#Regine Olsen

[suavisonus]

Un tentativo fallito

Søren rimpianse Regine per tutta la vita, la osservava da lontano per cercare di capire se Regine provava ancora qualcosa per lui. Arrivò persino a scrivere al marito di lei una lettera chiedendo di poter parlare a Regine. Si ritiene che Johan, timoroso, la bruciò e non ne parlò con la donna. Di seguito la Lettera del 1849 a Regine, da Kierkegaard spedita, ma alla quale non ricevette mai risposta.

Allo stimatissimo signor X: la lettera acclusa è mia per la Vs. compagna di vita. Decidete Voi se consegnargliela o meno. Io non cerco, in modo alcuno, di potarVela via: intendo solo narrarle ciò che fummo, perché lei si senta libera di ricordare il bene, e il male, di quello che fu la nostra storia. Ho l’onore di professarmi Vostro devotissimo S.A.K

Mia Regine, il cuore, è come una casa subacquea ove vi sono molte stanze: giù nel fondo, poi, vi sono camere piccole, ma accoglienti, dove si può stare tranquillamente seduti, mentre fuori il mare tempestoso; in alcune di esse possiamo udire in lontananza il rumore del mondo (non angosciosamente assordante, ma sempre più fievole e quieto… sai perché? Perché gli abitanti di queste stanze sono coloro che s’amano). Ma da lungo tempo oramai, cara amica, non abiti più queste segrete magioni: io e te siamo separati, lontani nello spazio infinito del tempo, nella piccola circoscrizione dello spazio: non è poi così immensa Copenaghen! Ti scrivo ora, perché finalmente voglio che ti sia chiaro perché la nostra storia è finita. Da quando ti conobbi, ho sempre cercato di vivere artisticamente: volli farmi simile a te, cercando di ritrovare una sensibilità prontissima a cogliere ogni cosa fosse interessante nella tua vita: avevi il dono, cara amica, di saper presentare come arte (non la chiamerò poesia, perché tu con le parole non eri brava come con i suoni e con le immagini: eri erotica in ogni tuo gesto, come solo una ragazza della tua età può essere) qualsiasi cosa tu vivessi: era questo che mi aveva fatto innamorare di te, era questo che mi allontanava terribilmente da te. La tua arte, amica mia era il ‘di più’ che solo tu potevi donarmi, perché tutta la tua esistenza (bisogna dirlo!) era impostata sul godimento artistico: e un po’ di quel piacere eri riuscita a passarlo a me… il punto è che io non potevo vivere così in eterno, perché io non sono così, e pur di piacere a te, violentavo me stesso. Dolce tortura, ma pur sempre tortura! Da quando ti ho conosciuta, ho cercato per settimane, ovunque, la tua figura: sapevo che, attorno a te, girava un uomo di grande valore, e io di lui avevo paura perché egli ti era vicino, come uno spettro in una città morta: cosa avesse lui più di me, l’arguzia, l’aspetto… io non l’ho mai capito. Eppure, piccola Regine, ho avuto la fortuna di conquistarti, perché l’amore che io potevo offrirti (e lo sai) era perfetto e totale; il suo, era solo desiderio (anche tu lo desideravi? Immagino di sì, perché è difficile convivere col desiderio!) mentre la mia, era devozione. Forse tu non eri pronta a cotanto sentimento? La storia parlerà per noi. Regine… non ti chiamo ‘mia’ perché non lo sei mai stata (e io ho pagato duramente la felicità che l’idea di possederti mi dava un tempo)… e tuttavia, come posso non dire ‘mia’, dato che tu fosti per me ‘mia’ seduttrice, ‘mia’ assassina, origine della ‘mia’ sventura, ‘mia’ tomba… già. Ti chiamo ‘mia’, e parlando di me, mi chiamo ‘tuo’; tuo tormento vorrei essere, ricordarti con la mia oscura presenza, quello che fummo assieme come in un eterno incubo di morte… ma perché perseguitarti, quando – se mai in vita fui felice, fu quando tu m’ingannavi? Ma davvero poi il tuo corpo poteva così manifestamente mentire? E la tua mente, il luccichio dei tuoi occhi, erano davvero falsi come io ora credo? Regine mia, non c’è proprio nessuna speranza, davvero nessuna? Il tuo amore non si ridesterà mai più? Io lo so che, nonostante tutto e tutti, tu mi hai amato, benché non sappia dire donde mi venga questa certezza. Sono pronto ad aspettare a lungo; aspetterò, aspetterò fino a che non sarai sazia degli altri uomini, e quando il tuo amore per me risorgerà dalla tomba: allora, e solo allora, riuscirò ad amarti come sempre, e ti renderò grazie come un tempo, Regine, quando, poggiato al tuo seno, ascoltavo il dolce e regolare moto del tuo respiro, e ti ringraziavo per esser con me. Non potrai essere così crudele e spietata verso di me in eterno, mia Regine: giungerà il giorno del tuo perdono o del tuo ravvedimento… non ricordo neppure chi dei due distrusse la nostra storia. No Regine, chi abbia lasciato chi ora non conta.

Sei stata crudele con me, al pari di come io lo fu con te, è vero. In realtà, tu non lo sai, io ho taciuto il mio dolore e le poche cattiverie dette su di te non hanno che la consistenza dell’aria: solo Dio sa cosa ho sofferto (e voglia il Signore che nemmeno ora io te le racconti)! Mia Regine io ti devo molto… e ora che non sei più mia, ti offro una seconda volta ciò che posso e oso e conviene che ti offra: me stesso Sì, ti dono questo cuore che già in passato fu tuo, e lo faccio per iscritto, per non stupirti e non sconvolgerti. Forse la mia personalità ha fatto su di te un’impressione troppo forte, in passato: ciò non deve accadere una seconda volta, e se tu dovessi accettare la mia mano tesa, dovrebbe essere per vero amore, non per impressione. Mia Regine, prima di dirmi di no!, ti prego, rifletti seriamente (per amore di Dio nei cieli) se puoi, o meno, parlarne con me con serenità, e in tal caso se preferisci farlo per lettera o direttamente a voce. Se invece tu, dopo accurata riflessione, decidessi comunque di non darmi più alcuna risposta, se la tua risposta al mio amore fosse ‘no’, ricorda almeno – per amor del cielo – che per te, e solo per te, ho fatto, e rifarei mill’altre volte, questo passo.

In ogni caso resto, quale sono stato dall’inizio fino a questo momento, sinceramente il tuo devotissimo S.A.K.

[yourbleedingh3art]

Maybe my idols aren’t my idols anymore

[bocadosdefilosofia]

«Si he cometido injusticia que clama al cielo, arrastrándola a esa relación conmigo, provocando escenas terribles como hechas a propósito para destruir por completo la impresión que de ella tenía, ¡qué Dios me perdone! Debía ofenderla y abandonarla; debía durante los últimos meses mostrarme cruel, para tratar en lo posible de ayudarla a romper el compromiso. Para mí esto fue lo más duro. He debido proseguir con esa crueldad con la intención más honesta y sincera. Ella ha de haber sufrido entonces penas indescriptibles. ¡Ojalá me perdone!

La he amado. Mi existencia exaltará su vida de una manera absoluta. Mi carrera de escritor podría también ser considerada como un monumento en su honor y gloria. La arrastro conmigo a la historia. Y a mí, que melancólicamente sólo tenía un deseo, el de hacerla dichosa, no me será negado esto en la historia, caminaré a su lado. Como un maestresala la conduzco al triunfo, diciendo: — ¡Por favor! ¡Paso para ella, para nuestra querida, nuestra amable y pequeña Regina!»

Sören Kierkegaard: Diario íntimo. Santiago Rueda Editor, pág. 393. Buenos Aires, 1955.

TGO

@bocadosdefilosofia

@dias-de-la-ira-1

[bimboficationblues]

the ghost of Kierkegaard is haunting my fucking apartment. he said I need to become a "knight of faith" when I told him to stop knocking over my stuff and he won't stop asking if Regine Olsen is seeing anyone

[anocturnalanimal]

Ti scrivo ora, perché finalmente voglio che ti sia chiaro perché la nostra storia è finita.

Da quando ti conobbi, ho sempre cercato di vivere artisticamente: volli farmi simile a te, cercando di ritrovare una sensibilità prontissima a cogliere ogni cosa fosse interessante nella tua vita: avevi il dono, cara amica, di saper presentare come arte (non la chiamerò poesia, perché tu con le parole non eri brava come con i suoni e con le immagini: eri erotica in ogni tuo gesto, come solo una ragazza della tua età può essere) qualsiasi cosa tu vivessi: era questo che mi aveva fatto innamorare di te, era questo che mi allontanava terribilmente da te.

Pur di piacere a te, violentavo me stesso.

Søren Kierkegaard e Regine Olsen - “Lettera del 1849” a Regine, da Kierkegaard

[sabakos]

Somebody should make a movie about how Regine Olsen fumbled a manic pixie dream boy

[loveloaveluff]

"Falling in love is the insanity of the soul." One of the most intense experiences a human being can have.

Soren KIERKEGAARD

Danish, 19th c

Book: “Works of Love” 

Fell in love with Regine Olsen - mutual 

He thought it was a tragic event 

Passionate Preferential Love

Just another form a self love 

Says more about what we are attracted to and how the object of our desire can gratify our needs, instead of what we can give without expecting something in return 

When we fall in love, isn’t it so that we’re attracted to them because they’re able to invoke a sense of pleasure in ourselves, and this pleasure is more about how they make us feel than the person themselves. 

Comes with strong attachment

Drenched with lust 

In its insanity, it produces a chaotic explosion of contradicting emotions, from great longing to extreme anger and jealousy 

Why would we pursue something that can change from affection to hate at the flip of a switch? Is this true love, or a curse? A manifestation of inner madness that’s been elevated to the domain of the sacred? 

Non-Preferential Love 

Not fueled by passion, not erotic, not selfish 

Comes form a place of equanimity 

A boundless source 

The love we have for our neighbor, no matter who they happen to be, instead of someone of our preference. 

Romantic love in BUDDHISM 

Recognized as potentially harmful 

The love between 2 people doesn’t have to be true love when it involves unhealthy attachment and suffering 

“If romantic love is true love, it can also bring a lot of happiness. But if it is not true love, it will make you suffer, and make the other suffer as well.” - THICH NHAT HANH  

How often does the experience of filing in love go together with deep desire and the pain that follows from it? 

As THE STOICS observed: The problem with DESIRE int he disappointment when one fails to obtain the object of this desire. It leads to jealousy, possessiveness, ownership. 

When two people are deeply in love with each other and want nothing more than to be together, they also produce a fear of separation, which is a form of suffering  

Is there a resolution? Is there a way to make romantic love sustainable?

According to TNH it’s possible for a couple that is romantically involved to experience true love,. 

Four Ingredients 

1. Loving-Kindness: the capacity to bring the other person happiness

2. Compassion: the capacity to have concern for the other person’s sufferings 

3. Joy: Because it’s important to have fun together 

4. Inclusiveness: Two people become one and are willing to carry each other’s burdens 

The Stoic Proposition on Marriage by MUSONIOS RUFUS

Mutual care is the key ingredient for a successful union 

“In marriage there must be complete compaionship and concern for each other on the part of both husband and wife, in health and in sickness and at all times, because they entered up on the marriage for this reason...” 

A problem many people face is that they seek relationships while operating from a place of lack, hoping that their partner will fill up their emptiness and make them whole. This isn’t the right way to think about love. If we let our happiness depend on external forces, we bet on something extremely unreliable: The infatuation phase we first experience when we fall in love. It may make us feel complete for a while, but when the honeymoon phase is over,  we go back to feeling incomplete. 

Many people breakup to find someone else to get that “romantic high” again 

Completeness is not anything to be found anywhere but in ourselves. 

When you are complete as an individual you are able to love without conditions

Not tainted by wants and needs 

Love is not a path to completeness, but an opportunity to share our own completeness with someone else. 

Enter the domain of Non-Preferential Love

“Love the whole world as if it were you self; then you will truly care for all things.” - Lao Tau; Tao Te Ching

[philosophybits]

What's the most prominent learning "Diary of a Sudecer" might provide to its readers?

For those who are not aware, “Diary of a Seducer” (or “The Seducer’s Diary”) is the last part of the first half of Søren Kierkegaard's Either/Or (1843).

Throughout this book, Kierkegaard writes under various pseudonyms, a device intended to put distance between himself and the views contained therein. For the Diary, he creates even more distance, by having it be “discovered” by the writer of that section in the papers of another man he calls “Johannes” (the seducer). Even so, it is important to keep in mind that there is something of Kierkegaard in all of his personas, no matter how many levels of pseudonymous nesting he has constructed.

Kierkegaard, known for his appreciation of irony, has several different and seemingly contradictory goals in his presentation of the Diary.

Like the other parts of the first half of Either/Or, the Diary aims to show us that there is something appealing and valuable about the aesthetic view of life. The seducer's quest is for the beautiful and the interesting, and his entire life (as it is shown to us) is built around trying to bring these ideals into reality, to experience them fully and completely, if only for a single moment. Kierkegaard wants us to see that there is something important and true in both the desire for the aesthetic ideal and the drive to achieve it even at great cost.

But at the same time, the cost here seems too much. The seducer manipulates both his target (a teenage girl named Cordelia) and others with virtually no concern for their well-being. In the depths of his depravity, the seducer is willing to inflict almost any level of psychological damage in order to attain his own aesthetic goals. His only desire is to possess what is beautiful and interesting, an obsession that is often pathological.

The purpose of this is not only to turn the reader against the idea of a purely aesthetic life. Kierkegaard had a much more personal goal in mind, as well.

Less than two years prior to the publication of Either/Or, Kierkegaard broke off his engagement to Regine Olsen, and he wanted to make it clear to her that the break was final. The Diary was meant to aid in this goal, by mirroring aspects of his relationship with Olsen, and to convince her that he was a scoundrel, an immoral person, and certainly not someone that she would ever want to marry.

In his Journals and Papers, Kierkegaard writes: “When I left ‘her,’ I begged God for one thing, that I might succeed in writing and finishing Either/Or (this was also for her sake, because The Seducer’s Diary was, in fact, intended to repel, or as it says in Fear and Trembling, ‘When the baby is to be weaned, the mother blackens her breast.’)...” In another entry he tells us that “there was nothing else for me to do but to venture to the uttermost, to support her, if possible, by means of deception, to do everything to repel her from me, to rekindle her pride.”

If his goal with the Diary was to appear repulsive to women, Kierkegaard certainly succeeds. Beyond the manipulation itself and the total disregard for basic morality that it requires, the seducer often belittles and dehumanizes women, treating them as nothing but means to his own pleasure.

But while we might reject the seducer himself as a horrible person, Kierkegaard doesn't want us to reject the aesthetic life entirely. There is something good about the pursuit of the beautiful and interesting; the problem is that the seducer goes much too far. As such, the negative moral judgment that is produced in the reader by the seducer's actions can be seen as setting the stage for the second half of Either/Or on the ethical life.

Kierkegaard writes (again in Journals and Papers): “The schism: something is true in poetry that is untrue in life, is cancelled. All romantic love is essentially deceit. The seducer does not lack the erotic, wants to sacrifice everything for his idea, but he does not believe in the durability of love, it is his heresy; but the same is true of any hero in a novel, only we do not come to see it. “The Seducer’s Diary” thus forms the transition to the ethicist and is very far from being immoral.”

Kierkegaard goes on to show us that the purely ethical life is lacking as well. In fact, his overall project in Either/Or can be seen as a dual critique of German Romanticism (the aesthetic life) and Kantian/Hegelian rationalism (the ethical life). On this view, while Kierkegaard thinks there is something of value in both of these schools of thought, his aim is to push us towards a kind of transcendence of the merely aesthetic and the merely ethical, by seeing them as stages on the way to the life of faith, a point that he would go on to make more explicit in his later work Stages on Life's Way (1845).

[ninfaribelle]

[ Søren Kierkegaard e Regine Olsen - “Lettera del 1849” a Regine, da Kierkegaard spedita, ma alla quale non ricevette mai risposta. Il 19 novembre 1849, Schlegel. marito di Regine, ricevette questa lettera di Kierkegaard che chiedeva il permesso di parlare con sua moglie, ma decise di non rispondere.]

Allo stimatissimo signor X:

la lettera acclusa è mia per la Vs. compagna di vita.

Decidete Voi se consegnargliela o meno.

Io non cerco, in modo alcuno, di potarVela via: intendo solo narrarle ciò che fummo, perché lei si senta libera di ricordare il bene, e il male, di quello che fu la nostra storia.

Ho l’onore di professarmi Vostro devotissimo

S.A.K.

"Mia Regine,

il cuore, è come una casa subacquea ove vi sono molte stanze: giù nel fondo, poi, vi sono camere piccole, ma accoglienti, dove si può stare tranquillamente seduti, mentre fuori il mare tempestoso; in alcune di esse possiamo udire in lontananza il rumore del mondo (non angosciosamente assordante, ma sempre più fievole e quieto… sai perché? Perché gli abitanti di queste stanze sono coloro che s’amano).

Ma da lungo tempo oramai, cara amica, non abiti più queste segrete magioni: io e te siamo separati, lontani nello spazio infinito del tempo, nella piccola circoscrizione dello spazio: non è poi così immensa Copenaghen!

Ti scrivo ora, perché finalmente voglio che ti sia chiaro perché la nostra storia è finita.

Da quando ti conobbi, ho sempre cercato di vivere artisticamente: volli farmi simile a te, cercando di ritrovare una sensibilità prontissima a cogliere ogni cosa fosse interessante nella tua vita: avevi il dono, cara amica, di saper presentare come arte (non la chiamerò poesia, perché tu con le parole non eri brava come con i suoni e con le immagini: eri erotica in ogni tuo gesto, come solo una ragazza della tua età può essere) qualsiasi cosa tu vivessi: era questo che mi aveva fatto innamorare di te, era questo che mi allontanava terribilmente da te.

La tua arte, amica mia era il ‘di più’ che solo tu potevi donarmi, perché tutta la tua esistenza (bisogna dirlo!) era impostata sul godimento artistico: e un po’ di quel piacere eri riuscita a passarlo a me… il punto è che io non potevo vivere così in eterno, perché io non sono così, e pur di piacere a te, violentavo me stesso. Dolce tortura, ma pur sempre tortura!

Da quando ti ho conosciuta, ho cercato per settimane, ovunque, la tua figura: sapevo che, attorno a te, girava un uomo di grande valore, e io di lui avevo paura perché egli ti era vicino, come uno spettro in una città morta: cosa avesse lui più di me, l’arguzia, l’aspetto… io non l’ho mai capito. Eppure, piccola Regine, ho avuto la fortuna di conquistarti, perché l’amore che io potevo offrirti (e lo sai) era perfetto e totale; il suo, era solo desiderio (anche tu lo desideravi? Immagino di sì, perché è difficile convivere col desiderio!) mentre la mia, era devozione.

Forse tu non eri pronta a cotanto sentimento? La storia parlerà per noi.

Regine… non ti chiamo ‘mia’ perché non lo sei mai stata (e io ho pagato duramente la felicità che l’idea di possederti mi dava un tempo)… e tuttavia, come posso non dire ‘mia’, dato che tu fosti per me ‘mia’ seduttrice, ‘mia’ assassina, origine della ‘mia’ sventura, ‘mia’ tomba… già. Ti chiamo ‘mia’, e parlando di me, mi chiamo ‘tuo’; tuo tormento vorrei essere, ricordarti con la mia oscura presenza, quello che fummo assieme come in un eterno incubo di morte… ma perché perseguitarti, quando – se mai in vita fui felice, fu quando tu m’ingannavi?

Ma davvero poi il tuo corpo poteva così manifestamente mentire? E la tua mente, il luccichio dei tuoi occhi, erano davvero falsi come io ora credo?

Regine mia, non c’è proprio nessuna speranza, davvero nessuna? Il tuo amore non si ridesterà mai più? Io lo so che, nonostante tutto e tutti, tu mi hai amato, benché non sappia dire donde mi venga questa certezza.

Sono pronto ad aspettare a lungo; aspetterò, aspetterò fino a che non sarai sazia degli altri uomini, e quando il tuo amore per me risorgerà dalla tomba: allora, e solo allora, riuscirò ad amarti come sempre, e ti renderò grazie come un tempo, Regine, quando, poggiato al tuo seno, ascoltavo il dolce e regolare moto del tuo respiro, e ti ringraziavo per esser con me.

Non potrai essere così crudele e spietata verso di me in eterno, mia Regine: giungerà il giorno del tuo perdono o del tuo ravvedimento… non ricordo neppure chi dei due distrusse la nostra storia.

No Regine, chi abbia lasciato chi ora non conta.

Sei stata crudele con me, al pari di come io lo fui con te, è vero.

In realtà, tu non lo sai, io ho taciuto il mio dolore e le poche cattiverie dette su di te non hanno che la consistenza dell’aria: solo Dio sa cosa ho sofferto (e voglia il Signore che nemmeno ora io te le racconti)! Mia Regine io ti devo molto… e ora che non sei più mia, ti offro una seconda volta ciò che posso e oso e conviene che ti offra: me stesso.

Sì, ti dono questo cuore che già in passato fu tuo, e lo faccio per iscritto, per non stupirti e non sconvolgerti. Forse la mia personalità ha fatto su di te un’impressione troppo forte, in passato: ciò non deve accadere una seconda volta, e se tu dovessi accettare la mia mano tesa, dovrebbe essere per vero amore, non per impressione.

Mia Regine, prima di dirmi di no!, ti prego, rifletti seriamente (per amore di Dio nei cieli) se puoi, o meno, parlarne con me con serenità, e in tal caso se preferisci farlo per lettera o direttamente a voce. Se invece tu, dopo accurata riflessione, decidessi comunque di non darmi più alcuna risposta, se la tua risposta al mio amore fosse ‘no’, ricorda almeno – per amor del cielo – che per te, e solo per te, ho fatto, e rifarei mill’altre volte, questo passo. In ogni caso resto,quale sono stato dall’inizio fino a questo momento, sinceramente il tuo devotissimo

S.A.K."

(Alla sua morte Søren Kierkegaard lasciò tutto a Regine Olsen. Ultimo gesto d'amore di un amore che non seppe vivere.)

[power-chords]

Finished Midnight Mass last night, so here's the scatterbrained thought round-up thus far:

- People were bitching that this was too overtly a religious work? ...I'm not sure what else you would expect from the guy? I don't think I've encountered another contemporary TV showrunner who is this obsessively direct in his interrogations of Objective Truth (i.e., god, doesn't matter what you call it, if you're appealing to the infinite on matters of existential and moral significance, you are implying an arbiter of meaning that transcends human subjectivity and finitude)

- Nell's "I am not gone/the rest is confetti" from Hill House was restrained, brilliant, and such a powerful profession on the nature of faith. Erin's Midnight Mass monologue was a dud. To me, anyway. Protracted speeches on Death and God and Meaning work fine from Pruitt's pulpit or as a conversational exchange, but if it's just Mike Flanagan talking at me, it's cheap bullshit. There was some hand-waving toward Levinas at first, which might have been great if he'd actually stuck with that, the idea of God as self-negation in the Other, the ethical command as constituted by the encounter with another human face: "Thou Shalt Not Kill." Levinas's ethical philosophy, after all, is kind of like the Jewish answer to — and rejection of — Soren Kierkegaard's Knight of Faith (Levinas's shitty readership of SK notwithstanding). Instead it was like... weirdly Carl Sagan-pilled? Zzzzz. No thanks!

- TL;DR you get so much from this show and occasionally very annoyed if you love SK. References abound. Right down to the aborted and/or unconsummated love affairs between star-crossed lovers (Filed Under: Regine Olsen)

- 12-Step Plot Holes: excuse me but where the fuck was Riley's sponsor? A sponsor who would have immediately crawled up his ass for following Erin around like a lovesick puppy? Switching seats on the Titanic, my dude! Why did he not immediately pick up a chain-smoking and coffee habit? Why did Flanagan deprive me of Hamish Linklater going, "It works if you work it, so work it, you're worth it"? (I'm just messing around here. But it is funny, because Flanagan has been to AA and presumably worked the steps. I know you know how that shit works, buddy!)

- Hamish Linklater and Samantha Sloyan Emmy Nominations When

- I kept waiting for the Midnight Mass edition of That Jump Scare from Hill House. It did not arrive. (You know how I know that the human soul is real? I felt mine leave my body that day.)

- I loved the implication — which the narrative cleverly, necessarily dispenses with during the finale — that a symptom of the vampiric "infection" is to remove the subjective experience of guilt (no shit, an emotion of paramount significance to Flanagan), thereby facilitating its spread. The residents of Crockett Island weeping in agony over the murder of their own family members was the best scene in the series short of the St. Patrick's Jonestown Massacre. Devout and humble Father Paul achieved this state of moral corruption — to Flanagan probably the foulest there is — all on his own. He killed and felt no blemish on his conscience. That was the moment he failed the test, the real test, of his faith.

[yourbleedingh3art]

[foegele]

i haven’t seen any english articles about this, but i kinda just wanted to share that in denmark, hockey player jon lee-olsen (who is also poc) is making headlines for coming out as gay on national tv. he’s the first danish (male) pro athlete who’s come out during an active career, and the third hockey player on a global plan. he’s already received lots support from his team, danish ice hockey union and national team captain peter regin, saying he’s a huge inspiration. (x, x)

[zirkmct]

Kierkegaard remained celibate for a particular and distinctive reason: he was called to be celibate. Now the person making this call was patently not Regine Olsen - she begged him to stay with her, going to such extraordinary lengths as offering to submit herself to the indignity of living in a little cupboard, if only she could remain at his side, in memory of which he subsequently had a palisander cupboard made in which he deposited everything that reminded him of her.

- Thomas Casey on Soren Kierkegaard

[anocturnalanimal]

Sei stata crudele con me, al pari di come io lo fu con te, è vero.

In realtà, tu non lo sai, io ho taciuto il mio dolore e le poche cattiverie dette su di te non hanno che la consistenza dell’aria: solo Dio sa cosa ho sofferto (e voglia il Signore che nemmeno ora io te le racconti)! Mia Regine io ti devo molto… e ora che non sei più mia, ti offro una seconda volta ciò che posso e oso e conviene che ti offra: me stesso

Sì, ti dono questo cuore che già in passato fu tuo.

Søren Kierkegaard e Regine Olsen - “Lettera del 1849” a Regine, da Kierkegaard

[twentyfiveorsixtofour]

“Meine Sünde ist es, daß ich keinen Glauben hatte, Glauben daran, daß für Gott alles möglich ist. Hätte ich Glauben gehabt, so wäre ich bei Regine geblieben. Gott sei Lob und Dank, das habe ich nun eingesehen. Ich war nahe daran, meinen Verstand zu verlieren in diesen Tagen. Sie ist keine Theaterprinzessin geworden, so soll sie, wenn möglich, meine Frau werden. Herrgott noch mal, das war ja mein einziger Wunsch, und doch musste ich mir das verwehren. [...] Aber hätte ich mich ihr erklären sollen, hätte ich sie in entsetzliche Dinge einweihen müssen, mein Verhältnis zu Vater, seine Schwermut, die ewige Nacht, die im Innersten brütet, meine Verirrung, Lüste, Ausschweifungen, die vielleicht in Gottes Augen nicht so himmelschreiend sind, denn es war ja doch Angst, die mich dazu trieb, zu fehlen, die mich irregehen ließ, und wo hätte ich Zuflucht suchen sollen, wusste oder ahnte ich doch, daß der einzige Mann, den ich um seiner Stärke und Kraft willen bewundert hatte, schwankte."

Unleserlich gemachter Eintrag im Tagebuch Sören Kierkegaards, 17. Mai 1843.

Vier Wochen später verlobte sich Regine Olsen mit Johan Schlegel.

“Es  war  eine  entsetzlich  qualvolle  Zeit. [...]  Was  ich  verloren  habe?  Das  einzige,  was  ich  liebte -”

[pinespittinink]

for the oc question thing, 2, 40, 58 for domino, daemyung, and phaedron!! or whichever oc's u want to talk about, I'd love to hear about them ^-^

 Ooh thank you! It’s taken me a while to get to this because I’ve been bogged down with work 💀

What’s their laugh like?

🦇 Domini: Loud and rough. Sharp, animal. A bark, a fanged snicker. Ugly at times.

🌟 Daemyung: Subdued, always under his breath, accompanied by a smile. Rare and reserved for select company (Mateo, Molly). 

🦁 Phaedron: Elegant, clattering. Sounds like champagne, a bolder, slightly higher timbre than his speaking voice. Often snorts and scoffs. 

What’s an experience they gloss over that’s a matter of concern?

🦇 Domini: Likely that he lost his virginity when he was fourteen to an older woman

🌟 Daemyung: answered here!

🦁 Phaedron: Less an experience and more the fact that he is the undeniable black sheep of his family 

A quote/song lyric/line of poetry that best describes them? 

🦇 Domini: here we go again / we’re sick like animals / we play pretend / you’re just a cannibal / and I’m afraid you’re never satisfied (Animal, Neon Trees)

🌟 Daemyung: “…there is a place in my heart that I seldom open up, for I am afraid it will prove stronger than myself, and what is it that lies hidden there? You know without me mentioning it.” —Regine Olsen, 

🦁 Phaedron: “Experience is a brutal teacher, but you learn. My god, do you learn.”  —C.S. Lewis