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#Sicilian food
focacciato · 10 months
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Palermitani be like "non so cosa mangiare a colazione" Cosa mangiano a colazione:
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sciatu · 10 months
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MARZAMEMI
Abbiamo lasciato il Gelsomineto per andare a mangiare. La Figlia mi chiede se conosco qualche trattoria li vicino. Le sorrido e le dico di chiamare un ristorante a Marzamemi. A Marzamemi, dopo le casette e le strade simili a tanti paesini sulla costa, ci abbraccia serena e luminosa la grande piazza che nasconde il mare, con la piccola chiesa, gli edifici dell’antica tonnara trasformati in ristoranti e negozi. È tornare indietro nel tempo, quando il mare era color corallo per il sangue dei tonni e le case accoglievano i pescatori , gli attrezzi per le gabbie in cui intrappolare i tonni e le nere Parascalmi, le barche su di cui ai lati della camera della morte, si eseguiva la rituale, drammatica mattanza (“sangu pi sangu”, sangue per avere sangue, come diceva mia nonna quando uccideva gli animali da cortile per nutrire tutti noi). La chiesa in piazza, non è un ornamento, ma il nodo tra la vita e la morte per cui Marzamemi è nata, l’incrocio tra il dolore e la vita, l’ultima certezza prima degli incerti giorni di un tempo. Ora invece il tempo sembra fermarsi nella solare serenità della piazza e che questa serenità contagia ogni persona che l’attraversa. I tavoli sulla piazza del ristorante prenotato sono vuoti. La Figlia, mi guarda preoccupata. “Vieni” le dico e la porto sul di dietro del ristorante dove, dopo un vicolo pieno di fiori, c’è una grande terrazza sopra gli scogli del mare. La terrazza è coperta da canne e la luce filtrando tra loro, assume una luminosità dorata. Intorno scuri scogli usurati dalle onde, bianca schiuma, il blù del mare, l’azzurro perfetto del cielo. I piccoli tavoli sono coperti da antiche tovaglie siciliane ricamate o fatte all’uncinetto mentre forchette e coltelli sono di quelli grandi e pesanti delle grandi occasioni. I bicchieri colorati ed i vecchi piatti siciliani, rendono quel luogo familiare alla memoria e unico tra tutti quei locali, che seguono temporanee mode e tendenze. Alla destra abbiamo una famiglia olandese con la madre che non starà zitta per tutto il pranzo mentre il marito, dirà solo due parole, “Pane prego” per fare la scarpetta nel salmorigghiu del pesce. Alla sinistra abbiamo una coppia francese, non più giovane che si guardano da innamorati e che parlano sottovoce dicendosi frasi che li fanno sorridere e riempiono i loro occhi di complicità e malizia. Scrivono nell’aria versi che nessun poeta potrà mai copiare e che restano intrappolare tra le canne del tetto e trai petali dei fiori. Arriva il responsabile di sala, in realtà un ragazzo con i capelli ricci e i baffetti alla Domenico Modugno che ci porta un menù colorato. Ordiniamo poche cose tra cui un calice di Grillo perché per raggiungere Marzamemi ho attraversato le terre dove nascono il Grillo e l’Inzolia. Terre bianche, secche, aride, bruciate dalla calura e mi stupisce come i vini di quella terra possano essere così profumati, sapendo di fiori e di vento. Forse nell’uva la vite mette i suoi sogni, quel suo voler essere nell’arida terra, fiori e bellezza e sono questi sogni che sentiamo nel vino e che alla fine donano ebrezza. Mangiamo ascoltando il mare, la brezza che attraversa le canne, osservando l’andare e venire di invisibili camerieri che percepisci solo per le gustose emozioni che lasciano sui tavoli. Lentamente mangiamo guardando i colori dei fiori, gli sguardi amorevoli degli innamorati, la gioia delle famiglie, il soffice silenzio in cui tutto si perde tra il profumo dei fiori del bianco Catarrato e la dolcezza assoluta della cassata. La lentezza con cui viviamo una necessità come nutrirsi diventa piacere, ci libera da ogni ansia donata dal correre dei minuti, ci da un senso di libertà che le grandi città ci hanno rubato. Così ci riprendiamo lo spazio e il tempo per essere felici, per dimenticare affanni, credere nella serenità e inventare nuovi sogni. In fondo, è questo Marzamemi. ( andando via l’olandese si ferma a guardare il mare che urta gli scogli. La moglie lo raggiunge e lo abbraccia osservando il mare con la sua testa appoggiata alla spalla del marito. Sono già ammalati di nostalgia).
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charlesreeza · 1 year
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Eight of the many desserts I enjoyed in Catania, Syracuse, and Noto, Sicily
1 Cassata (ricotta filled torte with marzipan sheath); 2 almond cake; 3 chocolate mousse; 4 raspberry custard crostata; 5 gelato; 6 custard pie; 7 pistachio torte; 8 deconstructed cannoli
Photos by Charles Reeza
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brattylikestoeat · 2 years
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notebook91286 · 10 months
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Voglio morire mentre mangio uno di questi.
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thefoodarchivist · 2 years
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His: calzone in Sicily 🤤
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ashbakche · 1 year
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Sarde allinguate
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juniescooking · 2 years
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Wow, I haven’t posted in forever. Sicilian recipe - shells with peas. I didn’t have bacon on hand, but we liked it without.
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isognidiandromeda · 1 month
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Il mio ragazzo ieri ha fatto la granita con i limoni siciliani freschi... Uhmm... Che bontá 😋
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hoveysmith · 1 month
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Murder, marriage, Mafia, blood, culture, food, and scenery intermix in this novel where two brothers unexpectedly find that they will marry two women they have never heard of, or none will leave Sicily alive. A family of Sicilian origin from Baton Rouge visits their home island for the first time in three generations only to find their host, Luigi The Claw, is desperate to get his daughter and niece out of the country because he fears a Mafia war. When two presently unattached Americans arrive, he arranges the wedding. As the family tours the island they are attacked by a rival mob from Naples. Bound by ties of blood, lust, love, and respect the men go through with the wedding after an attempt fails to get the women to call it off. Relentless in their pursuit, the mob attacks by land and air as the newlyweds attempt to make it to safety on an American air base.
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focacciato · 10 months
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ARANCINÆ
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sciatu · 2 months
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PASTA NCACIATA LIGHT (senza prosciutto o mortadella)
Provola a dadini tagghiata ova, fummaggiu a mai finiri pasta bedda e cotta, ma rigata mulanciani, nun l’aiu a diri prima nta l’acqua bedda e salata poi fritti, ma mai niri niri poi sugu chi fa risuscitari unni a pasta ha misciddiari. Nta na teglia a pasta ha ghianiari poi provola, ovu e mulanciana a fini fummaggiu ha spulvirari e di novu fai a teglia ghiana nto funnu cauddu l’ha poi sistemari na menzurata tutta sana sana. A fini ti levi u piaciri ca megghiu pasta chi si po' aviri
Provola tagliata a dadini, uova, formaggio senza fine, pasta ben cotta e rigata, melanzane , non te lo devo dire, prima nell'acqua salata,, poi fritti ma non bruciate, poi sugo che fa resuscitare dove la pasta devi mescolare. In una teglia la pasta devi disporre, poi la provola,, uovo e le melanzane, alla fine con formaggio devi spolverare e di nuovo fai la teglia tutta piana. Devi poi sistemarla nel forno caldo e la devi lasciare almeno mezzora. Alla fine ti levi il piacere con la miglior pasta che si può avere
Diced provola, eggs, endless cheese, well cooked and ridged pasta, aubergines, I don't have to tell you, first in salted water, then fried but not burnt, then sauce that resurrects where the pasta needs to be mixed. Place the pasta in a pan, then the provola, egg and aubergines, finally sprinkle with cheese and once again make the pan completely flat. You then have to place it in the hot oven and leave it for at least half an hour. In the end you enjoy the pleasure with the best pasta you can have
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charlesreeza · 2 years
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Polpo Intanata, the specialty of the house at La Volpe e L’Uva in Syracuse, Sicily.  Photos by Charles Reeza who ate the whole thing.
This was one of the most memorable meals I have eaten during my twenty-five years of travel in Europe.  It was also delightfully terrifying, which is why I’m posting this for Halloween.  It’s a small whole octopus with tomatoes, black olives and chili peppers baked in a casing of wholemeal farina pasta.  I love octopus and this was delicious.  Great restaurant, highly recommended.
Anyone who has seen the movie Alien must be reminded of certain scenes in the film when looking at that second photo.  I ate this at an outdoor table in full view of tourists walking by.  The horrified looks on their faces added to my enjoyment of the meal.  One woman blurted out, “What IS that?!”  I told her, said it was delicious, but I’m sure she didn’t ask for a table.  I smiled a lot that night.
By the way, this was the view from my table:
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The Duomo di Siracusa
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brattylikestoeat · 2 years
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rochelledelborrello · 2 months
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Many of Sicily’s sweets and desserts were created inside convent walls dedicated to the commemoration of religious celebrations. The delightfully cinematographic image of industrious nun’s innovating and mixing up new decadent inventive creations.
The convents were supplied with high quality local ingredients such as fresh ricotta cheese, almonds, pistachios and above all sugar. The sisters had the time to experiment and thanks to the excuse of religious celebrations and Saint days they were able to express their culinary expertise. It is beautiful to imagine these women, subtly shaping Sicily’s sweet tooth.
One of the well known Sicilian creation are the ‘Pasti I Mennula’ which is a true classic of Sicily’s confectionary from Messina province.
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