare Salvini a tutti i costi e non era disponibile ad accettare limitazioni. La blindatura disposta dalle forze dell’ordine avrebbe generato ugualmente degli scontri, ma questi sono stati evidentemente appesantiti dall’ostinata arroganza di Salvini e del Ministro Minniti da un lato, dall’imprudenza ed inconsistenza della Questura e della Prefettura napoletane dall’altro. Di certo gli scontri non hanno visto protagonisti le quasi diecimila persone che hanno animato il corteo sino all’ingresso principale della mostra: tuttavia, sebbene a qualcuno non saranno piaciuti e qualcun altro si sarà spaventato, nessuno in quelle strade li ha trovati illegittimi. In migliaia si è sfilati sino alla fine, compatti e solidali anche a seguito della lunga carica che, da Piazzale Tecchio fino a Largo Lala, ha provato a disperdere il corteo. Auto bruciate e negozi devastati, per la sfortuna dei media, non ce ne sono stati. Ma perché allora da ormai una settimana non si fa altro che parlare dei “terribili scontri” di Napoli? Perché due manifestanti sono stati rinchiusi due notti in questura, processati per direttissima e costretti ad un obbligo di firma per 3 volte a settimana con una banalissima accusa di resistenza a pubblico ufficiale? Perché il corteo napoletano è divenuto un “caso” tale da produrre in pochi giorni interrogazioni parlamentari, minacce di ulteriori ritorsioni repressive nei confronti dei cosiddetti “centri sociali”? Nel corso degli ultimi anni Napoli è stata attraversata da un processo straordinario di resistenza e ribellione alle politiche di devastazione sociale dei poteri criminali che governano questo paese: PD, PDL, sindacati confederali, grande imprenditoria legale ed illegale. Nessuna rivoluzione, sia chiaro, e tante contraddizioni, ma in un quadro politicamente anomalo e scomodo ai più, segnato da un lato da un’incredibile crescita di esperienze di autorganizzazione, autogestione, lotta e mutuo soccorso, e dall’altro da un’amministrazione non allineata ai principali partiti del paese, disponibile al dialogo e a diversi tentativi (sicuramente parziali) di discontinuità amministrativa. Bene, questa ricchezza è chiaramente al centro di un attacco senza precedenti, di un tentativo di resa dei conti, lanciato dai poteri riuniti. L’ingresso in campo di Minniti la sera del 10 marzo, la gigantesca mobilitazione di tutte le maggiori testate del paese, l’attivazione della magistratura, il linciaggio mediatico proposto da tutte le reti televisive e le modifiche al codice penale con il tentativo di introdurre la cosiddetta “flagranza differita”, mostrano un compattamento senza precedenti, pericoloso, certo, ma terribilmente debole, almeno per tre ordini di ragioni: 1. L’immagine che i media hanno utilizzato per articolare l’attacco, questo oggetto misterioso dei “centri sociali” quale sottobosco della violenza urbana e della marginalità, semplicemente non esiste; lo sanno bene le migliaia di donne, bambini, anziani, che attraversano ogni giorno gli spazi liberati di questa città, non più semplicemente centri sociali, ma luoghi aperti della città e alla città, comunità solidali e cooperative, spazio di legami e solidarietà, dove si producono cultura, servizi, educazione, dove ci si organizza per tutelare la salute. Beni comuni da dove partono le lotte per i diritti sociali che l’austerity ha cancellato, la casa, il reddito, condizioni di lavoro dignitose, dove si costruisce ogni giorno un’alternativa reale alla barbarie del presente. Questa è la realtà che giornali e politica non vogliono vedere e provano a deturpare, perchè questa realtà rappresenta il loro fallimento e la loro possibile rovina, nonché il possibile principio di un altro modo di vivere la città, di fare economia e società, un principio politico irriducibile e agganciato alla vita di tanti e tante che hanno scelto di non arrendersi alla miseria, alla depressione, alla violenze di questo stato di cose. Insomma, sebbene siano ancora primordiali, nella barbarie neoliberale si sono aperte delle crepe nelle quali hanno messo radici e stanno crescendo le vite pulsanti della città: hanno forse paura di non poterle più tagliare o confinare? 2. Lo spauracchio della violenza di piazza dura il tempo di un telegiornale e questo forse spiega l’accanimento mediatico. Se escludiamo i sinistroidi professori della protesta educata e intelligente, chi vive la città non è più attratto dal dibattito ideologico violenza-non violenza. La rabbia che si esprime in sassi e petardi esprime molta più legittimità e dignità dei rifiuti tossici interrati nelle nostre terre, nelle file ai pronto soccorso, negli tagli al welfare e negli scandali che periodicamente vedono coinvolti la presunta classe dirigente e politica del paese. Fa sorridere che in questa settimana mentre i giornali continuavano a dare fiato a Salvini contro “i centri sociali”, in città rimbalzava l’eco di un’ennesima gigantesca inchiesta (69 le ordinanze cautelari eseguite) per appalti truccati e concussione di decine di professionisti che in giacca e cravatta avrebbero lucrato sulle nostre teste nel corso degli ultimi anni. 3. Lo stato di salute dell’informazione in questo paese è evidentemente ai minimi storici, al pari della credibilità delle istituzioni politiche. In questi giorni abbiamo incontrato centinaia di persone che ridevano della narrazione mediatica, cercavano disperatamente nei video e nelle immagini quei contenuti che hanno riempito i titoli delle testate. La rincorsa del click e il servilismo nei confronti dei capi-bastione (tutte brave persone, a partire dal nostro aficionado Caltagirone per “Il Mattino”) hanno sostituito non solo una qualsivoglia etica, ma il fondamento stesso della loro funzione informativa. Nel paese che passa dal “Je suis Charlie” a “sti pezzi di merda scherzano sul terremoto” nel tempo necessario ad un cambio di calendario, non c’è d’altronde da stupirsi. Segnaliamo, giusto per dare misura a tutti di quanto raccontiamo, che mentre si evocava la buon anima di Voltaire, non c’è stato un giornalista che abbia osato darci parola ed invitarci a discutere in pubblico. Anche questo è senza precedenti. Che ci sia qualcosa che fa tremare enormemente i poteri di questo paese è fuor di dubbio. E la scomposizione interna al Pd ha probabilmente influito molto nell’articolazione di una nuova alleanza con la Lega. In linea con la tendenza europea, si configura una destra che fa di tutto per cavalcare il malessere sociale, ma che nei fatti è la stampella di quelle stesse politiche che finge di contestare: nazionalismo e neoliberalismo sono due facce della stessa medaglia, due modi di mettere la politica al servizio dei poteri forti, delle banche, dei gruppi finanziari, dei signori della guerra e degli speculatori. Possiamo dire, in ultima analisi, che la reazione autoritaria del governo e l’imposizione di Minniti, esprimano la volontà di un sistema di proteggere se stesso dalle istanze sociali e dalle critiche, anche a costo di mostrare il volto più brutale e reazionario della democrazia. La difesa di Salvini da parte del governo rappresenta nient’altro che la difesa di un “sistema” di cui il Pd stesso è attualmente il cardine. Una strategia che spingerà ulteriormente l’ Unione Europea nella barbarie della precarietà e della disuguaglianza, del razzismo e della devastazione ambientale. Non sappiamo quanto è lunga la gittata dell’attacco che stiamo ricevendo, ma sappiamo cosa abbiamo alle nostre spalle. La ricchezza di una città una che ha deciso di non arrendersi alla brutalità, che ogni giorno lotta per un mondo migliore. Una città che si è svegliata dal torpore e che ha visto in questa primavera di rinnovata freschezza migliaia e migliaia di donne, uomini e bambini scendere prima nelle strade a più riprese: nei giorni del carnevale per raccontare le proprie esperienze di autorganizzazione, durante il primo marzo e nello sciopero globale delle donne dell’otto marzo, per denunciare con forza il razzismo delle politiche di Stato, la brutalità della violenza sulle donne e delle discriminazioni di genere, rispedendo al mittente la retorica dell’ultimo fascista ‘itagliano’. Oltre tutta questa brutalità e da questa semplicità che ripartiamo. Per chi sentisse un sussulto di dignità e la voglia di conoscerla e raccontarla, sincronizzi una sveglia per il 25 aprile. Lab. Pol. Zero81, Centro Autogestito Piperno 80126, Lab. Pol. Iskra, Mensa Occupata, Bancarotta 2.0, Scaccomatto
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apolitica · 5 years
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Il voto italiano visto dall'Olimpo della global class turbosorosiana e dai suoi legionari del circo mediatico: 34,33 % analfabeti nazisti; 22,69 % popolo eletto; 17,07 % analfabeti e pure matti; 8,79 % potenzialmente come il popolo eletto; 6,46 % trogloditi nazisti.
— Diego Fusaro (@DiegoFusaro) May 28, 2019
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tempi-dispari · 6 years
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Al via progetto Shakespeare 2018, dal 17-21 ottobre al Teatro Cometa Off
Prende il via dal 17 al 21 ottobre il progetto Shakespeare 2018, che comprende la messa in scena al Teatro Cometa Off di Roma di quattro spettacoli del grande drammaturgo inglese, con protagonisti la coppia Bartolini-Baronio, Sarah Biacchi e Roberto Ciufoli, Gabriele Granito, Beatrice Messa e Fabio Massimo Maffei, Giovanna Mangiù, immersi nell’atmosfera suggestiva di una mostra di memorabilia cinematografiche, di una personale fotografica di grande valore iconografico e preceduti ogni sera dalla proiezione di inediti cortometraggi realizzati con l’intento di rimarcare il valore immortale della poetica shakespeariana, rivestita di originalità e resa estremamente attuale e vicina al pensiero della società contemporanea. La manifestazione si sposterà poi in Tuscia a novembre e completerà il suo percorso a dicembre come allestimento permanente all’interno dello Shakespeare Interactive Museum, che Casa Shakespeare sta predisponendo al Teatro Satiro Off di Verona, sia delle due mostre che dei corti shakesperiani che verranno proiettati giornalmente in una apposita installazione. L’iniziativa ideata dalla Sycamore T Company (Roma) e da Casa Shakespeare (Verona) è la ideale continuazione di Shakespeare Re-Loaded Festival, che nasceva nel 2016, in collaborazione con Argot Studio, per celebrare il 400nario della morte di William Shakespeare con una serie di spettacoli basati sulla riscrittura di personaggi shakespeariani. La novità di Shakespeare2018 è la trasposizione del teatro shakespeariano sul grande schermo, riproponendolo come fenomeno “pop” e avvicinandolo al pubblico di qualsiasi età ed estrazione sociale. Il fulcro del progetto è infatti Sh-ort-akespeare, una serie di corti interpretati da giovani volti noti del teatro e del cinema italiano, che verranno proiettati all’interno della manifestazione per diventare poi una presenza permanente nel S.I.M di Verona, a cui si affianca una mostra di memorabilia con foto d’epoca, manifesti e rarità riguardanti i capolavori cinematografici di Franco Zeffirelli e Kenneth Branagh e una personale fotografica di Manuela Giusto con gli scatti più significativi dello Shakespeare Re-Loaded Festival, e con foto tratte dal backstage dei corti realizzati dalla Sycamore T Company. A cinquanta anni dall’immortale Romeo e Giulietta di Zeffirelli, una sorta di precursore del filone “pop-Shakespeare”, e a venticinque da Molto Rumore per Nulla, il gioiello cinematografico di Branagh, quasi per celebrare questi due anniversari, le interpretazioni di Alessandro Averone, Michele Giovanni Cesari, Caterina Gramaglia e Giovanna Mangiu’ rendono di nuovo fenomeno “pop” la poesia del Bardo. Integrano inoltre Shakespeare2018 e il S.I.M di Verona due apporti filmati deliziosi, di ottima fattura e di grande generosità: EDMUND FROM LEAR di Giulio Forges Davanzati, piccolo gioiello in lingua originale che porta testimonianza di come il linguaggio shakesperiano possa essere “agito” con efficacia ed autentica emozione anche da un attore non anglosassone; e OPERAZIONE SHAKESPEARE di Maria Stella Taccone, corto-divertissement prodotto per la Shakespeare Fest del Globe Theatre di Roma del 2014: una indagine semiseria sulla modernità del Bardo con Marco Iannone, Manola Rotunno, Giulia Rebecca Urso, Cristiano Priori e Bruno Petretti. e con il prezioso contributo di Gianluca Merolli, Lorenzo Lavia, Angelo Longoni, Massimiliano Vado e Nino Formicola.
Ad impreziosire questi cinque giorni dedicati al Bardo e alla sua arte, quattro spettacoli teatrali che celebrano il fascino immortale che le sue opere e la sua poesia hanno su il pubblico. Apre la rassegna il 17 ottobre LETTERE D’AMORE SCRITTE A MANO di Cynthia Storari, un reading affidato alle poetiche voci di Tamara Bartolini e Michele Baronio che narra dell’incredibile fenomeno delle lettere a Giulietta, le quali hanno alimentato nel tempo una sorta di inspiegabile fenomeno mediatico che ha portato alla creazione del Club di Giulietta. Il tutto inframmezzato da poesie, brani letterari, canzoni e chiacchiere varie, in una sorta di divertita e nostalgica celebrazione della piu’ eterna e consumata storia d’amore di tutti i tempi. A seguire, il 18 ottobre, LADY MACBETH SHOW, con Sarah Biacchi e Roberto Ciufoli. Scritto dalla stessa attrice, e diretta dalla talentuosa regista – soprano Chiara Maione, lo spettacolo conduce gli spettatori un viaggio fra le pieghe non dette del personaggio shakesperiano più noir attraverso la commistione di linguaggi differenti: il talk show televisivo, la prosa di Shakespeare e la lirica di Verdi. Per muoversi in un tale caleidoscopico insieme di esperienze artistiche l’attrice – cantante Sarah Biacchi si avvale del particolarissimo utilizzo della voce che da tempo la porta ad un’unicità espressiva nei panorami europei. Il 19 ottobre è la volta delle variopinte atmosfere circensi di ROMEO AND JULIET CIRCUS di Gabriele Granito, con Gabriele Granito, Beatrice Messa e Fabio Massimo Maffei. Una compagnia di attori girovaghi senza tempo “lo Circo de lo verbo” arriva nella piazza di un villaggio per inscenare la propria tragedia in cambio di qualcosa da mangiare “. Tra balli e acrobazie il carrozzone intende arrivare alla corte d’Inghilterra e rivendicare Luigi Da Porto, il primo vero autore di Romeo e Giulietta. Chiude “Shakespeare 2018” , il 20 e il 21 ottobre, lo spettacolo Rosalina: come la polvere e il fuoco di Silvia Guidi, interpretato da Giovanna Mangiu’ con la regia di Michele Giovanni Cesari. “Abbiamo lavorato sulla versione iniziale del testo originale di Silvia Guidi, in forma di monologo, ampliando l’arco narrativo ed accentuando il contesto storico, allo scopo di descrivere il più dettagliatamente possibile l’essere umano nei suoi sentimenti e nel rapporto con Dio.” – annota il regista. “Rosalina, personaggio secondario di Shakespeare, cerca la sua rivalsa e trova qui lo spazio per tornare a raccontarsi e ad affrancarsi da quel poco che viene detto di lei, dall’opinione superficiale del pubblico in merito a quello che lei realmente desidera. Vuole dare chiarimenti sul suo personaggio, per raccontare veramente ciò che è e affinché non si travisi il suo senso d’essere. L’innesto di passi di Pirandello e Rilke partecipa a quest’intento: esprimere la necessità che Rosalina ha di essere, esistere, far arrivare correttamente chi è come essere umano.” Il Progetto Shakespeare2018 è, dunque, un micro festival che celebra William Shakespeare, le sue storie, i suoi drammi, i suoi personaggi, tra schermo e scena, avvicinandolo ad un pubblico più vasto ed eterogeneo possibile.
PROGRAMMA 17/10/2018 LETTERE D’AMORE SCRITTE A MANO di Cynthia Storari Con Tamara Bartolini e Michele Baronio
18/10/2018 LADY MACBETH SHOW di Sarah Biacchi Con Sarah Biacchi e Roberto Ciufoli Regia di Chiara Maione
19/10/2018 ROMEO AND JULIET CIRCUS di Gabriele Granito Con Gabriele Granito, Beatrice Messa e Fabio Massimo Maffei Regia di Gabriele Granito
20/10/2018 E 21/10/2018 ROSALINA – COME LA POLVERE E IL FUOCO di Silvia Guidi Con Giovanna Mangiu’ Regia di Michele Giovanni Cesari
SH-ORT-AKESPEARE Viaggio all’interno delle declinazioni dell’Essere Con Alessandro Averone Michele Giovanni Cesari Caterina Gramaglia Giovanna Mangiu’ Regia di: Alberto Basaluzzo Michele Giovanni Cesari Alessandra Schiavoni Cinematografia di: Alberto Basaluzzo Produzione Sycamore T Company
UFFICIO STAMPA Maresa Palmacci Tel: 348 0803972; mail: [email protected]
SOCIAL MEDIA MANAGER Martina Mecacci Mail: [email protected]
COMETA OFF: Roma, Via Luca della Robbia, 47 Orario del botteghino: dal martedì al venerdì dalle ore 15:00 a inizio spettacolo, il sabato e la domenica dalle ore 16:00 a inizio spettacolo, lunedì riposo. Telefono: 06.57284637
Biglietti: 10€ online, 11.50€ al botteghino+ 3 € di tessera associativa
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piergiorgiocattani · 7 years
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Il fenomeno Del Piero a Trento
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Cosa ci facevano centinaia di persone tra le vie del centro di Trento nel tardo pomeriggio del 3 novembre? Aspettavano i Cavalleggeri che entravano in città? Partecipavano a qualche funzione religiosa? Erano pronti per il comizio di qualche politico? Nulla di tutto questo, naturalmente.
Si potrebbe allora pensare a un happy hour? Ma ormai anche questi happening per giovani sono praticamente vietati in città. Stava invece arrivando una star come Alessandro Del Piero. Per il suo arrivo tutto è stato possibile, anche organizzare in poco tempo un evento che, seppur di breve durata, ha richiesto un’attenzione notevole pure per l’ordine pubblico. L’evento si è svolto secondo i piani, compreso il delirante afflusso di persone di ogni età e di ogni tifoseria.
Mi accorgo adesso di aver dato per scontato che tutti i lettori sappiano chi sia Del Piero. Forse meglio riassumere chi è costui: giocatore di calcio, classe 1974, “bandiera” della Juventus e della nazionale, è uno degli sportivi più noti a livello italiano e internazionale. Dopo aver abbandonato l’attività in campo, vive negli Stati Uniti e segue i suoi numerosi affari nonché molte campagne benefiche e solidali. Cosa ci faceva a Trento? Presenziava all’inaugurazione di un suo negozio di prodotti griffati appunto Alex Del Piero (occhiali, scarpe…). Quindi un’operazione di marketing, vista con favore dall’autorità politiche comunali e provinciali, presenti con grandi sorrisi e strette di mano.
Del Piero è personaggio intelligente e conosce la propria responsabilità “pubblica” – fossero tutti come lui in certi ambienti – e ha saputo destreggiarsi abilmente tra body guard, bambini, riflettori, dispensando autografi, selfie, saluti e pure ammiccamenti verso il Trentino, “terra sana abitata da gente che lavora”. Del Piero sembra ormai giocare ovunque “in casa”, incontrando sempre un ambiente favorevole.
Sport, spettacolo, notorietà, shopping: c’erano davvero tutti gli elementi per animare una celebrazione tipica della nuova religione collettiva. Non a caso il tifo calcistico è paragonato a una “fede”; una squadra che resta in serie A ha conseguito la “salvezza”. I campioni sono anche detti “idoli”. Per questi semi dei, per vederli, per toccarli si può fare di tutto: che cosa conta stare 3 o 4 ore in attesa dietro una transenna, se poi si potrà sfiorare Del Piero? Già partecipare a questo rito pubblico è già fonte di divertimento, di evasione, di festa per tutti. È una sosta rispetto a una quotidianità fatta molte volte di solitudine. È una partecipazione effimera a una “immortalità” dovuta alla fama globale.
Nello stesso tempo si cerca disperatamente una comunità che vada oltre l’individualismo e la rabbia diffusi. Un’identità capace per una volta di includere e non di escludere gli altri. Adesso i fantasmi dell’identità evocano le peggiori tragedie della storia umana, nutrendosi dell’energia oscura del razzismo e del nazionalismo. Invece si potrebbe ancora aspirare a un’identità basata su una comune umanità. Certo può avvilire che quest’atmosfera distesa e positiva sorga intorno a un ex giocatore di calcio. Ma tant’è: intorno a Del Piero si è creato un senso di appartenenza, di condivisione, di devozione verso un “eroe” tante volte visto in televisione. La gente è corsa per sincerarsi se Del Piero esiste realmente, se è una persona in carne ed ossa. Non solo: voleva in un certo senso manifestare un debito di riconoscenza verso colui che ha suscitato tante emozioni, che è stato presente in momenti significativi. Forse proprio in questo ricordo di sensazioni passate sta la causa della popolarità di attori, cantanti, uomini dello spettacolo, sportivi.
Ci si potrebbe domandare il perché in altri ambiti non si verifichino fenomeni del genere. Chi manifesterebbe questo profluvio di sentimento verso un politico? Se Del Piero è diventato ricco e famoso, è perché se lo merita; un politico invece avrà sicuramente rubato e pensato ai propri interessi. Così non ci sono più bandiere ideali dietro cui incamminarsi insieme nella stessa direzione, magari per rendere il mondo più giusto. Siamo ammirati da qualche scienziato, ma non da un dirigente politico in grado di risolvere conflitti o di governare al servizio della collettività. Forse perché non ce ne sono più almeno alle nostre latitudini? C’è stato il fenomeno Obama, una stella presto spenta.
La nostra cultura è diventata scettica, triste. Ha paura di disilludersi. Teme che credere in un’idea sia sempre appannaggio di fanatici, foriero di disastri, violenze catastrofiche. Il Novecento ha distrutto l’utopia. Resistono gli eroi dello sport. Bisognerebbe capire il perché. Perché questi eroi sono rimasti. Potenza del “circo mediatico”? Non credo. O almeno non solo. C’è invece la necessità assoluta di trovare testimoni riconoscibili. Così cerchiamo di cogliere ogni occasione possibile per poterli incontrare.
Editoriale pubblicato su “Trentino” il 9 novembre 2017
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Bistagno in palcoscenico fa il bis: stasera la presentazione
Dopo il successo dell’edizione 2017, la prima, una scommessa vinta ossia decentrare un’offerta culturale su un territorio lontano dai grandi centri di produzione, con 440 presenze su 495 posti disponibili, la stagione 2017-2018 della rassegna Bistagno in Palcoscenico, diretta e organizzata da “Quizzy Teatro”, in collaborazione con la S.O.M.S. e con il sostegno della Fondazione “Piemonte dal Vivo”, raddoppia. Cinque spettacoli per un “Cartellone Principale”, composto da due nomi di prestigio nazionale e internazionale, tre compagnie in ascesa, grandi opere della letteratura mondiale tradotte in comicità, incursioni culinarie, romantiche ilarità e tanta musica dal vivo, e otto rappresentazioni per un “Cartellone Off”, una per ogni festa in calendario, da quelle per i più piccoli alle commemorazioni storiche, passando attraverso la figura della donna, per arrivare al mondo del lavoro. Il “Cartellone Principale”, finanziato e promosso dalla Fondazione “Piemonte dal Vivo”, inizia sabato 25 novembre 2017 con uno tra i più famosi e irriverenti comici della televisione italiana, erede estetico e istrionico di Paolo Poli: Alessandro Fullin in Piccole Gonne, parodia del classico per ragazzi Piccole Donne di Louisa May Alcott, una commedia tutta da ridere, un “infeltrimento teatrale” di un colosso della letteratura statunitense, una rilettura ironica e tagliente di un libro che le nostre sorelle avevano sempre tra le mani sino agli anni ’60. Un cast al maschile con un’eccezione: Tiziana Catalano del popolare duo comico “Le sorelle suburbe”. Venerdì 15 dicembre 2017 sarà la volta dello spettacolo diventato un caso mediatico per aver visto il suo protagonista, Giovanni Mongiano, recitare con passione davanti a una platea vuota (a causa di una probabile mancanza di comunicazione al pubblico da parte del teatro ospitante): Improvvisazioni di un attore che legge, le tragicomiche peripezie di Matteo Sinagra, sfortunato teatrante nella compagnia di giro capeggiata dal famigerato Commendator Zacconi. La vita di palcoscenico, dura, romantica, ma altrettanto grottesca e imprevista, un esercizio di equilibrismo sul filo dell’ironia, un’ora di perfida comicità, tra improvvisazioni fulminanti, vezzi deprecabili, speranze deluse, umiliazioni cocenti, provocazioni musicali, suggeritori sprovveduti, tecnici distratti e pipistrelli minacciosi. Sabato 20 gennaio 2018 il pluripremiato Cucinar Ramingo, interpretato con delicatezza e sensibilità da Giancarlo Bloise, invita gli astanti a salire sul palco ad assaggiare ciò che il “narrattore” ha cucinato in tempo reale, mentre sovrappone e alterna alle azioni pratiche della gastronomia il racconto di viaggi attraverso la mitologia greca, le regole della cucina ebraica, la musica, la scrittura di Giuliano Scabia, la sua, e quella di Maurizio Meschia. Sabato 17 febbraio 2018 Shakespeare non sarà mai stato così divertente come con Otello Unplugged del giovane ma già affermato mattatore milanese Davide Lorenzo Palla, accompagnato dal polistrumentista Tiziano Cannas Aghedu. Tutti conoscono per sentito dire Otello, ma quanti sanno per davvero la sua vicenda? Una possibile risposta è offerta da questo lavoro di riscrittura, un invito a immaginare eventi, dettagli e particolari di uno show che non c’è. La tragedia originaria viene agita, raccontata e illustrata da un cantastorie contemporaneo in un turbinio di situazioni e di atmosfere sempre nuove, evocate di volta in volta dalla musica eseguita live sulla scena. Sabato 19 maggio 2018 chiude il “Cartellone Principale” Bandakadabra, orchestra di fiati e percussioni reduce da una fortunata tournée europea, con il varietà comico-teatral-musicale, dai toni surreali e dadaisti, Figurini: una “fanfara urbana” con riferimenti alle atmosfere western e alle colonne sonore di Ennio Morricone che si trasformano in brani dei Beatles che a loro volta diventano l’occasione per riflettere con ironia sulla tossicità degli smartphone e sull’infelice vita amorosa dei musicisti di “insuccesso”. Gli strumenti suonano, ma possono divenire oggetti di scena: una musica da vedere e da giocare con lo spettatore. Il “Cartellone Off” intervalla quello “Principale” e diversifica la proposta in due spettacoli per famiglia, due commemorazioni storiche, due rappresentazioni per celebrare altrettante ricorrenze di valore sociale e due saggi del laboratorio di formazione adulti e ragazzi 2016-2017. Sabato 6 gennaio 2018 apre Quizzy Teatro con Le fate incantatrici, racconti popolari, leggende, fiabe e favole del Piemonte e della Valle d’Aosta, in interazione fisica con i bambini, narrati da Laura Formenti, attrice comica di “Colorado Cafè”, e Monica Massone, Direttrice Artistica della rassegna. Sabato 27 gennaio 2018 il ritorno a casa, da Auschwitz a Torino, di Primo Levi è raccontato con maestria e lucidità da Fabrizio Pagella e Moreno Pigoni in Tregua, con un elemento di novità: l’interazione tra attore e burattini della Commedia dell’Arte. Sabato 10 febbraio 2018 Laura Formenti presterà corpo e voce alle principali figure del Carnevale regionale italiano ne Il processo alle maschere, un omaggio alla maschera tipica di Bistagno (AL), Uanen Carvè. Sabato 10 marzo 2018 si richiama la Giornata Internazionale della Donna con Frida, impersonata da un’intensa Federica Cassottana: la vita della straordinaria pittrice messicana, Frida Kahlo appunto, in parole e azioni sceniche al suono della chitarra dal vivo di Federica Lemmo. Venerdì 6 aprile 2018 lo spettacolo-saggio, esito del laboratorio-ragazzi 2016-2017, Il ridondante circo dell’età adolescenziale dell’autore, attore, regista e volto noto della televisione italiana Massimiliano Vado: la vita, l’amore, il tradimento, la morte e l’amicizia durante il complesso periodo dell’adolescenza. Sabato 7 aprile 2018 spetta invece al gruppo-adulti dimostrare il proprio talento con Borderline, una drammaturgia collettiva al limite del proibito e della trasgressione: un condominio, otto inquilini e un tentativo di rispondere alle domande “Chi siamo realmente a porte chiuse?” e “Che cosa nasconde la facciata delle apparenze?”. Sabato 21 aprile 2018 si festeggia in anticipo la Giornata dei Lavoratori con Io amo il mio lavoro: Tommaso Massimo Rotella, attore dall’ironica naturalezza, è Gugliemo Paonessa, il miglior autista di carro funebre che il mondo possa ricordare, ma con uno scheletro nell’armadio che cercherà in ogni modo di nascondere. Mercoledì 25 aprile 2018 Eroi per caso conclude la stagione 2017-2018 di “Bistagno in Palcoscenico”: Fabrizio Pagella, diretto da Monica Massone, farà rivivere uomini e donne, eroi e antieroi, casualità e apparenti banalità che contribuirono a cambiare il corso della Storia durante i difficili giorni della Resistenza. La programmazione 2017-2018 è stata creata in risposta all’insieme dei desiderata, delle richieste, dei bisogni, delle urgenze e delle mancanze del pubblico, emerse dal questionario somministrato a ciascun spettatore alla fine di ogni spettacolo della scorsa edizione. “L’obiettivo comune è costruire una casa – dichiara Monica Massone, Direttrice Artistica della rassegna “Bistagno in Palcoscenico” - un luogo di confronto e di condivisione, tanto per gli artisti, quanto per gli spettatori. Alla base della scelta artistica c’è l’utilizzo del sorriso e del divertimento per dare vita a un tempo libero che sia di qualità e impegno, mediante un’offerta di spettacoli che possano veicolare un messaggio sul nostro presente, una riflessione capace di immediata comprensibilità. Con le proposte artistiche fatte si vuole evitare tanto l’intellettualismo e l’astrattismo, quanto l’intrattenimento fine a se stesso, per rimanere su un piano di realtà che sia al contempo oggettivo e profondo, espresso attraverso la leggerezza dell’ironia e della parodia, da sempre efficaci perché godibili mezzi di costruttiva critica sociale. Vogliamo inoltre incrementare una partecipazione consapevole da parte del pubblico, accompagnandolo nella conoscenza dei linguaggi espressivi meno consueti e rafforzando il suo legame con il territorio”. “È con estremo piacere che la SOMS di Bistagno ospita l’edizione 2017-2018 della Rassegna Teatrale “Bistagno in Palcoscenico” – afferma Riccardo Blengio, Vice-Presidente della S.O.M.S. e Vice-Sindaco del Comune di Bistagno (AL) - un appuntamento che si rinnova ormai da parecchi anni e che, a partire dalla scorsa edizione, può vantare la presenza in cartellone di grandi artisti di fama nazionale. Il salto di qualità è stato reso possibile dalla sinergia che è venuta a crearsi tra la SOMS di Bistagno e la Compagnia “Quizzy Teatro”, di cui è responsabile Monica Massone, Direttrice Artistica della Rassegna. Grazie infatti al suo costante impegno e alle competenze sue e dei suoi collaboratori, “Bistagno in Palcoscenico” è stata accreditata all’interno del progetto “Corto Circuito”, promosso dalla Fondazione “Piemonte dal Vivo”. Auspico che questo evento, realizzato anche con il patrocinio gratuito del Comune di Bistagno, possa ulteriormente migliorarsi negli anni a venire, contribuendo in tal modo a fare del nostro piccolo ma attivissimo paese un polo culturale di rilievo. Per il momento, mi fa particolarmente piacere poter presentare ai soci, ai bistagnesi e agli abitanti del territorio un cartellone così ricco che, sono certo, saprà intrattenerli, andando incontro ai loro gusti e alle loro esigenze”. “La Fondazione “Piemonte dal Vivo”, anche per la stagione 2017-2018, è impegnata nel suo compito primario di diffondere sul territorio piemontese spettacoli che spaziano dalla prosa alla danza, dalla musica classica e jazz a quella popolare d’autore, sino a comprendere il circo contemporaneo, con ruoli e funzioni operative, garantiti dalla Regione, sempre più estesi – asseriscono Anna Tripodi, Presidentessa, e Paolo Cantù, Direttore della Fondazione “Piemonte dal Vivo” - “Piemonte dal Vivo” dialoga con le eccellenze presenti sul territorio, sia per interpretare i bisogni e le richieste espressi dal pubblico, a cui viene offerta una proposta artistica di altissimo livello, che per promuovere e divulgare le arti performative come motore di sviluppo e valorizzazione delle realtà locali. La progettazione fatta in sinergia con SOMS Bistagno e “Quizzy Teatro” significa di fatto potenziare i processi creativi nati in loco e perciò avvicinare il pubblico al teatro, rispondendo alle sue stesse esigenze”. Tutti gli spettacoli hanno luogo al Teatro “SOMS” di Bistagno (AL), in Corso Carlo Testa, n° 10, e hanno inizio alle ore 21, eccetto Le fate incantatrici, Il processo alle maschere ed Eroi per caso alle ore 17. Ogni rappresentazione sarà correlata da un incontro introduttivo, condotto da esperti, alle ore 20,30, e un rinfresco offerto al pubblico, in occasione di un incontro con l’artista, al termine della serata. Il costo del biglietto è 18 euro (ridotto 15 euro) per Piccole Gonne e Figurini, 15 euro (ridotto 12 euro) per Cucinar Ramingo, 12 euro (ridotto 9 euro) per Improvvisazioni di un attore che legge, Otello Unplugged, Tregua, Frida, Il ridondante circo dell’età adolescenziale, Borderline, Io amo il mio lavoro ed Eroi per caso, 8 euro per Le fate incantatrici e Il processo alle maschere. Il prezzo dell’abbonamento al “Cartellone Principale” è di 50 euro, con posto riservato nelle prime file. Abbonato e accompagnatore hanno diritto a biglietto ridotto per ogni spettacolo del “Cartellone Off”. La riduzione è valida per categorie di legge e strutture in convenzione con “Quizzy Teatro”: under 25 e over 65, diversamente abili, studenti universitari, tesserati di associazioni culturali, artistiche, ricreative e S.O.M.S., U.N.P.L.I. – Pro Loco, A.N.P.I., Cooperativa “Crescere Insieme”, “Le donne del vino”, Fondazione “Zonta International”, UniTre, Torino + Piemonte Card, Carta Stabile, Tosca, Aiace, Touring Club, Cral Regione Piemonte, Cral Intesa San Paolo, Abbonamento Musei, abbonati alla stagioni a cura della Fondazione “Piemonte dal Vivo”, del Teatro Stabile di Torino, di “Teatro Piemonte Europa”. Limitatamente a Le fate incantatrici e Il processo alle maschere è all’attivo una “Promozione Famiglia”: se in tre persone, ogni due biglietti il terzo è a 4 euro / se in quattro persone, il terzo e il quarto sono a 4 euro. Presentando alla cassa il biglietto di una o più rappresentazioni del “Cartellone Principale”, l’ingresso è ridotto per uno o più spettacoli del “Cartellone Off”. La Tessera “Quizzy” è nominale a 15 euro e dà diritto a biglietto ridotto per ogni rappresentazione del “Cartellone Principale” e a un biglietto omaggio non nominale per un titolo a scelta del “Cartellone Off”. In più, per chi possiede la Tessera “Quizzy”, sono comprese comunicazioni last minute contenenti numerose promozioni. Autorizzando “Quizzy Teatro” al trattamento dei dati personali, saranno trasmessi avvisi, via sms, whatsapp e mail, circa promozioni speciali per ognuno degli spettacoli in cartellone. Sono previsti accrediti per i giornalisti e omaggi per accompagnatore certificato di persone diversamente abili. La prevendita (senza diritti aggiuntivi) è consigliata e si effettua presso Cibrario Libreria Illustrata, ad Acqui Terme (AL), in Piazza della Bollente, n° 18, e presso il Teatro “SOMS”, ogni mercoledì, dalle ore 17 alle 19. Sabato 7 ottobre, alle ore 21, presso il “Freedom Cafè” di Acqui Terme (AL), in piazza San Guido, n° 10, sarà allestita una presentazione al pubblico, in occasione di un umoristico adattamento per locali notturni del Macbeth di Shakespeare con Davide Lorenzo Palla. Durante la serata, è possibile acquistare abbonamenti e biglietti per la stagione 2017-2018 a costo ridotto. Per informazioni e prenotazioni (consigliate): 348 4024894 (Monica), 388 5852195 (Riccardo), [email protected], www.quizzyteatro.com, www.somsbistagno.it, www.piemontedalvivo.it/corto-circuito-piemonte, FaceBook e Instagram “Quizzy Teatro” http://dlvr.it/PszW0q
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