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#ParteII
jakinha93 · 2 years
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momonies-diaries · 1 year
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Segunda pieza
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Colección creaturas mitológicas. ParteII.
"Seiryu y Quetzatcoatl".
29 de marzo del 2023
Rodriguez Melanie
técnica mixta
40x30 cm
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zoereartesblog · 3 years
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Elisa viajaba hacia Jujuy, de un día soleado paso a llegar un domingo de lluvia
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labiciclettagialla · 3 years
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la direzione
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Quale direzione devo prendere?
È una domanda ossessiva, troppe volte ritorna, in troppe situazioni. Te lo chiedi mentre avanzi verso la vetta del monte, con gli occhi cerchi fra i sassi un segno bianco e rosso del sentiero che ti porti alla cima: che direzione devo prendere? Il vento è forte, hai fretta di arrivare a destinazione. 
Arrivi a un bivio, scegli il sentiero che va verso l’alto. 
Continui a camminare in salita ma sai che non è quello appena passato il bivio oggetto delle tue preoccupazioni. Che direzione devi dare alla tua vita? Quale strada devi scegliere?
Ti senti come un fuggitivo, solo su quelle montagne, a tratti hai la sensazione di essere qualcuno che nella vita ha fatto troppo, a tratti come qualcuno che ha fatto troppo poco. Non sai qual è il senso del tuo camminare, per questo preferisci assaporare la fatica di ogni passo; il ritmo del tuo fiato e del tuo cuore scandiscono i tuoi pensieri. È l’affanno che dà senso, insieme al peso dello zaino, al dolore dei polpacci, alla sensazione degli scarponi che fasciano i piedi. 
Perché sei partito?
Ciò che ti guida è una sete. Sai che ciò che facevi non ti bastava. Non erano sufficienti il tuo lavoro, il tuo stipendio assicurato, la casa e tutto ciò che ti sembrava di aver conquistato. Serviva di più, dovevi fare, dare di più. Così sei partito per quel paese così povero, così bisognoso delle tue mani di operaio, perché si sporcassero di terra e offrissero del cibo e carezzassero dei bambini. Quella terra ti chiamava come in un urlo silenzioso. Non sei mai riuscito a trovare le parole per raccontare di laggiù: era stato tutto troppo forte, come se finalmente fossi riuscito a sentire la vita con tutte le sensazioni così piene e vere, ora che l’effetto dell’anestetico del posto in cui eri cresciuto era svanito. In realtà non avevi avuto bisogno delle parole, erano bastate le immagini che a migliaia ti riempivano gli occhi, la mente e il cuore: i volti così luminosi, i sorrisi così veri, la gioia così contagiosa. Ma non solo. Non si poteva dimenticare il volto di quel padre che con una terribile rassegnazione ti aveva detto che sperava che i suoi figli lasciassero quel paese che – dimenticato da tutti – non poteva offrire loro alcun futuro. Non potevi cancellare la consapevolezza di sentirti in qualche modo colpevole di fronte a quelle persone che di diverso da te avevano soltanto la sfortuna di essere nati nella parte sbagliata del mondo. Non era svanita la sensazione che fosse sbagliato vivere sapendo di fare del male ad un fratello. 
Questi pensieri ti hanno portato in alto, hanno accompagnato i tuoi passi fino al momento di passare il valico. Il vento pare essersi placato, ti volti per vedere il sole avviarsi lentamente dietro le montagne. Ti concedi un momento per seguire il suo corso e riempirti gli occhi di arancione. Il tramonto – come l’alba – ti piace perché è un passaggio: chiude la giornata, ma apre la porta alla notte, a tutte le sue possibilità, ai sogni e ai desideri, ai segreti sussurrati nel buio e custoditi in silenzio. La sera ti sorprende con i primi brividi di umidità e prima di montare la tenda indossi abiti più pesanti. Ceni con calma davanti al piccolo fuoco che hai preparato e, prima di lasciarlo morire, lo ravvivi per permetterti di guardare le stelle. Contempli la notte come uno spettatore solo nella sala di un cinema: le stelle compaiono di fronte a te come su un grande schermo, intorno solo sassi e il poco prato pianeggiante dove hai posto la tenda. Dove poserai la tua tenda? Sono anni che cerchi un luogo dove sentirti a casa. 
Ti era parso di trovarlo tra le mura di quel monastero. Ricordi come fosse ieri il giorno in cui sei tornato dalla missione, quando hai disfato la valigia piena di tante cose e ti sei reso conto che quelle più importanti erano rimasta là, tra quella gente così povera, eppure così felice. La sensazione di non aver capito nulla della tua vita ti aveva fatto piangere disperato, come un bambino. Ed era così, avevi bisogno di imparare di nuovo a stare al mondo, nel tuo mondo. Improvvisamente ti eri ricordato di quell’altro, di quello che – pazzo – pur avendo tutto, lo aveva restituito per vivere con un saio, un pezzo di pane, sorrisi e tanta gioiosa follia. Perfetta letizia, l’aveva chiamata. Spogliati, lascia andare, diceva una voce nella tua testa. Forse non ci hai pensato nemmeno troppo eppure hai deciso, come se qualcosa di grande te lo avesse suggerito, di diventare un monaco. Una vita di preghiera e lavoro, lavoro e preghiera, ti sembrava ciò che ti serviva per tornare all’essenziale. Ora et labora, le giornate scandite dalla liturgia delle ore, il ritmo martellante a volte quasi infantile dei salmi accompagnava il lavoro nell’orto, il profumo delle erbe officinali ti seguiva nelle letture dei testi di meditazione, il silenzio era diventato ormai un buon compagno. 
Eppure mancava qualcosa. Tutto ciò che apparentemente ti dava pace aveva sopito la scintilla di luce nei tuoi occhi; ti mancava quello che più veramente amavi, tutto ciò che era profondamente umano. Ne avevi parlato con il tuo padre spirituale e lui, come se fosse la cosa più semplice di questo mondo, ti aveva serenamente detto: “E allora va’, figliolo”. Di nuovo avevi fatto lo zaino, di nuovo eri partito, pellegrino senza meta né casa a cui tornare. Nella testa risuonavano le parole del salmo: 
“Poiché tu hai detto: «O Signore, tu sei il mio rifugio»,
e hai fatto dell’Altissimo il tuo riparo,
nessun male potrà colpirti,
né piaga alcuna s’accosterà alla tua tenda”
Dove avresti posato la tenda? Anche questa domanda ti era rimasta nel cuore, te lo chiedi anche ora, mentre spegni il fuoco nel silenzio della montagna. Dove poserai la tua tenda?
Il giorno ti sorprende nel bel mezzo di un sogno; i fischi delle marmotte ti invitano a lasciare il tepore e a rimetterti in viaggio. Hai bisogno di incontrare qualcuno, di abbandonare le vesti dell’eremita e di tornare fratello. 
Cammini a passo svelto, spinto da un’urgenza che non ti spieghi, come se qualcuno sostenesse i tuoi passi. Procedi così per giorni e giorni: ti senti come se le tue domande stessero per avere risposta. Il paesaggio cambia attorno a te: le rocce brulle della montagna pian piano sono sostituite dai pascoli sempre più verdi, poi dalle foreste e infine cominci ad intravedere qualche piccolo paese all’orizzonte. A valle s’incontrano miriadi di sentieri e tutti sembrano convergere verso un’antica strada di pellegrinaggio: nell’imboccarla hai la sensazione di essere accompagnato dagli spiriti dei migliaia di viandanti del passato, ciascuno con la sua storia, il suo bagaglio, le sue domande. Sono compagni di viaggio singolari perché invece di farsi conoscere, ti accompagnano nella conoscenza di te stesso. Ti senti sempre più padrone della tua identità, una sottospecie di faldone che raccoglie tutte le pagine della tua vita. Ti sembra quasi di sapere chi sei, o per chi sei. 
Non sapresti dire per quanti giorni hai camminato, quanti chilometri hai percorso, quanti paesi attraversato. Ma finalmente ti sei fermato. Non sei stato tu a decidere, è il quel posto che ti ha chiamato, lei ti ha chiamato. È maestosamente semplice, bella come solo una pieve romanica può esserlo, imperfetta eppure così meravigliosa, l’Infinito nascosto in ogni pietra. Entri, e la nudità di quell’interno ti sorprende: non c’è nulla se non colonne grezze e capitelli adornati con figure che qualcuno molto tempo fa aveva addirittura definito mostri. Sono grotteschi, ma belli. Pensi a quanto potessero colpire tutti quei viandanti che, come te, capitavano in quella chiesa alla ricerca di ristoro, per il corpo e per l’anima. Veniva chiunque, santi e malfattori, pellegrini e fuggitivi, eppure ciascuno aveva diritto a godere di quella bellezza, a trovare tra quelle pietre un posto. Capisci che è lì che pianterai la tua tenda. 
Pianti la tenda e pianti radici, non solo le tue, ma anche quelle delle molte piante che giorno dopo giorno aggiungi al pezzo di terra che hai cominciato a coltivare. Cercavi l’essenziale e l’hai trovato; riparti dalla terra, riparti da una madre, dal principio di tutte le storie, e ti sporchi di nuovo le mani, pronto a rinascere anche tu come le erbe nuove a primavera.
Una stagione dopo l’altra, il raccolto è sempre più abbondante. Imbandisci le tavole non solo con i frutti del tuo orto, ma anche con i frutti che la tua nuova vita comincia a dare: il seme lanciato nel cuore di qualcuno ti ha fatto guadagnare qualche amico, le mani ruvide che condividono il cibo alla mensa ti fanno nuovamente provare l’ebbrezza del contatto umano. 
Qualcuno ogni tanto ti chiede che senso ha, perché lasciare tutto per passare le giornate con in mano una vanga per cercare cipolle o un’ascia per far la legna. Le parole ancora una volta non sono sufficienti, forse serve una preghiera…
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba…
Nell’orto tocchi con mano la bellezza custodita in ogni cosa che è viva. Siamo nati dalla terra e ad essa ritorneremo, senti che prendertene cura è l’unico modo che ci resta per ristabilire un contatto, ricreare un’armonia con il senso profondo del nostro essere umani. Se tra un momento e l’altro del tuo lavoro ti fermi e ti metti ad ascoltare, lo senti di nuovo il mormorio delle parole dei salmi, lo scalpiccio dei passi sul terreno: è la danza degli spiriti degli uomini del passato che celebrano il cerchio della vita che finalmente si compie di nuovo. E tu, finalmente, ad ogni alba sai chi sei, sai perché lo fai: coltivi la terra perché ami l’uomo. 
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jeffportela · 4 years
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impunidade com vaga no stf se paga . . . #aras #declaracao #juiz #parte2 #parteII #leite #congelados #stf #vaga #compras #compra . #governo #desgoverno #bolsonaro . #jeffersonportela #portelacharges #charges #charge #politicalcartoon #estudantesninja #brasil2020 #cartum #chargepolitica #chargespoliticas #elenao #elenão #jornalistaslivres #midianinja — #politica #opiniao https://www.instagram.com/p/CA29XJjHN4b/?igshid=jl62h6jy2dyl
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taisrimoli · 4 years
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#rótulos #parteII #vemcomigo sua #PersoNutri taisrimoli https://www.instagram.com/p/CAf019hlqhb/?igshid=1pzoc6hjtin4v
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renatinhojoe · 5 years
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ACHAAAAA Quarentena #parteII com gordices! Carboidratos garantidos #God (em Jabaquara Zona Sul) https://www.instagram.com/p/B99YPkIHVs0YYlLCk56H_-WpROwr1s9joHfpZ40/?igshid=1lykqa6fkcu8s
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frankcf8800 · 5 years
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#nonamoniente #parteII https://www.instagram.com/p/B78UXYhHjlGmStNs-uCrZ1csHsdBNCBMrPp2dg0/?igshid=vjogz0nn6pyz
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bitacoradelector · 7 years
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Hoy te vas
¿Qué edad complicada la adolescencia no?
Donde muchas veces la cabeza piensa al revés del resto de la gente que nos rodea. Donde vivimos pensando con una gran seguridad las cosas y nos sale todo al revés. Donde un insulto, un consejo, un momento vivido nos puede marcar cien veces peor de lo que es.
Pero también es una etapa llena de momentos en los cuales ponemos las manos en el fuego por muchas cosas y cuando sale bien nos marca para toda la vida.
Pero a veces salen mal, a veces salen mal Elisa…
“Buscó y me mostró deseos,  yo aporté la realidad,  le dije, sentado en la cama:  “¿Te diste cuenta? Hoy te vas”. 
Hoy te vas, hoy te vas,  hoy queda una vida entera  en el pasado, detrás.  Hoy te vas, hoy te vas,  hoy queda una vida entera  en el pasado, detrás. “- Ciro y los persas
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annacrys · 5 years
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Hoje minha mamis me levou pra da uma voltinha. Eu escapei da coleirinha e não é que fui parar em uma moita cheia de carrapichos fiquei com meus pelinhos todos cobertos com esse mato danado. Dei um trabalhão pra minha mamis @annacrisfotografia tirar. Nunca tinha tomado um banho tão demorado, das 19hs as 20:30 auauauaua. #parteII (em Canoas) https://www.instagram.com/p/B5jWA-lFvEb/?igshid=7h85iqynzmpd
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#nasnuvens ☁️ #ferias #ParteII #curitiba (em GRU Airport - Aeroporto Internacional de São Paulo) https://www.instagram.com/p/Bt5q7tjAlV5/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=qfa3i4ycu2en
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zoereartesblog · 3 years
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Graham Greene: «Viajar permite huir de la rutina diaria, del miedo al futuro».
Elisa se va de la villa, de su rutina diaria, de planchar camisas y ir al hogar.
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xsebas29x-blog · 7 years
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#HoróscopoZino #Géminis #ParteII
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sanriodealer · 3 years
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Post Covid Parteii
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Tokyo:
"Dicono che quando qualcuno muore in modo tragico il suo spirito resti per un po' dove ha preso la vita e che a volte per pochi secondi i vivi possano sentire i morti che hanno amato"
-la casa di carta 5(parteII)
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Diari dalla 40ena #6 - La prima cosa bella/Parte II
Ecco altri racconti della prima cosa bella dopo la fine della quarantena :-) Per fortuna stiamo conquistando una nuova normalità, però diversa da quella di prima: ricordiamoci che il virus c’è ancora, quindi facciamo attenzione!
Chiara & Marco
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