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#Sandra Biondi
myfontz · 5 years
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Eventos para el 15, 16, 17 y 18 de agosto
Del 16 al 18 de agosto se lleva a cabo el festival Bahistorieta 3. Más información acá.
JUEVES 15
21hs
*Ciclo de solistas en Don Osvaldo: Ema Garraza- Manuel Mar. La Panadería. 150pe. 
VIERNES 16
20hs
*Inauguración de la muestra Quedarse entre las cosas de Jorge Moyano. Estación de trenes. 
21hs
*Napostá cuarteto. Música, parece un estilo rioplatense. Museos de arte. 200pe. 
21.30hs
*Rock de acá y de allá. Aníbal Lázaro y Ariel Martella. La Panadería. 
22.30hs
*Vintage Groove. Quinquela. 
SÁBADO 17
17hs
*Andina. Danza. Para festejar el día del niño. Espacio Motor Colectivo. 
20hs
*Música: Ciento Uno y Catanga Project. Tte Farías 1085. 150pe. 
21hs
*De cómo el Sr. Mockinpott logró liberarse de sus padecimientos. Teatro. La Panadería. 
*Antena-Ladrones Muertos Hoy. Diamantina. 100pe. 
*Ciclo de música alternativa. Las Jóvenes Idealistas, Cabeza Flotante, Ex Colorado. Casa del Pueblo. 200pe. 
*La Patibularia. Parece que es música. Zelarrayán 650. Gratis. 
*Una vida de película. Historia de vida relatada con música de películas y musicales. Vitró. 
22hs
*Estefanía Simón y Lucas Magallán. Música latinoamericana. La Panadería. 150pe. 
23hs
*Pedro Rossi y Lilah Trío. Concierto de guitarra. La Panadería. 200pe. 
DOMINGO 18
15hs
*Mesa y chocolate de las amigas. Cana Mirta Martinez. Museo del Puerto. 
17hs
*Inauguración de muestras Bosque de Sandra Biondi y Nave de Pol Oviedo. Más música y artesanías. Ferrowhite. 
19hs
*Todos tus días han sido un día. Teatro. Pez Dorado. 
20.30hs
*Todos tus días han sido un día. Teatro. Pez Dorado. 
20.30hs
*Lisboa, el viaje etílico. Teatro representacional. Juanita Primera. 
21hs
*Confluencias 13va Edición: Crianzas Libres. Danza, teatro, música, circo, arte visual.  La Panadería. 120pe.
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sguardimora · 5 years
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Un report da POETICHE E PRATICHE – RESIDENZA ZERO ARTISTI/OPERATORI
Sabato 13 luglio all’Arboreto si è tenuto un incontro dal titolo “Poetiche e Pratiche. Numero Zero”, una vera e propria prova aperta, dopo la settimana trascorsa dal gruppo nanou, Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci, in residenza con Domenico Garofalo, distribuzione, e Michele Mele, art menager, al Teatro Dimora di Mondaino. Fabio Biondi | L’arboreto ha dato il via ai lavori partendo dalla questione che ha innescato la necessità dell’incontro: quali sono i limiti e le connessioni reciproche tra processo creativo e processo organizzativo? Come possono i curatori di progetti artistici, nel rispetto dei ruoli, entrare nel processo creativo? Può l’autorialità del curatore entrare nel processo creativo dell’artista? Il primo pensiero, guardando alla situazione italiana dove l’artista un po’ per tradizione un po’ per la scarsezza di economie è più spesso anche organizzatore di sè stesso, è andato al ruolo di Sandra Angelini, curatrice dei Motus e parte fondante della poetica della compagnia. L’incontro nasce per provare a vedere insieme un orizzonte di possibilità per un dialogo costruttivo tra artisti e curatori. Michele Mele | art menager, uno degli ideatori del tavolo di discussione, insieme a Domenico Garofalo e al gruppo nanou, ha condiviso una premessa
Artisti e organizzatori condividono esigenze e obiettivi alla ricerca, alla produzione, alla promozione e alla gestione della loro attività. Con la riduzione di risorse e spazi, soprattutto in Italia e nell’ambito del contemporaneo, gli artisti devono sempre più spesso occuparsi di organizzazione, confrontarsi con budget di produzione e necessità promozionali, nonché con buste paga e rendiconti; allo stesso tempo e, a volte proprio per questo, agli organizzatori è richiesto di porsi anche in una prospettiva artistica, intercettare varie esigenze e saperle leggere, raccontare, promuovere.
e alcune domande. Quella cruciale da cui ripartire, dopo aver rintracciato nelle parole di Mimma Gallina una traccia nella pratica storica, è a che punto siamo arrivati oggi? Partendo dal suo percorso con gruppo nanou Michele racconta il progetto ULTRAS e di come si sono posti in un’ottica di scambio e formazione condividendo delle pratiche artistiche di cura e creazione. Capire e condividere un processo creativo, una poetica artistica, significa anche poi saper raccontare al meglio un progetto. Le domande dalle quali partire sono tre:
1.     In questa dinamica, funzionale e preziosa, qual è il crinale invalicabile tra il ruolo dell’artista e quello dell’organizzazione?
2.     La curatela artistica ricopre una importante funzione nel promuovere nuovi linguaggi e nell’individuare e immaginare con gli artisti i loro percorso. Il mercato inoltre tende a influenzare la proposta creativa e può rappresentare un limite allo sviluppo di una poetica. Quali strumenti si possono mettere in campo per sviluppare in modo virtuoso questo confronto?
3.     L’incontro di oggi risponde alla percezione di un vuoto nella trasmissione del sapere e delle pratiche in un contesto dove anche a livello formativo è difficile orientarsi. Quali strumenti reputi indispensabili per incrementare il dialogo tra organizzatori e artisti in una prospettiva intergenerazionale?
Marco Valerio Amico | gruppo nanou è partito da un ascolto – un audio su Per un teatro clandestino. Dedicato a T. Kantor [1] di Antonio Neiwiller – e da un invito a prendersi il tempo, afferrarlo, riflettere e sgomberare la mente dai pensieri. Per farlo ci invita, seguendo delle precise regole, a entrare e stare in teatro. Dopo l’esperienza immersiva in sala Marco riprende il discorso raccontando come le buone pratiche di alcuni gruppi, cita la Societas Raffaello Sanzio della Tragedia Endogonidia e il sodalizio Teatro delle Albe-Marcella Nonni, siano l’ispirazione per far si che incidenti creativi tra “organizzatori-curatori” e “artisti” accadano. Come attivare e creare il terreno fertile per dialoghi di questo tipo? Claudio Angelini | Ipercorpo si inserisce domandando – provocatoriamente – cosa faccia il curatore in ambito teatrale: chi è il curatore? Edoardo Donatini | Contemporanea Festival Prato prende la parola e si chiede a sua volta perché oggi ci si ponga questo problema. Da sempre il dialogo, la condivisione di pratiche e poetiche, lavoro di cura e affiancamento, è alla base del rapporto autoriale curatore-artista. fa l’esempio del “Teatro dei gruppi” anni 70/80: in quel periodo una compagnia era autoriale in tutte le sue parti, nessuno era separato, i ruoli erano permeabili e l’organizzazione era dentro l’opera, c’era totale complementarietà. Poi cita il Teatro Ragazzi delle origini, un contesto dove si creavano personalità multiple – cita Marco Baliani nel ruolo di artista, curatore, politico culturale. Oggi la dimensione è cambiata. Perché le compagnie cercano organizzatori? Forse, bisognerebbe fare una precisa analisi di quello che è stato e vedere cosa c’è oggi? Poi cita Fabio Biondi e la sua regia al Teatro di Mondaino per sottolineare come gli autori delle opere creino le funzioni dell’opera stessa. Bisogna avere un’anima che ti porta ha dare forza al progetto ma anche conoscere tutto, il palcoscenico per esempio con tutte le sue regole, l’amministrazione, e tanto alto. Domenico Garofalo | organizzazione in formazione dentro progetto ULTRAS racconta come sia difficile oggi creare una situazione di incontro e un’esperienza dentro i gruppi. Sente la necessità di trovare dei maestri. Per farlo bisogna frequentare luoghi dove si possano generare questi incontri ma non è così facile trovarli. Claudio Angelini si aggancia chiedendosi perché le compagnie oggi non trovano o non riconoscono organizzatori-curatori: cosa stano facendo le condizioni di noi oggi? Ci sono dialoghi e contaminazioni, ci sono artisti che si uniscono per unire le forze e le economie, c’è una parte molto più tecnico-amministrativa ma necessaria dell’organizzazione che vive in un mondo più fluido. È possibile creare un sistema di formazione o si fa solo per esperienza o caso? Michele Mele aggiunge un’altra questione: in che modo possiamo strutturare un percorso formativo? Avrebbe senso? Come far abitare insieme due pratiche artistiche diverse? Sottolinea come gli esempi portati di buone pratiche da Marco Valerio Amico facciano riferimento a comunità di artisti dove la dimensione tempo è fondamentale, ci vuole tempo per costruire un artista e ci vuole tempo per costruire il processo creativo di un’opera. Ci può essere la possibilità di creare un luogo e un tempo dove l’incontro di comunità può avvenire? Marco Valerio Amico prosegue portando l’esempio dell’Università di Bologna che forma organizzatori ma non dialoga con le compagnie. Quello che manca è forse la possibilità di un incontro, serve creare delle condizioni. Fabio Biondi si chiede se sia possibile pensare a un luogo di connessioni e dialoghi; gli artisti cercano una curatela, un tutoraggio. Come un luogo (festival, teatro, compagnia, residenza) può far incontrare curatore e artista? Ci sono degli ingredienti che fanno si che la funzione avvenga? Interviene Roberta Nicolai | Teatri di Vetro: quale figura è necessario mettere in campo nel presente-futuro? Bisogna tentare di immaginare, conoscendo il contesto economico e normativo, un’identità futura dell’organizzatore. Il curatore è colui che riesce a immaginare il futuro. Ad oggi la figura dell’organizzatore e dell’operatore, per un’evoluzione del sistema e del panorama artistico, serve che venga rilanciata in una dimensione diversa. Cita Agamben che parla del duplice significato del verbo poien – creare, fare. È nel fare che si trova la parola comune. Poi sottolinea quale sia il punto centrale sul quale invitare le figure a una condivisione. Dice che c’è una zona che sta nel nostro fare comune che ognuno coltiva e che sembra una traiettoria pratica e estetica del nostro futuro: il non fare. Contro l’appiattimento dell’esistenza del piano organizzativo molti soggetti si sottraggono al fare e si gettano nella riflessione. Noi, come curatori, coltiviamo la zona di inoperatività che è l’unica cifra da spendere anche sul piano estetico. Noi non programmiamo più opere ma operazioni. Dobbiamo farci edera che protegge l’albero. Lorenzo Conti | Dancehouse Milano dice che bisogna uscire dalle proprie solitudini e condividere strumenti operativi: farsi soggetti plurali. Fabio Biondi aggiunge che si potrebbe pensare a una residenza per curatori-organizzatori-operatori: come lavora, come si aggiorna, come scarta? Ragionare su un tempo, trovare un ambiente fecondo per stare insieme e creare un cortocircuito. Patrizio Cenacchi | ATER dice che bisogna ripristinare una zona di emancipazione e dialogo tra teoria, pratica e politica. Si deve trovare il modo per dare un appoggio e un supporto per facilitare le partiche.  Bisogna rigenerare i contesti, relazionarsi al territorio, far si che sia poroso (amministrazioni, politica…) – cita l’esempio di Elena Di Gioia e del terreno fertile che ha creato grazie al suo fare. Claudio Angelini fa l’esempio di un grande curatore d’arte, Davide Ferri, e sottolinea come sia necessario oggi creare un percorso di ascolto con gli artisti. Roberta Nicolai prosegue su questo discorso e sottolinea che la caratteristica principale del curatore sta nel saper trovare i pilastri di un’opera e far si che diventi coerente. Deve saper leggere la materia viva con tutti gli elementi che mette in campo, quindi per prima cosa un curatore dovrebbe imparare a leggere, imparare a guardare per capire cosa sta accadendo e dove sta andando a parare un processo creativo. In tre parole un curatore deve: vedere, comprendere, innamorarsi.
La lunga mattinata di dialogo si chiude su questo invito. Il terreno ora è più fertile e ricco di nuove domande che si sono aperte.
[1] È tempo di mettersi in ascolto. È tempo di fare silenzio dentro di sé. È tempo di essere mobili e leggeri, di alleggerirsi per mettersi in cammino. È tempo di convivere con le macerie e l’orrore, per trovare un senso. Tra non molto, anche i mediocri lo diranno. Ma io parlo di strade più impervie, di impegni più rischiosi, di atti meditati in solitudine. L’unica morale possibile è quella che puoi trovare, giorno per giorno nel tuo luogo aperto-appartato. Che senso ha se solo tu ti salvi. Bisogna poter contemplare, ma essere anche in viaggio. Bisogna essere attenti, mobili, spregiudicati e ispirati. Un nomadismo, una condizione, un’avventura, un processo di liberazione, una fatica, un dolore, per comunicare tra le macerie. Bisogna usare tutti i mezzi disponibili, per trovare la morale profonda della propria arte. Luoghi visibili e luoghi invisibili, luoghi reali e luoghi immaginari popoleranno il nostro cammino. Ma la merce è merce e la sua legge sarà sempre pronta a cancellare il lavoro di chi ha trovato radici e guarda lontano. Il passato e il futuro non esistono nell’eterno presente del consumo. Questo è uno degli orrori, con il quale da tempo conviviamo e al quale non abbiamo ancora dato una risposta adeguata. Bisogna liberarsi dall’oppressione e riconciliarsi con il mistero. Due sono le strade da percorrere, due sono le forze da far coesistere. La politica da sola è cieca. Il mistero, che è muto, da solo diventa sordo. Un’arte clandestina per mantenersi aperti, essere in viaggio ma lasciare tracce, edificare luoghi, unirsi a viaggiatori inquieti. E se a qualcuno verrà in mente, un giorno, di fare la mappa di questo itinerario, di ripercorrere i luoghi, di esaminare le tracce, mi auguro che sarà solo per trovare un nuovo inizio. È tempo che l’arte trovi altre forme per comunicare in un universo in cui tutto è comunicazione. È tempo che esca dal tempo astratto del mercato, per ricostruire il tempo umano dell’espressione necessaria. Bisogna inventare. Una stalla può diventare un tempio e restare magnificamente una stalla. Né un Dio, né un’idea, potranno salvarci ma solo una relazione vitale. Ci vuole un altro sguardo per dare senso a ciò che barbaramente muore ogni giorno omologandosi. E come dice il maestro: «Tutto ricordare. Tutto dimenticare».
Per un teatro clandestino. Dedicato a T. Kantor, Antonio Neiwiller, maggio 1993.
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animiribelli · 7 years
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Clarus videre - (Parte 1)
Scelgo dall'astuccio un pennarello verde brillante e comincio a disegnare delle foglie. Delineo i contorni e all'interno traccio le venature.
“Mi raccomando Thomas fai con calma, abbiamo ancora tredici minuti.”
Alzo lo sguardo dal foglio e annuisco.
“Come mai mi ha chiesto di ritrarre proprio un albero?” chiedo incuriosito mentre continuo a dipingere.
La dottoressa Rotterman sistema sul divano in pelle color crema un cuscino rettangolare in tessuto con ricamata la scritta “be quiet.”
I suoi occhi neri sorridono attraverso gli occhiali rotondi con montatura spessa, si avvicina alla scrivania e mi carezza la nuca.
“Te lo svelerò al prossimo incontro!”.
La sua voce amorevole mi tranquillizza, smetto di farmi domande e mi concentro sulle radici del mio albero.
Una ragazza un po paffuta apre la porta, tiene un cellulare all'orecchio e con l'altra mano regge alcuni fogli. Ha i capelli biondi lunghi fin sotto le spalle avvolti in una treccia morbida. Indossa una camicia verde di seta che scivola sulla sue forme, delineando il seno prosperoso. Con aria indaffarata avvisa la dottoressa che il suo prossimo paziente è arrivato e senza attendere una risposta chiude la porta e ritorna alla sua postazione.
Poso il pennarello marrone e riguardo bene la mia opera. Un banalissimo albero con molti rami, alcune foglie verdi, grosse radici e qualche animaletto qua e la. Non so cosa si aspetta ma non sono molto portato per la pittura, pensandoci bene non credo di essere bravo in qualcosa.
“Ho finito dottoressa Rotterman!” Le porgo il foglio e ripongo tutti i colori nell'astuccio.
“Thomas! Sono dieci anni ormai che vieni a trovarmi, chiamami Sandra per favore.”
Sorrido e mi dirigo in sala d'attesa per aspettare i miei genitori, avrebbero già dovuto essere qui.
Dieci anni? Effettivamente vengo qui da quando ne ho memoria. Mamma e papà dicono che questi incontri mensili mi aiutano nelle relazioni sociali. Non saprei… ormai ho quasi sedici anni, sono grande abbastanza per saper stringere delle amicizie, possibile che nessuno se ne renda conto?
“Studio di consulenza e sostegno psicologico della dottoressa Rotterman, buongiorno!” la voce squillante della ragazza bionda dietro al bancone mi fa sobbalzare.
“Thomas è tua madre al telefono, dice di scendere al piano terra, ti stanno aspettando in auto” mi informa senza distogliere lo sguardo dallo schermo del pc, si sposta la treccia dalla spalla e riprende a digitare sulla tastiera.
Ringrazio e mi fiondo a grande velocità giù dalle scale.
Domani compio 16 anni, non vedo l'ora di vedere la torta che mi hanno comprato, spero non sia qualcosa di imbarazzante dato che ho invitato i miei compagni di classe. Di solito ho sempre festeggiato solo con la mia famiglia, ma quest'anno mia madre mi ha permesso di invitare qualche amico!
Apro la portiera e mi accomodo sui sedili posteriori della vettura, papà è al volante imprecando per il traffico e mamma è indaffarata a schiacciare i tasti del cellulare.
Si saranno almeno accorti che sono salito in auto?
“Mamma hai comperato la torta? Posso vederla?” chiedo con ansia sporgendomi tra i due sedili anteriori.
“Certo amore, guarda là dietro, ho preso anche alcune decorazioni!”
Il dolce è enorme, di forma rettangolare con decorazioni in pasta di zucchero e la scritta “Auguri Tommy, 16 anni!”. Sarebbe davvero fantastica, se non fosse a tema Spiderman.
E come se non bastasse a fianco una busta con dentro cappellini con pon-pon e palloncini blu a forma di topolino.
“Mamma! Ma io compio sedici anni queste sono cose per bambini!”
Mi sto agitando e sento il mio volto diventare paonazzo.
“Amore ascolta, ricordi tua nonna Louise? Si è sentita male questa mattina e l'hanno portata in ospedale, ora stiamo andando a trovarla.”
Mia nonna Louise dovrebbe avere quasi 80 anni, è muta dalla nascita e comunica solo attraverso il linguaggio dei segni. Sono molti anni che non la vedo, da quando è stata portata al ricovero psichiatrico. Mamma mi aveva spiegato che è ‘impazzita’ dopo la morte di mio nonno, e che ha iniziato ad avere allucinazioni. Eravamo molto legati.
Sulla porta della stanza numero 24 ci attende un infermiera. Si rivolge a mia madre con un linguaggio forbito e la informa sulle condizioni della nonna.
“Amore entra pure con papà, io vado con l'infermiera a vedere alcuni esami e poi vi raggiungo” dice sfoderando il suo sorriso migliore, con la coda dell'occhio noto che lancia una strano sguardo a mio padre, e mi sembra di aver sentito sussurrare ‘non lasciarlo solo’ ma non ne sono sicuro. La nonna non è pericolosa, sicuramente ho sentito male.
Apro la porta cigolante, davanti a me una stanza asettica color avorio, niente appeso alle pareti, niente effetti personali sui comodini, niente tende alle finestre, soltanto due brande con materassi sottili e lenzuola bianche, due corpi distesi.
A sinistra una signora magrissima, scavata in volto e una chioma spoglia, concentrata a sfogliare una rivista di gossip. Nel letto di destra una donna anziana, capelli bianchi corti e ondulati, viso tondo e rugoso, occhi azzurrissimi… è la nonna!
Un sorriso splendente si forma sul mio viso, ma d'un tratto m'irrigidisco. Ricorderò ancora il linguaggio dei segni?
La nonna mi saluta con la mano, per un attimo i suoi occhi si posano di fianco a me e si sgranano. Probabilmente non mi riconosce, sono cresciuto. “Ciao Nonna, sono Tommy!”, il suo sguardo si posa per qualche secondo su di me, poi di nuovo al mio fianco. Il volto si contrae in una smorfia di terrore.
[…]
- @animiribelli
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Stanotte ho sognato diverse scene.
Ho sognato di essere dentro ad un bar vicino casa mia, il vecchio bar blue. Ora si chiama Ilio's, e non ci sono mai stato anche se ci passo davanti molto spesso. Internamente mi faceva una buona impressione, era luminoso e pulito. Ricordo che c'era fila. Arrivato il mio turno chiedo il tiramisù che avevo adocchiato, una porzione soltanto per me. Apparentemente lo davano in porzioni più grandi visto il fastidio che sembrava provare il barista. Alla fine ha preso una tazza trasparente e ci ha versato dentro quello che invece del tiramisù che avevo visto sembrava più la pasta e lenticchie di mia mamma. Ma l'apice lo raggiungo alla cassa: leggo "11,80€" sullo schermo. "Bene", penso capendo di non dover tornarci mai più.
Altra scena, quella che più mi ha colpito. Di nuovo in fila, ma non so dove. Sapevo di essere in mezzo a miei coetanei. Ad un centro punto sento un peso caldo sulla schiena. "Tutto ok?" pensavo girando la testa per vedere chi cavolo fosse. Non riuscivo a vederla ma era una ragazza. Spuntavano i suoi capelli, direi biondi con sfumature arancioni. Improvvisamente non eravamo più in fila e dovevo portarla via. C'era qualcosa che non andava, era in pericolo. Vedevo le uniche strade che conosco, quelle del mio quartiere. Cercavo di aggirare la zona problematica.
Un'altra scena. Stavo entrando con mio papà nel condominio, al portone mi accorgo che nell'appartamento al piano terra accanto all'ascensore, dove nella realtà abitano dei cinesi, c'era qualcosa di diverso. Ho poggiato vicino alle scale un qualcosa di metallico, non ricordo se fosse il picchetto dell'ombrellone di Francesco(visto alla Mazzanta) o la foglia della planetaria a lavoro. Entrando so di dover portare rispetto e mantenere una certa compostezza con il marito di Sandra(un'amica di mia mamma), anche se nella realtà non è come lo vedevo. Sono entrato non dicendo nulla, stringendogli la mano. Pensavo che Sandra fosse morta, invece poco dopo è salita dal piano inferiore. Quindi il non aver detto nulla al marito mi ha salvato dall'imbarazzo di dare condoglianze non necessarie.
Ovviamente la ragazza del sogno è l'unica cosa importante di tutto questo.
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cminoldo · 6 years
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Finalmente, las elecciones municipales de Colonia Caroya serán un mano a mano entre Cambiemos que logró lista de unidad y Proyecto Caroya que viene de la mano de Unión por Córdoba. Sandra Chialppe y Guillermina Biondi, en su caracter de apoderadas de Cambiemos de Colonia Caroya, le pidieron al juez electoral de la ciudad, Cristian Sánchez que evalúe la factibilidad de evitar el acto eleccionario de las PASO o primarias. ¿Por qué lo solicitan? Principalmente, porque en el momento del cierre de presentación de listas sólo se presen- taron la lista de Proyecto Caroya -que lleva como candidato a intendente a Gustavo Brandán- y la lista de Cambiemos -que lleva como candidato a Matías Peralta Cruz-.  Con sólo dos fuerzas en disputa perdería el sentido de las “internas” que, de hacerse, sólo servirían como una preliminar de julio. “Creemos de vital importancia no generar un gasto económico innecesario y contrario a la situación económica que afecta a nuestro país, del cual nuestra ciudad no es ajena, como así también evitar un malestar en la mayoría de la ciudadanía que deberá concurrir a sufragar en reiteradas oportunidades a lo largo del presente año”, expresaron en el escrito que le entregaron a Sánchez. Proyecto Caroya podría acompañar este pedido que, según los entendidos, tiene escasas chances de prosperar por muchas razones: el código no lo permite y no hay tiempo para modificarlo. Además, el proceso electoral ya está en marcha y no se pueden cambiar las reglas de juego (que tendrían que haberlas propuesto antes). Y sería poco serio que se atendiese la solicitud de dos partidos o alianzas de partidos únicamente porque eso iría en desmedro del derecho de otras agrupaciones políticas. Dicho de otro modo, la junta electoral no tiene atribuciones ni herramientas para impedirlo.
Un poco de historia
La elección de julio de este año será el primer mano a mano histórico entre dos fuerzas desde la elección del domingo 24 de octubre de 1999, cuando Héctor Alfredo Nanini se alzó con la victoria frente a Rodolfo Visintín y le dio al PJ ocho años consecutivos de gobierno. En esa elección, Unión por Colonia Caroya, sumatoria de votos de siete agrupaciones partidarias, se impusó con el 43,75% de los votos contra el 42,79% que obtuvo el candidato de la Alianza. Vale recordar que, después de esa elección, durante mucho tiempo la Unión Vecinal (un desprendimiento del radicalismo), terció en cada compulsa electoral desde la década de 1990. En 2003, hubo cuatro candidatos a intendente; en 2007, tres; en 2011, seis; y en 2015, cuatro nuevamente. Desde el retorno de la democracia, la Unión Cívica Radical gobernó la ciudad 24 años, divididos en períodos consecutivos de 16 y 8 años. Cuando Brandán concluya su primer mandato, el PJ habrá gobernado los 12 años restantes.
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sguardimora · 5 years
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Celeste appunti per natura (2017) solo di Raffaella Giordano incipit e musiche per pianoforte Arturo Annecchino incontri straordinari, complicità e pensieri Danio Manfredini e Joelle Bouvier editing e composizioni astratte Lorenzo Brusci luci Luigi Biondi costume realizzato da Giovanna Buzzi, dipinto da Gianmaria Sposito esecuzione tecnica Piermarco Lunghi foto Andrea Macchia un ringraziamento a Filippo Barraco, Sandra Zabeo, Romana Walther primo studio aperto Complesso Santa Croce Prospettiva Nevskij, Bisceglie (BT) prima nazionale Autunno Danza Cagliari 2017 produzione Associazione Sosta Palmizi con il sostegno di MiBAC, Ministero per i Beni e le Attività Culturali/Direzione generale per lo spettacolo dal vivo; Regione Toscana/Sistema Regionale dello Spettacolo
La natura è spesso nascosta, qualche volta sopraffatta, molto raramente estinta. Francis Bacon
La scrittura compositiva declina per analogia frammenti del mondo naturale, il cammino si inscrive nel linguaggio del corpo, intraducibile altrimenti e l’io diventa solo il punto di origine della visione. Le prime radici di questo lavoro scivolano in un libro; l’Estate della collina, di J.A.Baker bizzarro e misterioso scrittore inglese che racconta e descrive unicamente la natura. Il suo sguardo è posato sulla più piccola manifestazione, fino alla vertiginosa grandezza che la comprende. Cosa è natura che ama creare, dove la morte. Simile al confine del mondo nel centro di un paesaggio inesistente, il desiderio di creare forme. Il silenzio è denso, leggere le note di un pianoforte, in lontananza. Come i fiori nel prato, fanno capolino i temi di sempre. Il vestito come un cielo o come una terra, la campitura di colore dai contorni imprecisi, il segno di una porosità dell’anima. Caro spettatore ti dono questo mio sentiero, specchio riflesso di un canto celeste.
Raffaella Giordano    
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Eventos 13, 14, 15 y 16 de julio
JUEVES
18hs
*Imágenes de la Argentina liminal. Cuerpos que expresan diálogo histórico. Escuela de teatro.
21hs
*Freak Show. Obra de teatro darky cómica que explora el miedo en el amor. El Tablado.
*Ana Prada presenta Va de Ronda. Teatro Municipal. 300pe.
21.30hs
*Solistas en Don Osvaldo: Palacio y Lanusse. CC La Panadería.
VIERNES
21hs
*Una Muchacha Incendia la Noche. Obra de teatro en base a textos de Alejandra Pizarnik. CC La Panadería.
21.30hs
*Ahora es cuando- fiesta función de buen augurio. La Cocina Sala Teatral. A la gorra.
22hs
*Bosque. Última función de esta obra de danza por Rosina y Facundo. Pez Dorado. 120pe.
*Swing: bandas en vivo y clases de lindy hop y tanda. Teatro Apolo.
*Noche de apariciones en la casa. Principiante, Orkesta Invisible, Chicha la Calma. Casa del Pueblo. 100pe.
*Noche de Cantautores. Tocan Juan Pablo Rodríguez, Errático, Tango Marcos, Búho Briglia, Rosinha Balbuena. Tijuana Resto Pub. 50pe (no excluyente).
*La Gota en el Ojo y La Edad del Espacio. Espacio Hamaca.
22.30hs
*Fernando Cuello y Astor Vitali. Canciones propias y de otros. CC La Panadería.
SÁBADO
17hs
*F.L.A. (Feria del libro activa). Talleres de encuadernación, proyecciones audiovisuales, feria. El Peladero.
20hs
*Inauguración Muestra “Ser del Bosque” de Sandra Biondi. Salita de muestra de la Estación Sud.
21hs
*Poli Tano Dúo, Violeta y la Pirámide y Juan Martin, más muestra de pinturas. Pez Dorado. 100pe.
*Verde VIbración. Buen reggae local. Espacio Hamaca.
*Voces, de Tato Pavlovksy. Obra de teatro. CC La Panadería.
21.30hs
*Pablo Mikozzi. “POr el lado más bestia”, humor inteligente para gente común. El Tablado. Anticipadas 150pe.
22hs
*Tardígrado. Grupo invitado: Purple Doors. Casa del Pueblo. 70pe.
DOMINGO
15hs
*Concierto de Cocina. Clásicos de Rubén Castro en teclado, y la cocina de Flora Rossi. Museo del puerto.
15 y 17hs
*La Aventura del Beagle. Obra de teatro con canto en vivo, sobre la motivación interior ante la sociedad. El Tablado. 100pe.
16 y 19hs
*Jaula. Obra de teatro. CC La Panadería.
20hs
*Long Form, muestra del taller de improvisación. Pez Dorado. 50pe.
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