Tumgik
#Un altro genere di forza
marcogiovenale · 1 year
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off @ san cosimato: programma di 'giùdisotto' del 26 aprile 2023
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blogitalianissimo · 5 months
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io che ci speravo tanto che l'entry di isr4le si rifiutasse di cambiare il testo della canzone fino all'eliminazione dal partecipare cmq 😔 non tanto per guardare leurovision (che in ogni caso ho sempre guardato dopo, e le highlights) ma per il fatto in se
Anon scusa, approfitto del tuo ask per chiedervi un favore, se mi dovete mandare ask a riguardo per piacere censurate la parola eur0vision, non ho mai capito come funzionano le tendenze su questo social e se serva necessariamente un tag, ma nel dubbio non voglio contribuire a mandare quello scempio in tendenza.
Il punto è che secondo me doveva essere eliminata a prescindere, e per 2 motivi precisi:
1. C'è il precedente della Russia, se elimini la Russia devi fare lo stesso pure con Azerbaijan ed isr4ele
2. La cantante non per forza è colpevole delle azioni del suo governo, ma questo non è il caso perché appunto lei è a tutti gli effetti una s1onista, e ad individui del genere non dovrebbe essere permesso di partecipare
Poi vabbè, ricordo comunque a tutti che il main sponsor della competizione è isr4eliano, quindi eliminare isr4ele non sarebbe comunque bastato a parer mio
Purtroppo questo festival è profondamente s1onista, non lo scopriamo oggi, ma speravamo che almeno ora le cose prendessero una direzione diversa, ma così non è stato e perciò non ci rimane altro che dimenticarci dell'esistenza di questa roba, tenere la TV spenta e non mandarlo in tendenza, anche se ahimè, questo social di ipocriti è tanto bello a parole ma a fatti ieri comunque quello schifo era primo nelle tendenze
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smokingago · 9 months
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🍀
“Se per qualche motivo sei stata scelta per entrare dentro la stanza del dolore di un altro - lì dove tutto è vulnerabile e precipita in pensieri senza forma, a volte anche duri - dovresti proprio cercare di proteggere quel grumo non ancora illuminato di vita di cui sei testimone. Sarebbe troppo facile giudicare, raccontarlo ad altri con giudizio. Ma mettere in risalto le parti buie non aiuta nessuno e non aiuta il mondo a proseguire. Bisogna avere la forza di fare un po' di spazio dentro il proprio cuore e tenerle per sé. E se le parole sono state così acuminate che non puoi neppure rispondere, cerca di vederle dal lato del dolore che le ha generate. Illuminale in silenzio con l'amore che puoi. E se non ce la fai, chiedi più in alto un amore che le tocchi”.
Giulia Calligaro
#smokingago
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francesca-70 · 7 months
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Sono donna anche oggi, anche se non è l'8 marzo e nessuno mi porta una mimosa.
Sono donna anche oggi, che non ho nessuna serata in discoteca con uomini nudi che dovrebbero farmi divertire ballando e invece, poveretti, mi fanno solo pena...loro e chi ci va quel maledetto 8 marzo.
Sono donna ogni giorno, quando mi alzo e ho la forza di dire ''tocca a me'', senza nessuno che mi impone qualcosa o senza obblighi legati ad ormai morte tradizioni ed usanze.
Mi piace essere donna, non sono una femminista sfegatata che difende ad ogni costo e ad oltranza il mio genere, perché le stronzate le facciamo anche noi e non siamo sante, almeno io aureole in testa non ne vedo proprio a nessuno, ma mi piace la mattina pettinarmi i capelli, mettere il mascara e perdere quegli intramontabili venti minuti davanti ad un armadio, sempre pieno di cose che a me in quel preciso istante non piaceranno.
Mi piace essere donna, perché in quel lontano 1907 e poi 1909 e infine in quel 1910 qualcuno finalmente capì che anche io ho un pensiero, e posso renderlo libero come ogni altro maschietto del tempo stava facendo; mi piace essere donna perché mi piace esser come tutti gli altri, in fondo cosa cambia?
Al posto di averle in basso due palle, le ho appiccicate sul petto.
Non voglio dire frasi e luoghi comuni come "grazie a noi avete i vostri figli, uomini", perché a riguardo nessuno ha un merito superiore, perché se qualcuno ci ha creati entrambi siamo complementari e non subordinati.
Se qualcuno ha lottato per una parità di diritti, se esiste questa benedettissima uguaglianza voglio lottare e conquistarla ogni giorno, voglio esser donna anche quando le cose si metton male e c'è da rimboccarsi le maniche, voglio esser donna quando c'è da lavorare anche se non si tratta di gonna sexy ma di una tuta grigia e sporca di nero a fine giornata, voglio essere donna e voglio combattere tenacemente in una società "evoluta" e dinamica, in una società dal libero pensiero e dalla mentalità aperta che ancora boicotta l'espressione di ogni genere e di tutti i generi.
"Dichiarazione universale dei diritti umani" e "Dichiarazione dei diritti umani di Vienna", 1945 prima e 1993 poi... vi dice nulla? A me sì, e dice che se io voglio studiare, laurearmi e lavorare in un'azienda e starne a capo, posso farlo perché ho la stessa brama, grinta e forza che avrebbe il mio collega dalle palle attaccate in basso che il colloquio non lo ha superato. Mi dice anche che la mia mansione non è esclusivamente accudire i figli e sfornare lasagne e torte al cioccolato per il mio amato maritino che, povero, al rientro dal suo faticoso lavoro deve trovare qualcosa in tavola e il figlio che già dorme, pulito e profumato. No. Non sono una serva, una schiava, un'allevatrice e macchina di procreazione. Gli antichi romani si sono estinti e siamo nel ventunesimo secolo.
Io sono donna e ho diritto di vivere, io sono donna e ho diritto, io sono donna, io sono. Io. Quell' "io" promotore di soggettività, indipendenza ed esistenza. Non esiste moralmente, eticamente, metaforicamente (chi più ne ha, più ne metta) UOMO e DONNA, esiste io. E quest'ultimo devo ogni giorno, ora, minuto confermarlo senza che altri io prendano il sopravvento.
Io sono donna anche oggi, che non è l'8 marzo, ma in ogni attimo della mia esistenza pretendo reciproco rispetto e fedeltà, detengo la mia dignità e manipolo senza vincoli i fili di un burattino chiamato Vita.
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Silvana Blasco
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tiaspettoaltrove · 2 months
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Perché non volete vedere?
Tutto scorre come se nulla fosse. Lasciate che il diavolo occupi ogni aspetto di ciò che viene propagandato a livello mass mediatico, e non ve ne frega niente. Continuate a seguire riti satanici, messe nere in mondovisione, magari anche apprezzando e battendo le mani. Tutto normale, tutto ok, perché siete degli zombie e in quanto tale non potete reagire a qualcosa che nemmeno comprendete. Vi risulta accettabile la perversione esibita come un valore, la blasfemia mostrata senza vergogna, l’annullamento del bene in favore del male. O di quella che viene spacciata come “libertà”. La libertà di doversi spaccare il cervello per almeno otto ore al giorno, perché il mondo si regge sullo sporco denaro, per poi tornare a casa e aver però la possibilità di vedere i demoni in televisione. Qualsiasi persona di buon senso rimasta ancora sulla faccia della Terra (e ne esistono ancora, grazie a Dio) ha capito che quanto trasmesso ieri sera in mondovisione, inerente alle “olimpiadi”, è stato uno dei peggiori “spettacoli” di sempre. Per noi non servono disegnini, spiegazioni, didascalie. È tutto sotto la luce degli occhi. E mi sembra perfino ovvio, superfluo, utilizzare trenta minuti del mio tempo per scrivere questo testo. Ma devo farlo per forza per un motivo molto semplice: per esprimere la mia totale e assoluta contrarietà a questo mondo occidentale, in cui non mi riconosco, e non mi riconoscerò mai. Non posso lasciare che si pensi, anche solo lontanamente, che io anche solo in qualche minima misura possa approvare l’orripilante sequenza di atrocità che ieri sera sono state mostrate a milioni di persone. Non esiste. E quindi malgrado la distanza che mi separa sempre più da questo posto, per ragioni molteplici, questo è un testo dovuto. Non accetterò nella mia vita persone che possano condonare certe ideologie, che possano essere morbidi nel giudicare ciò a cui bisogna, a tutti i costi, rinunciare. Gesù Cristo è l’unica via, l’unica voce, l’unica Verità. Non c’è letteralmente altro. Questo mondo vacuo, malato, perso e costantemente peccaminoso, lo lascio a voi. Accetterò anche la solitudine più rigida, qualora essa dovesse rendersi necessaria. Ma la mia fede, la mia morale, i miei valori in genere, non verranno mai e poi mai da voi intaccati. Questo se lo ficchi in testa anche la bellissima Alice, che il Signore ha scacciato da me perché non era credente. E ovviamente per questo eternamente lo ringrazierò. Era carne, carne che mi ha tentato più di quanto fino a quel momento mi fosse mai capitato. Ma a conti fatti, la realtà dimostra che non era nulla di più. Diversamente sarebbe rimasta, diversamente si sarebbe convertita. Invece ha scelto di continuare a stare male, lontano da me. Sì, oggi la mia rabbia esplode, perché sono stanco di vivere in un mondo così ripugnante. Ho bisogno di persone sane di mente, non deviate. Aurora, Alice, e chi prima di voi: non mi servite. Fate riferimento a un’entità che non vuole il vostro bene e che v’inghiottirà completamente.
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me-soltanto-me · 6 months
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È difficile che qualcuno ti spezzi il cuore, generalmente sei tu che lo rompi mentre cerchi di metterlo a forza in un posto dove sai che non può stare.
It's hard for someone to break your heart, generally it's you who breaks it while trying to force him in a place where you know he can't stay.
Alejandro Jodorowsky
Non è così! Questo è più un volere accanirsi in una storia. Se uno dei due molla non puoi più costringerlo alla tua presenza . Spezzare il cuore è altro. E sparire all'improvviso, senza dare spiegazioni...
It's not like that! This is more of a desire to get into a story. If one of the two springs you can no longer force it to your presence. Breaking the heart is something else. And disappear suddenly, without giving explanation...
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t-annhauser · 3 months
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Il basilico, poverino, appena sta un po' al sole s'ammoscia tutto, poi, a forza di innaffiarlo, verso sera trova la forza di rialzarsi, gli si riempiono di linfa tutti i corpi cavernosi e si raddrizza, che è un piacere prenderlo in mano. Io lo tocco sempre, mi piace quell'aroma fresco e un po' mentoso che lascia sulle dita, e anche il rosmarino, ho scoperto che sa di bagnoschiuma Felce Azzurra. Infatti il rosmarino officinalis fa parte del genere salvia, il suo nome vero è salvia rosmarinus, o rosmarinus officinalis, il che depone a favore della teoria che si tratta di una pianta artificiale, prodotta in officina, per l'appunto. Quando raccolgo i fichi, invece, mi guardo prima in giro per vedere se c'è qualcuno che mi sta osservando, mi pare di tirare i coglioni ad un passante, "mi scusi, devo sentire se sono maturi... mmm, no, non sono ancora pronti"; e quando li mangi, che ti credi, sembra proprio di leccare una... per lo stesso motivo non mangio le banane. Preferisco la frutta già processata e ridotta ad essenza industriale, svuotata della sua carica sessuale. Chi vende banane, per esempio, dovrebbero chiudergli il negozio, inutile mettere un limite al porno se poi basta entrare in supermercato per essere sopraffatti dai cetrioli. La natura è sudicia, altro che frociaggine nei seminari, si pensi piuttosto a tutte le suore, le suorine e i fraticelli che proprio in questo momento stanno prendendo in mano nel segreto della loro clausura e con la scusa dell'ora et labora, zucche, zucchine, melanzane e pisellini, è una guerra persa con tutti questi adescamenti predisposti dalla natura.
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cutulisci · 7 months
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Ogni volta che la politica manda a effetto una operazione contro la classe operaia, i primi a gioirne o, “meglio”, i primi a dare manifestazioni esteriori della loro contentezza non sono i “pezzi grossi”, commissari di polizia od ufficiali delle regie guardie o dei carabinieri, ma sono i più umili agenti, i più modesti carabinieri, l’ultima delle guardie regie. Sono cioè gli agenti del governo usciti dalle file del proletariato più arretrato, costretti a questo passo dalla miseria o dalla speranza di trovare, abbandonando il campo o l’officina, una vita migliore, dalla persuasione di divenire qualche cosa di più di un povero contadino relegato in un paesetto sperduto fra i monti, di un manovale abbruttito dal quotidiano lavoro d’officina. Questa gente odia, dopo averne disertato le file, la classe lavoratrice con un accanimento che supera ogni immaginazione. “Ecco le armi”, urlò trionfante non so se un agente investigativo od un carabiniere in borghese, scoprendo una rivoltella durante la perquisizione all’ “Ordine Nuovo”. E rimase stupito, spiacente che nonostante tutta la buona volontà non si riusciva a trovare nulla di compromettente per il nostro giornale. all’ “Ordine Nuovo”. E rimase stupito, spiacente che nonostante tutta la buona volontà non si riusciva a trovare nulla di compromettente per il nostro giornale. all’ “Ordine Nuovo”. E rimase stupito, spiacente che nonostante tutta la buona volontà non si riusciva a trovare nulla di compromettente per il nostro giornale. Pochi minuti dopo, un altro agente udendo uno scambio di parole tra il commissario ed un nostro redattore, esclamò: : “Finiremo per arrestarli tutti! Li arresteremo tutti!” A questo pensiero la sua bocca si aprì ad un riso tanto cattivo da sbalordire chiunque non sia abituato a questo genere di fratellanza umana. Ho compreso allora perché nelle caserme e nei posti di polizia, carabinieri, guardie regie ed agenti gareggino nel bastonare gli operai arrestati, nel rallegrarsi delle loro torture. E’ un odio di lunga data. Gli agenti dello Stato addetti al mantenimento dell’ordine pubblico sentono attorno a sé il disprezzo che tutta la classe lavoratrice ha per i rinnegati, per quelli che sono passati nell’altro campo, per i mercenari che impegnano ogni loro energia per soffocare qualsiasi movimento del proletariato. E al disprezzo del proletariato s’aggiunge quello di gran parte della borghesia che guarda con occhio diffidente tutta rinnegati questa puzza di questura. Perché? Perché questa è la sorte di tutti i mercenari: al disprezzo e all’odio degli avversari s’aggiunge quasi sempre il disprezzo dei padroni. Ed è naturale, è umano che nell’animo di questa gente mal pagata, che non sempre riesce a procurarsi quanto occorre per una vita piena di stenti e di privazioni e che si sente circondata da una barriera che la divide dagli altri uomini, che la mette quasi fuori dalla società, germogli l’odio, metta radici la crudeltà: odio contro quelli che prima erano i fratelli, i compagni di lavoro e che ora disprezzano con maggior forza, crudeltà che si esplica contro di essi sotto mille forme diverse. Così, arrestare un operaio è una gioia, un trionfo, bastonarlo e malmenarlo, una festa, rinchiuderlo in carcere una rivincita. Solo nel momento in cui essi tengono un uomo fra le mani e sanno di poter disporre della sua libertà, della sua incolumità, sentono di possedere una forza che in qualche momento della vita li rende superiori ai loro simili. La gioia di acciuffare un uomo non proviene dalla consapevolezza di servire la legge, di difendere l’integrità dello Stato: è una piccola bassa soddisfazione personale, è la gioia di poter dire: “Io sono più forte”. Quale altra gioia possono essi provare? Quanti di essi sono in grado di formarsi una famiglia senza che la vita di stenti diventi vita di patimenti? Non è forse vero che a molti di questi transfughi del proletariato la vita non riserva altre soddisfazioni che qualche umile offerta di una passeggiatrice notturna in cerca di protezione?
Noi li abbiamo visti pochi giorni or sono nella nostra redazione. Moltissimi, dall’abito, potevano benissimo essere scambiati per operai in miseria. E’ certo che erano umilmente, più che umilmente vestiti non solo per introdursi tra gli operai, per raccoglierne i discorsi, per spiarli, ma anche perché non potrebbero fare diversamente. E guardavano con gli operai veri, quelli che si dibattono tra la reazione e la fame e cercano affannosamente la via della liberazione. Essi comprendevano, sentivano che chi lotta è sempre superiore a chi serve. E quando hanno ammanettato i giovani che difendevano il giornale del loro partito il giornale della loro classe, il loro giornale, gli agenti hanno avuto un lampo di trionfo, hanno riso. Ma non era un riso spontaneo, giocondo. Era un riso a cui erano costretti dalla rabbia, dal disprezzo degli altri, dalla loro vita, dal destino a cui non potevano sottrarsi. Quel riso era la smorfia di Gwynplaine.
(A.Gramsci “L’Ordine Nuovo”, 30 agosto 1921)
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deathshallbenomore · 1 year
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Io non credo proprio che avere o meno una laurea sia esattamente il criterio con cui giudicare la preparazione di una persona in una materia. Abbastanza classista come posizione. Una persona può formarsi fuori dal sistema d'istruzione istituzionale. Facendo un esempio concreto e vissuto in prima persona, sono stata recentemente ad un incontro sulla violenza di genere dove una giornalista laureata che ha seguito diversi casi di femminicidio nella mia zona non credeva nell'esistenza del patriarcato...
guarda mi fa piacere che tu abbia deciso di impiegare del tempo della tua vita per commentare un post di tre righe come se esso potesse rappresentare il punto definitivo sul rapporto istruzione-effettiva competenza, non senza buttare lì anche un "ma hai detto una cosa classista", ché evidentemente in questi tempi si deve per forza vivere di emozioni forti.
a dire la verità, andando oltre la superficie (la butto lì: forse perché tre righe di post non sono sufficienti per esprimere un giudizio completo [né questa è mai stata la mia intenzione], né per esprimere gratuitamente un giudizio necessariamente incompleto sul summenzionato?), va a finire che sono più d'accordo con te che altro. il titolo di istruzione può voler dire ben poco. ce n'é finché vuoi di gente iper-titolata a cui non potresti lasciare in mano manco i soldi del caffè da reggere finché ti allacci le scarpe, da quanto è inetta. e, di contro, ci sono sia esempi eccellenti, sia più "ordinari" (che magari conosciamo nella vita quotidiana senza che diventino mai casi noti) di persone con cultura e competenze sconfinate, che non hanno "il pezzo di carta". non stiamo dicendo niente di nuovo, l'acqua è bagnata e il fuoco brucia, tanto per chiudere il cerchio.
in ogni caso, fermo restando quanto detto sopra, non è che proprio tutti possano dire proprio tutto, sempre e in ogni caso. non vai a farti curare dalla persona che si è formata individualmente, non ti fai costruire la casa da una persona che non ha studiato entro il sistema "canonico" ma ha davvero una grande grandissima passione per l'edilizia. e via dicendo. per fare determinate cose servono determinate competenze, le quali, spesso, si acquisiscono mediante uno o più percorsi di studi (o di formazione più empirica, a seconda, ma pur sempre di formazione si tratta - che non rientra nel campo dell'hobby). è una garanzia infallibile? assolutamente no. è però sensato esigere persone competenti, la cui competenza possa essere misurata (anche) secondo un metro di paragone convenzionale, seppur alle volte fallibile? secondo me sì. e il classismo magari lo lasciamo da un'altra parte, ché tanto ne è già pieno il mondo
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susieporta · 9 months
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Se per qualche motivo sei stata scelta per entrare dentro la stanza del dolore di un altro - lì dove tutto è vulnerabile e precipita in pensieri senza forma, a volte anche duri - dovresti proprio cercare di proteggere quel grumo non ancora illuminato di vita di cui sei testimone. Sarebbe troppo facile giudicare, raccontarlo ad altri con giudizio. Ma mettere in risalto le parti buie non aiuta nessuno e non aiuta il mondo a proseguire. Bisogna avere la forza di fare un po' di spazio dentro il proprio cuore e tenerle per sé. E se le parole sono state così acuminate che non puoi neppure rispondere, cerca di vederle dal lato del dolore che le ha generate. Illuminale in silenzio con l'amore che puoi. E se non ce la fai, chiedi più in alto un amore che le tocchi.
Giulia Calligaro
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callmeaphry · 1 month
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Finiamo per distrarre Athena e Crono le prenderà la pistola. Non possiamo muoverci, Haven.>>>>
Non può finire così. Non riesco a credere che Athena ucciderà Crono. Che commetterà un vero e proprio omicidio, qui, sul tetto dell'ala est di Yale. «Athena» la voce roca di Apollo è spaventata «pensaci bene.>> A parlare subito dopo è, forse, la persona di cui Athena si fida mag- giormente. Aphrodite. Con le lacrime agli occhi e il viso paonazzo. <<<Athena, premi il grilletto» le grida. <Ce la caveremo. Ma non possiamo più vivere così. Premilo!>>>
Athena volge lo sguardo verso la sorella. È questione di attimi. Un battito di ciglia. Che mi fa comprendere all'istante il loro rapporto; perché Aphrodite le andasse sempre dietro per placare i suoi attacchi d'ira, perché si occupasse lei di calmarla. Ma mi fa anche capire, per la prima volta, cosa significhi compiere un errore fatale.
Crono afferra la pistola con un gesto fulmineo. Athena non la molla però, lotta per riappropriarsene. «Premi il grilletto, Athena!» la esorta il padre. <<Fai come ti ha detto quella figlia ingrata. Premi il grilletto e sparami! Fallo! Coraggio!>>>
L'arma è ancora puntata contro di lui, ma un colpo del genere è rischioso. D'altronde, Athena non può resistere a lungo. Crono è più forte e riuscirà a strapparle la pistola dalle mani.
Hades scatta in avanti, per aiutarla, e Apollo prende il suo posto coprendomi con il suo corpo. Mi scanso di lato, infastidita e disperata. Lo richiamo, il panico che si impossessa di me e la paura folle che lo feriscano.
Athena urla ad Hades di farsi da parte. Crono continua a ripeterle di sparare.
E Athena lo fa. Preme il grilletto. Nello stesso momento in cui Crono dà un colpo secco alla pistola e le fa virare la traiettoria di centottanta gradi. Il colpo parte con un botto. E negli occhi di Athena sopraggiunge il terrore puro.
Sento Apollo gridare un <<no>> soffocato dal respiro che gli si mozza e la voce che viene a mancare. Qualcun altro lo imita, ma non riconosco chi sia. Sono troppo presa dal seguire la traiettoria del proiettile.
Non vedo chi ha colpito fino a quando il corpo di Aphrodite non si accascia a terra, i lunghi capelli dorati che svolazzano nell'aria. Hermes, li accanto, la afferra al volo, prima che sbatta la nuca contro il pavimento.Nel petto, all'altezza del cuore, una chiazza di sangue si sta allargando e macchia di rosso il bianco del maglione.
<<<Sai una cosa? Sono contento che le stelle siano numerose. Vuol dire che avrai bisogno di tanti anni per contarle e che quindi resteremo insieme a lungo.»La prima cosa che sento, dopo il colpo di pistola, è un urlo. Dell'ultima persona da cui me lo sarei aspettata: Crono. Scatta in avanti, con la mano tesa come se potesse afferrare Aphrodite e proteggerla dal pro- iettile che l'ha già colpita. Cade in ginocchio, con una forza tale che non dubito si sia fatto male. È l'urlo di un padre per la figlia che ama
La seconda cosa che sento è la voce di Hermes. Stringe tra le braccia il corpo della sorella, tenendole la nuca sollevata. «No, no, no, no» ripete come una cantilena disperata. «Aphrodite, no, stai bene, tu stai bene.>>
Io non ho il coraggio di muovermi. Ogni muscolo del mio corpo è paralizzato, in preda a un terrore che ho provato poche volte nella mia vita. Dal petto di Aphrodite si sta allargando la ferita, tingendo il bianco candido del tessuto di un color cremisi che mi dà la nausea.
<<Dobbiamo chiamare un'ambulanza» irrompe Zeus, che nonostante il panico in viso riesce a ragionare in modo razionale. «Hera, chiama i soccorsi. Veloce.>>>>
<<<L'ho colpita io» decreta Athena, a pochi passi dalla sorella, gli occhi spalancati e il tono glaciale. Ha un sussulto. «L'ho uccisa? L'ho uccisa io.>>>
Apollo, pallido in viso, si inginocchia per studiare meglio la situazione.
Hermes scuote il capo, e le mani che reggono Aphrodite gli tremano così forte che mi viene da piangere. «Non è troppo tardi. Chiamate l'ambulanza. Chiamatela!» Aphrodite emette un pantolo flebile e gli occhi si aprono in un piccolissimo spiraglio, rivelando il suo azzurro intenso, così simile a quello del gemello, Hermes. «Herm..>> sussurra.Lui la stringe a sé, cullandola come un neonato. «Non parlare, non parlare, risparmia le forze. Tieni gli occhi aperti e non parlare. Va tutto bene. Arriverà l'ambulanza. Arriverà.>>>
Aphrodite scuote la testa, già rassegnata. Il viso è imperlato dal sudore, diventa sempre più pallido. Il suo petto è scosso da respiri irregolari e affaticati. Non ce la fa più. Non smettere di contare, Herm» mormora. «Non smettere di contare le stelle.>>>
Non ho idea di cosa voglia dire, sembra qualcosa di privato, un segre- to che custodiscono tra loro. Infatti, Hermes replica: «Avevi promesso che le avresti contate tu, per me. Tutta la vita. E che mi avresti detto il numero. Resta qui, Aphrodite. Resta, e continua a contare le stelle nel cielo, Continua a contare». La voce gli si spezza e sta per piangere.
Lei abbozza un sorriso triste, ma carico d'amore. «Non perdere chi sei, Hermes. Promettimelo. Vai avanti. E...>>>>
Restiamo in attesa che continui la frase; Aphrodite allunga il braccio alla sua sinistra, dove sa che c'è Athena. La richiama per un istante, poi perde le forze e lascia che il braccio ricada per terra.
<<<...non darti la colpa, Athena» aggiunge.
Un altro rantolo.
Hermes continua a ripetere «no».
Apollo è immobile, incapace come me di spostarsi di un solo millimetro.
Hades è più avanti, rigido e sotto choc.
Crono sta piangendo, ancora in ginocchio e con il corpo che trema per i singhiozzi disperati. La pelle del viso è paonazza, bagnata dai fiumi di lacrime che sgorgano senza sosta.
Aphrodite rivolge il suo ultimo sguardo al fratello, Hermes. <<Non smettere di contare, Eli.>>> Fa un ultimo respiro, che si blocca a metà. Una lacrima le scorre lungo la guancia e il suo corpo si rilassa, lasciandosi andare. Se ne va così, con gli occhi aperti e fissi sul cielo stellato sopra di lei, tra le braccia di suo fratello. La bocca appena ricurva in un sorriso rassegnato. <<Aphrodite...>> la richiama Hermes, incapace di comprendere cosa è appena successo. «Aphrodite? Aphrodite? No. Aphrodite!» continua,
imperterrito, scuotendola appena. Zeus e Poseidon gli si affiancano, afferrandolo per entrambe le braccia. Hera, invece, prova a prendere il suo posto per reggere ilcorpo di Aphrodite. Rimette in tasca il telefono, su cui aveva digitato il numero per chiamare i soccorsi. Come gia Aphrodite aveva capito non sarebbe servito a nulla. sarebbe seruiad allontanarli, a spingerli via con violenza La temi!> grida. «Lasciatemi con lei! Può ancora salvarsi! Non toccatemi, cazzo, o vi spacco la faccia! Dammi quel telefono!》
Zeus chiede, con un'occhiata, aiuto ad Hades e Apollo. Apollo, com riservato e chiuso, che se sta soffrendo non lo dà a vedere e cerca di mostrarsi in pieno controllo. Hades impiega qualche secondo per reagire, ma alla fine raggiunge Hermes e, insieme ad Apollo, lo solleva da terra.
Hermes scoppia in un pianto disperato. Non ho mai sentito qualcuno piangere con una tale intensità. Il suo dolore impregna l'aria attorno a noi e fa commuovere anche me. È un bambino indifeso. E non importa quanto Apollo e Hades provino a calmarlo e a sussurrargli che loro sono li per lui. Hermes singhiozza, si dimena con poca convinzione, e continua a chiamare il nome di Aphrodite.
A qualche metro di distanza mi accorgo di Athena. È inginocchiata per terra e ci dà le spalle. Solo quando il pianto di Hermes si fa si- lenzioso sento il rumore dei suoi conati. Sta vomitando e piangendo. Crono le tiene i capelli con la mano.
<<Non è colpa tua, Athena» lo sento bisbigliare. «Non è colpa tua. È colpa mia. Non darti la colpa. Non è colpa tua, Athena.>>>
Su questo sono d'accordo. Ma sono anche convinta che le sue parole non contino nulla per lei. Vivrà per sempre accompagnata dal rimorso. Ciò che spero, però, è che si ricordi di come Aphrodite, in agonia, abbia trovato la forza di dirle di non incolparsi.
<<<Dobbiamo portarla in Grecia per la sepoltura.>> È Crono a spezzare il silenzio. <<Dobbiamo dimenticare tutti i problemi che abbiamo e darle un degno funerale.>>> ✨️👸💔
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raffaeleitlodeo · 1 year
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"PURTROPPO ROCCELLA"   A Torino al Salone del libro la ministra alla Famiglia, Eugenia Roccella, quella che “purtroppo”; l’aborto è una libertà delle donne, è stata fortemente contestata. Quindici persone sono state identificate dalla Digos e denunciate. Alla faccia della libertà di espressione. La parlamentare, Augusta Montaruli, Fratella d’Italia, quella condannata in Cassazione per “spese pazze”, anche lei sul palco ha attaccato duramente il direttore del Salone, Nicola Lagioia per non aver difeso la ministra.   Questa la cronaca. Nel frattempo il movimento “Pro Vita & Famiglia” ha depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare che aggiunge il comma 1-bis all’art. 14 della legge 194/78, che recita così “Il medico che effettua l’IVG, (interruzione volontaria gravidanza) è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”. Il che significherebbe aggiungere al dolore altro dolore. Come se chi compie questo passo non abbia già il suo tormento interiore. Già che c'erano potevano pure mettere un paio di frustate prima e dopo l'ascolto. L’iniziativa è una scopiazzatura della legge sul “battito fetale” in vigore in Ungheria. In realtà, spiega la Ginecologia, i feti nella fase iniziale della gravidanza, quando si verifica la maggior parte degli aborti, non hanno ancora un cuore funzionante, ma solo gruppi di cellule che inviano segnali elettrici. Il suono del “battito cardiaco”; viene generato dal monitor a ultrasuoni per rappresentare questi impulsi elettrici. Non è un vero suono di valvole cardiache che funzionano come si sente in un adulto o in un bambino usando uno stetoscopio. Da quando Orbán, definito dalla Meloni “patriota d’europa”, è salito al potere nel 2010, il suo governo ha promosso i “valori tradizionali della famiglia“ e ha introdotto una serie di misure volte a rispondere al calo della natalità nel Paese. Tuttavia, in precedenza non aveva mai tentato di modificare le leggi, già restrittive, che regolano il diritto all’aborto. La legge ungherese prevede che si possa abortire in quattro casi: gravidanza in conseguenza di un reato o violenza sessuale, pericolo per la salute della donna, embrione con handicap fisico grave, situazione sociale insostenibile della donna. Con la nuova legge introdotta nel 2022 c'è scritto che i medici dovranno presentare un documento che attesti l'avvenuto ascolto del battito del cuore del feto, senza il quale la paziente non potrà accedere all'interruzione di gravidanza. Leggi simili sono state introdotte in molti Stati del sud degli Usa, come il Texas e il Kentucky, anche in seguito al rovesciamento della “sentenza Roe v. Wade” che ne regolava la pratica a livello federale. Il timore, che misura dopo misura, di restrizione in restrizione, anche da noi, possa accadere qualcosa di analogo è più che fondato. “La cosa più grave sta avvenendo in Umbria. - ha denunciato la parlamentare di Sinistra Italiana Elisabetta Piccolotti - Abbiamo segnalazioni di donne che vogliono interrompere la gravidanza ma sono costrette ad ascoltare il battito del feto. Non si può fare l'operazione prima di ascoltare questo battito. Una pratica presente per legge nell'Ungheria di Orban. In Umbria non c'è una legge del genere ma si sta attuando questa pratica, costringendo le donne a tornare in ospedale più volte”. Nel primo giorno di lavori in Parlamento, lo ricordiamo, Maurizio Gasparri ha presentato un Ddl per modificare l’art. 1 del codice civile. In parole povere, il senatore di “Forza Italia “, vuole riconoscere la capacità giuridica al concepito, garantendogli pieni diritti già all'atto del concepimento e non dopo la nascita, come succede ora.  Quindi, occhio. Le donne che decidono di abortire, al contrario, meritano di trovare nei nostri ospedali personale capace di assistenza vera, e non di subire sofferenze ulteriori. E quasi mai è così, visto l’abuso che viene fatto dell’obiezione di coscienza.
Alfredo Facchini, Facebook
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gregor-samsung · 1 year
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“ Mia cara Francesca, le tue lettere arrivano, per lo più, alla sera. Verso le nove. Una mano entra nel buco, dicono "posta", poi le aprono e me le danno. Così le tue parole sono le ultime che ricevo: e me le porto in sogno. [...] Ho lavato i piatti (una ciotola di plastica, un piatto di plastica, delle posate idem) e le pulizie le farò nel pomeriggio, nell'interminabile viaggio che va dalle 15 al mattino dopo. Oggi è giorno di doccia (qui ci si lava un giorno sì e uno no) e aspetto il mio turno. Poi mi vestirò, e andrò all'aria. Girerò in tondo fino alle 11. In questa giostra assurda s'incontra ogni genere di uomini: falsari, spacciatori, zingari, bancarottieri; è un mondo tutto suo, credimi. E pieno di assurde favole, di storie incredibili; è impressionante il numero di giovani, di ragazzi, quasi. Da fuori, non si ha la sensazione di quello che accade qui, e di come enormi siano oggi i problemi della giustizia. Mi chiedi se desidero un libro. Sì. Di Dostoevskij "Memorie da una casa morta": attenzione, non "Memorie dal sottosuolo", che è un altro suo libro. Dico quello (alcuni lo traducono "M dalla casa dei morti") che parla della sua prigionia a Semipalatinsk, in Siberia. Lo lessi anni fa, e siccome è pieno di pensieri sulla pena, la prigione, e altro, vorrei rileggerlo. Davvero. Va bene? E io che posso restituirti? Senti, sbaglio o con Renata sei in freddo? Non so, mi è parso di capire che, in quel suo tirarsi indietro ti desse della pena. Guarda: succede, e alle volte è meglio che un amico dica francamente il suo pensiero piuttosto che vederlo accettare per forza. E il resto del lavoro? E la vita? E Milano? Io sono disgustato all'idea che esistano "giornalisti" del tipo attualmente in circolazione: criminali della penna, analfabeti della vita, irresponsabili, folli. Adesso è di moda chiamare questo "il carcere dei vip": perché non vengono, per sette giorni, a questo Portofino delle manette? Credimi: il nostro non è un Paese. Ho gioito al ritrovamento delle reliquie del tuo S. Francesco: non avevo dubbi, credi, che il finale fosse quello. E troveranno il resto. Vuoi scommettere? Mi chiedi dei sogni? Beh, sono molto teneri, dolcissimi. Mi pare di essere accanto a te, e di perdermi nei tuoi occhi. È delizioso. Anche se è la sbiadita, pallida immagine del vero. Ma ti sogno spesso. Ti ho detto: ora sono sereno, niente può più toccarmi. Mi metterò a studiare storia, che e la mia passione. Storia italiana. Poi, mi interessa enormemente la "comune coscienza del peccato", che è cosa ancora più debole, da noi, del "comune senso del pudore". Parlo con delinquenti veri, Cicciotta: e mi interessa la loro psicologia, la loro relatività, il loro codice, che è, in molti casi, anche se patologico, regolato da leggi ferree. Sì, ho vissuto molte vite: so e conosco cose che nessun viaggiatore vede e vedrà mai, avrò da riempire sere e sere d'inverno. Non andrò mai più allo zoo: l'idea di una gabbia mi darà, per sempre, un fremito di disgusto. Tu dici che sono forte: io non lo so, Cicciotta. Sento che mi sentirei indegno di vivere, se fossi diverso. Non si può concedere loro niente: sono dei bari, capisci? Questo Paese ha sempre piegato la schiena, baciando la mano di chi lo pugnalava. E non ci sarebbero tiranni, se non ci fossero schiavi. Il vero patrono d'Italia (e non capisco perché non lo facciano) dovrebbe essere Don Abbondio. San Francesco poteva nascere benissimo in qualunque altra parte del mondo. Solo Don Abbondio è irresistibilmente, disgustosamente italiano. A me spiace parlar male del mio Paese: ma deve cambiare. È l'"odi et amo" di Catullo (traduzione di Ceronetti): e se vuoi un ritratto, che condivido, dell'Italia, leggi, sempre di Ceronetti "Viaggio in Italia" (Einaudi). È una barca cariata, un guscio vuoto, pieno di vermi, che galleggia su un mare inquinato. E per le anime, è peggio. Ti abbraccio, Cicciotta. Tanto tanto Enzo [Bergamo, domenica 9 Ottobre '83] “
Enzo Tortora, Lettere a Francesca, Pacini Editore, 2016¹; pp. 82-84.
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oorgvsm · 10 months
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Oggi ero presente ad una delle manifestazioni organizzate nella mia città in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.
Sono partita da casa turbata, durante il tragitto non facevo altro che pensare a tutte quelle donne e ragazze che non possono più partecipare ad eventi del genere perché un uomo ha deciso per loro, perché un uomo si è permesso di togliere loro la vita. In macchina, mentre guidavo, mi veniva da piangere, dal dispiacere, dall'impotenza.
Quando sono arrivata in piazza, mi sono guardata intorno. Ho visto donne, bambine, giovani adulte, nonne, cartelli, striscioni, visi determinati, espressioni decise, forti.
E lì, in mezzo a quell'energia, l'angoscia e la tristezza si sono trasformate in rabbia, ma non quella rabbia cieca, che porta alla violenza, una rabbia che sfocia nella voglia di rivoluzione, di cambiare le cose, di lottare per noi, per chi non può più farlo, per chi da sola non ce la fa e ha bisogno di aiuto.
Ed è lì, dalla trasformazione interiore che ho vissuto, ho compreso l'importanza della partecipazione della comunità a manifestazioni del genere.
Non è vero che "queste cose non servono a niente, a che serve una manifestazione così". Perché serve, serve a smuovere qualcosa nell'anima, a prendere coscienza, a toccare la propria forza e a trovare il coraggio di canalizzarla per porre in essere un cambiamento strutturale che è necessario.
Oggi mi sono resa conto che non siamo sole, che dalla sofferenza causata dalla mano di un uomo violento si può uscire, se ci si affida alle persone giuste, se accettiamo di essere aiutate, da altre donne, da chi è forte come noi.
E mi sono ritrovata ad essere orgogliosa di essere donna.
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e-ste-tica · 10 months
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Come risponderesti alle accuse per cui la top surgery è diventata più una body modification piuttosto che una gender affirming surgery? Questa accusa deriva dal fatto che è diventata una operazione chirurgica cui si sottopongono anche donne che non sperimentano disforia di genere e non hanno intenzione di intraprendere un percorso di transizione. Ti mando il link del video in questione, spero non ti triggeri o altro
https://youtu.be/pCc-W8F-qZ0?si=7_Ic4xneDbX4STFR
Ciao! Non guarderò il video in questione perdonami, l'ho aperto e mi è bastato vedere un estratto di un video di Sarah Kate Smigiel ripreso (in modo credo illegale) per contestare ciò che dice. SK è una persona che seguo e stimo, al contrario di chi ha fatto il video, Arielle Scarcella e Buck Angel. Entrambi molto conservatori, che per il solo fatto di essere una persona lesbica e una persona trans si sentono legittimati a difendere posizioni à la Salvini. (Del tipo che secondo loro le persone non binarie non esistono, quindi ti comunico che al momento stai parlando con un fantasma). Loro due sono la dimostrazione che non conta "chi sei", ma come ti posizioni.
Fatta questa premessa, perché dovrebbe essere un'accusa? Cosa ci sarebbe di male se una persona volesse operarsi per motivi esclusivamente estetici e non di affermazione di genere? Ci rifacciamo il naso per affermazione di genere? No, eppure nessuno si sognerebbe di criticare tale scelta. C'è chi si rifà il corpo in toto, chi si tinge e taglia i capelli, chi si ricopre interamente di tatuaggi etc... ma queste scelte non vengono stigmatizzate a livello sociale. Il problema per me qui sta nella visione patologizzante: non gli sta bene che le persone possano fare qualcosa semplicemente perché vogliono e non perché soffrono. Secondo questo schema di comprensione, se sei trans, tutto ciò che fai si riconduce a disagio, tentativo disperato di allineamento mente-corpo, affermazione di genere. Per molte persone sarà anche così, ma perché fa così tanto scalpore che una decisione come la mastectomia possa essere presa da chiunque in serenità, senza per forza voler affermare il proprio genere ma semplicemente la propria identità?
Le persone fanno la qualunque per stare bene con sé stesse e vedersi riflesse come si piacciono. Lo stesso confine tra affermazione di genere e scelta estetica per me è più sfumato di quanto crediamo. Anche per me individualmente è così, io non mi sto operando per affermarmi "più maschio" o perché sto così male da non uscire di casa, lo faccio per piacermi di più e vedere allo specchio ciò che desidero: affermazione di genere sì, ma anche scelta estetica per essere fisicamente più vicino a quel "come voglio essere da grande". Ognun* è responsabile del proprio corpo, ne fa ciò che preferisce, e difficilmente si arriva fino in fondo a un'operazione chirurgica senza volerlo davvero (prima ci sono incontri, pagamenti, esami etc...). Cosa importa chi la vuole e perché la vuole? Se una donna cis si piace di più senza tette, nessun* si deve permettere di dirle che non va bene. Jess T. Dugan è una persona che continua a usare il pronome she/her che ha deciso di fare la top surgery, ne ha fatto una parte bellissima della propria carriera fotografica e dopo anni anche una mostra, perciò direi che esiste anche questa felice possibilità.
Sogno un mondo in cui non dobbiamo rompere il cazzo alle persone, ma piuttosto accompagnarle ed essere loro di supporto nelle varie scelte che prendono. Rispondere ai dubbi, informare, fare in modo che siano scelte consapevoli, ma senza porre paletti o confini su chi può fare cosa. Io poi non sò per le politiche identitarie regà, studio Butler Foucault e la teoria queer per me pure tutti sti confini hanno senso fintanto che li usiamo per giocarci, per ritrovarci tra noi, per lottare politicamente, costruire fronti, farci riconoscere e darci nomi che ci facciano sentire bene... Però mica pensiamo che la profondità umana si risolva così, no?!
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volumesilenzioso · 2 months
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seppur in momenti diversi della propria vita, è impossibile amare allo stesso modo due persone diverse. siamo tutti uguali ma allo stesso tempo così diversi da essere unici nel nostro genere, e questa è una regola universale che vale in egual misura per tutti. questo significa necessariamente che non esiste un singolo individuo che sia sostituibile. nessuno è sostituibile e, per forza di cose, anche i sentimenti che abbiamo provato nei confronti di una persona specifica sono insostituibili, non verranno replicati con nessun altro, perché ogni amore è unico, ogni sentimento, positivo o negativo, è unico. così come le emozioni. si può provare la stessa emozione più e più volte, ma ogni emozione ha infinite sfumature, quindi, per quanto possa essere sempre la stessa, non proveremo mai due volte la stessa sfumatura di quella specifica emozione. ricapitolando, emozioni, sentimenti e persone sono irreplicabili e, perciò, insostituibili. molto spesso, dopo aver amato tanto una persona, si pensa “non mi innamorerò mai più così”, il che è errato. si può imparare ad amare un’altra persona tanto quanto si ha amato la persona che l’ha preceduta, solo non nello stesso modo, perché sarà una persona diversa, e saranno diverse anche le sfumature d’amore che proveremo nei suoi confronti, ma questo non significa che la ameremo meno di quanto abbiamo amato la persona che c’è stata prima di lei, al massimo significa che valorizziamo la sua unicità provando per lei un sentimento unico. trovo che tutto questo sia particolarmente bello soprattutto perché, se ogni cosa avesse una sola sfumatura, anche amare diventerebbe incredibilmente noioso
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