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#Noi donne siamo fatte così
falsenote · 1 month
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Monica Vitti on the set of That's How We Women Are (1971)
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petravonqunt · 6 months
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Just Monica Vitti being beautiful in Noi donne siamo fatte così/That's How We Women Are (dir. Dino Risi, 1971)
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title777 · 5 months
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Monica Vitti
watched:
La cintura di castità 1967
La ragazza con la pistola 1968
to watch:
L'avventura 1960
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L'eclisse 1962
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Il deserto rosso 1964
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Modesty Blaise 1966
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Le fate 1966
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Fai in fretta ad uccidermi… ho freddo! 1967
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Ti ho sposato per allegria 1967
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Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) 1970
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Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa 1970
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La pacifista - Smetti di piovere 1970
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La supertestimone 1971
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Noi donne siamo fatte così 1971
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Gli ordini sono ordini 1972
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Teresa la ladra 1973
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A mezzanotte va la ronda del piacere 1975
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Qui comincia l'avventura 1975
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L'anatra all'arancia 1975
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L'altra metà del cielo 1977
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Amori miei 1978
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Letti selvaggi 1979
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An Almost Perfect Affair 1979
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aurxrap · 10 months
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Le donne sono umane?
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo definisce che cosa è un essere umano. Nel 1948, essa disse al mondo ciò cui una persona, in quanto persona, ha diritto. Sono passati cinquant’anni. Le donne sono umane? Se noi donne fossimo umane, saremmo trasportate come merce pronta a essere venduta dalla Thailandia ai bordelli di New York? Saremmo schiave sessuali, usate a fini riproduttivi? Saremmo allevate come bestie, costrette a lavorare per tutta la nostra vita senza essere pagate, bruciate nel caso i soldi della nostra dote non siano abbastanza, o nel caso gli uomini si stanchino di noi, fatte morire di fame quando i nostri mariti muoiono (se sopravviviamo alla loro pira funebre), vendute per sesso, perché non siamo apprezzate per nient’altro? Saremmo date in sposa ai sacerdoti, in cambio di denaro per espiare i peccati della nostra famiglia, o per migliorarne le prospettive terrene? Nel caso ci fosse concesso di lavorare dietro retribuzione, saremmo costrette a svolgere i lavori più umili e saremmo sfruttate fino al punto di essere ridotte alla fame? I nostri genitali sarebbero tagliuzzati per «purificarci» (le membra dei nostri corpi sono impure?), per controllarci, per marcarci e per definire le nostre culture? Saremmo smerciate come cose destinate all’uso e all’intrattenimento sessuale, in tutto il mondo, e in qualunque forma resa possibile dall’attuale tecnologia? Ci sarebbe impedito di imparare a leggere e a scrivere? Se noi donne fossimo umane, avremmo così poca voce in capitolo nelle decisioni pubbliche e nel governo dei paesi in cui viviamo?Saremmo nascoste dietro a veli e imprigionate nelle case, ci lapiderebbero o ci sparerebbero, perché ci rifiutiamo? Saremmo picchiate a morte, o quasi, dagli uomini con i quali siamo intime? Saremmo sessualmente molestate all’interno delle nostre famiglie? Saremmo stuprate durante i genocidi per terrorizzare, espellere e distruggere le nostre comunità etniche, o stuprate durante la guerra non dichiarata che si svolge ogni giorno e in ogni paese del mondo nel cosiddetto tempo di pace? Se le donne fossero umane, la nostra violazione sarebbe goduta dai nostri violatori? E, se fossimo umane, e queste cose accadessero, non ci sarebbe praticamente nulla da fare in proposito?
Ci vuole un bel po’ di immaginazione–e un’attenzione risoluta–mente concentrata sulle eccezioni privilegiate per vedere una donna reale dietro alle maestose garanzie di «ciò cui ognuno ha diritto». Dopo più di mezzo secolo, quale parte di «ognuno» significa noi?
L’altisonante linguaggio dell’articolo 1 incoraggia ad agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Dobbiamo essere uomini perché questo spirito ci includa? Ma forse questa è un’interpretazione troppo letterale. Se tutti dovessimo comportarci, gli uni verso gli altri, in spirito di sorellanza, gli uomini capirebbero che questo riguarda anche loro? L’articolo 23 prevede, in modo incoraggiante, un’adeguata retribuzione per chiunque lavori. E continua affermando che questo assicura una vita umanamente dignitosa per lui e per la sua famiglia. Le donne non sono pagate per il lavoro che svolgono all’interno delle loro famiglie: perché non sono ognuno, o perché ciò che fanno per le loro famiglie non è lavoro o, più semplicemente, perché noi non siamo lui? Le donne non hanno famiglie o le donne non possono avere una famiglia senza un lui? Se quel qualcuno che non è pagato affatto, o che è pagato molto meno rispetto alla giusta e favorevole remunerazione garantita, è quella stessa qualcuna che, nella vita reale, è spesso responsabile per il sostentamento della sua famiglia, quando è privata della possibilità di assicurare alla sua famiglia una vita umanamente dignitosa, non è umana? E ora che, a partire dalla promulgazione della Dichiarazione universale, ognuno ha ottenuto il diritto di partecipare al governo del proprio paese, perché la maggior parte dei governi sono gestiti dagli uomini? Le donne rimangono in silenzio nelle stanze del potere perché non abbiamo una voce umana?
Un documento che adotta misure specifiche per la formazione dei sindacati, e a favore di ferie periodiche e retribuite, avrebbe potuto appellarsi alla specificità delle donne non soltanto per fare riferimento, ogni tanto, alla maternità, che tutto sommato è più riverita che tutelata. Se le donne fossero umane, la violenza domestica, l’abuso sessuale dalla nascita alla morte, prostituzione e pornografia incluse, e la sistematica denigrazione e reificazione sessuale delle donne e delle ragazze sarebbero state semplicemente omesse dal linguaggio ufficiale di questo documento?
Certo, la discriminazione sessuale è proibita. Ma come è possibile che sia stata proibita per tutto questo tempo, anche se solo come aspirazione, e che, ciononostante, tutte queste condizioni non siano state ancora concretamente immaginate come parte integrante di ciò cui ha diritto un essere umano, proprio in quanto umano? Perché il diritto delle donne di vedere la fine di queste condizioni è tuttora apertamente dibattuto sulla base di diritti culturali, diritti di espressione, diritti religiosi, libertà sessuale, libero mercato –come se le donne non fossero altro che significanti sociali, discorsi da ruffiani, feticci sacri o sessuali, risorse naturali, beni di consumo, tutto tranne che esseri umani?
Le omissioni della Dichiarazione universale non sono semplicemente semantiche. Essere una donna «non è ancora il nome di un modo di umanità», nemmeno in questo che è il più visionario tra i documenti sui diritti umani. Se misuriamo la realtà della situazione delle donne in tutta la sua varietà sulla base delle garanzie della Dichiarazione universale – anche se la maggior parte degli uomini non fa nemmeno questo – è molto difficile intravvedere, nella sua visione dell’umanità, il volto di una donna.
Le donne hanno bisogno di un pieno stato umano nella realtà sociale. Perciò, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo deve interpretare le modalità attraverso cui le donne sono deprivate dei diritti umani come una deprivazione di umanità. Affinché il glorioso sogno contenuto nella Dichiarazione universale si avveri, affinché i diritti umani siano davvero universali, sia la realtà che essa sfida, sia gli standard che essa afferma devono essere cambiati.
Quando le donne saranno umane? Quando?
—Catharine MacKinnon
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decadence-brain · 1 year
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IL passare del tempo che vivo offre immagini false, profili filtrati su ogni portale, per far vedere chi non siamo, per strappare qualche secondo di "fama", fame di visibilità a tutti i costi dove a farla da padrone è il consumare tutto il più velocemente possibile, senza digerire abbuffarsi di ogni cosa purché arrivi l'agognato "mi piace" o un follower in più.
IL passare del tempo che vivo fa girare le stagioni a casaccio e chi ha le redini in mano è un bullo che pesta a sangue il nostro futuro ricattando continuamente chi ha poco o nulla, è uno sciame di gente molesta che ci veste di false ambizioni di false cose importanti che alla fine rimangono solo cose. Uno sciame di gente molesta annoiata e perduta nel ghetto della routine e dell’ignoranza. Tutto deve essere abbondante anche più che abbondante non importa se abbiamo un pianeta che giorno dopo giorno sta diventando una discarica, l’importante è consumare: cibo, sesso, droga, alcool, sentimenti (veri o presunti tali) tutto tritato e buttato dentro a miseri stomaci e bocche insolenti.
IL passare del tempo che vivo mi sbatte in faccia false notizie, miliardi di frasi sballate girano nell’etere e gireranno per moltissimi anni infarcite da nuove verità inventate a proprio vantaggio da chi ci sta mangiando la vita puntandoci il dito contro e dicendo che abbiamo sbagliato tutto, che non abbiamo voglia di lavorare, che siamo dei parassiti, che abbiamo colpe che loro ci perdonano, che siamo nullità ma che loro ci aiuteranno. Oppure inventando nuovi nemici per il colore della pelle, per il loro credo religioso, per il loro orientamento sessuale. L’importante è che ci si scanni fra di noi semplici esseri umani, loro penseranno solo al prossimo nemico da dare in pasto a questa massa putrescente di arroganza, razzismo e ignoranza che è il genere umano.
IL passare del tempo che vivo ci chiede di stare con Vladimir Vladimirovič Putin o Volodymyr Zelens'kyj ma io non sono ne con uno ne con l’altro. Io sono contro, contro la guerra, perché non esiste guerra giusta ed anche perché mi hanno insegnato che per bisticciare, per fare a botte, per divorziare bisogna essere in due e molto raramente, quasi mai, le colpe sono da una parte sola, quindi secondo il mio punto di vista solo gli ignoranti si fanno guerra gli altri parlano, discutono, trovano soluzioni diverse.
La strada che ho percorso nel tempo vissuto è stata costellata di ignoranza, cadaveri, parole a vanvera,  promesse non mantenute, grida non ascoltate o soffocate dal rumore delle bombe, lacrime non asciugate, persone emarginate, uomini e donne masticati e sputati dal potere. La strada che ho percorso è lastricata di buone azioni non fatte, di possibilità non sfruttate, di dolori dilanianti al cospetto dei quali non sai nemmeno cosa dire, cosa fare. Sono stanco, stanco e avvilito da tutte queste cose che sono certo dovrò continuare a vedere perché il genere umano è così, l’uomo è questo non c’è nulla da fare è tutta la vita che provo, per tutta la vita ho fatto cose che non sono servite a nulla.
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Oggi mi sono imbattuta in un pezzo di intervista fatta ad una influencer italiana a pomeriggio cinque. Premetto che a me i programmi come pomeriggio cinque non piacciono affatto perché mi danno come l’impressione di nascondersi dietro frasi fatte e scontate per nascondere il loro vero messaggio o la loro vera opinione che viene fuori comunque grazie alle domande provocatorie che vengono poste e agli ospiti che vengono invitati per il dibattito, ma ero molto curiosa di capirne di più quindi sono andata a vedermi l’intervista completa. 
Il tema era la maternità e in particolare la scelta di alcune vip di avere, non avere figli, di operarsi o adottare. In studio una ragazza di poco meno di 30 anni che all’età di 23 anni si è operata per farsi asportare le tube e così non avere figli. 
Vengono prima mostrati i commenti (negativi) sotto i post dei giornali online che avevano pubblicato la notizia e poi dopo una breve brevissima presentazione della ragazza inizia il dibattito. 
Ci tenevo a sottolineare il fatto che i commenti riportati fossero tutti negativi perché è veramente buffo come siano stati scelti solo e solamente questi, come per far vedere solo una faccia della medaglia e come invece non siano stati mostrati insieme alle critiche anche messaggi di conforto o vicinanza a questa scelta legittima.
Aperta e chiusa parentesi questo è stato detto dagli invitati in studio “non è passata da uno psicologo invece che dal ginecologo? Perché tu a 23 anni hai fatto una scelta di cui probabilmente ti pentirai, con questa tua scelta adesso sei in tante trasmissioni, hai preso tanti like, sei su Instagram con tantissimi follower, quindi mah… non lo so cosa c’è dietro” ; “Io vorrei dire una cosa da maschietto perché la signorina ha tolto la possibilità a qualunque altro compagno, un domani, di decidere insieme a lei perché generalmente quando nasce una coppia l’uomo e la donna, il fidanzato e la fidanzata, la moglie e il marito decidono insieme se avere o non avere un figlio”; “non si fanno queste scelte a 18 anni, a 18 anni si è poco più che dei bambini e lei l’ha fatto anche perché la pillola la faceva ingrassare, l’ha dichiarato lei. Quindi potevi usare la pillola, una spirale, tutti i metodi concezionali, ma hai voluto fare questo per cosa? Perché avevi paura di ingrassare! Figlia mia dillo, ammettilo. Quindi è ancora più grave”; “sembri Maria Goretti ma tu sei la strega cattiva di Biancaneve sappilo, fa tanto la santarellina però insomma”
La prima frase non la commento neppure perché con il tono con cui è stata posta la domanda, che domanda non era ma più una provocazione, non ha bisogno di risposta quanto il resto. Cominciando dal “te ne pentirai” e qui mi collego ad una frase detta dalla conduttrice “essere madre è la cosa più bella” e voglio dire… non siamo tutti uguali, siamo tutte persone diverse che amano cose diverse, persone diverse, canzoni diverse e sogniamo cose diverse per noi e per la nostra vita, il nostro futuro. Questa idea che l’essere madre, che il figlio sia la vera realizzazione per tutti non è corretta! Lo è stato per mia madre, per tante donne sicuramente ma questo non significa che sia stato per tutti così e lo dimostrano molte e molte vicende che si cerca di nascondere, ma che fanno parte delle diverse sfumature della vita.
La maternità non è sempre una gioia o una benedizione, moltissime donne hanno deciso e decidono ogni giorno di non diventare madri non perché non hanno un compagno o non hanno le possibilità economiche, ma perché semplicemente non voglio esserlo.
Questo non le rende meno donne, meno umane anzi tutto il contrario è proprio la diversità che ci rende tali altrimenti saremmo macchine che pensano e agiscono tutte nel solito modo.
La scelta di operarsi è sicuramente una scelta molto importante perché invasiva ed è importante riflettere a fondo prima di proseguire, ma è una scelta liberissima e come tale va rispettata, dare della strega cattiva che si finge una santa non è proprio rispettare soprattutto se si tratta di una persona che non si conosce.
Non si sa cosa c’è dietro alle scelte di ciascuno, forse è proprio questo il motivo che dovrebbe portarci a rispettare e non insultare gli altri quando hanno delle idee diverse dalle nostre. 
In merito all’affermazione del secondo intervento credo che non ci sia molto da dire, se la ragazza in questione non si fosse operata, ma fosse stata sterile dalla nascita? La scelta di fare un figlio molto spesso si fa in due, ma può capitare che uno dei due non abbia questo desiderio e che l’altro non desideri altro dalla vita, non sempre i nostri desideri sono in sintonia con quelli del nostro partner. Anche se è una frase scontata, ognuno ha il diritto di fare ciò che vuole con il proprio corpo, la scelta di fare figli è privata e personale. 
Per quanto riguarda invece la parte “non si fanno queste scelte a 18 anni” mi viene un po da sorridere perché quante ragazze a 14, 16, 18 anni portano avanti una gravidanza? Questa è una scelta che a 14, 16 anni si può prendere? Una scelta che non influenza solo la nostra vita ma anche quella di un’altro essere umano, bambino che verrà cresciuto da un’altra bambina. In questo caso non so come mai non si parla mai di pentimento, perché solo chi decide di non avere figli si pente, chi decide di avere figli non può pentirsi perché i figli sono il regalo più prezioso che la vita ci può offrire. 
Non è così! Anche se ci viene inculcato nella testa fin da bambine e bambini. NON È COSÌ! È stato necessario creare un movimento, tante testimonianze e interviste per far uscire allo scoperto tutte quelle donne che si sentivano in colpa e brutte persone a provare questo tipo di sentimento. Quando avere un figlio è qualcosa che ci cambia la vita per sempre, soprattutto in alcuni paesi nel mondo in cui solo la donna deve rinunciare alla sua carriera, ai suoi hobby, ai suoi piaceri e al tempo libero quando mette al mondo una vita e se questa decisione viene fatta in un età giovane può avere delle conseguenze. 
Proprio per questo è importante che si parli di più di educazione sessuale, di contraccezione e metodi contraccettivi e tutto ciò che gira intorno a questi temi. Perché una buona fetta di ragazze a 14, 16, 18 anni ha già avuto esperienze e soprattutto esperienze a rischio. Proprio per questo motivo non si può più far finta di niente perché non basta dire che una ragazza di 16 anni che decide di tenere un figlio si sia prendendo le proprie responsabilità perché non è così, si prende le responsabilità, le conseguenze della società retrograda in cui vive che non capisce quando sia importante informare, informare e ancora informare i giovani  e aiutarli a vivere le proprie esperienza in maniera matura, responsabile e sicura! 
Poi sono stanca di dover sentire dire dalle donne quali motivi siano validi e quali non lo siano per non avere un figlio o non portare avanti una gravidanza, se io voglio dedicarmi alla carriera; voglio vivere per le mie passioni; non sento il bisogno, il desiderio di avere figli, non voglio vedere il mio corpo cambiare; non voglio subire il trauma del parto e tutte le sue conseguenze fisiche e psichiche sono motivi privati miei e solo miei… non esistono motivazioni giuste o sbagliate, esistono delle motivazioni punto.
E basta, basta e ancora basta con la polemica del voler pubblicare tutto sui social, è una polemica stupida e inutile. Io sono liberissima di condividere ciò che più mi fa piacere sui social, se voglio raccontare una cosa divertente che mi è accaduta, se voglio sfogarmi, se voglio mandare un messaggio che sia sul cambiamento climatico, sulla questione di genere o su qualsiasi altro argomento su cui penso sia importante riflettere sono liberissima di farlo. 
A dir la verità io mi sento di fare tanti complimenti alle donne che hanno la forza di esporsi su argomenti così delicati e importanti consapevoli dei commenti, che più che commenti sono insulti e minacce,  con la speranza di cambiare la visione che si ha delle donne e della maternità. 
Non tutti sentono il bisogno di farlo e va benissimo, io non pubblico ne foto e ne storie sui social e non faccio neppure battaglie, ma amo sfogarmi qui su Tumblr perché premere il pulsante pubblica dopo aver raccontato qualcosa su di me mi fa sentire più leggera. Mi sfogo e cosa più importante non faccio del male a nessuno, quindi passiamo ad un’altra polemica che questa ormai è superata. 
Per quanto riguarda invece la parte in cui viene fatto presente alla ragazza che avrebbe potuto scegliere un metodo contraccettivo come la pillola o la spirale ho da dire una cosa. Se io ragazza, donna che vuole avere figli per motivi x che non dovrebbero riguardare nessuno, decido di utilizzare un metodo contraccettivo come la pillola o la spirale invece di operarmi che differenza fa? Sono sempre io con le mie convinzioni e i miei desideri che scelgo un metodo anziché un’altro per la stessa identica finalità. Una differenza c’è però, io che scelgo di utilizzare come metodo contraccettivo la pillola ho una probabilità, anche se bassa, di rimanere incinta e qualora questa eventualità dovesse presentarsi avrei ho due strade: decidere di operarmi e interrompere la gravidanza oppure decidere di dare alla luce un figlio che non ho mai desiderato, possibilità che con l’operazione non sussiste. 
Quindi no, non avrebbe potuto semplicemente scegliere di prendere la pillola e pagare ogni mese la pillola e i controlli con la possibilità che quel metodo contraccettivo non funzionasse. 
Dette questo lasciamo a tutte le donne il diritto di scegliere del proprio corpo e della propria vita,  smettiamo di giudicare e insultare le persone e cerchiamo di aprire la mente a quanti più modi di pensare diversi, ascoltiamo di più e proviamo a metterci nei loro panni e capire cosa possono provare prima di dire la nostra, facciamo domande, interessiamoci, informiamoci di più per cercare di aprire le braccia il più possibile alla diversità. 
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2centsofwhatilike · 2 years
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Aforismi Gianni Agnelli
Gli uomini si dividono in due categorie: gli uomini che parlano di donne e gli uomini che parlano con le donne. Io di donne preferisco non parlare.
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«Un pessimo padrone chi non ricerca il profitto»
«Un padrone che non esige che un’impresa dia profitto è un pessimo padrone» (ad Arrigo Levi, in «Intervista sul capitalismo moderno», Laterza 1983).
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«Le cose belle sono etiche»
«Mi piacciono le cose belle e ben fatte. Ritengo addirittura che estetica ed etica si equivalgano. Le cose belle sono etiche, mentre le cose non etiche non sono belle: dall’evasione fiscale ai sotterfugi» (a Sally Bedell Smith, su Vanity Fair del luglio 1991).
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«L’Italia digerisce tutto»
«L’Italia digerisce tutto, la sua forza sta nella mollezza degli apparati, nella pieghevolezza degli uomini politici, nelle capacità di adattamento degli italiani. È un materasso, il sistema italiano. Pasolini avrebbe detto una ricotta. O, se preferisce, flectar non frangar. E noi, torinesi, ci siamo sempre sentiti un po’ stranieri in patria proprio per questo: siamo una gente montanara. Torino ricorda le antiche città di guarnigione, i doveri stanno prima dei diritti, il cattolicesimo conserva venature gianseniste, l’aria è fredda e la gente si sveglia presto e va a letto presto, l’antifascismo è una cosa seria, il lavoro anche e anche il profitto» (a Eugenio Scalfari, «La cura Agnelli per l’Italia», su la Repubblica del 25 novembre 1982).
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«Prima europei in Italia che italiani nel mondo»
«Per essere italiani nel mondo, dobbiamo essere europei in Italia». Questa frase di Giovanni Agnelli risale al 1975, citato in Alberto Sinigaglia in «L’Avvocato visto dall’Avvocato», La Stampa, 2004.
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«La famiglia non si può lasciare»
«Si può far tutto, ma la famiglia non si può lasciare». Questa frase fu detta da Giovanni Agnelli a Enzo Biagi nel 1988, nel libro-intervista «Dinastie».
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«Sono 50 anni che sento dire: “Agnelli licenzia”»
«Nel ‘45 avevamo 65.000 dipendenti, oggi 250.000. E sono 50 anni che sento dire: Agnelli licenzia». Giovanni Agnelli durante una puntata de «Il Fatto» di Enzo Biagi, il 12 dicembre 1995 .
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«Capitalsimo superato, mercato insostituibile»
«Capitalismo, parola superata. Ma il mercato è insostituibile». Così Giovanni Agnelli in occasione del convegno di Cernobbio sulle nuove regole dell’economia del 3 settembre del 1993.
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«Mi piace il vento perché non si può comprare»
«Mi piace il vento perché non si può comprare». La frase è contenuta in una risposta alla domanda che gli fece Enzo Biagi durante una lunga intervista raccolta nel libro «Il signor Fiat» (Rizzoli, 1976).
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Monica Vitti "Noi donne siamo fatte così” (Dino Risi, 1971)
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falsenote · 1 month
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Monica Vitti in That's How We Women Are (1971)
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io-pentesilea · 4 years
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L'amore è quella cosa che non te ne frega niente (né ci capisci niente!) di whisky e Rolex, ma 'studi' perché piacciono a lui.
Barbara
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peter-ash · 4 years
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occhietti · 3 years
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... Un po’ adulte da bambine,
un po’ bambine da grandi.
Che vuoi farci?
Siamo fatte così, noi donne.
- G. Pannia
Marc Tran / EyeEm Photography
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d-o-k-u-h-a-n-a · 7 years
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quel momento in cui esci di casa per comprare una maglietta, ma torni a casa con un giubbino, 5 maglie, e 3 pantaloni..
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corallorosso · 3 years
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Quirinale 2022, non vi perdoneremo per averci strumentalizzate Nel momento in cui scrivo, i partiti hanno scelto come candidato alla Presidenza della Repubblica Sergio Mattarella. Dopo giorni di mancati accordi, schede bianche, annunci di rose, balletti di nomi, hanno deciso di non decidere. Hanno dichiarato che la politica italiana non sa trovare, tra milioni di cittadini, una persona degna a rappresentarli. Se fosse solo questo, ci sarebbe comunque sgomento, amarezza, incomprensione. Ma ciò che hanno fatto i partiti in questi giorni è ancora più grave. Si è superata una linea che non si sarebbe dovuta superare. Quella di utilizzare noi donne come strumenti per i loro fini, facendo nomi di donne che poi nessuna maggioranza aveva intenzione di eleggere. Facciamo un passo indietro. Quando Mattarella ha terminato il suo mandato, ci sono state numerose mobilitazioni affinché il futuro presidente della Repubblica fosse una donna. Si è aperto il solito dibattito sulle competenze, sulle quote rosa, chi diceva l’importante è il valore etc. Ma la verità era una sola: che è semplicemente assurdo che dall’inizio della storia repubblicana italiana non ci sia stato né una premier donna né una presidente della Repubblica donna, perché non è possibile che in oltre settant’anni di storia nessuna donna sia stata degna o competente per essere eletta in tale ruolo. Dunque la verità era, è, che finora nessuna donna è arrivata alle cariche più alte perché la nostra politica agisce per cooptazione, e i maschi cooptano i maschi. E’ una politica maschile e maschilista, esattamente come lo è l’informazione, specchio della politica in tutti i suoi aspetti degeneri. Per questo era necessaria una donna eletta presidente, come mi è capitato di dire e scrivere, non solo perché noi donne siamo state sempre tragicamente sottorappresentate, pur lavorando come gli uomini, pur tenendo in piedi anche il paese con il nostro lavoro faticoso di cura sottopagato anzi, peggio, non pagato. Una presidente donna sarebbe stata importante per noi tutte, ricche e povere, borghesi e non borghesi, istruite e non istruite. Ci avrebbe unito, ci avrebbe consolato. Non solo. Una presidente donna sarebbe stata importante per tutta la società. Perché quando una categoria sfruttata e sottorappresentata arriva alle cariche più alte, di fatto finisce per rappresentare anche tutte le altre categorie più deboli e meno riconosciute. E dunque non solo donne, ma anche giovani, ma anche immigrati. C’era un bisogno disperato di una donna alla carica più alta. Di una donna degna, ovviamente, ma il problema certo non era trovarla. Ebbene, non solo questo non è avvenuto, ma noi donne siamo state strumentalizzate e nel peggiore dei modi. Lo ha fatto la destra, presentando una donna realmente impresentabile, Elisabetta Casellati, a cui comunque aveva fatto credere di avere i numeri e che sarebbe stata appoggiata. E’ andata come è andata. Dopo di che altri nomi di donne sono state fatte, tra cui quello – validissimo – di Elisabetta Belloni. Lo ha fatto Salvini, di nuovo, lo aveva fatto tra le righe Conte, lo ha fatto Grillo, twittando il suo nome, forse per forzare la mano. Ma non è servito. Siamo così passate da un giovedì sera in cui Mentana parlava di certezza di una donna e di “svolta straordinaria” ad un venerdì in cui ci è toccato sentire Renzi dire che non poteva votare una donna attualmente a capo dei servizi segreti. Dunque niente politiche ma anche niente donne delle istituzioni, a quanto pare. Ma anche Enrico Letta, e il Pd, pure, hanno abbandonato questa candidatura (il motivo era, chiaramente, non sottostare all’accordo Salvini-Conte), invece di dimostrare non solo di voler cercare un accordo, ma anche di mostrare alle donne e agli uomini italiani di tenere davvero a che una donna fosse presidente, per rappresentare tutte e tutti. Niente, nulla gli è importato. In questi giorni c’è chi ha scritto che la sinistra ha un problema con le donne. E’ vero, infatti il Partito democratico è grigiamente maschile e maschilista. Il problema ce l’ha anche la destra ovviamente, fino a che non smetterà di usare nomi femminili ai propri fini. Ma certamente in questi giorni l’unica che ha dimostrato di saper ragionare è Giorgia Meloni, la quale si è detta esterrefatta della richiesta dei partiti di rieleggere Mattarella. Esterrefatta lei e pure noi. Anzi, oltre che sgomente, furiose, letteralmente. La distanza tra il parlamento e il paese reale non è mai stata così elevata, se è vero che mentre i partiti facevano i loro immondi calcoli, pure sbagliati, i ragazzi sfruttati scendevano in piazza per chiedere giustizia per la morte di un diciottenne schiacciato da una trave. Non c’è speranza dentro questo parlamento e dentro questa politica. Se esiste, è fuori, lontana dagli scranni. E urge davvero un nuovo femminismo. Arrabbiato, critico fino ad aprire il conflitto, estremo nei giudizi contro questa classe politica che non merita nulla. Non vi perdoneremo. Elisabetta Ambrosi, Giornalista
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sibilla27vane · 3 years
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KULISCIOFF – In te cerco la vita Edizioni L'ORMA
(Lettere di una donna innamorata della Libertà)
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Lettera ALLE DONNE ITALIANE
A testimonianza dei numerosi appelli pubblici di Kuliscioff nella sua instancabile attività di propaganda, riportiamo questa lettera aperta alle donne italiane, scritta per conto del Gruppo delle donne socialiste milanesi in occasione delle elezioni politiche del marzo 1897. Anche se questo documento si baserà l'accusa di sovversione che porterà Anna a essere incarcerata nel maggio dell'anno successivo.
ALLE DONNE ITALIANE
Inizio 1897
Fra pochi giorni una parte del popolo si recherà alle urne per l'elezione dei rappresentanti al Parlamento. Ciascuna classe, ciascun partito si agita, cerca di intendersi, di far propaganda attorno a sé, per far emergere chi meglio rappresenti e possa difendere i propri interessi, fare leggi a suo favore, giudicare e sostenere od abbattere il potere esecutivo che le leggi fatte applica in modo piuttosto che nell'altro.
Noi donne siamo talmente escluse da questa gara. Noi, secondo la presunzione che informa la Legge, non abbiamo interessi da difendere, scopi da raggiungere, idee da patrocinare e da mandare avanti. Lo Status del Regno parla di cittadini tutti eguali davanti alla Legge, che devono tutti godere eguali diritti civili e politici. E' evidente dunque che noi non siamo cittadine: siamo delle straniere nel nostro Paese; siamo la cosa degli altri, di alcuni altri, il loro strumento, ed è per loro benignità che possiamo vivere e respirare.
Non è questa del resto, in Italia, la condizione delle sole donne. La maggior parte del proletariato anche maschile soffre lo stesso trattamento. Donde viene questa grande ingiustizia, questa assurdità manifesta, in un Paese che si vanta fondato sulla sovranità popolare, mentre si dice che lo Stato rappresenta tutta la società e che l'antica schiavitù è stata abolita? Chi ci pensi un po' su non farà fatica a trovarne la ragione. Sono le classi abbienti che nella loro enorme maggioranza hanno in mano l'arme del voto e ne conoscono il valore. I ricchi, gli agiati e i loro satelliti e agenti d'affari sono elettori quasi tutti, i poveri, i lavoratori, non lo sono, invece, che per eccezione. E' naturale che coloro che di quest'arme hanno così il monopolio non vogliono cedere ad altri la prevalenza. Essi sentono che, senza questo privilegio, il loro predominio politico ed economico, che vive dello sfruttamento illimitato della classe lavoratrice, di gran lunga più numerosa, non potrebbe molto durare.
E' la prima volta che anche noi donne sentiamo il dovere di risvegliarci in occasione della lotta elettorale. E' passato il tempo che la donna non attendeva che alla famiglia e viveva al di fuori di tutte le lotte che agitano la società moderna. Una volta si poteva dire che la donna era destinata al fuso ed alla cucina. Ma oggi, vedete come le cose sono mutate! E non sono mutate per volontà nostra, per nostro capriccio. E' l'andamento fatale delle cose, è lo sviluppo della società che ci ha balestrate – magari noi riluttanti – nel mezzo della mischia delle idee e degli interessi pubblici.
Oggi chi volesse, come una volta, confinarci nel regno della casa sembrerebbe uno dei sette dormienti, che si fosse risvegliato a un tratto dopo qualche secolo di sonno. Oggi ben poche di noi hanno una casa ed una famiglia. La macchina, la grande industria, il grande magazzino, la trasformazione generale insomma in senso collettivo dell'economia sociale, ci ha strappate al focolare domestico e ci getta nel vortice della produzione capitalistica.
Con ciò il centro di gravità dei nostri interessi è trasportato, di necessità, dalla vita di famiglia nella vita sociale. (…..)
Altro che il regno della casa e le sollecitudini della famiglia!
Ma c'è assai di peggio.
In tutte queste industrie, dove la donna o lavora da sola o concorre al lavoro coll'uomo, essa è sfruttata e martirizzata assai più che non lo siano i lavoratori del sesso chiamato il più forte. Ed è naturale: è appunto perchè è più forte, più avvezzo alla lotta, più cosciente della propria dignità e del proprio interesse, che il suo sfruttamento è meno illimitato del nostro. Noi siamo più docili, sembriamo destinate a tutto sopportare. Chi deve fare oro del nostro lavoro, della nostra gioventù, del nostro vigore, è ben naturale che ne approfitti. (….)
E taccio delle nostre compagne che rimasero nei campi, delle mondine del riso, il cui sangue, oltrechè dall'eccesso del lavoro, è succhiato dalle sanguisughe che si appiccicano alle loro carni, è infettato dalla malaria che le sbatte gialle e rigonfie sui covili, che servono loro da letticciuolo. No, questa delle donne lavoratrici non è più una vita, è un martirio lento, è un assassinio collettivo. Eppure, o morire di questa morte, o languire di inanizione!
E pazienza fossimo noi sole a soffrire, a intisichirci! Ma la società che ci sfrutta è punita del delitto che commette. L'anemia che ci impoverisce il sangue, la rachitide che ci deforma le membra, la denutrizione che ci fa vecchie nel fiore dell'età, si trasmettono ai nostri figliuoli, ai futuri cittadini, a tutta intiera la razza dei lavoratori.
I nostri uomini si uniscono qualche volta in leghe, di resistenza e tentano, colla solidarietà, coll'essere uno per tutti e tutti per un, di strappare qualche miglioramento della loro sorte all'avidità del capitale. A noi, più deboli, più sottomesse, anche questo di rado riesce.
E' la nostra passività, la nostra apatia, la nostra incoscienza rimabalza sul proletariato tutto quanto, e recide i nervi alla lotta di classe ch'esso deve combattere. Un tempo, quando le donne operaie erano scarse, i nostri uomini facevano la lotta colle proprie forze, lotta aspra ed impari, ma che pure dava loro qualche vittoria. Oggi, che noi pure dovremmo essere con loro e non partecipiamo alla loro battaglia, essi sono come un esercito che dovesse trascinare dietro un immenso ingombro, di vecchi, d'infermi e di bambini. (….)
Reclamate:
1. le 8 ore di lavoro;
2. a lavoro eguale, eguale salario;
3. libertà alla donna di disporre della propria mercede;
4. astensione dal lavoro industriale ed agricolo negli ultimi due mesi di gravidanza e nei due mesi successivi al puerperio. Il vostro interesse di salariate, il vostro dovere di spose, di sorelle, di madri, vi spinge nell'arena politica, un tempo riservata ai soli uomini. Sappiate prendere in essa la posizione che vi spetta. (….)
Questo e dell'altro, ben dell'altro, noi dovremmo ottenere. Ma per ottenerlo ci manca la prima condizione, ci manca, come gran parte dei nostri uomini, il diritto di voto. E quel che è peggio, la maggioranza di noi non ne sente il valore.
Noi siamo come i minorenni, come i pazzi, come i condannati per delitti infamanti, che hanno perduto il diritto di cittadinanza.
Ma i pazzi, i minorenni, i galeotti sono fuori dal cerchio della vita sociale; ad essi non incombono le responsabilità ed i doveri che incombono a noi. I diritti, badate, sono di chi se li sa conquistare. (….)
Il socialismo è anche una soluzione morale.
E' esso che, introducendo la giustizia e l'eguaglianza fra gli uomini, vincerà l'egoismo feroce che al cuore della donna ripugna: esso solo sopirà gli odii infecondi e le guerre di classi e di Stati che inabissano tanta parte della ricchezza sociale: per esso i deboli, gli afflitti, che il privilegio e non la natura costringe nella fiacchezza e nell'afflizione, saranno elevati e riabilitati. E sarà alfine cancellata la vergogna, vergogna nostra, vergogna comune, per cui vi hanno donne – ed uomini – che possono far oggetti di mercato anche il più geloso e delicato dei sentimenti, quello a cui è affidata la generazione e la rigenerazione della schiatta umana. Per la prima volta l'umanità sarà liberata; agli uomini lupi e agli uomini agnelli subentreranno gli uomini-uomini, il consorzio dei liberi e degli eguali.
Ma per questa battaglia, per questa vittoria, l'unione di tutti gli oppressi non è certo di troppo. Se una metà dell'esercito manca all'appello, o diserta, la battaglia può essere perduta.
O compagne, o reiette, o dimenticate, o vittime eterne, levatevi!
O schiave, siate cittadine!
O femmine, sappiate esser donne!
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falsenote · 2 years
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That's How We Women Are (1971)
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