Tumgik
#Walter del Frate
giancarlonicoli · 1 year
Text
8 ago 2023 16:26
“UNA VOLTA WALTER CHIARI SI PRESENTÒ DA PADRE PIO CHE LO ACCOLSE CON UN 'VADE RETRO SATANA' PERCHÉ SAPEVA CHE ERA UN COCAINOMANE” - MASSIMO FINI RICORDA IL GRANDE COMICO E ATTORE: “ERA GENEROSO E EBBE DONNE BELLISSIME. PER LUCIA BOSÈ PRENDEVA OGNI MATTINA L’AEREO PER LA SPAGNA E RIENTRAVA PER LO SPETTACOLO DELLA SERA - IMPROVVISAVA ANCHE NELLA VITA. STAVA GIRANDO UN FILM AUSTRALIANO E TELEFONÒ AD ALIDA CHELLI E LE DISSE: ‘SONO VESTITO DA FRATE DAVANTI A UNA FONTANA, SE ACCETTI DI SPOSARMI MI CI BUTTO DENTRO’. DUE GIORNI DOPO ERANO MARITO E MOGLIE. QUANDO COMINCIAVA A PARLARE NON LA FINIVA PIÙ: ABITUDINE DOVUTA ALLA SUA ADDICTION ALLA COCAINA”
Estratto dell’articolo di Massimo Fini per il “Fatto quotidiano”
La carriera di Walter Chiari inizia con un’imitazione di Adolf Hitler. Uscito ventenne dalla guerra senz’arte né parte, anzi con una ignominiosa detenzione nel campo prigionieri americano di Coltano per la sua partecipazione al settimanale l’Orizzonte della X Mas, trovandosi per altro in buona compagnia, Dario Fo, Raimondo Vianello, Enrico Maria Salerno, Paolo Dordoni, Enrico Ameri.
Le aveva tentate tutte per trovare un lavoro (magazziniere all’Isotta Fraschini, radiotecnico, impiegato di banca) ma per una ragione o per l’altra gli era sempre andata buca. Anche in banca fu un fallimento, ma insperatamente fruttuoso. Qui fu chiamato dal capoufficio perché scoperto a fare l’imitazione di Hitler in piedi su una scrivania. L’uomo si sbellicò dalle risa ma gli consigliò di dedicarsi a qualche altro mestiere, preferibilmente artistico.
Walter Chiari era un uomo generosissimo […] così […] si fece coinvolgere da mio padre, che dirigeva il Corriere Lombardo, a dedicare ogni santa mattina di ogni santo Natale ad aiutarlo in certe operazioni benefiche in giro per la città. Forse Walter avrebbe preferito passare quelle mattine con qualcuna delle sue donne (ne ebbe tantissime e bellissime da Ava Gardner a Lucia Bosè, per la Bosè prendeva ogni mattina l’aereo per la Spagna e rientrava appena in tempo per lo spettacolo della sera) ma non sapeva dire di no. […]
[…] non potendo onorarli tutti […] arrivava sempre con un paio d’ore di ritardo. Un pomeriggio sempre di Natale era stato ingaggiato con altri artisti in un hangar vicino all’aeroporto di Bresso dove erano stati convogliati molti vecchietti […] Fra gli altri c’era anche Ezio Greggio. Greggio si limitò alla modica quantità, disse due parole soprattutto su suoi programmi futuri. Walter arrivò con il suo consueto ritardo di due ore ma fece una performance come fosse stato al Lirico.
Mentre lo aspettavamo chiacchieravo con Carlo Campanini, la sua storica spalla. E Campanini si tirò giù letteralmente le braghe e mi fece vedere il sedere pieno di pizzicotti perché Chiari improvvisava e lui doveva tenere la parte. Improvvisava anche nella vita.
Stava girando un film australiano, Sono strana gente, telefonò ad Alida Chelli e le disse: “Sono vestito da frate davanti a una fontana, se accetti di sposarmi mi ci butto dentro”. Due giorni dopo erano marito e moglie.
Fossero tre mesi o tre anni Chiari si innamorava di tutte con la stessa intensità. È questa la caratteristica […] del vero seduttore. Un giorno ero a chiacchiera con Antonio Ricci, l’inventore di Striscia la Notizia, e gli chiesi: “secondo te Greggio è un attore?”. “Non lo so, è funzionale al mio programma”. “Beh io preferisco Walter Chiari”. “Ah, tu sei rimasto fermo alla battuta”. E di battute […] Walter Chiari è pieno fino all’inverosimile. […] Riusciva a tenere l’attenzione del pubblico per una decina di minuti buoni giocando sulla parola “missipipì” (Mississippi). […]
Credo che Walter fosse religioso anche se di questo non abbiamo mai parlato. Una volta si presentò da padre Pio che lo accolse con un “vade retro satana” perché sapeva che Chiari era un cocainomane. Che non è esattamente l’atteggiamento misericordioso che ci si aspetterebbe da un frate diventato famoso per stimmate molto dubbie. Lui ci rimase malissimo.
Dopo la guerra non fece mai politica ma qualcosa doveva essergli rimasto sul groppo. Nello spettacolo teatrale Chiari di luna tenuto a Genova nel 1975, disse a proposito del duce appeso per i piedi a piazzale Loreto: “Dalle tasche di Mussolini non cadde nemmeno una monetina. Se i nuovi reggitori d’Italia avessero subito la stessa sorte, chissà cosa uscirebbe dalle tasche di lorsignori”. Lo scandalo fu enorme e Walter Chiari fu estromesso di fatto dalla Rai.
Da qui inizia la sua discesa, costretto a lavorare per tv minori: Tele Alto Milanese, Antenna 3 Lombardia, Tele Monte Penice. Come una Wanna Marchi qualsiasi. Famosi sono il suo soliloquio sul balbuziente che vuole ordinare una granita e il personaggio di Sarchiapone. Era irrefrenabile, quando cominciava a parlare non la finiva più […] Anche di persona aveva questa abitudine che credo fosse dovuta alla sua addiction alla cocaina. Poi si fermava di colpo e questo l’ho visto in tanti cocainomani e alcolisti. In Strehler, per esempio, che sulla piazzetta di Portofino tenne banco per ore e poi si sciolse in un mutismo assoluto.
[…] Walter Chiari era proprio simpatico e la simpatia e il suo fisico atletico, un vero fusto (vinse nel 1939 i campionati di pugilato lombardi della categoria pesi piuma, fu un buon nuotatore, vinse i campionati organizzati dalla Gil nei 100 metri stile libero, e un buon tennista e giocatore di bocce) furono anch’esse alla base della sua fortuna. […] Ai suoi funerali non c’erano vip ma tremila milanesi che non l’avevano dimenticato. […]
0 notes
vintagepromotions · 2 years
Photo
Tumblr media
Poster advertising Amaretto di Saronno liquer (c. 1960). Artwork by Walter del Frate.
63 notes · View notes
Link
Ad inizio stagione Del Frate aveva già collaborato con la società della Presidente-Principessa Norah Al Saud, che però a settembre aveva nominato nel ruolo di direttore sportivo Gianfranco Multineddu. Nei giorni scorsi oltre al nome di Del Frate era emerso il nome di Walter Pelle DS del Pro Cistena, ma alla fine la dirigenza biancorossa ha optato per lo spoletino che oltre a conoscere l’ambiente conosce molto bene anche il campionato umbro.
Le parole di Del Frate
“Ho accettato di buon grado di ricoprire questo ruolo. Il senso di appartenenza a questa maglia e a questa gloriosa società è elevato. In questo periodo ho sempre mantenuto ottimi rapporti con tutti i dirigenti, la presidente principessa Norah Al Saud e Massimiliano Pincione. Sarò il più vicino possibile al mister e alla squadra. Da domani sono già a disposizione”.
1 note · View note
vegiamilan · 5 years
Text
Tumblr media
Nanni Svampa
Nato nel ’38 in un quartiere popolare di Porta Venezia, aveva una laurea in economia e commercio e veniva spesso rimproverato dal padre ragioniere: “Ti ho fatto studiare e tu perdi tempo”.
Lui invece diventava ogni giorno più grande nel mondo dello spettacolo: traduceva Brassens e scriveva canzoni, testi per il teatro e per la televisione e recitava al Piccolo Teatro, al Gerolamo su altri palcoscenici di prestigio.
(nella foto Franco Presicci)
Tumblr media
Copertina del libro di ConfalonieriUn pomeriggio, nel suo vecchio studio di via Fiori Chiari, a Brera, dove lui era insignito scherzosamente del titolo di sindaco, dato l’attaccamento che dimostrava alla vita, alla storia, alla conservazione del quartiere, riunì un gruppo di amici, compreso Giulio Confalonieri, critico e storico della musica allora al “Giorno” e amico dei “clochard”, che gli ispirarono il libro, oggi quasi introvabile, “I barboni di Milano”, per assistere a un’esibizione improvvisata e amichevole di Nanni Svampa, Gianni Magni, Roberto Brivio, Lino Patruno, che, ribattezzati con in nome di “Gufi”, fecero poi un’abbondante vendemmia di successi. Dopo averli ascoltati, Zecchillo s’infiammò: “Sono davvero bravi: avranno una carriera più che brillante”. In quell’occasione conquistarono anche il maestro. Quattro o cinque anni fa, intervistando al telefono Svampa, che viveva a Porto Valtravaglia, sul Lago Maggiore, ma veniva spesso nel capoluogo lombardo, gli accennai a quell’esordio non ufficiale, ma lui fece fatica a ricordarlo. Era così lontano nel tempo e così estemporaneo, con un pubblico così striminzito, sia pure con la presenza di un personaggio eminente come Confalonieri, che tra l’altro aveva composto e messo in scena nel ’23, a Londra, il balletto “Une nuit de Versailles”; era stato applauditissimo pianista concertista, aveva scritto una Storia della musica e composto una biografia del Cherubini vincitrice del Premio Bagutta. L’ispiratore dei “Gufi” era stato Nanni, che mi spiegò di aver avuto l’idea mentre cercava un posto in cui fare il cabaret: “Incontrai al ‘Capitan Kid’, nei pressi della Biblioteca Ambrosiana, Lino Patruno, jazzista di grande valore, e cominciai con lui e con Didi Martinaz. 
Tumblr media
Poi all’Intra’s Derby Club, in viale Monterosa, m’imbattei in Roberto Brivio e in Gianni Magni. La Martinaz andò via e rimanemmo in quattro. Io ero il cantastorie; Lino il cantamusico; Gianni il cantamimo; Roberto il cantamacabro. Il pronostico di Giuseppe Zecchillo si avverò: il fenomeno dei “Gufi” esplose. Spettacoli celebrati dappertutto, televisione compresa. Prendevano per i fondelli i politici, i preti, la piccola borghesia… Nanni Svampa in casa di un’ex compagna di scuola aveva ascoltato alcuni brani di Georges Brassens, se n’era innamorato, e aveva iniziato a tradurli in milanese; e così luoghi e personaggi della Senna sbarcarono sui Navigli, facendo pensare alle atmosfere dell’Ortica. Nel ’68 Svampa portò l’autore francese al Piccolo Teatro, tra vasti consensi.
Tumblr media Tumblr media
Piero Mazzarella
E altrettanti ne suscitò successivamente l’iniziativa della Durium, che aveva sede in via degli Osii (dal nome di una famiglia patrizia), passaggio tra piazza Mercanti e via Orefici, sfornando “La Milanese” in dodici 33 giri, un documento storico, una testimonianza di enorme interesse. Che presentò in una serata affollatissima, presenti critici, giornalisti, addetti-stampa di case discografiche… al vecchio ristorante “Cascina Abbadesse”, nell’omonima via un tempo costellata di architetture rurali che abbracciavano una Badia. In quei solchi magici Svampa cantava e Patruno suonava. “Eravamo un gruppo divertente, anche se ogni tanto si litigava”, mi disse Nanni, empatico e schietto, disponibile, milanese con il cuore in mano. Ma non tutte le cose belle durano in eterno. E così verso il 1969 le incomprensioni dovute anche alla diversità di vedute provocarono crepe irreparabili e i “Gufi” si sciolsero. Sembra sia stato Gianni Magni il primo a disertare. “Era la Milano dell’ottimismo e del fervore – mi disse Nanni - con una generazione di comici che facevano la satira della società del ‘boom’... Io proseguii gli spettacoli con Antonio Mastino alla chitarra. Dopo i ‘Gufi’ allestii il trio con Lino Patruno e Franca Mazzola, quindi il duo con Lino, senza trascurare la tradizione di Brassens. Oggi a 30 anni dalla morte del cantautore, scrittore, poeta francese, (amato anche da Fabrizio De Andrè: n.d.a.), sto portando in giro un concerto dedicato a lui, oltre al Cabaret Concerto, antologia di canzoni e storielle”. Nanni Svampa era laureato in economia e commercio. Il padre, ragioniere, lo rimproverava ogni notte, quando aspettava in piedi il suo rientro: “Ti ho fatto studiare e tu perdi tempo”. Ma Nanni di tempo non ne perdeva: passava ore e ore per fare le prove al cabaret. Si era introdotto nel mondo musicale all’università Bocconi con “I soliti idioti”.
Tumblr media
Zecchillo nel suo studioIl vero debutto nel ’60 con la satira musicale “Prendeteli con le pinze e macellateli”, al Piccolo Teatro di Paolo Grassi e Giorgio Strehler e al Gerolamo, il teatro-bomboniera di piazza Beccaria, in cui si esibirono nomi prestigiosi: Piero Mazzarella, Milly, nel ’58 Edoardo De Filippo con L’Opera del Pupo” (nella seconda parte il grande attore si presentò nelle vesti di Pulcinella nella farsa in un atto di Antonio Petito “Pulcinella vedovo e disgraziato padre severo di una figlia nubile, con Felice Sciosciammocca creduto guaglione e’ n’anno”). Lo spettacolo di Nanni andò in scena con alcuni suoi colleghi di ateneo e Nuccio Ambrosoni. Due anni dopo rieccolo nei panni di Nencio ne “La cena delle beffe” con Besozzi. Nel ’69 scrisse “La mia morosa cara”, canti popolari meneghini e lombardi. Nel ’77, alla ribalta all’Odeon con “I desgrazzi di Giovannin Bongè” del Porta. Una vita sul palcoscenico e negli studi televisivi. Sempre presente e puntuale al Festival della Canzone milanese, a Inverigo, con Liliana Feldmann, Lino Patruno e Walter Valdi, che di giorno faceva l’avvocato e la sera recitava al Derby di Enrico Intra, dove sfilarono Charles Trenet, Umberto Bindi, Daisy Lumini e tanti altri, spettatori a volte Giorgio Gaber, a volte Paolo Stoppa e Rina Morelli… 
Il suo primo disco fu “Nanni Svampa canta Brassens”; con “I Gufi” “Milano canta” e “I Gufi due secoli di Resistenza”… Scrisse il volume “Scherzi della memoria” edito da Ponte delle Grazie…Nato nel ’38 a Porta Venezia, Nanni conosceva molto bene i quartieri popolari di Milano e li cantava, come cantava la Milano che cambiava volto. Quando nel ’69 il gruppo si disperse i “fans” rimasero delusi. Si risollevarono nell’81, quando il matrimonio riprese fiato con la trasmissione “Meglio Gufi che mai”, ad Antennatrè Lombardia, la televisione che ebbe tra i suoi principali esponenti in plancia Enzo Tortora, giornalista dallo stile squisito (fu alla “Nazione” di Firenze), conduttore coltissimo ed elegante, gentiluomo di antico stampo e tra i conduttori Ettore Andenna (uno dei suoi programmi “la bustarella”. Nanni Svampa partecipò a film e sceneggiati molto seguiti; realizzò recital al Teatro Uomo e soggetti cinematografici e “sketches” per la Rai, e fece tante altre cose. Era infaticabile, appassionato, ricco di idee, prolifico, studioso, ricercatore di brani nati nelle campagne, tra i contadini. Se n’è andato a 79 anni in un ospedale di Varese, suscitando tanta commozione: Ferruccio De Bortoli, già direttore del “Corriere della Sera” e de “Il Sole-24 Ore”: “Addio a Nanni Svampa, interprete di una Milano popolare, autentica, sincera”. Cordoglio anche da parte del sindaco Sala. Qualcuno ha scritto che Nanni Svampa era e continua ad essere il simbolo di Milano; e accenna ai titoli di alcune sue canzoni, tra cui                “El minestron”, “Se gh’ann de dì”, “L’era on bel fior”, “Porta Romana bella”; e le canzoni dell’osteria (“La cervellera”, “Il frate cappuccino”…). Era geniale, uno dei personaggi più rilevanti della musica italiana; antesignano del cabaret. Il tempo non potrà cancellare le sue tracce.
0 notes
onlaproject · 5 years
Photo
Tumblr media
One Night Love Affairr & Bar Mediterraneo presentano VENERDI LIVE ⬇⬇⬇⬇⬇ .:: venerdì 29 Marzoo::. Start H 22:00 Caffeina Band Live - Revival anni 70 .80 ..Pop italiano.... ⬆⬆⬆⬆⬆ Una band di 5 elementi nata circa 3 anni fa da un idea delle 2 voci soliste del gruppo Lella Santoriello e Ivan Mazzotta, che essendo conosciuti come uno dei pianoshow piu richiesti .hanno deciso di proporre il loro show in versione live avvalendosi di musicisti : chitarra: Valerio Ferrara; batteria: Alex Frate, tastiera; Walter Falcone... cosi nascono i CAFFEINA BAND ..musica a 360°(dance anni /70/80/90....Taverna napoletana in chiusura di spettacolo),spettacolo coinvolgente e interattivo Eseguendo brani sia italiani che stranieri .Da Pino Daniele a Battisti,Vasco Rossi, Alan Sorrenti, Max Gazzè, Biagio Antonacci,Nina Zilli, Loredana Berte’ , Negramaro, Gloria Gaynor, Beach Boy, Donna Summer, Ritchie Valens e tanti altri... INGRESSO LIBERO Info e prenotazioni: 📨 [email protected] �� 347 5395862 (presso Bar Mediterraneo) https://www.instagram.com/onenightloveaffair/p/Bvec-4qnppG/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=7o7indbxoj07
0 notes
giallofever2 · 7 years
Photo
Tumblr media
1963 "Il giorno più corto" Data di uscita: 14 febbraio 1963 (Italia) Regista: Sergio Corbucci Musica composta da: Piero Piccioni Scritto da: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Sandro Continenza Sceneggiatura: Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Sandro Continenza, Giorgio Arlorio Il film è la parodia di Il giorno più lungo uscito l'anno precedente, dedicato allo sbarco in Normandia; il film italiano si riferisce però alla prima guerra mondiale. Il cast comprende Franco Franchi & Ciccio Ingrassia con Virna Lisi Walter Chiari 88 Attori Titanus (44+44, contro i 42 del film Il giorno più lungo) tra piccole e piccolissime parti. Tutti accettarono di partecipare al film a titolo gratuito, per scongiurare il fallimento della Titanus) Pur non venendo necessariamente inserito nei film aventi come protagonisti Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (questo era il loro tredicesimo film insieme), in realtà i due attori siciliani sono i veri protagonisti della pellicola ed attorno alle loro vicende si articola tutto il film. Il ruolo di co-protagonista è affidato a Virna Lisi. La partecipazione di Totò al film fu dovuta al fatto che l'attore stava girando Il monaco di Monza in uno studio vicino: già vestito da frate, si pensò di mettergli in testa un cappello col piumetto e trasformarlo così in frate bersagliere. Gli esterni del film vennero girati presso la località di Manziana. Cast 44+44 +... Oltre 88! Totò: frate bersagliere Franco Franchi: Franco Lo Grugno Ciccio Ingrassia: Francesco Coppola Walter Chiari: avvocato difensore Aldo Fabrizi: facchino Peppino De Filippo: zio Peppino Ugo Tognazzi: pecoraio Eduardo De Filippo: mafioso Erminio Macario: soldato alla cucina Nino Taranto: mafioso Gino Cervi: Colonnello Daini Raimondo Vianello: Feldmaresciallo Von Gassman Annie Girardot: infermiera #ilgiornopiucorto #francoeciccio #ciccioefranco #francofranchi #totò #toto #ciccioingrassia #cinemaitaliano #cinemaitalia #cultmovie #commediaallitaliana #italiancultcomedy #italiancultcomedymovie #parody #filmoftheday #movieoftheday #virnalisi #anniegirardot #ugotognazzi #raimondovianello (presso Studi Televisivi Titanus/Mediaset)
1 note · View note
Link
Ad inizio stagione Del Frate aveva già collaborato con la società della Presidente-Principessa Norah Al Saud, che però a settembre aveva nominato nel ruolo di direttore sportivo Gianfranco Multineddu. Nei giorni scorsi oltre al nome di Del Frate era emerso il nome di Walter Pelle DS del Pro Cistena, ma alla fine la dirigenza biancorossa ha optato per lo spoletino che oltre a conoscere l’ambiente conosce molto bene anche il campionato umbro.
Tumblr media
https://www.spoletooggi.it/sport/alberto-del-frate-e-il-nuovo-direttore-sportivo-dello-spoleto-10517/
https://www.reddit.com/user/albertodelfrateterni/comments/g76axr/alberto_del_frate_terni/
https://www.crunchbase.com/person/alberto-del-frate-truffa
https://www.informazione-aziende.it/Azienda_DEL-FRATE-ALBERTO
https://www.pinterest.co.uk/pin/617415430155775294/
1 note · View note
Link
Ad inizio stagione Del Frate aveva già collaborato con la società della Presidente-Principessa Norah Al Saud, che però a settembre aveva nominato nel ruolo di direttore sportivo Gianfranco Multineddu. Nei giorni scorsi oltre al nome di Del Frate era emerso il nome di Walter Pelle DS del Pro Cistena, ma alla fine la dirigenza biancorossa ha optato per lo spoletino che oltre a conoscere l’ambiente conosce molto bene anche il campionato umbro.
Tumblr media
https://albertodelfrateterni.tumblr.com/
https://albertodelfrateterni.tumblr.com/post/619615754035281920/alberto-del-frate-torna-ad-essere-il-direttore
https://albertodelfrate.blogspot.com/2020/05/alberto-del-frate-torna-ad-essere-il.html
https://www.deviantart.com/albertodelfrateterni/art/Alberto-Del-Frate-843886145
1 note · View note
Link
Ad inizio stagione Del Frate aveva già collaborato con la società della Presidente-Principessa Norah Al Saud, che però a settembre aveva nominato nel ruolo di direttore sportivo Gianfranco Multineddu. Nei giorni scorsi oltre al nome di Del Frate era emerso il nome di Walter Pelle DS del Pro Cistena, ma alla fine la dirigenza biancorossa ha optato per lo spoletino che oltre a conoscere l’ambiente conosce molto bene anche il campionato umbro.
Le parole di Del Frate “Ho accettato di buon grado di ricoprire questo ruolo. Il senso di appartenenza a questa maglia e a questa gloriosa società è elevato. In questo periodo ho sempre mantenuto ottimi rapporti con tutti i dirigenti, la presidente principessa Norah Al Saud e Massimiliano Pincione. Sarò il più vicino possibile al mister e alla squadra. Da domani sono già a disposizione”.
1 note · View note
Link
Ad inizio stagione Del Frate aveva già collaborato con la società della Presidente-Principessa Norah Al Saud, che però a settembre aveva nominato nel ruolo di direttore sportivo Gianfranco Multineddu. Nei giorni scorsi oltre al nome di Del Frate era emerso il nome di Walter Pelle DS del Pro Cistena, ma alla fine la dirigenza biancorossa ha optato per lo spoletino che oltre a conoscere l’ambiente conosce molto bene anche il campionato umbro.
Le parole di Del Frate “Ho accettato di buon grado di ricoprire questo ruolo. Il senso di appartenenza a questa maglia e a questa gloriosa società è elevato. In questo periodo ho sempre mantenuto ottimi rapporti con tutti i dirigenti, la presidente principessa Norah Al Saud e Massimiliano Pincione. Sarò il più vicino possibile al mister e alla squadra. Da domani sono già a disposizione”. 
Tumblr media
https://www.duemondinews.com/spoleto-calcio-ufficiale-il-ritorno-di-alberto-del-frate/
https://www.piazzasalento.it/villaggio-del-fanciullo-arrivate-due-richieste-di-acquisto-a-fine-agosto-interrogazione-delle-opposizioni-gravi-preoccupazioni-116083
https://www.reddit.com/user/albertodelfrateterni/comments/g0mct7/alberto_del_frate_terni/
https://www.misterimprese.it/umbria/terni/terni/pubblicita-agenzie-studi/1444907.html
https://www.sanmarinortv.sm/news/cronaca-c3/fatture-operazioni-inesistenti-nuovo-processo-san-marino-a168671
https://www.sanmarinortv.sm/news/cronaca-c3/fatture-operazioni-inesistenti-nuovo-processo-san-marino-a168671
https://albertodelfrateterni.tumblr.com/
0 notes
pangeanews · 4 years
Text
Sia lode a Willa Cather, e al suo libro folle: un arcivescovo nel Far West, tra sciacalli e riti ancestrali
Come sempre, è una questione di stile. E Willa Cather (1873-1947) dalla sua ebbe uno stile superbo. Morta in gloria a Manhattan, con un Pulitzer in tasca (nel 1923), ebbe pochi scrittori che riuscirono a starle al passo. Solo William Faulkner, per onestà, ha scritto libri che la annichiliscono. Ma mastro Guglielmo scriveva per scardinare la storia, a lui della letteratura in quanto tale importava pochissimo. Tutto l’opposto della Cather, scrittrice dalla facilità liquida e impressionante, degna compagna di Virginia Woolf, che s’era nutrita in gioventù di Walter Pater e simili.
*
Il sogno proibito della Cather? Fare di Henry James un cowboy. Che ci sia riuscita non vi sono dubbi. Insomma, la Cather è una scrittrice della “frontiera”. Di più, forse è la scrittrice che meglio ha interpretato – sotto il profilo letterario, obviously – il mito del West. Già, e l’ha vinta la sua battaglia. Tanto che Henry James lo leggono solo gli universitari o i folli – provate con il pur altissimo La coppa d’oro e provate a sfottere Stevenson che riteneva il maestro di stile un autore da tre soldi, che ricama dozzine di pagine su una tazza di tè o su un fruscio di bicchieri –, maledizione che va capitando anche a Thomas Mann, mentre la Cather va giù come sorgente fresca. Che poi la si legga è tutto un altro affare, e quanto scriviamo ha l’ambizione di far venire l’acquolina in bocca (da noi la Cather è, cauta idiozia, sparsa tra vari editori, da Adelphi a Fazi, da Elliot a Passigli e Mattioli). Insomma, la Cather negli States è un classico a cinque stelle, che non si mette in dubbio, da noi se facciamo la conta la conoscono in pochi. L’ennesima immigrata che hanno fermato alla dogana. Theodore Dreiser sì, John Dos Passos sì, Erskine Caldwell sì, Ernest Hemingway sì, Sherwood Anderson sì, Sinclair Lewis sì, Willa Cather nì. Il suo difetto? Saper scrivere divinamente. No, allora meglio i “beat”, sono più attuali, si occupano del sociale. Realpolitik letteraria, ecco la questione. Glielo rimproveravano anche a casa sua, a Willa Cather, che si occupava troppo poco dei poveracci, dei diseredati, degli scemi del villaggio. Sonore stupidaggini. Come se qualcosa avesse a priori più diritto di essere narrata di qualcos’altro.
*
In realtà, come quasi sempre, gli americani in fatto di romanzo avevano capito tutto prestissimo: una scrittrice come la Cather, con movimenti di danza, ti stupisce nel giro stretto di una frase. Come si può scrivere che una cicatrice “solca” il viso o che una giornata è “burrascosa” e che il cielo è “azzurro” e farla franca? La Cather, con naturalezza sprezzante e traiettorie da grande campionessa di slalom, non ci annoia mai, né ci fa intendere che la sua sublime semplicità abbia possibilità di contraffazione. Che poi George Eliot, la più grande scrittrice inglese di sempre, sia dietro ogni sua frase è ovvio. Ma vale anche in quel caso il discorso di Henry James: la Cather parla di massacri, conquiste e praterie, la madrina di amorazzi estivi, ville di campagna e ricevimenti. È questione di stile, sì, ma anche di panorami. Riassunto per chi ha bigiato la lezione: negli States o sei figlio di Melville o sei figlio di Hawthorne. Che è come dire, o tagli i ponti con l’Europa salvando dal massacro Shakespeare, o cerchi di essere più bravo di qualsiasi romanziere d’Europa. Entrambe ambizioni presuntuose, non c’è che dire. Ma prima dei due amici quasi per la pelle, il nulla. Charles Brockden Brown aveva la stoffa, ma non il carattere per scrivere un libro alto e autonomo, Fenimore Cooper faceva, in tono minore, un po’ come la Cather: mascherava Balzac da trapper, da figlio della prateria, ed è per questo che era così amato dai francesi, lo ritenevano buffo. Torniamo a siluro: il romanzo “apocalittico” alla Melville produce per emanazione Faulkner, Flannery O’Connor e giù fino a Cormac McCarthy (per altri versi sono suoi figliocci Nathanael West e Thomas Pynchon); Hawthorne, assai meglio imitabile – l’altro scavalca la letteratura, questi la perfeziona –, è il padre putativo dei vari James e Cather e Fitzgerald e giù fino a Philip Roth.
*
Risolta la discendenza resta da dire cosa leggere. Esponiamo i palmi: questi giganti della scrittura vanno affrontati interamente, ci si deve inabissare in loro, e nel momento della lettura non esisterà altra scrittura nella storia che la loro. Ma il tempo è tiranno, e il mio mestiere è quello di farvelo guadagnare. Harold Bloom tiene a precisare che il suo romanzo preferito è La mia Antonia, del 1918; ne preferisco un altro. La Cather è romanziere dall’esordio tardivo quanto fulmineo (ha trentotto anni quando viene pubblicato, nel 1912, Alexander’s Bridge; lo precedono una dimenticabile raccolta di poesie e una manciata di racconti), e dalla crescita imperiale. La morte viene per l’arcivescovo (1927) è romanzo che mozza il fiato. Ardita la trama: trattasi degli sforzi del vescovo di origini francesi Latour e del suo fedele aiutante Vaillant di consolidare la diocesi del New Mexico, no man’s land d’inaudita asprezza, sterminato luogo che «a fatica continua a considerarsi un paese cattolico e cerca di preservare le forme della religione pur senza ricevere alcun ammaestramento». Compito del vescovo Latour, di cui si racconta l’impresa fino, a onore del titolo, alla morte, non è tanto rinfocolare una fede che è salda e vivacissima, congiunta a cilici e riti ancestrali, quanto costruire nel niente del deserto un nuovo mondo e un nuovo uomo. In realtà il romanzo è la cronaca di questa epopea. Dove alla religione, per così dire, dei terrazzi romani («Ciò che so del vostro paese mi deriva per lo più dai romanzi di Fenimore Cooper, che leggo con grande piacere in inglese», proclama un cardinale in Vaticano) si sostituisce quella degli arroyo, dei canyon, degli sciacalli e degli spazi sconfinati. Luoghi in cui solo battezzare un bambino, dall’altra parte del mondo, diventa un’impresa da leggenda. La statura dei personaggi, a partire dai due protagonisti, è speciale, per nulla da commedia dell’arte. Il pioniere Kit Carson, il frate gaudente Antonio José Martínez, sostituito dal severo vescovo con astuto colpo di mano, la bellissima Doña Isabella, giganteggiano perché l’asprezza del deserto rende la storia futile di ogni uomo leggendaria. A lato la ritualità degli indiani, religione misteriosa per Latour, ma da cui è magneticamente sedotto (si legga il capitolo nucleare Serpentaria). E su tutto, il genio aristocratico di un classico. (d.b.)
L'articolo Sia lode a Willa Cather, e al suo libro folle: un arcivescovo nel Far West, tra sciacalli e riti ancestrali proviene da Pangea.
from pangea.news https://ift.tt/3ez4lEt
0 notes